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Lewis Henry Morgan

Nel documento UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO (pagine 106-112)

2. Evoluzione macrostorica del diritto: la vasta storia di un’idea

2.4. L’antropologia evoluzionistica del XIX secolo e lo sviluppo unilineare del diritto

2.4.3. Lewis Henry Morgan

Se Henry Sumner Maine è il primo ad aver proposto come tesi scientifica l’idea che le società evolvano secondo un pattern predefinito, il vero pioniere e teorico dell’evoluzionismo unilineare può essere considerato l’antropologo americano Lewis Henry Morgan. In tal senso, circa il ruolo cruciale di Morgan nella storia dell’approccio evoluzionistico e universalistico in antropologia, Kaius Tuori nel suo Lawyers and Savages scrive:

Le prime ricerche dedicate effettivamente al diritto delle popolazioni indigene erano semplici e pratici manuali amministrativi per i funzionari coloniali e ben poco avevano in comune con i primi lavori di antropologia giuridica. Il passaggio dalla versione espansa della storia delle culture antiche a una descrizione degli sviluppi universali e delle sequenze unilineari di evoluzione delle civiltà avvenne solo gradualmente. Il principale sostenitore di questa visione fu Lewis Henry Morgan, il cui modello di sviluppo della civiltà, sebbene includesse il riferimento a culture classiche, fu sostanzialmente indipendente da tale riferimento stesso […] Benché inizialmente critico delle teorie unilineari, che affermavano che tutte le civiltà attraversano essenzialmente gli stessi stadi di sviluppo, alla fine Morgan – individuando processi troppo contorti perché ne si possa render conto in questa sede – arrivò ad un sistema che tiene conto dello sviluppo della famiglia, dei modi di produzione e del linguaggio. Morgan è stato lo storico universale per eccellenza, in quanto ha preteso di delineare il progresso sia tecnico che sociale, tenendo conto sia delle antiche civiltà dell'Europa, dell'Asia e dell'America, sia delle culture contemporanee.186

A Morgan si deve, tuttavia, non solo la teorizzazione più esplicita e rigorosa dell’evoluzionismo unilineare, ma anche il radicamento del metodo comparativo di esame delle testimonianze e dei documenti forniti dall’archeologia, dalla storiografia e soprattutto dall’etnografia. Infatti, se del metodo comparativo si trovano già applicazioni in Maine – che tuttavia continua a basare le proprie ricostruzioni essenzialmente sul modello della storia dell’antica Roma – con Morgan si perviene non solo ad un effettivo, sostanzioso e sostanziale riferimento ai dati etnografici concernenti le popolazioni indigene, ma anche al radicamento di procedure di ricerca come l’indagine sul campo, basata su osservazione partecipante, e l’invio di questionari ai missionari.

186 Trad mia: «The earliest works on actual indigenous law were simple and practical administrative manuals for colonial officials that had very little in common with the early works on legal anthropology. The change from the expanded version of ancient cultures to a description of universal developments and unilinear ladders of civilization came about only gradually. The main advocate was Henry Lewis Morgan, whose model of the development of civilization, although it did include classical cultures, was essentially independent of it […] Although he had initially been critical of the unilinear theories, which stated that all civilizations go through essentially the same developmental stages, he would eventually, through stages too convoluted to describe here, arrive at a system which took into account both the development of family, modes of production and language. Morgan was the definite universal historian, who outlined both technical and social progress, taking into account both ancient civilizations from Europe, Asia and America, as well as contemporary cultures». (Kaius Tuori, Lawyers

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Proprio in riferimento al contributo di Morgan allo sviluppo dell’antropologia quale pratica scientifica, Tuori scrive:

A partire dalla metà degli anni Cinquanta del XIX secolo, Morgan intraprende studi antropologici con una combinazione di ricerche sul campo e questionari. I questionari di Morgan, inviati ai missionari, costituirono un precedente per i lavori di stampo universalista continuati poi da Kholer e Post in Germania. Alcuni studiosi affermano spesso che le teorie di Morgan sono basate sulla tradizione antropologica britannica, ma tale interpretazione è ormai respinta, a seguito di studi sugli archivi dello stesso Morgan, i quali testimoniano come egli sia in realtà uno studioso di gran lunga superiore, con una comprensione etnografica più acuta rispetto ai suoi contemporanei britannici.187

