• Non ci sono risultati.

6. Il romanzo allegorico-fantastico

6.2   Orsola  Nemi

Alla produzione della scrittrice, nonché amica, spezzina, Banti dedica, nel 1955, un nuovo articolo. L’analisi di questo secondo testo conferma che la linea narrativa in cui Banti iscrive Orsola Nemi è quella del romanzo allegorico-fantastico, riconosce difatti come tratto distintivo, che ricorre anche qui, l’elemento fiabesco-favolistico.

Anche in questo caso, la scrittrice traccia un collegamento con la precedente produzione di Nemi: all’inizio dell'articolo rammenta infatti come non ci si trovi qui di fronte al primo caso in cui Nemi fa riferimento a una «sia pur minima realtà storica, colta a volo da un antico referto di cronaca o attraverso una fortuita e mediata lettura»27, e il                                                                                                                

24 Ibidem.  

25 Ibidem.

26 Ivi, p. 147.

riferimento è senza dubbio ai documenti da cui l’autrice ligure avrebbe tratto spunto per la vicenda narrata in Maddalena della Palude, dei quali Banti aveva dato conto nella precedente recensione. Per quanto riguarda Rotta a Nord, il romanzo oggetto di questa recensione, l’occasione che funge dà spunto alla narrazione è però di natura differente e la nostra autrice non manca di rilevarlo:

Questa volta la scrittrice ligure ha preso l’avvio da una notizia che si direbbe trovata fra le colonne di una ottocentesca gazzetta marinara, o ricopiata dal calepino di un capitano di nave, ancora umido di salsedine.28

Questa citazione ci consente peraltro di confermare una nota stilistica di cui si è già dato conto in numerosi altri articoli: nel passo Banti mostra, come sempre, il proprio gusto di narratrice. Ben lo si nota nella capacità dell’autrice di evocare, anche figurativamente, ciò di cui sta parlando; in questo caso, grazie all’aggiunta di dettagli fisici quali l’espressione «umido di salsedine», il tipo di documento dal quale la Nemi avrebbe tratto la sua notizia sembra quasi prendere corpo.

Tra tutti gli aspetti rilevati da questa recensione, quello più interessante è senz’altro il fatto che anche qui viene ribadito il medesimo concetto sviluppato nell’articolo precedente, ovvero che la narrativa di Nemi presenta dei tratti fiabeschi molto marcati. Il fatto che la nostra autrice sottolinei che questi romanzi prendono tutti spunto da fatti realmente accaduti conferma inoltre che Banti riconosce nella rappresentazione favolistica la messa in figura, sottoforma di allegoria, di contenuti profondi, utili a capire ed interpretare la realtà. In più, questo richiamo alla realtà storica mi sembra fare implicitamente riferimento alle modalità di costruzione narrativa di Nemi, che doveva procedere in maniera circolare: la scrittrice, partendo dalla realtà storica, che è il luogo da cui trarre i nodi problematici, avrebbe infatti riflettutto su questi ultimi, mediante la rappresentazione allegorica del romanzo, riconducendo poi gli esiti di tale riflessione nuovamente alla realtà storica, che resta l’orizzonte di riferimento.

Si è detto nell’intervento precedente che gli articoli di Banti, in incipit o in explicit, fanno spesso riferimento al panorama letterario coevo, richiamandosi al giudizio di critica e/o di pubblico, a cui tanto gli autori, quanto i romanzi sono destinati. Quest’intervento non fa eccezione e il riferimento all’orizzonte di attesa non manca; questa volta però Banti non fa riferimento al romanzo in esame, bensì all’opera                                                                                                                

precedente, Maddalena della Palude, esprimendo un pensiero che ci consente di notare come, rispetto agli anni passati, anche la sua prospettiva sul romanzo sia leggermente mutata. Nell’articolo precedente, di fronte alla costatazione che i romanzieri sono sempre più chiamati a doversi giustificare rispetto al proprio operato, la scrittrice aveva affermato che questo romanzo si sarebbe salvato. Ora, a distanza di sei anni, pur non mettendo in discussione la legittimazione riconosciuta in precedenza al romanzo di Nemi, ne lamenta però la «scarsa notorietà», sottolineando che il libro non ha trovato chi abbia interesse a condurne la traduzione. Scrive Banti:

