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Per il modo in cui è stato realizzato, esso assume infatti un valore meto-

9 G. DAY, B. ANATRA, L. SCARAFFIA, La Sardegna medioevale e moderna cit., pp. 556-562.

1° Parlamento, doc. 1, cc. 1-2.

" Parlamento, doc. 2, cc. 2-2v.

12 Parlamento, doc. 3, cc. 3-4.

" Cfr. J.

H. ELLIOTT,

El Conde-Duque de O livares cit., pp. 251 e 255, nota 10.

dologico e documentario 14 che va al di là dell'interesse per la storia par-lamentare. A tal fine non minore risulta l'importanza delle lettere che il viceré Bayona scambiò col Consiglio d'Aragona su questo argomento 15 Esse appaiono infatti essenziali per la comprensione dell'incidenza fisca-le e delfisca-le procedure tecniche adottate nel rifisca-levamento che si andava rea-lizzando. Il loro studio permette infatti di effettuare validi paragoni sia con i censimenti precedenti sia con quelli effettuati nella seconda metà del secolo.

Altrettanto significativa appare l'importanza del materiale contabile relativo al pagamento del donativo. Gli otto volumi che registrano il pa-gamento delle cinque rate annuali votate dal Parlamento dal 1626 e del-le dieci confermate daldel-le Corti del 1632 16 costituiscono la prima parti-colareggiata testimonianza documentaria sulle procedure amministrative e contabili utilizzate nel XVII secolo dalla monarchia asburgica per il pagamento del servizio fiscale ".

3. Gli atti originali delle Corti del 1626 sono conservati nell'Archivio di Stato di Cagliari, nel fondo Antico Archivio Regio, categoria Parlamenti, raccolti nel vol. 168; e sono costituiti da 219 carte che classifichiamo con la lettera A. Il volume, privo di intestazione, presenta una classica ri-legatura d'archivio del XIX secolo col dorso in pergamena ed i piatti in cartone rivestiti di tela cerata verde chiusi da fettucce in cotone. Coevo alla legatura del volume è un tentativo di restauro, peraltro maldestro, su alcune carte corrose dall'acidità dell'inchiostro, dal maneggio dei let-tori e dall'usura del tempo. Il formato della carta usata per la compila-zione degli atti appare uniforme; ad eccecompila-zione di quella contenente le procure dei delegati, che avendo varia provenienza risulta stilata su fogli di dimensioni superiori o inferiori a quella utilizzata dal segretario del Parlamento per redigere i verbali delle riunioni.

Il materiale cartaceo di cui si è servito il notaio Monserrato Vacca ha la dimensione di cm 20 x 31; esso deriva chiaramente da un quarto di foglio avente originariamente la dimensione di cm. 42 x 62.

Gli atti del Parlamento riportano una numerazione progressiva ef-fettuata forse al momento della legatura del volume. Alcune carte relati-

14 II documento conservato in ASS, Archivio Storico Comunale, b. 11, fasc. 2, è stato da noi parzialmente trascritto in Parlamento, doc. 200.

15 Parlamento, docc. 201, 202.

16 ASC, Antico Archivio Regio, Donativi, B. 125, voll. B12, B13, B14, B15, B16, B17, B18, B19.

17 B13, B17, B19.

ve alle procure, che costituiscono la parte più consistente della documen-tazione (cc. 42-194), risultano infatti non correttamente legate: è il caso della c. 64 a cui, per il contenuto, avrebbe dovuto seguire la c. 65 e non la 64v.; della c. 143, che va collazionata con la 139, ed altri casi simili.

La cellulosa adoperata è di qualità media: essa appare lavorata a ma-no, come evidenziano le impronte delle vergelle e dei filoni. Ad eccezio-ne delle procure, eccezio-nelle quali è presente materiale di varia provenienza talvolta senza alcun contrassegno talaltra con filigrane molto semplici ri-portanti un cerchio contrassegnato dalla croce con sotto alcune lettere dell'alfabeto (M.I., A.G.), nelle carte restanti è presente l'impronta di un'unica filigrana caratterizzata da una croce che sovrasta tre cerchi uni-ti tra loro.

