• Non ci sono risultati.

il pagamento dell’adoha

TENTATIVI DI AUTONOMIA AMMINISTRATIVA: I CAPITOLI DI AGNONE E CAMPOBASSO

5.1. Il controllo amministrativo e finanziario del Regno: la Regia Camera della Sommaria Nel Regno di Napoli la Regia Camera della Sommaria, nata con la dominazione angioina, già

5.3.2. il pagamento dell’adoha

Come detto in precedenza, l’adoha era l’imposta annuale dovuta dai feudatari che sostituiva il servizio militare ed era commisurata alla redditività del feudo, in ossequio al principio della concessione del feudo come mezzo per poter espletare al meglio i doveri del buon vassallo, in primis la prestazione del servizio militare. Le comunità soggette ai baroni erano chiamate a partecipare al pagamento nella misura della metà, mentre «li subfeudatarii deveno contribuire a li baruni et non a la Corte, cioè quilli che tengono li feudi per concessiune de li baruni et non in capite dala regia corte»372

e questo «iuxta lo tenore et forma de le concessiune predicte quale tengono de dicti feudi».373

Nel pagamento dell’adoha erano quindi coinvolti tre diverse tipologie di contribuenti (i baroni, le comunità ad essi soggette e i suffeudatari), che dovevano necessariamente concorrere al versamento di un tributo dipendente dalla redditività del feudo. È ovvio che una situazione simile generava un intricato viluppo di problematiche relative alla valutazione della redditività del feudo, alla definizione dell’ammontare del tributo e al suo effettivo pagamento (di cui il barone era comunque responsabile in solido), tutte riguardanti una pluralità di soggetti, che solo un efficiente e strutturato organo come la Regia Camera della Sommaria poteva sbrogliare.

371 Doc. 312. 372 Doc. 256. 373 Doc. 339.

104 Nella copiosa messe di documenti afferenti a questo tema troviamo, infatti, le lamentele di innumerevoli e diversi soggetti. Fanno appello alla Sommaria i piccoli detentori di feudi come frate Pietro di Berardinella di Agnone374 e Giovannello di Santa Lucia di Agnone375 e i baroni minori come Giacomo Cantelmo376 e Nicola di Pietracupa, ma anche le comunità soggette ai feudatari.377 Talora sentiamo anche la voce dei suffeudatari, come nel caso dei suffeudatari di un ex potente barone esiliato come Cola di Monforte.378

Gli esempi di questo tipo di controversie e di appelli sono innumerevoli: ci limiteremo pertanto a qualche caso. Nel 1494 le terre del marchese di Pescara Alfonso d’Avalos situate nelle provincie di Terra di Lavoro e Contado di Molise si lamentarono del fatto che il commissario fiscale Ludovico d’Afflitto pretendesse di esigere da loro per il pagamento della quota parte dell’adoha più di quanto dovevano. Alle dette terre spettava contribuire con 188 ducati, 1 tarì e 8 grana, che son la metà di quanto era tassato il marchese: 376 ducati, 2 tarì e 16 grana. La Sommaria dispose dunque con il d’Afflitto che «debiati exigere da ciaschuna dele infrascripte terre (…) per causa de lo pagamento de lo dicto adoho per la mità alloro toccante»379. Tra le terre c’erano Bagnoli del Trigno

che doveva pagare 22 ducati e 7 grana e Vastogirardi che doveva pagare 8 ducati, 1 tarì e 12 grana. L’Università di Baranello nello stesso anno (si noti la data) si rivolse alla Sommaria per avere giustizia relativamente all’esazione dell’adoha, lamentandosi del fatto che il proprio signore Berardino Caetani pretendesse il pagamento dell’intero tributo e che esso venisse calcolato in base al focatico e non in base ai frutti percepiti dal barone. La Sommaria si informò e verificò che la rendita annua della terra era di 31 ducati e 2 tarì: pertanto la rata totale dell’adoha da pagare era pari a 16 ducati, 2 tarì e 15 grana. A Baranello venne dunque riconosciuto che doveva pagare solo il «meczo adoho»380 pari a 8 d. 1 t. e 7 gr.

374 Possedeva il castello disabitato di Civitelle, acquistato da Carlo Carafa e il Castello di Croce e San Nicola, ugualmente disabitato acquistato insieme a Giovannello di Santa Lucia di Agnone da Giovanni Honofrio Sugorio de’Normanni di Agnone. (doc. 324)

375 Aveva acquistato il castello disabitato di Posta sito in Contado di Molise da Carlo Carafa. (doc. 327) 376 Aveva portato in Sommaria la documentazione relativa ai frutti percepiti da Acquaviva d’Isernia e Spina disabitate per gli anni della nona (01/09/1475-31/08/1476) e decima indizione (01/09/1476-31/08/1477) «per li quali è stata imposta la rasoni de lo adoha in Regno per la Maiestà del signore re, per la quale informactione vista et recognosciuta per nui, tocha a lo dicto Iacobo pagare in totum per dicto iure adohe iuxta la ordinactione de dicto sigfnore re ducati decenovi, tarì uno, grana cinqui». (doc. 168).

