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Rivista di diritto finanziario e scienza delle finanze. 1977, Anno 36, n.2, giugno

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G I U G N O 1977 Pubblicazione trimestrale A n n o X X X V I - N . 2 Spedizione in abbonamento postale - Gruppo IV

RIVISTA DI DIRITTO FINANZIARIO

E SCIENZA DELLE FINANZE

Fondata da B E N V E N U T O G R I Z I O T T I

(e RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO FINANZIARIO)

DIREZIONE

GIAN ANTONIO MICHELI - EMILIO GERELLI

COMITATO SCIENTIFICO

ENRICO ALLORI 0 - ENZO CAPACCIOLI - CESARE COSCIANI FRANCESCO FORTE - GIANNINO P A R R A V I C I N I - ALDO SCOTTO

SERGIO STEVE

(2)

Pubblicazione sotto gli auspici dell'Istituto di Finanza dell'Università, della Camera di Commercio di Pavia e dell'Istituto di diritto pubblico

della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Roma

«• La DIREZIONE è in Pavia, Istituto di Finanza presso l'Università e la Camera di Commercio, Strada Nuova 65. Ad essa debbono essere inviati bozze corrette, cambi, libri per recensione in duplice copia.

I manoscritti dei lavori giuridici devono essere inviati al prof. GIAN ANTONIO MICHELI, Via Scipione Gaetano, n. 13 - 00197 Roma.

Redattori: prof. ALBERTO MAJOCCIII, Straordinario nell'Università di Venezia, e dott. LUIGI BERNARDI, dell'Istituto di Finanza dell'Università di Pavia. L'AMMINISTRAZIONE è presso la casa editrice Dott. A. GIUFFRE'

EDITO-R E S.p.A., 20121 Milano, Via Statuto, 2 - Telefoni 652.341/2/3.

Ad essa vanno indirizzati le richieste di abbonamento (c.c. .postale 3/17986) e di pubblicità, le comunicazioni per mutamenti di indirizzo e gli even-tuali reclami per mancato ricevimento dì fascicoli.

CONDIZIONI DI ABBONAMENTO PER IL 1977 Abbonamento annuo L. 16.000 Estero » 23.000 Annate arretrate senza aumento rispetto alla quota annuale.

L'abbonamento decorre dal 1° gennaio di ogni anno e dà diritto a tutti i numeri dell'annata, compresi quelli già pubblicati.

II pagamento può effettuarsi direttamente all'Editore, anche con versamento sul conto corrente postale 3/17986, indicando a tergo del modulo, in modo leggibile, nome, cognome e indirizzo dell'abbonato ; oppure presso i suoi agenti a ciò autorizzati. I prezzi sopra indicati sono validi per il pagamento a contanti ; in caso di pagamento rateale verrà praticato un aumento. Il rinnovo dell'abbonamento deve essere effettuato entro il 15 marzo di ogni anno. Trascorso tale termine, l'Amministrazione provvede direttamente all'incasso nella maniera più conveniente, addebitando le spese relative. Gli abbonamenti che non saranno disdetti entro il 10 dicembre di ciascun

anno si intenderanno tacitamente rinnovati per l'anno successivo. L'ab-bonamento però non può essere disdetto se l'abbonato non è al cor-rente con i pagamenti.

I fascicoli non pervenuti all'abbonato devono essere reclamati entro 10 giorni dal ricevimento del fascicolo successivo. Decorso tale termine, non si spediscono che contro rimessa dell'importo.

Le richieste di cambiamento di indirizzo devono essere accompagnate dall'im-porto di L. 20Q in francobolli e trasmesse con specifica coìnunicazione raccomandata iti competente Ufficio Codificazione Clienti.

Per ogni effetto l'abbonato elegge domicilio presso l'Amministrazione della rivista. Ai collaboratori saranno inviati gratuitamente 50 estratti dei loro saggi. Copie supplementari eventualmente richieste all'atto del licenziamento delle bozze verranno fornite a prezzo di costo. La maggiore spesa per le correzioni straordinarie è a carico dell'autore.

Registrazione presso il Tribunale di Milano al n. 104 del 15 marzo 1966 Direttore responsabile: EMILIO GERELLI

Rivista associata all'Unione della Stampa Periodica Italiana Pubblicità inferiore al 70 %

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I N D I C E - S O M M A R I O

P A R T E P R I M A

VINCENZINO CARAMELLI - Fondamento teorico del modello IS-LM e forme

alternative di finanziamento della spesa pubblica 177 ALESSANDRO PETRETTO - Aspetti di teoria della tassazione in The Early

Economie Writings of Alfred Marshall, 1867-1890 217 ERANCO GALLO - L'influenza della disciplina formale nella ricostruzione

della natura giuridica di un tributo surrogatorio 237 LUIGI FINTO - L'Invim nelle vendite forzate • 271

APPUNTI E RASSEGNE

RICHARD M. BIRD - Taso Reform and Taso Design in Developing Countries 297 ANGELO MESSINA - Sulla impugnabilità davanti alle Commissioni tributarie

dell'avviso di liquidazione 307

NUOVI LIBRI 314 RASSEGNA DI PUBBLICAZIONI RECENTI 328

P A R T E S E C O N D A

LEONARDO PERRONE - Il cumulo dei redditi, il principio di capacità

contri-butiva e la progressività del sistema tributario 113 ARTURO MERLATALI - Giurisdizione, competenza e poteri istruttori della

Commissione centrale e della Corte d'appello 149 GIULIO 'PREMONTI - In tema di ricorso interruttivo e di petitum di «

ri-forma •» dell'imposizione 197 GIULIO TREMONTI - In tema di riporto delle perdite fiscali e di

imposi-174 zione

ALBERTO BERTORA - In tema di accertamento negativo dell'obbligo di impo-sta e sulla registrazione della dichiarazione concernente le quote degli

tstili nell'impresa familiare 134

SENTENZE ANNOTATE

Complementare sul reddito (imposta) - Coniugi non separati - Cumulo dei redditi - Questione fondata di legittimità.

Tributi in genere - Riforma tributaria del 1972-73 - Coniugi non separati - Cumulo dei redditi - Questioni fondate di costituzionalità (Corte

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Commissioni - Competenza della Comin. Centrale e della Corte d'Appello _artt. 26 e 40 del D.P.R. n. 636 del 1972 - Cognizione limitata alle i di estimazione complessa per gli errori in indicando (Ccmm. < W f ( j S e z . II, 5 marzo 1976, n. 3480) (con nota di A. MERLATALI) . 149 Llqpjlhiissionrtiributarle - Ricorso del contribuente alla Commissione di

^.(^iWrio g®dp - Completa incertezza sull'oggetto della domanda - Im-passibile §uìividuazione per memoria presentata tardivamente - Inarn-^J. ^ missìbilità del ricorso.

\ ~f. Jderii - Meinjjrie difensive - Termine utile di presentazione (Cornili.

Mi-lano, 17-Anivembre 1975, n. 18547) (con nota di G. TREMONTI) . 167 ^/jLnXKistftidltette - Dichiarazione delle perdite fiscali - Accertamento in

^ diletrtnca - Soggiace alle regole comuni in materia di accertamento tCóirim. Roma, 24 maggio 1976) (con nota di G. 'PREMONTI) . . . 174 Processo tributario - Registrazione di atto a tassa fìssa come atto

sog-getto a condizione - Ricorso alle commissioni - Ammissibilità. Imposta registro - Impresa familiare - Dichiarazione concernente le quote

di riparto degli utili tra titolare e collaboratori Regime fiscale -Tassa fissa (Oomm. Pescara, 9 dicembre 1976) (con nota di A.

BER-TORA) 184

(5)

MEDIOCREDITO CENTRALE

C O M U N I C A T O S T A M P A

Nel 1976 agevolate dal Mediocredito centrale 3.449 operazioni per 1.541 miliardi. Gli utili riciclati nell'agevolazione.

