• Non ci sono risultati.

160 Rassegna bibliografica ritratti di psicologia e sociologia femminili dell’intera

opera balzachiana: vittima prematura e predestina- ta delle possenti strette del genio artistico, Augustine soccombe, nella morte, come un umile e modesto fiore sbocciato e appassito perché trapiantato troppo vicino «alla volta del cielo, lì dove si formano le tempeste e il sole è ardente».

In questo romanzo, Balzac, osserva il Reim, «rivela già tutti gli straordinari pregi (nonché i difetti, come l’eccessiva tendenza moralizzatrice) che lo accompa- gneranno nella sua futura vertiginosa attività» (p. 125). [marcosTuPaZZoni]

honoréDe balZac, Eugénie Grandet nella tradu-

zione di Grazia DeleDDa, introduzione di Riccardo

reim, in aa. vv., I magnifici 7 capolavori della letteratu- ra francese, edizioni integrali, Roma, Grandi Tascabili

Newton, 2013, «I Mammut», pp. 319-439.

In questa raccolta di capolavori narrativi francesi dell’Ottocento, occupa un posto privilegiato la ristam- pa della attenta e amorosa traduzione di Eugénie Gran-

det da parte di Grazia Deledda. Rispetto al testo ori-

ginale di questa traduzione – pubblicato nel 1930 da Arnoldo Mondadori all’interno della prestigiosa col- lana «Biblioteca romantica» diretta da G.A. Borgese – sono riportati, come ci informa Riccardo Reim, curato- re di questa edizione e autore di una breve ma efficace nota introduttiva al romanzo (Balzac, la “Comédie hu-

manine” e la famiglia Grandet, pp. 321-324), i nomi dei

personaggi nella lingua originale con la consapevolezza che «la validità della presente traduzione (in tutto il re- sto scrupolosamente rispettata) riposi su ben altro che questo» (p. 320).

Il testo di Eugénie Grandet è seguito da un’utile No-

ta biobibliografica di Honoré de Balzac dovuta a Stefano

DoGlio, che ritroviamo alle pp. 435-439.

[marcosTuPaZZoni]

honoréDe balZac, Il Padre Goriot, traduzione e

cura di Cesare De marchi, in appendice il «catalogo»

delle opere e la «Premessa» alla Comédie humaine, Mi- lano, Feltrinelli, [2004] 2013, «Universale Economi- ca – I Classici», pp. XXIV-263.

Giunto alla terza edizione, il testo di questa tradu- zione italiana del capolavoro balzachiano si fonda su quello della seconda edizione Werdet (maggio 1835) con la sola eccezione della suddivisione in capitoli che rimanda alla prima edizione del romanzo pubblicata nel mese di marzo dello stesso anno. Come indicato nel frontespizio, il volume propone all’attenzione dei letto- ri due documenti essenziali per comprendere i fonda- menti estetico-programmatici di Balzac in riferimento al sistema-Comédie humaine: ci riferiamo al Catalogo stilato da Balzac stesso nel 1845 (Appendice 1, pp. 239- 246) e all’Avant-propos del luglio 1842 (Appendice 2, pp. 247-262).

Nell’ottimo saggio introduttivo che precede il testo de Il Padre Goriot (Un visionario appassionato, pp. v- xxi), C. De marchi individua le luci e le ombre che,

a suo giudizio, attraversano il tessuto narrativo del ro- manzo con particolare riferimento alla funzione svol- ta dai personaggi-protagonisti nell’economia del testo. Nel Père Goriot, romanzo «dalla trama incalzante e dalla grande teatralità delle scene principali» (p. xiii),

Balzac, da romanziere assoluto quale egli è, sottopone il processo di rappresentazione del reale «alle esigenze e agli intenti del narratore» (p. xv) forzando romanze-

scamente la realtà. Riferendosi alla figura di Goriot, De Marchi osserva che la posizione di colui che incarna re- ligiosamente il sentimento della paternità, e che forni- sce il titolo al romanzo, pare essere relativamente mar- ginale rispetto al ruolo assunto da altre figure di primo piano, come, ad esempio, quella di Rastignac. I difet- ti introspettivi nella rappresentazione del personaggio Eugène conducono De Marchi a precisare il carattere ambiguo di questa figura e a rilevare che «le vicende interiori di Eugène, pur disponendosi in una struttura narrativa robusta, non danno luogo a un romanzo di formazione» poiché, mancando il soggetto unificante, «non c’è la personalità che muta, c’è soltanto il muta- mento» (p. XII).

[marcosTuPaZZoni]

honoré De balZac, Papà Goriot, [Catanzaro],

Società Editrice MonteCovello, 2013, «I Classici», pp. 177.

Segnaliamo questa nuova traduzione italiana del ca- polavoro balzachiano curata verosimilmente (visto che non compare in alcun luogo il nome del traduttore) da Giovanna Caridei ed inserita nella collana «I Classici» di questa giovane società editrice calabrese.

