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I membri dello Stamento reale trovarono sistemazione in una panca posta più in basso e in senso trasversale rispetto al luogo in cui si erano

assisi i rappresentanti degli altri due Bracci. Il primo a sedersi fu il dot-tor Giovanni Dexart, giurato capo della città. Alla sua destra presero po-sto i rappresentanti delle città di Alghero, Iglesias e Castelsardo. Il sinda-co di quest'ultima per farsi assegnare la posizione gerarchica prevista dal cerimoniale si vide tuttavia costretto ad elevare una formale protesta nei confronti della città di Bosa 15.

14 Anche se non viene elevata alcuna formale protesta, l'ordine del cerimoniale risulta turbato anche dalle città di Alghero e di Iglesias che precedono quella di Sassari.

15 Giovanni Dexart nacque a Cagliari il 22 ottobre 1590, studiò nel locale collegio ge-suitico e nel 1615 si laureò in utroque all'Università di Pisa. Dopo avere esercitato per un decennio la professione forense, nel Parlamento del 1624 venne nominato avvocato dello 41

Anche Gaspare Pira, sindaco di Oristano, nell'intento di salvaguar-dare i diritti della propria città nei confronti di quella di Alghero (il cui consigliere capo, affiancandosi a quello di Cagliari, l'aveva declassata di rango gerarchico), fece inserire a verbale dal segretario del Parlamento una formale protesta, riservandosi di documentare il proprio diritto di precedenza 16. Al margine estremo della panca prese posto il dottor Giu-liano Ursena, sindaco di Bosa, alla quale spettava l'ultimo posto nella scala gerarchica delle città.

Appena giunto e prima di sedersi, anche Giovanni Dexart 17, consi-gliere capo della città di Cagliari, elevò le sue rimostranze perché i sin-daci di Sassari, Castelsardo e Alghero anziché recarsi, come erano tenuti per tradizione, al Palazzo di città per accompagnarlo nel suo tragitto fino alla sede del Parlamento, non lo avevano fatto; e chiese al viceré la ri-conferma dell'antico obbligo.

Fatte salve queste prerogative e sedate le tensioni interne allo Sta-mento reale, il viceré ordinò di dare esecuzione a quanto disposto nella lettera che Filippo IV, il 15 novembre 1625, aveva inviato a Raimondo

Stamento militare e in tale veste difese in due argomentati memoriali gli interessi della no-biltà cagliaritana che accusava il viceré di avere violato i privilegi del Regno. Nel 1625 fu eletto giurato capo della città di Cagliari e nel 1626 partecipò come Prima voce dello Sta-mento reale al prlaSta-mento Bayona. Per le indiscusse capacità ed i meriti acquisiti nell'attività politico-amministrativa ed in quella forense fu nominato professore di diritto dell'Univer-sità di Cagliari (che egli aveva contribuito a fondare). Contemporaneamente resse l'ufficio di avvocato fiscale patrimoniale (1628) e nel 1630 divenne giudice della Reale Udienza per le cause civili e criminali. Durante il Parlamento del 1631-32 fu incaricato di raccogliere e commentare i capitoli di Corte approvati durante i Parlamenti del Regno e si dedicò a tale compito con grande impegno pubblicando nel 1645 i Capitula sive Acta Curiarum Regni Sar-diniae sub invictissimo Coronae Aragonum imperio concordi trium brachiorum aut solius militari voto exarata, Calari, 1645. In quest'opera e in alcune altre pubblicazioni minori (cfr. in parti-colare le Selectarum conclusionum in Sacro Regio Sardiniensi praetorio digestarum et decisarum centuria, Neapoli, 1646) il Dexart, inserendosi a pieno titolo fra i giuristi della tradizione giuridica catalano-argonese, sostenne la natura contrattualistica dei rapporti fra Parlamento e sovrano ed affermò che le leggi approvate durante le Corti erano pactionatae e come tali immodificabili se non con il contemporaneo assenso delle parti contraenti. Dopo il Parla-mento del 1642, durante il quale svolse un ruolo di assoluto rilievo, il sovrano lo nominò giudice del Sacro Regio Consiglio di Napoli, città dove egli si trasferì subito dopo la nomi-na. Il soggiorno partenopeo del Dexart fu tuttavia brevissimo. Incaricato di una visita alle sedi giudiziarie della Calabria, morì a Catanzaro nel dicembre 1646 senza completare la missione. Cfr. P. TOLA, Dizionario biografico degli uomini illustri di Sardegna, II, Torino, 1837, pp. 42-49; P. MARTINI, Biografia Sarda, II, Cagliari, 1838, pp. 6174. La più completa e artico-lata biografia del Dexart è stata recentemente pubblicata dal Mattone, cfr. A. MATTONE, Dexart Giovanni, in Dizionario biografico degli Italiani, Roma, 1991, vol. 39, pp. 617-622.

16 Per la lettera reale si veda Parlamento, doc. 1, c. 1.

17 Parlamento, doc. 37, c. 26.

Zaforteza per illustrargli le necessità finanziarie della Corona e chiedere un donativo ".

Effettuata la lettura del documento, il viceré invitò il suo segretario personale LorenQo de Acagra a rendere nota ai tre Bracci e a far inserire agli atti una sua breve allocuzione 19. In essa il marchese di Bayona, sot-tolineando l'indiscussa e costante fedeltà del Regno alla Corona, auspicò che i membri del Parlamento, udito il reggente, deliberassero con la

«consueta magnanimità» l'atteso donativo ín modo da consentire al Re-gno di ricevere gli onori e le grazie che già mostrava di meritare per l'en-tusiasmo e la prontezza con cui aveva risposto all'appello del sovrano.

