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Adorno sostiene che la forma è la sedimentazione del contenuto.45 Secondo Walter Benjamin "l'estetica rappresenta la risposta dell'individuo concreto alla svalutazione dell'esperienza". Kofler46, dal punto di vista dell’estetica antropologica, fa riferimento a due elementi centrali che guidano la lettura del romanzo di Tatiana Lobo: la forma, che è la configurazione dei contenuti, e la vera arte, che non deve essere separata dalla problematica dell’esistenza umana, che altro non è che l'esistenza sociale in tutte le sue forme di manifestazione. Tutta l'arte si sviluppa in modo identico, esternamente alla vita e costituisce una "bella apparenza". L'apparente carattere estetico dell'arte deriva dal fatto che è figlia della fantasia. Nella misura in cui la fantasia, separata dalla ragione, costituisce il regno delle tradizioni, delle rappresentazioni, dei desideri e dei sogni liberi, cioè non sublimata, la sua incarnazione spirituale va al di là di ogni sublimazione. La fantasia è definita precisamente dalla capacità di distaccarsi dalle tendenze di sublimazione che la coscienza comune possiede. Questa è prettamente la sua funzione psichica. La fantasia di per sé non può stabilire alcuna norma di verità estetica, ma è un semplice flusso irrazionale illimitato. Il romanzo di Tatiana Lobo, El
Año del Laberinto47 è un esempio di analisi estetica antropologica proposta da Kofler, anche se il testo presenta le caratteristiche del romanzo storico.
El Año del Laberinto è una finzione letteraria che ritrae l’immagine del Costa Rica alla fine del
diciannovesimo secolo, periodo in cui si inizia ad attuare il progetto liberale al fine di stabilire l’identità dei costaricani. Tatiana Lobo racconta la sua storia facendo ruotare l’azione intorno a questi eventi e raccontando un omicidio realmente accaduto all’interno di una famiglia molto influente, motivo per il quale vengono usati nomi di fantasia, Sofía Teófila de los Dolores, Armando Medero, uniti a nomi e fatti salienti del tempo.
Un aspetto molto importante del romanzo è l’uso della lingua. Seguendo Bajtin,48 la lingua è il punto di convergenza tra l’individuo, la comunità, l’esperienza e la storia. La storia è un dialogo di voci e ogni coscienza, un incrocio di voci. In “El año del Laberinto”troviamo sia la voce dei singoli personaggi, sia la voce della coscienza di Sofía, che attraverso i ricordi, racconta gli eventi dal suo punto di vista. Bajtin continua sostenendo che il linguaggio è dialogico sia perché abbiamo un’interazione in situazioni contestuali immediate tra me e un altro, e sia perché questa è la "realtà" o la costruzione creativa dell'esistenza. Nella competenza linguistica, "comprensione e significato" sono articolati. Nel linguaggio entra sempre l'interlocutore, anche se il concreto è assente, perché i monologhi interni sono dialoghi di realtà
45Theodor W. Adorno, I Paradossi Dell'Arte Nella Teoria Estetica, Torino 1975.
46 Kofler, Leo. Arte Abstracto y Literatura del Absurdo. Barral Editores. 1era. Edición. Barcelona, 1972. 47 Lobo, T (2000) El año del Laberinto. Ediciones FARBEN, San José, Costa Rica.
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con voci oggettive interiorizzate nella coscienza di ogni individuo. Mentre la parola appartiene al mittente e al ricevente, il linguaggio è il campo di battaglia per la comprensione e il significato49 dei "segni", cioè eteroglossia50: lotta sociale per il segno ideologico orientato dal punto di vista assiologico nei loro contesti di produzione, accoglienza, comprensione. Come precedentemente anticipato, El Año del Laberinto, appartiene alla categoria del romanzo storico. Il romanzo storico è un genere letterario, la cui azione si svolge totalmente o almeno prevalentemente nel passato, cioè un passato non vissuto direttamente dall’autore. Ed è proprio quello che troviamo nel romanzo oggetto di questa tesi; Tatiana Lobo, infatti non ha vissuto il periodo storico in cui è ambientato il testo. All’interno de El año del Laberinto è possibile individuare anche altre caratteristiche tipiche del romanzo storico, come ad esempio l’intertestualità. Nel primo capitolo il testo presenta un riferimento a Gustave Flaubert, esattamente alla sua opera Madame Bovary:
“Extendió las piernas por el páramo de su enorme lecho matrimonial, y leyó un par de páginas de una novela que tenía por título el nombre de una mujer: Madame Bovary”.
