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C’era una volta, una volta c’era…: favole, fiabe e storie in rima

Infanzia e poesia dal 1945 in Europa e in Italia Questioni e generi.

4. Tipologia, generi e forme della poesia per l’infanzia

4.2 C’era una volta, una volta c’era…: favole, fiabe e storie in rima

(2000), ventuno testi di otto ottonari a rima baciata. Si deve a Mario Faustinelli scrittore di libri per ragazzi, disegnatore, studioso e appassionato d’arte il volumetto Le rime-figure o il gioco dei calligrammi del 1973 (Premio “Lina Schwarz”), che utilizza le tecniche del calligramma - già ampiamente sfruttate dai surrealisti -116

4.2 C’era una volta, una volta c’era…: favole, fiabe e storie in rima117

Nell’ambito delle narrazioni in versi, la favola in versi o verseggiata (composizione in versi avente come protagonisti generalmente gli animali e caratterizzata da una morale), era già nota come lettura destinata all’infanzia nel XVI secolo attraverso autori come Giovanni Mario Verdizzotti e Césare Pavesi, poi riprese nel 1700 e nella prima metà dell’Ottocento). Sergio Tofano ne ha riproposto il genere con sfumature umoristiche (come per esempio la riscrittura di Barbablù ne Le nozze di Barbablù, in Storie di Cantastorie, Rizzoli, Milano 1974). Ma hanno scritto divertenti favole in versi Emanuele Luzzati (favole che spesso derivano da una prima versione in cartone animato, cfr. cap. 2.4)118 che presenta testi - da lui stesso splendidamente illustrati - caratterizzati da un andamento veloce e allegro che riecheggia quello delle vecchie ballate popolari, o della filastrocca popolare (si legga l’inizio de La gazza ladra: «Trallalero, trallallà/ la gazza ladra eccola qua./ Trallallà, trallallero,/ viveva in un tempo che ancora non c’ero») e Gianni Rodari (cfr. cap. 2.5), il quale d’altronde, con il solito piglio antiautoritario e scanzonato, non rinuncia a riflessioni più profonde, come queste espresse in Marionette in libertà del 1974:

Per liberarsi non basta fuggire bisogna insieme costruire una terra senza padroni né brutti né buoni. Una terra felice ed onesta dove nessuno ha i fili in testa. Se questa terra ancora non c’è la faremo io e te!

Ancora, Letizia Galli, propone C’era una donna bella come il sole. Antico cantare fiorentino (raccontato e illustrato da L.G., Emme, Milano 1975), mentre, in tempi più recenti, Raffaele Crovi pubblica I fratelli Peste. Favole in versi e in prosa (disegni di Tinin Mantegazza, Aragno, Torino 2000), che raccoglie 32 favole in versi e in prosa, scritte negli anni Settanta per i figli e pubblicate via via nel «Corriere dei Piccoli» e su «Avvenire»119.

116 Mario Faustinelli (1924-2006) pubblica l’antologia presso Mursia, Milano. Si è occupato anche di fumetti con L’asso di picche (1945) e di cartoni animati. Sul calligramma cfr. anche M. Foucault, Questo non è una pipa, Studio

Editoriale, Milano 1988. Lunga la tradizione degli alfabeti figurati, cfr. per esempio il catalogo della mostra Alfabeto in

Sogno (dal carme figurato alla poesia concreta), Mazzotta, Milano 2002. 117 Rita Valentino Merletti, Luigi Paladin Libro fammi grande, cit., pp. 80-88.

118 Di Emanuele Luzzati sono I Paladini di Francia (Mursia 1962, poi Gallucci 2013; storia tratta dall’omonimo cartone

animato); La gazza ladra (Mursia 1964, poi Gallucci 2013; la storia è tratta da un cartone animato dallo stesso titolo, che ha avuto la nomination all’Oscar nel 1965); Alì Babà e i quaranta ladroni, (Emme, 1968, poi); C’erano tre fratelli, (Emme, 1977, poi Gallucci 2012); Tre fratelli, quaranta ladroni, cinque storie di maghi e burloni, (Emme, Milano 1983). Di Rodari: Castello di carte (illustrazioni di Emanuele Luzzati, Mursia, Milano 1963, più volte ristampato; riduzione del cartone animato Le carte parlanti di Giulio Gianini e Emanuele Luzzati) e Marionette in libertà, scritto per la radio nel 1974 (illustrazioni a colori di Paola [Rodari], Einaudi, Torino, poi con le illustrazioni di Francesco Altan, Einaudi Ragazzi, Trieste 1996).