377 Nel cedolario risultava pagare per l’adoha relativa a Pietracupa e San Nazzaro (terra disabitata) d. 21 t. 3 g. 10: ricorse alla Sommaria poiché affermava che San Nazzaro non gli apparteneva, ma «che tene dicta terra la Comonità della città de al Guardia de Alferi[Guardialfiera]», e pertanto chiese che venisse defalcata dal dovuto la quota relativa a San Nazzaro. La Sommaria verificò: la quota sembrava pari a d.2 t. 3 g. 17, e quindi la Camera ordinò al Commissario fiscale di verificare se effettivamente le cose fossero così e, in quel caso, defalcare (doc. 169).

378 Doc. 171. 379 Doc. 338. 380 Doc. 344.

105 Non mancano le richieste di baroni del livello di Carlo di Sangro che pagava l’adoha (tra le altre terre) per Montenero [di Bisaccia]; Morrone del Sannio, Civitacampomarano, Petrella Tifernina, Roccavivara. Nel 1485 il di Sangro presentò innanzitutto querela poiché gli veniva chiesta anche l’adoha per terre appartenenti a Salvatore e Alfonso di Sangro381 e presentò poi ricorso in Sommaria contro il trattenimento di 207 ducati, 3 tarì e 10 grana effettuato dal doganiere delle pecore in ragione del pagamento dell’adoha sugli erbaggi ritenendo che egli dovesse pagarli in aggiunta ai 198 ducati, 1 tarì e 10 grana che pagava per l’adoha «per le terre et castelle soye»382. La Sommaria diede ragione al barone, ordinando di restituire la somma383.

Chiudiamo questa carrellata con un documento senza data presente nel registro 50, che mostra come anche il più potente barone della zona subisse l’autorità della Corona per il tramite del commissario fiscale e fosse costretto a rivolgersi alla Sommaria per vedersi riconosciuti i propri diritti. Andrea De Capua, duca di Termoli e conte di Campobasso e Montagano, presentò querela in Sommaria contro il commissario fiscale che pretendeva di esigere dalle sue terre per il pagamento dell’adoha più di quanto dovessero e da lui la tassa del quattro per cento sulla provvigione di trecentotrentacinque ducati che aveva sulle esazioni fiscali e sul sale del contado di Montagano. I funzionari della Sommaria, dopo un’accurata verifica resa possibile dal livello di controllo e di accuratezza documentaria raggiunto dalla burocrazia regnicola e dalla stessa Sommaria, inviarono al commissario l’elenco delle terre con la quota di adoha da pagare e dalla verifica del privilegio di concessione del ducato di Montagano affermarono che «de dicti ducati tricento trenta cinquo pagha lo adoha, como possiti vedere in lo cedulario de lo adoha ad vuy traddito et per consequens non deve pagare la rasone de dicti quatro per cento.»384

Per avere un’idea un poco più precisa della situazione, accludiamo di seguito una tabella comparativa: per ogni università le quote da pagare sono espresse in ducati, tarì e grana. La prima cifra rispecchia l’adoha richiesta dal Commissario385, la seconda è quella calcolata dalla Sommaria386:

381 Doc. 254. 382 Doc. 262.

383 La questione si ripresentò sette anni dopo quando in una lettera al Commissario fiscale di Capitanata, Francesco della Piccola, venne fatta esplicita menzione di questa lettera. (doc. 321)

384 Doc. 391.

385 «Commissario, novamente per parte del Illustre duca de Termole è stato exposto in questa camera con querela che vuy constringiti le infrascripte soy terre ad pagare la subvencione che deveno prefate esse terre ad ipso duca per lo adoho ultimamente inposto per la Maiestà del Signore re per la quantità infrascripte» (ivi, f. 99r).

386 «super quo nostra provisione petita, perché reconoschiute in questa Camera le informatiune de proximo producte per lo dicto Illuistre duca del annuo reddito et valore del Contato de Montagana et li cedulari de

106

Università Ducati Tarì Grana Ducati Tarì grana

Limosano 21 2 3 8 3 6 Chiauci 4 3 / 3 4 0 Lupara 12 4 4 12 / 13 Castelmauro 29 4 10 25 / 13 Provvidenti 9 2 2 4 1 / Guardialfiera 20 3 10 19 2 2 Ripabottoni 4 4 13 3 3 12 Campolieto 7 3 3 7 4 13 Matrice 10 4 1 16 / 6 Frosolone 21 1 18 26 4 10

San Giuliano di Puglia 10 1 10 13 1 12

Casacalenda 26 4 3 39 1 6

Castellino del Biferno 9 4 / 3 4 /

Fossalto 20 / 13 23 / 3

Torella del Sannio 9 2 10 11 2 12

Gambatesa 95 / / 43 2 7

Montorio nei Frentani 18 3 10 6 2 16

Campodipietra 16 1 10 6 / /

Guardialfiera 2 / / n.d. n.d. n.d.

Campobasso 79 2 15 97 3 5

Ripalimosani 20 / / 16 / 15

Montagano 44 3 2 44 3 3

Anche un semplice confronto dimostra come la Sommaria tendesse a riconoscere le ragioni delle comunità e a imporre quote uguali o anche più basse di quelle stabilite dal Commissario.

Outline

Documenti correlati