Il Consiglio generale del Mediocredito centrale presieduto dal prof. Parravicini, ha approvato il bilancio dell'Istituto per l'esercizio 1976 e la relazione del Con-siglio di amministrazione. L'attività di agevolazione del Mediocredito centrale, che nel corso dell'anno precedente aveva mostrato un'espansione eccezionale, dopo la lunga stasi iniziata a partire dalla seconda metà del 1973 e prolungatasi per tutto il 1974, e dovuta, come è noto, alla mancanza di mezzi agevolativi, è continuata anche nel 1976. L'insieme dei crediti agevolati è stato di 1.541 miliardi, distribuito tra 3.449 operazioni.

Nel settore delle piccole e medie imprese s o n o state accolte 2.954 domande per complessivi 334 miliardi, ai quali corrispondono investimenti per circa 550 miliardi di lire. Questi investimenti riguardano per i! 6 2 % macchinari e im-pianti, per il 3 0 % immobili e per l ' 8 % le scorte. S i stima che l'insieme degli investimenti effettuati con l'intervento dei Mediocredito centrale consenta la creazione di circa 22 mila nuovi posti di lavoro. C o m e negli anni passati, I Isti-tuto ha proseguito l'opera di s o s t e g n o capillare alle piccole industrie. Infatti il 3 0 % dei finanziamenti non ha superato, per singolo importo, i 100 milioni, un altro 3 0 % risulta compreso tra 100 e 200 milioni, il 3 6 % tra 200 e 500 milioni e soltanto il 4 % supera i 500 milioni.

Nel settore delle esportazioni a pagamento differito le operazioni accolte sono state 495, equivalenti a 1.207 miliardi di lire di credito agevolato e a 1.509 mi-liardi di lire come forniture, li credito agevolato dell'istituto è andato per ii 1 2 % alle esportazioni ai paesi industrializzati, per il 2 7 % a quelle v e r s o i paesi europei aderenti al C o m e c o n e per il 6 1 % alle esportazioni v e r s o i paesi in via di sviluppo. Rispetto all'esercizio passato è aumentata la quota dei finan-ziamenti agevolati dal Mediocredito centrale per le esportazioni ai paesi del Comecon e verso i paesi industrializzati, mentre è diminuita quella per le ope-razioni dirette v e r s o i paesi in via di sviluppo. Tuttavia la distribuzione dei finanziamenti nel 1976 si è riallineata a quella degli anni precedenti il 1975. Altre operazioni s o n o state accolte nell'ambito dei finanziamenti c o n c e s s i per la ripresa economica dei territori colpiti da calamità naturali. L'Istituto ha inol-tre e m e s s o obbligazioni per 51 miliardi di lire di valore nominale, ma le con-dizioni generali del mercato obbligazionario non hanno consentito di espandere l'attività in questo settore e quindi di intervenire con mutui nell'integrazione della provvista di mezzi degli istituti primari.

Il conto dei profitti e delle perdite si è chiuso in attivo, con un utile di 23,7 miliardi dopo aver spesato 8 miliardi per contributi agli interessi pagati nel-l'esercizio L'utile è stato destinato per 2,4 miliardi alla riserva ordinaria, ,per 3 miliardi alla riserva straordinaria, per 1,2 miliardi a iniziative di stu-dio e di ricerche, per 17,1 miliardi al fondo statale per la c o n c e s s i o n e dei

contributi agli interessi. , Nel complesso, la consistenza degli impieghi agevolati dall Istituto passa da

1.455 miliardi nel 1975 a 1.867 miliardi nel 1976. Questi impieghi hanno con-sentito agli istituti primari di portare la consistenza del credito agevolato alle imprese alla cifra di circa 2.650 miliardi. Tenendo conto anche dei finanziamenti effettuati con mezzi forniti da emissioni obbligazionarie, la consistenza degli impieghi sale a 3.192 miliardi. Q u e s t a cifra costituisce il 5 0 % circa della con-sistenza a fine 1976 degli impieghi agevolati dagli istituti di credito mobiliare, con esclusione dei crediti finanziari con contributi diretti a carico delio Stato e delle operazioni agevolate con leggi speciali per l'industrializzazione del Mezzogiorno.

(6)

BENEDETTO CQCIVERA ROLANDO MERLINO

L'IMPOSTA

SUL REDDITO

DELLE PERSONE

FISICHE

È IN CORSO DI STAMPA LA SECONDA EDIZIONE AMPLIATA E AGGIORNATA 409

(7)

TEORIA E PRATICA DEL DIRITTO

sezione V: diritto tributario

OSVALDO BACCHILEGA

IL REDDITO FISCALE

NELL' IMPRESA

Le indagini, le ricognizioni e le valutazioni, inerenti la normativa fiscale che caratterizzano il lavoro, sono con-cepite ed attuate con finalità essenzialmente d'ordine pra-tico, non tralasciando, però, quegli approfondimenti teo-rici suggeriti dalla rilevanza e dalla problematicità dei vari argomenti trattati.

Particolare incisività ed estensione distinguono l'esposi-zione concettuale e normativa dedicata alle sopravvenien-ze, agli ammortamenti, alle valutazioni e alle plusvalenze. La struttura del lavoro risponde alle esigenze di una ra-zionale e chiara presentazione dei precetti fiscali riguar-danti l'impresa, secondo una successione che trascende, sovente, quella delle relative fonti giuridiche per proce-dere per categorie giuridico-fiscali.

SOMMARIO:

II reddito d'impresa - Generalità. Le scritture contabili.

Componenti positivi di reddito. Componenti negativi di reddito. Le valutazioni.

Componenti d; reddito di natura straordinaria.

Le norme specifiche contenute nel decreto istitutivo dei-l'imposta sul reddito delle persone giuridiche.

1976, volume in 8°, p. XVI-304, L. 6500

414

(8)

LEGISLAZIONE

E GIURISPRUDENZA

TRIBUTARIA

« r o t t o do 1.UI0I PAPI ì 1 j i : 1 i . j

» leggi tf delego p« la iltormc trt 1 <Wcr-ti ««ioga» con » ri.pett.ve notarla, a (orioni

GIUFFRE EDITORE - MILANO

LEGISLAZIONE

E GIURISPRUDENZA

TRIBUTARIA

mensile di legislazione, normativa, giurisprudenza, dottrina diretto da Luigi Papi

La rivista ha iniziato il s u o cammino con la riforma tributaria: dato significativo, che consente di Intendere e valutare le ragioni ideali che s o r r e g g o n o lo sforzo di chi si è accinto ad un'opera intesa a seguire, accompagnare, diffondere, com-mentare nei dati giuridici, politici, economici, anche etici, una normativa la cui principale caratteristica è quella di Impri-mere un volto appropriato al rapporto cittadino-Stato. Il periodico si augura di aver corrisposto alle aspettative e alle esigenze dei lettori: dall'anno di fondazione ad oggi ha pubblicato oltre 1.400 testi legislativi, 2.700 provvedimenti del-l'amministrazione finanziaria, 400 sentenze e diffusi studi di dottrina, con l'adozione di una sistematica che consente un'age-vole ricerca e una rapida consultazione.

Abbonamento annuo 1977: L. 26.000 (estero L. 36.000)

445

(9)

MARIO D'ANTONIO

LA

COSTITUZIONE

DI CARTA

La Costituzione di carta è un saggio critico di politica co-stituzionale in cui sono illustrate le tappe fondamentali del fallimento del nostro Stato a trent'anni dalla promulgazione della Costituzione (1947).

In trent'anni agli italiani è stata sottratta la Costituzione e creato lo Stato attualmente in disfacimento, che è uno Stato parassitario in cui prevalgono i gruppi più forti, gli emarginati rimangono emarginati e anche la violenza delin-quenziale si ammanta di finalità di giustizia.

Lo spirito della Costituzione è ormai spento: rimane un documento scritto che non provoca più alcuna emozione, una Costituzione di carta, che i partiti dichiarano di amare sempre e di rispettare ma che hanno completamente dimen-ticato.

