L’ESERCIZIO DELL’AZIONE PENALE DA PARTE DEL PROCURATORE
2.9 L’obbligo di ricercare la verità
Le regole deontologiche appena illustrate sono confermate anche dal diritto vero e proprio, ossia trovano un riscontro nella Costituzione, nella legge e nella giurisprudenza. Se ne può ricavare un obbligo molto importante per il procuratore: quello di promuovere la verità e di astenersi dai comportamenti che ostacolino la stessa. La pubblica accusa, pertanto, ha come obiettivo, non soltanto la condanna dei colpevoli, ma anche la protezione degli innocenti. Essa, prima di servirsi di prove per dimostrare la responsabilità dell’imputato, deve essere convinta circa l’autenticità e l’attendibilità delle stesse. Anche la Costituzione federale, come si accennava, impone un dovere di verità, prevedendo che il prosecutor non possa usare prove false o nascondere prove significative favorevoli per l’imputato.
Nel 1935, con la sentenza Berger v. United States, la Corte Suprema federale ha affermato che il dovere del prosecutor di servire la giustizia implichi, per questi, il divieto di assumere quei comportamenti che possano ostacolare il processo di ricerca della verità. Costituiscono cattive condotte, ad esempio: indicare i fatti in modo non esatto durante l'interrogatorio o il dibattimento; riportare dichiarazioni che i testimoni non abbiano mai fatto; fare allusioni a prove incriminatrici false o non realmente utilizzate nella strategia accusatoria; infiammare le passioni ed i pregiudizi della giuria, magari facendo leva sul passato criminale dell’imputato.
A tal proposito, è interessante considerare il parere che il giudice Cardozo ha espresso con riferimento al caso People v. Zackowitz del 1930. L'imputato era il sig. Zackowitz, un giovane ottico senza precedenti penali. Egli aveva sparato, uccidendolo, al sig. Coppola, un uomo che aveva insultato sua moglie. Il Giudice Cardozo ha denunciato, in quell’occasione, la condotta messa in atto dal procuratore; quest’ultimo, infatti, aveva cercato per tutto il processo di
69 ritrarre l’accusato come un uomo con tendenze criminali pericolose, in modo da far ritenere alla giuria che il delitto fosse stato premeditato.
«With only the rough and ready tests supplied by their experience of life, the jurors were to look into the workings of another's mind, and discover its capacities and disabilities, its urges and inhibitions, in moments of intense excitement. Delicate enough and subtle is the inquiry, even in the most favorable conditions, with every warping influence excluded. There must be no blurring of the issues by evidence illegally admitted and carrying with it in its admission an appeal to prejudice and passion».(«Solo con test superficiali e veloci, compensati dalla loro esperienza di vita, i giurati hanno esaminato il processo mentale di un individuo, scoprendo le sue capacità e disabilità, i suoi impulsi ed inibizioni, nei momenti di intensa emozione. L’indagine è abbastanza delicata e minuziosa, anche nelle condizioni più favorevoli, con l’esclusione di ogni influenza distorta. Non ci deve essere la sfocatura delle questioni mediante prove illegalmente ammesse ed attraverso un appello al pregiudizio e alla passione») 85.
Il rischio che la giuria sia influenzata in modo scorretto dal procuratore è molto alto, proprio perché quest’ultimo, tra le parti del processo, è quella che ha una più ampia conoscenza dei fatti e, di conseguenza, una maggiore possibilità di distorcerli o presentarli nel modo per lui più vantaggioso. Negli anni, tra l’altro, la capacità dell’accusatore di condizionare la giuria è significativamente migliorata. In primo luogo, grazie alla crescente fiducia che i giurati ripongono in lui, considerandolo il rappresentante della giustizia per eccellenza; in secondo luogo, grazie allo sviluppo delle tecnologie in
85 Cfr. B. L. GERSHMAN, The Prosecutor's Duty to Truth, 2001, documento
70 campo investigativo, che permettono alle procure di acquisire numerose informazioni utili.
Con la sentenza Brady v. Maryland del 1963, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha affermato che il prosecutor ha il dovere costituzionale ed etico di rivelare le prove favorevoli per la difesa, ai fini dell’accertamento della verità. Egli, pertanto, deve comunicare tempestivamente al difensore dell’imputato tutte quelle prove ed informazioni che potrebbero comportare un proscioglimento di quest’ultimo od una condanna più leggera86. Nel momento in cui l’accusa, ad esempio, impedisca che testimoni a discarico partecipino al dibattimento, andrà a violare il VI Emendamento della Costituzione americana, secondo cui:
«In all criminal prosecutions, the accused shall enjoy the right to a speedy and public trial, by an impartial jury of the State and district wherein the crime shall have been committed, which district shall have been previously ascertained by law, and to be informed of the nature and cause of the accusation; to be confronted with the witnesses against him; to have compulsory process for obtaining witnesses in his favor, and to have the Assistance of Counsel for his defence».(«In tutti i procedimenti penali, l'imputato deve godere del diritto: ad un processo rapido e pubblico, davanti ad una giuria imparziale dello Stato e del distretto in cui sia stato commesso il crimine, la cui competenza giurisdizionale deve essere stabilita preventivamente dalla legge; di essere informato sulla natura ed i motivi dell'accusa; di confrontarsi con i testimoni a carico; di avere un processo
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obbligatorio per beneficiare dei testimoni a suo favore; di avere l'assistenza di un avvocato per la sua difesa»)87.