Fu, qualche anno fa, il caso di Maddalena della palude, un romanzo indimenticabile che ebbe ottima stampa, ma scarsa notorietà: sorte comune, in Italia, a troppi buoni libri che editori, librai e pubblico si rinfacciano, con bel gioco di palleggio, di non aver saputo apprezzare a tempo.29

Dopo aver ricordato tale precedente romanzo, Banti passa ad addentrarsi nell’analisi dell’opera che è più specificatamente oggetto di quest’articolo: Rotta a Nord.

Come ho anticipato, questa lettura si sviluppa lungo una linea di continuità rispetto al precedente esame critico sulla Nemi. E, il primo elemento che rende evidente tale continuità di analisi è proprio il fatto che viene nuovamente notato il carattere di «favolista» di quest’autrice. In merito alle doti della scrittrice ligure, Banti scrive:

Il tema della “nave fantasma” calza come un guanto alla fantasia un tantino angelicata della Nemi, che già altra volta avemmo l’occasione di segnalare come uno dei rari talenti di favolista che l’Italia possa vantare.30

Il talento di favolista della Nemi si esplica, secondo la nostra autrice, anche in questo caso, in delle vicende dai contenuti «fatali e tenebrosi», tant’è che Banti ne indica i «“padrini”» nei nomi di Melville e Poe. Tuttavia, se in Maddalena della Palude le vicende avevano preso le forme di un sabba stregonesco, qui vengono invece narrati gli allucinati avvenimenti di un vascello fantasma.

Per quanto riguarda l’analisi stilistica, questa recensione risulta ancora più dettagliata della precedente: viene attribuita al singolarissimo modo di raccontare della Nemi, la capacità dei suoi romanzi di indagare dei contenuti così scabrosi, con un tono piano e

                                                                                                               

29 Ibidem.

compito, capace di mantenere una certa «grazia pensosa» della pagina. Scrive infatti Banti:

In virtù di una scrittura piana e concisa il suo modo di raccontare cose fantastiche e fantomatiche raggiunge il ritmo e l’arcana poesia delle nostre letture infantili, il cui clima, non per ricerca volontaria e artificiosa, ma quasi per arcano dono di conservazione, rivive ed echeggia nello spirito della scrittrice. Così se in questo suo libro i nomi di Stevenson e Giulio Verne ci ritornano alla mente non è perché ravvisiamo in lei le qualità di chi saprebbe scrivere per ragazzi, tutt’altro: direi che Orsola Nemi scrive per gli adulti che hanno la nostalgia delle prime cristalline esperienze di lettore.31

Come si è visto anche nell’articolo precedente, la modalità di raccontare utilizzata da Nemi ha, per Banti, il dono di raggiungere il «ritmo» e la «poeticità» delle letture infantili. Un modus scrivendi che, secondo questo parere critico, la scrittrice spezzina ottiene non tanto attraverso un’artificiosa ricerca di stile, quanto piuttosto perché così si esprime il suo peculiare spirito di narratrice. Banti sottolinea inoltre che la prosa di Nemi ricorda quella di due autori come Verne e Stevenson, proprio perché dotata di una purezza di stile che ha il sapore dell’infanzia, non tanto però di chi l’infanzia la sta vivendo, quanto piuttosto di chi la ricorda. Che la favola sia da ritenersi un genere narrativo adatto ad un pubblico adulto, Banti lo aveva peraltro già affermato, tanto nel precedente intervento dedicato a Nemi, quanto in quello dedicato ai Grimm, e qui ribadisce nuovamente il concetto, in maniera molto chiara. Le ragioni con cui l’autrice motiva tale affermazione sono le stesse già sviluppate nell’intervento precedente: innanzitutto, la scrittrice rileva che gli adulti sono affascinati dal linguaggio della favola perché capace di immergerli in un’atmosfera di limpidezza che ricorda l’infanzia perduta e, secondariamente, nota che il genere favola si rivolge in primis a costoro, perché è un’utile possibilità per indagare allegoricamente la realtà. Per Rotta a Nord, Banti parla infatti di «una allucinata favola per adulti dove amore, dolore, terrore sono accettati e resi con estrema e rassegnata purezza».32

