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Un doppio soggetto non è certo meglio del soggetto che si crede uno in grado di rispondere a tutto, altrettanto stupido e fallace – ma che sarebbe soggetto diviso nel proprio essere. La critica, e anche la letteratura, dopo tutto, troverà occasione di inciamparvi nella struttura stessa.

J. Lacan, Sulla critica letteraria.250

249 Il principio della simmetria sta alla base della strutturazione di una serie di episodi in

cui si delinea l’identità di Eteocle e Polinice. Così, per esempio, le rispondenze nel discorso di Giocasta rivolto a Eteocle (XI, 329-353) e in quello di Antigone a Polinice (VII, 535 ss.; XI, 362-382) sono così stretti e frequenti (cfr. XI, 335 e 364; 346 e 370 ss; 350 e 369 ss.) che i due brani possono quasi definirsi complementari. La simmetria tra le due scene gioca dunque sulla ripetizione speculare. Una volta il rapporto familiare assume la forma dello scontro di potere, le dinamiche della coppia protagonista si svilupperà nella forma del parallelismo strutturale: ciascuno dei fratelli è l’oggetto di due separati tentativi di dissuasione (Eteocle da parte del seguito XI, 257 ss. e di Giocasta; Polinice da parte di Adrasto XI, 196-200 e di Antigone XI, 354; seguiti da due altri tentativi comuni per entrambi (prima Adrasto, vv. 429- 35 e poi la Pietas, vv. 457 ss.); ciascuno riceve i presagi infausti nell’eminenza dello scontro (per Eteocle XI, 226 ss.; per Polinice v. 139 ss.). La falsa persuasione di vittoria nella guerra che rallegra Eteocle di fronte alla rotta dell’esercito argivo (v. 206) corrisponde alla falsa persuasione di vittoria nel duello che a un certo momento seduce Polinice. Le due Furie si occupano dell’esortazione dei fratelli: Eteocle è scortato da Tisifone (XI, 208; 387), Polinice da Megera (vv. 136 ss; 150 ss.; 197 ss.; 383 ss; per entrambi: vv. 403 ss.; vv. 482 ss.). Anche l’ultima scena del combattimento è costruita sul contrasto tra la preghiera di Polinice e il silenzio di Eteocle, tra il grido mortale di Polinice e lo slancio e il silenzio di Eteocle (W. SCHETTER, Untersuchungen zur epischen Kunst, cit., p. 117).

In merito alla coppia di personaggi Eteocle-Polinice sembrerebbe lecito parlare della dinamica di sdoppiamento come elemento organizzativo della relazione tra i protagonisti della Tebaide.

Prima di inoltrarsi in un’analisi più approfondita, è necessario precisare che cosa si intenda con il termine “doppio”, o meglio per dinamica del doppio, poiché la categoria è ricca di implicazioni non solo letterarie, ma anche antropologiche e psicoanalitiche. Per il momento ci limitiamo a dare una definizione generica e a mettere a fuoco i tratti distintivi che caratterizzano il rapporto instauratosi fra il protagonista e il suo doppio. Massimo Fusillo, nel documentatissimo saggio L’altro e lo stesso. Teoria e storia del doppio fornisce la seguente definizione:

[…] si parla di doppio quando, in un contesto spaziotemporale unico, cioè in un unico mondo possibile creato dalla finzione letteraria, l’identità di un personaggio si duplica: un uno diventa due; il personaggio ha dunque due incarnazioni: due corpi che rispondono alla stessa identità e spesso allo stesso nome. Questa è la definizione ristretta e letterale del doppio […].251

Per quanto riguarda nello specifico la situazione narrativa della Tebaide sembra appropriato ricordare anche la nozione del doppio proposta da Aparo: “Doppia sarà l’immagine globale (ombra, riflesso, ritratto) o persona (il sosia) che, pur essendo diversa e autonoma dal protagonista nell’azione, contiene dei tratti per lui così intimi da riconoscerli come propri”.252 Citando

Mario Trevi, il doppio è la parte “altra” di noi, ciò che siamo ma non conosciamo razionalmente, ciò che anche siamo.253

L’esistenza del doppio è sempre nota al protagonista. “Fra i due esiste un

251 M. FUSILLO, L’altro e lo stesso. Teoria e storia del doppio, Firenze, La Nouva Italia, p. 8.

Sulla bibiliografia sul doppio e sull’inquadramento della critica esistente sul fenomeno del doppio nell’ambito letterario e psicoanalitico cfr. M. FUSILLO, L’altro e lo stesso, cit., pp. 7-11.

