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1. Introduzione

In questo tipo di periodo si stabilisce un paragone tra un elemento compa- rato (nella principale), preceduto – obbligatoriamente in spagnolo – da un quantificatore comparativo, e un secondo elemento (nella subordinata) che rappresenta il punto di riferimento per stabilire l’uguaglianza o la disuguaglianza.

Gutiérrez Ordóñez (1997, pp. 11-12) avverte che, per poter definire con proprietà le comparative, occorre tener presente al contempo sia i criteri semantici sia quelli formali; infatti, sebbene alcune costruzioni esprimano comparazione, cioè siano comparative dal punto di vista semantico, esse non rispondono formalmente alla struttura comparativa (ad esempio il verbo preferir). Viceversa, alcune costruzioni contengono elementi formali comparativi quali i quantificatori, ma non per questo esprimono compara- zione (ad esempio le consecutive). L’autore propone una definizione mista che combina i due criteri: «Las comparativas son estructuras de la lengua porque tienen naturaleza de signo: presentan un significado (“compara- ción”) unido solidariamente a un significante (estructuras del tipo más... que, más... de, etc.)».

Nella struttura comparativa si individuano due membri che ricevono di- verse denominazioni.

Belletti (2001 II, p. 832) descrive la struttura comparativa nei seguenti termini: «Il costituente ‘comparato’ presente nella frase principale è detto ‘primo termine di paragone’ (o ‘della comparazione’); la frase comparativa contiene o costituisce essa stessa il ‘secondo termine di paragone’ (o ‘della comparazione’)».

Gutiérrez Ordóñez (1997, pp. 17-19) dà la denominazione di “segmento A” alla base di valutazione con il termine intensificato, e di “segmento B” alla struttura in parallelo che rappresenta il punto di riferimento o norma. Sáez del Álamo (1999, p. 1131) distingue tra “elemento di grado compara- tivo” e “coda”; tra essi esiste un rapporto di interdipendenza, dato che il primo richiede, alla sua destra, la presenza della coda. L’insieme costituito

dall’elemento di grado e dalla coda conforma il “quantificatore compara- tivo” che è un costituente discontinuo. Per López García (1994, p. 215) l’espressione comparativa è uno schema percettivo all’interno di un rap- porto in cui una forma forte, denominata “comparato”, si confronta con una forma debole, denominata “comparante”, che serve da sfondo nel confronto. Alarcos (1994, p. 341) denomina il secondo membro “base della comparazione”.

Il presente capitolo si circoscrive all’analisi delle strutture comparative che contengono come secondo termine di comparazione una proposizione subordinata con il verbo finito esplicito.

In spagnolo, due importanti questioni hanno suscitato una viva polemica tra gli studiosi; una riguarda la natura del que e del como, introduttori della proposizione subordinata comparativa, e l’altra si riferisce alla natura coordinata o subordinata del rapporto tra i due termini della compara- zione.

La differenziazione del traspositore que nelle comparative rispetto al que completivo è fuori dubbio; rimane, però, il fatto che esso è stato assimilato al que relativo. Di fronte a tale assimilazione Gutiérrez Ordóñez (1997, pp. 33-34) reagisce offrendo una serie di argomenti a favore dell’esistenza di un que propriamente “comparativo”, che non svolge nessuna funzione nella subordinata; questa è una delle caratteristiche che lo distinguono nettamente dal que relativo. Secondo l’autore neanche il como è assimilabile al relativo. Il como comparativo, a differenza del relativo, non ha corefe- renza con un altro sintagma del primo membro, né svolge alcuna funzione nella subordinata. Inoltre introduce una subordinata avverbiale e non aggettiva (cfr. Gutiérrez Ordóñez 1997, pp. 54-55).

Per quanto riguarda la natura subordinata, inordinata o coordinata della proposizione che costituisce il secondo termine della comparazione, López García (1994, pp. 211-215) offre una dettagliata descrizione dello stato della questione, a cui rimandiamo. Il punto di vista adottato nel pre- sente studio è basato sugli argomenti addotti da Gutiérrez Ordóñez (1997, pp. 30-32), il quale sostiene che il rapporto stabilito nelle comparative è di subordinazione: «la aplicación de la prueba de la conmutación por cero nos muestra claramente que el segundo segmento está en relación de su- bordinación. Más en concreto, se hallan subordinadas al cuantificador (más, menos, ...)».

