compiendo sette giri ciascuno intorno a lui, recitando delle formule e trasfon-dendo nell’argilla l’uno il calore del fuoco, l’altro l’umidità dell’acqua. Infine il rabbino pose sotto la lingua del Golem il misterioso sˇém, il foglietto di perga-mena con la formula cabalistica della vita, ordinandogli di levarsi sulle gambe e di obbedire ciecamente come un servo. Poiché il Golem, come tutti gli Ebrei e in ossequio ad un preciso precetto religioso, il sabato doveva astenersi da qualsiasi lavoro, ogni venerdì al tramonto Rabbi gli toglieva di bocca lo sˇém, rendendolo inerte. Ma un venerdì il rabbino se ne dimenticò e mentre svolgeva la funzione serale nella sinagoga, il Golem, voglioso di dimostrare la propria forza ed autonomia, iniziò a schiumare ed a smaniare, invasato dai demoni, strangolò galline e gatti e distrusse tutto ciò che incontrò. Rabbi Löw, avverti-to, interruppe la celebrazione e subito accorse e gli sottrasse di bocca il fo-glietto. Il servo furioso, imbrattato di sterco e di piume, si accasciò tramortito. Allora il rabbino con i suoi aiutanti compì sette giri al contrario intorno a lui pronunciando le formule cabalistiche in ordine inverso di quelle pronunciate durante la sua creazione. Era il 1592.
Taluni insinuano che il Golem, l’uomo artificiale creato immortale e dota-to di una forza sovrumana al fine di proteggere la comunità ebraica dalle ricor-renti persecuzioni, poteva rappresentare l’alter ego, l’ombra stessa del rabbi-no. Un giorno gli sfuggì di mano diventando furioso e pericoloso, ed egli fu co-stretto ad eliminarlo, riponendo quella che era solo mera fanghiglia inanimata nella soffitta della Sinagoga Vecchia-Nuova,4 la quale ormai contaminata non avrebbe potuto mai più contenere né libri né oggetti sacri, inoltre pose il divie-to a chiunque di accedervi. È la rivolta della forza bruta contro l’ingegno, del servo contro il padrone, dell’istinto contro la ragione.
È interessante rilevare poi che il sapiente Rabbi Löw ebbe contatti con i dotti astronomi ed astrologi di corte e fu persino ricevuto in udienza da Ro-dolfo II, che desiderava penetrare i segreti dell’universo interrogandolo sulle sue non comuni conoscenze relative alla scienza del cielo, alla Cabala ed alle materie mistiche ed arcane.
Il mito del Golem, dunque, racchiude in sé i misteri della creazione, il rap-porto fra padre e figlio, del dominante e del dominato, della colpa e della con-danna, tutti incubi che incarnano le ossessioni del ghetto.
Molti anni dopo, un altro ebreo, il praghese Franz Kafka,5 anche lui con una forte immagine paterna dominante e castrante,6 scrisse le sue storie allu-cinanti e paradossali, i cui motivi principali sono di nuovo la colpa e la con-danna e poi l’amore e la malattia, l’umorismo e la tragedia ed i cui personaggi subiscono il giudizio di forze oscure ed invincibili. Della sua città, Praga, dice-va: “Questa mammina ha gli artigli” e fra quegli stretti artigli egli si sentì co-stretto per tutta la vita.
Qui sta la magia di Praga, in questo crocevia di popoli, di lingue e di ci-viltà: slava, ebraica e tedesca e poi ancora tutti quelli che sono approdati alla corte praghese da ogni parte d’Europa per dare il loro contributo artistico op-pure semplicemente per trarre di che viverci, spesso mistificando ed imbro-gliando.
Oggi la sua magia più grande è quella di essere riuscita a conservare in-tatto il suo fascino antico senza sembrare patetica o fuori moda ma, soprattut-to, di aver saputo conservare quasi integro il proprio patrimonio storico, cultu-rale, artistico e musicale, nonché quello scientifico, astronomico ed astrologi-co insieme.
Il primo impatto si ha nella Piazza di Stare Mesto, la città vecchia, sulla cui torre del Municipio un grande orologio, che le nostre guide definiscono prudentemente “astronomico”,7segna le ore dall’anno 1410 ed è fra i più anti-chi d’Europa, di questo tipo, dopo quello di Padova del 1344 e di Strasburgo del 1354. Osservandolo, ben presto ci si accorge che si tratta di un prezioso gioiello astrologico che è stato costruito da un maestro orologiaio, Mikulá? di Kadan, e da Jan ?indel, professore di matematica e astronomia presso l’Uni-versità Carolina di Praga.