119 Cfr. anche Favole apologhi e bestiari. Moralità poetiche e narrative nella letteratura italiana, a cura di Gino

Alcuni scrittori (e illustratori, anche moderni) hanno invece preso spunto dalle fiabe classiche e offrono nuove versioni in rima più o meno fedeli. È il caso, per esempio, della rivisitazione in versi di Pinocchio di Collodi nella versione in rima di Gianni Rodari, cioè la come precisato in introduzione, la poesia per bambini si differenzia in due fasce d’etàLa filastrocca di

Pinocchio120 (cfr. cap. 2.5), o La ballata di Pinocchio di Luigi Compagnone (1981, illustrazioni di Vittoria Facchini, Mondadori, Milano)121, delle ballate in endecasillabi a rima baciata di Roberto Piumini, che ha riscritto fiabe come Cappuccetto rosso, Hansel e Gretel, Il gatto con gli stivali, Cenerentola, I tre porcellini, corredate da strisce orizzontali di mini-illustrazioni tra verso e verso, quattro delle quali (con esclusione de I tre porcellini) vengono poi raccolte nel volume unico Fiabe per occhi e per bocca (1995, illustrazioni di Emanuela Bussolati).122

Illustrazione di Emanuele Bussolati per Cerentola di Roberto Piumini.

Rielaborano in modo originale spunti derivanti dalle fiabe anche le due raccolte pubblicate da Topipittori In mezzo alla fiaba di Silvia Vecchini (2015, illustrazioni di Arianna Vairo) e Alfabeto delle fiabe di Bruno Tognolini, (2011, illustrazioni di Antonella Abbatiello).

In questo gruppo andranno annoverati anche rifacimenti, rivisitazioni, riduzioni e adattamenti per bambini, di autori stranieri pubblicati anche recentemente, come la traduzione in versi de I musicanti di Brema di Roberto Piumini (2007), o le quarantatré favole di Jean de la

120 Il testo uscì a puntate fra il 1954 e il 1955 con le straordinarie illustrazioni di Raul Verdine sul «Pioniere», poi in

volume per Editori Riuniti nel 1974, ripubblicato nel 1985, nel 2002 in album di grande formato e nel 2009 con illustrazioni di F. Sillani, Emme, Trieste.

121 Ancora, più recentemente Giacomo Trinci, Autobiografia di un burattino, Fondazione cassa di risparmio di Pistoia e Pescia, Pistoia 2004; Franco Belli, Pinocchio in versi, Polistampa, Firenze 2006; Franco Marescalchi, Pinocchio in

versi, a cura di A. Macchia, CFR, 2012; Pina Vicario, Pinocchio in rime, illustrazioni di Angela Magrini e Hart O’

Brien, Agemina, Firenze 2015. Cfr. anche Variazioni Pinocchio: 7 letture sulla riscrittura del mito, a cura di Fabrizio Scrivano, Morlacchi, Perugia 2010.

122 Roberto Piumini, La ballata di Cappuccetto rosso. Illustrazioni di Emanuela Bussolati, Edizioni E. Elle, Trieste

1990; La ballata di Cenerentola, illustrazioni di Orietta Fatucci, Edizioni E. Elle, Trieste 1990; La ballata del gatto con

gli stivali, illustrazioni di Orietta Fatucci, Edizioni E. Elle, Trieste 1990; La ballata di Hansel e Gretel, illustrazioni di

Orietta Fatucci, Edizioni E. Elle, Trieste 1990; Fiabe per occhi e per bocca, illustrazioni di Emanuela Bussolati, Einaudi Ragazzi, Trieste (1995) 2015. Cfr. Maria Teresa Bonfatti, Sabbioni, Barbara De Bernardi, Le fiabe di Roberto

Piumini insegnano a parlare italiano, in «Italica Wratislaviensia», 8 (1), pp. 47-64, 1/06/2017:

Fontaine a cura di Maria Vidale: Favole a colori, accompagnate dalle splendide illustrazioni di Marc Chagall per Donzelli (2018).123

Illustrazione di Antonella Abbatiello per L’Alfabeto delle fiabe di Bruno Tognolini (2011)

Hanno scritto storie (e leggende) in rima Marcello Argilli124, Luigi Grossi per i più piccoli, e daglia anni Novanta Roberto Piumini, come per esempio il Libro chiuso (illustrazioni di Cecco Mariniello, Editrice Bibliografica, Milano 1990), il cui incipit ricorda l’inizio degli antichi cantari125:

Questa è la storia, in settantotto ottave, di un viaggio svelto, furbo e avventuroso: a piedi, in treno, a bordo di una nave, dalla partenza senza mai un riposo, alla ricerca di una strana chiave: un viaggio allegro, un viaggio faticoso. Giacché leggere un libro è molto bello ma non si può, se è chiuso il chiavistello.

