IL NUOVO MODELLO OT24 F. Renzetti*
1 PRECEDENTI MODELLI 1.1 Descrizione
3. RESPONSABILITÀ SOCIALE DELLE IMPRESE (CSR)
Il tema della responsabilità sociale delle imprese si dibatte a livello europeo già da qualche anno ed è sfociato nel “LIBRO VERDE”. Il nostro Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha voluto dare il suo contributo promuovendo il progetto nazionale Corporate Social Responsibility - Social Committment (CSR - SC), affidato all’Università Bocconi dì Milano. Tra le varie indicazioni suggerite figura quella di istituire, da parte del Governo, “un sistema premia-le per premia-le imprese che intendono andare oltre la CSR e dimostrare un forte Social Commitment”
(impegno sociale). Il modello OT dell’INAIL si inserisce in un sistema premiale per le imprese, per cui l’introduzione di questa tematica nel nuovo modello è il risultato della volontà dell’Istituto di seguire sempre nuove strade per incentivare l’adozione di interventi migliorati-vi delle condizioni di igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro. D’altronde l’INAIL da sempre opera nel mondo del lavoro e fornisce ai lavoratori un sistema di tutela globale ed integrata, che può essere inteso anche come salvaguardia del benessere psicofisico.
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A questo punto occorre capire bene che cosa si intenda per CSR, anche per far fronte alle richie-ste di chiarimenti pervenute dalle aziende. L’argomento è nuovo e la sua conoscenza non è ancora molto diffusa, come testimoniano le numerose richieste di delucidazioni al riguardo rac-colte dalla CONTARP Emilia Romagna. E le aziende di questa regione, da sempre proiettate sui mercati internazionali, in genere sono ben informate.
La migliore definizione della CSR è quella data dal già citato Libro Verde, Capitolo 2, pag. 7:
essa è “l’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate”. Un’azienda che si assume, volontariamente, tale responsabilità, è un’azienda che ha cuore la società che la circonda e le problematiche ambientali. “Nell’ambito dell’impresa, le prassi socialmente responsabili hanno riflessi in primo luogo sui dipendenti e riguardano ad esempio gli inve-stimenti nel capitale umano, nella salute e nella sicurezza e nella gestione del cambio, men-tre le prassi ecologiche responsabili riguardano soprattutto la gestione delle risorse natura-li utinatura-lizzate nelle produzione” (Libro Verde, pag. 8). Nella pagina seguente del Libro Verde si parla di “forme complementari di promozione della salute e della sicurezza” che vanno oltre le imposizioni di legge ed oltre il perimetro aziendale. Si fa riferimento alla tutela delle con-dizioni di lavoro anche presso i fornitori, che debbono adottare misure prevenzionali o com-portamenti etici, anche se la normativa del Paese di appartenenza non prevede nulla al riguardo. Si pensi, ad esempio, al ben noto caso della multinazionale che produceva palloni da calcio in Paesi in cui era (ed è) lecito il lavoro dei bambini. Il coinvolgimento dell’opi-nione pubblica mondiale ha convinto l’azienda in questione a cambiare sistemi di produzio-ne, pena una drastica riduzione delle vendite. La Responsabilità Sociale dell’impresa dunque non si improvvisa, ma nasce da una vera e propria cultura d’impresa orientata verso la tra-sparenza e l’acquisizione di coscienza, fondata sulla necessità di far interagire al meglio gli interessi economici delle singole imprese con quelli sociali e ambientali del contesto di rife-rimento.
L’impresa che assume comportamenti socialmente responsabili genera effetti diretti e indiretti sia al suo interno che sulla collettività. Un esempio di effetto diretto è il miglioramento delle condizioni di lavoro. L’adozione di questo criterio si traduce in una vantaggiosa gestione delle risorse umane (lavoratori, fornitori, ecc.) che ha come conseguenza un’influenza positiva sulla produzione.
Uno degli effetti indiretti è l’importanza che l’azienda dà alla sua reputazione, valore intangi-bile che grava sul marchio e dunque sulla sua immagine. Infatti la crescente attenzione dei con-sumatori e degli investitori su questioni quali lo sfruttamento del lavoro minorile, la gestione dei rifiuti inquinanti, l’utilizzo di materiali eco-compatibili e altro ha indotto alcune imprese ad assumere comportamenti etici nei confronti di queste problematiche. Questo atteggiamento è premiato dalla collettività che apprezza le imprese socialmente responsabili accrescendone il loro valore sul mercato.
Quindi, l’assunzione di Responsabilità Sociale da parte di un’impresa non è solo un atto volon-tario, ma una naturale conseguenza della trasformazione avvenuta nei mercati internazionali nell’ultimo decennio. Per un’impresa oggi un comportamento socialmente responsabile è un investimento strategico che concorre a creare profitto e competitività. Contribuendo infatti ad obiettivi sociali e alla tutela dell’ambiente l’impresa produrrà un plusvalore per se stessa e per la società il cui impatto economico sarà quantificabile nel lungo periodo, trattandosi questo di un nuovo campo d’azione.
Alcuni Stati europei (soprattutto scandinavi) hanno introdotto sistemi di etichettatura dei prodotti per rendere visibili i comportamenti etici, sociali e di rispetto dell’ambiente delle aziende.