L’orologio è costituito da due quadranti posti in un’edicola tardo gotica riccamente decorata [foto 1].
Quello superiore, una sorta di astrolabio meccanico, è racchiuso fra le due figure a sinistra che simboleggiano la Vanità (l’uomo che si ammira nello specchio) e l’Avarizia (l’uomo con il sacco dei denari) e le due figure a destra che simboleggiano la Morte (lo scheletro) e la Lussuria (il Turco col turbante). Un cerchio che rappresenta il mondo allora conosciuto, con la città di Praga nel mezzo, sta al centro del quadrante, il quale è suddiviso poi in zone di tre diversi colori: quella inferiore è nera e rappresenta la notte astronomica, quella ocra è delimitata ad est dall’Aurora e ad ovest dal Crepusculum, infine quella azzurra, il giorno, abbraccia l’emisfero superiore che va da oriente con l’Ortus (il sorgere del Sole, l’ascendente dunque) fino all’occidente con l’Occasus (l’occaso, il discendente). Sopra, su questo stesso quadrante, ce n’è un altro più piccolo, mobile, su cui sono disegnati i segni zodiacali. Il braccio solare, che termina con un Sole dorato, indica il segno zodiacale del momento sul piccolo quadrante mobile, mentre la manina dorata (posta sullo stesso braccio solare) indica sul quadrante grande l’ora solare locale di Praga. Si può notare che l’ora solare è espressa in due modi: in numeri romani da I a XII (zenit) e da I a XII (nadir) secondo l’odierna ripartizione, ed in cifre arabe scritte in ca-ratteri gotici per la tradizione boema, dove la 24aora corrisponde al tramonto.
Il braccio lunare termina con una Luna rotonda, metà argentea e metà nera, che indica sul piccolo quadrante mobile il segno zodiacale in cui si trova in quel momento. Essa si muove su un anello mobile e, oltre a mostrare le sue fasi, percorre il quadrante attraversando le zone diurne e quelle notturne.
Il braccio che termina con la piccola stella d’oro mostra invece la posizio-ne dell’equinozio di primavera, detto anche punto vernale o punto gamma.
Il quadrante dell’orologio rappresenta dunque i fenomeni astrologici rela-tivi al sorgere ed al tramontare del Sole e l’orizzonte è dato dal confine fra la zona ocra e quella azzurra. Quindi per conoscere l’ascendente del momento, secondo l’ora solare, è sufficiente osservare in quale segno zodiacale del qua-drante piccolo cade il confine stesso, posto, come abbiamo detto, sulla linea di demarcazione fra Aurora e Ortus del quadrante grande [foto 2].
Il quadrante inferiore invece, costituito dal Calendario, è racchiuso fra quattro figure, a sinistra un cronista e un angelo, a destra un astrologo e un fi-losofo. In questo quadrante sono dipinte copie delle pitture di Josef Manes del 1865, i cui originali sono conservati al Museo di Praga, che rappresentano nel-la parte interna i segni zodiacali ed in quelnel-la esterna i dodici mesi con le ri-spettive scene stagionali che ritraggono la vita rurale boema [foto 3].
Al battere di ogni ora, dalle otto alle ventuno, si assiste alla magia mecca-nica di questo preziosissimo strumento astrologico: la Morte suona la campa-na e capovolge la clessidra, mentre gli Apostoli iniziano a sfilare dietro le due finestre poste nella parte più alta, chinandosi verso la folla. Quando le finestre si richiudono, il gallo, posto al di sopra di esse, sbatte le ali e canta; infine le campane suonano le ore.
L’Orloj, come i praghesi chiamano il loro orologio, non è l’unica magia astronomico-astrologica di Praga, infatti poco lontano, in direzione del Ponte Carlo, si trova il complesso del Klementinum, voluto dai Gesuiti nel 1653 e la cui costruzione si compì solo nel 1748 su progetto degli architetti Francesco Caratti, Frantisˇek Maxmilian Kanka e Anselmo Lurago. Quando, il 21 luglio 1773, il Pontefice sciolse l’ordine dei Gesuiti, la proprietà del Klementinum passò all’Università Carolina. A noi di questo vasto complesso edilizio interes-sa soprattutto la Torre astronomica, nonché l’adiacente Biblioteca barocca che conserva antichi e preziosissimi manoscritti e libri sulle diverse materie dello scibile umano, fra cui testi filosofici, teologici e pur anche astronomici ed astrologici.