252 A. APARO, Dal persecutore al compagno segreto, in E. FUNARI, a cura di, Il Doppio tra

patologia a necessità, Milano, Cortina, 1986, pp. 75-98; rif. p. 77.

253 M. T

legame di cui entrambi sono consapevoli e che li inquieta”254: nei confronti

del doppio si provano infatti sentimenti di intimità e di estraneità al tempo stesso.255 Il doppio partecipa alla sfera più profonda del soggetto, ma è

escluso dal suo quotidiano. La presenza del doppio genera puntualmente nel protagonista tanto quanto nel lettore una sensazione, unheimlich, perturbante.256

Requisito essenziale della dinamica del Doppio è la tensione esistenziale fra i due individui, caratterizzata dalla ricerca costante che uno o entrambi fanno dell’altro. Nel momento stesso in cui uno dei due personaggi percepisce l’esistenza dell’altro, inizia la corsa per raggiungerlo, ed eventualmente eliminarlo.

Questa premessa teorica si rispecchia esplicitamente nel costruirsi del rapporto fra Eteocle e Polinice: infatti, nella relazione dei figli di Edipo è presente la maggior parte degli elementi che caratterizzano la fenomenologia dell’identità sdoppiata sopra indicata. I protagonisti della Tebaide possiedono inizialmente delle identità personali nettamente distinte, che si rivelano tuttavia perfettamente omomorfe nello stesso mondo fittizio talché l’unico carattere risulta scomposto in due personaggi.

Il poema fornisce indicazioni della doppia identità dei protagonisti ricorrendo innanzitutto al legame biologico che li unisce nel sangue: pur mancando i riferimenti espliciti a riguardo della somiglianza fisica tra i due, si tratta comunque di fratelli nati da uno stesso padre, che, come tali, si trascinano dietro l’intero retaggio familiare, in termini fisici e simbolici. Il legame di sangue dunque funzionerà come motivazione per l’identificazione ricambiata. Infatti, i Romani stessi percepivano il rapporto fraterno come basato sulla profonda identità e somiglianza. Si presenta significativo a questo proposito il seguente passo di Gellio, che riporta un’etimologia di

254 Ibidem. 255 Ivi, p. 78.

256 S. FREUD, Il perturbante (ed. or. Das Unheimliche, in «Imago», 5, 5-6, 1919, pp. 297-324),

in Opere, a cura di C.L. MUSATTI, vol. IX, Torino, Boringhieri, 1977, pp. 81-118; R. RUTELLI, Il

desiderio del diverso. Saggio sul doppio, Roma, Liguori, 1979, pp. 7-14; S. PERRI, Il Perturbante di

Nigidio Figulo, grammatico romano della prima meta del I secolo a.C. e autore dei Commentarii Grammatici, che così spiegava l’identità fraterna:

‘Fratris’ autem vocabulum P. Nigidius, homo inpense doctus, non minus arguto subtilique ἐτύµῳ interpretatur: «‘frater’- inquit - est dictus quasi ‘fere alter’».257

Questa etimologia, pur essendo impossibile dal punto di vista linguistico, unisce i fratelli secondo il principio d’identità, appellandosi intuitivamente alla sostanza del rapporto per cui essere fratelli significa essere alter ego. Partendo quindi dalla percezione antica che vede nella relazione tra due fratelli il rapporto tra un soggetto e il suo alter ego, si potrebbe descrivere il rapporto tra Eteocle e Polinice come fusione delle due personalità.

Fra i personaggi si stabilisce dunque un rapporto fondato sulla persecuzione reciproca: uno (Eteocle) è in possesso di quello che costituisce per l’altro (Polinice) “il desiderio dell’oggetto” (il regno tebano), e per questo motivo si sente perseguitato dall’immagine del fratello più fortunato. Ma anche l’altro, avendo paura di perdere il potere (il “desiderio dell’oggetto” di entrambi i personaggi è costituito quindi dal regno258), è minacciato dal

ritorno del fratello esule e se ne sente perseguitato. Perciò fra Eteocle e Polinice si istituisce una dinamica vittima-persecutore dove ciascun personaggio assume rispetto all’altro entrambi i ruoli. Un fratello rappresenta così la fonte delle sensazioni perturbanti per l’altro e viceversa. Si ha quindi a che fare con una caratteristica costante della dinamica del doppio, cioè con il disorientamento e la resistenza che comporta per entrambi i personaggi l’accettazione di un’altra figura di uguale forza. Per rifarsi di nuovo a Girard,