L’intero romanzo è pervaso da un senso di soggettività e di mancanza di neutralità nella scrittura della storia. È facile intuire da quale parte si schiera l’autrice. È lei che racconta la storia attraverso la voce di Sofía; è lei che da voce ad un’immigrata cubana apparentemente uccisa per gelosia, permettendole di raccontare i fatti dal suo punto di vista, mostrando la corruzione politica e l’ipocrisia della chiesa. Pertanto il romanzo storico partecipa attivamente alla costruzione della memoria storica collettiva.
Un aspetto molto importante del romanzo, che funge da biglietto da visita, è il titolo. Secondo Amoretti, è spesso un testo distorto, sgrammaticato, fortemente condensato, ma a volte perfettamente regolare, composto da una frase completa e raramente da una serie di frasi incatenate. Il titolo è il nome di un testo; è il segno di un segno. Meta-segno che esercita sul lettore la sua autorità di programmatore di lettura. (Amoretti, 1992: 119).51 Il testo deve il suo nome agli eventi che hanno avuto luogo in Via del Laberinto, dove si trova la casa della
48 Bajtin M, N. Medvedev, El método formal en los estudios literarios: Introducción crítica a una poética
sociológica. (trad. Tatiana Bubnova) Alianza Editorial, Madrid, 1994.
49 In Bachtin il significato si riferisce alla possibilità di riconciliare la polisemia della parola con la sua unità e per
questo è necessario capire; quest'ultima è la capacità di concepire la parola nel suo contesto sociale e negli orientamenti attivi degli interlocutori verso futuri assiomiologici aperti. La morte di una parola diventa la cancellazione di qualsiasi contesto di orientamento assiologico, cioè della sua compressione attiva.
50 L’eteroglossia negli studi bajiani indica due possibilità:quella CARNERVALESCA, che è un tipo di
configurazione culturale, e la POLIFONIA che è di indole poetica. In entrambe sono state elaborate forme speciali di linguaggio e gesti, che sono chiari senza costrizioni, che assolvono qualsiasi distanza tra individui nella
comunicazione, liberi dalle norme correnti e dalle regole di condotta. A partire da questa estetica della poifonia il testo è caratterizzato essenzialmente dalla naturalezza ambigua della parola e dalla versatilità significativa del linguaggio nella sua proiezione storica.
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famiglia Medero, ma non è solo questo; il Labirinto infatti simboleggia la vita vissuta da Sofía ma, allo stesso tempo, anche la morte. Dopo il suo decesso, infatti, la protagonista si trova intrappolata in uno stato di non esistenza, che la costringe a rivivere i fatti più salienti della sua vita e a riflettere su di essi. Ogni personaggio del romanzo è alla ricerca di una via d’uscita dal proprio labirinto. Maria, la Motetes, cerca invano di raggiungere la sua casa e il suo paese natio, ma si trova intrappolata, inizialmente, presso il bordello di Martín Camacho e, successivamente, presso Talamanca, sfruttata nelle piantagioni di caffè e nei bananeti di Minor Keith. Armando Medero, arrestato ingiustamente per l’omicidio di Sofía, percorre il suo labirinto. Viene condannato a vent’anni di esilio da scontare sull’isola-prigione di San Lucas.
Un aspetto importante del romanzo è l’incipit. L'autore di cui sopra sostiene: "Tecnica di analisi proposta da Duchet, basata sulla teoria che l'inizio di un testo è il luogo strategico della condensazione del significato. Fin dall'inizio, il testo organizza una serie di codici che possono organizzare una lettura critica (...) l'incipit, lancia le tracce di un'opera testuale che produce l’ideologia e, essendo l'iniziativa della parola, pone i suoi presupposti e la giurisdizione "(Amoretti, 1992: 66-67).