Adesso i partiti chiedono ai cittadini di difendere questo Stato e promettono di ritornare alla Costituzione: ma vale la pena di difendere questo Stato parassitario e si può ritor-nare alla Costituzione dopo trent'anni, quando la Costitu-zione è soltanto un pezzo di carta?

1977, volume in 8°, p. VIII-310, L. 8000

(10)

Università degli studi di Pavia istituto di economia aziendale

serie II n. 10

D A R I O V E L O

LE OBBLIGAZIONI

CONVERTIBILI IN AZIONI

Prefazione.

Le obbligazioni convertibili come elemento della strategia finan-ziaria delle imprese - Il ricorso all'emissione di obbligazioni con-vertibili nell'esperienza italiana - Regolamenti dei principali pre-stiti in obbligazioni convertibili emessi in Italia anni 1964-1973.

1 9 7 5 , v o l u m e in 8 ° , p . V I - 2 4 1 , c o n grafici e tabelle, L . 4 5 0 0 . 58

Quaderni della RIVISTA DEI DOTTORI COMMERCIALISTI ORDINE DEI DOTTORI COMMERCIALISTI DI MILANO COMMISSIONE DI STUDIO SUL CONTENZIOSO TRIBUTARIO

Massime di decisioni

delle commissioni tributarie milanesi

(1974-1976)

Le imposte ante riforma - Le imposte post riforma. Indice degli articoli di legge.

1 9 7 7 , v o l u m e in 8 ° , p . 6 2 , L . 1 8 0 0

( P e r gli abbonati alla Rivista dei D o t t o r i Commercialisti L. 1 5 0 0 ) 148

(11)

GIUSEPPE PELLINGRA

L'IMPOSIZIONE

TRIBUTARIA

seconda edizione riveduta e aggiornata

Volume primo:

PARTE GENERALE - LE IMPOSTE DIRETTE

I - PARTE GENERALE:

L'attività finanziaria - Il presupposto del tributo - La normativa e i criteri per la valutazione del presupposto - La dichiarazione tributaria - L'atto di accertamento - Il procedimento per la determinazione del reddito imponibile Il procedimento contenzioso -I tributi regolati dalle norme di applicazione della riforma tri-butaria.

II - LE IMPOSTE DIRETTE:

L'imposta sul reddito delle persone fisiche - L'imposta sul reddito delle persone giuridiche - L'accertamento del reddito delle persone fisiche L'accertamento del reddito delle persone giuridiche -L'imposta sugli incrementi di valore degli immobili - -L'imposta locale sui redditi - Le agevolazioni ed esenzioni tributarie - L'imposta sulle successioni e sulle donazioni L'anagrafe tributaria -Il nuovo sistema catastale.

Indice analitico.

1976, volume in 8°, p. 604, L. 12.000

Volume secondo:

LE IMPOSTE INDIRETTE - LA RISCOSSIONE DELLE IMPOSTE SUI REDDITI (in preparazione)

(12)

Consiglio Nazionale de

Principi e raccomandazioni per la redazione

La necessità per le varie categorie di operatori economici di otte-nere informazioni attendibili sulle risorse delle singole aziende e sul loro utilizzo da parte degli amministratori diventa sempre più marcata nell'economia moderna.

Ciò presuppone che vengano stabiliti dei principi contabili e di revisione di generale accoglimento affinchè, in materia, si parli un unico linguaggio e di conseguenza siano possibili le comparazioni dei dati e dei risultati, nonché l'attendibilità degli stessi.

Nei paesi economicamente più progrediti tali principi sono stati da tem-po statuiti e aggiornati con l'evolversi della tecnica contabile e azien-dale, mentre da noi, sul piano generale, nulla è stato fatto al riguardo. Il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti, già da tempo sensibile alla crescente problematica dei bilanci, ha ritenuto neces-sario intervenire attivamente costituendo due Commissioni consul-tive: la prima per la statuizione dei principi contabili e la seconda per la statuizione dei principi di revisione.

Tali Commissioni hanno lo scopo di preparare due serie di documenti che faranno parte di un'unica collana relativa alla tematica del bilancio d'esercizio intitolata: « Principi e Raccomandazioni per la Redazione,

Revisione e Certificazione dei Bilanci ».

I documenti elaborati dalla Commissione per la Statuizione dei Principi Contabili si propongono di:

— enunciare corretti principi contabili relativi alla rilevazione, va-lutazione e rappresentazione dei valori di bilancio, tenendo conto

della dottrina più evoluta e della prassi oculata e competente anche in campo internazionale (ivi inclusi gli orientamenti della CEE) — fornire al legislatore ed alla Commissione Nazionale per le

So-cietà e la Borsa una codifica di correnti principi contabili — fornire alle imprese soluzioni con cui si può parzialmente

ov-viare alle carenze imposte dall'attuale legislazione, finché essa non verrà modificata

— anticipare e quindi preparare le imprese a molti dei cambiamenti previsti a seguito delle modifiche che la legislazione italiana dovrà recepire per incorporare le direttive CEE quando saranno definitivamente approvate.

333

(13)

)ottori Commercialisti

evisione e certificazione dei bilanci

I documenti elaborati dalla Commissione per la Statuizione dei Prin-cipi di Revisione si propongono di:

— enunciare principi relativi al comportamento, al contenuto tec-nico del lavoro di revisione ed alla relazione di certificazione che permettano di misurare la qualità dei medesimi. Tali principi si riferiscono sia alla revisione contabile e certificazione richiesta dalle norme di legge sia all'esecuzione di revisioni contabili vo-lontarie, e dovranno così regolamentare l'attività professionale in questo campo

— fornire alla Commissione Nazionale per le Società e la Borsa una codifica di principi di revisione.

L'esperienza ha dimostrato che i principi contabili e i principi di revisione non possono ritenersi immutabili. Sia gli uni che gli altri, infatti, possono essere influenzati dall'evoluzione legislativa,- econo-mica, socio-politica e tecnologica. Pertanto, il Consiglio Nazionale riesaminerà periodicamente tali principi al fine di controllarne il co-stante aggiornamento.

Per questo motivo e per la prevedibile necessità di future modifiche ed integrazioni è stata decisa la pubblicazione di singoli fascicoli (da conservarsi in appositi raccoglitori) anziché di un unico volume. Documenti ad oggi pubblicati:

PRINCIPI CONTABILI

Raccoglitore L. 3500.

Documento n. 1 (bilancio d'esercizio - finalità e postulati), L. 800. Documento n. 2 (composizione e schemi del bilancio di esercizio di

imprese mercantili ed industriali), L. 2700.

PRINCIPI DI REVISIONE

Raccoglitore L. 3500.

Documento n. 1 (concetti generali), L. 500.

Prezzo complessivo, L. 11.000

334

(14)

FLAVIO DEZZANI

IL BILANCIO

DELLE SOCIETÀ PER AZIONI

Stato Patrimoniale e Conto Profitti e Perdite in base alla legge 7 giugno 1974, n. 216

Il volume espone in modo tecnico-pratico il contenuto dello Stato Patrimoniale e del Conto Profitti e Perdite delle so-cietà per azioni ed analizza:

— le singole « voci » dell'attivo e del passivo dello Stato Patrimoniale, secondo l'art. 2424 C.C.;

— le singole « poste » della « sezione dare » e della « se-zione avere » del Conto Profitti e Perdite, secondo l'arti-colo 2425 bis C.C.

Successivamente il volume presenta un modello pratico di:

— inventario, secondo l'art. 2217 C.C.;

— piano dei conti, in linea con l'attuale legislazione civile e fiscale.

Il libro è aggiornato alle recenti norme e sentenze sul bilancio d'esercizio delle società per azioni.