257 Gell., NA, XIII, 10, 4 = Nigidio Figulo, fr. 50 Swoboda = fr. 28 Funaioli.

258 Ricorrendo alla terminologia di RENÉ GIRARD, si può definire il desiderio reciproco di

Eteocle e Polinice come “desiderio mimetico”: “La rivalità non è il frutto di una convergenza accidentale dei due desideri sullo stesso oggetto. Il soggetto desidera l’oggetto perché lo desidera

il rivale stesso. Desiderando questo o quell’oggetto, il rivale lo indica al soggetto, non sul

piano superficiale dei modi di essere, delle idee, ecc., ma sul piano essenziale del desiderio”. Cfr. R. GIRARD, La violenza e il sacro, cfr. il cap. VI: Dal desiderio mimetico al doppio mostruoso,

Nell’esperienza collettiva del doppio mostruoso, le differenze non sono abolite ma confuse e mescolate. I doppi sono tutti intercambiabili senza che la loro identità sia formalmente riconosciuta. Forniscono quindi, tra la differenza e l’identità, il termine medio equivoco indispensabile alla sostituzione sacrificale, alla polarizzazione della violenza su una vittima unica che rappresenta tutti gli altri. Il doppio mostruoso fornisce agli antagonisti incapaci di constatare che nulla li separi, incapaci cioè di riconciliarsi, esattamente ciò di cui hanno bisogno per arrivare a quella riconciliazione di ripiego che è l’unanimità meno uno dell’espulsione fondatrice.259

Anche sulla base della critica strutturalista-semantica di Lubomír Doležel,260 che ha proposto di circoscrivere il concetto del doppio all’interno

del campo tematico dello sdoppiamento (concepito come mini-sistema dei temi apparenti, strutturato per giochi di opposizione), si potrebbe definire il tipo della duplicità che si osserva nella coppia dei protagonisti staziani come corrispondente al modello del tema del doppio, in cui le due incarnazioni dello stesso individuo coesistono in un unico mondo fittizio.261 La duplicità

dei caratteri dei protagonisti viene costruita sulla fusione dei due individui distinti: i fratelli condividono all’inizio una serie di tratti semantici (la stessa

259R. GIRARD, La violenza e il sacro, cit., p. 212.

260 L. DOLEZEL, Le Triangle du double, in Du thème en littérature, in «Poétique», 64, 1985, pp.

463-472; rif. p. 464. Gli altri due gruppi semantici di doppiezza che enuclea lo studioso sono: il tema di Orlando (dal romanzo di V. WOOLF), quando un solo individuo esiste in due o più

mondi fittizi aternativi tra di loro; e il tema di Anfitrione (il nome è preso dall’Anfitrione di Plauto), conosciuta nella critica letteraria anche sotto il nome di “Doppelgänger” o “identità gemellare”. Nello spazio fittizio W coesistono i due individui X e Y che possiedono delle identità distinte, ma condividono un’insieme delle proprietà in modo e grado tale che diventa impossibile distinguerli: X diventa pari a Y. Il cosiddetto tema di Amfitrione non richiede una identità assoluta delle proprietà. È sufficiente la somiglianza fisica o dei comportamenti, che rende problematica la loro identificazione. Nella commedia di Plauto, da cui prende il nome lo studioso per il gruppo tematico, infatti, la confusione iniziale creata dalla somiglianza fisica viene sciolta, riportando la realtà allo stadio anteriore, con la separazione delle due identità. Diversa è invece la situazione narrativa della Tebaide, le cui protagonisti sono invece originariamente separati e hanno due ruoli assolutamente diversi, uno è esule, l’altro è sovrano. Questi ruoli vengono poi sovvertiti e confusi dalla dinamica dell’azione: Polinice desidera diventare sovrano come Eteocle, mentre Eteocle vuole essere Polinice in quanto quest’ultimo ha pieno diritto per il potere.

origine e lo stesso spazio) finiscono per imitarsi l’un l’altro (ci si è soffermati ampiamente sul carattere tirannico di Polinice; sul desiderio di Polinice di umiliare il fratello; sull’invidia di Eteocle verso la ricchezza acquistata di Polinice e l’alleanza con Argo), e più si assomigliano, più desiderano raggiungere lo stadio della somiglianza perfetta (Polinice vuole diventare tiranno e viceversa).