Le due circonferenze esterne del segno riportano una mezzaluna e qualche lettera alfabetica mentre in quello interno è inscritto un galletto che poggia su una polla od un piedistallo. Nel dizionario del Briquet 18 l'unico raffronto abbastanza somigliante ci è parso quello del cerchio con galletto indicato come proveniente da Napoli 19. Sulla base dí que-ste rassomiglianze l'ipotesi che la carta utilizzata nel parlamento Bayona del 1626 abbia provenienza partenopea — considerati anche gli intensi rapporti commerciali esistenti tra la Sardegna e il Regno di Napoli, allo-ra possedimento spagnolo, ed il precedente soggiorno napoletano del Bayona — appare abbastanza fondata.

L'inchiostro utilizzato dal segretario Vacca è di colore marrone chia-ro ma diventa, a tratti, molto più intenso; quello usato per la stesura di alcune procure è scurissimo. L'intensità del colore (valutata senza l'ausi-lio di apparecchiature speciali) appare attribuibile ad una maggiore o mi-nore presenza di residui metallici che nelle carte 56 e 57v giungono a corrodere la cellulosa danneggiandola in maniera tale da rendere vano anche il tentativo di restauro a cui esse sono state sottoposte.

4. La scrittura non presenta particolarità di rilievo. Gli atti ufficiali del Parlamento risultano compilati da Monserrato Vacca e da due scrivani che si alternano vicendevolmente e si distinguono tra loro per alcune differenze grafiche e linguistiche. La copia inviata a Madrid è invece in-teramente opera di Monserrato Vacca, che cerca di trasfondere in essa il meglio delle sue capacità grafiche ed espressive.

18 Cfr. C. M. BRIQUET, Les filigranes. Dictionnaire historique des marques du papier, de leur apparition vers 1282 jusq'en 1600, Paris, Londres, Leipzig, Amsterdam, Rome, Madrid, 1907.

19 Al riguardo vedi C. M. BRIQUET, Les filigranes cit., p. 273, n. 4484.

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Quanto alle procure provenienti dal Nord e dal Sud dell'isola, sem-bra qui sufficiente sottolineare che esse vengono presentate in originale e si distinguono tra loro sia per differenze talora marcate nella stesura delle attestazioni notarili sia per l'ortografia e la sintassi utilizzate che ri-sentono di influssi culturali provenienti da diverse aree linguistiche, sia infine per il

signum tabellionalis

che in alcune è rappresentato da segni grafici abbastanza semplici ed in altre (si vedano ad esempio le c. 45v e 116 relative ai notai Mura e Delíperi) contorna le iniziali con fiorami e fantasiosi geroglifici.

La lingua utilizzata negli atti dell'originale A e dell'estratto barcel-lonese è quella catalana, ma gli atti risentono anche di influenze casti-gliane presenti nei discorsi e nelle risposte del reggente Blasco e del vi-ceré.

Le carte relative alle consulte del Consiglio d'Aragona e quelle stila-te da Lorenzo de AQagra, segretario del viceré Bayona, scritstila-te in casti-gliano, non presentano invece caratteristiche particolari ed appaiono abbastanza leggibili e conformi alle pratiche amministrative in uso nella cancelleria spagnola durante il regno di Filippo IV.

Per quanto riguarda le varianti ortografiche del catalano, negli atti da noi trascritti non risultano molto usate le abbreviazioni. La natura politica del documento e le rigorose disposizioni date dall'Olivares alla Cancelleria imponevano infatti ai redattori della documentazione uffi-ciale una riduzione delle ambiguità linguistiche e interpretative. Quelle più frequenti riguardano le sillabe

con, com;

le terminazioni latine in

us

e le interruzioni per sospensioni e per apocope

(aud

per

audiencia; v.

per

vuestra

o

vostra).

Una certa libertà è presente anche nella scelta delle let-tere utilizzate per realizzare tali abbreviazioni:

Cap.t

o

Cap.tan

per

Capi-kin; Mag.

o

Magi

per

Magestat; Bap.ta

o

Bap.a

per

Baptista.