(p.7)

123 Roberto Piumini, I musicanti di Brema. Commedia in versi dalle fiabe dei fratelli Grimm, illustrazioni di Gianni Peg,

Nuove Edizioni Romane, Roma 2007.

124 Marcello Argilli, ll coccodrillo geloso, illustrazioni di Asun Balzola, ERI, Torino 1974; Luigi Grossi, La vecchina piccina picciò, illustrazioni di Nicoletta Costa, Einaudi Ragazzi, 1995 (che presenta un testo in prosa e rima).

125 Il cantare è un poema di materia epico-cavalleresca in ottave di endecasillabi che in Italia si sviluppa fra XIV e XV

secolo, e che veniva recitato nelle piazze. L’esordio era quindi spesso rivolto alla gente che ascoltava (o era caratterizzato da un’invocazione religiosa) e contraddistinto - come in questo caso nella ripresa di Piumini - da un breve riassunto dell’argomento.

Di Piumini varrà la pena di ricordare qui almeno altri due volumetti, in cui fantasia, gioco, acrobazie linguistiche e sonore, caratterizzano le storie: Foreghet e altri poemi (1994, illustrazioni di Cecco Mariniello) che raccoglie i tre racconti Foreghet, Gimbo e Estela a cavallo e, soprattutto, La Leggenda di Gagliaudo (illustrazioni di Fausto Bianchi, 2000), in cui il vortice di invenzione, magia, ma anche cruda realtà, è presente fin dalle strofe iniziali (strofe di sei versi a rima alternata concluse da un distico a rima baciata) che introducono l’assedio alla città di Sandralessa:

Nell’anno di disgrassia del Signore milletretantomilaquasicento, il Barbarugia, duro imperatore, con armi, con cavalli, con spavento, venne a prendere in giro la città la bella Sandralessa, eccola qua. Fuori è di pietra, dentro è di paglia, case tranquille e zizo di zanzare, il gallo squilla, la somara raglia e con comare chiacchiola comare, il falegname squadra, il fabbro ferra, chi coltiva la mandria, chi la terra. Si sente fuori i frùscio che fa il fiume, si vede in alto luce delle stelle, ma chi va al bagno ci lascia le piume, chi esce, torna ornato di stampelle, perché la Sandralessa ha una cintura, è da parecchio tempo che le dura. L’assedio la circonda e non si spezza, c’è un cerchio d’armi che la tiene stretta, ci entra solo il soffio della brezza, esce soltanto il suono di trombetta: chi è dentro è dentro e chi è fuori è fuori, un assedio è così, cari signori.

Piumini-autore interviene strizzando l’occhio al lettore, commentando, esortando il pubblico a pazientare: «ma quale sia la tresca da lui detta/ lo saprà solo chi non va di fretta», «e se qualcuno vuol saper perché,/ la nostra storia resti ad ascoltare:/ le storie sono belle e interessanti/ se il più bello accade un po’ più avanti», «perché lo fa? Non ve lo dico ancora/ perché di dirlo non è giunta l’ora», con un fare tra l’iconografico e il teatrale che ricorda un po’ il piglio di Buzzati de La Famosa invasione degli orsi in Sicilia.

Fra le storie invece di scarsa consistenza, - una storia “furba”, per dirla con un linguaggio caro a Pino Boero e Carmine De Luca, che cerca di accattivarsi il giovane pubblico utilizzando un linguaggio volutamente trasandato, sciatto e gergale, - Un giorno a scuola di Giulio Lughi (illustrazioni di Federico Maggioni, Einaudi Ragazzi, Triste 1998) che racconta una giornata scolastica scandita in 8 momenti (Ore 6.30: sveglia; Ore 7.20: fermata d’autobus; Ore 8.00: geografia; Ore 8.55: italiano; Ore 10.50: ricreazione; Ore 11.10: educazione fisica; Ore 12.05: inglese; Ore 13.00: ritorno a casa). L’idea poteva risultare interessante, ma il risultato ci sembra chiaramente deludente. Leggiamo alle Ore 8. 55:

Seconda ora: compito! E già si sente un gemito, seguito poi da un rantolo e tutti a dire: no! Ma i titoli già fioccano, non resta che copiarseli

e poco dopo svolgerli: vediamo… mah… però… “Sentite come l’empito

del cantico poetico ispira qui un anelito di mistico obliar”

“Mannaggia!” “Ueh, che titolo…” “A me mi piglia il vomito…” “Sentite come l’empito.. …ahò, ma che vor di’?” […]

E ancora alle Ore 10.50:

L’intervallo è uno sballo: faccio niente, vedo ggente, liquidando su per giù due panini meno o più. Faccio andare un po’ le suole, giro, scambio due parole. Un’occhiata all’altro sesso una visitina al cesso.126

[…]

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