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Oscillazioni referenziali

2.2. Praticando lo spazio narrativo: Mappatura di Malgudi tra finzione e reale

2.2.3. Oscillazioni referenziali

L’eterogenea relazione che unisce il mondo ontologicamente coeso della finzione (la cui caratterizzazione spaziale interna è stata diacronicamente descritta nel paragrafo precedente) a quello abitato dal suo autore e dai suoi lettori potrebbe essere approcciata a partire dalla distinzione operata da Parsons tra oggetti originari di una storia, oggetti importati dal mondo attuale e oggetti surrogati. L’applicazione di una simile categorizzazione si rivela tuttavia insidiosa a causa soprattutto della natura incerta degli oggetti surrogati, che sostituiscono in forma immaginaria entità appartenenti al dominio del reale ma la cui valutazione ultima dipende “by our views on mimesis and realism as well as by our knowledge about extratextual entities”90: la distanza geografica e culturale tra il lettore occidentale e l’opera di Narayan rende infatti difficoltosa l’identificazione della surrogazione della realtà all’interno dei romanzi, ed espone la ricerca a un alto rischio di superficialità e imprecisione. Un problema simile si riscontra anche quando si sceglie di adottare la classificazione fornita da Westphal, che distingue le aree di consenso omotopico da quelle di interferenza eterotopica e dall’excursus utopico91: così come avviene nel caso di Bastogne di Enrico Brizzi, per cui, come afferma il critico francese, è necessario conoscere le caratteristiche fisiche e culturali della Nizza e della Bologna reali per capire che nella finzione narrativa la prima è sovrimpressa alla seconda, al fine di identificare le zone in cui il paesaggio creato da Narayan entra in consenso omotopico con il mondo attuale attraverso “realemi espliciti” o stabilisce, al contrario, una connessione ambigua e precaria con il suo referente dichiarato è necessario possedere un’ampia e accurata conoscenza del mondo indiano di riferimento (non solo in termini geografici, ma anche storici, sociali e culturali). Lo strumento che si è ritenuto più agevole per stimare il legame tra lo spazio testuale e la topografia reale è allora quello della “transworld identity” suggerita da Doležel, fondata sul parametro del “proper name as rigid designator” e alla base di una “radically nonessentialist semantics” che si contraddistingue per una flessibilità grazie alla quale, al di là delle differenze esistenti tra un luogo (o una persona, o un oggetto) finzionale e la sua controparte originale, la relazione di similarità che si esprime anche attraverso la

90 Pavel, Fictional Worlds cit., p. 29.

sola condivisione del toponimo è sufficiente ad assicurare la loro correlazione92. Sulla base di ciò – e indirizzando l’attenzione sia ai nomi delle località menzionate nei romanzi, sia a quelli presenti nelle carte geografiche – è possibile operare una ripartizione tra enti di finzione aventi un prototipo (omonimo) nel mondo reale da un lato, e enti di invenzione (privi di omonimi) svincolati dal reale dall’altro.

L’elenco dei luoghi presenti nella macro-opera di Narayan in possesso di nomi rinvenibili nelle mappe del mondo extranarrativo (luoghi, dunque, che si è disposti a considerare in continuità – e contiguità – con il reale) è molto lungo, ma comprende solo in minima parte città e villaggi precedentemente identificati come frame primari, quali Delhi (la capitale dello stato indiano, dove hanno termine le vicissitudini di Sriram in Waiting for the Mahatma – e che ricorre anche in altri due romanzi), Koppal (località rinomata nelle guide turistiche del Karnataka e che, all’interno dell’opera di Narayan, figura come tappa del viaggio di Sampath verso le Mempi Hills in Mr Sampath, è interessata dalla propaganda gandhiana prima e dalle politiche di pianificazione familiare poi in Waiting for the Mahatma e The Painter of Signs, ed è menzionata in altre quattro opere), e infine Solur (piccolo villaggio rurale del Karnataka visitato da Sriram). I frame secondari riconducibili a questa categoria superano invece le cinquanta unità, e sebbene siano situati per la maggior parte nell’India meridionale – dal Karnataka (Bellary, Bangalore e Mangalore) al Tamil Nadu (come Coimbatore, Tanjore, Kumbakonam e Trichy), dal Kerala (Cochin e Maniyur) all’Andhra Pradesh (Hyderabad, Nellore e Bezwada) –, essi si estendono anche al resto del paese – per esempio alle celebri Bombay, Calcutta, Benares e Jaipur, oppure alle più sconosciute Wardha (Maharashtra), Hardwar (Uttarakhand), Aligarh (Uttar Pradesh) e Berhampore (West Bengal) – e oltre ai suoi confini territoriali – non solo al Michigan, all’Iraq e a Timbuctoo, ma anche al Sind pachistano e alla meridionale isola di Ceylon.

L’esempio che tuttavia si ritiene più significativo e importante nell’economia della macro-narrazione di Malgudi è quello della città di Madras, sia perché coinvolge tutti i quattordici romanzi, sia perché costituisce l’unico luogo provvisto di referente a essere internamente esplorato dai personaggi e del quale vengono forniti numerosi dettagli topografici, la cui autenticità può essere verificata per definire il suo grado di aderenza al reale. Sebbene essa rappresenti un costante punto di riferimento per gli abitanti di

Malgudi – che lì possono trovare lavoro e proseguire gli studi, ma anche soddisfare i loro istinti consumistici e assaporare il fascino e le opportunità di svago proprie della grande città – è solo in The Bachelor of Arts e The Financial Expert che lo sguardo del narratore segue i personaggi fin dentro l’intreccio delle strade della cittadina, tramutando il luogo da semplice menzione a frame primario. Il lettore osserva quindi in

The Bachelor of Arts il rocambolesco viaggio di Chandran, che, appena giunto a

Madras, sfugge alla presenza dello zio, trova alloggio in un albergo, incontra il dissoluto Kailas, assiste passivamente a esperienze sconosciute e proibite (il consumo di alcool, la visita alla casa di una prostituta) e infine, dopo una notte di bivacco per le strade della città, decide di partire alla volta di un vagabondaggio rurale sotto le mentite spoglie di

sanyasi93; o, più avanti nel romanzo, vede lo stesso Chandran tornare in città, questa volta ospite dello zio, e procurarsi un lavoro per il quotidiano The Daily Messenger94; infine, in The Financial Expert, segue Margayya sulle tracce del figlio Balu, fuggito in città, impiegato al cinema Central Talkies e ritrovato grazie all’aiuto di un astuto ispettore di polizia95. Questi movimenti attraverso la città sono frequentemente circostanziati con precise indicazioni di luogo, e possono essere rintracciati facendo riferimento alla reale pianta di Madras – con la sola avvertenza di considerare, nel corso del rilievo dell’identificazione intermondiale, l’avvenuta infrazione della rigidità del designatore nominale causata dalla politica di ridenominazione che ha investito l’India postcoloniale e che si è estesa non solo agli appellativi delle città (la stessa Madras è ufficialmente conosciuta come Chennai dal 1996), ma anche a quelli delle vie di comunicazione e delle località urbane96. La Madras che si presenta agli occhi del lettore coincide pressappoco con la zona centrale che si sviluppa nelle adiacenze del Fort St. George, la prima cittadella inglese sul territorio indiano fondata nel 1644. La porta di ingresso alla città per entrambi i personaggi è la Egmore Station; in seguito, Chandran prende alloggio di fronte al People’s Park (grande parco istituito nel 1859 e che oggigiorno, dopo un’intensa edificazione, dà il nome alla zona di Park Town), percorre

93 Cfr. Narayan, The Bachelor of Arts cit., pp. 155-173. 94 Cfr. ivi, pp. 211-222.

95 Cfr. Id., The Financial Expert, London, Mandarin, 1990, pp. 161-174.

96 Il renaming postcoloniale non compromette tuttavia lo strumento offerto da Doležel, che, in

un’affermazione che ha come oggetto i nomi dei personaggi ma è applicabile anche al caso dei toponimi, precisa: “The theory of rigid designation does not imply that a person has to bear one proper name only. He or she can be known under several names, aliases, nicknames, or pseudonyms. But once the referential equivalence between the different names is discovered […] the transworld link between the counterparts is established”; in Doležel, Heterocosmica cit., p. 18.

insieme a Kailas la General Hospital Road (attualmente conosciuta come GH Road), Broadway (l’attuale NS Chandra Bose Road) e Mint Street (una delle più antiche e lunghe strade), fugge in direzione di Mylapore (quartiere meridionale dove si trova il Kapaleeswarar Temple, che anche egli vede) e, al suo ritorno in cerca di lavoro, è dapprima ospitato dallo zio in Luz Church Road e successivamente visita la Engladia Limited in Linga Chetty Street (nell’odierna area di George Town) e la sede del Daily

Messenger in Mount Road (l’odierna Anna Salai, importante arteria della città nominata

anche dalla moglie di Rann in Talkative Man – che fa inoltre riferimento all’Elphinstone Theatre che un tempo era qui ubicato). La già articolata mappa di Madras si arricchisce infine della Rundall’s Road (la centrale E.V.K. Sampath Road) e dei vicini Elephant Gate e Moore Market percorsi dal giovane Balu.

Figura 1: Mappa di Madras tratta da

The Imperial Gazetteer of India, XXVI,

Oxford, Clarendon Press, 1931, p. 56.

Figura 2: Mappa di Chennai creata

attraverso il sito internet Google Maps; in evidenza, i nomi odierni delle località

menzionate nei romanzi.

Non sono tuttavia i soli toponimi a testimoniare la coincidenza tra la Madras immaginaria e quella reale: anche le peculiarità e lo spirito del luogo sembrano infatti essere gli stessi, come rivela l’accostamento della sua rappresentazione narrativa alle descrizioni presenti nell’opera saggistica dell’autore. Il grande traffico che Chandran osserva dalla finestra della sua stanza di albergo – “tramcars […] grinding the road;

motor cars, cycles, rickshaws, buses, jutkas, and all kinds of vehicles […] going up and down in a tremendous hurry”97 – è il tipico “bustle of a big city like Madras”98, la quale, se appare “strange” e “so big and confusing that one didn’t know even the way out of it”99, è anche perché al suo interno “the ancient and the modern coexist”100. La sua modernità si manifesta anche attraverso le possibilità di svago che essa offre: in effetti, dalle serate trasgressive di Kailas alle esperienze intellettuali tra musei e spettacoli della moglie di Rann, “you can find lots of things there – drama, theatres, lectures, religious discourses, musical concerts”101, e lo stesso mercato culturale ed editoriale ha qui la sua sede, tanto per i personaggi di Malgudi – oltre a The Daily Messenger, anche il giornale tamil Silver Way per cui lavora il Pal di The Financial Expert è qui pubblicato – quanto per il loro creatore – che in Madras trova “the market for my stuff. The All India Radio there gave me broadcasting engagements, The Hindu, Tamil magazine taking the serial rights and so forth.”102

Grazie al precedente esame dei frame risulta ormai ampiamente noto che il centro della macro-opera di Narayan è occupato dalla cittadina finzionale di Malgudi e dalla sua ricca topografia. Se tuttavia escludiamo dal conteggio generale delle località menzionate tutti gli enti inferiori ai singoli centri abitati, e consideriamo quindi i soli villaggi e le città ma non le strade e le zone interne a essi, è possibile constatare come i luoghi di invenzione siano presenti nei romanzi in misura largamente inferiore rispetto alle succitate località provviste di referente reale (che rappresentano gli oltre due terzi dei frame complessivi). Tra questi è possibile ricordare, oltre all’intero complesso di Mempi, i villaggi di Maduram e Kalki, lambiti dalle peregrinazioni di Chandran in The

Bachelor of Arts, Mangala e Aruna, situati nei pressi del santuario in cui si rifugia Raju

in The Guide, Myel, piccola stazione ferroviaria incastonata in campi di riso verde smeraldo in The Vendor of Sweets, e Gotia, paese natio di Bari e Sunil in The World of

Nagaraj. Giacché tutti questi luoghi sono privi di controparti omonime all’interno degli

atlanti geografici del mondo reale, essi appaiono al lettore come esempi di enti genuinamente immaginari, nonostante la realistica descrizione fatta dai diversi narratori

97 Narayan, The Bachelor of Arts cit., p. 158.

98 Id., «The Rickshaw Puller», in R.K. Narayan Collection, HGARC, Box 8, Folder 18. 99 Id., The Bachelor of Arts cit., pp. 166 e 169.

100

Stephen R. Graubard, «An Interview with R.K. Narayan», in Daedalus, CXVIII, 4, 1989, p. 236.

101 Ibid.

102 R.K. Narayan, appunti autobiografici, 12 gennaio 1973, in R.K. Narayan Collection, HGARC, Box 8,

non tradisca in nessun modo la loro finzionalità. Si osservi, per esempio, il caso dell’unico borgo di invenzione a essere esplorato più o meno dettagliatamente (con la sola, chiara eccezione di Malgudi): “Sukkur village consisted of about a hundred houses and six streets. Around the village there were immense stretches of paddy fields”, mentre al suo interno si trova una “Brahmin street” in cui abitano gli appartenenti alla casta sacerdotale indù e, naturalmente, un tempio, dedicato in questo caso a Subramanya (divinità popolare nell’India tamil) e che si presenta come “a small structure of brick and mortar, the inner shrine surmounted by a carved turret, now discoloured by time and weather, with an open circular corridor running between the shrine and the high outer wall.”103 Una simile descrizione, applicabile a molti centri rurali dell’India meridionale, non sarebbe insolito scorgerla nelle pagine di Mysore o

The Emerald Way, i resoconti di viaggio e guide turistiche redatti dall’autore; il solo

strumento che il lettore possiede per decretare la natura immaginaria di Sukkur coincide allora unicamente con la verifica dell’eventuale presenza del suo toponimo nel mondo reale.

Alla luce di quanto mostrato, lo story-space del macro-racconto di Malgudi – che nel precedente sottoparagrafo era stato osservato nel suo costante sviluppo territoriale e si era rivelato molto più ampio e complesso rispetto al perimetro della cittadina (tanto che i frame esterni superano numericamente quelli in essa contenuti) – manifesta ora la sua doppia natura finzionale e reale (o, meglio, esclusivamente finzionale da un lato e finzionale e referenziale dall’altro). Tuttavia, sebbene per le ragioni già esposte il parametro dell’identificazione nominale sia stato ritenuto il più adatto per saggiare l’appartenenza singola o duplice delle entità spaziali presenti nei testi, la non semplice accessibilità della topografia periferica indiana, causata anche dal processo continuo di ridenominazione dei centri abitati e dalle variazioni ortografiche dovute alle diverse traslitterazioni dei toponimi, non permette in alcuni casi di discernere con sicurezza tra luoghi non omonimi ma legati da un’equivalenza referenziale (come nel caso di Madras-Chennai e delle sue località storiche recentemente ribattezzate) e luoghi dal nome simile ma tra loro svincolati (come Malgudi e Lalgudi, che talvolta è stata superficialmente associata in sede critica alla cittadina concepita da Narayan). Si ritiene quindi necessario integrare alla classificazione finora adottata una terza categoria,

estranea alla proposta teorica di Doležel e di origine prevalentemente pragmatica, che concerne quei luoghi che potremmo dire “indecidibili”, connessi in qualche modo al reale attraverso un nesso nominale tanto evocativo quanto ambiguo che non consente al lettore di stabilire incontrovertibilmente la natura semantica di tale relazione104. Le località avvolte da un’aura di incertezza referenziale compaiono sia in qualità di frame primari che secondari, e in numero limitato; tra le prime si possono menzionare gli esempi di Sangram – somigliante a Sangam, in Andhra Pradesh –, villaggio in cui si ferma Sriram nel corso del volantinaggio a beneficio delle azioni di lotta di Jagadish (Waiting for the Mahatma), e Talapur – affine a Tellapur, sempre in Andhra Pradesh –, da dove la nonna di Sriram parte in direzione di Benares (ma che si trova anche in The

Dark Room, Mr Sampath e The Man-eater of Malgudi); tra le seconde, Sailam – il cui

nome ricorda sia Srisailam in Andhra Pradesh, sia Salem in Tamil Nadu –, dove Ravi viene condotto con gli auspici di una miracolosa guarigione (Mr Sampath), e Bagal – sospesa tra Bagalwadi in Maharashtra e Bagalkot in Karnataka –, dove si reca il Deputy Minister in seguito alla sua visita a Malgudi (Talkative Man).

Il quadro complessivo che si è così venuto a delineare contempla un alto numero di località provviste di referenti reali al fianco di città e villaggi dalla natura finzionale o indecidibile che rappresentano esempi di oggetti interpolati, ovvero spazi alieni inseriti “within a familiar space, or between two adjacent areas of space where no such ‘between’ exists”105. L’introduzione dei luoghi immaginari negli interstizi della geografia reale è però compiuta con un certo grado di indeterminatezza: sebbene essi siano “mentioned in the same context with a few place-names that belong to the real

104 Ancora una volta, si ricorda che l’esperienza di lettura alla quale si fa riferimento coincide con quella

dell’autore di queste pagine, in possesso di strumenti di verifica geografica comuni, non professionali, quali carte generali, topografiche e servizi online di web mapping. L’estraneità linguistica e culturale rispetto al territorio in oggetto e la parallela adozione rigorosa del principio di “identificazione tra mondi” impedisce di classificare un luogo narrativo entro la categoria degli enti di invenzione con prototipo in assenza di una assoluta coincidenza di toponimi (Delhi=Delhi) o di una equivalenza notoria e normativa tra nomi differenti (Bombay=Mumbai). La creazione della categoria dei “luoghi indecidibili” risponde quindi alla difficoltà che il lettore affronta quando si imbatte in paesi immaginari il cui nome non compare all’interno degli atlanti adottati ma è fortemente evocativo di toponimi reali: se il nome dell’immaginaria Aruna non conosce corrispondenze dirette né evidenti affinità con quelli di località indiane esistenti, e si è quindi ragionevolmente disposti a giudicare questo villaggio come entità puramente finzionale, massimamente affrancata dal mondo attuale, in casi come quelli di Kulu (Talkative

Man), che richiama la cittadina di Kullu nello stato dell’Himachal Pradesh, l’impossibilità di sapere con

certezza se la relazione nominale è indesiderata e accidentale (e quindi Kulu è da considerarsi ente di invenzione) o se si tratta di un non noto esempio di renaming o traslitterazione (e quindi essa possiede un prototipo reale) sollecita l’istituzione di una specifica classe di luoghi che non saranno letti né in piena controluce con il mondo attuale, né completamente all'oscuro da esso.

world and can be found on a map […] the exact geographical disposition of these kingdoms with respect to known places is impossible to determine”106. A questo proposito è possibile osservare lo stesso caso di Malgudi, la cui posizione all’interno delle mappe dell’India meridionale è stata più volte oggetto di speculazioni. Stando alle informazioni fornite dai diversi narratori, Malgudi dovrebbe trovarsi nei “Southern Districts”107 di Madras (Tamil Nadu), non troppo distante da Koppal (Karnataka) (a sua volta collocata nei paraggi delle Mempi Hills108, la cui cima dovrebbe distare cinquantotto miglia dalla cittadina109), a quindici miglia da Somanur (Tamil Nadu)110 e contemporaneamente a sei ore di viaggio da Sembiam (quartiere a nord-ovest di Chennai)111. Benché l’effetto che si ricava da questi reciproci posizionamenti sia quello di un luogo in stretta connessione con il mondo attuale e con la sua geografia, il tentativo di far combaciare su una mappa la griglia di questi riferimenti spaziali con i loro referenti reali si rivela impraticabile. Del resto, ciò non rientra nemmeno nelle intenzioni dell’autore, che non solo giudica negativamente il tentativo compiuto da uno studioso americano di riprodurre graficamente la pianta della cittadina (“To see an imaginary place so solidly presented with its streets and rivers and temples, did not appeal to me; it seemed to me rather a petrification or fossilization of light wish-like things floating across one’s vision while one is writing”), ma ammonisce chi gli rimprovera di avere commesso imprecisioni nell’indicare la distanza di Malgudi dalle altre località ricordando che “to calculate such distances you should employ not an ordinary measuring tape but a special one made of India rubber, since distances in fiction are likely to be according to Einstein’s theory.”112

106

Ibid.

107 Narayan, The Bachelor of Arts cit., p. 219.

108 Cfr. Id., Mr Sampath – The Printer of Malgudi, London, Mandarin, 1990, p. 213. 109 Cfr. Id., The Guide, London, Penguin, 1988, p. 105.

110

Cfr. Id., The Financial Expert cit., p. 6.

111 Cfr. Id., The World of Nagaraj, London, Heinemann, 1990, pp. 27-28.

112 Id., «The Writerly Life» cit., p. 201. Nonostante la manifesta contrarietà nei confronti della mappa

redatta dal professore inglese, e per quanto in effetti non si conoscano rappresentazioni grafiche a opera dell’autore, occorre qui segnalare che una prima pianta di Malgudi viene commissionata, presumibilmente proprio da Narayan, al fratello illustratore R.K. Laxman e pubblicata nel risguardo della prima edizione del romanzo Waiting for the Mahatma (London, Methuen, 1955). Nel 1982 una diversa pianta della cittadina, disegnata da Clarice Borio sull’originale del Dr James M. Fennelly dell’Adelphi