Per quanto riguarda le vocali si è rilevata una regolare presenza di quelle toniche

(e

breve come in

terra; a

tonica come in

pare

e della tron-ca come in

raons, canonges).

Invece la

e

pretonica viene assimilata, di fre-quente, alla vocale tonica (così in

beneficis, ensecular);

talvolta anche la

i

prevarica la

e

sostituendosi ad essa (es.

diputat).

Anche nelle consonanti le forme ortografiche non vengono sempre rispettate: talvolta viene omessa la

h

davanti a vocale (es.

honra, onra)

talaltra si omette il mante-nimento della doppia consonante

(lloch, lley, lletra

ma anche

ley, letra).

Differenti varianti linguistiche sono presenti anche nella rappresentazio-ne delle sibilanti sorde e dei suoni prepalatali e palatali. Di solito la

s

si-bilante viene espressa con la

s

doppia o semplice oppure con la

c (passa-da fata, forca).

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Frequente appare anche la sostituzione dei segni ce, ci con se, si (sino concentiment). Tra i prepalatali quello fricativo è presente soprattutto ne-gli atti redatti nel Capo meridionale ove si evidenzia una maggiore inte-razione linguistica tra catalano, castigliano e sardo (axt, mateix); invece in alcuni notai residenti nel Sassarese al posto della y si è riscontrato l'uso preferenziale della g (es. maig e non maji); altrettanto accade per le me-dio-palatali ij i spesso sostituite dalla g (es. canonge).

Nella trascrizione non si è tenuto conto della punteggiatura origina-le sia perché essa varia in rapporto all'esperienza origina-letteraria dei notai e degli scrivani sia per la prolissità di molte formule notarili e burocrati-che burocrati-che mal si adattano con le esigenze dell'odierno lettore. In linea ge-nerale si è adottato un sistema di punteggiatura moderno, cercando di rispettare il senso che la frase aveva originariamente.

Per adeguare il lavoro ad oggettivi criteri di uniformità sono state seguite, per quanto possibile, le norme indicate dalla Commissione scientifica sugli Acta Curiarum 2° per l'individuazione delle fonti archivi-stiche e documentarie, la translitterazione dei segni alfabetici, la nume-razione delle carte, il rispetto degli spazi, le note di apparato e di com-mento.

2° Cfr. G. OLLA REPETTO, Criteri proposti per l'edizione critica degli Atti dei Parlamenti sar-di, in Acta Curiarum Regni Sardiniae cit., p. 415-425.

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II

Atti del Parlamento

Trascrizioni e regesti a cura di Alessandra Argiolas, Carla Ferrante

e Gianfranco Tore

*Alessandra Argiolas ha curato la trascrizione dei documenti 4-39, 115-170,

189-197 e i regesti dei documenti 115-171.

Carla Ferrante ha curato la trascrizione dei documenti 40-114, 179-181 e i regesti dei documenti 49-114.

La convocazione

ACA, Consejo d'Aragón, leg. 1353, cc. 1-10.

1 1625, aprile 25, Barcellona

Geronimo Villanuei4 protonotario del Consiglio d'Aragona, invia a Filip-po IV una copia della consulta sul donativo volontario avvertendo che, qualora il sovrano la trovasse di suo gradimento, essa potrebbe essere acclusa ai dispacci che devono essere spediti in Sardegna. Il protonotario informa inoltre Filippo IV del fatto che il segretario Balthasar Cerdan sta preparando le copie di competen-za del Consiglio.

Embio a Vuestra Magestad traslado de la Consulta del donativo para que, si conforme Io resuelto, si tuviere Vuestra Magestad que ariadir a los despachos que han de ir a Cerdefia lo pueda hazer que la copia de todos los que tocan a mi officio Balthasar Cerdan, me dizen, los va sacando. Guarde Dios a Vuestra Magestad como desseo de casa, a 25 de Abril 1625.

Geronimo Villanueva

vidit Secretarius Thomas Fermat.

