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La distanza di 4,16 m calcolata tra le basi d’anta (B2-B3) della fronte meridionale e il relativo interasse di 5,04 m suggeriscono la ricostruzione di una facciata distila, necessaria per una riparti- zione uniforme dei carichi della struttura soprastante.

Delle due ipotetiche colonne non è stato rinvenuto alcun elemento del fusto, ma riferibili a que- ste sono una base attica (B1) e un capitello ionico (D1) che, seppur danneggiati, possono essere

Le basi

Numerose sono le relazioni che intercorrono tra le caratteristiche dimensionali della base di colonna (B1) e quelle delle basi d’anta in situ (B2-B3); tra queste emerge una precisa corrispon- denza tra la profondità di B2-B3 (0,72 m) e l’ampiezza di B1 (0,72 x 0,72 m)236. Questo rapporto

dimensionale riguarda anche le altezze di tali elementi con una sostanziale concordanza tra quella misurata su B1 (0,29 m) e quelle calcolate su B2-B3 (0,255 m), quest’ultime prive del toro superiore originariamente unito alla base del pilastro. Tali congruenze, sia morfologiche che dimensionali,

come già lasciava ipotizzare il suo ritrovamento nelle immediate vicinanze della Tomba.

Il tentativo di individuare la precisa collocazione delle basi di colonna tra gli elementi angolari della fronte deve, innanzitutto, tenere conto della presenza del terzo gradino della crepidine dispo- sto, come già evidenziato237

soluzioni è da escludere il posizionamento delle basi di colonna sul piano di attesa di tale gradino

in situ (B2-B3). È verosimile invece che, come

questi ultimi, le basi di colonna fossero collocate su uno zoccolo marmoreo238, tra i blocchi del ter-

zo gradino, disposte così alla stessa quota e in asse con gli elementi angolari (B2-B3). A conferma di quanto appena proposto, è possibile notare come l’altezza del plinto di B1 (0,13 m), sommata a quella dello zoccolo sottostante (0,12 m), corrisponda esattamente all’altezza del gradino più alto della crepidine (0,25 m); in questo modo i blocchi di tale gradino si addossavano ai lati interni delle basi di colonna coprendo solo i plinti, lasciando emergere completamente la parte superiore239.

234 L’analisi dei rapporti proporzionali tra gli elementi architettonici rinvenuti è di particolare utilità anche per stabilire la loro

pilastro C1, originariamente appartenuti all’ordine inferiore della tomba (vedi infra).

235 Di particolare utilità per il lavoro presentato in questa sede sono gli studi del De architectura di Vitruvio presenti in GROS

1976b, 669-704; WESENBERG 1983; FREY 1990, 285-330; GROS 1990; GROS 1992; FREY 1992, 37-63; FREY 1994, 139-170, alla cui analisi accurata dei libri III-IV segue il tentativo di individuare nelle prescrizioni vitruviane una sorta di sistema modulare

236 Misure queste calcolate sui plinti. 237 Vedi in questo volume, 75-76.

238 Le dimensioni dello zoccolo delle basi di colonna vengono proposte a partire dal confronto dimensionale offerto dai lati brevi

di B2-B3 dove alla lunghezza del plinto di 0,72 m corrisponde quella dello zoccolo di 0,84 m, la cui altezza è pari a 0,12 m.

La possibilità di calcolare la distanza tra le basi e i relativi sostegni verticali della fronte meri- dionale della Tomba ci viene offerta, invece, dal blocco angolare di fregio-architrave (H1), disposto originariamente sul secondo ordine del monumento240

dimensionali di H1, infatti, si ricava un interasse di 1,44 m; data la sicura collocazione angolare del blocco, tale misura, a fronte dei complessivi 5,04 m, calcolati tra gli elementi angolari della faccia-

240 Vedi in questo volume, 105-107.

Fig. 77 Assonometria ricostruttiva del podio (vista da sud-ovest) con l’ipotetica disposizione delle basi di colonna tra i blocchi del terzo gradino della crepidine.

79

Collocate, dunque, le basi e stabilita la distanza che intercorre tra i sostegni verticali è ora pos- sibile proporre alcune considerazioni, a partire dalle caratteristiche dimensionali della base B1 e del capitello ionico D1, nel tentativo di ricostruire le proporzioni complessive delle colonne e dei pilastri della fronte.