La Torre astronomica, originariamente chiamata Torre Matematica, fu un’istituzione che rese possibile eseguire le misurazioni astronomiche; tuttavia non si ha notizia di osservazioni effettuate prima del 1750. Fu costruita su ini-ziativa di Frantisek Retz, rettore del Klementinum e in seguito Generale Supe-riore della Compagnia di Gesù. Il progetto è attribuito al Kanka o a Kilian Ignac Dientzenhofer. L’architetto italiano Anselmo Lurago cooperò al disegno della torre che fu terminata nel 1722, con l’apposizione di una statua di Atlan-te sulla sua cima. Si tratta di una statua di piombo con l’inAtlan-terno di ferro, che pesa 600 chilogrammi ed ha un’altezza di 2,4 metri. Atlante porta sulle spalle
Il tema redatto per il momento dello scatto della foto 2, avvenuto a Praga, il 30.7.2004, ora solare 15:13:01, evidenzia un ascendente a 1°46’ Sagit-tario, il Sole è a 7°44’ in Leone e la Luna è posta a 21°25’ in Capricorno. Se guardiamo attentamente la fotografia dell’Orologio astrologico, vedia-mo che la linea di demarcazione fra l’Aurora (ocra) e l’Ortus (azzurro) posta sul quadrante grande, cade - nel quadrante piccolo - all’inizio del segno del Sagittario, determinando dunque l’oroscopo, o ascendente, del momento. Il Sole è in Leone. Ad oriente, ma ancora sotto l’orizzonte ed invisibile (zona nera) vi è la Luna gibbosa (si farà piena il giorno seguen-te) posta nel Capricorno, che mostra dunque il suo lato argenteo.
una sfera celeste dal diametro di 1,6 metri e il peso di 150 chilogrammi, nel cui centro è posto un sole dorato [foto 4].
Sulla torre c’erano diverse meridiane, forse addirittura quattro, tuttavia se n’è conservata solamente una, recentemente restaurata, che è situata sul lato orientale. Sul lato occidentale invece, è rimasto solo il polo della meridiana, infatti nel corso dell’ultimo restauro della Torre, avvenuto nel 1995, non è sta-to ridipinsta-to l’affresco del quadrante, né è stata ripristinata la meridiana, forse perché la sua ricostruzione avrebbe avuto bisogno di più accurate indagini. Negli archivi vi sono delle annotazioni da cui risulta che sul lato meridionale si trovava un’altra meridiana, di cui non c’è più alcuna traccia. In seguito poi al-l’osservazione di vecchie fotografie effettuate nel corso del XIX e XX secolo, la torre sembra fosse dotata di una quarta meridiana posta sul lato settentrionale dell’edificio.
Nel 1748 Joseph Stepling (1716-1778), il più famoso dei matematici ap-partenenti all’Ordine dei Gesuiti, fu nominato professore universitario di geo-metria e calcoli infinitesimali presso la Facoltà delle Arti. L’osservatorio astro-nomico fu ufficialmente istituito nel 1751 o nel 1752, su iniziativa dello stesso Stepling che ne fu nominato primo Direttore, ed iniziò a funzionare sotto la su-pervisione statale. In seguito allo scioglimento dell’Ordine dei Gesuiti, passò completamente sotto l’amministrazione dell’Impero Asburgico. Tuttavia dopo la ricostituzione dell’Ordine, avvenuta il 7 settembre 1814, i Gesuiti non ritor-narono nel Klementinum e per lungo tempo la figura del direttore dell’Osser-vatorio coincise con quella di professore di astronomia presso l’Università Ca-rolina.
La Torre astronomica fu restaurata in tempi diversi, una prima volta nel 1914 e poi nel 1968. Il rifacimento degli esterni e la posa di Atlante sulla sua cima terminarono il 27 novembre 1995, mentre la ricostruzione degli interni ebbe compimento nel 2000. La torre fu aperta al pubblico il 15 maggio 2000.
