I BISOGNI DEGLI UTENT
MONITORAGGIO E VALUTAZIONE DEL PROGETTO
3.6 AlCuNE CONSIDERAzION
3.6.1 DA SPAzIO A luOGO
I termini “spazio” e “luogo” non sono sinonimi. Già Platone e Aristotele utilizzavano due concetti separati, chôra e topos, paragonabili rispettivamente ai nostri termini spazio e luogo. Tuttavia il dibattito su questi due termini nel mondo accademico risa- le al XIX secolo, associato alle riflessioni dei grandi intellettuali del XVII secolo (Car- tesio, Newton, Leibniz e Kant)110. Spesso i termini spazio e luogo vengono utilizzati
indistintamente, o il loro significato è invertito [Agnew, 2011, p. 5].
Nella tesi si fa riferimento ai significati di spazio e luogo come definiti da Franco Farinelli [2003, p. 11]: «Spazio [...] è una parola che deriva dal greco stadìon. Per gli antichi greci lo stadio era l’unità di misura delle distanze, e significava dunque alla lettera un intervallo metrico lineare standard111. Ne deriva che all’interno dello
spazio tutte le parti sono l’un l’altra equivalenti, nel senso che sono sottomesse alla stessa astratta regola, che non tiene affatto conto delle loro differenze qualitative. Luogo, al contrario, è una parte della superficie terrestre che non equivale a nessun altra, che non può essere scambiata con nessun altra senza che tutto cambi. Nello spazio invece ogni parte può essere sostituita da un’altra senza che nulla venga alte- rato, proprio come quando due cose che hanno lo stesso peso vengono spostate da un piatto all’altro di una bilancia senza che l’equilibrio venga compromesso». Il termine luogo (place) si riferisce sempre a una specifica realtà, mentre spazio (“space” o anche “location”) è generico. Aggiunge Corboz [1998, p. 238] che i luoghi sono connotati da valenze affettive ed emblematiche. Pertanto lo spazio è il conte- nitore fisico di tutto ciò che accade sul territorio ed è la sua essenziale definizione formale. Nei luoghi invece l’elemento soggettivo prevale sull’oggettività dei dati pu- ramente fisici: il luogo acquista importanza per i sentimenti, i ricordi e le suggestioni che trasmette al singolo individuo, attraverso modalità del tutto personali.
Secondo Tuan, lo “spazio” può essere descritto come un sito che non ha connessioni sociali con gli esseri umani. Nessun valore è stato aggiunto allo spazio; non invita o 110 Ad esempio i soggettivisti, enfatizzando l’orientamento personale degli attori umani nei luoghi che li condi- zionano, sono solitamente newtoniani nella loro comprensione dello spazio ed enfatizzano il luogo; gli oggettivisti, sottolineando il ruolo delle “forze” causali nella vita umana, tendono a una posizione leibniziana e si riferiscono a location (posizione) e spatial relations (relazioni spaziali) [Agnew, 2011, pp. 8-9].
111 «Equivalente si dice in greco “parallelo”, e l’invenzione dello spazio si deve proprio all’introduzione, nella descrizione della Terra, di quel che si chiama il “reticolo geografico”, vale a dire della rete di meridiani e paralleli con i quali si cerca di riprodurre sulla carta la curvatura del globo» [Farinelli, 2003, p. 12].
incoraggia le persone a riempirlo con creatività. È più o meno astratto. Al contrario, il luogo è più di una location ed è caratterizzato dalle esperienze umane. La dimensione non è importante, può essere una città o una stanza. Il luogo esiste come spazio che è stato riempito con significati dalle esperienze umane ed è espressione di uno specifico lasso di tempo [Tuan, 1977].
Quando si tratta di comunità e sfera pubblica, è fondamentale ragionare sul “luo- go” [Casey 1997, 298-300] come base per la solidarietà sociale e l’azione collettiva [Agnew, 2011, p. 24]. «A strong sense of “belonging” to a place, either consciously or as shown through everyday behavior such as participating in placerelated affairs, would be indicative of “sense of place”112» [Agnew, 2011, p. 24].
Ma cosa identifica un luogo vero, vissuto da persone reali?