Possiamo quindi dire che, secondo questo giudizio critico, il legame con il mondo della fiaba si articola tanto nell’adozione di contenuti fantastici, talvolta addirittura scabri, quanto nella limpidezza di stile. Una duplicità, quest’ultima, che tra l’altro non viene colta soltanto dalla nostra autrice, bensì è messa in luce, contemporaneamente, anche da                                                                                                                

31 Ibidem.

altri critici: ad esempio, sempre nel 1955, parlando di Rotta a Nord, Ferdinando Virdia nota come questo romanzo denoti sia una certa maturità dei mezzi stilistici, sia una particolare scelta della materia contenutistica, evidenziando inoltre la presenza di una certa componente religiosa. Tale componente di religiosità, che Banti rileva in Maddalena della Palude, ma di cui qui non parla, è attribuita da Virdia ad una certa moralità dell’autrice ligure, elemento quest’ultimo sul quale – lo si è visto – si era soffermata pure la nostra scrittrice, nel corso della precedente analisi. Scrive Viridia:

Il gusto dell’invenzione, l’inclinazione al surreale e al macabro, una certa tenebrosa potenze di evocazione si fondono con quel moralismo femminile proprio della Nemi che riesce talvolta a salire sino a una sorta di amaro e pressoché religioso sentimento della morte, nell’angosciosa domanda sul fine ultimo della vita degli uomini, alcune pagine veramente condotte con rarissima sicurezza di mezzi espressivi, danno la misura delle possibilità di questa scrittrice che […] è senza dubbio una delle più interessanti tra le narratrici italiane d’oggi.33

Il valore aggiunto della lettura critica bantiana si conferma però la sua messa in luce del valore stilistico di Nemi. L’autrice ribadisce infatti tale merito fino alla fine del proprio intervento, ritenendo che il vero e proprio tratto distintivo del romanzo in questione sia da considerarsi la lima con cui la scrittrice ligure ha affilato i suoi mezzi espressivi. Queste le parole con cui Banti termina l’articolo:

Terminato il libro, che si legge tutto d’un fiato, è lecito chiedersi che cosa rappresenti nel cammino della Nemi che per noi rimane l’inventrice della ricca, pittorica storia di una monaca stregata. Potremo ingannarci, ma ci pare che la scrittrice abbia inteso questa volta limare all’estremo i suoi mezzi espressivi, quasi a cimento della propria vena fantastica. La lingua infatti che essa usa è delle più asciutte e limpide che sia dato di leggere, una lingua, appunto, da favola classica.34

Come si può vedere, il richiamo al romanzo Maddalena della Palude non manca nemmeno nel finale, dove Banti rammenta di ritenere tale opera il risultato più alto raggiunto da Nemi fino ad allora. Questo giudizio critico esplicita inoltre quanto si è detto sinora, ovvero che il punto di forza della vena fantastica di Nemi è da ricercarsi proprio nella compiutezza stilistica, di cui Rotta a Nord è a suo avviso un esempio

                                                                                                               

33 Ferdinando Virdia, Rotta Nord, Squisiti Fantasmi di Orsola Nemi, in «La Fiera letteraria», a. X, n. 30, 24 luglio 1955, p. 1.

magistrale; tant’è che nota per tale romanzo l’utilizzo di una vera e propria lingua «da favola classica».

Inoltre, anche per quanto riguarda queste rilevazioni di natura stilistica, è possibile trovare un’eco delle riflessioni bantiane in altre recensioni coeve. Appena due anni dopo la recensione della nostra scrittrice, nel 1957, Serafino Maiolo, dalle pagine di «Realismo lirico», scrive difatti:

La mano di Orsola Nemi è leggera come una libellula, sembra che neppure sosti sulla carta tanto va rapida, tanto la sua scrittura è sciolta. Non c’è segno di nervosismo ombra di impaccio, battuta di difficoltà. Stile lucido, senza ingorghi e senza superflui, che ben si accoppia ad una tecnica narrativa e discorsiva sicura e di autentica efficacia.35