Vediamo ora di quali strumenti era dotato l’osservatorio astronomico che rimase in funzione fino al 1928, anno in cui fu trasferito nell’attuale sede di Ondrejov.8
C’è da dire, innanzitutto, che si sono conservati solo gli strumenti fissati solidamente nel muro. Al secondo piano della torre, nell’osservatorio astrono-mico, ci sono due quadranti murali, che si suppone siano stati costruiti dal matematico ed astronomo Johannes Klein (1684-1762) che progettò e costruì molti altri strumenti astronomici e di precisione, fra cui uno splendido Orolo-gio Astronomico-geografico da tavolo del 1738 che è conservato a Dresda nello Staatlicher Mathematisch-Physikalischer Salon dello Zwinger.9 Uno dei quadranti è situato presso la finestra posta a sud, l’altro di fronte, in un’apertu-ra rettangolare posta a nord. Entun’apertu-rambi eun’apertu-rano in cattive condizioni tecniche, opera della corrosione e del guano che li hanno danneggiati a lungo, pertanto non era più possibile distinguere la divisione dei loro circoli. Si sospetta, però, che sul quadrante posto a nord non sia mai stata incisa tale suddivisione e perciò non poté mai essere utilizzato per la misurazione. La conferma la si eb-be durante le operazioni di restauro di entrambi gli strumenti, inoltre – ad
aval-lare questa tesi – non risultano esserci registrazioni relative alle misurazioni operate con tale quadrante.
Nella stessa sala si trova un piccolo foro per la proiezione del Sole. A mezzogiorno la stanza si trasforma in una camera oscura, infatti l’immagine del Sole viene proiettata attraverso il foro su di uno stretto spago, il quale deve essere lungo abbastanza da poter essere usato durante tutto l’anno, entro l’in-tero campo di declinazione del Sole. Naturalmente la stanza, contenente i qua-dranti murali, deve essere oscurata al fine di ottenere l’immagine solare il più visibile possibile e di poter quindi determinare il mezzogiorno locale che si ve-rifica quando lo spago divide l’immagine del Sole esattamente in due metà, che possono essere ben osservate su un pezzo di carta bianca graduato, posto sotto l’immagine del Sole. Dopo aver ricevuto il segnale del mezzogiorno dal movimento della bandiera della torre, veniva sparato il colpo a salve che se-gnava il mezzogiorno praghese. Questa pratica continuò presumibilmente fino al febbraio del 1926.
Sfortunatamente, del più importante osservatorio in territorio Ceco sono rimasti solo gli strumenti posti in alto e fissati nel muro. Ci sono però le prove dell’esistenza al suo interno di importanti strumenti astronomici già all’epoca di J. Stepling, che sono state fornite da due astronomi gesuiti, Maximilian Hell (1720-1792) e Janos Sajnovics (1733-1785), rispettivamente Direttore del-l’Osservatorio astronomico dell’Università di Vienna ed assistente dell’Osser-vatorio astronomico della Reale Università di Tyrnavia (oggi Trnava in Slovac-chia), che arrivarono a Praga il 2 maggio 1768 ed il 3 maggio visitarono la torre in questione. È interessante rilevare che entrambi gli astronomi fecero in seguito un viaggio alle Isole Värdo nel Mar di Barents, nell’odierna Norvegia, per osservare il transito di Venere attraverso il disco solare avvenuto il 3 e il 4 giugno 1769.10A conclusione e quale documentazione di questa loro visita del 1768 al Klementinum, dopo i saluti e i ringraziamenti di circostanza, Sajnovics scrisse:
“…La torre è rotonda (in realtà è quadrata nelle sue parti più basse ed
ot-tagonale in quelle superiori) e si accede ad essa con grande difficoltà mediante
scale di legno. All’ultimo piano c’è una galleria, larga 4 o 5 piedi, che segue l’andamento della torre, è pavimentata con pietre quadrate ed è protetta con una ringhiera di metallo. Inoltre ci sono degli altri strumenti e due quadranti murali, ognuno dal raggio di 6 piedi, che non sono stati ancora riparati
(proba-bilmente si riferisce al fatto che sui loro circoli non sono state incise le suddivi-sioni). A me piace specialmente uno strumento parallattico ed un quadrante
mobile con un raggio di 3 piedi. Gli strumenti sono stati costruiti sotto la dire-zione del reverendo Stepling qui a Praga con tale solidità, accuratezza e bellez-za, che sembrano fatti in Inghilterra…
… Vi è una biblioteca davvero bella; che tuttavia non è comparabile con le biblioteche di Vienna o di Trnava e un Museo detto di Fisica che comprende strumenti costruiti con abilità, ad esempio orologi automatici con figure (deco-razioni e motivi ornamentali, o statuette e rilievi), i quali si muovono automati-camente ed il cui funzionamento si accorda ai vari sistemi celesti (per esempio
quelli di Copernico e di Tycho), o che rappresentano il moto delle stelle (o delle costellazioni) con le loro posizioni nei rispettivi moti, tutti ben regolati, orologi che al guardarli risultano imponenti…
…Potete trovare qui un piccolo ottante di metallo, che dicono sia stato di proprietà del Grande Tycho. A parte questo, non è possibile trovare qui altri strumenti appartenuti a Tycho”.
