CAPITOLO 1: LA VIOLENZA MASCHILE CONTRO LE DONNE
1.8 Violenza sulle donne nella letteratura e nel teatro
Un ruolo fondamentale può essere svolto dalla scuola che può e deve diven- tare un terreno privilegiato per contrastare una cultura sbagliata, perché molto spesso è il luogo in cui possono entrare in contatto modalità di relazioni che si aprono al conflitto e al confronto, con il delinearsi di modelli positivi e condivisi.
All’interno del sistema educativo un ruolo fondamentale viene svolto dalla letteratura che può essere usata come antidoto alla violenza, in cui si fa cenno, attraverso il romanzo, alle poche “eroine” che hanno dovuto sopravvi- vere alla violenza maschile. In queste opere il femminicidio è stato tradizio- nalmente preso come fulcro motivante e azioni che culminano con la morte delle protagoniste.
Un contributo importante è quello di un autore della grande stagione viennese, tra 800-900, come Arthur Schnitzler, romanziere, drammaturgo, au- tore di novelle e racconti, particolarmente sensibile nel raccontare le diverse piaghe della personalità femminile. Ebbene, la storia della Signorina Else, una giovane donna che, per salvare il padre dalla rovina economica, deve mo- strarsi nuda a un vecchio conoscente, è quanto mai sintomatica della lotta della dignità umana contro il potere del denaro. Else sceglie il suicidio per la- vare via l’onta subita.53
E ancora, si può nominare anche la figura di Elisabeth di “Orgoglio e Pregiudizio” a cura di Austen. Bella, senza essere bellissima, con occhi però fuori del comune, conquista senza averne l’intenzione, il miglior partito pos- sibile, in virtù della sua intelligenza, del suo carattere fermo senza essere duro, della sua naturale integrità morale.54
Si pensi, infine, alla indelebile immagine di Anna Karenina. Anna, moglie del rigido e noioso avvocato Karenin, si innamora del bell’ufficiale Vronkij, va a vivere con lui, andando contro le convenzioni della società. Di- vorata da una passione senza sollievo, Anna si suicida, mettendo così sotto
53 G. Lusuardi, op. cit., p.73 54 Ibidem
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accusa soprattutto l’atteggiamento gretto e conformista della società del suo tempo, che troppo facilmente condanna e respinge chi non si adegua ai suoi rigidi canoni.55
Naturalmente, la galleria dei personaggi femminili della letteratura è davvero sconfinata.
Se, invece, consideriamo il mondo del teatro, nel contesto tragico cin- quecentesco emerge la volontà dei drammaturghi di raccontare varie storie di violenza, nelle varie forme, soprattutto nell’animo dei personaggi di sesso femminile. Queste ultime erano considerate delle eroine combattive che pro- vano a difendersi dall’aggressività degli uomini.
Possiamo citare alcune rappresentazioni teatrali:
• Antigone: simbolo della disubbidienza sociale della donna. Sorella del defunto Polinice, viene condannata all’esilio in una grotta dal re Creonte, per aver infranto il divieto del monarca di dare una degna se- poltura a Polinice. Antigone si toglie la vita.
La storia di Antigone è l’esempio della vittima delle stoltezze degli uomini.
• Desdemona: uccisa dal proprio uomo. Shakespeare regala alla storia del teatro occidentale un’altra figura femminile, il cui destino è se- gnato dalla mano di un uomo. Desdemona, vittima innocente di suo marito Otello, accusata ingiustamente di essere stata infedele. Accusa frutto di un piano congegnato da Iago che fa credere che il fazzoletto delle nozze perso da Desdemona venga ritrovato nell’abitazione di Cassio, convincendo Otello del tradimento della moglie. Desdemona, che muore, per mano di Otello, è simbolo della donna vittima non solo della gelosia ingiustificata del marito ma anche del maschilismo di Otello che crede più a Iago che a sua moglie. Desdemona è icona di un comportamento simile, quello delle donne che cercano sempre e comunque di giustificare i comportamenti violenti del proprio marito. • Carmen: la stessa sorte colpisce Carmen, protagonista dell’opera di
Bizet. La donna che muore per mano di Don Josè è un’antesignana delle lotte per la libertà femminile e della battaglia del femminicidio.
