CAPITOLO 3 La ricerca
3.8 Il disegno della ricerca
3.8.7 La struttura del focus group
Per quel che riguarda la traccia, è stato scelto di utilizzare sollecitazioni di tipo verbale - domande rivolte ad un soggetto plurale - capaci di esplorare le dimensioni di interesse. La sequenza delle domande permetteva di seguire un filo logico con lo scopo di esplorare tre diverse dimensioni legate al costrutto di infanzia. Le dimensioni da indagare riguardavano: le caratteristiche dei servizi per i Minori Non Accompagnati; le caratteristiche dei Minori Non Accompagnati; le competenze e i profili attitudinali e formativi necessari per lavorare con i Minori Non Accompagnati.
1. Le caratteristiche dei servizi per i Minori Non Accompagnati
Nella prima parte si cercava di esplorare le opinioni degli operatori in merito alla caratterizzazione dei servizi rispetto alla tipologia di utenza. Obiettivo era quello di capire se gli operatori i servizi per Minori Non Accompagnati contemplano la condizione di infanzia, anche in relazione a tipologie di servizi dichiaratamente rivolti all’infanzia. Si trattava quindi di capire se gli operatori riconoscono la possibilità da parte dei servizi per Minori Non Accompagnati di svolgere funzione di tutela/garanzia/promozione dell’infanzia e se ritengono che tale funzione debba essere svolta o meno.
2. Le caratteristiche dei Minori Non Accompagnati
116 Secondo Blumer è possibile in questo senso distinguere tra concetti ‘sensibilizzanti’ e concetti
‘definitivi’. Laddove infatti ‘i concetti definitivi indicano cosa vedere, quelli sensibilizzanti suggeriscono solo direzioni lungo cui guardare’ (Blumer, 1969, trad. it. 2008, pag. 185).
Nella seconda parte del focus group l’obiettivo era quello di capire come gli operatori vedono e si rappresentano i Minori Non Accompagnati, se e come contemplano in loro il costrutto di infanzia, al fine di comprendere quali caratteristiche - in termini di bisogni, necessità, desideri - riconoscono in loro, se e quali vengono ricondotte alla dimensione dell’infanzia. Dal momento che l’obiettivo non era quello di capire qual era l’immagine ‘ideale’ e generalizzata che gli operatori hanno dei Minori Non Accompagnati, quanto piuttosto quello di comprendere come li vedono da un punto di vista realistico, attraverso il contatto quotidiano, si è deciso di esplorare tale dimensione a partire da una sollecitazione di tipo non verbale ma visivo. È infatti possibile utilizzare sollecitazioni di natura diversa da quella tipica dell’interrogazione verbale, che assumono spesso la forma di immagini, filmati, narrazioni più o meno elaborate, o perfino oggetti. Per quanto infatti il principale strumento della traccia per un focus group sia costituito da domande pronunciate dal moderatore riconducibili a quelle impiegate per l’intervista discorsiva, l’utilizzo di stimoli iconici o audiovisivi, quali disegni, fumetti, fotografie, brevi filmati, risulta particolarmente efficace nell’avviare la discussione e nello stimolare produzioni discorsive (Corbetta, 2011). Nello specifico, l’utilizzo di brevi storie a partire dalle quali innescare le riflessioni del gruppo è stato sviluppato da Marradi per la rilevazione di rappresentazioni sociali e valori sociali, mettendo a punto un insieme compatto di storie cui far ricorso nel contesto di interviste strutturate (Marradi, 2005). Si trattava di testi brevi nei quali veniva presentata con ricchezza di dettagli una situazione problematica, contestuale, in cui si chiedeva all’intervistato di prendere posizione, argomentando, su quanto narrato. Tale modalità di interlocuzione, basata sul ricorso a quanto nella letteratura internazionale viene etichettato come vignette (o scenette, illustrazione), può trovare, anche nella ricerca qualitativa e, soprattutto, nel focus group, un utile impiego117. In
questo caso la scelta è stata quella non tanto di utilizzare uno stimolo visivo o narrativo ‘precostituito’ da fornire agli operatori, chiedendo piuttosto loro di scegliere un’immagine significativa/emblematica di un Minore Non Accompagnato con cui avevano/hanno lavorato, a partire dalla quale creare loro stessi una narrazione rispetto alla sua storia. Tale scelta metodologica serviva non solo ad innescare produzioni discorsive, ma anche ad evitare l’emergere di immagini stereotipate e lontane dalla quotidianità dei servizi e degli utenti in essi accolti. Inoltre, la narrazione prodotta fungeva da strumento di confronto/paragone con le domande successivamente poste, finalizzate a comprendere la posizione esplicita degli operatori
rispetto alle dimensioni tipiche dell’infanzia che riconoscono/non riconoscono nei Minori Non Accompagnati. Obiettivo era dunque quello di valutare la possibile concordanza/discordanza tra rappresentazioni di tipo implicito e di tipo esplicito rispetto al costrutto di infanzia.
3. Le competenze e i profili attitudinali e formativi
Nell’ultima parte del focus l’obiettivo è quello di comprendere quali competenze e quali esperienze formative gli operatori ritengono siano necessarie per lavorare con i Minori Non Accompagnati e, in particolare, per sviluppare la relazione educativa. Anche in questo caso l’obiettivo ultimo era quello di verificare che esistesse una possibile concordanza tra il costrutto di infanzia e le caratteristiche professionali necessarie per operare in tale tipologia di contesti.
La traccia del focus è visibile in forma completa nella tabella (8) seguente.
Area esplorata Domanda
I Minori Non Accompagnati e le caratteristiche dei servizi
che li ospitano: rappresentazioni
dell’infanzia
Secondo voi quelli in cui lavorate sono servizi per l’infanzia? (Motivare la risposta)
Secondo voi devono essere dei servizi per l’infanzia? (Motivare la risposta)
Per chi di voi ha avuto esperienze lavorative in altri servizi per l’infanzia, ci sono degli elementi in comune? Se sì, quali?
Guardate la foto che avete portato. Chi avete davanti? Chi è? Qual è la sua storia?
Se doveste descriverlo con dei concetti, quali sarebbero? Indicatene fino ad un massimo di quattro
Secondo voi è un bambino? (Motivare la risposta) Quali sono i suoi bisogni (quelli che manifesta, e quelli che voi
riconoscete), le sue voglie, i suoi desideri?
Rispetto all’esperienza che avete nei vostri servizi, gli elementi che avete indicato sono una costante dei minori che ospitate?
Quali di questi secondo voi sono tipici dell’infanzia? (Motivare la risposta)
Se questa dimensione di infanzia c’è, i ragazzi ne sono consapevoli? Se ritenete che ci sia, come cambia e si trasforma nel percorso tra
l’arrivo nel servizio e l’uscita? Competenze ed
esperienze formative necessarie per il lavoro educativo nei servizi per
Se doveste coordinare un tirocinante, che esperienze gli fareste fare? Che conoscenze, competenze e attitudini personali dovrebbe avere
Area esplorata Domanda Minori Non
Accompagnati
Di quali elementi tenete considerazione quando costruite la relazione educativa?
Tabella 8: traccia domande per focus group
La traccia così creata è stata tradotta nelle diverse lingue parlate dagli operatori coinvolti nella ricerca, al fine di effettuare i focus in ciascuno dei Paesi individuati. Sono stati così condotti focus in italiano, spagnolo, inglese.