pro-ceduto. La carta 1 e lv. della copia barcellonese riporta la parte iniziale della riunione tenutasi il giorno 7 maggio 1626, l'ambasciata dei tre Sta-menti e la presentazione dell'offerta. In essa il Vacca, anziché trascrivere
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gli atti come nell'originale A, ha introdotto una significativa variante an-teponendo la seduta di chiusura delle Corti alla cedola dell'offerta, alle richieste del Regno ed alla ripartizione delle quote tra le città e le ville.
Nel lavoro di compilazione degli atti effettuati dal notaio e segreta-rio aggiunto della Reale Udienza sono pertanto presenti diverse imperfe-zioni formali. Da sottolineare è anche la mancata registrazione dei patti intercorsi tra il sovrano e il Regno nei volumi Sardiniae Cancilleria del-l'Archivio della Corona de Aragón. Malgrado le ricerche effettuate, nei registri barcellonesi non si è infatti avuto modo di riscontrare alcuna traccia del Parlamento. Il fatto, come è già stato posto in evidenza, non deve ritenersi casuale ma frutto di un accordo non scritto fra la monar-chia e le Corti dei regni di Aragona le quali cercarono di evitare che la Corona trasformasse in contribuzione permanente questo donativo stra-ordinario. Gli Stamenti operarono dunque affinché gli impegni da loro assunti per il mantenimento delle forze militari avessero durata limitata agli anni di pagamento del donativo. Tali concessioni restarono soggette inoltre ad improvvise modificazioni da parte delle deputazioni, tanto che a due anni dalla loro presentazione solo alcune delle richieste pre-sentate alle Corti non avevano subìto radicali modifiche. In tale contesto il Consiglio di Aragona, per mantenere fede ai patti verbali intercorsi tra il viceré e le Corti, evitò intenzionalmente di registrare questi atti la cui validità amministrativa poteva essere interrotta o modificata in qualsiasi momento da uno dei contraenti, con la sospensione del pagamento del donativo "volontario".
Per le medesime ragioni anche il giurista Giovanni Dexart, convinto assertore del Parlamento come espressione di un patto tra la monarchia e il Regno, non ritenne di dover inserire negli Acta Curiarum le richieste approvate nelle Corti del 1626, poiché esse, per volontà delle parti con-traenti, dovevano avere durata limitata agli anni del pagamento del do-nativo, condannando così ad un lungo ed ingiustificato oblio questo Parlamento straordinario che rappresenta il più importante tentativo di accentramento effettuato dalla monarchia spagnola nel XVII secolo.
La scarsa aderenza degli atti ai modelli formali venne sanata a poste-riori dal sovrano, applicando al Parlamento straordinario norme proprie di quello ordinario. Ogni irregolarità formale appare dunque voluta e politicamente motivata. Per supplire ad essa è probabile che già nella fa-se di avvio delle Corti — mentre il Blasco distribuiva tra i delegati il suo discorso a stampa — il viceré ed i tre Bracci si fossero accordati per far stampare gli atti del Parlamento con l'intento di fornire ad un vasto pub-blico il documentato resoconto del loro lavoro. L'idea, del tutto nuova
per il Regno di Sardegna, che invocava da tempo la stampa di tutti i ca-pitoli di Corte per rendere più agevole e meno controversa la consulta-zione delle sue fonti giuridiche, ricevette l'immediato consenso degli Stamenti.
Occorre peraltro rilevare che nei primi decenni del secolo XVII, in diversi regni della Corona d'Aragona la tendenza a pubblicare a stampa gli atti integrali dei Parlamenti si era già sufficientemente affermata tanto da costituire una indiscutibile testimonianza giuridica ed un segno di ef-ficienza e di modernità 3.
La Relación de las cortes o Parlamento particular 4 costituisce dunque un interessante tentativo di innovare la prassi senza rompere con la tra-dizione. La raccolta degli atti nella forma manoscritta in cui essi erano stati fino ad allora tradizionalmente prodotti è fatta salva dall'originale A. Quest'ultima è stata però integrata da un resoconto riassuntivo a stampa.
