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Lo stile del colloquio nel servizio sociale sarà diverso a seconda dell’approccio teorico di riferimento a cui l’operatore nel suo operato si ispira, sia che la scelta sia consapevole sia che avvenga appoggiandosi a una teoria ingenua. Nel variegato panorama di approcci, se consideriamo i tre orizzonti teorici (sistemico relazionale, psicodinamico, cognitivo-comportamentale) al cui interno si sono sviluppati numerosi modelli di servizio sociale (DAL PRA PONTICELLI, 1985), possiamo ipotizzare che la TIM rappresenti una teoria di supporto a tutti e tre gli approcci.

La Teoria delle Intelligenze Multiple non solo offre spunti di riflessione e orienta il piano metodologico dell’intervento, ma supporta il colloquio dell’assistente sociale, che si trova ad

31 accogliere persone, adulti e minori, con funzione di controllo e attività di promozione alla persona. (ALLEGRI, PALMIERI, ZUCCA, 2006).

Nel colloquio di accoglienza e quindi di valutazione delle risorse personali dell’utente, la TIM consente all’operatore di avere a mente un filtro per esplorare nove campi di indagine, tanti quanti sono le intelligenze. In altro modo, la TIM permette di categorizzare il materiale che spontaneamente si raccoglie durante il colloquio all’interno di potenziali punti di forza e di debolezza. In sintesi, la TIM può orientare il colloquio e quindi guidarlo, oppure può essere utilizzato come uno strumento di lettura delle informazioni che si rilevano.

Nel primo caso, siamo nella situazione in cui durante un colloquio di conoscenza dell’utenza, l’operatore, avendo a mente la TIM ed integrata sicuramente da tutte le conoscenze per condurre un colloquio metodologicamente corretto, sposta l’attenzione sui campi di interesse della Teoria. Cercherà di cogliere quanto questi siano stati sperimentati, quanto rappresentino un interesse non praticato, quanto siano punti di forza o di debolezza nella mente dell’utente. L’assistente sociale, nel condurre questo colloquio deve fare attenzione agli elementi che emergono e che danno informazioni su l’una o l’altra intelligenza non solo per comprendere quanto questa sia stata messa in gioco nel corso della storia di sviluppo, ma anche per costruire una relazione empatica e di fiducia.

Ad esempio, se ci troviamo di fronte un ragazzo con problemi di alcolismo e che nel suo ciclo di vita ha fatto parte di un gruppo musicale suonando la batteria, potremmo non solo cogliere che ci sono elementi che riguardano l’intelligenza musicale, ma provare ad osservare altri tre aspetti. Il primo, se parlare di musica e di questa esperienza crea nell’utente uno spazio positivo di comunicazione, ovvero un clima distensivo e rilassante; questo sicuramente favorisce una relazione dialogica e pone le basi per un relazione costruttiva. Il secondo, stare attenti ad osservare se la musica è un canale di apprendimento utilizzato per altre situazioni che vanno al di là del gruppo musicale (ad esempio se per guadagnare ha impartito lezioni private di musica). Terzo, conoscere la percezione che l’utente ha di questa risorsa: se la vive come tale, oppure non gli dà valore. Si può approfondire inoltre il giudizio che la rete familiare e amicale dell'utente attribuisce ai punti di forza e debolezza individuati.

Una volta esplorata ed ipotizzata un'abilità, l'operatore può mettere in campo durante il colloquio azioni che aiutino l’utente ad esprimersi attraverso quel canale (l'intelligenza musicale nel caso precedente; ad esempio fargli produrre una serie di battiti di mano che rappresentino il clima che ha avvertito durante il colloquio)

Nel secondo caso, la TIM può essere utilizzata come strumento di lettura delle informazioni raccolte e quindi ci permette di considerare il colloquio come testo sul quale riflettere (CAPPELLO,

32 1995, ZUCCA, 1997, citati da ALLEGRI, PALMIERI, 2006). Al termine di ogni colloquio di conoscenza è possibile, ad esempio ricondurre le informazioni raccolte, all’interno delle nove intelligenze e vedere quali sono state esplorate e quali no. Questo consente all’operatore di riflettere sulla conduzione del colloquio e capire se le intelligenze intercettate sono state offerte dall’utente oppure sono emerse in quanto è l’operatore stesso che si orienta più su alcune intelligenze che su altre. Questa autoriflessione aiuta l’assistente sociale a riposizionare la centralità dell’utente: a volte si esplorano aree che l’operatore più facilmente indaga per formazione, caratteristiche personali. La TIM restituisce all’individuo la sua poliedricità, la sua dignità, in quanto mira a riconoscerlo nella sua complessità e molteplicità, leggendo il modo di agire dell’individuo come scelta di strategie di apprendimento.

È importante in ultimo sottolineare che il colloquio avviene in un contesto: il luogo e l’arredamento sono

Un qualche cosa di materiale che ci presenta al paziente, che simbolizza la paziente aspetti nostri, di noi che abbiamo accettato di stare in quel luogo o che lo abbiamo fatto così come si presenta adesso (SEMI, 1985, p. 19).

Il contesto in cui avviene il colloquio è fondamentale perché richiama alla possibilità di stare in un certo modo a dire alcune cose piuttosto che altre. Ad esempio se l’operatore avesse una stanza senza scrivania, creerebbe un impatto iniziale diverso da quello che si potrebbe verificare se invece ci fosse; oppure se ci fosse un sottofondo musicale varrebbe la stessa riflessione. Questo per dire che l’arredo della stanza del colloquio da forma al colloquio stesso. Se questo accade allora è molto importante poter arricchire il contesto con artefatti che siano rispettosi dei diversi linguaggi; ad esempio dare spazio non solo alla parola ma anche alla possibilità di scrivere e quindi avere carta e matita, oppure avere a disposizione sottofondi musicali, oppure posizionare sopra delle mensole oggetti naturali. Non tutto deve essere messo in evidenza allo stesso modo sin da subito; mentre si conosce la persona, si potrebbe immaginare di arricchire il contesto del colloquio con quegli artefatti materiali e linguistici rispettosi dei canali di apprendimento più favorevoli per la persona oppure meno favorevoli, se si vuole aiutare la persona ad avere consapevolezza di certi punti di debolezza.

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