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Una questione di genere nella poesia per l’infanzia? Poesie per bambini e bambine dai 6 agli 11 ann

Infanzia e poesia dal 1945 in Europa e in Italia Questioni e generi.

5. Uno sguardo alla poesia per bambini e bambine di poete e scrittrici La rappresentazione del femminile nella poesia per l’infanzia: una questione di gender?

5.2 Una questione di genere nella poesia per l’infanzia? Poesie per bambini e bambine dai 6 agli 11 ann

Per i motivi che abbiamo precedentemente indicato, abbiamo preferito privilegiare le poesie e i testi in versi (filastrocche, fiabe in rima ecc.) per la fascia d’età che va dai 6 agli 11 anni.

Dal dopoguerra fin verso ai primi anni Settanta, il panorama, salvo poche eccezioni (Alfonso Gatto prima, e Gianni Rodari poi, in questo senso, costituiscono un primo netto discrimine per le sostanziali novità che apportano al livello di temi, di linguaggio e di atteggiamento145), è estremamente livellato e monotono: vezzeggiativi, diminutivi, quadretti di stagioni, storielle, favolette, versi occasionali, versi con intento demagogico, moraleggiante, poesie religiose, poesie di buoni sentimenti dove spesso si parla di bambini, senza davvero rivolgersi ai bambini.

Come è possibile leggere, per esempio, nella poesia La Punizione di Luciano Folgore (da Stelle di carta d’argento, 1960):

Un giorno la Disubbidienza s’arrampicò sulla credenza e si gloriò della Bravata. Sopraggiunse la Scivolata inseguita dallo Spavento, l’intervento del Pentimento il Malanno non evitò. La Disubbidienza ci cascò, il Bernoccolo venne fuori, svegliata da strilli e rumori ecco arriva la Punizione. Dallo strappo del pantalone entrano a bandiere spiegate quattro sonore sculacciate;

o in quella di Renzo Pezzani, Il babbo dorme (nella raccolta pubblicata insieme a Giuseppe Colli, Poesia a due voci, 1951):

Come dorme, come russa bene, il mio babbo, Signore! È la fatica che bussa, che vuol uscirgli dal cuore. In casa tutti si tace. Signore, tu lo vedi: andiamo in punta di piedi per custodir la sua pace. Gli basta, dopo il pranzo, quel pisolino tranquillo. Ascolta: sembra un grillo

145 E certo Elsa Morante, Dino Buzzati, Giovanni Arpino, Tommaso Landolfi, Mario Lodi, Antonio Porta, Edoardo

nascosto nel pan d’avanzo.

Le bambine sono le grandi escluse, e se il femminile è circoscritto alle mamme146, alle nonne, alle vecchine, alla Madonna, alle orfanelle, i bambini, che sono i veri protagonisti, sono comunque ridotti a teneri fanciulli di esacerbata sensibilità, ai quali gli adulti scrittori e scrittrici si indirizzano con intenti prevalentemente pedagogici e moraleggianti, o esaltandone la splendida, spensierata stagione della “fanciullezza” 147.

Certo, non mancano eccezioni al quadro sopra evidenziato: l’antologia di Alfonso Gatto del 1945 (Il sigaro di fuoco, ristampato poi nel 1963 con il titolo Il Vaporetto), le filastrocche che Gianni Rodari comincia pubblicare sul «Pioniere», le poesie e le filastrocche di grande inventiva di Emanuele Luzzati, e poi ancora Elsa Morante, Dino Buzzati, solo per citarne alcuni, ma fino all’inizio degli anni Settanta, una parte dell’Italia sembra piuttosto sorda alla novità di questi richiami, che tuttavia costituiscono anche un adeguamento alla nuova realtà linguistica e sociale, se, ancora nel 1971, Ignazio Drago nella sua antologia La poesia per ragazzi in Italia, poteva, più o meno, liquidare Rodari e Luzzati con poche righe di un superficiale apprezzamento e bollare Gatto 148,, esaltando invece la poesia di un Renzo Pezzani e di altri epigoni pascoliani, arrivando alla infelice conclusione: «Uno sguardo […] sulla nostra poesia per ragazzi, sulla soglia degli anni Settanta, ci porterebbe a una desolante constatazione. Gli editori sono allergici a tutto quanto vien loro presentato in versi; e nemmeno ristampano quei pochissimi volumetti che fanno ormai parte del tesoro della nostra letteratura. Sono tuttora in corso, per la poesia, i lunghissimi anni delle vacche magre, né c’è segno ch’essi stiano per finire»149.

