Esaminata l’esistenza di una responsabilità della capogruppo per i danni cagionati alle controllate nel caso di esercizio dell’attività di direzione e coordinamento, ex art. 2497 c.c., ed esclusa una responsabilità della capogruppo per i debiti delle controllate, che viene affermata soltanto in ipotesi eccezionali attraverso il superamento dello schermo della personalità giuridica, resta da chiedersi se sussista una responsabilità della capogruppo per il fatto illecito commesso dalle controllate.
Dal punto legislativo non esiste nessuna disposizione specifica, attesa l’assenza di una disciplina organica del gruppo di società. Si tratta allora di chiedersi se e a che titolo la controllante risponda degli illeciti commessi dalle controllate. Si è detto che, nel rispondere a questi interrogativi, «non ci si muove nell’ottica del diritto societario, ma in quello della responsabilità civile»437.
433 F. Ferrara jr, Società etichette e società operante, in Riv. dir. civ., 1956, II, 668.
434 T. Ascarelli, Società di persone tra società: imprenditore occulto; amministratore indiretto; azionista
sovrano, in Foro it., 1956, I, 406.
435 T. Ascarelli, Imprenditore occulto e partecipazione di una società di capitali ad una società di persone, in
Foro it., 1959, I, 1519; concorde, G. Romano Pavoni, Imprenditore occulto e società di fatto tra persone fisiche e società di capitali, in Riv. dir. comm., 1952, II, 53.
436 Si v. M. Garcea, I «gruppi fint». Appunti in tema di gruppi di società e interposizione nell’esercizio
dell’impresa, in Riv. dir. civ., 2, 2005, passim.
437 Monateri, La responsabilità civile, in Trattato di diritto civile, Le fonti delle obbligazioni a cura di Sacco,
Muovendosi in tale ottica, due sono le possibilità per affermare la responsabilità della capogruppo per il fatto illecito commesso dalle controllate: ricomprendere la responsabilità della società madre nella fattispecie dell’art. 2049 c.c. o, piuttosto, in quella dell’art. 2043 c.c. L’art. 2049 c.c. disciplina la responsabilità dei padroni e dei committenti, prevedendo che “I padroni e i committenti sono responsabili per i danni arrecati dal fatto illecito dei loro
domestici e commessi nell’esercizio delle incombenze a cui sono adibiti”. È una forma di
responsabilità indiretta, per cui, secondo il principio respondeat superior, questi risponde di un fatto illecito altrui438.
Il Supremo Collegio ha indicato due presupposti, la ricorrenza dei quali è necessaria al fine dell’applicazione della norma: 1) la sussistenza di un “rapporto di preposizione”, suscettibile di assoggettare il preposto al potere di direzione e sorveglianza del preponente439; 2) il “rapporto di preposizione” deve aver operato come “occasione necessaria” dell’evento dannoso, intendendosi con questa espressione che “le mansioni od incombenze affidate al secondo abbiano reso possibile o comunque agevolato il comportamento produttivo del danno” 440.
La ratio della disposizione in esame è, pertanto, quella di attribuire la responsabilità al datore di lavoro, in quanto questi è in grado di esercitare un potere di direzione e sorveglianza sul suo preposto. Nel caso di amministratori e sindaci designati dalla società madre non è possibile configurare tale potere di direzione sorveglianza in capo ad essa, poiché i primi sono dotati di strutturale autonomia, la quale vale ad escludere che l’illecito sia commesso nello svolgimento di mansioni assegnate. Infatti, «l’assolvimento di funzioni caratterizzate dai connotati di autonomia, indipendenza, imparzialità, non è in alcun modo compatibile con il concetto di “incombenza”, alla quale può essere adibito il prestatore di lavoro subordinato, sottoposto al potere di direzione e vigilanza del datore di lavoro»441.
È da escludersi, pertanto, una imputazione di responsabilità in capo alla società madre ricorrendo all’art. 2049 c.c.