Le relazioni dimensionali che emergono dal confronto dei due elementi strutturali241 se da un

lato rendono plausibile l’attribuzione anche del capitello ionico alla Tomba Bella, come già della base attica, dall’altro ci consentono di avanzare delle ipotesi circa le proporzioni originarie del fusto di colonna. Note, infatti, le dimensioni del piano di posa del capitello D1 (ca. 0,44 m) e del piano di attesa della base B1 (0,52-0,54 m), considerata l’ampiezza generalmente maggiore di tali piani rispetto a quella calcolata alla sommità242 e alla base del fusto243 (con una differenza media dell’or-

dine di ca. 0,04-0,06 m), si propone di ricostruire la colonna con il diametro superiore di ca. 0,40 m e quello inferiore di ca. 0,48 m244.

241 Con particolare riferimento al possibile rapporto dimensionale presente tra l’ampiezza del piano di posa del capitello

D1 (0,44 m) e quella del piano di attesa della base B1 (0,52-0,54 m). Per le altre relazioni proporzionali dei due elementi strutturali, individuate sulla base del rapporto col diametro inferiore della colonna, si rimanda alle tabb. 1-2.

242 Il piano di posa dei capitelli ionici presenta in genere il diametro di poco più ampio rispetto a quello del sommoscapo del

fusto con una differenza che è possibile calcolare approssimativamente, a partire dai capitelli e dai frammenti di sommoscapo attribuiti al coevo Tempio di Apollo di Hierapolis, nell’ordine di ca. 0,02-0,04 m (cfr. SACCHI, BONZANO 2012, 325-357).

243 Anche il diametro del toro superiore delle basi è generalmente più ampio di quello misurato all’imoscapo della colonna; tale

differenza, calcolata sugli elementi strutturali del noto tempio ierapolitano, varia tra 0,034 m e 0,08 m per gli esemplari di maggiori proporzioni (SACCHI, BONZANO 2012, 325-357, tabb. 1-2).

244 La rastremazione così ipotizzata per il fusto è di ca. 0,08 m; misura questa che si ottiene anche applicando le indicazioni di

Vitruvio (VITR., De Arch., III, 3, 12; cfr. GROS 1990, 121-122) il quale prescrive di dividere il diametro inferiore della colonna in sei parti (0,48/6=0,08 m) e assegnare cinque di queste al diametro superiore (5x0,08=0,40 m).

Da notare come la misura ipotizzata per il diametro inferiore della colonna è la stessa che si ottiene applicando a B1 le prescrizioni di Vitruvio per le basi attiche245, per le quali246 la lunghezza

del plinto corrisponde a un diametro e mezzo di colonna. Conoscendo, nel nostro caso, la misura del plinto di B1 (0,72 m) è possibile, da questa, ricavare il diametro inferiore del fusto, che risulta così essere pari a 0,48 m247 Base di colonna B1 1 parte = 0,02 m Basi di pilastro B2-B3 1 parte = 0,0244m Canone vitruviano

Diametro piano di attesa / (0,52-0,54 m) / /

Lunghezza plinto 36 (0,72 m) 36 (0,88 m) 36

Altezza plinto 6,5 (0,13 m) 4,10 (0,10 m) 4

Altezza toro inferiore 3 (0,06 m) 2,87 (0,07 m) 3

Altezza scozia+listelli 3,75 (0,075 m) 3,48 (0,085 m) 3

Altezza toro superiore 1,25 (0,025 m) 1,43 (0,035 m)* 2

Altezza plinto+toro inf. 9,5 (0,19 m) 6,97 (0,17 m) 7

Altezza

toro inf.+scozia+toro sup.

8 (0,16 m) 7,78 (0,19 m)* 8

Altezza scozia+toro sup. 5 (0,10 m) 4,92 (0,12 m)* 5

Altezza complessiva 14,5 (0,29 m) 11,88 (0,29 m)* 12

Tab. 1 Confronto tra le principali caratteristiche dimensionali delle basi B1-B3 e lo schema proporzionale vitruviano. I valori si intendono rapportati al diametro dell’imoscapo suddiviso in 24 parti (Cfr. FREY

* = misura ricostruita.

È opportuno però sottolineare che nel nostro caso, trattandosi di ipotesi ricostruttiva, non è possibile stabilire con precisione se il diametro inferiore della colonna sia riferibile alla misura calcolata subito sopra l’apophyge o se, invece, corrisponda all’ampiezza calcolata sul listello posto alla base del fusto248.

Tuttavia, è bene precisare che l’individuazione del punto esatto dove calcolare il diametro della colonna, più che derivare da scelte aprioristiche deve dipendere dalle eventuali relazioni di propor- zionalità che emergono dal confronto della misura presa in esame con le dimensioni complessive

249. A tal proposito, la misura di 0,48 m

ipotizzata per l’imoscapo della colonna sembra costituire il modulo di riferimento per il nostro

245 VITR., De Arch., III, 5, 1-2.

246 Per gli schemi proporzionali delle basi attiche cfr. WESENBERG 1983, 128-132, tav. 6; GROS 1976b, 702-703, GROS 1990,

149-153, 25-26; FREY 1994, 149-151, 153-159, CHITHAM 2005, 80-81.