1976, volume in 8°, p. VIII-340, con tabelle, copertina in balacron, L. 8000

271

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CESARE MÓGLIE

LA RIFORMA

DEL

CREDITO FONDIARIO

Integrazione e aggiornamento al Manuale del credito fondiario La riforma - Enti di credito fondiario ed edilizio - Opera-zioni di credito fondiario - Contratti di mutuo - Le iscri-zioni ipotecarie - Subingresso negli oneri del mutuo - Ca-rico delle spese - Estinzione anticipata del mutuo - Emis-sione circolazione e sorteggio delle obbligazioni - Interessi di mora e procedimento esecutivo - Utili e riserve - Vi-gilanza - Disposizioni varie - Operazioni di credito edi-lizio - Operazioni di credito alle OO.PP. - Disposizioni transitorie e finali.

Indice delle norme:

Legge 16 ottobre 1975 n. 492. D.P.R. 21 gennaio 1976 n. 7.

1976, volume in 8°, p. IV-110, L. 2400

Manuale del credito fondiario

terza edizione

volume in 8°, p. 813, con tabelle, L. 10.000

377

(16)

XX ANNO DI PUBBLICAZIONE

DIZIONARIO BIBLIOGRAFICO

DELLE RIVISTE GIURIDICHE ITALIANE

con i sommari analitici

In appendice: i volumi giuridici dell'anno

1976

i a cura di

VINCENZO NAPOLETANO

LA BIBLIOGRAFIA GIURIDICA PIÙ' COMPLETA DEL 1976 Rassegna di 328 pubblicazioni fra Riviste, Annali Universitari, Atti Congressi e Raccolte di Studi, comprese le RIVISTE STRANIERE DI DIRITTO COMUNITARIO E DI DIRITTO INTERNAZIONALE 9293 articoli, studi, note e osservazioni a sentenze con i SOMMARI ANALITICI

— 887 volumi giuridici

Volumi pubblicati: 1865-1956 p. xxni-2028 + p. IX-456 L. 30.000 1957-1961 p. LXVII-1564

(In appendice i volumi giu- L. 20.000 ridici del quinquennio)

12.000 1962 p. LXI-936 L. 12.000 1963 p. xxxvi-820 L. 12.000 1964-1965 p. XL-1748 L. 16.000 1966 p. xxm-782 L. 12.000 1967 p. IXEH-928 L. 12.000 1968 p. xxrv-775 L. 12.000 1969 p. XXVII-822 L. 12.000 1970 p. xxvi-841 L. 12.000 1971 p. xxx-888 L. 15.000 1972 p. XXVIII-883 L. 15.000 1973 p. xxm-851 L. 15.000 1974 p. xxm-863 L. 17.000 1975 p. xrx-847 L. 18.000 1976 p. xxxn-828 IL 22.000

Ai nuovi acquirenti l'intera opera viene offerta al prezzo ridotto di L. 220.000.

Sono inoltre disponibili le seguenti annate singole:

19S7 p VII-452, L. 2.500; 19S8 p. xix-815. L. 3.500; 1959 p. xx-840, L. 4.000: 1960 p. xx-965, L. 5.000 ; 1961 p. XLVII-864, L. 5.000.

Tutti i volumi sono rilegati

(17)

Manuali giuridici: 5

PIERO PAJARDI

MANUALE

DI DIRITTO

FALLIMENTARE

Seconda edizione riveduta e aggiornata

Premessa alla prima ed alla seconda edizione. Bibliografia essenziale. Avvertenze.

Il fallimento del quadro della tutela giurisdizionale dei diritti sog-gettivi - La natura, le caratteristiche, le regole generali del falli-mento - I presupposti soggettivi del fallifalli-mento - I presupposti og-gettivi del fallimento - La dichiarazione di fallimento - Gli organi del processo di fallimento - Gli effetti del fallimento per il fal-lito - Gli effetti del fallimento per i creditori - Gli effetti del falli-mento sugli atti pregiudizievoli ai creditori - Gli effetti del fallifalli-mento sui rapporti giuridici preesistenti - La custodia e l'amministrazione delle attività fallimentari - L'accertamento dei crediti e dei diritti reali mobiliari - La liquidazione dell'attivo - La distribuzione del-l'attivo e le operazioni preparatorie della chiusura del processo di fallimento - La chiusura del processo di fallimento - Il concordato fallimentare - La riabilitazione civile del fallito - Il fallimento delle società - Il procedimento sommario - Concordato preven-tivo - L'amministrazione controllata - La liquidazione coatta am-ministrativa - Le disposizioni penali - Le disposizioni processuali penali.

Appendice.

Indice analitico, indice legislativo delle norme della legge fallimen-tare (e testo della legge fallimenfallimen-tare), indice degli autori.

1976, 8° p. XXXII-1072, ril. tela, L. 20.000

(18)

Roberto RUOZI Paolo MOTTURA Alessandro CARRETTA

LEASING '80

Terza edizione rielaborata ed ampliata

L'opera tiene conto, nel corso della sua esposizione, di tutte le più importanti.innovazioni teoriche e pratiche intervenute in que-sti ultimi anni in materia di leasing e affronta molti problemi di particolare interesse, fra i quali si segnalano quelli relativi al leasing pubblico, che coinvolge la pubblica amministrazione in veste di locataria e di locatrice, al leasing agevolato e al leasing immo-biliare.

SOMMARIO:

IL LEASING

IL LEASING E LE AZIENDE LOCATARIE LE AZIENDE DI LEASING

APPENDICI:

Schema di controllo di leasing e documentazione relativa. Bilancio di una società di leasing.

Proposte di legge n. 3463 e 2438. Sentenze dei Tribunali di: — Vigevano, 14 dicembre 1972; — Milano, 6 novembre 1974; — Bologna, 17 dicembre 1975.

Testi di legge sul crédit-bail in Francia. Testi di legge sul leasing nel Belgio.

1977, volume in 8°, p. VIII-284, L. 7000

237

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FONDAMENTO TEORICO DEL MODELLO IS-LM E FORME ALTERNATIVE DI FINANZIAMENTO

DELLA SPESA PUBBLICA (*)

SOMMARIO : 1. Introduzione. 1.1. Scopi del lavoro. 1.2. I settori e le assun-zioni semplificatrici. — 2. Il modello IS-LM con « legge Say » per i titoli. 2.1. La formulazione corrente del modello e la « t e o r i a » sottostante. 2.2. Implicazioni per l'analisi degli effetti della politica monetaria e fiscale. — 3. Il modello IS-LM in assenza della « legge di Say » per i ti-toli. 3.1. Riformulazione del modello e l'equilibrio simultaneo sui tre mer-cati. 3.2. Il modello IS-LM con ruolo dominante degli stocks. 3.3. Il modello IS-LM come « modello di flusso ». — 4. Il problema con tempo discreto. —

5. Conclusioni.

1.1. Il modello IS-LM a prezzi fissi (1) in formulazioni più o meno arricchite di ulteriori specificazioni è stato ed è correntemente usato per analizzare problemi quanto mai diversi (2), ed in parti-colare per contrapporre gli effetti della politica fiscale agli effetti della politica monetaria (3).

(*) Desidero ringraziare i Prof}. G. Gandolfo, S. Steve e G. Zandano per aver pazientemente discusso i punti principali di questo lavoro. Ovviamente, la responsabilità degli errori rimasti è esclusivamente dell'autore.

(1) Come è noto, il modello è detto rappresentare l'equilibrio simultaneo su tre mercati : delle merci di nuova produzione, del titoli, e il « mercato » monetario. La presenza di un vincolo di bilancio per ciascun individuo e, ag-gregando gli individui, per ciascun settore dell'economia, rende applicabile la ed. « legge di Walras » in base alla quale è sufficiente che siano soddisfatte le condizioni di equilibrio per due mercati perché anche sul restante mercato sia assicurato l'equilibrio. Pertanto, essendo per consuetudine considerati espli-citamente i mercati delle merci e della moneta, si afferma che la condizione di equilibrio per il mercato dei titoli può essere omessa come ridondante. Cfr. per tutti SMITH (1970), tr. it. p. 333. Nella versione grafica, la curva 18 rap-presenta la condizione di equilibrio per 11 mercato dei beni, la LM la condi-zione per il mercato monetario, mentre una terza curva, IiB o BF, relativa al mercato dei titoli è omessa in base alla legge di Walras. Cfr. PATINKIN (1958), pp. 315-316 e JOHNSON (1971), pp. 12-14.