La responsabilità della capogruppo potrebbe riconoscersi ai sensi dell’art. 2043, ricorrendone i presupposti, e cioè la prova, molto difficile, di un concorso della società madre nell’illecito commesso dalle società figlie, che tuttavia si potrebbe far derivare dalla esistenza di una direzione unitaria in base alla presunzione dell’id quod plerumque accidit, la quale assolve l’onere probatorio della vittima in ordine alla compartecipazione nell’illecito442.
438 S. Mazzamuto, Una rilettura del mobbing: obbligo di protezione e condotte plurime d’inadempimento, in
Europa dir. priv., 3, 2003, 679.
439 Cass. , 3 settembre 1987, n. 7186; Cass., 6 luglio 1983, n. 4651; Cass., 11 giugno 1983, n. 4031. 440 Cass. , 9 giugno 1995, n. 6506; Cass., 27 marzo 1987, n. 2994.
441 Galgano, I Gruppi di società cit., 147. 442 Monateri, La responsabilità civile cit., 619.
Nel caso Sisvel c. Thomson Consumer, per esempio, riguardante la contraffazione di brevetto c.d. di “sintesi di frequenza”, i giudici hanno affermato la responsabilità della società capogruppo, in quanto l’intervento di quest’ultima nelle scelte principali e strategiche del gruppo, riscontrabile nella relazione degli amministratori, portava ad affermare una sua sicura partecipazione nelle decisioni relative alla commissione dell’illecito443 e ciò anche se in una decisione di poco precedente, in merito allo stesso caso, si era esclusa la responsabilità extracontrattuale della società madre perché non si era dimostrata la partecipazione o cooperazione nell’illecito444.
A livello comunitario si è accolto il principio della responsabilità della società madre nel caso di illeciti concorrenziali della società figlia, facendosi ricorso al concetto di unità dell’impresa di gruppo e al criterio della identità di comportamento, come nel caso Materie
coloranti445 e IHT c. Ideal Standard446.
Il problema dell’affermazione della responsabilità, certamente extracontrattuale, della società madre per gli illeciti delle società figlie più che nel campo concorrenziale o degli illeciti societari, emerge con forza nel caso dei c.d. danni diffusi, o mass torts, délits à grande
échelle, Massendelikten.
Secondo il Black Law Dictionary, con tale espressione si indicano tre tipi di disastri: a) lesioni a catena cagionate dallo stesso prodotto a numerose vittime in un certo periodo di tempo;
b) eventi singoli che simultaneamente ledono molte vittime;
c) incidenti che provocano lesioni a persone o cose su una determinata area di territorio447. Nell’ipotesi di cui sub a) rientrano casi come quello di farmaci, per esempio l’Abestos, che ha portato davanti alle corti statunitensi più di 100.000 attori, o la Thalidomide, un farmaco che per i suoi effetti positivi come sedativo e calmante per il mal di testa fu messo in commercio senza i dovuti test sull'uomo, ma di cui si scoprirono, tra la fine degli anni '50 e
l’inizio degli anni ’60, gli effetti collaterali sui feti, facendo nascere i bambini focomelici.
Nell’ipotesi di cui sub b) rientrano gli incidenti aerei o le esplosioni nucleari e in quella sub c) i disastri ambientali. Tra questi ultimi si ricordano due casi, poiché il principio in base al quale sono stati risolti può essere fonte d’ispirazione per risolvere problemi che possono presentarsi anche nel nostro ordinamento e per i quali da questo non è previsto nulla positivamente.
443 Trib. Mantova 2 marzo 1995. 444 Trib. Alba 25 gennaio 1995. 445 C. Giust. CE 14 luglio 1972. 446 C. Giust. CE 22 giugno 1994.
447 Il tema è tratto e trattato da Monateri, Disciplina dell’illecito e responsabilità civile per mass torts, reperibile
Il primo è il leading case statunitense Amoco Cadiz448, riguardante una nave di proprietà
dell’ Amoco Transport. Co. e gestita dall’Amoco International Oil Co, entrambe controllate dalla Standard Oil Co., che aveva provocato dei danni da inquinamento. I giudici affermarono la responsabilità della società capogruppo in base ai seguenti argomenti: a) essa esercitava sulle società figlie un controllo effettivo e talmente penetrante da ridurle a sue
instrumentalities; b) essa stessa aveva, da un lato, seguito la progettazione e costruzione della
nave e, dall’altro, aveva preso parte alle decisioni e operazioni conseguenti all’incaglio della nave medesima449.