247 -

no (in particolare VITR., De Arch., III, 5, 2), dopo aver ridotto, per semplicità, le altezze delle singole modanature allo stesso denominatore (cfr. FREY 1994, 150-151,

volta in due parti di 4 e 8) in rapporto ad un diametro di 24, con il plinto di 4, il toro inferiore e la scozia (compresi i listelli) di 3 e il toro superiore di 2 parti. Le relazioni proporzionali descritte da Vitruvio per le basi attiche presentano, però, aspetti discordanti se rapportati ai valori misurati su B1. Dividendo, infatti, il diametro inferiore della colonna (0,48 m) in 24 parti (1 parte=0,02 m), l’altezza complessiva di B1 è pari a 14 parti e mezza (0,29 m), con il plinto alto 6 parti e mezza (0,13 m), la scozia 3 parti e mezza (0,075 m), il toro superiore 1 parte e mezza (0,025 m); i valori che invece concordano con quanto suggerito da Vitruvio sono quelli relativi all’altezza del toro inferiore, a cui anche in B1 sono assegnate 3 parti (0,06 m), alla somma dalle altezze del toro inferiore, della scozia e del toro superiore di 8 parti (0,06+0,075+0,025=0,16 m) e alla somma degli ultimi due elementi modanati, a cui sono assegnate 5 parti (0,075+0,025=0,10 m).

248 Sulla problematica in questione si veda WESENBERG 1983, 26-28; GROS 1990, 102, 203-207; WEBER 1991, 423-438; ROCCO

2003, 16-17, nota 6.

81

a cui sono rapportati tutti gli elementi della fabbrica o, perlomeno, quelli utili a garantire la stabilità della struttura e una relazione armonica, per proporzione e simmetria, tra le parti250.

I capitelli

Anche le indicazioni vitruviane relative ai capitelli ionici251, rapportate all’unico capitello (D1)

- tizzata per il diametro inferiore della colonna (0,48 m), aumentata della diciottesima parte di essa (0,026 m), corrisponda sostanzialmente alla lunghezza dei lati dell’abaco (ca. 0,50-0,55 m) e che

250 VITR., De Arch., III, 1, 9. Non è, dunque, un caso se le dimensioni del basamento della Tomba, del podio con le ante, del

vestibolo, l’interasse complessivo della facciata meridionale e quello calcolato tra i singoli sostegni verticali, le proporzioni stesse degli elementi architettonici (con riferimento particolare alle componenti rinvenute e conservate meglio quali la base della colonna.

251 VITR., De Arch., III, 5, 5-8; IV, 1, 1.

Fig. 79 Relazioni modulari

intercorrenti tra lo schema teorico vitruviano da FREY 1994) e quello

desunto dalle basi attiche dell’heroon ierapolitano (b: base di colonna B1; c: basi d’anta B2-B3).

Fig. 80

Ricostruzione del capitello ionico D1.

HOEPFNER 1968) e

83

inferiore del fusto (0,16 m), così come suggerisce ancora Vitruvio252

Capitello ionico D1 1 parte = 0,0266 m Canone vitruviano Lunghezza/larghezza abaco* 19 (0,50-0,505 m) 19 Lunghezza pulvino 15,75 (0,42 m) 16 Altezza abaco 1,5 (0,04 m) 1,5 Larghezza complessiva* 24 (0,64 m) 24

Distanza interna tra le volute 10,27 (0,274 m) 10

Diametro occhi delle volute 1 (0,026 m) 1

Distanza tra i centri degli oculi 15,94 (0,425 m) 16

Altezza del canale delle volute 2,1 (0,056 m) 2,5

Altezza dell’echino 2,4 (0,064 m) 2

Larghezza delle volute* 6,86 (0,183 m) 7

Altezza delle volute* 8 (0,215 m) 8

Altezza capitello sopra la colonna (echino-canale-abaco)

6 (0,16 m) 6

Altezza complessiva* 9,5 (0,255 m) 9,5

Tab. 2 Confronto tra le principali caratteristiche dimensionali del capitello ionico D1 e lo schema proporzionale vitruviano. I valori si intendono rapportati al diametro dell’imoscapo suddiviso in 18 parti (Cfr. HOEPFNER 1968,

tav. 7); * = misura ricostruita.