Come chiarisce Domenico Maddaloni, la valorizzazione del metodo comparativo in Morgan risponde all’idea di fondo che sia possibile «colmare, attraverso l’analisi delle società “selvagge” e “barbare” coeve alla società occidentale moderna, le lacune della conoscenza sull’evoluzione sociale, nella convinzione che queste costituiscano delle sopravvivenze, ovvero le vestigia contemporanee di stadi precedenti di sviluppo della società»188. Bisogna anche sottolineare come all’idea del carattere cumulativo dell’evoluzione delle istituzioni sociali e delle forme culturali nella teoria di Morgan si trovi associato quel progressismo e quell’etnocentrismo che varranno numerose critiche all’antropologia evoluzionista del XIX secolo. Che per Morgan l’evoluzione sia da intendersi in termini progressivi emerge anche solo a considerare l’ouverture della sua opera certamente più nota, ovvero Ancient Society189 del 1877. Morgan scrive:

Le conclusioni cui giungono le ricerche più recenti sulla condizione primaria della razza umana tendono ad accreditare la tesi che l’umanità abbia cominciato la propria carriera muovendo dal gradino più basso della scala e progredendo poi dallo stato selvaggio fino alla civiltà attraverso lente accumulazioni di conoscenza sperimentale. Che parti della famiglia umana siano vissute allo stato selvaggio è innegabile, come innegabile è l’esistenza di altre parti della famiglia stessa allo stato di barbarie, e di altre ancora a un livello di civiltà; e sembra altrettanto certo che quelle tre distinte condizioni siano connesse l’una con l’altra in una sequenza di progresso tanto naturale quanto necessaria. Inoltre, che questa sequenza possa dirsi storicamente vera per l’intera famiglia umana fino allo status raggiunto rispettivamente da ciascun ramo di essa, è reso probabile dalle condizioni sotto le quali interviene ogni progresso, nonché da quanto conosciamo circa l’avanzamenti di alcuni rami della famiglia nel concorso di due o più fra tali condizioni. Nelle pagine che

187 Trad. mia dall’originale inglese: « Only during the mid-1850s did Morgan begin to pursue anthropological study with a combination of fieldwork and questionnaires. Morgan’s questionnaires, sent to missionaries, set a precedent for the universalist scholarly work continued by Kholer and Post in Germany. While scholars rooted in the British tradition often claim that Morgan’s theories were based on the British tradition, this has been rejected by studies founded on Morgan’s archives, which prove that Morgan was actually a far superior scholar with a more acute ethnographic understanding than his British contemporaries» (K. Tuori, Lawyers and Savages, cit. p. 76).

188 D. Maddaloni, Visioni in movimento, cit., p. 60.

189 L. H. Morgan, Ancient Society or Researches in the Lines of Human Progress from Savagery, through Barbarism

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seguono tenteremo di portare ulteriori prove della rozzezza della condizione primaria dell’umanità, della graduale evoluzione delle sue capacità mentali e morali attraverso l’esperienza, e del lungo protrarsi della sua lotta contro gli ostacoli che si frapponevano sul suo cammino verso la civiltà.190

