co e sul ruolo politico. A tal fine, vengono repertoriati passi che evidenziano le diverse tipologie di lacrime, di cui Garnier sottolinea gli effetti (suscitare compassio- ne, offrire un’arma a chi è disarmato, mettere in atto una resistenza passiva, ecc.). Inoltre, viene evidenzia- to come Garnier metta l’accento sulla presenza fisica dell’attore, collegando il richiamo alle lacrime con la rappresentazione fisionomica del volto. Infine, viene il- lustrata la ritualità del pianto nella tragedia.
[michelemasTroianni]
aa. vv., Teaching French Women Writers of the Re- naissance and Reformation, edited by Colette H. Winn,
New York, The Modern Language Association of America, 2011 («Options for Teaching»), pp. 431.
Il presente volume si rivolge a docenti che intenda- no tenere corsi sulle scrittrici francesi del Rinascimen- to. Non si tratta di un testo di carattere manualistico, ma di una raccolta di saggi che affrontano questioni di carattere metodologico relative alla didattica della let- teratura femminile cinquecentesca. Le prime due parti del volume («Background and Contexts» e «Authors, Works, Genres») concernono l’inquadramento di fi- gure di scrittrici quali Marguerite de Navarre, Loui- se Labé, Hélisenne de Crenne e Pernette Du Guillet nel loro contesto storico, culturale e letterario. La ter- za parte («Critical Concerns»), dedicata invece all’or- ganizzazione dell’attività didattica, da un lato propo- ne dei percorsi di insegnamento che contemplano ap- procci influenzati anche dalla psicanalisi e dagli studi di genere, dall’altro rileva la proficuità di programmi che mettano in relazione opere di diversi autori o più opere di una medesima autrice. La quarta ed ultima parte («Current Resources») riunisce una bibliografia ragionata e una corposa presentazione delle risorse di- sponibili su internet, oltre a una sezione dedicata a rivi- ste, associazioni e centri di studi specializzati nella let- teratura femminile (in particolare del Rinascimento). Alle pp. 377-420 è presente inoltre una lista dei testi citati nel volume.
I contributi raccolti sono i seguenti. Part I («Background and Contexts»): Brigitte roussel, Nico- le Estienne’s “Les misères de la femme mariée” and the Marriage Controversy in the Second Half of the Sixte- enth Century, pp. 25-33; Kathleen Wilson-chevalier, Picturing Great Ladies of the Renaissance Who Helped Pave the Literary Way, pp. 34-55; Carrie F. Klaus, Jean- ne de Jussie, the Convent of Saint Clare, and the Refor- mation of Geneva, pp. 56-65; Diane S. WooD and Lau-
ra B. berGman, Humanism and Women’s Writing: The Case of Hélisenne de Crenne, pp. 66-72; Susan bro- omhall, Production and Reproduction: Contextualizing Women’s Writing as Labor, pp. 73-83; François riGo- loT, The Invention of Female Authorship in Early Mo- dern France, pp. 84-93; Dora E. PolacheK, Brantôme’s Women: Revising the Masculine Point of Reference,
pp. 94-104; Ann Rosalind jones, Pernette Du Guillet among the “Néoplatoniciennes” of Her Time: Private Conversation Meant to Be Overheard, pp. 105-119. Part
II («Authors, Works, Genres»): Zeina haKim, Louise Labé’s “Elegies”; or, The Assuming of a Borrowed Voice,
pp. 123-131; Danielle TruDeau, A Case Study in Close Reading: Pernette Du Guillet’s Chanson 7, pp. 132-142;
Jane couchman, Gender and Genres: Teaching Women and the Epistolary Genre, pp. 143-152; Carla Zecher, Georgette de Montenay’s “Emblemes, ou devises chre-
stiennes”: Material Object, Digital Subject, pp. 153-160;
Edith joyce benKov, The Pasquin and Political Com- mentary: The Case of Anne de Marquets, pp. 161-169;
Jean-Philippe beaulieu, Feminine Authorial Ethos: The Use of Marie de Gournay’s “Discours sur ce livre” as an Introduction to Her Collected Works, pp. 170-178.