(2) Quanto sia diffuso ed accettato questo modello sia a scopo espositivo sia a scopo analitico è dimostrato non solo dal fatto che praticamente in tutti i manuali di macroeconomia costituisce un cardine dell'esposizione (cfr. ad es. l'elenco dei principali testi in uso nelle università anglosassoni in WEBB, 1972), ma anche dal fatto che, storicamente legato agli sviluppi « neokeynesiani ». il modello è oggi correntemente usato anche dalla scuola monetarista. Cfr. l'ac-cusa a Friedman su questo punto di BRUNNER-MELTZER (1972).

(3) Oltre al tradizionale confronto dei «moltiplicatori» della politica fiscale e della politica monetaria (cfr. DERNBURG-DERNBURG, 1969, pp. 40-42) il

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Ciò nonostante, il modello suscita inevitabilmente gravi perples-sità non solo con riferimento alla sua natura più o meno « keyne-siana », ma anche con riferimento alla sua stessa coerenza interna quando interpretato come modello stock-flusso di equilibrio gene-rale. Più precisamente, sorge il dubbio che le conclusioni (alcune delle quali addirittura paradossali (4)) concernenti gli effetti della politica fiscale derivino da un uso non corretto del modello origi-nario, sia in quanto sono state radicalmente modificate — ancorché implicitamente — le ipotesi fondamentali sottostanti, sia in quanto alcune relazioni concernenti stocks e flussi sono insufficientemente specificate. A conferma della legittimità di tale dubbio sta sia la difficoltà che si incontra qualora si intenda esplicitare le condizioni di equilibrio sul mercato dei titoli (cfr. C H I C K , 1 9 7 3 ) , sia la

consta-tazione che le conclusioni sugli effetti della politica fiscale corren-temente riportate nei libri di testo appaiono dipendere da ulteriori

(implicite) condizioni restrittive concernenti il comportamento degli operatori economici, quale l'esistenza di una « legge di Say » per i titoli (cfr. B . H A N S E N , 1 9 7 0 e A K E R L O F , 1 9 7 3 ) . Ed ancora, l'esplicito

riconoscimento ( M E Y E R , 1 9 7 5 , p. 6 9 ) che le dimostrazioni

concer-nenti gli effetti del modo di finanziamento della spesa pubblica sono possibili soltanto all'analisi periodale, mentre l'analisi con tempo continuo non consentirebbe di cogliere questi stessi effetti, non può che rafforzare il dubbio che molti risultati dipendano da un'impre-cisa specificazione delle relazioni tra stocks e flussi.

In questo lavoro ci proponiamo di riesaminare i fondamenti del modello IS-LM con prezzi fissi, specificandone le relazioni nel tempo

modello IS-LM ha più recentemente costituito la base analitica per la contro-versia sugli effetti di forme alternative di finanziamento del deficit del set-tore pubblico (o di impiego dell'avanzo), problema studiato inserendo nel mo-dello un vincolo di bilancio per il settore pubblico, in analogia al vincolo di bilancio implicito per il settore privato. Cfr. OTT-OTT (1965), OATES (1966),

CHRIST (1967, 1968 e 3969), e STEINDL (1971 e 1974). C o n n e s s a c o n q u e s t o p r o

-blema ed in certo senso suo naturale sviluppo, la tesi dell'« espulsione » < il ed. « crowding out ») della domanda privata da parte della spesa pubblica finan-ziata con emissione di titoli è stata anch'essa dimostrata nell'ambito del

mo-d e l l o IS-LM. C f r . CULBERTSON (1968, p. 463), SPENCER-YOHE (1970), SILBER , (1970), BLINDER-SOLOW (1973), ZWICK ( 1 9 7 4 ) e d a u l t i m o MEYER (1975),

GAM-BAT.E ( 1 9 7 6 ) e PALADINI (1976).

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continuo. In particolare, saranno prese in considerazione due for-mulazioni del modello, quali si incontrano più frequentemente nella letteratura e che differiscono principalmente tra loro per la presenza della ricchezza come argomento della domanda di moneta. Partendo dall'ipotesi che questi modelli siano da interpretare come rappresen-tazione di una situazione di equilibrio simultaneo di stock e flusso sui tre mercati, saranno specificate anche le relazioni omesse in quanto ridondanti, deducendole dalle caratteristiche delle condizioni esplicite e dalle loro implicazioni per i comportamenti degli opera-tori. Si potrà così ottenere per ciascuna versione il modello « com-pleto » anche per quanto riguarda le relazioni che si afferma sono automaticamente soddisfatte dalle soluzioni che soddisfano le rela-zioni del modello iniziale. Sulla base di tali formularela-zioni « com-plete » si cercherà quindi di verificare in che misura sia legittimo includere nei moltiplicatori della politica fiscale gli effetti del modo di finanziamento e studiare l'eventuale « croteding-out ». Infine, si cercherà di verificare se il frazionamento del tempo in periodi finiti di lunghezza unitaria consenta di evitare le difficoltà incontrate nel-l'analisi continua, ed inoltre se i problemi di interpretazione del modello si pongano negli stessi termini.

1.2. L'analisi delle assunzioni implicite nelle diverse versioni del modello IS-LM e delle implicazioni per la politica fiscale può risul-tare notevolmente semplificata se si esplicitano alcune assunzioni sem-plificatrici concernenti i settori ed i comportamenti degli operatori (5).

Esistono tre settori: famiglie, imprese e operatore pubblico. Cia-scun settore è visto come un soggetto singolo al quale vengono rife-rite le funzioni di comportamento senza esplicitare i rapporti mi-croeconomici intrasettoriali.

(1) Settore famiglie: l'elemento caratteristico è la percezione del reddito per il suo intero ammontare; il reddito può essere desti-nato solamente o al consumo o al risparmio. Inoltre, le famiglie non possiedono né fanno funzionare direttamente lo stock di capitale fi sico cosicché la ricchezza da esse accumulata in passato assume

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tanto la forma «li attività finanziarie (monetarie e non-monetarie). Analogamente, il risparmio corrente non può essere impiegato in for-ma diversa dalle attività finanziarie. Le attività disponibili sono ri-dotte a due soli tipi : moneta esterna (emessa dall'operatore pubblico) e titoli (emessi dalle imprese per il finanziamento dell'investimento e dall'operatore pubblico); i titoli sono perpetui (6) e considerati per-fettamente sostituibili tra di loro. Non assume rilevanza la distin-zione tra titoli « esterni » e titoli « interni » al settore privato (fa-miglie e imprese): se la ricchezza è rilevante ai fini della decisione di risparmio (e di consumo) delle famiglie, il risparmio dipenderà dal-l'ammontare complessivo netto di crediti che il settore famiglie vanta verso gli altri due settori (7).

(2) Settore imprese : le imprese possiedono e fanno funzionare lo stock di capitale fisico, e distribuiscono l'intero valore della pro-duzione alle famiglie. Parte della propro-duzione corrente è acquistata dalle imprese stesse per investimento (inclusa la variazione di scorte).