Felisa Bermejo Calleja 197

2. Tipologia, caratteristiche e peculiarità delle comparative in

spagnolo

Nelle comparative si possono compiere alcune distinzioni. La prima è quella che separa le comparative proprie, oggetto di studio del presente capitolo, dalle pseudocomparative, le quali, invece, rimangono fuori dal nostro campo di interesse.

Le comparative proprie si dividono in comparative di disuguaglianza e comparative di uguaglianza, e comprendono inoltre le cosiddette compa- rative relative (Gutiérrez Ordóñez 1997, p. 37). Un altro tipo, infine, è quello costituito dalle comparative contrastive o proporzionali (Porto Dapena 1991, p. 203).

Le pseudocomparative sono costruzioni in cui sono usati i quantificatori comparativi (más/menos...que/de) e quindi appaiono formalmente compara- tive, ma non lo sono dal punto di vista semantico.

(318) a. En el mundo hay más mujeres que Helena (Gutiérrez Ordóñez 1997, p. 12).

b. Es trabajador más que inteligente (Gutiérrez Ordóñez 1997, p. 12).

Questo capitolo affronta, quindi, l’analisi delle comparative proprie che hanno come secondo termine di paragone una proposizione subordinata.

2.1. Secondo termine di paragone (segmento B), costituente di

frase semplice o complessa?

Conviene innanzitutto ricordare che le costruzioni comparative possono essere frasi semplici, in cui il secondo termine di paragone non contiene un verbo, e quindi non costituisce una proposizione subordinata. Allo stesso tempo, conviene anticipare che le comparative di disuguaglianza “non relative” si costruiscono come frasi semplici, salvo che il primo ter- mine di paragone contenga come elemento comparato un sintagma ver- bale. Vediamo ora di spiegare più in dettaglio queste caratteristiche. Per quanto riguarda la possibilità che il secondo termine di paragone sia una proposizione subordinata, ciò dipende da due gruppi di varianti. Le possibilità variano, a un primo livello, se il tipo di comparativa è di ugua- glianza o di disuguaglianza e, ad un secondo livello, se il tipo di sintagma che conforma l’elemento comparato è nominale, aggettivo, avverbiale o verbale.

Nelle comparative di uguaglianza, il secondo termine di paragone può es- sere costituito da una subordinata, cioè como può introdurre una proposi- zione subordinata. Invece, nelle comparative di disuguaglianza, tale op- zione è impossibile; in altri termini, al costituente comparativo más/menos...que non segue mai una proposizione subordinata (cfr. Sáez del Álamo 1999, p. 1133). Quest’ultima affermazione è forse da precisare, in quanto la stessa studiosa segnala che se l’avverbio quantificatore modifica l’avvenimento espresso dalla principale, cioè il verbo, è possibile trovare una subordinata come secondo termine di comparazione introdotto da que: Teo gasta más que gana (cfr. Sáez del Álamo 1999, p. 1134). In realtà c’è anche un altro caso in cui il costituente comparativo más/menos...que ha come coda una proposizione subordinata. Si tratta di comparazioni con elementi contrapposti: Ana compró menos libros que tebeos vendía Luis. «El sustantivo tebeos de la coda tiene como ‘correlato’ al sustantivo libros en la cláusula principal» (Sáez del Álamo 1999, p. 1142).

Anche Gutiérrez Ordóñez (1997) affronta la questione del segmento B come costituente di frase semplice o frase complessa. Lo studioso, senza fare distinzioni tra comparative di uguaglianza o disuguaglianza, afferma apertamente che nel caso in cui nella principale l’elemento comparato sia un sintagma verbale, il secondo termine di comparazione è subordinato e ha carattere orazionale. Questo autore estende il “carácter oracional” per- sino al “término subordinado” che non ha verbo espresso, perché ritiene che l’ellissi sia dovuta alla non ripetizione del verbo della principale: Lee más novela que poesía. Nel caso in cui, invece, nella principale l’elemento comparato sia un sintagma nominale o aggettivale, lo studioso sottolinea l’inesistenza del carattere orazionale e quindi l’impossibilita di subordina- zione nelle comparative: «Cuando el núcleo de la estructura comparativa es un nombre o un adjetivo, entonces no hay oración comparativa» Gu- tiérrez Ordóñez (1997, p. 21).

