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Subordinate finali senza nesso introduttore

5.3 <per far(e) sì che>

5.5. Subordinate finali senza nesso introduttore

Questa struttura ha sempre l’avverbio di negazione anteposto al verbo ser o a verbi di opinione quali creer, pensar, decir, considerar, ecc. coniugati al modo congiuntivo. Molte volte essi fanno parte delle perifrasi: <ir a> + infinito o <tener que> + infinito.

“no + verbo al congiuntivo + que + congiuntivo”

(238) a. INT: [<] <sí> // mejor llamarla / no sea que se la pase / y estar un po- quito encima de ella ... [epubdl13]

b. PIL: escondí el anillo // digo / no sea que se le lleve // el anillo / que me regaló el [/] la otra [/] el otro día // ¡ah! // hhh // [efamdl12]

₪ In italiano, la possibilità di esprimere finalità mediante una costruzione negativa con i verbi citati al congiuntivo è assolutamente inesistente. Sán- chez Montero (1996, pp. 133-134) segnala che «in questi casi e in questi tipi di contesto, la lingua italiana si può servire di una costruzione con che: Stai attenta che non cada il vaso di fiori – Ten cuidado, no vaya a caerse (no sea que se caiga) el jarrón de flores».

6. Riepilogo

Sono pochi i nessi utilizzati nei corpora analizzati:

– per l’esplicita <para que>, que, <a que> in spagnolo, e perché, affinché, che in ita- liano;

– per l’implicita para, <con el fin de>, <con intención de>, a in spagnolo, e per, <al

fine di>, a in italiano.

Inoltre in italiano si usa il verbo causativo fare per esprimere finalità: per far(e) + infinito e <per far(e) sì che> + congiuntivo.

Para, <para que>, perché e per hanno un uso molto più elevato rispetto agli altri nessi; ciò è dovuto anche al fatto che essi hanno valori diversi da quelli propriamente finali. In spagnolo, l’uso di <para que> è preponde- rante. In italiano, perché finale ha un numero di occorrenze limitato. In confronto, è molto più frequente l’uso del perché causale. Se si fa il con- fronto con <para que>, anche in questo caso è più numeroso l’uso di <para que>, rispetto a perché finale. Questo fenomeno trova una spiega-

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zione nella tendenza italiana all’uso dell’implicita mediante il costrutto con verbo causativo, come segnala Serianni (1988, p. 490).

Capitolo 7

CONSECUTIVE

1. Introduzione

Quando si afferma che le consecutive indicano la conseguenza, quest’ultima può essere interpretata come effetto, come risultato o come deduzione di quanto espresso nella frase principale o nella coordinata. Serianni (1988, p. 492) segnala che «rispetto alle finali, manca l’elemento di volontarietà, di intenzionalità». La diversità del rapporto sintattico stabilito dalle frasi consecutive spiega le diverse classificazioni proposte dagli studiosi. In genere, le consecutive sono divise in due grandi gruppi: le consecutive subordinate (in italiano: con antecedente) e le consecutive coordinate e/o giustapposte (in italiano: libere).

In spagnolo, le consecutive sono state oggetto di diverse classificazioni e di differenti approcci. Gli studi sono numerosi. Álvarez (1999, pp. 3742- 3745) fa riferimento a quanto stabilito dalla grammatica della RAE e dai grammatici Gili Gaya e Fernández Ramírez, per poi esporre la propria classificazione. Le consecutive sono state ritenute da alcuni studiosi in toto subordinate, oppure sono state studiate insieme alle comparative (López García 1994, pp. 209-249) o insieme alle relative (Alarcos 1994, pp. 348- 350).

López García (1994, pp. 228-237) ritiene che le consecutive siano un sottotipo delle comparative. Se le consecutive sono caratterizzate dall’intensità, anche le comparative proprie possono esprimere intensità: «la manifestación del valor in- tensivo o ponderativo es independiente de un cierto marcante formal: unas veces aparece con más/menos...que, otras con tanto...que». Se le consecutive stabiliscono come riferimento un punto massimo assoluto in una scala presupposta, le compa- rative - in particolar modo quelle ponderativas - possono allo stesso modo espri- mere anche il grado comparativo massimo e assoluto. Inoltre, l’autore sottolinea un altro aspetto che hanno in comune: la proiezione rematica. Il valore assoluto e la proiezione rematica sono collegati tra loro: «lo que les define es el hecho de que el comparante representa un valor absoluto y al mismo tiempo una proyección remática, ya sea como valor consuetudinario que puede ser compartido por el oyente, como apelación al mismo, o como consecuencia que le informa de algo relevante para él o ella». Dal punto di vista del comparado, si osserva, secondo

l’autore, una «similitud genética y formal» tra le consecutive e le comparative di uguaglianza, che hanno «la propiedad de la “monotematización”».

