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190 Rassegna bibliografica di ottenere uno stile poetico originale, ove i molteplic

registri linguistici si fondono in una singolare mesco- lanza.

Nel corposo articolo di apertura (pp. 5-62), Didier alexanDre illustra i principali presupposti teorici su

cui si fonda il cratilismo claudeliano, che trova la sua massima espressione nella creazione dell’ideogramma, nato alla confluenza del pensiero cinese e della conce- zione tomistica del segno linguistico.

Nel contributo di Christelle barbier (pp. 63-90),

si prendono poi in considerazione le diverse posizio- ni della critica rispetto al capolavoro claudeliano, mo- strando come Claudel sia riuscito a integrare nel Sou-

lier de satin la dimensione critica, indicando il giusto

atteggiamento interpretativo da tenere nei confronti del suo dramma testamentario, all’interno del quale la diversità linguistica, etnica, culturale è sempre conside- rata elemento irrinunciabile di arricchimento.

Emmanuelle Kaës, dal canto suo, studia la conce-

zione claudeliana della grammatica comparata (pp. 91- 117), mettendo in luce come lo scrittore novecentesco abbia subìto l’influenza di Mallarmé, che Claudel rivi- sita tuttavia in chiave enunciativa e pragmatica. In par- ticolare, l’autore degli Idéogrammes occidentaux attri- buisce una netta predominanza al significante grafico della parola, ovvero alla lettera, aprendo la strada a un processo di «idéogrammatisation» che si allarga ad ab- bracciare tutto il linguaggio.

Carla van Den berGhe analizza nel suo articolo

(pp. 119-148) la nozione del versetto claudeliano, fa- cendo emergere le principali linee evolutive che dal verso libero di matrice simbolista, presente soprattut- to nei drammi giovanili, conducono progressivamen- te Claudel alla sperimentazione e alla definizione del verso della maturità, caratterizzato da un parallelismo interno di tipo binario.

Pascal lécroarT (pp. 149-173) esplora a sua volta

la definizione claudeliana del verso, inteso come «ïam- be fondamental», mettendo in risalto quanto, al di là di talune oscillazioni terminologiche, esso si identifi- chi per Claudel con un equilibrio qualitativo interno, ovvero come un accordo sapientemente modulato tra le diverse sonorità vocaliche che contraddistinguono i due momenti in cui esso è suddiviso.

Christelle reGGiani (pp. 175-185) passa in rassegna

nel suo contributo i diversi arcaismi presenti nelle ope- re di Claudel, indicando i vari stati di lingua che da essi si possono evincere, dal latino al francese classico, passando per l’antico francese di fantasia de L’Annon-

ce faite à Marie.

Infine, analizzando le «phrases clivées» e «demi- clivées» che contraddistingono il dialogo teatrale ne Le

Soulier de satin (pp. 187-203), Frédéric calas ne chia-

risce il significato, dimostrando che esse permettono di ricostruire quello che il critico definisce un «intradi- scours catholique», volto alla ricerca e all’affermazione delle leggi nascoste che governano l’universo umano e naturale, e che il poeta identifica infine in Dio stesso.

[simoneTTavalenTi] Jean Cocteau unique et multiple, sous la direction

de Pierre-Marie héron, préface de Pierre berGé,

Montpellier, L’Entretemps, 2012, pp. 64.

È nelle vesti di artista completo che Pierre Bergé presenta Jean Cocteau nella sua prefazione all’edizio- ne-cofanetto Jean Cocteau unique et multiple, libro- abbecedario accompagnato da un DVD completo di

quasi tremila documenti tra immagini, video e tracce sonore, raccolti grazie alla straordinaria ricchezza di risorse contenute nel fondo patrimoniale «Jean Coc- teau» di Montpellier.