Part III («Critical Concerns»), «Approaches and Me- thodologies»: Leslie ZarKer morGan, Louise Labé and Italian in Sixteenth-Century Lyon, pp. 181-190; Carla
Freccero, Reading the “Heptameron”: Feminist and Queer Approaches, pp. 191-205; Nancy FrelicK, Rea- ding Hélisenne with Transference, pp. 206-217; Cécile
alDuy, The Anatomy of Gender: Decoding Petrarchan Lyrics (Labé, Scève, Ronsard), pp. 218-229; Claude la
chariTé, How Should Sixteenth-Century Feminine Po- etry Be Taught? The Exemplary Case of Marie de Ro- mieu, pp. 230-241; Leah chanG, The Cross-Dressed Text: Reading Men Writing as Women in Sixteenth-Cen- tury France, pp. 242-253; «Comparative Contexts and
Strategies»: Anne R. larsen, Teaching the Influence of Renaissance Women Writers on One Another: The Ca- se of Catherine Des Roches, pp. 254-263; Gary FerGu- son, Women’s Writing, Anne de Marquets, and the Pri- ory of Poissy, pp. 264-272; Mary B. mcKinley, Marie Dentière’s “Epistle to Marguerite de Navarre” and the “Heptameron”, pp. 273-284; Colette H. Winn, Varia- tions on the Same Tune: The Love Lyrics of Louise Labé and Gabrielle de Coignard, pp. 285-301; Deborah le- sKo baKer, Teaching Louise Labé’s Prose in Translation: The Dedicatory Letter and the “Debate of Folly and Lo- ve”, pp. 302-313; Part IV («Current Resources»): Co-
lette H. Winn, Print Resources for Teaching and Further Study, pp. 317-338; Colette H. Winn, Professional Re- sources and Activities, pp. 339-348; Graziella PosTola- che and Colette H. Winn, Online Resources, pp. 349-
362; Karen simroTh james and Mary B. mcKinley, Ra- re Books and Web Pages, pp. 363-370.
[mauriZiobusca] Théâtre de femmes de l’Ancien Régime. Tome I: xvie
siècle, édition d’Aurore evain, Perry GeThner et Hen-
riette GolDWyn, Paris, Classiques Garnier, 2014 («Bi-
bliothèque du xviie siècle», 17), pp. 516.
Viene ripubblicato il volume già comparso nel 2006 nelle Publications de l’Université de Saint-Étienne (cfr. questi «Studi», n. 152, 2007, p. 425).
[michelemasTroianni]
aa. vv., Psyché à la Renaissance, actes du LIIe Col-
loque International d’Études Humanistes (29 juin-2 juillet 2009), textes réunis et édités par Magali béli- me-DroGueT, Véronique Gély, Lorraine mailho-Da- boussi et Philippe venDrix, Turnhout, Brepols, 2013,
pp. 328.
Gli studi apparsi in tempi recenti intorno alla straor- dinaria fortuna del mito di Amore e Psiche nel Cinque- cento sono numerosi. Il presente volume si inserisce in questo filone di ricerca e raccoglie venti contributi che coprono un arco temporale ben più ampio di quello annunciato nel titolo, giungendo fino al Novecento. Ri- portiamo di seguito la lista degli articoli che compon- gono la prima parte, quella cioè dedicata alla ricezione del mito di Psiche e, più in generale, delle Metamorfosi
di Apuleio tra Francia, Italia, Spagna e Germania nel Rinascimento.
