La creatura non morirà perché ha il cuore troppo fondo e resiste. Ma questo male le taglierà le strade della terra- La madre somigliava ad un albero folgora-to ma guardò lontano e disse: – Non importa. Muterà cammino –.
La bimba visse. E gli altri la chiamarono Nil, che vuol dire nulla…”
Da: “Il libro di Nil” Nel suo tema di nascita, i pianeti si dispongono tutti – eccetto Urano – nell’emisfero superiore e subito si fanno notare due punti in particolare: la congiunzione della Luna a Marte in ariete, sul medio cielo e la congiunzione di Saturno, Sole, Venere e Mercurio, in pesci, a cavallo della cuspide della IXª casa. Dove la Luna, signora dell’ascendente – che è culminante in cancro – di-pende da una quadratura ad Urano in VIª casa in capricorno e da un’altra quadratura a Nettuno in cancro ed in XIIª casa: ecco l’infanzia come periodo importantissimo della vita: l’impavido fuoco di marte e la luna rossa illumina-no una scena stabilita lontaillumina-no nel tempo “…il suo spirito era tanto forte che il
sole la guardava negli occhi e lei sfavillava di gioia senza battere le ciglia” (dal
Libro di Nil) così che, dal dramma, potesse lo spirito acquistare le ali e volare là dove lo impediva la realtà di cammino delle gambe inerti. Il Sole, stretto fra Saturno che precede e Venere e Mercurio che seguono, nel segno dei pesci e situati al termine dell’VIIIª ed inizio della IXª casa, è, con il suo diadema di pianeti, al trigono di Nettuno: le valenze nettuniane sono quindi molto
accen-tuate; è attraverso quel Sole che Nedda – Nil – cercherà di risorgere ad una vi-ta, ad un ideale, fra sogno e poesia alternati a pause di dolore e sconforto. Ne nascerà un canto, puro e sfaccettato come un diamante, che le sopravviverà.
“Nil non poteva andare verso le cose, ma le cose venivano a lei a cimenta-re la sua forza e la sua gioia, e tutto la investiva e subito l’abbandonava, la-sciando segni di grazia sulla sua anima con il moto dell’onda marina che scri-ve parole di vita su tutta la riva” (dal Libro di Nil).
La RS del 1910 ha un’ascendente cancro nella XIIª radix, con Nettuno sull’ascendente, opposto ad Urano sulla cuspide della VIIª casa. Saturno ha raggiunto i gradi di Marte radix: i valori capricorno (Marte e Saturno) sono po-tenti ed ostili a quell’Urano che, nel radix, era in sesta ed in capricorno; ma non basterebbero forse a giustificare il trauma: all’IC infatti ci sono Luna e Gio-ve e nell’insieme quindi, ai quattro angoli del tema i pianeti formano una gran-de croce in segni cardinali. Emerge la quadratura radix fra Urano e Marte, qui in trigono.
La piccola Nedda continua a vivere; i genitori si organizzano per portare questo dolore cercando di rendere la vita della bambina il piu’ leggera possibi-le; il balcone di casa, che si affaccia sul fiume Adige, viene ornato di foglie e fiori; la mamma e’ il suo angelo tutelare (quel Nettuno in dodicesima) ed è anche quella che contribuisce a dissetare la sete di cultura di Nil, che legge con lei, che con lei condivide le impressioni, vive, fugaci o assorte, che deriva-no dalla lettura dei classici, che la indirizza verso la scrittura, aiutandola a su-perare la difficoltà che deriva dall’inagibilità del braccio destro. Non sempre è facile, ben ce lo dice quella Luna in ariete congiunta a Marte e quadrata a
Nettuno, sopperire alle tensioni di Nedda; lo sa la mamma, amorevole e
pa-ziente, che raccoglie intorno a Nedda tutto il suo mondo di attesa e di speran-za di felicità per quell’unica figlia, un mondo diventato piccolo come le pareti della casa, da dove Nedda deve apprendere ad uscire e conoscere il mondo solo attraverso l’amore per la cultura, il raggiungimento di un’ideale superiore che la sorregga nei momenti bui; il padre da parte sua, le dedica il tempo libe-ro dal lavolibe-ro, collaborando con la moglie.