(6) Questa assunzione, scarsamente realistica ma implicita nella mag-gior parte delle formulazioni del modello IS-LM, consente di operare con un unico tasso di interesse nonché di tener conto dell'effetto ricchezza indotto da variazioni del tasso di interesse senza abbandonare la semplicità analitica pro-pria del modello. D'altro canto, la semplificazione può in qualche misura giusti-ficarsi se il tasso di rendimento dei titoli emessi dalle imprese si muove simul-taneamente e parallelamente al tasso di rendimento dei titoli « esterni ». Essa consente inoltre di evidenziare la limitata sostituibilità tra moneta e titoli (fondamentale nel modello) in contrapposizione all'elevata (in questo caso, per-fetta) sostituibilità tra titoli diversi. Cfr. su questo aspetto del modello, TOBIN, 1961, partic. pp. 30-31. Naturalmente, se l'investimento è interamente finan-ziate) con emissione di obbligazioni e tutto il reddito prodotto è guadagnato dalle famiglie, le obbligazioni emesse dalle imprese sono veri e propri titoli di proprietà. Sorge quindi il problema della discrepanza tra il valore corrente del capitale fisico ed il costo del suo finanziamento (cfr. su questo punto Sci-TOVSKY, 1969, pp. 12-15), il cui superamento richiede l'introduzione di mec-canismi artificiosi ed irrealistici (cfr. ad es. PATINKIN, 1965, p. 217, n. 3). Pe-raltro, anche assumendo (cfr. ad es. HORWICH, 1964) che i titoli emessi dalle imprese sono azioni, se queste fossero considerate dai detentori di ricchezza perfettamente sostituibili ai titoli del debito pubblico, l'analisi non ne sarebbe modificata. Ciò potrebbe invece accadere se accanto ai tasso di interesse sui titoli pubblici venisse introdotto un distinto tasso di profitto. Ma in tal caso il modello difficilmente apparterrebbe ancora all'* universo » AelV IS-LM.

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Tali acquisti sono finanziati interamente con iì ricavato monetario (8) del collocamento sul mercato dei titoli di obbligazioni perpetue, omo-genee nella valutazione dei risparmiatori ai titoli del debito pubblico. Si assume inoltre che le imprese non possiedono né scorte monetarie né titoli del debito pubblico (9).

(3) Settore pubblico : l'attività del settore è limitata ad alcune operazioni fondamentali. In primo luogo, vengono prelevate imposte il cui gettito, al netto dei trasferimenti, è dato. In secondo luogo, il settore pubblico opera sul mercato dei beni di nuova produzione sol-tanto come acquirente, finanziando la spesa con imposte e/o con emis-sione di titoli e di moneta. Infine, l'operatore pubblico può effettuare transazioni meramente finanziarie sul mercato dei titoli, acquistando dalle o vendendo alle famiglie titoli del debito pubblico in cambio di moneta (10).

2.1. Nella formulazione più consueta (almeno nella maggior parte dei testi di macroeconomia) il modello IS-LM consiste di due equazioni in due incognite (11) :

( A . l ) y = c (y - t) + i (r) + g (A.2) L (y, r) = Ms

(8) Quest'assunzione circa il finanziamento dell'investimento cosi come le assunzioni relative all'impiego del reddito da parte delle famiglie ed al finanziamento della spesa pubblica, presuppongono ovviamente l'assunzione (presente in tutti i modelli IS-LM) che nell'unità di tempo (istante o periodo finito) possono avvenire più transazioni da parte di ciascun operatore. È chiaro che adottando costruzioni diverse, ad es. nella direzione indicata da OI.OWER

(1967), l'intera analisi dovrebbe essere radicalmente modificata. In tal senso,

c f r . a n c h e TREZZA ( 1 9 7 5 ) .

(9) Anche questa assunzione, assai poco realistica, ha il solo scopo di semplificare al massimo le espressioni. Nulla cambierebbe se si ipotizzasse ad es. che le imprese possiedono scorte monetarie ed anno una domanda di mo-neta per scopo di transazioni proporzionale al livello di produzione, o una do-manda di titoli « esterni » al settore privato nel suo complesso (cfr. per un'ana-lisi basata su quest'ultima assunzione, B. HANSEN, 1970, pp. 134-137).

(10) Questo tipo di transazione modifica la composizione ma non il li-vello della « ricchezza privata ».

(11) Le condizioni A.l e A.2, ovviamente, derivano per sostituzione dal seguente sistema di equazioni :

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ft assunto che esista una sola soluzione per y ed r economica-mente significativa, per i dati valori dei parametri. Il modello inoltre è interpretato come di equilibrio simultaneo sui tre mercati: il mer-cato delle merci (al quale si riferisce la A.l e la curva IS che ne è la rappresentazione grafica), il mercato della moneta (al quale si ri-ferisce la A.2 e la curva LA/"), ed il mercato dei titoli la cui condi-zione di equilibrio (e la relativa curva BB nella rappresentacondi-zione grafica), in applicazione della legge di Walras, è omessa in quanto di-1

pendente dalle altre due (cfr. ad es. S M I T H , 1 9 7 0 , tr. it., p. 3 3 3 ) .

dì tratta ora di specificare le relazioni implicite, ridondanti, in modo da ottenere il modello « completo » di tutte le relazioni, di stock e di flusso, sui tre mercati. A tal fine è necessario analizzare detta-gliatamente le caratteristiche delle condizioni A.l e A.2 nonché le particolarità di comportamento che esse implicano, in modo da po-terne poi « dedurre » le relazioni omesse.

2.1.1. Considerando in primo luogo le funzioni del risparmio (12) e dell'ili vestimento quali compaiono nella A.l, è chiaro clie nel mo-dello questi flussi (13) non svolgono il ruolo di « flussi di adegua-mento » (14) rispettivamente dei livelli effettivi della ricchezza delle

(8) M' = M' ( 9 ) M * = M '

dove c è il consumo, yd il reddito disponibile, y il reddito nazionale, t il gettito

delle imposte, i l'investimento, r il tasso di interesse, y la spesa pubblica per beni e servizi, .1/'' lo stock di moneta domandata ed M' lo stock di moneta of-ferta. 11 gettito dell'imposta e la spesa pubblica per beni e servizi sono assunti e g s e r e esogenamente determinati. Lo stock di moneta offerta è dato nell'istante considerato.

(12) Data la definizione di risparmio come reddito disponibile non con-sumato, la funzione del risparmio si ricava immediatamente dalla funzione del consumo. In questa versione del modello IS-LM avrà quindi la forma

8 = a (y — l)

(13) È necessaria una precisazione terminologica preliminare. Il termine « flusso » viene spesso limitato a fenomeni che coinvolgono più o meno diretta-mente la creazione o la distruzione delle merci e delle attività finanziarie. Cfr. ad es. MOORE (1968, cap. 5). Cosi si parla di «flussi» ad es. per la produ-zione corrente e per il consumo, mentre questo termine non viene usato per indicare l'offerta corrente sul mercato di una parte di scorte precedentemente accumulate. Viceversa, in questa-sede, ci si atterrà alla definizione più ampia, la quale fa esclusivamente riferimento alla dimensione temporale delle gran- . dezze. Cfr. per questo tipo di definizione, ad es. AXLBN (1967, pp. 2-4) e ACKLET

( 1 9 6 1 , p. 6).

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famiglie e del capitale fisico delle imprese ai corrispondenti livelli desiderati o ottimali. Il comportamento rilevante è l'attività di addi-zione agli stocks, presa in se stessa, mentre la relaaddi-zione che lega il livello esistente dello stock ed il suo ritmo di crescita con il livello desiderato non compare nel modello (15). Pertanto, sul mercato delle merci, i flussi di domanda per consumo e per investimento svolgono un ruolo strettamente analogo: ciò che conta sono i beni di nuova produzione domandati (16). Ma i flussi di risparmio e investimento, visti nella A.l sotto il profilo « reale », hanno anche necessariamente una controparte finanziaria (17) ; la decisione di quanto investire e

si traduca in un flusso di domanda o (li offerta sul mercato. Questo flusso, mediante il quale si cerca di eliminare lo squilibrio di stock viene qui chia-mato « flusso di adeguamento » e corrisponde all'* investimento » nella termi-nologia <11 BUSHAW-CLOWER (1957, partic, p. 16 ss.). La relazione tra squili-brio di stock e «flusso di adeguamento» viene correntemente espressa come:

= / (D - 8) / (0) = 0 e /' > 0

ovvero in forma lineare come:

» " = a (D - 8) l;> a > 0

dove D è la domanda di stock, S lo stock esistente e ari il flusso di adeguamento Da questa formulazione appare altresì il ruolo cruciale del e assunzioni irca la velocità di aggiustamento (che si riflette nel valore di a), anche ai fini del ripò di « t e o r i a » più appropriata. Il fatto che sui mercati compaiono soltanto 1 flussi è estremamente importante e non sempre debitamente considera^ Se infatti uno squilibrio di stock esiste ma non è in grado di manifestorsi sul mercato attraverso nn flusso di adeguamento, esso è irrilevante ai fini del-l'equilibrio sul mercato.