Realizzati grazie al contributo di istituzioni come il Comitato Jean Cocteau, la fondazione Pierre Bergé- Yves Saint-Laurent e con il sostegno dell’Università Paul-Valéry di Montpellier, i due supporti che com- pongono il «libro-oggetto» rendono conto della com- plessità di questo artista eccezionalmente proteiforme e dal cuore costantemente diviso tra una curiosità ver- so qualsiasi forma di modernità e la nostalgia del poeta disilluso e consapevole dei limiti del progresso tecno- logico.

Una raccolta dal carattere sinestesico, che ricalca la duplicità di un Cocteau unico, per il ruolo rivestito all’interno del suo secolo, di cui è stato un poeta pro- fondo e un animatore infaticabile, ma anche per l’in- tensità delle attrazioni e delle repulsioni suscitate; e al tempo stesso «multiplo», in virtù dell’eterogeneità del- le forme scelte per l’espressione della sua poesia, dalla letteratura, al cinema, al music-hall, al disegno e alla pittura, ma anche per le diverse sfaccettature di sé che egli stesso ha presentato al grande pubblico.

Da «Avant-garde» a «Vacances», le sessantaquat- tro pagine su cui si articola l’abbecedario di testi rari che integra il DVD, consta di ventuno sezioni, ognu- na recante un documento originale, corrispondente a ciascuno dei venti termini «topici» dell’alfabeto artisti- co di Cocteau: «Avant-garde»: «Qu’est-ce que l’avant- garde en 1958?» e «Jeu d’avant-gardes», in Les Lettres

françaises, 6 et 13 mars 1958, pp. 8-10; «Bibliothèque»: Lettre Plainte, Paris, Roland Saucier éditeur, non in

commercio, 1926, pp. 11-13; «Cinéma»: «La jeunesse du cinématographe…», in Almanach du théâtre et du

cinéma 1949, Paris, Éditions de la Flore et la Gazette

des Lettres, 1949, pp. 14-16; «Dessin»: «Éloge de la ca- ricature», prefazione di Plus on est fous…: les meilleurs

dessins d’Europe, presentazione di Gabriel Perreux,

Paris, Hachette, 1959, p. 17; «Écriture»: «Je n’aime pas écrire…», in Les Nouvelles Épîtres, Paris, Société nouvelle des éditions de France et d’Outre-Mer, 1945, pp. 18-20; «Vous me demandez, cher ami…», [lettre

sur le magnétophone], non datata, prima pubblicazione

in Jean Touzot, Jean Cocteau, Lyon, La Manufacture, 1989, pp. 21-22; «Imprimerie»: «Impression», in Le

Portique, n. 2, estate 1945, articolo con fregio, pp. 23-

24; «Transmission de pensée», in Cenpa, n. 4, 1953, articolo con disegno a centro pagina, pp. 25-27; «Jeu- nesse»: «Un homme de mon âge…», in Gazette Dun-

lop, n. 242, dicembre 1949, pp. 28-30; «Merveilleux»:

«Un désordre propre à bouleverser l’ordre», fram- mento non datato, 1947, pp. 31-32; «Mode»: «Le Pe- tit chapeau de Greta Garbo», in Documents Antoine, n. 14, estate 1935, pp. 33-35; «Musique»: «Ne craignez pas un discours…» [Allocution pour le dixième anni-

versaire du Groupe des Six], prima pubblicazione in

«Cocteau et la musique», in David Gullentops (dir.),

Cahiers Jean Cocteau, n. 4, 2006, pp. 36-37; «Paris»:

«Un Parisien de Paris», in L’Art Belge, numero specia- le per il bimillenario di Parigi, giugno 1951, articolo con disegno, p. 38; «Poésie»: «La Force inconnue», in