2 1625 aprile 25, Madrid

Per dare esecuzione al mandato reale che Filippo IV ha inviato il 15 genna-io 1625, don Salvatore Fontanet, don Francesco Castelvzi don Michele Salm( i de Vallseca, don Luigi Blasco, don Bernardo Navarro de Arroite, reggenti del Con-siglio d'Aragona, si riuniscono per adottare le misure più appropriate per la felice riuscita del donativo volontario. Tenendo conto delle specificità statutarie in uso nei singoli regni della Corona d'Aragona, il primo e più importante obiettivo da perseguire è quello di non esentare dal tributo alcun contribuente. Sul piano operativo il Consiglio ripartisce i compiti relativi a questo primo punto asse-gnando ai viceré la responsabilità di illustrare le finalità del donativo «volon-

1 La lettera di accompagnamento inviata dal protonotario al sovrano è del 25 aprile 1625, la Consulta si tenne probabilmente lo stesso giorno o nei giorni precedenti.

tario» agli ecclesiastici ed ai membri delle amministrazioni non dipendenti dalla Corona. Gli arcivescovi; i padri generali dei conventi; il presidente del Tribunale dell'Inquisizione, il commissario generale della Crociata, i presidenti degli ordi-ni cavallereschi dovranno essere mobilitati per sensibilizzare al problema gli uf-ficiali sottoposti alla loro giurisdizione. Poiché l'offerta alla Corona sarà 'vo-lontaria: la seconda condizione generale di questa accorta strategia dovrà essere, a parere dei reggenti; quella di non chiedere direttamente il contributo e di con-vincere invece con abili argomentazioni gli interessati sull'obbligo morale che incorre ai vassalli di soccorrere la Monarchia quando essa si trovi priva di mezzi

Il Consiglio giustifica tale inusuale comportamento con la necessità di evi-tare che i sudditi della Corona d'Aragona, intravedendo in questa richiesta un tributo non contemplato dai loro antichi privilegi, neghino la propria collabora-zione. Il terzo elemento su cui si dovrà far leva è di far credere ai sudditi che la somma offerta verrà utilizzata a vantaggio di ogni singolo regno. I reggenti pro-pongano inoltre di provvedere affinché le offerte raccolte non si perdano per stra-da defalcate stra-dalle spese. Il denaro dovrà essere depositato nei banchi pubblici delle città di Barcellona, Valenza, Saragozzg Palma di Maiorca ed in Sardegna

— in mancanza di istituti creditizi — nella cassa delle tre chiavi, dovranno essere accettati anche i pagamenti in grano ed altri prodotti.

Nell'informare i viceré sulle motivazioni del donativo volontario sarà po-sto l'accento sulle ingenti spese effettuate dalla monarchia a difesa della fede e dei territori ad essa soggetti e sulle ristrettezze in cui versa il Tesoro reale. I vi-ceré non dovranno però enumerare ai vassalli tutti i fattori che hanno concorso alla crisi finanziaria ma solo quelli che essi riterranno più adatti a convincere l'uditorio. Oltre agli ecclesiastici ed ai feudatari essi dovranno contattare anche i Consigli civici, i commercianti; i maggiorali dei gremi ed i titolari di tutti gli uf-fici feudali, regi ed ecclesiastici.

Per quanto riguarda la riscossione delle somme essa dovrà essere effettuata a titolo gratuito da tutti gli ufficiali e nelle operazioni di colletta il viceré dovrà operare affinché i feudatari, i consiglieri civici egli ecclesiastici si controllino re-ciprocamente così da avere testimonianza diretta della collaborazione offerta da ciascuno alla raccolta del donativo volontario.

Tra le misure particolari da adottare nei singoli regni i reggenti propongono inoltre di informare il viceré d'Aragona del fatto che l'unico mezzo per superare gli ostacoli posti dalla legislazione vigente è quello di ottenere l'assenso della Corte di giustizia di Aragona all'invio alla Corona delle somme raccolte. Nel Regno di Valenza occorre tener presente che il luogotenente generale, nel rivol-gersi agli uffici periferici ed ai gremi, deve utilizzare i governatori poiché i fue-ros locali demandano a costui il controllo amministrativo su di essi. Nel Regno di Maiorca, per i forti contrasti esistenti tra la città e le regioni foranee, il Consi-

glio dAragona propone al sovrano di sospendere temporaneamente

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