Come si è visto, uno degli standard elaborati dall’American Bar
Association prevede che un procuratore non dovrebbe sostenere o
permettere che siano sostenute accuse penali, quando sa che le stesse non siano supportate da un probabile nesso di causalità (probabile causa), oppure là dove non sussistano prove ammissibili sufficienti per ottenere una condanna. Ebbene, secondo alcuni giuristi, la disposizione appena citata dovrebbe interpretarsi nel senso che i prosecutors, solo se convinti della colpevolezza dell’imputato, possano condurlo al processo. Altri, invece, ritengono che il procuratore non debba necessariamente essere sicuro della responsabilità dell’accusato, ma, facendo leva proprio sul “probabile nesso di causalità”, possa esercitare l’azione penale nel momento in cui ritenga, alla luce delle prove raccolte, che l’imputato abbia commesso la condotta criminosa con buona probabilità; spetterà poi alla giuria ricostruire il fatto più precisamente.
L’opinione da preferire è la prima. Il procuratore non dovrebbe sollevare un’imputazione se non sia personalmente convinto, al di là di ogni ragionevole dubbio, della colpevolezza dell’imputato. L’espressione “convinzione al di là di ogni ragionevole dubbio”, ovviamente, evidenzia una consapevolezza più forte rispetto a quella che si potrebbe avere con la “convinzione che il reato sia stato commesso con buona probabilità”. È più adeguata la prima interpretazione perché, rispetto alla giuria, il procuratore:
è molto più qualificato a ricostruire la verità fattuale e giuridica di un caso (infatti, è un avvocato, quindi un esperto di diritto);
87 Cfr. The Constitution of the United States, sito web, consultato in data 09/11/2016,
72 ha più informazioni su imputato, vittima e testimoni;
ha avuto più tempo a disposizione per studiare le prove raccolte;
ha maggiore esperienza nel valutare la credibilità dei testimoni;
sulla base della sua professionalità ed esperienza è (o quantomeno dovrebbe essere) dotato di maggior neutralità ed obiettività88.
Le valutazioni antecedenti all’eventuale esercizio dell’azione penale sono influenzate dalla qualità delle indagini. Normalmente, nei casi più gravi, come gli omicidi ed i sequestri di persona, la polizia indaga più a fondo ed utilizza maggiori risorse investigative. Dunque, in tali ipotesi, il procuratore farà maggiore affidamento al materiale consegnatogli dalle forze dell’ordine.
Tuttavia, in qualsiasi situazione, è necessario che il procuratore valuti il materiale probatorio con scetticismo, adempiendo ai suoi obblighi costituzionali ed etici. In questo modo, nel caso in cui egli scelga di procedere, sarà assicurata la fondatezza dei capi d’accusa e verranno escluse ragionevoli ipotesi di innocenza. In un simile approccio, le dichiarazioni dei testimoni non vengono ritenute vere aprioristicamente, ma sono valutate con attenzione, eseguendo gli opportuni riscontri. Inoltre, si esclude l’utilizzo di testimoni inaffidabili, i quali non sono incentivati o non sono in grado, proprio per la loro posizione soggettiva, di contribuire ad un’attendibile ricostruzione dei fatti. Si tratta, ad esempio, di bambini, informatori, complici dell’imputato, ecc. Le testimonianze devono essere valutate attentamente anche là dove chi le renda non abbia, di per sé, un interesse all’esito del procedimento penale. Potrebbe infatti capitare, ad esempio, che un funzionario di polizia sia stato corrotto e cioè
73 convinto, dietro compenso di una somma di denaro, a dichiarare il falso (a scapito o a favore dell’accusato).
Il prosecutor si trova in una posizione difficile quando, sulla base della sua esperienza e del suo istinto, sospetta fortemente che la confessione dell’indiziato sia falsa, senza che però vi siano prove a sostegno di tale congettura. In una situazione del genere, il pubblico ministero non può fare altro che valutare con maggiori sforzi l’ipotesi di colpevolezza, potendo anche richiedere alla polizia di svolgere ulteriori indagini. Là dove, a seguito dell’approfondimento dell’inchiesta, non riesca a trovare alcun elemento accusatorio concreto, dovrà rifiutare l’esercizio dell’azione penale89.
I procuratori dovrebbero resistere alla tentazione di ritenere che il loro compito sia quello di ottenere un alto tasso di condanne. Robert Houghwout Jackson, politico statunitense che ha ricoperto anche gli incarichi di Procuratore Generale della Federazione e di giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti d’America, ha osservato a tal proposito:
«The qualities of a good prosecutor are as elusive and as impossible to define as those which mark a gentleman. And those who need to be told would not understand it anyway. A sensitiveness to fair play and sportsmanship is perhaps the best protection against the abuse of power, and the citizen's safety lies in the prosecutor who tempers zeal with human kindness, who seeks truth and not victims, who serves the law and not factional purposes, and who approaches his task with humility». («Le qualità di un buon procuratore sono tanto sfuggenti ed impossibili da definire, quanto quelle che connotano un gentiluomo. E chi ha bisogno di sentirsele dire non le comprenderebbe comunque. Una sensibilità alla correttezza e alla lealtà è forse la migliore protezione contro l'abuso di potere
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e la sicurezza del cittadino risiede nel procuratore che temperi lo zelo con la gentilezza umana, che cerchi la verità e non le vittime, che serva il diritto e non gli interessi privati, che esegua i suoi compiti con umiltà»).
Concepire la pubblica accusa nel modo appena descritto è essenziale per la ricerca della verità. Purtroppo molti procuratori, eventualmente anche a causa di pressioni da parte dell’opinione pubblica o della vittima, non rispettano il modello ideale in questione: cercano in tutti i modi di vincere la causa, anche a costo di sacrificare la verità stessa, ottenendo la confessione dell’imputato od un verdetto di colpevolezza90.