Il "Titolo" del romanzo analizzato, El año del Laberinto, è polisemico e si riferisce ad una temporalità concatenata tra gennaio e dicembre 1894 che viene presentata al lettore in una relazione mensile. Ogni mese vengono riportati, in modo lineare, gli eventi più rilevanti e anche alcune sovrapposizioni che ci permettono di comprendere l'intera opera: i personaggi, i rapporti contraddittori tra i personaggi, il tessuto sociale in cui si sviluppa la loro vita quotidiana, gli orizzonti assiologici in competizione, ecc. Il "Labirinto" quindi offre uno scenario "allegorico" che esprime e condensa il Costa Rica del primo Novecento "riflettendo" i costumi, le persone, le loro azioni, i loro pensieri, le loro passioni, i loro accordi e disaccordi, i valori, le paure e la collettività. Inoltre richiama anche lo schema narrativo utilizzato dalla scrittrice; ogni personaggio dovrà lottare per trovare la via d’uscita dal suo labirinto, sia esso fisico o mentale. Il preludio della tragedia è presente fin dalle prime righe del romanzo, nell’incipit leggiamo infatti:
"Nessuno, in tutta la città, avrebbe sospettato quello che stava tramando quel pomeriggio estivo mentre scorreva, pigro e docile, tra le nuvole del crepuscolo. Dietro lo Hospicio Nacional de Locos, il cielo dorato arrossiva e una splendida orgia di viola tinge le pareti grigie del negozio di Knöhr. I pedoni inosservati attraversano da un marciapiede all'altro o attraversano il centro della strada senza ostacolare il ritmo lento dei carrelli o il pacifico
51 Amoretti, M (1992) Diccionario de términos asociados en teoría literaria. Editorial Universidad de Costa Rica.
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girare dei vigilantes. Nei negozi i dipendenti sorridono ai loro ultimi clienti mentre lanciano sguardi furtivi all'orologio "(Lobo, 2000: 9)
Questo incipit ci conduce all’interno di un testo che ci mostra come il Costa Rica della fine del XIX secolo è sognante; assistiamo alla crescita di una società inizialmente basata sull’agricoltura, non solo dal punto di vista dello spazio fisico, ma anche dei costumi, del tempo, degli orizzonti assiologici, delle relazioni intersoggettive, ecc. In altre parole, non viene presentata, nel testo, l'omogeneizzazione ideologica della formazione di una coscienza o di un’identità nazionale che risponde, al momento e nel romanzo, al progetto egemonico del "liberalismo" oligarchico.
Fin da subito, quindi, il testo ci rivela un tessuto sociale che si presenta apparentemente senza conflitti, lento e pacifico ma che, in realtà, nasconde i conflitti, la violenza, l’inquisizione, la misoginia, le persecuzioni, la prostituzione, l’alcolismo, la corruzione. L'incipit di questo romanzo ci rivela l'utilità dell’oblio: "Nessuno in tutta la città sospettava cosa quel pomeriggio d'estate stava tramando mentre giungeva al termine, pigro e mansueto, tra le nuvole del crepuscolo". Chi cospira è il pomeriggio, chi interpreta la storia è il pomeriggio, gli uomini e le donne in questo romanzo sono "alienati" nella loro capacità di auto costituzione di senso, ma secondo Kofler, alcuni riescono ad andare oltre mentre altri restano intrappolati nelle contraddizioni determinate dalle interazioni dialettiche della trama.
Come precedentemente anticipato il romanzo si ispira ad una vicenda realmente accaduta, per cui nel testo troviamo personaggi con nomi di fantasia, come Sofía Medero de Medero e Armando Medero, e nomi reali come Pío Víquez, Ricardo Jiménez, Minor Cooper Keith, José Martí, Enrique Loynaz del Castillo e Antonio Maceo.
Armando Medero, marito e zio di Sofía , il più ricco degli esiliati cubani, contribuisce alla causa dell'indipendenza con un forte sostegno finanziario ed è noto che sarebbe stato disposto a sacrificare tutta la sua fortuna per questo. È un uomo molto geloso, motivo per cui non permette a Sofía di uscire, neanche in sua compagnia. Sofía sentendosi negata di ogni libertà chiede il divorzio tre giorni prima dell’omicidio, motivo per cui viene accusato e condannato, nonostante la carenza di prove.
In alcuni capitoli la storia è raccontata da Sofía in modo introspettivo. Attraverso il racconto inizia il processo di consapevolezza del suo status di donna, in cui fornisce un resoconto degli eventi precedenti alla sua morte, con lo scopo di ricostruire la sua vita cercando di scoprire quali azioni da lei compiute abbiano provocato una morte così violenta. Ritiene di aver sempre seguito le regole e le norme prescritte culturalmente per l'adeguato comportamento femminile.