Nel 1752, su iniziativa di Johann Stepling, ebbero inizio nel Klementinum le osservazioni meteorologiche, vale a dire la misurazione della temperatura, della pressione atmosferica e delle precipitazioni. Gli strumenti meteorologici furono originariamente situati negli appartamenti dello stesso Stepling e solo più tardi vennero sistemati nella torre. Infine, nel 1786, essi furono nuovamen-te rimossi e posti al primo piano sulla facciata nord dell’edificio opposto alla torre, dove sono rimasti fino ai nostri giorni. Sfortunatamente non sono state conservate le misurazioni della pressione atmosferica del periodo compreso fra il 1753 e il 1768 e nemmeno quelle della temperatura dall’inizio fino all’an-no 1771. Per il periodo 1771-1774 soall’an-no state conservate solo le temperature medie mensili. Le misurazioni quotidiane della temperatura, regolari e di alta qualità, iniziarono il 1 gennaio 1784, mentre quelle relative alle precipitazioni risalgono al 1 maggio 1804 e si ritiene siano fra le più antiche effettuate nel-l’Europa Centrale. Naturalmente questa serie di misurazioni effettuate regolar-mente e sistematicaregolar-mente da allora fino ai nostri giorni, costituisce l’orgoglio dei meteorologi cechi ed è molto apprezzata dagli studiosi di tutto il mondo. È opportuno rilevare che il reverendo Stepling redigeva i suoi lavori in lingua la-tina e la sua eredità scientifica comprende un gran numero di lavori matemati-ci concernenti i calcoli integrali, l’algebra e la misurazione delle coordinate.
Qualche cenno ora su una delle più grandi biblioteche d’Europa, la biblio-teca imperiale del Klementinum la cui apertura risale al 1777. Inizialmente il suo patrimonio comprendeva i volumi della biblioteca Gesuita e di quella Ca-rolina, infatti Carlo IV11 aveva regalato 160 manoscritti alla biblioteca dell’Uni-versità già nel 1348. In seguito, Karel Rafael Ungar, che nel 1780 curò la cu-stodia dei quindicimila volumi, suddivise la biblioteca in cinquantaquattro set-tori per i libri stampati e in diciassette per i manoscritti. Nel 1782 ai tipografi praghesi e più tardi a quelli di tutta la Boemia fu imposto di consegnare al Kle-mentinum un certo numero di copie di ogni libro che stampavano. Nello stes-so anno fu aperta una sala di lettura.
Oggi il Klementinum contiene quasi sei milioni di volumi, milleduecento rotoli di papiro, seimila manoscritti medievali e tremila incunaboli (libri stam-pati prima del Cinquecento). Tra i tesori più antichi si annoverano il Codice di Vysˇegrad, un frammento della Bibbia di Gutenberg ed i manoscritti di Jan Hus.12Il valore di questi libri è enorme, solo il Codice di Vysˇegrad (del 1085) è stato valutato, nel 1919, alla Conferenza di pace di Parigi, cinquanta milioni di franchi in oro.
Nella magnifica sala barocca della biblioteca, dai soffitti decorati da splendide pitture, fanno bella mostra di sé dei preziosi globi astronomici di grandi proporzioni. Vi sono due globi del diametro di due metri costruiti da
Ka-spar Pflieger (1665-1730) e due globi – uno astronomico ed uno geografico – del famoso cartografo veneziano Vincenzo Coronelli.13
Attraversando poi la Moldava (chiamata qui Vltava), salendo sulla collina fra Hradcˇani e Petrin, troviamo il Monastero dei Premonstratensi di Strahov fondato nel 1140 dal re boemo Vladislao I. Al suo interno troviamo la Bibliote-ca di Strahov le cui due sale sono molto belle e di grande effetto, la Sala di
Fi-losofia e la Sala di Teologia [foto 5]. In queste preziose biblioteche sono
con-servati circa un milione di libri, mille incunaboli e duemila manoscritti. Nelle sale di accesso alle due grandi biblioteche si possono ammirare fra l’altro al-cuni codici miniati, dei libri a stampa dal formato minuscolo, un atlante astro-nomico di Al-Sufi, manoscritto nel XIV secolo e proveniente dall’Italia [foto 6], com’è spiegato nella didascalia e poi ancora strumenti astronomici, sfere ar-millari e globi celesti e terrestri.
Questo viaggio alla ricerca della Praga astrologica si conclude laddove