(15) Vale a dire, vi è una « teoria di flusso » sottostante, nel senso che la funzione di « adeguamento »> dei rispettivi stocks s v o l ^

l'investimento viene ignorata, mentre è d ^ U ^ d r t a s R ^ dUnterLse Natu tra i livelli dei flussi e rispettivamente il reddito ed il / ^ e r e s s e ^ N a t u Talmente l'adozione di una « teoria di flusso » presuppone che il comporta-meli riT degli operateci interessati (in questo caso famiglie e imprese, sia meglio i n terpre talli le se definito in termini di «flussi desiderati » più che non di «fi-velli desiderati » degli stocks. Il fatto spesso sottolineato (ad es. 1 ATINKIN, I958) c h e u n a stessa ipotesi può essere Indifferentemente espressa in termini di stocks o f f i flussi netti in un periodo, essendo questi ultimi semplicemente la differeiiza tra Hivelfi degli stocks alla fine e all'inizio,lei perù,do n R i l e -vante in questo senso. Qui in realtà è un problema di ipotesi alternat ve di comportamento : la scelta non è tra due cq.n va enU formifiaz oni de t po z = / (x) e i = 7' (x), dove z ha la dimensione di stock e « è il suo tasso di va

riazione imi tempo, ma tra due diverse « teorie, » e * ' *) e ^ = Su questo punto, cfr. K L E I N ( 1 9 6 5 , pp. 1 3 9 - 1 4 0 ) , MOORE ( 1 9 6 8 , pp. 1 1 9 - 1 - 1 )

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di quanto risparmiare è anche decisione di offrire o domandare sui mercati finanziari. Da un lato, infatti, la decisione di investire da parte delle imprese è anche decisione di finanziare l'investimento, cioè — date le assunzioni semplificatrici — di emettere titoli per quel medesimo importo. Dall'altro lato, la decisione di non consumare una parte del reddito disponibile è al tempo stesso decisione di accumu-lare ricchezza (finanziaria, date le assunzioni) per il medesimo im-porto (18).

Per quanto riguarda il settore pubblico, il suo comportamento è definito nella A.l semplicemente come domanda di beni e servizi, eso-genamente determinata, e come gettito dato dell'imposta (in assenza o al netto di trasferimenti). Anche il saldo di questi flussi ha però una controparte finanziaria : la spesa pubblica non finanziata con im-poste dovrà essere necessariamente finanziata con emissione di titoli del debito pubblico e/o di moneta (19). In termini molto generali, si può assumere che l'entità di questi flussi finanziari sia anch'essa de-terminata esogenamente, quale espressione delle decisioni di politica monetaria (20).

(18) La controparte finanziaria dell'investimento e del risparmio può es-sere esplicitata aggiungendo al modello (nota 11) due identità :

(10) i n bg

e

(11) s=bd + md

dove è il flusso di emissione di nuovi titoli da parte delle imprese, >/' il flusso di domanda di titoli ed tu' il flusso di domanda di scorte monetarie. La (11) è espressa in forma molto generale, non potendosi escludere che le famiglie intendano impiegare parte del risparmio in forma monetaria. Si vedrà in seguito che la forma della domanda di stock per la moneta implica, con equilibrio di stock, che : s ss bd.

(19) li riconoscimento della controparte finanziaria della spesa pubblica comporta l'introduzione di un « vincolo di bilancio » per il settore pubblico

(cfr. gli autori citati nella nota 3) del tipo :

(12) g - l = to' + 6a« m', bt> § 0

dove TO' e 6/ sonò rispettivamente i flussi di cerazione di nuova moneta e di emissione di titoli da parte del settore pubblico.

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2.1.2. La seconda condizione di equilibrio del modello, A.2, ri-guarda lo stock di moneta, il quale — a differenza di quanto accade per il capitale fisico nella funzione dell'investimento e della ricchezza nella funzione del consumo — è oggetto di una scheda di domanda (di stock). Ciò che rileva in ogni istante non è quindi il flusso di ac-crescimento di uno stock che potrà in un futuro più o meno lontano raggiungere un livello ottimale, ma la relazione tra stock desiderato e stock esistente. Non appartiene all'insieme delle possibili posizioni di equilibrio ogni situazione in cui lo stock esistente non coincida con lo stock desiderato.

La scheda di domanda di stock per la moneta può essere speci-ficata in modi diversi, ma è fondamentale ai fini della « teoria » sot-tostante il fatto che la ricchezza 11011 compare tra gli argomenti della funzione. Ciò presuppone l'assunzione implicita che gli operatori eco-nomici (nel nostro caso le famiglie) nel loro complesso desiderano pos-sedere, per ogni coppia di valori del reddito nazionale e del tasso di interesse, un certo livello assoluto di scorte monetarie indipendente dal livello della ricchezza di cui essi effettivamente dispongono (21).

Il comportamento implicito dalla specificazione della domanda di moneta non può inoltre essere considerato disgiuntamente dal com-portamento implicito nella specificazione della funzione dei risparmio. Quest'ultima, come si è detto, non è una funzione di reazione allo squilibrio dello stock di ricchezza, ma definisce un flusso in senso stretto, compatibile con l'equilibrio statico anche per valori diversi da zero. Pertanto, trovandoci in presenza di un flusso di risparmio maggiore di zero ed al tempo stesso di una domanda di moneta in-dipendente dallo stock di ricchezza disponibile in quello stesso istante, il comportamento delle famiglie deve necessariamente essere interpre-tato in questo modo: pur non avendo ancora realizzato il livello ot-timale o desiderato della loro ricchezza (22), le famiglie intendono disporre subito del livello ottimale (in senso assoluto e non relativa-mente alla ricchezza esistente) di scorte monetarie, lasciando invece

(21) Formalmente, ciò significa elle Lw = 0 dove L,, è la derivata

par-ziale della domanda di stock di moneta rispetto allo stock di ricchezza esi-stente llr. In termini economici, ciò significa che ipotizzando una variazione istantanea di ricchezza, lo stock domandato di moneta resterebbe inalterato. È questa particolarità che B. HANSEN (1970, p. 136) ha chiamato « legge di Say» per i titoli, con riferimento al modello di KLEIN (1966).

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al risparmio ii compito di « adeguare » progressivamente nel tempo la componente non monetaria del portafoglio, finché appunto anche questa componente diventerà ottimale. Questa interpretazione è im-plicata dal fatto che se la domanda di moneta è insensibile ad una variazione istantanea nello stock di ricchezza, sarà tale anche alla variazione della ricchezza nel tempo. Pertanto in condizioni di equi-librio dello stock monetario, tutto il flusso di risparmio si tradurrà automaticamente in domanda sul mercato dei titoli (23). Dalla for-mulazione della scheda di domanda di moneta si deduce quindi che le famiglie attribuiscono alle scorte monetarie una posizione partico-lare nell'ambito del portafoglio e che il loro comportamento è asim-metrico nei confronti rispettivamente della moneta e dei titoli (21). Si deve altresì notare che questa particolarità può trovare una sod-disfacente giustificazione nell'ambito di una teoria che spieghi la do-manda di moneta in termini esclusivamente di motivo delle transa-zioni (25), mentre è assai meno coerente con un'impostazione che

sot-(23) In simboli, per ogni coppia di valori (y*, r*) tali da soddisfare la A.2, la (11) diviene:

s (y\ r') = bd e md (y', r*) = 0

Questa peculiarità del modello corrisponde alla «legge di Say» per i titoli quale individuata da AKERLOF (1973, partic. pp. 115-118). Mi pare che la « legge di Say » quale definita da B. HANSEN (1970) implichi e sia implicata dalla

d e f i n i z i o n e d i AKERI.OF. Contro,, COSTA (1975, p. 223).