Nel proseguo della sua disamina, Morgan chiarisce di voler prendere in considerazione la «straordinaria sequenza di invenzioni e scoperte che si snoda lungo l’intera strada del progresso umano; ma soprattutto delle istituzioni che esprimono la crescite di certe idee e certe passioni»191. Sulla base di tale idea che l’evoluzione sociale consista tanto in sviluppi tecnologici quanto in rivoluzioni istituzionali, Morgan riprende e codifica la classica distinzione tra stato selvaggio, barbarie e civiltà, chiarendo peraltro come le sequenze di evoluzione sociale e culturale di cui intende render conto si siano presentate in modo più rapido in alcune circostanze e più lento in altri contesti. I primi due stati, quello selvaggio e quello della barbarie, sono ulteriormente suddivisi in tre stadi (inferiore, intermedio e superiore), a ciascuno dei quali Morgan fa corrispondere alcune acquisizioni tecnologiche e culturali. Lo stadio inferiore dello stato selvaggio «ha inizio con l’infanzia della razza umana e può dirsi concluso con l’acquisizione della pesca come mezzo di sussistenza, nonché con l’apprendimento dell’uso del fuoco» e, chiarisce Morgan, «l’inizio del linguaggio articolato appartiene a questo periodo»192. Lo stadio intermedio dello stato selvaggio inizia con l’acquisizione dell’alimentazione ittica e con la conoscenza dell’uso del fuoco, per terminare con l’invenzione dell’arco e delle frecce ed «è in questa condizione che l’umanità esce dai limiti del suo habitat originario per diffondersi su una vasta estensione della superficie terrestre»193. In tale condizione, vivono numerose tribù indigene «come ad esempio (fra quelle tuttora esistenti), gli Australiani e la maggior parte dei Polinesiani al momento della loro scoperta»194. Lo stadio superiore dello stato selvaggio va invece dall’invenzione di arco e frecce fino all’invenzione delle tecniche della ceramica, il cui sviluppo caratterizza però lo stadio inferiore dello stato barbaro riscontrabile, ad esempio, presso «le tribù indiane degli Stati Uniti a oriente del fiume Missouri»195. Nello stadio intermedio dello stato barbaro avviene invece lo sviluppo di tecniche di allevamento e di agricoltura, mentre in quello superiore si perviene alla lavorazione del ferro. Lo stadio della

190 Ivi, p. 1. 191 Ivi, p. 1. 192 Ivi, p. 6. 193 Ivi, p. 7. 194 Ibidem. 195 Ibidem.

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civiltà, infine, ha inizio con «l’invenzione di un alfabeto fonetico e con l’uso della scrittura in composizioni letterarie»196.

Sulla base di un tale schema di fondo, Morgan procede a render conto di come avvenga lo sviluppo dell’organizzazione familiare, avente come punto di arrivo la famiglia monogamica tipica delle società che hanno raggiunto lo stadio della civiltà. Al principio di tale percorso evolutivo, Morgan colloca un’orda primitiva e animalesca caratterizzata da una sostanziale promiscuità. Come nota Kaius Tuori, Morgan assume come semplice congettura la tesi dell’orda primitiva promiscua in quanto mancanti dati diretti capaci di confermarne definitivamente la veridicità:

Morgan riteneva che rapporti sessuali promiscui caratterizzassero il livello più basso concepibile dello stadio selvaggio, che rappresenta il fondo della gerarchia. A tale livello, vivendo in un'orda, l’uomo sarebbe stato poco più che animale, con poco intelletto e scarso senso morale. Non rimanevano esempi viventi di tal genere di rapporti, ma il sistema di consanguineità malese presupponeva, secondo Morgan, una promiscuità antecedente e gli antichi greci e romani erano in contatto con gruppi che vivevano nello stadio di promiscuità. Morgan accettava quindi la promiscuità originaria come una necessità teorica che va oltre la portata della conoscenza positiva.197

Un passo avanti rispetto a tale primissima fase di assoluta promiscuità si ha con la comparsa dei matrimoni di gruppo. Anche quella dei matrimoni di gruppo è, in un primo tempo, assunta da Morgan come semplice congettura, ma ne ottiene poi conferma nel 1871 grazie al resoconto di Lorimer Fison, missionario cui aveva inviato un questionario e da cui ottiene informazioni relative ai matrimoni di gruppo presso le popolazioni aborigene australiane. Lo stadio successivo corrisponde all’affermazione della cosiddetta famiglia punalua, in cui il matrimonio rimane essenzialmente di gruppo ma tra un numero ridotto di membri: o il «matrimonio di varie sorelle, carnali o collaterali, con i mariti di ciascuna delle altre, all’interno di un gruppo» o in alternativa il «matrimonio di vari fratelli, carnali o collaterali, con le mogli di ciascuno degli altri, all’interno di un gruppo»198. Attraverso una lunga serie che consta di ben quindici stadi successivi di sviluppo, si giunge alla famiglia monogamica caratterizzante lo stadio della civiltà