Véronique Gély, Les Renaissances de Psyché,
pp. 7-19; Étienne WolFF, Psyché d’Apulée à Boccace,
pp. 23-31; Francesco TaTeo, Anima e animus: dalla Psyche di Boccaccio all’etica del Rinascimento, pp. 33-
40; Donatella coPPini, Amore e Psiche: presenze uma- nistiche, pp. 41-59; Grantley mcDonalD, Riding Apu- leius’ Ass: Transformation, Folly and Wisdom in Fici- no, Celtis, Erasmus, Agrippa and Sebastian Franck,
pp. 61-73; Francisco Javier escobar borreGo, Nue- vos datos sobre la versión del “Asno de oro” de Die- go López de Cortegana: bases para una edición crítica,
pp. 75-107; Raffaele carbone, La curiosité et le droit à la connaissance: Hans Blumenberg et Giordano Bruno,
pp. 109-130; Joke boury, “Hypnerotomachia Poliphili” or Lucius’ Strife of Love in a Dream?, pp. 131-144; Sil-
via FabriZio-cosTa, L’histoire d’Apulée dans “L’Eremi- ta, la carcere e il diporto” de Niccolò Granucci (1569),
pp. 145-157; Camilla cavicchi, D’alcune musiche sul tema d’Amore e Psiche nel Cinquecento, pp. 159-178;
Audrey nassieu-mauPas, Les teintures parisiennes de l’“Histoire de Psyché” au xvie siècle, pp. 179-187; Ma-
gali bélime-DroGueT, Les amours de Psyché et Cupidon au château d’Ancy-le-Franc, pp. 189-199.
Nel suo contributo, che ha funzione di introduzio- ne, Gély (da molti anni studiosa delle riscritture del
mito di Psiche) si interroga sulle ragioni della fortuna di tale mito e ne ripercorre le renaissances che ha co- nosciuto nella letteratura francese. Il saggio seguente analizza più nel dettaglio la diffusione dei testi di Apu- leio tra il tardo impero e il xiv secolo: WolFF sottolinea
in particolare come la conoscenza delle opere del ma- daurense (per lo più limitata alle sole opere filosofiche) derivi spesso da fonti indirette (Agostino, Marziano Capella, Fulgenzio). TaTeo, coPPini, carbone, bou- ry e FabriZio-cosTa dedicano i loro articoli agli echi
e alla presenza della favola di Psiche nella letteratura e nella trattatistica italiana da Petrarca al Cinquecento. Sempre all’ambito italiano guarda il contributo di ca- vicchi, che ne studia le trasposizioni musicali e in par-
ticolare la canzonetta Crudel fugi se sai di Bartolomeo Tromboncino. mcDonalD segue le tracce del tema
metamorfico (nella figura di Lucio/asino) nelle ope- re di Ficino, Celtis, Erasmo, Agrippa e Franck, men- tre escobar borreGo si occupa della prima traduzio-
ne spagnola dell’Asino d’oro, della quale sta curando l’edizione critica. Gli ultimi due articoli della sezione, di nassieu-mauPas e bélime-DroGueT, sono infine de-
dicati alle rappresentazioni figurative (arazzi e dipinti) del mito di Psiche in area francese nella seconda metà del Cinquecento.
[mauriZiobusca]
MORUS - Utopia e Renascimento, Carlos berriel
editor, Campinas (Brasil), n. 8, 2012 (Atti del III Con- gresso Internacional de Estudos Utópicos «Utopia, consenso e livre-arbítrio – séculos xiv-xvii», Cham-
bord-Tours, 26-27 gennaio 2012), pp. 245.
