comandare il tercio fosse don Paolo Castelvì, procuratore reale del Re-gno, figlio cadetto del marchese dí Laconi 39
.Durante il parlamento Vi-vas la sua casata aveva animato l'opposizione al viceré e solo il mutato clima politico aveva consentito ai più illustri membri di essa di evitare l'accusa di fellonìa 40. Con il nuovo viceré i Castelvì stabilirono invece ottimi rapporti, tanto che il Bayona si sentì in dovere di informare il so-vrano del loro leale impegno per l'approvazione del donativo 41
.Il per-dono reale per l'atteggiamento tenuto in precedenza dalla famiglia e la concessione di tale merced avrebbe consentito ai Castelvì di rafforzare e
se una merced di 100 ducati o la concessione feudale su un territorio spopolato del Sassare-se. Per sminuirne la candidatura il Bayona sottolineò il fatto che era malfermo in salute e di poca fermezza d'animo.
" Michele Comprat era figlio di Baldassarre e di Michela Castelvì. Ebbe in eredità dal cugino Ignazio Carrillo il feudo di Costavall e nel 1631 ottenne il titolo di marchese di Torralba.
38 Don Francesco Manca, barone di Usini, dopo essere stato per 30 anni capitano e colonnello delle milizie della città di Sassari venne nominato dal Vivas mestre de campo delle truppe destinate a fronteggiare l'ipotetico sbarco inglese; partecipò alle Corti del 1614 e del 1624 in qualità di tratador.
39 Nel 1626 don Michele Comprat, barone di Torralba, per evidenziare i propri meri-ti dichiarò di ricoprire da 16 anni la carica di capitano della cavalleria della città di Sassari e di essere stato nominato dal Vivas mestre de campo con l'incarico d'organizzare un tercio nel Monteacuto. Egli partecipò alle Corti del 1624 ed in quelle del 1626 venne nominato tratador per il Militare. Era interessato ad ottenere la carica di comandante del tercio o, in alternativa, la futura successione all'ufficio di governatore della città di Cagliari.
40 Sui Castelvì, oltre all'ampio e documentato lavoro di Dionigi Scano (Donna France-sca Zatrillas marchesa di Laconi e Sietefuentes, in «Archivio storico sardo», XXIII [1941-45], fasc. 1-4), assai utile per ricostruire le loro aderenze familiari, si vedano le biografie recente-mente tracciate da B. Anatra: Castelvì Agostino, Castelvì Giorgio, Castelvì Giacomo, tutte in Di-zionario biografico degli Italiani, XXII, Roma, 1979, pp. 20-26, ad voces.
41 «No puedo encarezer a Vuestra Mayestad el affecto que este cavallero mostró en servicio de Vuestra Mayestad y lo que me ayudó»: lettera del viceré al sovrano, Cagliari 28maggio 1626, in ACA, Consejo de Aragón, leg. 1140 cit.
confermare l'influenza che essi esercitavano da tempo sulla piccola e media nobiltà della Sardegna. A tal fine don Paolo chiese la nomina di Mestre de campo e la futura successione del figlio alla carica di procurato-re procurato-reale.
Malgrado i solleciti, il sovrano non assunse però alcuna decisione 42.
Tra i suoi consiglieri andavano infatti maturando scelte ben diverse: il 9 giugno 1627 la giunta polisinodale sui Parlamenti si riunì a Madrid per deliberare sulla nomina del comandante del tercio sardo. Il conte di Montesclaros, presidente dell'alto consesso, liquidò la candidatura del Castelvì ricordando l'opposizione suscitata dal procuratore reale duran-te il parlamento Vivas e le accuse di frode a lui rivolduran-te dal visitatore Amador. Il Montesclaros propose di concedere l'incarico al figlio del conte di Sedilo, uomo di corte e maggiordomo del cardinale Infante, che pur essendo privo di esperienza militare discendeva da una nobilis-sima famiglia e possedeva consistenti ricchezze ".