Questo variante del tema occupa la posizione più centrale, secondo Doležel, nel campo tematico dello sdoppiamento. A differenza del tema di Anfitrione, esso richiede la manipolazione più radicale dei tratti semantici della compossibilità (cioè la coesistenza nello stesso mondo fittizio) e di identità personale.

Il fenomeno della doppia identità è ampiamente presente non solo nell’ambito di alcune religioni, nelle fiabe e nei miti, ma compare sotto molteplici aspetti anche nella produzione letteraria, rivelando la credenza in una misteriosa bipolarità dell’essere umano.262 La tendenza del protagonista

di opere letterarie a sdoppiarsi in un altro malefico e persecutorio o, più raramente, virtuoso, si manifesta un po’ ovunque. Nell’antichità classica il tema del doppio è già presente nelle più antiche rappresentazioni dell’anima, nei miti della nascita gemellare, nei tabù dell’ombra e del riflesso. L’antichissimo culto dei gemelli sta, secondo Harris,263 alla base del carattere

dualista dei principali sistemi filosofici. La letteratura sul doppio nell’antichità riguarda dunque un vasto corpus di materiali, ed è peraltro ben esplorato dalla critica.264

La Tebaide di Stazio, come numerosi testi letterari antichi e moderni, figura riferimenti al doppio, allo sdoppiamento, alla visione doppia. Mai nessuno che li abbia decifrati. Alla Tebaide è stata sempre dedicata da questo punto di

262 Ivi, p. 463; M. FUSILLO, L’altro e lo stesso, cit., p. 8.

263 R. HARRIS, Cult of the Heavenly Twins, Cambridge, Cambridge University Press, 1906. 264 M. BETTINI, Constructing the Invisible. A “dossier” on the Double in Classical Antiquity, in

V.I. STOICHITA, a cura di, Das Double, Wiesbaden, Harrassowitz, 2006, pp. 79-93; G.

PADUANO, Edipo, e altre favole d’alienazione, in G. FERRONI, a cura di, La semiotica e il doppio

teatrale, Napoli, Liguori, 1981, pp. 285-307; M. FUSILLO, L’altro e lo stesso, cit., pp. 31-81; O.

RANK Il doppio. Il significato del sosia nella letteratura e nel folklore (ed. or. Der Doppelgänger. Eine

vista un’attenzione marginale, dato non tanto strano se si considera il “carattere sfuggente, elastico e poco sistematico”265 del tema più ambiguo e

affascinante della riflessione letteraria e filosofica. A parte brevi accenni al problema nel saggio The Epic Successors of Virgil. A Study in the Dynamics of a Tradition di Philip Hardie:

In the Thebaid of Statius emphasis is shifted away further (in comparison with Lucan from singular pre-eminence to the paradoxes and confusions of duality. Neither Polynices nor Eteocles succeeds in realising a Caesarian or Catonian uniqueness […]. 266

e l’analisi di Irene Frings,267 che si concentra soprattutto sul problema

della distribuzione della colpevolezza tra Eteocle e Polinice e il loro confronto con Atreo e Tieste di Seneca e riconosce nell’identità morale dei due fratelli rivali un’inedita poetica del negativo assoluto, un presunto tratto del Manierismo, delineato a suo tempo da Curtius.268 La studiosa tedesca

afferma che in ambito latino gli odia fraterna conobbero un ruolo veramente centrale solo nel Tieste di Seneca e nella Tebaide di Stazio e ne indica la ragione nel fatto che tale motivo offriva l’immediata possibilità di certe rappresentazioni altamente patetiche, individuato dalla studiosa come più evidente tratto del gusto manieristico dell’epoca. Secondo la sua indagine sia Atreo e Tieste sia Eteocle e Polinice sarebbero uguali a livello della colpevolezza e interscambiabili. Tuttavia esclude dal campo della sua indagine la rilevanza storica dell’odio fraterno, e la figura di Eteocle che emerge dal suo studio non è nient’altro che il tiranno convenzionale delle scole di retorica. Solleva qualche perplessità anche la conclusione troppo semplificata di Frings che sostiene l’imitazione diretta del Tieste di Seneca da

265 M. FUSILLO, L’altro e lo stesso, cit., p. 28. 266 P. H

ARDIE, The Epic Successors of Virgil. A Study in the Dynamics of a Tradition,

Cambridge, Cambridge University Press, 1993, p. 8.