Questo ottavo volume del periodico brasiliano MO-
RUS - Utopia e Renascimento risulta assolutamente sti-
molante per la scelta del tema, quello del concetto di libero arbitrio nelle alterità utopiche. Questo, infatti, di primo acchito parrebbe quanto di più estraneo al
modus vivendi in utopia, improntato com’è al rispetto
acritico di leggi ferree, a loro volta incompatibili con qualsivoglia forma di contributo individuale e semmai tributarie della volontà del fondatore dell’alterità stes-
sa. Di questa rigidità normativa e del supino attenervisi da parte della popolazione utopiana non vi sarebbe in realtà nulla di sorprendente, se non fosse per la secon- da imprescindibile peculiarità del mundus alter (dopo quella dell’inesistenza implicata dal termine u-topos), ovvero la sua positività: questa si trova infatti adom- brata nel neologismo stesso di Thomas More (u-topia =
eu-topia). Eppure l’utopia non è mai stata il regno della
libertà, della discrezionalità. Le rare eccezioni, in tal senso, sono rappresentate dal Paese di Cuccagna (del- la cui trattazione negli studi utopici Hilário Francisco
jr. (pp. 149-162) rivendica polemicamente la pertinen- za in base a un criterio tematico, che mette in secon- do piano quello temporale, implicato dalla distanza ri- spetto al modello moreano) e da quella singolare realtà che è l’abbazia di Thélème (tributaria, sempre secondo Hilário Francisco jr., del tema di ascendenza medievale che, sorprendentemente, scopriamo essere stato vitale fino a tutto il xvi secolo). Una sintesi della discussione,
tenutasi a Chambord nel gennaio del 2012, sull’erme- neutica del celebre imperativo «Fais ce que voudras» è offerta alle pp. 19-26, con gli interventi di Nicolas le caDeT, Raphaël caPPellan, Mireille huchon, Jean
céarD. Di quest’ultimo è anche il primo contributo
(pp. 27-40), dedicato alla ricezione del testo moreano in Francia nel ’500 attraverso la lettura di Guillaume Budé e Du Verdier, nonché le traduzioni a cura di Le Blond e Barthélemy Aneau. Di Marie-Claire PhéliP- Peau (pp. 41-52) è invece il successivo saggio dal titolo Les portes étroites d’Utopia che esplora, sempre nell’o-
pera di More, la percezione della pulsionalità, la sua le- gittimità, con esiti complessivamente negativi in ragio- ne del vigente orientamento di stampo paolino, secon- do cui l’individuo è essenzialmente un peccatore. Di Barthélemy Aneau torna ad occuparsi Yvonne Greis
(pp. 53-64), autrice di una traduzione in portoghese dell’Alector (1560), la quale mette in evidenza analogie e differenze tra le città di Amauroto e di Orba (cap. 24) sia da un punto di vista strutturale che sostanziale in relazione all’esercizio del libero arbitrio da parte dei rispettivi abitanti. Sempre all’opera di Rabelais è rivol- to l’articolo di Marie-Luce DemoneT, Utopie et dysto- pies chez Rabelais de “Pantagruel” au “Quart Livre”
(pp. 105-118), che si sofferma sul binomio utopia/di- stopia così come appare nel regno dell’isola des Allian- ces (Quart Livre, cap. IX). All’ambito teatrale è riser- vato poi quello di Alessandra PreDa (pp. 119-130) che
esamina questione editoriale e contenuto della tragedia in prosa di Francesco Negri, pubblicata, oltre che in Italia (1546), a Ginevra con il titolo Tragedie du Roy
Franc-Arbitre (1558) e dove, nel solco della controver-
sia religiosa, l’utopia è rappresentata dal mondo futu- ro, improntato agli insegnamenti del Vangelo, mentre il presente ha connotati distopici (corruzione del clero, superstizione…). I restanti contributi vertono invece sulla produzione secentesca, in particolare sui seguenti autori e testi: (a) La Città del Sole di Campanella (Ger- mana ernsT, Comunità e libertà in C. (pp. 175-191);
Carlos berriel, La soppressione della peccaminosità del mondo (pp. 192-202); Jean-Louis Fournel, Y a-t-il des terres inconnues? Considérations sur l’utopie selon C.
(pp. 203-216 ); (b) Il labirinto del mondo di Comenio (Iveta naKláDalová, pp. 65-76); (c) The Isle of Pines
di Henry Neville (Helvio moraes, pp. 77-85) (Segna-
liamo una peculiarità del testo (per l’esattezza un pam-
phlet), ovvero l’allestimento attraverso un technical de- vice che sarà caro agli utopisti francesi dell’Ottocento
(Le Hon, Franklin, Jules e/o Michel Verne, Le dernier
Adam), quello della redazione di una sorta di diario, ad