Si dà per appurata l‘affermazione che: “la lingua utilizza delle varianti diverse in base ai contesti nei quali quella lingua viene usata e che le diverse varianti linguistiche emergono per soddisfare i bisogni dei diversi contesti” (Hatim e Munday 2004:76)77. Possono individuarsi tre
varietà d‘uso della lingua che influiscono sulla scelta e l‘impiego di vocaboli ed espressioni per compiere uno scambio comunicativo: quella diatopica, quella diastratica, e quella diafasica (Dardano 2005:122)78. Le prime due sono strettamente correlate con il parlante, che modificherà la sua lingua in base alla sua provenienza geografica o in base allo strato sociale a cui appartiene, e si parlerà di dialetti. La varietà diafasica, invece è legata alla situazione in cui avviene la comunicazione e il ruolo svolto dai parlanti, ossia il registro stilistico (Dardano 2005: 122). Per citare le parole di Hatim e Mason: “User-related varieties (Corder 1973) are
77 Hatim Basil e Munday Jeremy, 2004, Translation. An Advanced Resource Book, London/New York, Routledge. 78 Dardano Maurizio, 2005, Nuovo manualetto di linguistica, Bologna, Zanichelli.
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called dialects which, while capable of displaying differences at all levels, differ from person to person primarily in the phonic medium. The second dimension relates to the use to which a user puts language. Use-related varieties are known as registers and, unlike dialects, differ from each other primarily in language form (e.g. grammar and lexis)” (Hatim e Mason 1990:
44).79 Ci si concentrerà in questa sede sui problemi traduttivi in relazione al registro usato dall‘autrice all‘interno del romanzo. In base a una data situazione si userà la lingua in maniera adeguata ad essa, ma Hatim e Mason, citando Halliday, ricordano che l‘importanza della relazione tra uso e situazione giace nella convenzione che una data espressione linguistica è appropriata per un certo uso; ricordano inoltre che generalmente sono le collocazioni di due o più lessemi che determinano l‘identità di registri particolari (Hatim e Mason 1990: 46-48). Nel registro si individuano tre aspetti fondamentali: il campo, il tenore e il modo. Il campo riguarda un uso del linguaggio che riflette la funzione sociale del testo, ovvero l‘argomento di cui si parla, il campo di attività. Il tenore è il rapporto tra i partecipanti alla comunicazione e tra i ruoli sociali e comunicativi da loro rivestiti. Può essere analizzato in base a una scala di categorie che va da altamente formale a altamente informale. Il modo, infine, è il mezzo attraverso cui passa la comunicazione, il canale comunicativo, che dunque può essere scritto o orale. Le interazioni tra campo, tenore e modo danno luogo a scelte linguistiche diverse che si manifestano in ogni situazione comunicativa. Ognuna di queste categorie è interdipendente tra loro, come affermano Hatim e Mason: “a given level of formality (tenor) influences and is
influenced by a particular level of technicality (field) in an appropriate channel of communication (mode)” (Hatim e Mason 1990: 51). Precisando che non esiste un criterio
assoluto per la distinzione dei registri, è difficile capire quali sono i limiti entro cui contenere un dato registro. Dunque, come afferma Halliday (cit. in Hatim & Mason 1990: 51) “[a speaker] speaks[...] in many registers”, permettendo l‘esistenza di cambiamenti di registro all‘interno dei testi. Nel testo in oggetto sono presenti notevoli cambi di registro, dovuti all‘interazione tra personaggi appartenenti a classi sociali diversi, alla volontà dell‘autore di mettere in risalto le diversità o i pensieri dei personaggi, o infine alle situazioni comunicative che cambiano a seconda dello sviluppo della storia. Il registro utilizzato per la narrazione dei fatti è poco formale: nonostante la natura del testo, non si sono riscontrate molte caratteristiche stilistiche, morfo-sintattiche e lessicali riconducibili ad un registro formale, tipico dei romanzi e dei testi letterari. Ci sono notevoli espressioni del linguaggio colloquiale o tipiche del parlato: “No te vengo a estorbar, vieja necia. Solo te vengo a visitar.”; in italiano si è pensato di tradurlo “ Non vengo per ostacolarti, vecchia pazza. Sono solo venuta a trovarti”. Nel
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linguaggio parlato “trovare” assume il significato di “salutare, visitare”, invece che “scoprire, ottenere”.
Abbiamo anche l‘utilizzo di espressioni molto colloquiali come “No podés quedarte aquí,
Jarroelata –dijo con mejor talante–, porque pueden venir los azules y cargarme a mí también.” "Non puoi restare qui, Jarroelata," disse con tono più gentile, "perché potrebbero
arrivare gli sbirri e portare via anche me.” Per mantenere il tono colloquiale e offensivo si è deciso di tradurre “los azules” con il sostantivo “gli sbirri”, utilizzato in italiano con un’eccezione negativa. È possibile notare che all’inizio della frase troviamo un’inflessione dialettale. Tramite l‘impiego di “No podés ...” invece che “No puedes ...”, si può pensare a una struttura colloquiale tipica del linguaggio informale e parlato. L‘utilizzo di questa espressione porta il registro ad un livello informale. Sempre nello stesso capitolo troviamo espressioni molto volgari che rimandano al lavoro svolto dai due personaggi, ovvero le prostitute: “¿A qué
venís, puta roñosa? No me sobra la sopa.”per mantenere un registro basso e volgare si è
deciso di tradurlo come " Cosa sei venuta a fare, lurida troia? Non ho abbastanza zuppa
anche per te”.
Vi è un innalzamento di registro quando si tratta di conversazioni tra persone appartenenti a gradi sociali diversi in cui in segno di rispetto, chi occupa il grado minore tende a innalzare il proprio registro nelle conversazioni con il suo superiore. Ad esempio nella frase: “—¿Le
gusta? –preguntó el muchacho que estaba sentado adelante,
volviéndose hacia él, y Pío descubrió a su pregonero hecho un confite, vestido de domingo y limpio como una patena.”
“—No sé. Es muy rara –se avergonzó, pillado con los sentimientos a la intemperie.”
Chi parla inizia la frase con “—¿Le gusta?” dando del lei a Don Pio Viquez, una formula di cortesia che indica un segno di riguardo nei confronti della persona a cui si sta parlando, quindi crea un lieve innalzamento di registro motivato dal segno di rispetto nei confronti di un
superiore. Il registro diventa colloquiale quando vi sono interazioni tra personaggi di età coetanea, nelle quali un linguaggio più colloquiale è utile a conferire maggiore dinamicità e naturalezza al dialogo. Si riporta per esempio:
—“¿Dónde está tu revólver?” —“Aquí”.
—“Magnífico. Dámelo. Temí que lo hubieras arrojado.”
In questo caso, il dialogo appare molto informale il che non implica una differenza di grado sociale; abbiamo anche la presenza dell’enclitico lo. In questo modo si segnala una certa
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vicinanza tra gli interlocutori, il che permette di utilizzare un registro poco formale. La traduzione in questo caso è di tipo comunicativo, in quanto si è ritenuto importante trasferire il messaggio in maniera morfosintatticamente consona all‘italiano per mantenere l‘effetto voluto dal prototesto:
- Dov'è la tua revolver?
- Qui.
- Magnifico. Dammela. Avevo paura che tu l'avessi lanciata.
La frase risulta informale e consona a un dialogo tra due ragazzi.