Images de France, dicembre 1942, articolo con tre di-

segni, pp. 39-40; «Publicité»: «Je vous avais promis…» [Affiches], conversazione sulla serie «Théâtre de la Rue», Radio Luxembourg 1938, prima pubblicazio- ne in «Jean Cocteau et la radio», in David Gullentops (dir.), Cahiers Jean Cocteau, n. 8, 2010, pp. 41-43; «Ra- dio»: «Radio Luxembourg parle au monde», in Radio

gno, pp. 44-45; «Roman»: «Fantômas», [1961], prima pubblicazione in Jean Touzot, Jean Cocteau, Lyon, La Manufacture, 1989, pp. 46-48; «Sport»: «La merveille noire», in Ce soir, 27 luglio 1937, pp. 49-50; «Théâtre»: «Vive le théâtre», in Les Cahiers de la génération, mar- zo 1941, p. 51; «Copeau, Lugné…», in Introduction

à la vie de Paris, Paris, Éditions M.-V. Vernier, 1921,

pp. 52-55; «Vacances»: «Vacances d’un mauvais oisif», in Sonorama, n. 10, luglio-agosto 1959, articolo con di- segno, pp. 56-57.

Il DVD che completa la confezione contiene circa tremila testimonianze originali in immagini, video e tracce sonore, consultabili sia attraverso un approccio intuitivo, a partire dal Word Tag iniziale, sia metodico, grazie alla possibilità di consultare un più tradizionale indice dei documenti.

[eleonoraDimauro] Cocteau journaliste, sous la direction de Pierre-Ma-

rie hèron et Marie-Ève ThérenTy, Rennes, Presses

Universitaires de Rennes, 2014 («Interférence»), pp. 262.

Le volume envisage les rapports de Cocteau avec le journalisme tout au long de sa carrière. Les quatorze contributions se distribuent en trois sections: «Images et stratégies médiatiques», «Le réel et ses questions», «Questions de genre», tandis que l’introduction des A. les replace dans la continuité chronologique de l’œuvre de Cocteau, en la liant à la quasi généralisation de la pratique du journalisme par les écrivains à partir des années Vingt, mais en traçant aussi trois grandes pé- riodes: avant 1920, durant les années Trente, où se lit un désir de s’approcher, comme par son théâtre, d’un public plus large, et durant les années Cinquante où une production journalistique atomisée coexiste avec un désintérêt pour la presse et un mépris à l’encontre du journalisme dans le secret des pages du Passé défini.

Pour Cocteau, le journalisme devient le moyen de sa médiatisation, de la construction de son person- nage, de son contrôle du champ littéraire autant que de la réception de ses œuvres. O. bara examine Les débuts de Cocteau dans “Comœdia” et “Comœdia illus- tré” (1909-1912) (pp. 31-48), naissance à la fois média-

tique et poétique de l’auteur, qui contribue à la revue par des chroniques – comme sur Les Ballets russes –, des nouvelles, des poèmes, mais surtout, position plus originale, par des dessins, ce qui le place dans le sillage de Sem et Cappiello. Si Cocteau a inauguré la pra- tique des articles-manifestes et des autojustifications de son œuvre dans «Parade» et dans «Excelsior», P.- M. héron montre comment il utilise ses contribu-

tions à «Carte blanche» pour revendiquer et assurer sa place dans le champ littéraire de l’après-guerre, en successeur d’Apollinaire (Les articles de clan dans

“Carte Blanche”, pp. 49-70). Interdit des pages de «Lit-

térature» et de la «NRF», Cocteau utilise «Le Coq», sous les atours d’une revue Dada, dans un but radi- calement opposé: l’affirmation d’un nécessaire classi- cisme français (P. suTer, “Le Coq” et les revues Dada,

pp. 171-184). J. TouZoT étudie Jean Cocteau attaché de presse car dans les années Vingt, ne souhaitant pas

que ses œuvres soient abandonnées à leur propre sort et à l’exemple du «système Cadum» expérimenté par Radiguet, Cocteau multiplie dans la presse les inter- ventions autojustificatrices, préfaces, interviews, hom- mages à ses collaborateurs et même des textes confiés à des prête-noms. Après la seconde Guerre, malgré la «Haine du journalisme» (G. Ducrey, pp. 157-168), ju-

gé règne de l’inexactitude, qui exsude de Passé défi-

ni, Cocteau écrit régulièrement dans la presse comme

D. GuillenTroPs le montre dans Jean Cocteau et “Les Lettres françaises” (pp. 79-96). Il rappelle aussi le rôle

d’Aragon, grand contempteur de Cocteau journaliste avant la Guerre mais devenu directeur de l’hebdoma- daire en 1953, et auquel Cocteau doit d’avoir été rayé de la liste noire établie à la Libération.