Dalla metà degli anni Settanta in poi, si cominciano a notare diversi cambiamenti, certo il soggetto che parla, l’ “io” della poesia è ancora prevalentemente maschile150 (al singolare e al plurale) - anche quando chi scrive è una poeta o una scrittrice, a indicare le resistenze linguistiche e quindi profonde della società. Si comincia a notare una differenziazione maschile-femminile più marcata: i compiti, le professioni, i giochi, i mestieri, perfino i sogni e le piccole aspettative appaiono notevolmente distinti. L’analisi delle filastrocche e delle poesie degli anni Ottanta, Novanta fino ad oggi, mostra un panorama certo più diversificato, ma sono solo bambini a essere marinai, cuochi, capitani, operai, poliziotti, cavalieri, guerrieri, piloti, medici e scienziati, mentre le bambine sono meno connotate da un punto di vista lavorativo, magari possono essere streghe, fate, maestre, sirene, a volte regine, più spesso principesse, ma più che altro sono amiche, figlie, nipoti 151 , privilegiando dunque l’aspetto relazionale. Oppure, più semplicemente, sono “bambine”…, bambine che guardano, pensano, si svegliano o si addormentano, si pettinano, parlano con le amichette.

146 Una mamma sempre dietro alle faccende domestiche, come si può leggere nella poesia Augurio alla mamma di Dina

Mc Arthur Rebucci: «Quando ti levi splenda il sole,/ cantino gli uccellini./ Quando sfaccendi in ogni stanza/ ci sia un lume di speranza./ Se accarezzi i tuoi bambini/ siano un mazzetto di fresche viole;/ se rammendi, se dipani/ benedette le tue mani./ Se riposi a tarda sera/ nel giardino della preghiera/ ti sia lampada una stella,/ la più chiara, la più bella./ E la notte, quando chiudi/ gli occhi e al sonno t’abbandoni,/ venga l’angelo a piedi nudi/ e di sogni t’incoroni»: Boccioli

sulla riva, illustrazioni di Sandra Bitelli Malinverni, La Scuola, Brescia 1954. Cfr. Annalisa Comes, La mamma: qualcosa è cambiato?, art. cit.

147 Cfr. anche Pino Boero, Carmine De Luca, La letteratura per l’infanzia, Laterza, Roma-Bari, nuova ed. 2009, p. 114. 148 Così commenta Il Vaporetto: «Notevoli, fra pagina e pagina, le differenze di valore poetico. Alla estrosa gaiezza di

versi e rime scoppiettanti d’un particolare brillìo di colori, si alternano incongruenze sbarazzine, compiacenze sentimentali di scarsa emozione»: Ignazio Drago, La poesia per ragazzi in Italia, cit., p. 129.

149 Ignazio Drago, La poesia per ragazzi in Italia, cit., pp. 93-94. Drago apprezza la grazia dei versi di Graziella

Ajmone (Lo zufolo del pastorello, 1950), i ricami di Lina Carpanini (Cantatelle per un anno, 1957), la buona fattura dei versi di Jolanda Colombini Monti (Fiorellini di prato, 1962), l’agilità versificatoria che racchiude «il tesoro di un saggio pensiero» di Luciano Folgore (Mamma voglio l’arcobaleno, 1947), e così via.

