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Il modello appena descritto, come già accennato, può essere usato sia in modalità interpretativa sia in modalità normativa. Questo paragrafo ha l’obbiettivo di verificare il suo valore interpretativo e per far ciò verrà ripresa la mappatura dei casi studio, analizzati nel paragrafo 0, con lo scopo di rileggere tali casi sulla base del modello evolutivo ed estrapolare da essi alcune considerazioni specifiche sul relativo posizionamento.

Risultati attesi 4.2.1.

Il valore del modello nell’analisi interpretativa è quello di fornire dei punti di riferimento per valutare il posizionamento dei vari casi, evidenziando quindi le differenze tra le caratteristiche tecnologiche e organizzative del progetto e le caratteristiche-tipo dello stadio di appartenenza descritte dal modello.

Principalmente il confronto avviene sui due assi di classificazione del diagramma: lo scope di progetto e il livello tecnologico. Lo scope, essendo la dimensione che caratterizza il progetto e che viene definita a priori dall’Ente nel momento in cui si prende la decisione di avviare un piano di dematerializzazione, viene considerata come la grandezza invariante dell’analisi e quindi usata per associare i vari casi ad uno specifico stadio evolutivo. Il livello tecnologico che il progetto vuole adottare è invece una scelta conseguente e sarà quindi la dimensione che verrà verificata dall’analisi tramite il modello. Lo scopo

108 Stentella M., Per una PA "partecipata" e "social": dalla rilevazione della Customer satisfaction al co-

Capitolo 4 - Definizione di un modello evolutivo per la dematerializzazione nella PA

dell’analisi è infatti verificare se l’adozione tecnologica dell’Ente è adeguata o meno a supportare lo scope che l’Ente si è prefissato di raggiungere.

Nella valutazione effettuata, la governance di progetto non viene inizialmente considerata, ma sarà oggetto delle riflessioni, effettuate nei successivi paragrafi, della correlazione dei benefici con le dimensioni di valutazione.

Seguendo la schematizzazione proposta dal modello, il posizionamento sul diagramma di un progetto appartenente ad un determinato stadio dovrebbe avvenire nell’intorno della zona corrispondente allo stadio stesso, in quanto ad esso corrisponde l’effettiva combinazione di scope e tecnologia caratterizzante il posizionamento ideale.

Per favorire la lettura grafica, ad ognuno di tali intorni è stato attribuito un determinato colore che ne definisce lo stadio di appartenenza, come mostrato nella seguente Figura.

Figura 20 - Zone di posizionamento attese per le cinque tipologie di stadi evolutivi

La distanza dal punto centrale della zona di posizionamento è tanto maggiore quanto meno si ritiene aderente il valore di scope e livello tecnologico assegnati rispetto ai valori standard descritti nella definizione dello stadio di riferimento, effettuata nel paragrafo 4.1

- Definizione del modello evolutivo. Nell’analisi dei casi di studio, bisogna infatti tenere

conto che ogni realtà ha le proprie peculiarità e quindi gli elementi riconducibili allo scope e alla dotazione tecnologica effettivamente presenti nelle realtà analizzate presentano un

certo grado di differenza rispetto alle caratteristiche ideali definite dal modello. La valutazione tecnologica effettiva ad esempio, rispetto ai valori ideali può essere influenzata da diversi fattori, quali ad esempio la qualità dell’implementazione, il livello di integrazione raggiunto nel sistema informativo, etc.

Nel complesso è comunque buona norma prevedere sempre una certa variabilità, in quanto l’assegnazione dei casi agli stadi è un processo basato su valutazioni analitiche in cui entrano in gioco molti fattori. Tali valutazioni, trasposte nella rappresentazione grafica, richiedono perciò necessariamente un margine di tolleranza nella definizione della zona. Per semplicità, nell’analisi aggregata di tutti i casi studio, è stata scelta un’ampiezza dell’intorno definita a priori per tutti gli stadi.

Tali zone guideranno l’analisi degli scostamenti tra il posizionamento ideale e il posizionamento reale effettuato nei successivi paragrafi.