I partecipanti alla riunione si mostrarono tuttavia divisi e rinviarono ogni decisione alla volontà del sovrano, che scelse infine il figlio del con-te di Sedilo. Il viceré Bayona, in considerazione del fatto che il coman-dante del tercio era del tutto privo di esperienza bellica, comunicò allora a Madrid la necessità di affiancargli dei sargentos mayors, anche non sardi, esperti di logistica e di combattimento e per tali incarichi propose Gio-vanni Jul, Pietro Villacampa, Salvatore Virde, Melchiorre de Aguilera e diversi altri 44.
Mentre il Consiglio d'Aragona si riservava di decidere sui nominati-vi, da Madrid giunsero le autorizzazioni ad effettuare le operazioni di le-va e ad avviare la raccolta del donativo. Per procedere all'esecuzione di questi ordini il marchese di Bayona dovette però convincere le due
42 II Bayona informò il Consiglio d'Aragona del fatto che don Paolo Castelvì attribui-va la sua mancata nomina alle accuse di concussione formulate a suo carico dal visitatore generale. Dopo il decesso dell'Amador, il Castelvì inviò alla corte madrilena un memoriale giustificativo ma anche questa iniziativa non ebbe effetto.
" I giudizi del conte di Montesclaros furono annotati a margine della documentazio-ne vicereale inviata in data 28 maggio 1626. Cfr. ACA, Consejo de Aragón, leg. 1140 cit.
44 Contrariamente agli accordi stabiliti con gli Stamenti, la maggior parte di costoro ri-sulta nata fuori del Regno. Il Bayona era infatti convinto che l'esperienza militare dei ser-genti dovesse prevalere sulle altre qualità in modo da garantire un certo grado di efficienza al costituendo tercio. Giovanni Jul era un capitano originario di Maiorca, Pietro Villacampa era nato in Castiglia ed era stato più volte ferito nelle Fiandre e in Lombardia; Melchiorre de Aguilera, dopo avere combattuto in Lombardia, aveva studiato architettura militare ed era stato governatore di Alessandria. Per queste notizie, oltre il leg. 1140 vedi anche il leg.
1141 e il leg. 1150.
giunte stamentarie a dare il loro assenso alla nomina degli ufficiali non sardi, alla costituzione di 10 compagnie contro le 12 inizialmente previ-ste e all'invio fuori Regno del denaro raccolto malgrado che le richieprevi-ste parlamentari stabilissero esplicitamente che le somme collettate venisse-ro amministrate dalle giunte locali ed inviate al tercio in rate mensili o trimestrali.
Al fine di risolvere urgentemente questi problemi il viceré convocò segretamente a Cagliari l'inquisitore Cotoner e il barone Michele Com-prat che egli annoverava tra i suoi più fidati collaboratori. I due membri della deputazione vennero invitati a giustificare la loro presenza nella ca-pitale del Regno con motivazioni artificiose 45. Il Bayona non spedì inve-ce alcun invito al governatore di Sassari (che suppliva il viinve-ceré in caso di assenza), all'arcivescovo ed al giurato capo della città, daí quali temeva di ricevere obiezioni dí varia natura perché costoro si mostravano restii al pagamento del donativo. Nel comunicare la sua iniziativa al Consiglio di Aragona il Bayona, uomo d'azione, spiegò la irrituale procedura con la necessità di giungere rapidamente ad una decisione evitando le lun-gaggini delle discussioni assembleari. Giustificando a posteriori il pro-prio comportamento, affermò che, essendo presenti a Cagliari tre com-ponenti della giunta sui cinque che la costituivano (il viceré, il Comprat ed il Cotoner), essa era ín grado di operare e decidere a maggioranza 46.