I pilastri

Dei pilastri che costituivano la terminazione delle ante è stato rinvenuto un grosso frammento marmoreo di fusto (C1) con un’ampiezza calcolata sul piano di posa di 0,585 x 0,42 m e un’altezza conservata di ca. 1,60 m.

lo spessore delle ante del podio253

funerario254

252 Per gli schemi proporzionali dei capitelli ionici cfr. HOEPFNER 1968, 213-234, tav. 7; WESENBERG 1983, 132-143, tavv. 8-10;

FREY 1990, 112-115; GROS 1990, 156-176, FREY 1992, 37-63; FREY 1994, 151-159, ROCCO 2003, 22- CHITHAM 2005, 72-79. È possibile notare come le caratteristiche dimensionali di D1 trovino numerose concordanze dividendo il diametro inferiore della colonna in 18 parti (con un diametro di 0,48 m, 1 parte corrisponde a ca. 0,026 m) an- che per D1 avremo che l’altezza complessiva è pari a 9 parti e mezza (ca. 0,25 m), l’altezza dell’abaco è di 1 parte e mezza (0,04 m), quella delle volute è pari a 8 parti (ca. 0,21 m), la larghezza complessiva, calcolata tra le volute, (misura ricostruita m); gli unici valori di D1 che non concordano con lo schema teorico vitruviano (stando almeno all’interpretazione data in HO- EPFNER 1968, 213-234, tav. 7) sono quelli relativi alla maggiore altezza dell’echino, a cui sono state assegnate 2 parti e mezza

WESENBERG 1983, 132-143, tav. 8; cfr. anche GROS 1990, 166-169

Questo dato, tutt’altro che marginale, rispecchia una tendenza già in atto a partire dal III sec. a.C. che vede la progressiva diminuzione del canale orizzontale e il conseguente aumento dell’altezza dell’echino (su questo aspetto cfr. ROCCO 2003, 24,

253 La lavorazione ad anathyrosis del lato posteriore di C1 presenta, infatti, un riquadro centrale lavorato con scalpello a punta la

254

il blocco e le basi in situ B2-B3; le dimensioni complessive e quelle dei singoli elementi modanati delle basi d’anta, infatti, costituiscono multipli o frazioni della lunghezza di C1 (pari a 0,585 m). Seguendo lo schema proporzionale canonizzato da

I fusti dei pilastri erano costituiti da più blocchi sovrapposti, come lascia supporre la presenza sul piano di posa di C1 di due incavi quadrangolari, con le canalette per lo scolo del piombo, fun-

- tre, che il toro superiore, assente sulle basi in situ (B2-B3), fosse lavorato in un unico blocco con l’imoscapo dei fusti; ciò porterebbe ad escludere l’aggancio diretto di C1 con una delle basi d’anta.

A partire dai dati a nostra disposizione, si propone di restituire l’altezza complessiva delle co- lonne e dei pilastri della Tomba, tenendo conto, come si è già avuto modo di sottolineare, delle relazioni dimensionali che originariamente legavano gli elementi strutturali della fronte al podio retrostante. Lo sviluppo verticale dei sostegni255 -

beazione, doveva dunque coincidere con l’altezza del podio compreso del coronamento marmoreo (H: 4,16 m)256.

A tal proposito, si sottolinea come il rapporto di 1:8,6, calcolato tra il diametro inferiore della colonna (0,48 m) e l’altezza del podio (4,16 m), rientri tra i valori (da 8 a 10 diametri) previsti da Vitruvio nel libro III257. Da notare, inoltre, come lo sviluppo verticale del podio presenti pre-

cise corrispondenze con l’articolazione orizzontale degli elementi architettonici posti in facciata.

distanza calcolata tra le basi angolari della fronte258 (B2-B3); l’altezza dei sostegni verticali259

(base+fusto+capitello=4,04 m) coincide, invece, con la distanza che intercorre tra i due elementi in

situ della zoccolatura posti a sostegno delle basi d’anta.

Vitruvio per le basi attiche (cfr. supra tab.1), dividendo tale misura in 24 parti (1 parte=0,024 m ca.), emergono numerose concordanze tra i dati teorici e quelli misurati su B2-B3, tra le quali la lunghezza del plinto a cui sono assegnate 36 parti (ca. 0,88 m), la sua altezza di 4 parti (ca. 0,10 m), l’altezza del toro inferiore di 3 parti (ca. 0,07 m); discordante è il valore complessiva delle due basi dovrebbero essere assegnate 12 parti, ossia 0,29 m, lo stesso valore misurato sulla base di colonna B1. Tale dato, a fronte degli 0,255 m, che rappresenta l’altezza attuale delle basi d’anta prive del toro superiore, consente di ricostruire ipoteticamente le dimensioni dell’ultimo elemento modanato assegnando ad esso 1 parte e mezza del modulo di

255 Ciascuno dei quali compreso di zoccolo, base, fusto e capitello.

256 Altezza di 4,16 m calcolata tra i piani di attesa del basamento e del coronamento marmoreo del podio. Per maggiori dettagli

sulla proposta ricostruttiva del nucleo in travertino del primo ordine vedi in questo volume, 67-74.