Alarcos (1994, pp. 322 e 348-350) distingue due tipi di consecutive. Il primo tipo è costituito da gruppi giustapposti. «Hay grupos oracionales cuyas oraciones componentes parecen estar enlazadas entre sí con unidades como luego (átono),

conque, así que, pues, o con locuciones de tipo adverbial como por tanto, por consi- guiente, etc. En realidad son grupos yuxtapuestos, ya que el sentido sugerido por

ellos suele ser ilativo, consecutivo, continuativo, y en general proviene de los con- tenidos sucesivos de cada oración». Il secondo tipo viene collegato alle subordi- nate relative, delle quali si distingue «por la presencia de un elemento “encarece- dor”: tanto, tan, tal. Dicho encarecedor forma parte, como primer miembro, de una correlación en la que el segundo término es que». Alarcos afferma che non si tratta della congiunzione que, bensì di un que relativo che ha un antecedente. Tut- tavia, al riguardo, Álvarez (1999, p. 3768) sostiene che il nesso consecutivo que ha una propria natura, che è diversa dalla congiunzione e dal relativo (vedere infra).

Álvarez (1999, pp. 3741-3742) individua due gruppi di consecutive. Il primo riunisce i diversi tipi di subordinate consecutive, mentre il secondo raduna, in modo differenziato, le coordinate e le giustapposte.

Primo gruppo: subordinate consecutive.

– consecutive di intensità. Il rapporto si stabilisce tra la subordinata introdotta da que e un antecedente con valore intensivo: tan, tanto, tal, cada, un, así, <de + adjetivo>, <de un + adjetivo>, <una de + sustantivo>;

– consecutive di modo, introdotte da que in rapporto a <de modo>, <de ma-

nera>, <de forma>, <de suerte>;

– consecutivo-comparative; la subordinata è introdotta da <como para> in rap- porto ai quantificatori tanto, bastante, suficiente;

– causali-intensive, che sono una parafrasi delle consecutive di intensità. Si caratterizzano in quanto la subordinata è introdotta dalla preposizione de se- guita da como o da que relativo.

Secondo gruppo: coordinate e giustapposte.

– coordinate con i nessi luego, conque, <de {modo/manera/forma/ suerte} que> y <así (es) que>;

– giustapposte

– con gli avverbi di funzione coesiva <por lo tanto>, <por tanto>, <en conse-

cuencia>, <por consiguiente>, entonces, pues, <así (pues)>, <de {este/ese} modo>, <de {esta/esa} manera>, <de {esta/esa} forma>, <de {esta/esa} suerte>;

– con gli intensificanti tan, tanto, tal o así, come introduttori di frasi giustap- poste che seguono ad altre che esprimono la conseguenza.

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Anche in italiano, le consecutive sono divise in due gruppi: le consecutive con antecedente e le consecutive senza antecedente. Serianni (1988, pp. 492-493) stabilisce la divisione tra consecutive forti (con antecedente) e deboli (mancanza di antecedente); Giusti (2001 II, pp. 825-826) individua due gruppi: con antecedente e libere. «La consecutiva con antecedente esprime una conseguenza dell’elemento modificato dall’antecedente, mentre la consecutiva libera esprime la conseguenza dell’evento espresso dalla principale. La caratteristica principale del primo tipo [con antece- dente] è di essere sottocategorizzato da un modificatore (avverbio o ag- gettivo) di un elemento della frase principale. Il secondo tipo di frase con- secutiva [libera], invece, può essere considerato un avverbiale di frase» (Giusti 2001 II, p. 826).

Mettere in parallelo le frasi consecutive in italiano e spagnolo presenta una certa difficoltà, perché la classificazione stabilita dalle grammatiche parte da criteri diversi. Se la classificazione italiana si basa sull’opposizione “con antecedente/libere”, la classificazione spagnola tiene anche conto della possibilità dell’uso del congiuntivo e dell’incidenza degli operatori modali. In effetti, in spagnolo solo le consecutive subordinate possono avere al- ternanza indicativo/congiuntivo, mentre le coordinate hanno esclusiva- mente il modo indicativo. In italiano, invece, la possibilità di alternanza indicativo/congiuntivo si estende alle consecutive con antecedente e a quelle libere.

Un altro aspetto di diversità riguarda i nessi <in {modo/maniera} che>, i quali in italiano sono inseriti tra le consecutive libere, mentre in spagnolo fanno parte delle subordinate se non seguono ad una pausa (possono avere il verbo all’indicativo o al congiuntivo), ma fanno parte delle coordi- nate se seguono ad una pausa (il verbo è all’indicativo).

Infine, una dissimmetria netta è data dall’esistenza in italiano di consecu- tive infinitive. In spagnolo tale struttura è inesistente, ad eccezione delle consecutive comparative.

Ad ogni modo, in linea di massima e tenendo conto degli aspetti segnalati, la corrispondenza tra le consecutive italiane e spagnole è perfettamente plausibile. Tranne che per i nessi <in {modo/maniera} che>, infatti, tutte le consecutive denominate in spagnolo “subordinate” hanno una struttura che richiede l’antecedente (come viene definito in italiano) ovvero l’intensificador o encarecedor (in spagnolo).