150 Qualche poesia al femminile si trova in Roberto Piumini, per esempio nella raccolta Poesie piccole (2008).

151 E il catalogo potrebbe essere ancora molto lungo: ci sono bambini legnaioli, tuffatori, vigili, cacciatori, calciatori,

pescatori, tessitori, indiani, pirati, cowboy, carabinieri, cammellieri, pompieri, presidenti e onorevoli, gran sultani, illustratori, astrofisici, pifferai, muratori, ingegneri, ragionieri…

Anche fra i personaggi illustri e storici presenti nelle poesie troviamo una grande abbondanza di Ercole, Ulisse, Achille, Teseo, Omero, Napoleone, Toro Seduto, Tex, Noè, Diogene, ma un ridottissimo catalogo per il femminile: Elena è la più comune, insieme a Cleopatra, e gli aggettivi che le contraddistinguono riguardano la bellezza e la seduzione. È una situazione che di fatto riflette l’assenza di donne in una storia scritta da uomini e che evidenzia anche la mancanza di coscienza da parte degli autori di veicolare stereotipi. Anche nel volumetto di Nicola Cinquetti, dedicato a personaggi storici, Eroi re regine e altre rime (illustrazioni di Chiara Rapaccini, 1997) su 54 poesie, solo 4 raccontano di donne! Elisabetta, Matilde di Canossa, Penelope e Cleopatra; la grande Elisabetta è raffigurata come una bambina «sui banchi di scuola», non meno stereotipate risultano le altre tre grandi donne, a differenza dei ritratti maschili dove la leggerezza e la sintesi non riducono comunque la genialità dei personaggi.

Una cosa è certa, nella poesia per l’infanzia i poeti sono tutti maschi, così come gli scrittori e gli artisti! In uno dei pochi libretti di poesia dedicati all’arte, Arte per le rime (Artebambini, Bologna 2008) Marco Dallari, docente di Pedagogia all’Università di Trento e creatore di una collana editoriale sull’arte dedicata a bambini e ragazzi - “Arte per crescere”, Art’è Ragazzi, Gruppo Utet (http://arteragazzi.it ) -, non presenta neanche un’artista, concentrandosi su Andy Warhol, Man Ray, Pablo Picasso, René Magritte, Marc Chagall, Jackson Pollok e Raoul Hausmann152, ancora nel 2005 Cristina Ansuini scrive, tutta al maschile la Filastrocca dello scrittore (nella raccolta Il treno della frutta, illustrazioni di Cristiana Cerretti), e nel 2016 Roberto Piumini scrive nella poesia Con le parole creta (io, pi, illustrazioni di Cecco Mariniello, 2016):

Con le parole creta modella ciò che vuole, lo scultore-poeta. (p. 31)

Una piccola postilla, a conclusione di queste prime considerazioni: nella quarta di copertina molte scrittrici, poete e illustratrici sono presentate anche in qualità di “mamme” (mentre non avviene mai il contrario). Viene indicato con precisione il numero di figli153, a volte anche il loro nome: “furbizia” editoriale? strizzata d’occhio al lettore per garantirgli il buon risultato del libro ? (sicuramente una mamma ha tanta esperienza…). Tant’è, se anche fosse per questo motivo, sarebbe assai indicativo di come ancora oggi una scrittrice debba provare e convalidare le sue doti attraverso la sua funzione biologica. Una vecchia storia…

152 Qualcosa cambia nelle raccolte successive: C-Arte per le rime (2009), sedici filastrocche dedicate ad altrettanti opere

e disegni di artisti antichi e contemporanei e Facce d’arte per le rime (2011), filastrocche dedicate a ritratti e autoritratti, dove troviamo, per esempio Chiara Rapaccini e Lavinia Fontana. Cfr. anche le video letture dell’autore prodotta dal Laboratorio di Comunicazione e Narratività dell'Università degli Studi di Trento: https://www.youtube.com/watch?v=viwRnL7ALBI, https://www.youtube.com/watch?v=YA4VD8gpLpc

153 Come per esempio Beatrice Masini «ha 2 figli» (A pescare pensieri, illustrazioni di Lucia Salemi, 2003), Cristina

Ansuini (Il treno della frutta, illustrazioni di Cristiana Cerretti, 2005), Sabina Colloredo, Il bosco racconta, illustrazioni di Lucia Brunelli, Einaudi Ragazzi, Trieste 1999 «vive a Milano e ha due bambine». Ma il discorso andrebbe analizzato anche nel senso della letteratura per l’infanzia:

Illustrazione del poeta di Cecco Mariniello per la poesia di Roberto Piumini, Con le parole creta, in io, pi (2016), p. 31.

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