• Non ci sono risultati.

Tiresia: dal rovesciamento del topos alla rivelazione dell’identità

2. Il velo dell’indovino: ambiguità linguistica e aberrazione familiare nel

2.3. Tiresia: dal rovesciamento del topos alla rivelazione dell’identità

una delle figure più antiche di indovino greco, anzi, probabilmente quella dell’iniziatore della mantica, anteriore di alcune generazioni a Calcante, Melampo e Mopso. Tebano, discende dalla stirpe degli Sparti, come risulta già dalle prime attestazioni.362 Lo studio di Ugolini363 e l’analisi strutturale

condotta da Brisson364 hanno messo in luce come dall’esame sincronico di

tutte le varianti del mito di Tiresia sia ricavabile un nucleo centrale organizzato attorno a una serie di opposizioni antropologico-culturali, rispetto alle quali “il più celebre mantis della mitologia greca svolge, nella forma delle metamorfosi sessuali e del meccanismo trasgressione-punizione- ricompensa, una funzione simbolica ambigua di trasgressore e mediatore”.365

Già a partire dal racconto epico della Nekyia è evidente che allo stato ambiguo di Tiresia (morto e vivente al tempo stesso)366 corrisponde una

precisa funzione di mediazione: Tiresia è in grado di evocare le ombre dei morti e di mettere quindi i vivi in contatto con esse (Hom., Od., XI, 90 ss.). Nello scenario tragico (Antigone, Edipo Re, Fenicie, Baccanti), la dimensione mediatrice sostanzialmente permane (Tiresia ha natura umana e divina; conosce il passato e il futuro; è subordinato al sovrano); essa pare connaturata al suo essere indovino, e proprio in virtù di essa egli è rispettato dai sovrani di Tebe. Ma allorché Tiresia viene consultato (secondo le ricerche

362 Cfr. Hom., Od., X, 491 ss.; XI, 90 ss.

363 G. UGOLINI, Tiresia e i sovrani di Tebe: il topos del litigio, in «MD», 27, 1991, pp. 9-36. 364 L. BRISSON, Le mythe de Tirésias: essai d’analyse structurale, Leiden, Brill, 1976; cfr. inoltre

F. SCHWENN, Teiresias, in RE, vol. V AI, Stuttgart, Druckenmüller, 1934, pp. 129-132; K. BUSLEPP, Teiresias, in Ausführliches Lexikon der griechischen und römischen Mythologie, vol. V, Hildesheim, Olms, 1915, pp. 178-207; C. GARCÍA GUAL, Tiresias o el adivino come mediador, in

«Emerita», 43, 1975, pp. 107-132; W.H. OWEN, Teiresias. A Study in Dramatic Tradition and

Innovation, Ph.D diss., Princeton, 1963.

365 G. UGOLINI Tiresia e i sovrani di Tebe: il topos del litigio, cit., pp. 9 ss.

366 Hom., Od., X, 493-495:
 […] τοῦ
 τε
 φρένες
 ἔµπεδοί
 εἰσι·
 /
 τῷ
 καὶ
 τεθνηῶτι
 νόον
 πόρε


di Ugolini,in accordo a un preciso topos letterario – lo scontro tra il sovrano e l’indovino di corte367), il mantis si caratterizza invariabilmente come

personaggio di rottura. I suoi interventi infrangono sempre gli equilibri di partenza, provocando negli interlocutori ansia, timore, sospetto, ira, trascinandoli verso la catastrofe, mettendo in moto in pratica la dinamica della narrazione.

Nel personaggio teatrale di Tiresia prevale dunque

una doppiezza negativa, senza sbocchi concreti, incapace di stabilire una forma di comunicazione intersoggettiva reale: quella tra una dimensione semidivina (onniscienza, sacralità, status di rappresentante della religiosità) e le reazioni emotive e colleriche con cui risponde ai sovrani di Tebe (comportamento e comunicatività tipicamente umani).368

Stazio dunque, non solo riprende parzialmente369 il topos del litigio tra re e

mantis, ma lo rovescia: il sovrano staziano dà credito all’indovino venuto a ingannarlo.

