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Capitolo 1. L’assicurazione nel ramo fine art

1.3 Gli attori portatori di interesse nella sottoscrizione di una polizza

1.3.4 Il ruolo del restauratore

Il coinvolgimento di un restauratore nel processo di gestione e di assicurazione di oggetti d’arte potrebbe apportare un valore aggiunto alla rete di relazioni tra i soggetti coinvolti in un rapporto assicurativo. Per la conservazione e il mantenimento delle opere d’arte, potersi affidare all’esperienza e al know how di un restauratore è sicuramente un’opportunità unica che dovrebbe essere sfruttata da qualsiasi collezionista. Solitamente il termine restauratore può far pensare a una professionalità che agisce solo ed esclusivamente in caso di danneggiamento di un bene per ripristinare la sua integrità originale, ma raramente si pensa a questa figura come un consulente esperto che meglio di chiunque altro è in grado di consigliare le pratiche di conservazione e le attività di manutenzione da mettere in atto per assicurare all’oggetto in questione un’aspettativa di vita il più possibile durevole nel tempo. Se i vantaggi del coinvolgimento di una professionalità di questo tipo sono facilmente comprensibili dal punto di vista di un collezionista, essi possono essere più complicati da cogliere se si assume il punto di vista di un assicuratore o di un perito. La completa conoscenza degli oggetti assicurati, delle loro caratteristiche specifiche, del loro stato di

conservazione e dei rischi reali a cui sono sottoposti per loro stessa natura, oltre a quelli facilmente intuibili da un assicuratore o da un perito, possono rappresentare informazioni fondamentali da utilizzare nella creazione di un prodotto assicurativo efficace e nella scelta della tipologia di copertura da attuare e dell’entità del premio da richiedere al contraente. Una procedura efficace potrebbe essere rappresentata dalla predisposizione di un condition report della collezione o delle singole opere possedute, un documento contenente le informazioni di base di un’opera e una valutazione sul suo stato di conservazione, da presentare in sede di sottoscrizione del contratto: questo permetterebbe di ridurre al minimo l’alea di incertezza che può presentarsi in sede di dichiarazione dello stato di fatto da parte del contraente e di fornire all’impresa assicuratrice una conoscenza più esatta a proposito dei livelli di rischio.

L’ambito specifico delle opere d’arte e degli oggetti da collezione pone una serie di problematiche in più rispetto agli altri oggetti assicurabili in particolare per quanto riguarda la loro conservazione; essendo i beni artistici e collezionabili unici, rari, antichi o estremamente delicati, essi richiedono delle attività di conservazione molto più attente e mirate, e, secondo un’ottica assicurativa, rendono più ardua la scelta della copertura a cui sottoporli. Nel caso specifico delle opere d’arte, per esempio, è fondamentale ricordare che esse, per definizione, sono uniche e insostituibili, e quindi impongono a chi si incarica di occuparsi del loro mantenimento un’attenzione specifica a ogni possibile variante che possa influire sulla loro conservazione. Inoltre, esse, o per via della loro antichità o per la loro conformazione materiale, sono generalmente molto fragili e soggette a dei processi di degradazione insoliti o comunque differenti rispetto ad altri oggetti comuni. È fondamentale, quindi, per garantire alle opere d’arte che si posseggono o di cui si è incaricati per la gestione un corretto mantenimento che permetta loro di resistere nel tempo, conoscere con precisione le loro caratteristiche peculiari e gli specifici processi di degradazione a cui sono sottoposte per natura. A titolo esemplificativo, per introdurre un argomento che sarà poi affrontato approfonditamente nel Capitolo 2, una collezione di libri antichi, se non correttamente conservata in un ambiente in cui i valori di temperatura e di umidità relativa sono attentamente monitorati, è soggetta a un processo di degradazione lento ma irreversibile, che può provocarne la totale distruzione, derivante dall’attacco microbiologico o fungino delle carte.

Un restauratore ha perfetta conoscenza dei processi di degrado che possono essere causati da una cattiva conservazione e può fornire un’attività di supporto fondamentale per evitarli. È fondamentale inoltre ricordare che in nessun caso una polizza assicurativa può risarcire i

danni derivanti dalla negligenza del contraente nelle attività di mantenimento dei beni assicurati. Questa problematica è una diretta conseguenza dell’impossibilità di copertura di un danno derivante da colpa grave o da dolo del contraente prevista dall’articolo 1900 del Codice Civile. La collaborazione con un restauratore, quindi, potrebbe fornire un grande supporto anche a un assicuratore, il quale avrebbe la possibilità di conoscere in maniera precisa i rischi derivanti dalla cattiva conservazione dei beni e potrebbe concentrare il proprio lavoro sulla copertura dei soli danni accidentali, senza contare che il processo di individuazione del livello di rischio sarebbe così molto più agevole e sicuro.

Anche nel caso in cui si decida di sottoporre i beni a un trasporto, la consulenza di un restauratore potrebbe rappresentare un grande supporto sia per il collezionista, il quale può sapere con certezza se i propri beni possono affrontare un evento di questo tipo e predisporre le opere per la movimentazione, sia per l’assicuratore, il quale potrebbe avere conoscenza esatta dei rischi a cui i beni possono essere sottoposti. Ipotizzando inoltre una collaborazione del restauratore anche con la figura del perito, già in fase precontrattuale o comunque prima di un sinistro, si potrebbe ottenere una verifica delle condizioni di conservazione e degli esatti rischi a cui i beni sono stati sottoposti durante il loro ciclo di vita per poter ricostruire con esattezza tutti gli eventi in caso di danneggiamento.

Nel caso in cui sopravvenga un sinistro, inoltre, il fatto di aver già creato una rete di relazioni solida ed efficace precedentemente, permetterebbe di agire in maniera più rapida per la messa in sicurezza dei beni e per le attività di identificazione dell’assicurabilità e nella quantificazione del danno. Inoltre, il restauratore, avendo già piena conoscenza delle opere e delle condizioni in cui erano conservate o delle attività a cui erano sottoposte, può agire tempestivamente avendo già preventivamente un’idea sui possibili processi di ripristino da mettere in atto e sui materiali da utilizzare, riducendo così di moltissimo i tempi di lavorazione: egli potrebbe inoltre supportare il contraente nelle operazioni di messa in sicurezza dei beni per evitare qualsiasi danno ulteriore consequenziale al sinistro. Allo stesso modo, una collaborazione con il perito nella fase statica di conservazione dei beni permetterebbe di implementare un processo di identificazione e di liquidazione del danno molto più rapido e certo.

Capitolo 2. Gli archivi: conservazione preventiva, valutazione dei rischi e principi