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DALLA CONOSCENZA DI SÉ ALLA CONOSCENZA DEL BELLO

1. Eros nei dialoghi platonici della maturità

Analizzando l'Alcibiade I abbiamo mostrato che l'eros socratico può essere visto come un mezzo che permette la conoscenza di se stessi, favorendo quel particolare tipo di relazione che invita gli individui ad assumere uno sguardo introspettivo. Tale conoscenza si lega naturalmente alla cura di sé, in quanto comporta la consapevolezza della necessità di migliorare le condizioni della propria anima. Nel Simposio e nel Fedro viene mantenuto il ruolo di eros, ma l'oggetto della conoscenza cambia, poiché questi due dialoghi presentano al loro interno elementi propri della ricca filosofia platonica, che rispetto a quella socratica è caratterizzata da riferimenti ontologici che gettano una luce diversa sia sul concetto di eros che su quello di conoscenza.

Nell'Alcibiade I ci viene detto che l'essenza dell'uomo è la sua anima, ma non ci è stato detto come questa anima sia strutturata e come si possa nei fatti prendersene cura. Tali aspetti vengono approfonditi in questi dialoghi, dove eros è fondato filosoficamente come via che il filosofo ha da percorrere per conquistare la sapienza. Eros diviene fondamentalmente “mediatore” tra due mondi, dotato della capacità di elevare l'anima dal mondo sensibile, dell'apparenza, a quello vero e reale delle Idee, dove si possono cogliere le verità che permettono al filosofo di vivere una vita basata sull'autenticità. Questa attenzione per il “modo di vivere” è un elemento che Platone riprende dal maestro: l'elevazione dell'anima che il filosofo è capace di realizzare attraverso la contemplazione

delle Idee è ciò che gli permette di vivere una vita degna di essere vissuta, di vivere “bene”. La stessa forma della produzione letteraria di Platone, il dialogo, può essere vista in continuità con il dialogare che caratterizzava l'attività socratica, forse un modo per cercare di suscitare nel lettore l'effetto che Socrate aveva sui suoi interlocutori.

Vedremo che il processo di conoscenza di sé che in Socrate avveniva sul piano umano, in Platone diviene un percorso che porta l'individuo verso l'alto, verso una realtà trascendente, dimora della verità e delle realtà immutabili, la cui comprensione è fondamentale per il filosofo. La funzione decisiva che l'eros socratico svolgeva dal punto di vista della conoscenza di sé permane all'interno della filosofia platonica, in cui il raggiungimento del mondo delle Idee favorisce la riscoperta della propria vera natura, e quindi in questo senso conoscenza di se stessi e di ciò che si è realmente. Entrambi i percorsi filosofici hanno come scopo uno stato di comprensione che permette di vivere una vita degna di essere vissuta, poiché basata sulla verità.

Analizzando l'attività filosofica di Socrate, abbiamo sottolineato nel primo capitolo il ruolo decisivo delle emozioni nel processo di confutazione18. Abbiamo visto che il metodo d'indagine socratico non giunge di fatto ad una definizione stabile dei concetti che si propone di indagare, ma conduce ad un'aporia che trasforma l'indagine intellettuale in uno sguardo interiore e nel riconoscimento di una dimensione di sapere e virtù posseduta in comune con un altro individuo. Il valore positivo dell'elenchos socratico va rintracciato nella sua realizzazione sul piano etico e pratico19, nella cura di sé, nella purificazione dall'errore realizzabile attraverso la contraddizione e la vergogna rispetto alla propria insufficienza intellettuale. Lo scopo finale dell'attività filosofica di Socrate era condurre

18 Vedi supra, pp. 12-16.

19 Cfr. L. Candiotto, Nous e phren: conoscenza intellettuale, razionalità discorsiva e saggezza erotica in

l'interlocutore a scoprire dentro di sé la saggezza. Tale saggezza (phronesis) socratica è tanto una forma di conoscenza quanto una pratica, un esercizio che si concretizza nella cura dell'anima. Questa svolta introspettiva favorita da eros e il suo legame con la cura attenuano l'intellettualismo etico socratico. Inoltre, l'elemento erotico che vi sottende costituisce un significativo dato di continuità tra saggezza socratica e dialettica platonica.