Secondo caso è quello del disastro di Bhopal, località nella quale tra il 2 e il 3 dicembre 1984, a causa di un guasto agli impianti gestiti dalla Union Carbide India Ltd., si sviluppò una nube tossica di 20 metri cubi di metilisocianato che cagionò la morte di molte migliaia, fra le 5mila e le 16mila, nelle prime due settimane, e l’avvelenamento di quasi mezzo milione di persone, che si allontanarono da Bhopal nelle settimane successive, disperdendosi in tutto il territorio indiano. Da allora 10 persone ogni mese muoiono in seguito a patologie riferibili alla respirazione di quegli agenti tossici.
L’azione di risarcimento contro la società madre americana, la Union Carbide Corporation fu intentata nel 1985 dal Governo indiano, che assunse la rappresentanza per legge dei danneggiati, e dagli azionisti della Union Carbide India450.
Così si legge nell’atto di citazione del Governo indiano: «a multinational corporation has
a primary, absolute and non-delegable duty to the persons and the country in which it has in any manner caused to be undertaken any ultra hazardous or inherently dangerous activity…( it must be held liable) for it alone has the resources to discover and guard against hazards and to provide warnings of potential hazards».
La Union Carbide Corporation ha pagato al Governo indiano 470 milioni di dollari come parte di un accordo stragiudiziale conclusosi nel 1989. La società ha accettato la responsabilità morale del disastro, ma ha dichiarato che è avvenuto a causa di un sabotaggio da parte degli operai451.
Altro disastro ambientale fu quello provocato dalla petroliera Exxon Valdez, che disperse nel mare dell’Alaska, 41 milioni di litri di petrolio. La ExxonMobil, proprietaria della nave e capogruppo della Esso, Mobil e Exxonmobil, società sparse in tutto il mondo, ammise la
448 U.S. District Court, Nothern Districht of Illinois, Eastern Division, 18.4.1984, in Dir. Comm. Int., 1987, 347,
con nota di Bonelli, La responsabilità della società controllante per gli illeciti delle proprie controllate.
449 Scognamiglio, La responsabilità della società capogruppo: problemi e orientamenti cit., 83.
450 È possibile esaminare la documentazione, sentire le testimonianze e vedere le foto di un disastro, di cui
propria colpevolezza e fu condannata in sede civile e penale per 7000 miliardi delle vecchie lire.
Lo sviluppo dei gruppi di società è allo stesso tempo effetto e causa dell’ingrandimento dell’impresa, e, quindi, dei possibili danni che tale impresa può arrecare, sia all’uomo sia all’ambiente, i quali sono diffusi poiché l’impresa è diffusa (l’impresa è diffusa grazie all’impiego della struttura del gruppo di società). È fondamentale, pertanto, imputare correttamente la responsabilità al fine di risolvere il problema concernente tali danni, ma soprattutto prevenirli. Poiché il comportamento di ogni persona, fisica e giuridica, è conformato dalle regole di responsabilità che alla stessa vengono imputate, sia dall’ordinamento sia dalla società.
Non si può non concordare con le affermazione del Governo indiano, secondo cui la responsabilità deve essere assunta da chi realmente dirige una politica spregiudicata, incurante delle conseguenze del suo agire al solo scopo di aumentare i profitti e sarebbe, quindi, una presa di posizione ingiustificata quella di chiudere gli occhi su chi realmente assume le decisioni che provocano conseguenze intollerabili in una società civile e non renderla responsabile davanti ad essa, facendole pagare le conseguenze del suo agire.
LA RESPONSABILITÀ CIVILE NEI GRUPPI STRANIERI
SOMMARIO: 1. La responsabilità nei gruppi di società nel diritto tedesco. – 2. La responsabilità nei gruppi di