Il testo di Balzac è preceduto da tre brevi interven- ti critici: G. cariDei (Introduzione, pp. 9-10) ricostrui-

sce sommariamente l’intreccio del romanzo e mette in rilievo alcuni nodi tematici proprî dell’opera (i valori della nuova società borghese fondati sul denaro oltre all’ipocrisia e l’ambizione morale senza scrupoli che la caratterizzano); Katia Goscio (Biografia, pp. 11-14; Recensione, pp. 15-16) traccia, nel primo dei suoi in-

terventi, un profilo biografico e critico del romanziere, non privo di vistosi refusi tipografici, soprattutto di na- tura cronologica; nel secondo intervento, l’A. si soffer- ma più in dettaglio su Le Père Goriot (la storia, scrive l’A, di «un arrampicatore sociale in lotta con la propria coscienza e con l’onesta povertà della sua famiglia pro- vinciale», p. 15) e sull’ideale di paternità incarnato dal personaggio-protagonista. Non mancano inoltre rilievi circa le figure di Rastignac e di Vautrin che, come Go- riot, si collocano all’interno della multiforme e cinica atmosfera del contesto parigino.

[marcosTuPaZZoni]

honoréDe balZac, PhilarèTe chasles, charles

rabou, Racconti scuri, traduzione di Mariagrazia Pa- TurZo, Roma, Aracne, 2013, «Toiles», pp. 472.

Frutto della collaborazione di tre (allora) giovani promesse nel campo letterario e giornalistico, la raccol- ta dei Contes bruns vede per la prima volta la luce nel gennaio del 1832, pubblicata – senza nome d’autore – dagli editori Canel e Guyot. Di Balzac, sono presen- ti due racconti: il primo (Une Conversation entre onze

heures et minuit) che inaugura la raccolta; il secondo, Le Grand d’Espagne, che la conclude; a Ph. Chasles si

devono quattro testi: L’Œil sans paupière; Une Bonne

Fortune; La Fosse de l’avare e Les Trois Sœurs; men-

tre Ch. Rabou è l’autore di altrettanti racconti: Sara la

danseuse; Tobias Guarnerius; Les Regrets e Le Ministère public. L’opera, sulla cui copertina risalta l’inquietante

doppia immagine satanica di una testa umana rovescia- ta, ebbe un immediato successo editoriale non soltan-

to in Francia. Se si considera, infatti, il caso dell’Ita- lia, i Contes bruns ebbero, nel corso della prima metà dell’Ottocento, oltre dieci edizioni, seppur in forma al- quanto parziale, a partire dall’ottobre 1833.

Questa edizione italiana dell’opera, pubblicata per la prima volta, nel nostro paese, nella sua integralità è inserita nella prestigiosa collana «Toiles» della casa editrice Aracne di Roma, il cui proposito è quello di offrire al vasto pubblico la traduzione, con testo a fron- te, di testi francesi così come la pubblicazione di testi tradotti in francese da altre lingue.

Ben curata sotto il profilo metodologico e critico da Mariagrazia Paturzo, questo volume dei Racconti scuri è preceduto da un saggio introduttivo della stessa cura- trice, nel quale l’A. offre una convincente analisi dei re- gistri tematici e delle tecniche narrative comuni ai dieci racconti. Accanto a motivi riconducibili alla tradizione del gothic novel inglese e alla matrice hoffmaniana, so- no presenti, nella raccolta, tematiche di chiara matrice sociale che «scuotono la coscienza del lettore portan- dolo a riflettere su una manifesta crisi collettiva in atto all’epoca» (p. 15). Tra queste, segnaliamo la tematica del parricidio e del matricidio, quella della crisi della famiglia; il tema del fallimento dell’artista o quello, ti- picamente balzachiano, ma che tocca in modo trasver- sale anche Tobias Guarnerius e Les Regrets di Rabou, e

La Fosse de l’avare di Chasles, della sempre più marca-

ta influenza del denaro sui destini individuali e sociali dei personaggi. I Racconti scuri, osserva M. Paturzo, «si presentano al lettore di tutte le epoche come un’ete- rogenea girandola di fuochi d’artificio […] che gode pure di un’unità legata alla trattazione di certi temi, e al loro rimando ad una società e una letteratura in cri- si assiologica» (ibid.). Ed è proprio nel rispecchiamen- to della letteratura in un contesto globale di crisi che i Contes bruns trovano, ancor oggi, la loro indiscussa modernità.

La raccolta completa dei racconti, la cui copia è con- forme a quella dell’edizione originale del 1832, è pre- sente alle pp. 18-457; alle pp. 459-461, troviamo l’in- teressante Postfazione. Il riutilizzo dei “Racconti scuri”

balzacchiani, mentre alle pp. 463-466 è presente un ca-

pitolo in cui sono forniti alcuni riferimenti biografici relativi ai tre autori. L’utile Nota bibliografica (pp. 467- 472) circa le edizioni (integrali e parziali) francesi e ita- liane dell’opera e i riferimenti critici relativi ai Contes

bruns chiude le pagine del volume.