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Senza sapere le ragioni del suo assassinio. Quando Armando le chiede di rinunciare all’ipoteca poiché poteva danneggiare il suo status maschile, Sofía non acconsente e al rifiuto aggiunge anche il silenzio usato come una forma di resistenza. Nella volontà di divorziare sta esercitando un atto di libertà che rompe con l’immagine della buona moglie e della buona madre. La figura di Sofía è profondamente trasgressiva se inserita nello scenario del diciannovesimo secolo. Lei abbandona il tetto coniugale e i bambini rimangono in casa; non sa se tornerà ma è pronta a correre qualsiasi rischio.
Inizia il suo racconto in modo paradossale con C’era una volta, tipico inizio delle favole. Senza dubbio questa non è una storia che avrà un lieto fine. Attraverso questo paradosso, Sofía vuole far riflettere il lettore sulle condizioni di vita vissute dalle donne nel periodo coloniale, sull’inesistenza di vivere la vita secondo le loro priorità e nel rispetto della loro persona. In questa sorta di limbo in cui si trova Sofía, simile a quello vissuto in vita, sente la mancanza dei rumori familiari, è preoccupata da un senso di abbandono e di deterioramento che colpisce gli oggetti della casa. La casa adesso è diventata un nascondiglio sicuro per chi fugge e per i cospiratori. Sono loro che fanno compagnia a Sofía, coloro che vivono ai margini, come le prostitute che girano lungo la via del Laberinto, cercando rifugio tra le mura di casa sua, illudendosi di sfuggire alla repressione. Sofía le osserva con empatia, creando un paragone tra le donne ritenute “per bene”, e quelle che hanno vissuto concedendosi ai desideri carnali, arrivando quasi a pentirsi della sua innocenza, vista come un peccato proveniente dall’ignoranza e dai divieti imposti dalla società e non come conseguenza della sua virtù e del libero arbitrio: “Una vida sin pecados es peor de una vida pervertida“(Lobo, 2000: 122). La loro presenza permette a Sofía di rendersi conto che ci sono altre donne, con altre vite parallele e altri modi di mostrare la propria femminilità, che fino ad ora non aveva mai immaginato e che ora le permettono di riflettere sul suo modo di essere stata donna, dominata ed espropriata da una serie di conoscenze ed esperienze. Il processo di consapevolezza di Sofía continua a sfidare non solo le convenzioni culturali, ma l’insieme delle concezioni sul bene e sul male, l’accesso alla conoscenza e alla libertà. Questi aspetti sono governati da una doppia morale, etica e valutativa, che punisce e gestisce le donne. Di fronte a questo tipo di riflessioni, lei si condanna, come il marito, alla reclusione.
All’interno del romanzo troviamo due personaggi che giocano un ruolo centrale in relazione a Sofía e quindi nel labirinto della trama; essi sono:
- María, una cuoca della casa dei Medero. Maria, dopo l'omicidio di Sofía e la conseguente
detenzione di suo marito rimane senza lavoro e senza casa. Questo evento implica per Maria un cambiamento radicale nella sua vita. La storia delle avventure e delle disgrazie subite dall'ex-
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cuoca ci permette di entrare in contatto con la vita quotidiana di una povera contadina alla fine del XIX secolo. L'esperienza di Maria amplia e limita, contemporaneamente, la visione del mondo di Sofía, che appartiene all'aristocrazia cubana in esilio. Lungo la strada del Labirinto, dopo la morte del suo datore di lavoro, Maria, non trovando nessuno pronto a darle asilo o un passaggio per tornare al proprio villaggio, trova riparo nella casa del Patillas: un ladro che protegge tre prostitute che vivono ed esercitano nella sua casa, in cambio di compagnia e di un aiuto in casa. Senza prostituirsi, María si unisce al gruppo. La caccia alle streghe contro le prostitute iniziata dal governo di Yglesias ha lo scopo apparente di salvaguardare la morale e i buoni costumi della capitale ma il vero scopo, quello nascosto, è di impiegare le donne nelle piantagioni di banane di Minor Keith. Questa misura del governo mostra la doppia moralità che caratterizza l'élite politica di quel tempo. Maria, insieme alle prostitute che vivono con lei, riceve un mandato di arresto e dopo una breve permanenza nella camera di detenzione, viene deportata nel luogo più recondito e inospitale dell'enclave delle banane. Questo spazio è anche descritto come un labirinto: "(...) un labirinto di grandi foglie le fece capire che era arrivata
alle banane del signor Keith. [...] Era impossibile orientarsi lì in una direzione diversa dalla linea, consumata tra le piante selvatiche. Su entrambi i lati la stessa pianta di banane era ripetuta instancabilmente, fino all'infinito (p.310)”.