Risultati rilevati 4.2.2.

È ora possibile combinare tale rappresentazione con la mappatura dei vari casi sul modello, con lo scopo di valutare il posizionamento di ogni caso rispetto alla zona dello stadio evolutivo di appartenenza. Per fare i casi ciò sono stati categorizzati come precedentemente spiegato:

STADIO ENTI

Rispetto vincoli normativi -

Dematerializzazione parziale

del processo Regione 1, Regione 2 Amministrazione Centrale 2

Dematerializzazione completa del processo Comune 4 Provincia 1, Provincia 2 Consiglio Regionale 3 Autonomia Funzionale 1 Pubblica Amministrazione digitale Comune 1 Provincia 3, Provincia 4 Consiglio Regionale 4 Amministrazione Centrale 3 Pubblica Amministrazione

aperta Comune 2*, Comune 3*

Tabella 9 - Assegnazione dei casi studio ai relativi stadi evolutivi

(*) Per i casi considerati appartenenti allo stadio PA Aperta, si deve specificare che essi non realizzano una apertura totale verso i cittadini (in logica Open Government) ma aprono i confini esclusivamente verso altre organizzazioni che interagiscono con l’Ente.

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Grazie a ciò è possibile confrontare direttamente il posizionamento di ciascun caso rispetto al relativo stadio di riferimento. Ai casi identificati nella valutazione analitica come esempi di PA Aperta, che nell’analisi grafica si posizionano in una via di mezzo tra lo stato di PA Digitale e quello di PA Aperta, è stata data una colorazione sfumata. Tale colorazione è stata usata esclusivamente per questi casi, in quanto la differenza tra i due tipi di apertura è rilevante in termini di analisi.

Il risultato finale della mappatura è mostrato nella seguente Figura:

Figura 21 - Mappatura dei casi studio rispetto ai relativi stadi evolutivi

Come si nota, e come è stato anticipato nel capitolo precedente, i casi analizzati non comprendono veri e propri esempi di Open Government (colore completamente viola), in quanto tali casi esulano da un progetto di dematerializzazione in senso stretto, seppur corrispondano allo stadio finale del modello in oggetto.

Non sono presenti nemmeno casi appartenenti alla categoria di “Rispetto dei vincoli normativi”, in quanto tutti i casi in esame presentano progetti organici di inserimento della dematerializzazione all’interno dei processi dell’Ente e non solamente una implementazione mirata all’adeguamento normativo fine a sé stesso. Tale evidenza è giustificata anche dal fatto di aver considerato solo casi allo state dell’arte, quindi mediamente o ben strutturati.

La maggior parte dei casi si collocano invece nella zona della PA Digitale, segno che il campione di riferimento riguarda progetti con uno stadio evolutivo mediamente avanzato. Da questa mappatura è possibile estrapolare anche alcune considerazioni circa l’impatto dei benefici che questi progetti generano, in relazione alla relativa posizione sul diagramma.

La prima considerazione è che la dimensione dei benefici, per come è stata definita, prevede che solamente progetti con scope alto possano raggiungere benefici Alti, così come mostrato dalla mappatura. Essi infatti, avendo un impatto “trasformazionale” sulle modalità di lavoro dell’Ente, si realizzano tipicamente in progetti che modificano in maniera profonda l’operatività dell’Ente, reingegnerizzando i diversi processi di lavoro. E’ però anche possibile trovare un progetto con scope alto ma benefici che impattano in maniera limitata sull’organizzazione, realizzando per esempio solo benefici di efficienza (es. Comune 1). Non è detto, infatti, che per la realizzazione di un progetto un Ente si ponga l’obiettivo sempre e comunque di realizzare benefici di alto impatto anzi, spesso, soprattutto nella PA, l’approccio all’innovazione è tipicamente conservativo e fatto per passi incrementali, poiché l’interesse primario è di norma quello di abbattere i costi operativi o strutturali, cioè di migliorare l’efficienza. I benefici prodotti dipendono insomma dai benefici che l’Ente si pone di raggiungere e dalla situazione dalla quale parte per realizzarli.

