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PRECURSORI COGNITIVI E LINGUISTICI NELLA COSTRUZIONE DEL LESSICO IN ETA‟ PRESCOLARE: UNO STUDIO PILOTA

COSTRUIRE I CONCETTI DI FISICA NELLA SECONDARIA SUPERIORE Lucia Bigozzi, Paola Falsini e Carlo Fiorentin

PRECURSORI COGNITIVI E LINGUISTICI NELLA COSTRUZIONE DEL LESSICO IN ETA‟ PRESCOLARE: UNO STUDIO PILOTA

Carmen Belacchi*, Simonetta D‘Amico°, Silvia Pantaleone°, ^Dispaldro M. *Dipartimento di Scienze dell‘uomo, Università di Urbino

° Dipartimento di Scienze della Salute,Università degli Studi di L‟Aquila ^ Università di Padova

carmen.belacchi@uniurb.it Introduzione

Il dibattito teorico e le evidenze empiriche relative allo sviluppo delle competenze lessicali sostengono che il processo con cui il bambino attribuisce correttamente i primi nomi alle cose si basa sulla capacità di individuare somiglianze e regolarità (Barsalou 2005, 2008), di fare inferenze e previsioni sulle corrispondenze nomi-oggetti (Tomasello e Barton, 1983) e sul contributo specifico dei circuiti di memoria nella costruzione delle competenze linguistiche (Ullman 2004).

La rapidità dello sviluppo lessicale sarebbe dovuta non semplicemente a legami associativi ma soprattutto concettuali tra suono e significato (Gopnik e Meltzoff, 1987; Golinkoff et al., 1994).

Whitehurst (1979) ha sottolineato la funzione di costruzione delle conoscenze semantiche di una parola attraverso il ricorso ad altre parole (apprendimento intraverbale).

In sintesi, i processi sottostanti l'apprendimento e l'uso delle parole coinvolgono oltre che capacità cognitive generali di tipo fluido (individuazione di costanze, relazioni, somiglianze), diversi tipi di memoria (a breve e a lungo termine, di lavoro, fonologica), la comprensione lessicale, la

rappresentazione semantica e quella metalinguistica.

Il presente contributo intende esplorare i precursori cognitivi, fonologici, semantici e metalinguistici nella costruzione delle competenze lessicali in bambini prescolari con sviluppo tipico.

Metodo

Partecipanti: 42 bambini (19 M e 23 F) con sviluppo tipico frequentanti la Scuola dell‘Infanzia, suddivisi in 3 gruppi di età: 16 (range = 32 – 42; età media: 38), 12 (range = 44 – 53; età media: 49) e 14 (range = 54 – 67; età media: 60).

Materiali: Area cognitiva: Matrici Progressive di Raven Forma Colore (CPM - standardizzazione italiana di Belacchi et al., 2008); Prova di classificazione (Batteria VCS - Belacchi et al. 2010); Span di cifre Avanti e Indietro (WiscR); Prova di ripetizione di parole e non parole (Dispaldro et al. 2009). Area linguistica: Prova di denominazione lessicale (D‘Amico in preparazione); Test Fono-Lessicale (Vicari et. al 2009); Prova di definizione lessicografica (Belacchi, Benelli 2007).

Procedura: Le prove sono state somministrate individualmente durante l‘orario scolastico in 2 sessioni a distanza massima di 1 settimana.

115 Risultati

Sono state condotte analisi descrittive sulle prestazione nelle diverse prove distinte per gruppi di età. I risultati hanno evidenziato un significativo effetto dell‘età sia nell‘area cognitiva che in quella

linguistica. In particolare le prestazioni medie al CPM crescono da un valore di 9,13 (ds= 2,55) nei bambini più piccoli a 14,57 (ds =2,50) nei più grandi; nelle prove di memoria di cifre i valori di span in avanti, salgono da 1,81 (ds=1,21) a 3,21 (ds=,70), di span indietro da 0,94 (ds=1,06) a 2,43 (ds=0,75); un trend analogo emerge anche nelle prove di ripetizione di parole e non parole. La competenza nel classificare gli oggetti progredisce da 6,25 (ds=1,65) a 7,86 (ds=3,18). Anche nelle prove linguistiche si evidenzia una crescita in funzione dell‘età: denominazione, da 26 (ds=6,49) a 35 (ds=5,37); TFL: produzione da 28 (ds=3,6) a 31,64 (ds=3,32), nella sola parte relativa alla comprensione non sono stati rilevati effetti dell‘età. Circa le prove con componente metacognitiva (esplicitazione) e metalinguistica (definizione) si replica l‘effetto dell‘età: da un punteggio medio, nel primo caso, da 3,00 (ds=5,31) a 15 (ds=10,15), e nel secondo caso da 2,70 (ds= ,61) a 3,18 (ds=0,44). Le analisi di correlazione condotte evidenziano una stretta e significativa relazione tra tutte le prove ad esclusione della prova di