Nel 1930, superata l’adolescenza e nel pieno della giovinezza di Nedda, nella sua casa in via Canestrini n. 5, entra a servizio una ragazza di buona vo-lontà, Adele Frainer: resterà a servizio in casa Falzolgher per ben 36 anni (di cui dieci dopo la morte di Nedda, ad accudirne il padre). Adele si dedicherà senza riserve alla famiglia e sarà per Nedda la migliore, la più fidata, l’indi-spensabile amica.
Dal 1933 la casa di Nedda diventa un punto di incontro e di riferimento per artisti, poeti, amanti della cultura: tutti giovani destinati a contare qualco-sa nella cultura trientina e perfino nazionale. Fra di loro, in particolare, Franco Bertoldi, che per Nedda sarà “il simbolo vivente di un amore impossibile”.
“…Non ti darò contro il petto dolore più che il rigoglio delle fronde sciolte. Dammi tu spazio allora per questa morte:
io non ho solco per vivere e non ho paradiso per morire; e sento in me stormire, quest’agonia d’amore,
bionda, contro la zolla che la ignora…”
L’esordio letterario avviene con la pubblicazione di 10 sue poesie in un’antologia intitolata “Poesia” che venne pubblicata a Trento fra il 1934 ed il 1938 per iniziativa del sindacato fascista degli scrittori della Venezia Tridenti-na; il fatto che Nedda aderisse al Sindacato fascista per tale pubblicazione, non fu, per quegli anni, che una “tappa obbligata” tenuto conto che ciò che Nedda apprendeva del mondo fuori dalle mura della sua casa, era ciò che arri-vava in casa come notizia, attraverso la radio, le conversazioni; non certo per un suo attivismo politico.
Durante la guerra, Nedda vive dentro di sé lo strazio che percorre il mon-do fuori dalla sua casa: e si interroga su Dio, si mon-domanda perché Lui consente che avvengano tante atrocità. Ne Il libro di Nil, pubblicato postumo dal padre, c’è una sezione di poesie intitolata “Ritmi dell’infinito”, dove ci sono le poesie scritte durante il periodo bellico.
“Stasera io sono stanca delle tue mani lontane;
stanca di grandi stelle disumane, com’è sazia l’agnella di erbe amare.”
Dal 1940 Edda collaborò, con la pubblicazione di alcune sue poesie, alla rivista “L’eroica” fondata da fondata e diretta da Ettore Conzani nel 1911 (e che venne pubblicata fino al 1944).
Il 2 settembre 1943 Trento fu pesantemente bombardata e Nedda fu sal-vata dalle macerie, con i suoi genitori ed Adele, grazie ad un ragazzo che, per un suo credo religioso, si occupava di volontariato; egli, subito dopo il bom-bardamento, era accorso verso la zona più sinistrata e, caso volle, verso Ned-da. Domenico non solo l’aiuta e la salva in quell’occasione, ma prima ospiterà lei e la sua famiglia in una sua casa di campagna ed in seguito provvederà per loro allo sfollamento a Vigo Meano. Dal novembre di quell’anno Nedda inzierà una corrispondenza con Domenico che si protrarrà per più di dieci anni. La presenza di Domenico, la sua bontà disinteressata, fanno sì che Nedda si avvi-cini ad una dimensione spirituale personale intensa, in cui lei prende coscien-za che nel mondo esistono delle realtà che hanno una loro dimensione proprio come “atto d’amore” del Divino.