Si rende evidente ancora una volta, quindi, il legame tra i benefici e le altre dimensioni di progetto. La realizzazione effettiva dei benefici che un Ente si propone di ottenere è infatti funzione della capacità che l’Ente ha, attraverso la governance, di sfruttare adeguatamente e in maniera allineata agli obiettivi di “business” le risorse tecnologiche. In questo contesto di valutazione, che analizza i casi a posteriori, i benefici rappresentano quindi il prodotto finale delle scelte di posizionamento dell’Ente e delle azioni di governance intraprese per gestire il progetto.

Analisi degli scostamenti 4.2.3.

Per estrapolare delle considerazioni ulteriori sui casi analizzati in base al modello evolutivo preso come riferimento è, come detto, necessario effettuare un’analisi degli scostamenti tra il posizionamento del singolo caso rispetto alla zona dello stadio di appartenenza.

Seppur tale analisi debba essere effettuata caso per caso, valutando le caratteristiche dei progetti in relazione al relativo posizionamento, sono certamente possibili delle

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valutazioni generali che riguardano i gruppi di casi analizzati e la relativa zona di posizionamento.

Analizzando la precedente Figura 21, è possibile notare immediatamente che, in generale, il modello evolutivo proposto riesce a interpretare in maniera abbastanza verosimile il posizionamento dei diversi casi: ne è indice il fatto che più del 50% di essi ricadono effettivamente all’interno delle zone relative al proprio stadio.

E’ inoltre possibile individuare nella mappatura alcuni punti perfettamente allineati con la zona definita dalla direzione evolutiva e altri punti che si discostano di poco da tali zone posizionandosi al confine. Non si evidenziano invece posizionamenti molto distanti rispetto al modello: bisogna infatti ricordare che i casi in analisi rappresentano lo stato dell’arte ed è legittimo che vi sia una coerenza complessiva delle scelte di progetto, con assenza quindi di grossi disallineamenti.

Per fare un esempio, il caso della Provincia 4 (cfr. Allegato 8: “Albo Pretorio Online”), a cui è stato possibile partecipare direttamente alla realizzazione e di cui quindi si ha una conoscenza approfondita delle dinamiche decisionali che hanno portato al relativo posizionamento, ricalca correttamente la posizione e lo scostamento assegnato. Tale caso infatti, pur essendo realizzato con tecnologie moderne e in linea generale adatte agli obiettivi preposti, viene correttamente posizionato in un punto vicino al limite sinistro della propria zona di appartenenza, in quanto le tecnologie scelte non garantiscono a tale progetto di crescere agevolmente lungo l’asse dello scope nel breve termine. Le scelte che hanno portato alla realizzazione di tale soluzione tecnologica sono state infatti fortemente vincolate allo scarso budget disponibile per la realizzazione del progetto, che non ha permesso di dotare l’Ente di una piattaforma potenzialmente in grado di consentire un immediato supporto a processi più complessi o a logiche di collaborazione tra utenti più avanzate: ad esempio non è presente un workflow di processo per gestire agevolmente i passaggi di pratica tra gli uffici o delle eccezioni particolari ai processi standard, che vengono attualmente gestiti in modo basilare tramite permessi lato interfaccia. Se la Provincia, come sembra, vorrà in un futuro prossimo far evolvere tale piattaforma, sarà necessario dotarla di strumenti tecnologici adeguati e quindi riposizionarla in un punto più a destra rispetto alla sua zona, in modo da permetterle di crescere verticalmente mantenendosi comunque allineati allo scope preposto.

Partendo da queste considerazioni è possibile quindi definire delle aree nel modello che sono indicatrici delle scelte di posizionamento intraprese. Tali aree sono indicate nella seguente Figura.