2.2. Comparative proprie relative

In conseguenza di quanto abbiamo appena visto, il nucleo centrale da cui dipende la possibilità di formare una subordinata nel segmento B si deve cercare nel segmento A (primo termine di paragone), come elemento comparato. Se questo è formato da un sintagma nominale o aggettivo, al- lora il segmento B (secondo termine di paragone) non sarà una proposi- zione. Tale impossibilità fa sì che nelle comparative di disuguaglianza

Felisa Bermejo Calleja 199

(tranne quelle con SV) si debba usare, in testa alla proposizione subordi- nata, una struttura esplicitamente relativa.

Effettivamente, all’interno delle comparative proprie si individua un gruppo costituito dalle comparative relative, che hanno esplicitamente una costruzione relativa.14 La comparativa relativa è una struttura che, oltre ad

avere un contenuto comparativo, ha una costruzione relativa “pura” co- stituita dal que relativo preceduto da {lo/el/la/los/las}. La comparativa re- lativa presenta una serie di caratteristiche peculiari, tra cui la più rilevante è l’uso della preposizione de come introduttore del secondo segmento, com- parante o coda: <de {lo/el/la/los/las} que>.

(319) El problema es más complejo de lo que se pensaba.

In questo senso, López García (1994, p. 252) afferma che l’uso della co- struzione relativa serve specialmente alle comparative di disuguaglianza, perché rende possibile in esse l’uso del verbo coniugato. Esso risolve, dunque, un’incompetenza del sistema: «Las comparativas de desigualdad se caracterizan porque no admiten un verbo conjugado en el comparante – un perro es más feroz que un gato, pero *un perro es más feroz que suele ser un gato [...]; en este caso la construcción relativa resuelve una incompetencia del sistema y tenemos como única alternativa un perro es más feroz de lo que suele ser un gato» (López García 1994, p. 249).

In conclusione, nelle comparative di disuguaglianza la proposizione su- bordinata è introdotta dalla particella de seguita dalla sequenza <{lo/el/la/los/las} que>. Se il nucleo del costituente comparativo è un ag- gettivo, un avverbio o un verbo, non esistono elementi di concordanza e la sequenza si limita a <de lo que>, in cui la comparsa del neutro è obbli- gatoria. Se, invece, l’elemento comparato è un nome, di solito si stabilisce la concordanza tra esso e {el/la/los/las}, senza però escludere la possibilità dell’uso del neutro lo. Secondo López García (1994, p. 249) «lo es el fórico propio de este tipo de construcciones», le quali in realtà sono propria- mente comparative, visto che non c’è concordanza con lo. Quindi, l’uso

14 Si tratta, quindi, di una questione diversa dall’analogia che alcuni studiosi, tra

cui Alarcos, hanno stabilito tra subordinate relative e comparative. Alarcos rag- gruppa relative, comparative e consecutive, ritenendo che nei tre tipi di costruzio

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ne si possa individuare un antecedente, che nelle due ultime è identificato con il quantificatore o l’intensificante dell’elemento comparato: «La oración transpuesta presupone la existencia de una especie de antecedente cuantificado» (Alarcos 1994, p. 342).

degli articoli {el/la/los/las} “constituye una extensión” dell’impiego del neutro lo.

Per quanto riguarda le comparative di uguaglianza, siccome non hanno restrizioni nell’uso del verbo coniugato, esse ammettono le due costru- zioni, anche se è molto più frequente (e si sente come più naturale) la co- struzione propria non relativa, mentre quella relativa risulta “rara” (López García 1994, p. 252). Nelle comparative di uguaglianza il secondo termine di paragone non è introdotto dalla preposizione de, bensì mantiene la forma como, alla quale segue l’articolo e il relativo que. La struttura compa- rativa è costituita da “tanto(-a,-os,-as)...<como {lo/el/la/los/las} que>”.

(320) a. Cuesta tanto como la que compraste tú. b. Es tan cara como la que compraste tú.

3. Nessi. Elementi comparativi

Anche se non è molto appropriato denominare “nessi” gli elementi che collegano e conformano la struttura comparativa, nel titolo abbiamo conservato questo termine per mantenere l’omogeneità con gli altri capi- toli.

Gli elementi di grado comparativi (más, menos, tanto/più, meno, tanto), che intensificano il primo termine di paragone, richiedono la presenza del secondo termine di paragone, con in testa i traspositori comparativi (que, de, como/di quanto, quanto, ecc.) che introducono la proposizione subordi- nata comparativa.

3.1. Elementi comparativi in spagnolo

Disuguaglianza:

{más/menos}...{SA/SN/SV}...<de {lo/el/la/los/las} que> {más/menos}...SV...que

Uguaglianza: