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Lo spazio narrativo

2.2. Praticando lo spazio narrativo: Mappatura di Malgudi tra finzione e reale

2.2.2. Lo spazio narrativo

L’impalcatura teorica che sostiene l’indagine diacronica dello spazio dei romanzi di Narayan corrisponde in generale alle categorie che Marie-Laure Ryan utilizza per distinguere i diversi strati di cui si compone lo spazio narrativo. Prendendo a prestito la terminologia e i concetti elaborati da altri studiosi (tra i quali Ruth Ronen), Ryan propone di esaminare la spazialità letteraria facendo riferimento alle nozioni di: frame, i singoli luoghi dell’azione; setting, l’ambiente generale che ospita gli eventi; story space, lo spazio concreto e astratto rilevante per l’intreccio; narrative o story world, il mondo del romanzo ricostruito dal lettore; e narrative universe, che comprende il mondo attuale all’interno del romanzo e l’insieme di tutti i mondi controfattuali che esso ospita.

69 Cfr. Ronen, «Space in fiction» cit., pp. 425-429.

Quest’ultima categoria, che coinvolge gli spazi delle credenze, delle paure, delle fantasie e delle congetture dei personaggi, non si considera rilevante ai fini dell’osservazione della pratica spaziale (in senso lefebvriano) di Malgudi e sarà dunque esclusa dal seguente studio.

Il mondo di Narayan può essere genericamente introdotto facendo riferimento al

setting, che Ryan definisce “the general socio-historico-geographical environment in

which the action takes place”71 e che rappresenta una categoria tanto approssimativa quanto stabile ed estesa all’intera narrazione. Se il setting di Eveline, il racconto di James Joyce attraverso il quale Ryan esemplifica il suo modello teorico, corrisponde alla Dublino del ceto medio-basso agli inizi del ventesimo secolo, quello della macro- opera di Narayan può essere ricavato dal suo primo romanzo, Swami and Friends, e più precisamente dall’iscrizione – curiosamente di joyciana memoria72 – che il protagonista redige sulla pagina dell’esame scritto di Tamil:

Tamil Tamil W. S. Swaminathan Ist Form A section Albert Mission School Malgudi

South India Asia.73

In queste poche righe sono espresse le coordinate culturali (“Tamil”) e micro- e macrogeografiche (“Malgudi, South India, Asia”) valide per tutti i romanzi di Narayan, i quali condividono inoltre il contesto sociale dei propri protagonisti (che, con l’ovvia eccezione della tigre Raja, sono tutti brahmani) e l’ambientazione storica (le vicende sono collocate nel Novecento, dagli anni Trenta ai tardi anni Ottanta).

Il concetto di spatial frame rinvia agli “immediate surroundings of actual events”74, ovvero le scene dove si svolgono propriamente gli avvenimenti dei racconti,

71 Ryan, «Space» cit., par. 10, n.p.

72 “He turned to the flyleaf of the geography and read what he had written there: himself, his name and

where he was. Stephen Dedalus/Class of Elements/Clongowes Wood College/Sallins/County Kildare/Ireland/Europe/The World/The Universe”, in James Joyce, A Portrait of the Artist as a Young

Man, Harmondsworth, Penguin, 1960, pp. 15-16.

73 Narayan, Swami and Friends cit., p. 62. 74 Ryan, «Space» cit., par. 9, n.p.

ed è elaborato da Ryan prendendo a modello la nozione di setting proposta da Ronen (per la quale, al contrario, i frame possono essere anche scene potenziali, non effettive di azione, e i setting, diversamente dall’omonima categoria avanzata da Ryan, rappresentano l’insieme dei soli frame attuali e centrali nell’economia della storia). È proprio a partire dal setting inteso come “spatial locations capable of extending over a sequence of actions, events and situations […] a continuously relevant frame”75 che si ricava la proprietà fondamentale del concetto di frame secondo l’uso che qui ne sarà fatto, vale a dire la sua persistenza anche in assenza di indicatori testuali che ne palesino – da scena a scena, da romanzo a romanzo – la presenza: come il setting di Ronen (che, d’altronde, altro non è se non un insieme di frame attuali simili a quelli di Ryan), i

frame ai quali si farà riferimento in questo studio sono “immediatly relevant […]

regardless of the continuous textual evidence for [their] relevance.”76 In altre parole, un luogo che compare all’interno della macro-narrazione potrà assurgere al ruolo di frame solo se ospiterà concretamente l’azione dei personaggi; da quel momento in poi, tale luogo continuerà a costituire un frame, occupando una posizione centrale all’interno del mondo narrativo anche se cesserà di collocarsi in prossimità degli eventi o se perfino non sarà più menzionato. Si osservi, per esempio, il caso del frame che apre il romanzo

Swami and Friends e che quindi inaugura tutta la macro-narrazione di Narayan:

Vinayaka Mudali Street, dove si trova la casa del protagonista e dove trovano origine e conclusione molte delle sue avventure. Sebbene questa strada non compaia nel volume successivo, The Bachelor of Arts, essa non smette di rappresentare un frame, cioè un luogo rilevante e noto del mondo di Malgudi, tanto che il lettore, procedendo a una ricostruzione cronologica che non conosce soluzione di continuità, proverà un senso di familiarità quando riconoscerà questa stessa località in nove ulteriori romanzi. In questo modo il concetto di frame così rivisto funge da sostegno allo studio della macro-opera di Narayan come ininterrotta catena intertestuale attraversata dal fenomeno della

transworld identity.

Per quanto riguarda il grado di specificità dei frame si è qui scelto di topografare solo gli spazi strettamente geografici, quali i centri abitati (città, villaggi), le zone e le aree residenziali (terreni municipali, quartieri) e le vie di comunicazione (strade, vicoli). Adottando una concezione più ristretta maggiormente affine a quella utilizzata da Ryan

75 Ronen, «Space in fiction» cit., pp. 423-423. 76 Ivi, p. 424.

si sarebbero potuti prendere in considerazione anche spazi più circoscritti, personali e intimi, come per esempio gli edifici pubblici, le abitazioni e gli ambienti privati di Malgudi; ciò avrebbe tuttavia aumentato oltre misura il livello di complessità della descrizione (i soli luoghi pubblici – scuole, negozi, ristoranti, hotel, ecc. – superano abbondantemente le cento unità), evidenziando la crescente vitalità interna della cittadina ma aggiungendo poco o nulla alla riflessione sull’espansione dei suoi confini e dello spazio che la circonda.

Sulla base di queste premesse è stato possibile individuare oltre sessanta frame trasversali ai romanzi dell’autore, poco più della metà dei quali riconducibili a strade, quartieri o località di Malgudi: dalla già citata Vinayaka Mudali Street a Ellaman Street, passando per l’antica Kabir Street, la trafficata Market Road, la tangenziale Trunk Road e una lunga serie di vicoli e strade secondarie; dalle ambite zone residenziali come Lawley Extension e New Extension alle zone popolari e di emarginazione come Keelacheri e Sweeper’s Colony; dalle rive del fiume Sarayu e la vegetazione di Nallappa’s Grove ai periferici Cremation Ground, Red Lotus Pond e Ginger Field. A questi frame, che ricorrono singolarmente con più o meno frequenza ma che in generale occupano la maggior parte dello spazio diegetico, si affiancano quelli relativi alle città e ai villaggi intorno a Malgudi, quali Madras e Sukkur, lungamente esplorati dai personaggi e di cui vengono forniti al lettore dettagli sulle strade e le località che li compongono, o luoghi rapidamente attraversati e di cui si conosce solamente il toponimo, come Tayur, Sangram e Kalipet.

Al fine di osservare da vicino i progressi e i mutamenti diacronici del mondo di Malgudi, registrando quindi la graduale accumulazione dei frame ovvero l’espansione del nucleo d’azione del macro-racconto, si è pensato di suddividere l’analisi in tre momenti, adottando la tripartizione che i critici Allen G. Noble prima e più recentemente John Thieme hanno proposto77, ritenendo che questa possa applicarsi anche all’evoluzione dello spazio diegetico.

Nelle “early novels” di Narayan, che racchiudono la pseudotrilogia di cui fanno parte

Swami and Friends, The Bachelor of Arts e The English Teacher78, nonché The Dark

77 Cfr. Allen G. Noble, «Malgudi: The South Indian Townscape of R.K. Narayan», in The Deccan

Geographer, 18, 1980, pp. 803-811, e Thieme, R.K. Narayan cit., passim.

78 Accomunati dall’ambientazione scolastica in una Malgudi ancora coloniale, questo romanzi si servono

di protagonisti diversi per inscenare i tre stadi successivi della maturazione del brahmano, dall’infanzia (Swami and Friends) all’adolescenza (The Bachelor of Arts) fino alla vita adulta (The English Teacher).

Room, la cittadina di Malgudi prende quasi interamente forma. In questi primi quattro

romanzi vengono infatti presentati i due terzi di tutte le località che la compongono, mentre il restante terzo comparirà nelle successive dieci opere. È quindi evidente che l’autore intende offrire fin da subito ai lettori una visione quanto più onnicomprensiva del palcoscenico centrale della sua macro-narrazione, permettendo loro di costruirsi una mappa mentale che, benché soggetta a revisioni e ampliamenti, è già sufficientemente dettagliata per poter localizzare con una certa attendibilità i personaggi e le loro vicende e per arginare ogni senso di straniamento nei confronti del luogo immaginario. Questa mappa è nondimeno attraversata da una tensione topica simbolo di una diffusa ma sotterranea inquietudine sociale e morale, presente in Swami and Friends già nell’opposizione tra la parte più antica e centrale di Malgudi (compresa nel perimetro di Vinayaka Mudali Street a ovest, il fiume Sarayu a nord, Ellaman Street a est e Market Road a sud) e le moderne e periferiche zone residenziali (Lawley Extension), e che si manifesta più distintamente nella sconnessa fuga del protagonista, che, sebbene non si spinga oltre la sconosciuta Mempi Forest Road, è rivolta in direzione di Madras, Bombay o l’Inghilterra (dove, secondo le ingenue fantasticherie del ragazzino, “[h]e could work […] earn money and do what he pleased”79). Nei romanzi seguenti la medesima tensione supera i limiti delle oggettive possibilità infantili e comincia a varcare i confini territoriali di Malgudi, che si dimostra infatti inserita all’interno di un contesto geografico più ampio e articolato, esteso, in questa prima fase, ai villaggi di Koopal, Talapur, Tayur e Sukkur e alla città di Madras. Se i primi tre luoghi sono solo brevemente percorsi da Chandran (The Bachelor of Arts) e Krishna (The English

Teacher), gli ultimi due vengono maggiormente vissuti ed esplorati dai personaggi,

tanto che, raccontando i giorni della fuga di Savitri a Tayur (The Dark Room) e le peregrinazioni di Krishna a Madras, l’autore fornisce un insieme di frame più precisi relativi alle zone e alle strade che essi attraversano. Giunto alla fine delle “early novels” il lettore sarà allora in grado di orientarsi agilmente a Malgudi – che occupa, con i suoi vicoli, strade e luoghi caratteristici, la porzione più ampia della sua mappa immaginaria (i tre quinti di tutti i frame finora menzionati) – e conoscerà, più o meno dettagliatamente, un esiguo numero di località limitrofe dove si svolgono, per quanto in misura marginale, le vicende dei personaggi.

Le “middle-period novels” abbracciano un arco temporale di poco meno (in base alla loro data di pubblicazione) o poco più (in base al tempo narrativo) di trent’anni, estendendosi da Mr Sampath a The Painter of Signs e rappresentando, secondo un’opinione critica diffusa, la fase più fortunata della carriera dello scrittore. Stando alla visione continua e cronologica adottata, questi romanzi coincidono con un momento di stasi, non tanto nella crescita della cittadina quanto nell’espansione dei luoghi dell’azione. In effetti, nonostante i frame relativi a Malgudi aumentino di pochissime unità nel corso dei sette romanzi, è proprio all’interno di queste opere che si assiste maggiormente all’arrivo della modernizzazione, che si manifesta in svariate forme, quali imprese cinematografiche in stile hollywoodiano (Mr Sampath), il pensiero gandhiano (Waiting for the Mahatma), l’avvento del turismo di massa (The Guide) e il vorticoso aumento del traffico stradale (The Painter of Signs). L’esigua comparsa di nuovi frame corrisponde del resto allo svolgersi dell’azione in luoghi già conosciuti, i quali, colti a distanza di tempo, possono essere aggiornati o risimbolizzati, evidenziando ancora di più le trasformazioni in atto all’interno della cittadina. Si osservi, per esempio, il caso di Kabir Street (o Kabir Lane, come talvolta viene nominata), già introdotta al lettore nelle “early novels” ma che comincia a essere maggiormente descritta a partire da Mr Sampath, fino a diventare il centro delle vicissitudini cittadine in Waiting for the

Mahatma; oppure si guardi a Vinayaka (o Vinayak) Mudali Street, che di Swami and Friends è il frame più ricorrente nonché residenza di una famiglia brahmanica e

rispettabile come quella del protagonista, mentre in The Financial Expert, in una Malgudi progredita di un quindicennio e dotata di nuovi quartieri bene, è connotata per la sua liminalità e insalubrità. L’apparente arresto della dilatazione del territorio della diegesi è tuttavia smentito quando si rivolge lo sguardo oltre i confini di Malgudi. In questo caso si assiste infatti all’apertura del teatro dell’azione, che coinvolge nuovi

frame relativi a località prossime dove sono ambientati alcuni episodi delle storie dei

personaggi: dai villaggi di Koppal, Solur e Sangram, visitati da Sriram durante le missioni di propaganda gandhiana, alla città di New Delhi, dove il giovane si ricongiunge a Bharati alla fine del romanzo (Waiting for the Mahatma); da Kalipet, luogo dell’arresto di Raju, a Mangala e la vicina Aruna, dove egli si reca a seguito della sua scarcerazione e assume il ruolo di guida spirituale (The Guide); dalle Mempi Hills ai Peaks, Caves, Forest e Village ubicati lungo la stessa catena montuosa, dove si

svolgono numerosi episodi di The Man-eater of Malgudi. È proprio questo romanzo a rappresentare il culmine dell’espansione delle vicende nella regione circostante Malgudi: nelle opere seguenti, appartenenti talune a questa, talatre alla terza fase della narrativa di Narayan, gli episodi ambientati fuori dalla cittadina avverranno tutti entro

frame già noti (con la sola eccezione dei non meglio identificati “jungle villages”

assediati dalla tigre Raja in A Tiger for Malgudi). In conclusione, considerando la totalità dei frame – tanto interni quanto esterni a Malgudi –, le “middle-period novels” si chiudono al modo in cui erano iniziate: come in Mr Sampath e Financial Expert, dove non compare quasi nessun nuovo luogo a ospitare l’azione, in The Vendor of

Sweets e The Painter of Signs l’autore rinuncia pressoché totalmente ad arricchire la

rigogliosa mappa del mondo immaginario, permettendo ai suoi personaggi di perlustrare in profondità e ai lettori di padroneggiare con maggiore sicurezza lo spazio conosciuto. La fase terminale della macro-opera di Narayan corrisponde alle tre “late novels” A

Tiger for Malgudi, Talkative Man e The World of Nagaraj. In esse, contrariamente a

quanto si potrebbe pensare, si assiste, se non a un’inversione di tendenza, quantomeno al ritorno a Malgudi di un’azione scenica più dilatata grazie all’aggiunta di nuovi frame al panorama cittadino – in una misura che, seppure di poco, supera il numero delle cornici spaziali introdotte nei ben più numerosi romanzi del periodo intermedio. L’effetto che se ne ricava (grazie anche al contrasto con uno spazio diegetico extraurbano che rimane stabile – a esclusione dei succitati “jungle villages”, che risultano comunque familiari perché riconducibili al già noto complesso montuoso e forestale di Mempi) non è dunque quello di un incipiente epilogo al racconto di Malgudi, ma dell’inesauribile progresso che interessa la cittadina e che conduce i suoi abitanti a cogliere le opportunità che si dispiegano a ogni nuova estremità della sua versatile topografia.

Fino a ora sono stati osservati esclusivamente i frame, cioè le “shifting scenes of actions”80 dove hanno concretamente luogo le vicissitudini dei personaggi. Lo spazio narrativo si compone tuttavia anche di località finora trascurate e che si inseriscono nel discorso critico mediante la nozione di story space. Questa categoria riunisce infatti secondo Ryan “all the spatial frames plus all the locations mentioned by the text that are

not the scene of actually occurring events”81: saranno proprio questi luoghi aggiuntivi – che, adottando la terminologia di Ronen, si denomineranno “secondary frames”82 – a costituire l’oggetto delle prossime considerazioni (laddove lo story space propriamente detto affiorerà intuitivamente dalla somma tra le osservazioni sinora mosse e quelle che seguiranno). Analogamente a quanto è accaduto nel corso della precedente analisi dei

frame (i quali, per chiarezza, saranno d’ora innanzi qualificati come “primari”), si

adotterà il principio della continua rilevanza delle manifestazioni spaziali anche in assenza di espliciti indicatori testuali: ogni luogo che entra come frame secondario all’interno dello story space continuerà a farne parte e non cesserà di costituire un punto di riferimento nella mappa di Malgudi ricostruita dal lettore; allo stesso tempo, se una località secondaria dello story space si attualizza diventando frame primario (non figurando più dunque nei soli discorsi o pensieri dei personaggi ma tramutandosi in teatro dell’azione), essa continuerà a fare parte di tale categoria83. A conclusione di questa premessa di metodo si rammenta che lo story space non include i mondi controfattuali immaginati dai personaggi (contemplati dalla categoria del narrative

universe che qui non si prenderà in considerazione) e si segnala che tale nozione è stata

estesa alle sole località in qualche misura legate ai personaggi e rilevanti per le vicende narrate: i riferimenti ai luoghi geografici estranei tanto alla sostanza degli eventi quanto ai loro protagonisti e disseminati nei testi seguendo una pratica che echeggia il name

dropping non verranno considerati frame secondari e non saranno quindi inclusi nello

81 Ivi, par. 11, n.p.

82 “Secondary frames are background frames constructed close to the setting but distinguished from it by

some dividing line. Although actualized as parts of the surroundings of fictional elements, secondary frames do not function as a setting”, in Ronen, «Space in fiction» cit., p. 426.

83 Ciò implica che alcuni dei frame primari a cui si è fatto riferimento in relazione a precisi romanzi

possono comparire all’interno della macro-opera di Narayan in volumi precedenti sotto forma di frame secondari. Si ricorda qui il caso di Madras, presente nello story space fin dal principio nei pensieri di Swami (che verso questa città intende fuggire) ma concretamente attraversata dai personaggi delle storie (in qualità dunque di frame primario) solo nei successivi The Bachelor of Arts e The Financial Expert – e in ogni modo evocata in tutti i romanzi dell’autore; o ancora quello di Mempi, toponimo condiviso da svariati siti (Mempi Hills, Mempi Range, Mempi Forest, Mempi Village, Mempi Town, ecc.) e che, sebbene compaia già in Swami and Friends (in quella “Mempi Forest Road” inconsapevolmente percorsa dal protagonista), designerà luoghi dell’azione soltanto a partire da The Guide e The Man-eater of

Malgudi. Pare così ammissibile riconoscere ai frame secondari una funzione “anticipatrice”, sfruttata

dall’autore soprattutto in relazione alle località esterne più significative e ricorrenti (oltre a Madras e al complesso di Mempi, anche Tayur e Koppal) mediante l’introduzione nel mondo narrativo di nuove entità spaziali le quali, solo dopo essere divenute familiari al lettore e avere trovato un posto all’interno della mappa di Malgudi, sono ritenute in grado di ospitare gli eventi e vengono così elevate alla posizione di

story space (sebbene essi contribuiscano, indirettamente, a completare il mondo

narrativo)84.

A confronto con l’insieme dei frame primari, lo story space delle “early novels” è molto più ampio: se l’azione, come si è visto, si situa quasi completamente nei vicoli e nei quartieri di Malgudi (con l’importante eccezione degli episodi ambientati a Madras in The Bachelor of Arts e Sukkur in The Dark Room), in queste prime quattro opere compaiono numerosi frame secondari relativi a città e villaggi più o meno lontani dalla cittadina ma chiaramente concepiti come appartenenti allo stesso contesto macrogeografico (da Trichinopoly a Bangalore, da Tanjore a Hyderabad, da Mangalore a Cochin passando per Rangoon). Il planisfero che sovrintende ai romanzi si mostra quindi fin da subito esteso e complesso, e sebbene i protagonisti delle storie di Malgudi siano fortemente limitati nei loro movimenti, la tensione tra le angustie del piccolo centro urbano e la vastità degli spazi circostanti è chiaramente percepibile ed esplicitamente tematizzata non solo a livello di frame primari (attraverso le già citate peregrinazioni di Chandran e Savitri a Madras e Sukkur), ma anche sul piano dello story

space (essendo la consapevolezza geografica di Swami molto più estesa delle

costrizioni fisiche riconducibili alla sua giovane età – le quali, se da un lato contribuiscono a contenere l’azione di Swami and Friends entri i confini della cittadina, dall’altro non sono tuttavia in grado di celare l’illusorietà della sua pretesa autosufficienza). Nonostante i frame primari superino numericamente quelli secondari (e l’attenzione del lettore sia maggiormente rivolta ai luoghi che ospitano le vicende dei personaggi – ovvero a Malgudi), se si considera l’insieme delle località che costituiscono lo story space è possibile notare che i frame esterni alla cittadina sono più numerosi di quelli interni, e, benché questi ultimi siano maggiormente ricorrenti e godano di un peso narrativo superiore, il mondo immaginario dell’autore si mostra fortemente scisso tra consuetudini centripete e impulsi centrifughi.

In relazione alle “middle-period novels” l’analisi precedente aveva rivelato un sostanziale arresto dell’espansione del palcoscenico della diegesi cittadina. Similmente, lo studio dei frame secondari testimonia che la crescente complessità di Malgudi si