3.2. Primo emendamento: protezione costituzionale della libertà di parola
3.2.2. Protezione costituzionale del commercial speech
Ma non tutti gli speech godono della protezione del primo emendamento. Il commercial speech - cioè la categoria che riunisce le dichiarazioni a carattere commerciale - fu per la prima volta riconosciuto come categoria a sé nella sentenza Valentine v. Chestensen,191 in cui la Corte Suprema, ribaltando la decisione della corte d’appello federale del 2nd Circuit, sostenne la legittimità costituzionale di un’ordinanza municipale della città di New York che vietava di distribuire volantini pubblicitari per le strade192 affermando che la protezione della libertà di parola di cui al primo emendamento non riguarda Ie espressioni di tipo pubblicitario aventi carattere puramente commerciale: “We are (...) clear that the Constitution
imposes no such restraint on government as respects purely commercial advertising.”. 193
Inizialmente, dunque, il commercial speech venne considerato una categoria di dichiarazioni particolare e non coperta dalla free speech
clause. Ma, nel volgere di un quarto di secolo, la Corte Suprema mutò
orientamento e, nella sentenza Virginia State Pharmacy Board v. Virginia Citizens Consumer Council,194 per la prima volta affermò che anche il
191
Valentine v. Chestensen, 316 U.S. 52 (1942).
192 Ibidem, p.53: “(..) distribution in the streets of commercial and business advertising
matter."
193
Ibid., p.54: “This court has unequivocally held that the streets are proper places for the
exercise of the freedom of communicating information and disseminating opinion and that, though the states and municipalities may appropriately regulate the privilege in the public interest, they may not unduly burden or proscribe its employment in these public thoroughfares. We are equally clear that the Constitution imposes no such restraint on government as respects purely commercial advertising.”.
194
Virginia State Pharmacy Board v. Virginia Citizens Consumer Council, 425 U.S. 748 (1976).
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commercial speech merita di essere protetto dal Primo emendamento.
Secondo il nuovo orientamento della Corte, la libera trasmissione di informazioni commerciali dal produttore all’acquirente, anche quando avviene attraverso il veicolo della pubblicità, riveste un’importante funzione sia per il singolo individuo che per la società: da un lato, infatti, tali informazioni aiutano i consumatori a prendere decisioni avvedute, dall’altro, in un sistema economico fondato prevalentemente sulla libera impresa quale quello statunitense, è nel “public interest” che le decisioni economiche dei privati siano, prese complessivamente, intelligenti ed informate.195
Nella sentenza Ohralik v. Ohio State Bar Ass'n 196 del ’78 la Corte affermò che il commercial speech, identificato con la dichiarazione in cui viene proposta una transazione commerciale, è una forma di espressione distinta rispetto alle altre manifestazioni di pensiero e gode sì di protezione costituzionale, ma, incarnando questo tipo di speech valori costituzionali diversi e di grado inferiore rispetto a quelli legati alla tipica espressione del pensiero, questa protezione non può essere posta allo stesso livello di quella di cui godono le altre forme di espressione, proprio per non sminuire la portata della garanzia di cui al Primo emendamento.197
195 Ibid., p.765: “Advertising (..) is nonetheless dissemination of information as to who is
producing and selling what product, for what reason, and at what price. So long as we preserve a predominantly free enterprise economy, the allocation of our resources in large measure will be made through numerous private economic decisions. It is a matter of public interest that those decisions, in the aggregate, be intelligent and well informed. To this end, the free flow of commercial information is indispensable”
196 Ohralik v. Ohio State Bar Assn., 436 U.S. 447 (1978). 197
Ibidem, pp.455 e 456: “We have not discarded the "commonsense" distinction between
speech proposing a commercial transaction, which occurs in an area traditionally subject to government regulation, and other varieties of speech. To require a parity of constitutional protection for commercial and noncommercial speech alike could invite dilution, simply by a leveling process, of the force of the Amendment's guarantee with respect to the latter kind of speech. Rather than subject the First Amendment to such a devitalization, we instead have afforded commercial speech a limited measure of protection, commensurate with its subordinate position in the scale of First Amendment values, while allowing modes of regulation that might be impermissible in the realm of noncommercial expression.”
77 In una sentenza del 1983, Bolger v. Youngs Drug Products,198 la Corte Suprema elencò una serie di elementi indicatori del fatto che una dichiarazione debba essere considerata di natura commerciale: essa ha carattere pubblicitario,199 propone una semplice transazione commerciale,200 si riferisce a un prodotto specifico201 e “has an economic
motivation”.202 La presenza di questi indizi, presi singolarmente, non implica che ci si trovi necessariamente di fronte a un commercial speech, ma la loro compresenza è un forte indicatore in tal senso,203 e la Corte precisò che, perché una dichiarazione sia considerata “di natura commerciale”, non è necessario che sussistano tutti questi elementi.204 Successivamente, nella sentenza Zauderer,205 del 1985, la Corte Suprema mise in luce l’assenza di confini ben definiti in relazione alla categoria del
commercial speech,206 mentre, in una sentenza dell’’89,207 identificò semplicemente il commercial speech come “speech that proposes a
commercial transaction”208 e affermò che questa definizione, già vista in
198 Bolger v. Youngs Drug Products, 463 U.S. 60 (1983). 199
Ibidem, p.66: “The mere fact that these pamphlets are conceded to be advertisements
clearly does not compel the conclusion that they are commercial speech.”
200 Ivi: “(…)no more than propose a commercial transaction” 201
Ivi: “(..) reference to a specific product (…)”
202
Ivi.
203 Ibid., p.67: “The combination of all these characteristics, however, provides strong
support for the District Court's conclusion that the informational pamphlets are properly characterized as commercial speech.”
204
Ibid., la Corte chiarisce questo concetto nella nota 14: “Nor do we mean to suggest
that each of the characteristics present in this case must necessarily be present in order for speech to be commercial.”
205
Zauderer v. Office of Disciplinary Counsel, 471 U.S. 626 (1985)
206 Ibid., p.637: “More subject to doubt, perhaps, are the precise bounds of the category of
expression that may be termed commercial speech (…)”.
207
Board of Trustees of State University of New York v. Fox, 492 U.S. 469 (1989).
78 Ohralik,209 rappresenta un vero e proprio “test” cui fare riferimento per valutare la natura commerciale o meno della dichiarazione.210
Pur in assenza di una definizione certa di commercial speech, la Corte Suprema ha costantemente considerato come da ascrivere a tale categoria il testo delle etichette dei prodotti commerciali a partire dalla sentenza Rubin v. Coors Brewing Company.211 In questo caso, il convenuto sostenne che la disposizione contenuta nel Federal Alcohol Administration Act, che vietava di riportare sull’etichetta il contenuto alcolico della birra, violasse la libertà di espressione garantita al commercial speech dal primo emendamento. Né le parti né la Corte misero in dubbio che l’etichetta della birra rientrasse nella suddetta categoria.212 In aggiunta a questo, il giudice Stevens, nella sua concurring opinion, menzionò come esempi di
commercial speech anche i bugiardini dei farmaci e le avvertenze riportate
sui pacchetti di sigarette.213