Figura 22 - Definizione delle aree di mappatura

L’area in alto a sinistra, colorata di rosso, è stata definita come “Area di sotto- dimensionamento”. Tale area è una zona di forte attenzione per l’Ente, in quanto i progetti che vi ricadono sono caratterizzati da una livello tecnologico ritenuto insufficiente per supportare adeguatamente lo scope di progetto che l’Ente si è fissato. Cambiando prospettiva, potrebbe rappresentare anche un caso di sovradimensionamento dello scope rispetto alla dotazione tecnologica attualmente disponibile nell’Ente. Tale zona è critica per l’effettiva riuscita del progetto, ed è solitamente indice di una non adeguata governance o comunque di influenze dovute a cause esterne alla sola valutazione delle esigenze del progetto (es. vincoli stringenti di budget, etc.).

L’area posizionata in basso a destra viene viceversa definita “Area di sovra- dimensionamento”. In tale area sono infatti posizionati i progetti caratterizzati da un livello tecnologico proporzionalmente più alto rispetto allo scope di progetto.

Le motivazioni che spingono ad un posizionamento del genere possono essere più di una: da una parte si potrebbe sempre considerare l’inadeguatezza della valutazione del caso in oggetto, che ha portato l’Ente a dotarsi di tecnologie che risultano in realtà scarsamente sfruttate per le potenzialità che offrono rispetto allo scope di progetto. Questa casistica, a dispetto della sua incoerenza, è purtroppo molto frequente presso gli Enti locali, dove spesso chi prende le decisioni non possiede le competenze o la sensibilità tecnica

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necessaria per stabilire correttamente le reali esigenze tecnologiche richieste da un determinato progetto, tendendo quindi a sovradimensionarle.

Vi è però un'altra spiegazione più razionale: dotarsi di un elevato livello tecnologico con un progetto apparentemente piccolo potrebbe essere anche un segnale di un potenziale inespresso nella piattaforma. Tale potenziale potrebbe essere una scelta voluta per permettere in un futuro prossimo al progetto di evolvere verso uno scope più alto, che parta dalla stessa base della piattaforma attualmente usata. Un aumento della complessità del progetto richiederebbe infatti un aumento proporzionale del livello tecnologico, che in questo caso sarebbe già disponibile.

È da sottolineare il fatto che tra i casi che ricadono in questa area sono presenti soprattutto progetti con scope medio-basso (blu e verde), che quindi probabilmente in un futuro potrebbero vedere delle evoluzioni. Purtroppo neanche uno dei casi posizionati in quella zona ha esplicitamente chiarito quale sia il suo progetto evolutivo durante le interviste, quindi questa ipotesi non può essere indagata nel merito.

L’area centrale, infine, è definita “Area di equilibrio”, ed è quella zona del grafico che segue il percorso evolutivo del modello, e quindi l’indicazione teorica di evoluzione dei progetti di dematerializzazione dell’Ente. In linea generale, i casi posizionati in tale area rappresentano i progetti più equilibrati, ovvero che possiedono una dotazione tecnologica correttamente dimensionata, tale da garantire un adeguato supporto allo scope che caratterizza tale progetto.

Attenzione però: queste considerazioni valgono per una lettura ad alto livello della mappatura complessiva di tutti i progetti analizzati. In realtà, entrando nel dettaglio del singolo caso, un posizionamento nell’area di equilibrio non è di per sé sufficiente a garantire un effettivo equilibrio del progetto, dato che potrebbe comunque essere disallineato rispetto alla “zona di appartenenza”. È necessario in questo caso infatti ragionare per centri concentrici, la cui visualizzazione grafica risulterebbe complessa da realizzare nella mappatura precedente, ma che nella seguente figura è rappresentata prendendo come esempio i soli progetti che realizzano una dematerializzazione completa del singolo processo.

Figura 23 – Dettaglio di un singolo stadio nella valutazione dell'equilibrio dei casi

Ragionando in modo concentrico, al variare della dimensione tecnologica, si considerano sotto-dimensionati tutti i punti posizionati all’esterno della zona di appartenenza verso sinistra, mentre si considerano sovra-dimensionati tutti quelli posizionati verso destra. Ricordiamo che spostamenti verticali non sono possibili in quanto la dimensione “scope” viene presa come elemento dato e invariante dell’analisi.

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Riflessioni conclusive