- Pio Víquez, direttore del quotidiano El Heraldo de Costa Rica, e portavoce del liberalismo
dell’élite intellettuale e politica di San Jose, che è superfluo dirlo, un'élite di sesso maschile. Pío Víquez entra nel labirinto dalla strada che porta lo stesso nome e si trova sulla scena del crimine, poco prima che sia commesso. Il senso di colpa per non essere stato in grado di prevenire l'assassinio rimanendo più tempo davanti alla residenza del Medero, la curiosità insaziabile e la folle immaginazione, lo portano ad avere un interesse personale nel risolvere l'omicidio di Sofía. A questo interesse personale e aneddotico si aggiunge un interesse commerciale e pubblico: il crimine del cubano è un argomento che promette di attirare più lettori e aumentare le vendite del suo giornale. In effetti il suo status di proprietario ed editore di “El Heraldo”, lo rende uno dei pochi privilegiati e, la sua voce sarà fissa nella narrazione e in questo modo avrà accesso agli annali della storia. Il doppio interesse nel caso trasforma Pío Víquez nel detective dilettante del romanzo.
- Poi c’è Romualdo Ricardo de Jesús Jiménez Oreamuno, il quale nasce a Cartago, il 6 febbraio
1859. É stato un Avvocato e politico costaricano, che ha servito il Costa Rica come Presidente in tre diverse occasioni: dal 1910 al 1914, dal 1924 al 1928, e dal 1932 al 1936. All’interno del romanzo Sofía chiede la sua mediazione nella richiesta di divorzio . Lo stesso avvocato, senza il consenso di Sofía, raccomandò a Medero di chiedere a sua moglie la firma di un atto
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ipotecario sulla proprietà acquisita durante il matrimonio, in cambio della sua rinuncia al divorzio e del suo ritorno a casa, quindi il suo personaggio ricalca la falsità del periodo storico.
- Un altro personaggio di rilievo è Minor Cooper Keith, il quale è stato un importante
imprenditore statunitense. Iniziò la sua attività imprenditoriale ad alto livello nel 1871, partecipando alla costruzione di una ferrovia sul versante caraibico del Costa Rica. Nel 1882 il governo costaricano non fu più in grado di pagare Keith, il quale trovò propri finanziatori e ricevette dal governo circa 3200 km² di terreno adiacente alla ferrovia e una concessione sulla stessa per 99 anni. Keith decise di usare i terreni costaricani per la coltivazione di banane. In seguito estese la coltivazione delle banane in Colombia e a Panama. Nel 1899 fuse la sua attività con quella di Andrew Preston, dando vita alla United Fruit Company della quale divenne vicepresidente.
- Nel 1891 Josè Martí lavora quasi indipendentemente alla preparazione della rivoluzione a
Cuba, intuendo come gli Stati Uniti stanno contrattando con il governo spagnolo l’acquisto dell’isola. Fonda il Partido Revolucionario Cubano, che ha il compito di guidare l’eterogeneo movimento. A fine febbraio del 1895 scoppia la Guerra di Indipendenza, che si riallaccia moralmente alla guerra dei dieci anni, e Martí, da poco giunto a Cuba, viene ucciso in uno scontro a fuoco con un reparto dell'esercito spagnolo.
- Enrique Loynaz del Castillo è stato un rivoluzionario cubano. Ha partecipato in modo
eccezionale alla guerra del 1895. Autore del testo de Himno Invasor dell'esercito indipendentista. Fu amico e assistente di José Martí; aiutante del generale Antonio Maceo, partecipò con lui all'emigrazione in Costa Rica, salvandogli la vita nell'attacco perpetrato contro la sua persona e combattendo al suo fianco anni dopo.
- Antonio Maceo y Grajales è stato un generale e politico cubano, eroe della guerra per
l'indipendenza dell'isola dalla Spagna che ebbe inizio tra il 1868 e il 1898. Maceo è