IL SOSTEGNO DELL’INAIL ALLE AZIENDE: DALL’ASSICURAZIONE ALLA PREVENZIONE. IL RUOLO DELLA CONTARP
3.1 Social Statement
Una volta compreso, in grandi linee, quali sono i comportamenti delle aziende che consenta-no di affermare che esse stanconsenta-no adottando una politica di responsabilità sociale e di attenzio-ne verso l’ambiente, si poattenzio-ne il problema di misurare e di monitorare questo impegno, fermo restando che l’argomento non è facilmente inquadrabile dentro confini prestabiliti. Con ciò si intende dire che, mentre aspetti come la gestione della qualità, della sicurezza, sono rieondu-cibili a standard più ristretti e più condivisibili a livello internazionale, con i comportamenti sociali e di rispetto dell’ambiente, ci si muove in un ambito molto ampio e più legato alla cul-tura, alla storia ed anche alla politica dei singoli Stati.
Per quanto riguarda il nostro Paese, il Governo ha deciso di avvalersi di una qualificata istitu-zione culturale come l’Università Bocconi, per giungere alla definiistitu-zione di uno standard di CSR.
Questo standard prevede la realizzazione di un Social Statement, che ha il duplice scopo di essere: 1) strumento di guida per le imprese al miglioramento dei propri comportamenti socia-li; 2) documento di comunicazione delle imprese, ai soggetti interessati o portatori di interes-si (stakeholder), delle prestazioni conseguite in ambito sociale, ambientale e di sviluppo soste-nibile.
Il Social Statement che ha, dunque, lo scopo complessivo di far accrescere la consapevolezza delle aziende ai temi della responsabilità sociale, deve essere uno strumento agile, modulare, flessibile, perché rivolto ad imprese che operano nei settori più disparati (finanza, commercio, produzione, ecc.), di dimensioni diverse. Siccome il quadro italiano delle imprese è dominato dalle piccole e medie imprese (PMI), è normale che a questa tipologia di aziende si sia data un’attenzione particolare.
3.2 Gli indicatori
Servono alla misurazione delle prestazioni raggiunte una volta introdotto il Social Statement.
Quelli individuati dagli esperti dell’Università Bocconi sono stati fatti propri dal Ministero del Lavoro e sono stati adottati anche dall’INAIL. Le aziende che avranno barrato o barreranno la casella “a” -Sez. A del Modello OT dovranno aver ben presenti questi indicatori; essi costitui-scono il linguaggio comune tra le aziende e il valutatore delle domande di riduzione del tasso.
La correttezza della risposta sarà data in base alla loro conoscenza ed applicazione, non su con-cetti aleatori ed opinabili. Nella pubblicazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali troviamo, oltre che una descrizione completa, la definizione del set di indicatori. Esso è arti-colato in:
• “categorie”, gruppi di stakeholder cui sono rivolti specifiche famiglie (cluster) di indicatori;
• “aspetti”, aree tematiche monitorate da gruppi di performance indicator (indicatore di pre-stazione), nell’ambito di un determinata categoria di stakeholder;
• “indicatori”, ovvero misure qualitative e quantitative che forniscono informazioni relative a uno specifico aspetto. Possono essere utilizzati per controllare e dimostrare le performance di un’organizzazione.
Le otto categorie di stakeholder in cui sono suddivisi gli indicatori sono:
1) Risorse Umane
2) Soci/Azionisti e Comunità Finanziaria 3) Clienti
4) Fornitori
5) Partner finanziari
6) Stato, enti locali e Pubblica Amministrazione
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7) Comunità 8) Ambiente
Gli indicatori possono essere qualitativi (ad esempio, laddove si richieda la descrizione di un progetto o di un’iniziativa realizzata dall’azienda) e quantitativi (nei casi in cui l’informazione richiesta debba essere espressa sotto forma numerica).
Il set di indicatori è stato suddiviso in due tipologie principali:
• indicatori comuni (C), che devono essere utilizzati da tutte le imprese per la realizzazione del Social Statement (dalle PMI alle grandi aziende);
• indicatori addizionali (A), che si possono applicare alle imprese di maggiore dimensione (a partire da 50 dipendenti) in base a specifici criteri, affiancando ed integrando gli indicato-ri comuni.
4. CONCLUSIONI
L’INAIL non si limita a valutare i Modelli, ma si rende disponibile a fornire consulenza alle aziende, ciò anche alla luce del ruolo dell’Istituto nel campo della prevenzione. Nel caso spe-cifico degli interventi particolarmente rilevanti (la Sezione A), ha provveduto a formare un con-gruo numero di esperti di SGSL e di CSR. Su quest’ultimo tema, poi, si sta adoperando a dif-fonderne i concetti ispiratori e, per l’anno 2005, concederà alle aziende non ancora pronte, di approfondirne le conoscenze e di ripresentare le richieste eventualmente non rispondenti a quanto previsto dal Social Statement.
Con l’introduzione del nuovo modello OT24 si è rafforzato e ampliato, in sostanza, l’impegno dell’INAIL a tutelare le condizioni lavorative e a diffondere la cultura della prevenzione. In tale direzione, la riduzione del tasso di premio applicato alle aziende che abbiano attuato interventi migliorativi delle condizioni di sicurezza e di igiene nei luoghi di lavoro si pone sempre più come strumento globale, orientato anche alla valutazione degli interventi che agiscono in maniera indiretta in campo prevenzionale.
BIBLIOGRAFIA
COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE, 18.07.2001: Libro Verde - Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese
MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI, 2003: Progetto CSR-SC – Il contributo italiano alla campagna di diffusione della CSR in Europa
UNIVERSITÀ BOCCONI, 13.12.2002: Proposta Per uno Standard Csr-Sc - Progetto di ricerca per il Ministero del Welfare
IL SOSTEGNO DELL’INAIL ALLE AZIENDE: DALL’ASSICURAZIONE ALLA PREVENZIONE. IL RUOLO DELLA CONTARP