[marcosTuPaZZoni]

honoréDe balZac, La Ricerca dell’Assoluto, tra-

duzione di Paolo carbonini, Milano, Quintoelemento

Editore, 2013, «Arco Giallo», pp. 313.

La Recherche de l’Absolu si annovera senza alcun

dubbio tra i titoli più prestigiosi della Comédie hu-

maine: la varietà e la singolarità dei motivi tematici svi-

luppati nel romanzo, fanno, di quest’opera, contempo- raneamente uno studio privato, una scena di provin- cia e un romanzo filosofico. La straordinaria ricchezza di questo testo, il solo grande romanzo della Comédie

humaine che abbia uno scienziato per protagonista e

che sia stato ambientato nella cornice storico-sociale della civiltà fiamminga, induce a considerare La Re-

cherche de l’Absolu come un momento di raccordo,

sotto la prospettiva estetico-letteraria, tra le Études de

mœurs e le Études philosophiques. Pubblicato, in pri-

ma edizione, nel settembre 1834 come scène de la vie

privée, il romanzo troverà la sua definitiva collocazione

tra le Études philosophiques nel 1846. L’edizione ori- ginale (1834) e la seconda edizione separata del 1839 presentavano una suddivisione dell’opera prima in set- te e poi in quattro capitoli: questa strutturazione del testo in capitoli sarà definitivamente abbandonata da Balzac nell’edizione Furne del 1846. Ci risulta pertanto difficilmente comprensibile la scelta editoriale, relativa a questa edizione italiana del romanzo filosofico bal- zachiano, di presentare il testo dell’opera suddiviso in trentadue capitoli non titolati.

[marcosTuPaZZoni]

Aa. Vv., «L’Année balzacienne», 3e série, n. 14, Pa-

ris, Presses Universitaires de France, 2013, pp. 479. Nelle prime tre sezioni di questo nuovo volume dell’«Année balzacienne» sono raccolte e pubblicate le comunicazioni pronunciate in occasione del Colloque internazionale organizzato dal Groupe d’études balza-

ciennes presso l’Université de Bâle (4-5 maggio 2012)

e avente come oggetto di studio l’opera di Balzac vista tra «mystique, religion et philosophie».

Nello studio preliminare che introduce gli at- ti di questo importante convegno, André vanoncini

(D’un Lambert à l’autre ou le “Wunderblock” de Balzac, pp. 7-19), affronta la delicata questione del rapporto tra argomentazione, enunciazione e ricezione in Louis

Lambert alla luce delle relazioni che, nel corso dell’o-

pera, si stabiliscono, sotto una prospettiva ideologica e metodologica, tra il personaggio-protagonista e il suo anonimo condiscepolo nella sua funzione di narrato- re. Balzac, osserva l’A., «a mis en œuvre des moyens remarquablement complexes pour empêcher que cer- tains passages de son texte se figent en exposés théori- ques» (p. 17): liberato dai soffocanti vincoli di una dot- trina mistica, il discorso balzachiano (che «fonctionne à la façon du Wunderblock» caractérisé par Freud) acquista una specifica profondità estetico-letteraria presentando «la dynamique incessante d’un univers total […] dans ses expressions individuelles» (p. 18).

La prima sezione («Une mystique au regard des sciences») si apre con il saggio di Hugues marchal

(Sciences, mystères, cercles: topologie du connaissable

dans “Le Livre mystique”, pp. 23-39): l’A. individua

una topologia nella quale è stabilita una continuità tra scienze positive, discorso spirituale e dimensione lette- raria che determina il superamento dei loro confini epi- stemici. Questa contaminazione dei discorsi si realizza e si completa in una sintesi, ossia nella formulazione di un sapere alternativo e complementare: uno spazio mistico-letterario inedito nel quale coesistono figure omologhe. La topografia mistica «n’est donc rien d’au- tre que l’affirmation d’un refus de fixer des limites ou des apanages aux savoirs comme aux lettres» configu- randosi quindi come «le moyen stylistique d’un dé- cloisonnement permanent» (p. 39). Thomas KlinKerT

(Science, mysticisme et écriture chez Balzac (“La Peau de

chagrin” et “Louis Lambert”), pp. 41-53) focalizza la sua

attenzione su una tra le costanti più significative della poetica letteraria balzachiana: la complementarietà tra scienza e misticismo intesi come elementi fondanti del- la scrittura romanzesca. Nei due romanzi in questio- ne, Balzac espone in modo preciso (ancor prima che nell’Avant-propos) la «collusion de la science, de la lit- térature et de la vision extatique»: si tratta di tre facoltà essenziali per dare origine ad un nuovo statuto dello scrittore e ad una forma di scrittura «qui est à la fois exposante et évocatoire» (p. 53). Claire barel-moisan

Documenti correlati