267 I. FRINGS, «Odia fraterna», cit., pp. 33-45.

268 E.R. CURTIUS, Letteratura europea e Medio Evo latino (ed. or. Europäische Literatur und

parte di Stazio consistente sostanzialmente nell’imitazione della Steigerung manieristica.269

La maggioranza dei commentatori si arresta di fronte al riconoscimento nei protagonisti del poema archetipo mitico delle guerre civili e sull’indicare la generica tendenza degli episodi e dei personaggi a costruirsi sul principio della specularità.270

La duplicazione dell’identità dei protagonisti della Tebaide sembra costituire tuttavia non solo il tema dominante dell’opera staziana, ma addirittura un elemento capillare dell’organizzazione di tutto il sistema dei personaggi. Per tale ragione nei capitoli seguenti intendo concentrarmi sull’analisi degli elementi strutturali, formali, semantici attraverso i quali si manifesta il fenomeno della doppia identità fra coppie dei personaggi, sia di nuovo nel caso di Eteocle e Polinice, sia nei personaggi secondari, e sull’analisi delle tecniche di sdoppiamento. Una tematizzazione del genere può risultare, a mio parere, feconda per affrontare il punto più problematico dell’anomalia della funzione protagonistica (su cui verte l’antica disputa critica circa l’unità del poema), nonché per la migliore comprensione della costruzione del sistema dei personaggi nella Tebaide, soggetto di alcuni contributi cospicui ma disomogenei nei risultati.

Nel terzo capitolo del presente lavoro ci si occuperà dunque in modo specifico delle dinamiche della costruzione del personaggio scisso e del problema della doppia identità nei protagonisti della Tebaide. L’assunto metodologico è quello di una rilettura del freudismo applicata alla

269 I. FRINGS, «Odia fraterna», cit., p. 36: “Im Gegensatz zu dieser schwachen, aber

zumindest anfänglich bestehenden Differenzierung von Recht und Unrecht zeichnet Statius seine beiden Haupthelden Eteokles und Polyneikes von Beginn der Darstellung an durchgehend gleich negativ und erreicht damit eine Steigerung gegenüber Seneca. Es wird noch zu zeigen sein, daß die wenigen Szenen, die dem Leser einen vorsöhnlichen, sanfteren Polyneikes vor Augen führen, dieser Deutung nur scheinbar widersprechen.“

270 Cfr. O. P

FAU, Le double doublé: une ἔκφρασις comme miroir (Stace, La Thébaïde I, 544-551),

in «LEC», 70 (3), 2002, pp. 277-287; rif. p. 277: “Motif principal du sujet, cette dualité, unité ou opposition, se laisse observer à tous les niveaux du poème, depuis le plan thématique, celui de l’action et des acteurs jusque dans le détail le plus infime “de la composition stylistique”. Si rinvia inoltre a F. DELARUE, Stace, poète épique. Originalité et cohérence,

costruzione dei personaggi della Tebaide, intesa come un sistema. A un emmerso corrisponde un sommerso, - e questo è un dato ormai acquisito - secondo una serie di dinamiche che verranno chiarite nel III capitolo. L’analisi delle manifestazioni della doppiezza e della duplicità nella coppia dei protagonisti si articolerà in cinque punti: 1. analisi delle similitudini nautiche riferite a Eteocle e Polinice, leggibili secondo parametri di analis del profondo; 2. il sogno di Eteocle come ritorno del rimosso; 3. la coppia Polinice-Tideo come manifestazione secondaria del doppio complementare; 4. il ruolo della Furia che promuove di fatto l’avanzamento della vicenda epica nei suoi scatti essenziali e ispira le azioni dei protagonisti; 5. altre coppie antitetiche di fratelli.

CAPITOLO III

LE DINAMICHE DELLA DUPLICITÀ E DELL’AMBIGUITÀ NEI RAPPORTI FRA I PERSONAGGI PRINCIPALI

1. Similitudini nautiche: il Doppio di Eteocle e (è) Polinice