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Mobilità geografica e assetti fiscal

TENTATIVI DI AUTONOMIA AMMINISTRATIVA: I CAPITOLI DI AGNONE E CAMPOBASSO

5.1. Il controllo amministrativo e finanziario del Regno: la Regia Camera della Sommaria Nel Regno di Napoli la Regia Camera della Sommaria, nata con la dominazione angioina, già

5.4.2. Mobilità geografica e assetti fiscal

Alcune lettere riguardano poi i trasferimenti di individui o gruppi da una comunità o da una zona all’altra. Tali dati sono importanti perché integrano il panorama della fiscalità locale, ma anche perché rivelano interessanti caratteri di mobilità geografica. Questa tipologia di documenti inoltre è indicativa della profondità e del livello di dettaglio cui giungeva il controllo della Regia Camera della Sommaria e, per il suo tramite, della Corona.

Tenere sotto controllo gli spostamenti delle persone era fondamentale per l’aggiornamento della numerazione dei fuochi delle singole terre che, come abbiamo già detto, costituiva la base imponibile su cui veniva calcolato l’ammontare della tassa generale da pagare. Di tale esborso era responsabile in solido l’università, che riscuoteva il danaro al suo interno in base non solo ai fuochi ma anche all’apprezzo dei beni delle persone, pagamento – quest’ultimo – che era dovuto da chiunque possedesse beni immobili nel territorio dell’università, anche se non vi risiedeva. Gli spostamenti di fuochi da una universitas all’altra, tra l’altro, provocavano frequenti contenziosi fra le comunità perché rendevano necessaria una continua opera di riassetto e di perequazione a entrambi i capi del movimento insediativo: se una comunità veniva fiscalmente favorita – con esenzioni per i nuovi

122 arrivati – per qualche motivo, non era conveniente che un’altra fosse penalizzata direttamente. Avere il controllo di ogni singolo spostamento era indispensabile per un’equa distribuzione del carico fiscale, che a sua volta era la condizione delicata ed essenziale affinché il re e la monarchia fossero visti come poteri equi e giusti.

Il 3 dicembre 1468, in una lettera diretta all’universitas di Isernia in favore dell’universitas di Acquaviva di Isernia, la Sommaria scrisse di aver chiesto a Garçia de Vera, regio commissario nella Provincia di Contado di Molise, se aveva provveduto a richiedere i pagamenti fiscali da sei fuochi che erano partiti dal castello di Acquaviva di Isernia per trasferirsi ad Isernia. La Camera, infatti, affermava che la concessione fatta da re Ferrante ad Isernia di esentare dal pagamento delle tasse quanti vi si trasferivano, non li esentava dal pagamento delle imposte dovute in quanto numerati nel precedente luogo di residenza, anche

perché non è iusto che li dicti exponenti supporteno lo peso et carricho de li VI fochi predicti. Li quali como è decto in de lo tempo de la numeracione de li fochi foro ascritti et numerato inde lo dicto castello. Per tanto ve decemo, et per tenore de la presente commandamo, che ad omne requisicione de lo dicto commissario debiate provedere li dicti sei fochi solvano et contibuiscano in le rasune fiscali con la università et homini de lo dicto castello tanto per lo passato quanto presente et futuro […] o vero providere con la regia Maiestà quella rata che a loro tocha sia audita et acceptata a li homini restanti de lo dicto castello436

L’università di Capracotta nel 1474 aveva presentato querela in Sommaria sostenendo che le erano stati numerati tre fuochi in più relativi a persone che abitavano in Abruzzo Citra. La Sommaria, dopo apposita verifica, scrisse al De Vera di scomputare quanto ricevuto per i tre fuochi che erano presenti nel cedolario che la Camera gli aveva inviato, affermando di avere scritto al Tesoriere d’Abruzzo437 peresigere dal loro il dovuto. In questo caso, il dettaglio del provvedimento è massimo: in calce vennero infatti trascritti anche i nomi dei tre: eredi di Buccio Cordisco di Capracotta e Antonio di Ricio, detto Bocca di Lupo, che vivevano ad Agnone e Nicola Di Vito, detto Cola Favachio, che viveva a Pietrabbondante438.

L’università di Casacalenda aveva reclamato in Sommaria perché le era stato numerato il fuoco relativo a un tale Marino de Ciero di Gambatesa che però viveva a Monacilioni in Capitanata. Dopo avere scritto a Renzo d’Afflitto, commissario di Capitanata, ed aver da lui ricevuto conferma

436 Doc. 7. 437 Doc. 80 438 Doc. 79.

123 della cosa («trovamo lo dicto Marino habitante in la dicta terra de Monacilioni con sua casa et famiglia»439), i funzionari della Sommaria scrissero al de Vera per scomputare il fuoco da Casacalenda e al d’Afflitto per fare aggiungere il fuoco relativo a Marino a Monacilioni.

La questione dei pagamenti fiscali di Pietro de Mascio trasferitosi da Provvidenti a Bonefro, sebbene piccola, ci consente di comprendere ancora meglio il funzionamento della tassazione: non si tratta infatti solo della tassazione personale, ma della valutazione dei beni dei singoli, nell’una e nell’altra delle comunità, quella di partenza e quella d’arrivo. Avendo ricevuto le lamentele dell’università di Bonefro riguardo la pretesa del commissario fiscale di far pagare all’università per il De Mascio più di quanto lui pagava a Provvidenti, la Sommaria, il 22 giugno 1485, scrisse al commissario rammentandogli l’ordinamento allora vigente:

como sapite, iuxta la ordinacione sopra ciò facta, ipsi exponenti [l’università di Bonefro] non sono tenuti pagare se non tantum quella rata quale pagava dicto Pietro de Mascio per causa del suo foculere et sale in dicta terra de Providenti in tempo che se partio da quella […], per tanto farrite pagare ad ipsi exponenti per lo tempo che non l’haveno pagata et non più, havendo però havertencia se in dicta rata era incluso lo pagamento de li boni stabili quali ipso Pietro possedea in dicta terra, lo quale anche de presente è tenuto contribuire in quella possedennoce dicti boni, et tanto meno haviti vui ad exigere da ipsi exponenti.440

Talora, non mancano annotazioni riguardanti la condotta di vita delle persone interessate dai provvedimenti, come è il caso di una tale Susanna, che da Guglionesi «sta et habita in la dicta terra de Larino inmaritata [et] vive de turpi lucro».441

Per quanto raramente, anche le donne compaiono infatti – e non solo le ‘inmaritate’, ma le vedove, che in qualche caso tornavano ai loro borghi di partenza – fra i ricorrenti alla Camera. Antonia e Altabella, vedove di Antonio e Angelo dell’Abbazia di Torremaggiore, ricorsero alla Sommaria perché alla morte dei mariti,

essendose loro partute et andate ad casa de loro fratelli in la cità de Termoli, et portati con loro li figlioli piczioli, per vuy [università di Torremaggiore] li sono stati impediti certe loro robbe mobile et certi fructi pervenuti de loro beni che portavano per loro substentacione, per causa che volite essere securi de li pagamenti toccavano per li fochi de dicti loro mariti.

439 Doc. 84. 440 Doc. 268. 441 Doc. 160.

124 La Sommaria scrisse quindi a Torremaggiore che, poiché non si potevano trattenere questi beni mobili, non avrebbero assolutamente dovuto bloccarne la fruizione, mentre

deli fructi dele vigne et case et altre possessione quale possedeno in questa terra et loro territorio, havendono de pagare pagamento alcuno per li fochi de dicti loro mariti, ali tempi debiti provederrite de fare satisfare de li fructi de dicti boni.442

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