257 Vitruvio, a partire dal rapporto tra il diametro di base del fusto, indicato come modulo, e l’intercolumnio, ossia la distanza

VITR., De Arch., III, 3, 1-11). Si distinguono, quindi, il picnostylos (con intercolumni pari a un diametro e mezzo di colonna), il sistylos (con intercolumni pari a due diametri di colonna), l’eustylos (con intercolumni pari a due diametri e un quarto di colonna), il diastylos (con in- tercolumni pari a tre diametri di colonna) e l’araeostylos (con intercolumni maggiori di tre diametri di colonna); oltre a questi il Dinsmoor (DINSMOOR 1950, 273, nota 3), sulla base di quanto Vitruvio afferma all’inizio del libro IV (VITR., De Arch., IV, 1, 8), ipotizza la presenza di un ulteriore ritmo nella distribuzione delle colonne che egli chiama metriostylos (con interco- colonna che corrisponde rispettivamente a 10, 9½, 9½, 8½, 8 diametri, (9 diametri per il metriostylos). Tra gli schemi elabo-

sistylos (con intercolumni di 2 moduli) sembra adattarsi meglio al nostro caso (VITR.,

De Arch., III, 3, 2); dividendo, infatti, la misura degli intercolumni laterali (la cui ampiezza, in relazione ai pochi elementi

rinvenuti dei piedritti, è stata ricostruita approssimativamente intorno a 0,88-0,91 m) per il diametro inferiore della colonna (0,48 m) otteniamo 1,83-1,89, risultato che si avvicina per difetto a quello di due moduli prescritto da Vitruvio. Tuttavia, come dato discordante, va segnalata la differenza tra l’altezza di 4,56 m (pari a nove diametri e mezzo), ottenuta applicando al nostro monumento quanto previsto per il sistylos (VITR., De Arch., III, 3, 10), e la misura di 4,16 m che costituisce l’altezza del podio a cui si è giunti analizzando gli elementi architettonici (di marmo e travertino) rinvenuti e attribuiti alla Tomba.

258 Distanza calcolata tra i lati interni dei plinti delle basi B2-B3. La stessa misura, aumentata di un diametro (4,16+0,48=4,64 m),

corrisponde esattamente all’ampiezza del vestibolo calcolata tra le pareti interne delle ante.

259 Altezza di 4,04 m riferita alle colonne e ai pilastri privi degli elementi della zoccolatura (alti 0,12 m), da cui si ricava un

85

Della trabeazione che concludeva lo sviluppo verticale del primo ordine non è stato rinvenuto alcun frammento260, tanto meno di quegli elementi, forse architravi, che collegavano i sostegni

cassettoni del vestibolo261.

262 che presentano caratteristi-

che dimensionali e stilistiche comuni263.

260

proporzionali vitruviani rapportati alle dimensioni delle membrature architettoniche rinvenute (cfr. WESENBERG 1983, 119- 122, tav. 14; GROS 1990, 190-193, . 39; FREY 1994, 152, 153-159, . 7, 10; ROCCO 2003, 29-30).

261 Per il rivestimento delle pareti del vestibolo e la disposizione dei sedili marmorei all’interno di tale ambiente vedi in questo

volume, 94-96.

262

certezza la precisa collocazione di tali blocchi; non si esclude addirittura la loro possibile appartenenza, parziale o completa,

263 Per le caratteristiche dimensionali dei cassettoni si rimanda al catalogo, per i confronti stilistici vedi in questo volume,

169-170.

Considerata l’ampiezza complessiva del vestibolo (4,64 x 2,36 m), la distanza ipotizzata tra i sostegni verticali della fronte (1,44-2,16-1,44 m) e le proporzioni dei singoli cassettoni264, è possi-

-

occupato

264 L’ampiezza del singolo cassettone, come documenta bene il blocco F1, è di 0,46 m; a questa misura va aggiunta la larghezza

Fig. 83

Ipotesi di ricostruzione vestibolo (blocchi F3-F4).

87

Complessivamente, considerata anche la disposizione di quattro cassettoni a coprire in profondi-

composto da ventotto lacunari265