55 Ivi, p.74
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Nel 1973 appaiono le prime figure femminili, le nuove prota- goniste delle rappresentazioni teatrali. Dacia Maraini56 con “Mara
Maria Marianna” inaugura a Roma il teatro della Maddalena, un tea-
tro militante al femminile, che dà l’avvio ad un cambiamento di per- cezione nel mondo teatrale. Con il teatro della Maddalena si auspica un rinnovamento sociale. Il teatro marainiano è soprattutto un teatro d’intervento, di lotta e di denuncia delle discriminazioni di genere contestando la situazione attuale della donna. Secondo Maraini “fare teatro vuol dire indagare i rapporti profondi tra l’individuo e la collet- tività.” Infine, sottolinea il ruolo educativo e civile della drammatur- gia nel denunciare la violenza e soprattutto nel cercare di prevenirla, prendendone coscienza con la rappresentazione teatrale.
Nel 1991 a Firenze viene inaugurato il Teatro delle Donne. È da allora che emerge la novità di una drammaturgia delle donne che affronta la scena da un’angolazione diversa, quella delle donne, ap- punto.
A questo proposito bisogna porsi un quesito: può il teatro inter- venire nel cambiamento di una società?
La studiosa Elisabetta Strickland57 in “teatro come strumento di pre- venzione della violenza contro le donne” considera il teatro marai- niano “tra le vie per arginare e prevenire femminicidio, violenza e ag- gressività.”
Tra le varie rappresentazioni teatrali che affrontano il delicato argomento della violenza sulle donne spicca lo spettacolo “Ferite a
morte” di Serena Dandini58. La peculiarità di questo spettacolo è “quello di dar voce” alle vittime di femminicidio come se potessero parare in prima persona. Donne semplici, donne che hanno pagato la gelosia dei propri compagni, la loro disubbidienza verso un sistema
56 Dacia Maraini è una scrittrice, poetessa, drammaturga e sceneggiatrice italiana.
57 Elisabetta Strickland è un’accademica italiana. Organizza anche attività come responsabile dell’Os- servatorio Interuniversitario degli Studi di Genere, di cui è socia fondatrice. Nel 2009 è tra le firmata- rie di una lettera aperta alle istituzioni sulla “rappresentazione delle donne in tivù.”
58 Nasce dal desiderio di raccontare le vittime di femminicidio. Vuole dare voce a chi da viva ha par- lato poco o è stata poco ascoltata, con la speranza di infondere coraggio a chi può fare in tempo a sal- varsi. Secondo la Dandini, e come ha sottolineato Dacia Maraini, il femminicidio in Italia è solo la punta di un iceberg che nasconde una montagna di soprusi e dolore che si chiama violenza domestica.
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familiare che le metteva nelle condizioni di non poter vivere libera- mente la propria esistenza, soggiogate all’eccessiva possessività di un marito o di un padre.
La Dandini immagina che “queste donne fossero libere, almeno da morte di raccontare la loro versione dei fatti”. Nei monologhi non trova spazio la malinconia o la disperazione, ma le protagoniste si rac- contano con un’amara ironia.
Ad esempio, riporto un pezzo:
Lo sapevano tutti
Gliel'aveva detto a tutti, a mia madre, a mia suocera, ai carabinieri, ai colle- ghi di lavoro, quando ti dico tutti è tutti.
L'aveva detto anche agli amici del bar e ai vicini di casa, al postino, agli imbianchini
che erano venuti a dare una rinfrescata alle pareti della cucina.
Lo sapevano proprio tutti, anche quelli del distributore di benzina, pure alla sala giochi lo sapevano tutti e anche i clienti del salumaio, l'aveva detto pure a loro che mi avrebbe ammazzata.
E infatti quando l'ha fatto non si è meravigliato nessuno. Già lo sapevano.
Sui giornali hanno scritto: «Un raptus improvviso di follia», ma quando mai? Erano anni che lo diceva ai quattro venti…
A me veramente mi è sembrata una morte annunciata, io c'ho avuto l'annun- ciazione come la Madonna, bella, chiara, risaputa, una bella soddisfazione in un Paese dove non si sa mai niente, la chiamano l'Italia dei misteri, ma quelli veri che rimangono misteri per anni e anni… Ustica, la strage di Bolo- gna, qualcuno sa qualcosa? Niente. Qualcuno c'ha capito qualcosa? Buio.
E invece quando sono morta io lo hanno capito subito tutti che mi aveva am- mazzata mio marito, e certo, gliel'aveva detto a tutti che lo faceva e l'ha fatto. Son soddisfazioni.
Una sola cosa non mi torna, ma se lo sapevano tutti perché gliel'hanno la- sciato fare?
41 E io, "perché gliel'ho lasciato fare?"59