La novità di Platone risiede nell'invenzione dell'oggetto intellettuale che realizza a livello ontologico l'universale socratico e nell'attribuzione della centralità conoscitiva al nous, la facoltà razionale capace di cogliere tale realtà intelligibile. Inoltre, si fa strada una più complessa teoria dell'anima. Entrambe le filosofie prevedono una svolta conoscitiva: una la ottiene attraverso l'aporia, l'altra attraverso la noesis. Entrambe le filosofie prevedono una cura dell'anima: da un lato si prevede una svolta introspettiva volta a riscoprire la saggezza interiore, dall'altro si chiama in causa una realtà trascendente, sede della verità, che può essere colta elevando la propria anima verso l'alto.

L'eros socratico viene ripreso ed inserito da Platone nella propria filosofia con la funzione di impulso emotivo che dispone l'anima nelle condizioni di poter contemplare le Idee. Nell'individuo che compie l'ascesa, così come per l'individuo che scopre la propria dimensione interiore di verità e saggezza, il coinvolgimento emotivo favorito da eros costituisce il punto di partenza del percorso che conduce al miglioramento dell'anima.

2. Il Simposio

Il Simposio è uno dei due dialoghi erotici che Platone scrive nel periodo della maturità, intorno al 380 a.C., nel quale compaiono elementi peculiari della sua filosofia, che ne mostrano il distacco rispetto a quella socratica. L'elemento più importante, come

abbiamo già accennato, è l'introduzione di un Bello ideale, più precisamente il riferimento alle Idee. Platone rivisita il concetto di eros alla luce della peculiare dimensione ontologica che caratterizza la sua filosofia: egli l'ha in mente quando presenta, nel Simposio, per la prima volta, la sua dottrina erotica. Questo dialogo è l'unico che ruota intorno ad eros come unico tema centrale, dato che il Fedro, l'altro principale dialogo erotico di Platone, intreccia ad esso altri temi, come la retorica e l'immortalità dell'anima, che, anche se collegati ad esso, vi assumono una loro autonomia tematica.

Dal punto di vista drammatico, tutti i personaggi si trovano riuniti attorno ad un banchetto a casa di uno dei protagonisti, il poeta Agatone, di cui viene così celebrata la vittoria nell'agone tragico in occasione delle feste Lenee. In particolare, Platone mette in scena la parte finale del banchetto, il “simposio” appunto, in cui i presenti erano soliti bere e discutere insieme su argomenti di vario genere, e in questo caso l'argomento scelto è eros.

La struttura compositiva del Simposio sembra agevolare il lettore nella comprensione della concezione platonica dell'eros, poiché presenta una prima parte in cui cinque personaggi, ognuno a rappresentazione di un diverso aspetto della cultura ateniese, espongono in stile encomiastico le loro teorie su eros, e una parte successiva in cui Socrate prende la parola e, riprendendo e smentendo le precedenti teorie, espone la sua “verità” sull'amore. Non abbiamo, quindi, un dialogo strutturato con brevi domande e risposte in tipico stile socratico, ma troviamo per lo più discorsi lunghi pronunciati dai diversi protagonisti. Ognuno dei discorsi che precedono quello socratico abitua il lettore alla riflessione sul tema dell'amore e anticipa spunti utili alla comprensione della teoria poi esposta da Socrate, che si fa in questo caso portavoce della dottrina erotica di Platone.

sua riflessione autonoma, ma, come la riproposizione di un insegnamento ricevuto da una sacerdotessa, Diotima, che in un momento precedente si sarebbe preoccupata di istruire Socrate sulle questioni erotiche. Si tratta di una mossa che Platone compie probabilmente per attribuire una maggiore credibilità alla dottrina presentata, dato che una sacerdotessa è una figura la cui sapienza viene direttamente ricondotta a qualcosa di divino, più alto e perfetto.