Nell'autunno del 1626 Gerolamo Pimentel riunì pertanto i due membri della deputazione sassarese e i quattro di quella cagliaritana ri-servando a sé un voto in ciascuna delle due rappresentanze. Malgrado gli accorgimenti da lui adottati per creare una maggioranza precostituita, non appena ebbero notizia della decisione reale i deputati manifestaro-no forti perplessità, sottolineando l'opportunità di manifestaro-non effettuare l'intera leva nel Regno, che per la scarsa popolazione era privo di braccia da la-voro, e la necessità di rispettare i capitoli sottoscritti riportando a 12 le compagnie del tercio perché — rilevavano — molti nobili e cavalieri del Regno attendevano di ricoprire un incarico militare. Messo con le spalle al muro dagli impegni che egli stesso aveva assunto nei confronti delle Corti e non volendo consultare il Consiglio d'Aragona che sul problema si era già espresso negativamente, il viceré si vide costretto a convocare nella stessa giornata i consigli del Real Patrimonio e di Guerra che die-
45 Il Cotoner avrebbe dovuto fingere una ispezione amministrativa ai familiari dell'In-quisizione ed il Comprat un viaggio d'affari; cfr. ACA, Consejo de Aragón, leg. 1141 cit.
46 Ai due membri assenti la riunione della giunta doveva essere presentata come del tutto fortuita ed occasionale, cfr. ACA, Consejo de Aragón, leg. 1141 cit.
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dero ragione alle deputazioni parlamentari riportando a 12 le compagnie e disponendo che solo la metà del tercio venisse reclutato nell'isola di Sardegna e l'altra metà in Spagna 47.
Tra il viceré e le due rappresentanze stamentarie si aprì una vivace discussione anche sugli accordi relativi alla gestione della cassa del do-nativo.
Per evitare che i soldati, privi del soldo, si ammutinassero (caso non infrequente negli eserciti di Filippo IV) sarebbe stato opportuno, secon-do il viceré, che l'intera rata annuale del secon-donativo venisse inviata a Ge-nova per disporne all'occorrenza. Anche in questa occasione le serrate argomentazioni del Bayona (che ricordò ai membri delle due deputazio-ni la carta reale con cui il sovrano, nell'approvare le loro richieste, aveva conferito alle giunte ampi poteri per modificare «lo que mexor nos parecie-re») prevalsero sui patti inizialmente sottoscritti ed egli ricevette l'auto-rizzazione a spedire al Banco di San Giorgio di Genova il denaro che si andava raccogliendo.
Risolte le questioni più urgenti bisognava pensare a completare la struttura organizzativa del tercio. Poiché, malgrado le richieste del viceré, da Milano non era giunto l'ufficiale di commissariato che avrebbe dovu-to sovrintendere alle operazioni di leva, il Bayona si vide costretdovu-to ad af-fidare queste ultime a Melchiorre de Silva, veedor generai delle truppe del Regno 48, e ad un suo ufficiale collaboratore, Gavino Casagia 49, chia-mato a svolgere il compito di contador 50. Come sargento mayor venne no-minato (direttamente da Madrid) il capitano maiorchino Giovanni Jul al quale furono assegnati due aiutanti (ayudantes de sargento major): uno di origine sarda e l'altro valenzano, ambedue con notevole esperienza dí guerra. Con grande soddisfazione delle deputazioni 51 i 12 capitani, i 12 alfieri e i 12 cavalieri di ciascuna compagnia furono scelti all'interno del-la nobiltà locale, mentre i gradi inferiori vennero affidati a veterani sardi provenienti da tercios operanti in Italia e nelle Fiandre.
47 Il Consiglio d'Aragona nell'approvare, a posteriori, questa decisione ordinò che le altre operazioni di leva venissero effettuate in Catalogna e nel regno di Valenza, cfr. ACA, Consejo de Aragón, leg. 1141 cit.
48 Ii veedor svolgeva nell'esercito spagnolo importanti funzioni ispettive e amministra-tive. L'ufficiale venne assunto con un soldo di 30 ducati al mese, cfr. ACA, Consejo de
Ara-&n, leg. 1141.
49 Con la paga di 10 ducati al mese.
" Il contador compilava e teneva aggiornati i registri amministrativi del lercio.
51 Il viceré riferì infatti che quando si era avuto sentore della nomina a sargento mayor di soldati non sardi vi erano state «proteste e resistenze».