comprensione di parole. Discussione

Dall‘analisi dei risultati si evidenzia la rapidità dell‘accrescimento delle competenze cognitive e linguistiche nelle fasce di età considerate, che sottolinea la criticità di questa fase evolutiva nello sviluppo delle abilità lessicali. Dalle relazioni tra le prove, emerse dalle analisi correlazionali - correlazione corretta per età e regressioni lineari-, è emerso come fondamentale sia il ruolo della memoria (span di cifre e memoria fonologica) che della competenza nella classificazione sull‘abilità di esplicitare verbalmente il significato delle parole; tale abilità è inoltre predetta dalla prestazione di denominazione.

Il presente contributo si caratterizza come studio pilota, il che spiega l‘esiguità del campione; peraltro i dati presentati sono relativi ad un primo step di un disegno di ricerca longitudinale la cui seconda fase è in corso di realizzazione. Riteniamo che tali preliminari risultati confermino, anche se in via preliminare, la stretta implicazione ipotizzata tra fattori cognitivi e linguistici nella costruzione delle competenze lessicali.

Bibliografia

Barsalau, L. W. (2005). Abstraction as dynamic interpretation in perceptual symbol systems. In L. Gershkoff-Ftowe & D. Rakison (eds.), Building objects categories.Carnagie Symp. ser (pp.389-431), Mahwah, NJ Erlbaum

Barsalau, L. W. (2008). Grounding symbolic operation in the brain's modal systems. In G. R. Semin & E.R. Smith eds, Embodied grounding: social, cognitive,affective and neuroscientific approaches, pp. 9- 42, New York Cambridge Unoiversity Press

Golinkoff, R. M., Mervis, C. B., & Hirsh-Pasek, K. (1994). Early object labels: The case for a developmental lexical principles framework. Journal of Child

Language, 21, 125-155.

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cognitive and linguistic developments. Child Development, 58, 1523-1531.

Tomasello, M e Barton, M (1994) Learning words in non ostensive contexts . Developmental Psychology, 30, 639 - 650

Ullman M.T. (2004) Contributions of memory circuits to language: declarative/procedural model. Cognition, 92, pp 231-270.

Whitehurst, G.J. (1979). Meaning and semantics. In G.J. Whitehurst and B.J. Zimmerman (ed.) The function of language and cognition. New York: Academic Press.

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2° COMUNICAZIONE ORALE

Prime sintattico nei bambini con Disturbo Specifico del Linguaggio: nuove evidenze per una riabilitazione del deficit?

*Dispaldro M., *Benelli B.,*Scali F., ^Croatto D.,°Bonadiman L., §Leonard, B. L. * Università di Padova

^ Centro Medico di Foniatria, Padova ° Ussl 22 di Bussolengo (VR)

§ Purdue University (Indiana, Usa) marco.dispaldro@unipd.it

Introduzione

I bambini con Disturbo Specifico del Linguaggio (DSL) hanno problemi nel linguaggio nonostante l‘assenza di deficit neurologici, nell‘apparato uditivo e nell‘intelligenza non verbale. Le aree coinvolte sono diverse, ma la morfologia grammaticale, in particolare i pronomi clitici, è la categoria linguistica più compromessa (Leonard 1998). Allo stato attuale non vi è ancora certezza su quali siano le cause che ne determinano l‘uso deficitario.

In questo studio viene testata l‘ipotesi secondo la quale i bambini con DSL non hanno risorse cognitive sufficienti per eseguire il recupero e l‘inserimento del morfema all‘interno della frase (Leonard 1998, 2007). Secondo il modello proposto da Bock et al. (1994) un parlante per produrre una frase (ad es, Piero lo mangia) effettua i seguenti passi: il primo è il recupero degli item lessicali (Piero, mangiare); a questi item vengono poi assegnate le rispettive funzioni grammaticali (soggetto, verbo). In seguito viene recuperata la struttura sintattica conforme al messaggio, [nome+pronome+verbo], ed in essa inseriti gli item lessicali precedentemente recuperati [Piero+pronome+mangia]. Infine, vengono recuperati i morfemi ed inseriti anch‘essi all‘interno della struttura sintattica [Piero+lo+mangia].

I bambini con DSL avrebbero una difficoltà nel portare a termine tutti questi passi in maniera efficiente; come conseguenza, verso la fine del processo, non avendo più risorse cognitive, non riuscirebbero ad elaborare il morfema. Per questa ragione producono spesso frasi del tipo ―Piero mangia‖ anziché ―Piero la mangia‖.

L‘obiettivo di questo studio è quello di verificare se un sostegno nel recupero della struttura sintattica possa incrementare le risorse cognitive a disposizione del bambino necessarie per l‘inserimento del morfema all‘interno della frase.