Relph in Place and Placelessness sostiene che senza una profonda conoscenza del pro- fondo significato che il luogo ha per l’uomo, si farebbe fatica a descrivere perché un particolare luogo è speciale, e impossibile comprendere come intervenire su un luogo esistente che necessita di essere riqualificato. «In examining place in depth, Relph focuses on people’s identity of and with place. By the identity of a place, he refers to its “persistent sameness and unity which allows that [place] to be differentiated from others” [Relph 1976, p. 45]. Relph describes this persistent identity in terms of three components: (1) the place’s physical setting; (2) its activities, situations, and events; and (3) the individual and group meanings created through people’s experiences and intentions in regard to that place113» [Seamon, Sowers, 2008, p. 45].
Relph tuttavia enfatizza che questo modo di identificare i luoghi rischia di non essere sufficientemente centrale, perché i luoghi sono «significant centres of our immediate experiences of the world» [Relph 1976, p. 141]. Secondo Relph, il punto cruciale di questa “lived intensity” è la “identity with place”, che definisce attraverso il concetto di “insideness” - il grado di attaccamento, coinvolgimento e preoccupazione che una persona o un gruppo di persone ha per un particolare luogo114.
112 “Un forte senso di appartenenza al luogo, sia esso cosciente o indicato da un comportamento quotidiano come ad esempio la partecipazione nelle questioni riguardanti il luogo, sarebbe identificativo del sense of place” (traduzione dell’autore).
113 “Nell’esaminare un luogo in profondità, Relph si concentra sull’identità delle persone di e con il luogo. Per
identità di un luogo, si riferisce all’identità persistente e all’unicità che permettono a quel luogo di differenziarsi dagli
altri. Relph descrive l’identità persistente in termini di tre componenti: 1. la configurazione fisica del luogo; 2. le sue attività, situazioni ed eventi; 3. i significati individuali e di gruppo generati attraverso l’esperienza delle persone e le intenzioni relative al luogo” (traduzione dell’autore).
114 «If a person feels inside a place, he or she is here rather than there, safe rather than threatened, enclosed
Figura 248. Biennale di Venezia 2010, Giardini, Padiglione della Ro- mania, “space” @DC.
Figura 249. Biennale di Venezia 2010, Giardini, Padiglione della Ro- mania, “space” @DC.
Figura 250. Pisa, “Tuttomondo”, Keith Haring, parete del Convento di Sant’Antonio @DC.
La definizione di luogo di Peter Buchanan invece si concentra sulle “opportunità d’uso”: «[...] places are not just a specific space, but all the activities and events which made it possible115» [1988, p. 33].
In ogni caso, inizia a diventare chiaro che progettare un luogo è qualcosa di più di considerare la sua definizione formale. Grammatica, poetica e opportunità d’uso sono elementi necessari per passare da spazio a luogo. In particolare sono fondamentali la dimensione dell’identità e del carattere (che a loro volta derivano dall’azione combi- nata di grammatica, opportunità d’uso e poetica), perché un luogo è più della somma delle sue parti, delle sue forme e delle sue componenti.
È fondamentale comprendere il passaggio da spazio a luogo perché implica un diverso approccio progettuale: da disegno a progetto (a processo). Il progetto di uno spazio pubblico va oltre la considerazione della sua forma fisica. Come afferma Lynch, il «di- segno a scala urbana è qualcosa di ben diverso dal disegno architettonico tradizionale [...] il disegno urbano non ha a che fare con la forma in se stessa, ma con la forma come è vista e usata dagli uomini» [Lynch, 1964, ed. 2009, p. 18].
«Il progetto indaga l’essenza culturale profonda della città, oppure allude a una cit- tà virtuale propria, sognata, ma comunque necessaria in quanto fondamento della cultura disciplinare stessa. Il progetto deve essere inteso come forma di conoscenza dei luoghi che sia contemporaneamente in grado di usare consapevolmente i propri mezzi, continuamente interrogandosi sulla loro essenza. [...] il progetto – in senso poietico, dunque in quanto attività creativa – consiste nella sintesi interpretativa di progetti; non si limita a «presentare se stesso», ma si fa protagonista di una “azione sovversiva”: si appropria dei luoghi, smonta le apparenti coerenze, isola e riconosce le parti e i frammenti, ricompone un’unità credibile, rende conoscibile allo stesso tempo l’architettura e la città. La capacità di formulare giudizio, anche storico, si alimenta nel concreto, nella scelta degli elementi, che sono permanenze, monumenti, attività insediate, riconoscibili come caposaldi di un ordine da contrapporre alla facile legitti- mazione della dispersione urbana» [Torricelli, 2012, pp. 134-135].