“Ma una luce è posata sulle cose come la carità senza parola; e ogni vita attende sola
La RS del 1943 ha l’ascendente in cancro, come nel radix: ma la cuspide cade nella XIIª casa di nascita e la Luna è nel segno dello scorpione. Giove di RS, congiunto a Lilith, passa sull’ascendente ed è al trigono della Luna: il viag-gio, il cambiamento, la protezione, la lotta, le forze profonde e segrete.
Il Sole di RS è al quadrato di Urano e di Saturno situati in XIª su Giove ra-dix: lo scoppio, e l’amico: l’XIª è in toro e Venere è in ariete, sul MC, positiva all’ascendente. Il Nodo Nord della Luna ritorna nella sua posizione radix.
La guerra termina infine e Nedda può tornare nella sua casa, in Via Cane-strini 5; riapre gli scuri e ritrova il suo balcone che si affaccia sull’Adige e guarda, lontano, l’orizzonte dove le sue montagne delineano il confine col il cielo. Molte cose sono cambiate fuori, i luoghi, e le persone. Ma il suo piccolo universo ha ripreso la sua impronta di calore e consuetudine. L’amata madre, sua forza e conforto, da tempo malata, a poco a poco e dolorosamente si sta spegnendo; mancherà il 25 settembre 1950.
“T’amo, Signore, per la muta passione delle rose. T’amo per le cose della vita leggera,
le cose che sognano i morti la sera dentro la terra calda,
sotto il limpido brivido degli astri.
Ma più t’amo, Signore, per la misericordia Delle tue grandi campane
Che portano nel vento Verso l’anima della sera La nostra povera preghiera.”
La RS del 1950 ha un’ascendente acquario nell’ottava casa radix: Urano è prossimo al Nettuno di nascita ed è preceduto in RS dalla Luna che, in IVª ca-sa, si situa su Plutone radix. Plutone di RS si congiunge al Nodo nord di nasci-ta. Il nodo nord di RS si congiunge a Luna-Marte radix.
Nel 1956 – l’anno prima della sua morte – nel tema di RS si può notare come Plutone in IVª, Nettuno in Vª e Mercurio in IXª, formino, con la congiun-zione Marte-Luna, il “rettangolo mistico” all’interno del tema. La Luna e Marte “ritornano” in ariete come alla nascita, ora in XIª casa.
Nedda ha continuato a scrivere, prosa e poesie negli anni. Ora sente la vi-ta che fugge via, porvi-tandosi con sé ogni spiraglio di luce terrena. Raggiunge l’acme del dolore, la coscienza di ciò che è trascorso, di tutto ciò che le è pas-sato accanto e che non ha potuto avere; per quella vita che ha cantato il suo canto e corso lungo i sentieri dell’esperienza, solo lontano da lei; soffre per ciò che non ha vissuto, per una maternità agognata e solo immaginata nel suo cuore.
“Ora tu vedi queste mie canzoni simili tanto alle foglie che sperdi, amaro Iddio del silenzio.
E sai che non hanno feste di sole Perché di tutto il sole tu inondi La Terra dove cammina l’amore.”
La RS del 1956 ha un’ascendente all’inizio della vergine. Plutone con Gio-ve sono opposti al Sole sull’asse della Iª - VIIª casa, al quadrato di Saturno in IVª.
Nedda Falzolgher, Nil, muore il 2 marzo 1956, pochi giorni dopo il suo cinquantesimo compleanno.
“Ascolta ancora, Dio, le sorgenti, e perdona,
e nella mano portaci, col seme delle stagioni innocenti.”
Nel 1955, il Comune di Trento darà il suo nome ad una via della città –una bella strada sulla collina, tra ville e giardini e, nel 1976, nel 20° anno del-la sua morte, del-la commemora con del-la pubblicazione di un libro, antologia di poesie e di prosa tratti da “Il libro di Nil”.
I testi in mio possesso:
■ Nedda Falzolgher: poesia e spiritualità, edito dal Comune di Trento, 1990