Subito dopo il reggente Blasco annunziò ai presenti di aver ricevuto dal re una lettera «chiusa e sigillata» con l'incarico di consegnarla agli Sta-menti e, fatto qualche breve passo 20, ordinò a Monserrato Vacca, notaio e segretario del Parlamento, di leggerla agli Stamenti. La missiva merita un attento esame perché costituisce la carta de creencia con la quale il Bla-sco giustificò in Parlamento la sua presenza. Il documento risulta redat-to a Madrid il 15 novembre 1625 21, nello stesso giorno in cui era staredat-to spedito a Ramón Zaforteza il mandato reale per la convocazione delle Corti. Nel contenuto esso ricalca i temi della lettera inviata al presidente del Regno, affida al Blasco il compito di illustrare in tutti i particolari la situazione finanziaria in cui versava il tesoro regio ed invita le Corti ad aderire a quanto il reggente chiederà loro. Sebbene nelle altre Corti d'A-ragona questo documento avesse a malapena consentito ai reggenti in-viati in missione di tenere un discorso agli Stamenti senza che si proce-desse alla formale apertura delle Corti, nel Regno di Sardegna esso costi-tuì, senza palesi contrasti, lo strumento per giustificare la presenza del reggente e la convocazione del Parlamento.

Il Blasco, dopo avere ascoltato in piedi la lettura della carta de creen-cia, si spostò a metà della sala ín modo che tutti potessero udire il di-scorso che egli si accingeva a pronunciare per incarico della Corona.

Sulle finalità ideologiche dell'intervento — teso a creare un elevato con-senso attorno al progetto della Unión — sembra qui opportuno rilevare soltanto i tratti politicamente significativi. Il Blasco avviò la sua Proposi-ción affermando di non nutrire dubbi sul fatto che anche il Regno di Sardegna avrebbe partecipato allo sforzo comune perché l'isola, come

18 Parlamento, doc. 37, c. 27v.

19 Ibidem, c. 27v.

2° Cfr. Parlamento, doc. 38, cc. 28-30.

21 Ibidem.

aveva dimostrato l'attacco inglese a Cadice, era esposta più di altri terri-tori agli sbarchi nemici. Era dunque preferibile prepararsi per tempo al-la difesa. I sacrifici economici per mantenere in armi un grande esercito, anche se dispendiosi, avrebbero consentito infatti alla popolazione di salvaguardare il proprio onore, la libertà e la fede 22.

La Proposición del Blasco, che occupa cinque pagine a stampa 23, of-fre nell'introduzione ampie giustificazioni sulla svolta politica che si an-dava preparando; nella seconda parte affronta lo stesso tema in una pro-spettiva regionale, mostrando i vantaggi che il Regno avrebbe potuto trarre dalla partecipazione all'alleanza militare.

A colpire l'attenzione del lettore sono i frequenti riferimenti alla sto-ria dell'isola, che viene ricostruita tenendo conto della storiografia di parte spagnola. Il fatto che la Proposición, pur indirizzata agli Stamenti, presenti al suo interno la struttura della lettera aperta rivolta ai singoli delegati 24 e che di essa venga tirata una seconda edizione a stampa 25 in-duce a ritenere che il pliego sia stato distribuito ai singoli deputati già prima della convocazione ufficiale delle Corti, con l'intento di rafforzare, accrescere e motivare il loro consenso alla Unión.

3. Quando il reggente terminò di parlare, Ambrogio Machin, il marche-se di Villasor e il dottor Dexart, Prime voci dei rispettivi Bracci, si avvi-cinarono al centro della grande sala e stilarono la risposta delle Corti al-la Proposición del reggente affidandone al-la lettura al vescovo di Alghero.

Quest'ultimo, dopo avere ricordato le indicazioni contenute nelle lettere reali, gli incitamenti del viceré e la richiesta avanzata dal Blasco di ade-sione all'Unión finanziando l'armamento e il mantenimento di un certo numero di soldati, comunicò al presidente che il Regno intendeva aderi-re all'iniziativa 26.

Udita la breve dichiarazione del Machin il viceré, palesemente sod-

22 Anziché alla totalità dell'assemblea parlamentare il discorso a stampa venne infatti indirizzato ad ogni singolo delegato, al quale il reggente si rivolge con l'appellativo di Vue-stra serioria muy illustre.

23 La prima, composta da 5 pagine in corpo 9, risulta tirata da Juan Polla nella tipo-grafia Galcerín; la seconda, inserita nella Relación de las cortes, venne stampata dal tipografo Gobetti. Cfr. Relacidn de las cortes cit., pp. 7-13.

24 Parlamento, doc. 38, c. 30v.

" Parlamento, doc. 41, cc. 33-33v.

26 Il Blasco comunicava al sovrano la percezione di tale stato d'animo affermando che

«conio solicita la intemperie que entra con el calor à los que han venido del otro cabo parete que podrè yo llevar presto la nueva de los que resultare y partir con el primer pasaje que balla», cfr. ACA, Consejo de Aragón, leg. 1360, lettera del Blasco al sovrano, 23 aprile 1626.

disfatto per la risposta (che non poneva in discussione le modalità di

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