Per quanto riguarda l’aspetto della credibilità delle parole di un sacerdote, Burkert scrive:

Il problema più immediato dell’indovino è l’incredulità dei profani. Anche i cosiddetti primitivi non ignorano astuzie, frodi e raggiri. Parlando della Grecia, Erodoto asserisce che la Pizia delfica si lasciava corrompere, e cita a documento vari casi (6, 66; 6, 75, 3; 5, 66,1; cfr. 5, 90, 1). Edipo, identificato come uccisore del re Laio, sospetta subito una trama proditoria di Creonte, che può aver manovrato l’indovino (Soph., Oed. Tyr., 380-389). Aristofane

367 Cfr. Hom., Il., I, 62 ss.; XVIII, 249 ss.; Soph., Oed. Tyr., 297-462; Ant., 988-1090; Eur.,

Phoen., 834-1018; Bacch., 170-369; Sen., Oed., 291-523.

368 G. UGOLINI, Tiresia e i sovrani di Tebe: il topos del litigio, cit., pp. 11-12.

369 Dei momenti essenziali del topos dello scontro fra Tiresia e i re di Tebe, indicati da

Ugolini (ingresso in scena, atteggiamento ambiguo del profeta, sollecitazione a parlare da parte del sovrano e conseguente reazione parossistica), Stazio impiega nell’episodio del sogno solo l’enunciazione della profezia, che ha un contenuto negativo per il sovrano, ed è espressa in toni minacciosi, ambigui e comunque parziali (G. UGOLINI, Tiresia e i sovrani di

nelle sue commedie dileggia costantemente gli indovini, con i loro libri oracolari; è gente che mira solo al proprio guadagno. E non è tipico che Calcante, nell’Iliade, dichiari che il fallo commesso è stato di maltrattare un sacerdote?370

Rovesciando il topos, Stazio si serve del personaggio del mantis tebano soprattutto per la rivelazione dell’identità di Eteocle. Si è già visto come, tramite la sostituzione dell’immagine di Laio con quella di Tiresia, Eteocle si rapporti alla figura paterna in termini di somiglianza e di doppiezza. Spostando poi l’indagine sul piano stilistico, è importante notare che Tiresia caratterizzi anche il rapporto fraterno. Il sacerdote tebano, descrivendo lo stato d’immobilità di Eteocle (acta vocant rerumque graves, ignave, paratus, v. 104), si serve della similitudine nautica con una forte carica di ambiguità che lo assimila a un nocchiero che temporeggia sorpreso dalla tempesta (vv. 105- 108):

Il repertorio di questa metaforica nautica dell’esistenza è ricco. Due premesse determinano soprattutto la pregnanza della metaforica della navigazione e naufragio: il mare come confine assegnato dalla natura allo spazio delle imprese umane e, d’altro canto, la sua demonizzazione come sfera dell’imprevedibilità, dell’anarchia, del disorientamento.371

In tale contesto il naufragio non è altro che una minaccia metaforica che preannuncia il naufragio ben più drammatico dell’Io del personaggio. Infatti, da un’indagine sulle similitudini nautiche, risulta che la minaccia è rappresentata dal fratello, a cui lo lega un rapporto di doppiezza.

370 W. BURKERT, La creazione del sacro. Orme biologiche nell’esperienza religiosa (ed. or.

Creation of the Sacred. Tracks of Biology in Early Religion, Cambridge, Harvard University Press,

1996), Milano, Adelphi, 2003, p. 151.

371 H. BLUMENBERG, Naufragio con spettatore. Paradigma di una metafora dell’esistenza (ed. or.

Schiffbruch mit Zuschauer. Paradigma einer Daseinsmetapher, Frankfurt am Mein, Suhrkamp,

1979), Bologna, Il Mulino, 1985, p. 28; E.R. CURTIUS, La nave degli Argonauti, in ID., Letteratura

della letteratura (ed. or. Kritische Essays zur europäischen Literatur, Bern, A. Francke, 1954), trad.