Pur non potendo essere considerata come fonte primaria — se non per le richieste presentate dalle Corti, la ripartizione delle quote e l'elen-co delle offerte che vengono riprodotte integralmente —, la Relación si è rivelata fonte preziosa di notizie inedite quali quelle attestanti le esplici-te differenze riservaesplici-te dal cerimoniale al viceré Bayona ed al Blasco; la descrizione delle procedure seguite per l'esposizione del Santissimo Sa-cramento in concomitanza con la votazione del donativo; gli sforzi fatti dal viceré perché le Prime voci esprimessero pubblicamente il loro voto favorevole alla concessione del servizio. Queste informazioni appaiono di importanza essenziale per la comprensione del clima esistente all'in-terno del Parlamento e risultano riportate solo nella Relación mentre l'o-riginale A non ne fa menzione. Al testo a stampa, pubblicato per volontà della presidenza delle Corti, va dunque riconosciuta una notevole rile-vanza politica e documentaria, tanto da spingerci a considerarlo come indispensabile complemento integrativo dell'originale A e come primo tentativo di resoconto documentario a stampa nella storia dei Parlamen-ti del Regno di Sardegna.
2. Nel complesso, il materiale relativo alle Corti del 1626 è dunque co-stituito dall'originale A, al quale ci siamo attenuti per il commento ed i
3 Per un significativo esempio del livello di accuratezza raggiunto dalla stampa parla-mentare si veda il Parlamento valenzano del 1626, Furs, capitols, provisions e actes de Cort fets y atorgats per la SCRM del Rey don Phelipe Nostre senyor, Valencia, 1625 (sic).
Relación de las cortes o Parlamento particular y servicio que este Reyno de Sardena ha hecho al Rey Nuestro Setior en el mes de Abril del ano 1626, Caller, 1626.
riferimenti al testo; da un estratto parziale di esso e da una Relación a stampa che, pur presentando le caratteristiche di fonte primaria, si di-stacca dagli atti originali per la forma di espressione usata e la tendenza a riassumere molte fasi del processo.
L'assenza di altre fonti documentarie ha avuto riflessi negativi sulla
"fortuna" del Parlamento. Dopo la caduta dell'Olivares e la svolta politi-ca realizzatasi a Madrid gli atti relativi ad esso, non risultando registrati nella cancelleria d'Aragona e nei Capitula del Dexart, caddero nell'oblio a causa del riemergere del "foralismo" e dell'interesse che le Corti sarde avevano a far dimenticare il loro assenso ad iniziative politiche ed eco-nomiche accentratrici ed economicamente assai gravose per il Regno.
Anche la letteratura storica sulle Corti del 1626 appare limitatissima e non priva di inesattezze e imprecisioni. A distanza di oltre un secolo il lavoro più complesso e accurato resta ancora quello dell'Angius, che ri-ferisce esattamente le date delle lettere reali di indizione (15 novembre 1625), di convocazione delle Corti (20 aprile 1626) e delle successive proroghe. Al medesimo autore dobbiamo fare riferimento per una detta-gliata esposizione dei capitoli di corte 5. Del tutto imprecise appaiono in-vece le notizie fornite dal Lippi 6 sulla data di convocazione — (15 mar-zo anziché 25 novembre 1625) — e di riunione che egli fissa al 1° aprile non tenendo conto dell'avvenuto rinvio al 20 aprile 1626.
Il Loddo Canepa espone in maniera schematica ma corretta le vi-cende di questo Parlamento, riportando peraltro come ripartizione effet-tiva del donativo quella inizialmente deliberata sulla base del censimen-to del 1589 che egli, seguendo l'accreditata ipotesi del Corridore poi smentita dal Serri, posticipa al 1603 '. Perplessità notevoli suscitano in-vece le asserzioni di J. Mateu Ibars la quale, senza fornire indicazioni sulle fonti utilizzate, fissa al 4 marzo 1625 la convocazione iniziale del Parlamento; attribuisce al cittadino sassarese Stefano Manca un ruolo non inferiore a quello svolto dal reggente Blasco; afferma che durante queste Corti venne approvato un capitolo — di fatto inesistente — che vietava il passaggio dei beni feudali alla manomorta 8.
Al riguardo cfr. G. CASALIS, Dizionario geografico, storico, statistico commerciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna XVIII quater, Torino, 1856, pp. 730-733.
6 S. LIPPI, Inventario del Regio Archivio di Stato di Cagliari; Cagliari, 1902, p. 6.
7 Cfr. F. LODDO CANEPA, La Sardegna dal 1478 al 1793. Gli anni 1478-1720 cit., pp. 418- 419.
8 Cfr. G. MATEU IBARS, Los virreyes cit., II, p. 13 e 17. Il capitolo a cui si riferisce l'I-bars viene invece proposto nel Parlamento del 1631-32.