Les autres contributions portent sur l’écriture et le rapport au réel de Cocteau journaliste mais aussi sur le jeu des genres dans ses écrits. E. aTZenberGer et

J. vérilhac étudient dans Le journalisme patriotique depuis le Toit: “Le Mot” de Paul Iribe et Jean Cocteau

(pp. 99-114), la transformation du rôle de l’A., qui, en demeurant illustrateur de cet hybride entre revue d’art et journal satirique, endosse aussi le rôle de rédacteur en chef, d’éditorialiste, de chroniqueur, d’échotier et de reporter. Il s’agit aussi de ménager au patriotisme cocardier généralisé une forme élégante, «une décence dans la polémique» et «le tact de comprendre jusqu’où on peut aller trop loin» («Le Mot», 9 janvier 1915). Le mélange de réalité et de fiction auquel il s’essaie re- jaillira à nouveau dans les années Trente. Tandis que F. amyDela breTèque s’intéresse au Cinéma dans les séries de presse de Jean Cocteau (pp. 115-131), M.-E.

ThérenTy, De l’éternité pliée. Pratiques, postures et poétique du grand reportage chez Jean Cocteau (pp. 205-

218) et M. collomb, dans cette décennie, explorent la

pratique du reportage à l’époque où cette figure attire bien des écrivains et leur procure succès. La première analyse les lieux communs auxquels Cocteau trouve plaisir et le second La séquence asiatique de “Mon pre-

mier voyage” (pp. 145-156) où, au contact de l’étran-

geté radicale, la fiction se mêle au reportage. Dans tous les cas, il s’agit pour Cocteau de se rapprocher d’un public plus large et plus populaire. Autre avatar du journaliste-écrivain, la figure du chroniqueur, étudiée par S. linarès – Mémoriaux et éclats (sur “Portraits souvenirs”) (pp. 133-143) –, s’infléchit avec Cocteau

vers celle du mémorialiste, genre littéraire et non jour- nalistique, ce qui explique la publication quasi immé- diate d’un livre chez Grasset, et qui lui permet d’at- teindre une détente dans l’écriture. M. boucharenc

s’intéresse à Cocteau publiciste (pp. 185-204), s’adon- nant à la publicité commerciale, à l’instar d’autres cé- lèbres contemporains (Colette, Desnos, Cendrars entre autres) et s’attache à définir le rôle singulier concédé par Cocteau à l’acte poétique. Enfin, dans les années Quarante, Ph. bauDoire se concentre, dans “Le Foyer des artistes”: un livre de Jean Cocteau de 1947 (pp. 233-

258), sur l’articulation entre les articles de Cocteau pu- bliés dans «Comœdia» pendant le Guerre et le livre qu’il en tire après une sélection qui doit beaucoup au nouveau contexte, tandis que A. Wrona (Fugues et fi- gures: “Le Foyer des artistes”, ou Cocteau portraitiste au quotidien, pp. 219-232) s’intéresse dans ce recueil aux

traces qui demeurent du journalisme, en l’inscrivant dans la tradition des portraits publiés dans la presse depuis un siècle.

[mireillebranGé] À belles mains, livre surréaliste – livre d’artiste, sous

la direction d’Andrea oberhuber, Lausanne, L’Âge

d’Homme, 2012 («Mélusine. Cahiers du Centre de Re- cherche sur le Surréalisme», 32), pp. 338.

Trent’anni dopo la comparsa del volume diretto da Henri Béhar En belle page («Mélusine», n. 4, «Le livre surréaliste», 1982), il trentaduesimo numero dei «Ca-

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Rassegna bibliografica

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