196 Ibidem.

197 Trad mia: «[Morgan] held promiscuous intercourse to be the lowest conceivable stage of savagery -it represents the bottom of the scale. Man would be little more than animal, living in a horde with little intellect and moral sense. There were no living examples remaining, but the Malayan system of consanguinity presupposed antecedent promiscuity. However, the ancient Greeks and Romans were in contact with groups living in the stage promiscuity. Morgan accepts promiscuity as a theoretical necessity that is beyond the reach of positive knowledge» (K. Tuori, Lawyers and Savages, cit., p. 64).

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e che risulta immediatamente preceduta da quel modello patriarcale di famiglia che Maine – come si è avuto modo di considerare nel precedente paragrafo – riteneva essere l’archetipo della famiglia antica.

Ciò che in questa sede interessa maggiormente sottolineare è come allo sviluppo della famiglia Morgan faccia corrispondere anche lo sviluppo della struttura sociale stessa. In tal senso, in primo luogo, Morgan individua come cruciale il passaggio da quel tipo di organizzazione in classi sulla base del sesso tipica delle società in cui vigono i liberi matrimoni di gruppo ad un’organizzazione superiore che inizia ad affermarsi già con le limitazioni della famiglia punalua, in cui unità di base diventano le gentes e in cui le relazioni sociali risultano fondate su vincoli di sangue. Morgan scrive:

L’organizzazione in gentes sulla base del sangue si pone naturalmente come la struttura arcaica della società antica; ma esiste un’organizzazione ancor più vecchia nel tempo e arcaica nel tipo, che prima d’ogni altra esige la nostra attenzione: l’organizzazione in classi sulla base del sesso […] Apparirà subito evidente che nei tempi più remoti dello stato selvaggio la comunione di mariti e mogli, entro limiti prescritti, era il principio centrale del sistema sociale. I diritti e i privilegi “maritali” istituiti nel gruppo, si svilupparono in un magnifico schema, che divenne il principio organico su cui venne a costituirsi l’intera società […] Si troverà perciò che la famiglia passava da una forma inferiore a una forma superiore mentre l’area di diffusione di questo sistema coniugale a poco a poco si riduceva. La famiglia, che partiva dall’unione consanguinea basata su matrimoni tra fratelli e sorelle entro un certo gruppo, passò a una seconda forma, la punalua (subordinata ad un sistema sociale simile alle classi australiane), che pose fine alla prima specie di matrimoni sostituendovi gruppi di fratelli che si spartivano le mogli, e gruppi di sorelle che si spartivano i mariti -rimanendo in entrambi i casi il matrimonio all’interno del gruppo. L’organizzazione in classi sulla base del sesso e la susseguente organizzazione superiore in gentes sulla base del sangue, vanno considerate come il risultato di grandi movimenti sociali inconsciamente prodottisi per selezione naturale.199

Morgan sostiene poi che dal tipo di organizzazione sociale in cui unità fondamentale sono le

gentes si arriva naturalmente alle vere e proprie società politiche, in quanto «il germe del

governo va ricercato nell’organizzazione per gentes, propria dello stato selvaggio, e va seguito via via attraverso le progressive forme di questa istituzione, fino all’istaurarsi della società politica»200. Ecco perché allora nella seconda parte di Ancient Society, dedicata allo sviluppo dell’idea di governo, Morgan considera dettagliatamente (in ben quindi capitoli) vari esempi di organizzazione sociale per gentes, rifacendosi tanto alla storia dell’antica Grecia e dell’antica Roma, quanto ad attente indagini etnografiche relative alle popolazioni aborigene australiane

199 Ivi, p. 35.

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e agli irochesi americani. A proposito del passaggio dalla società gentilizia alla società politica, Morgan scrive:

Risulta evidente che l’impossibilità da parte delle istituzioni gentilizie di adattarsi alle esigenze ormai complesse della società originò un movimento tendente a ritirare tutti i poteri civili dalle gentes, dalle fratrie e dalle tribù, e a ristrutturarli in base a nuove circoscrizioni elettorali. Tale movimento fu graduale, occupando un periodo di tempo, ed esplicandosi in una serie di successivi esperimenti attraverso i quali si cercava di porre rimedio ai mali esistenti. L’affermarsi del nuovo sistema fu graduale quanto l’estinguersi dell’antico, entrambi esistendo fianco a fianco per un certo periodo […] Ripercorrendo idealmente la linea del progresso umano, si può notare che il villaggio circondato da palizzata fu la dimora tipica della tribù nello stadio inferiore della barbarie. Nello stadio intermedio, fanno la loro apparizione le case multiple addossate l’un l’altra, in mattone cotto al sole e pietra, simili a fortezze. Ma nello stadio superiore, appaiono per la prima volta nell’esperienza umana città circondate da terrapieni, e poi da mura di pietre squadrate […] Città di tale livello implicano l’esistenza d’una agricoltura stabile e sviluppata, il possesso di animali domestici in greggi e mandrie, di merci in gran numero e di proprietà reale in case e terreni. La città comportò nuove esigenze nell’arte di governo, insieme con la creazione di una mutata condizione sociale. Si avvertì sempre più nettamente la necessità di magistrati e giudici, di funzionari militari e municipali di grado diverso, con un sistema di incremento delle leve militari, che richiedeva tassazioni pubbliche. La vita municipale e le sue esigenze devono dunque aver aumentato in modo considerevole i doveri e le responsabilità del consiglio dei capi, e forse preteso troppo dalla sua capacità di governo.201

Come già per Maine, anche per Morgan, dunque, è dallo sfaldamento dell’organizzazione sociale basata sulle gentes come unità fondamentale che deriva quell’evoluzione macrostorica del diritto che conduce alla società politica con le sue specifiche forme centralizzate di organizzazione sociale. Similmente, come già in Maine, anche in Morgan si ritrova una teoria relativa alle sequenze evolutive che caratterizzano il passaggio dal regime di proprietà comune di beni e terra tipiche dei primi stadi di sviluppo sociale e giuridico alle forme di proprietà privata tipiche delle società che giungono invece allo stadio della civiltà. Se tematiche e alcune conclusioni rimangono sostanzialmente invariate nelle elaborazioni dell’antropologo britannico e dell’antropologo nordamericano, il metodo risulta differente e più maturo in Morgan che si sforza di articolare maggiormente le sue ricostruzioni evolutive. In più, come sottolinea Stein, a differenza di Maine, «Morgan enfatizza il ruolo che il variare delle modalità di sussistenza e l’avanzamento del livello tecnologico svolgono come fattori determinanti per lo sviluppo delle istituzioni sociali»202 e proprio per questo venne preso a modello non solo dai già menzionati Kholer e Post, ma anche da Marx ed Engels che nell’antropologo evoluzionista nordamericano

201 Ivi, pp. 200-201.

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riconoscono un «cofondatore indipendente del materialismo storico, con tanto di sottolineatura delle implicazioni socialiste del suo pensiero e della sua ricerca»203. Proprio sulla base delle ricerche di Morgan, Friedrick Engels arriva ad elaborare una ricca teoria concernente tanto le configurazioni primitive della famiglia, quanto il percorso evolutivo che da originari regimi di comunanza di beni e terra conduce alla comparsa della proprietà privata e dello Stato. Risultato finale di tale versante della riflessione di Engels è Der Ursprung der Familie, des

Privateigenthums und des Staats. Im Anschluss an Lewis H. Morgan's Forschungen204 del 1884 in cui temi effettivamente già riscontrabili nelle opere giovanili di Marx ed Engels vengono riletti dal punto di vista specifico dell’antropologia evoluzionistica.

2.5. Una storia che prosegue: percorsi alternativi di evoluzione macrostorica del diritto

Nel documento UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO (pagine 106-112)