Per testare tale ipotesi è stato utilizzato il Paradigma del Prime Sintattico (Bock et al. 1990): i bambini prima ascoltano, e poi ripetono, una frase detta Prime; subito dopo ai bambini viene chiesto di

descrivere una figura con una frase detta Target. Secondo questo paradigma la probabilità che un parlante utilizzi una determinata struttura sintattica nella frase Target (Piero lo beve) aumenta se lo stesso parlante subito prima ha ripetuto un Prime con la stessa struttura sintattica (I bambini le tirano). Questo avviene in quanto:

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- l‘ascolto e la ripetizione della frase Prime attiva una Struttura Sintattica;

- la produzione della frase Target richiede l‘attivazione e il recupero di una Struttura Sintattica che è già stata attivata dalla precedente frase.

La nostra ipotesi è che l‘effetto facilitante dato dal Prime dovrebbe permettere ai bambini con DSL di risparmiare le risorse necessarie per eseguire correttamente l‘ultimo passo dell‘elaborazione frasale: il recupero e l‘inserimento dei morfemi.

Metodo Materiale

E‘ stato utilizzato un Prime Sintattico con tre diverse condizioni. In ogni condizione vi è una frase Prime che viene detta da un adulto e poi fatta ripetere dal bambino. In seguito, al bambino viene presentata una figura che deve descrivere (frase Target); la corretta produzione del Target richiede sempre l‘utilizzo della seguente struttura sintattica [nome+PRONOME+verbo].

CONDIZIONE A. Il Prime ha la stessa struttura sintattica del Target (Prime: Mowgli LA butta [nome+PRONOME+verbo]).

CONDIZIONE B. Il Prime non ha la stessa struttura sintattica del Target (Prime: ―Mowgli canta‖ [nome+verbo]).

CONDIZIONE C. In questa condizione, baseline, non viene presentata nessuna frase Prime. Scoring

Le risposte vengono codificate il base alla presenza (Mowgli la mangia) o omissione (Mowgli mangia) del pronome. Nel caso della presenza, vengono considerate sia le risposte con il pronome corretto sia quelle con il pronome errato. Tutte le altre risposte non rientrano nell‘analisi.

Partecipanti

Hanno partecipato 15 bambini con diagnosi di DSL espressivo e con evidenti problemi nell‘uso dei pronomi (età media 5 anni). I bambini con DSL sono stati appaiati con due gruppi di bambini con sviluppo tipico: il primo gruppo per età cronologica; il secondo gruppo in base al livello di produzione dei clitici (età media 3 anni).

Risultati

Da un confronto tra la Condizione A e quella Baseline è risultata una differenza significativa nella produzione del pronome. Tale incremento, nella condizione A, è imputabile all‘effetto del Prime. Di minore entità è risultata la differenza tra le Condizioni A e B, a dimostrazione del fatto che un effetto facilitante è presente anche con Prime che non forniscono tutte le informazioni richieste dal

Target.Infine, l‘effetto facilitante nella Condizione A sembra non differire tra il gruppo con DSL e quello dei tipici pareggiati per abilità morfologica. Tale risultato sta ad indicare che l‘effetto Prime è dipendente dal livello di abilità grammaticale posseduta dal bambino.

Discussione

Questo studio sembra dimostrare che l‘attivazione di una struttura sintattica fornita per mezzo di un Prime può facilitare l‘utilizzo del morfema durante la produzione di frasi.

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Tale risultato può avere un‘importante risvolto clinico: la terapia sulle difficoltà morfologiche potrebbe essere strutturata in diverse fasi, nella quale inizialmente i bambini si impratichiscono nell‘uso del morfema in contesti di supporto, per poi passare ad una fase in cui il morfema viene utilizzato in strutture sintattiche non usate in precedenza.

Bibliografia

Bock K. & Loebell H., 1990, Framing sentence. Cognition, 35, 1-39.

Bock K. & Levelt W., 1994, Grammatical encoding. In M. Gernsbacher (Ed.), Handbook of psycholinguistics. San Diego: Academic Press.

Leonard L.B., 1998, Specific language impairment. Cambridge: MIT Press.

Leonard L.B., 2007, Processing limitation and the grammatical profile of children with specific language impairment. In R. Kail (Ed.), Advances in child development and behaviour. Vol 35. New York: Elsevier.

Leonard, L.B., Weismer, S.E., Miller, C.A., Francis, D.J., Tomblin, J.B. & Kail, R.B., 2007, Speed of processing, Working Memory, and language impairment in children. Journal of Speech, Language and Hearing Research. 50, 408-428.

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3° COMUNICAZIONE ORALE

IL RUOLO DEI FATTORI COGNITIVI NELLA COMPRENSIONE E PRODUZIONE DI UN

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