(24) Se si considera infatti l'evoluzione nel tempo della composizione della ricchezza, supponendo che il sistema si mantenga in equilibrio con red-dito ,/* e tasso di interesse r*, si vede che la quota dei titoli nell'ambito del totale va continuamente crescendo, dato che tutto il risparmio s* viene im-piegato in titoli, mentre la componente monetaria resta invariata come livello.

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comporta-tolinei il ruolo della moneta come riserva di valore e come attività finanziaria alternativa rispetto ai titoli (26),

2.1.3. Alla luce di queste considerazioni è ora possibile specifi-care completamente le condizioni omesse in quanto automaticamente soddisfatte dalle soluzioni del modello A.1-A.2. Come si è visto, le con-dizioni « esplicite » sono rispettivamente la condizione di flusso per il mercato delle merci (A.l) e la condizione di stock per la moneta (A.2). Si tratterà quindi di specificare la condizione di stock per i ti-toli e le condizioni di flusso per moneta e titi-toli. Non si pone invece il problema di specificare una condizione di stock per le merci dal momento che — come si è detto — la funzione dell'investimento è basata su una « teoria di flusso » e nessun ruolo è attribuito, nel-l'« universo » delVIS-LM ad eventuali stocks di merci precedentemente accumulate.

Dato il vincolo di bilancio di stock (27) al quale sono assogget-tati in ogni istante gli operatori (28) e dato il modo in cui è

specifi-mento implicata dalla legge di Say per i titoli non è contraddetta dall'inseri-mento del tasso di interesse quale determinante di Md, se si accetta ad es. la «teoria delle scorte» di BAUMOL (1952) e TOBIN (1956) per la domanda di moneta.

(26) Un'impostazione che pur specificando la domanda di moneta nella forma (7.a) non comporta necessariamente queste implicazioni è quella di MCKINNON (1969) in quanto lo stock di ricchezza al quale quel modello fa riferimento è non già lo stock esistente in un qualsiasi istante, ma quello otti-male realizzato il quale cessa ogni risparmio. Lo stock di ricchezza è quindi anch'esso un'incognita e l'equilibrio del modello si riferisce soltanto allo stato stazionario (anche se il modello è definito dall'autore « di breve periodo »). Lo stock di moneta domandato, perciò, si riferisce sempre esclusivamente a quel particolare livello di ricchezza, e dipende solo dal reddito ed al tasso di inte-resse. Cfr. JONES (1969, partic. pp. 253-255). Non ci soffermeremo tuttavia su questo modello dal momento che, per effetto dell'impostazione generale del problema (in termini di stati stazionari), la « t e o r i a » sottostante alle fun-zioni del consumo e dell'investimento è una « teoria di stock » e non di flusso, né la funzione della spesa svolge alcun ruolo se non al di fuori dell'equili-brio : il modello pertanto non può essere considerato come una versione del modello IS-LM.

(27) Il vincolo di bilancio di stock, al quale in ogni istante sono assog-gettati gli operatori (nel nostro caso, soltanto le famiglie), avrà la forma : (13) M" + B" = W

dove lo stock di ricchezza, li', è definito come : (14) W = M' + + BS

e dove Md e Bd sono gli stocks di moneta e titoli domandati, M" lo stock di

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cata la domanda di moneta in questa versione del modello, la fun-zione di domanda di stock per i titoli può essere ottenuta agevolmente nella sua forma più generale : essa avrà come argomenti, oltre al tasso di interesse ed al reddito, anche il livello della ricchezza con la par-ticolarità che la derivata parziale della funzione fatta rispetto alla ricchezza sarà sempre uguale all'unità (29).

Pertanto, la condizione di equilibrio di stock per i titoli avrà la forma :

( A . 3 ) B (y, r, W ) = Bf + B2° Bw sa 1 .

Partendo sempre dalle relazioni di cui consiste questa versione del modello IS-LM e dalle implicazioni che a nostro avviso ne

deri-cbe tutti i titoli abbiano rendimento nominale unitario (e quindi il loro prezzo sia il reciproco del tasso di interesse), il valore dello stock di titoli offerto sarà: (15) B , ' + B p = (N1 + N,) (1 Ir).

Pertanto anche TV, quale definito dalla (14) sarà funzione di r. Sul vincolo di bilancio di stock, cfr. anche MAY (1970, pp. 2-4) e MEYER (1975, pp. 67-68). (28) Con maggior grado di generalità si potrebbe porre come vincolo soltanto che la somma delle domande di stock non può eccedere TV. L'assun-zione di stretta uguaglianza presuppone che il problema fondamentale nei mo-delli IS-LM della coesistenza di una domanda di stock e di una domanda di flusso (che in realtà è accrescimento dello stock nel tempo) sia risolto in ter-mini statici separando l'aspetto concernente il livello di IV" dal problema della sua composizione. La logica generale sottostante in sintesi è che le famiglie hanno come obiettivo ultimo un livello ottimale di ricchezza TV (comunque spe-cificato) nei confronti del quale il risparmio corrente si pone quale strumento per colmare nel tempo il divario (TV — TV); ma le famiglie hanno anche una precisa scheda di preferenze quanto alla composizione di TV : date le assun-zioni sulla diversa velocità di aggiustamento del livello rispetto alla composi-zione, in ogni istante le famglie « hanno il controllo della composizione ma non del livello » dello stock. L'adeguamento del livello avverrà nel tempo, attra-verso il risparmio. Ora, una diseguaglianza (Md -f lì") < esprime l'intenzione

di sostituire attività finanziarie con consumo corrente («risparmio negativo»): è una situazione esattamente simmetrica a quella considerata per il risparmio positivo. La separazione del problema del livello di TV rispetto al problema della sua composizione si realizza in entrambi i casi attribuendo alla fun-zione del consumo il compito di « catturare » la relafun-zione concernente l'adegua-mento nel tempo del livello di ricchezza, mentre il vincolo (13) attiene alla composizione e, per cosi dire definisce il confine delle schede di domanda di stock per moneta e titoli, dato TV. Nel caso specifico della versione A.l - A.2 del modello IS - LM, si può addirittura affermare che non c'è sostituibilità tra con-sumo e attività finanziarie, dato che TV non compare nella (l.a) della nota 11.

S u q u e s t i p r o b l e m i c f r . a n c h e CHICK ( 1 9 7 3 ) e JONES ( 1 9 6 9 ) .

(29) La funzione di domanda di stock per i titoli avrà la forma : (16) B* = B (y, r, W);

dato che derivando rispetto a W la identità (13) si ottiene Lw + Bw = 1, cioè una della c.d. « adding-up conditions » (cfr. BRAINARD TOBIN, 1968), e dato che la (7.a) implica (cfr. nota ;5): Lw = 0, avremo che Bw = 1 . Questa

particolarità è la «legge di Sav » per i titoli secondo la definizione di B.

(31)

— 1 8 9 ~

vano (supra, par. 2.1.1 e 2.1.2), dobbiamo ora esplicitare le funzioni di domanda e offerta (di flusso) sul mercato dei titoli e sul merca-to (30) della moneta, e le condizioni di equilibrio su questi due mer-cati (31). Tale specificazione è molto importante poiché a rigore la legge di Walras fa riferimento soltanto agli « eccessi di domanda sui mercati » (cioè alle condizioni di flusso) (32). Per quanto riguarda la moneta, la funzione di domanda di stock, in questa versione del

mo-dello, è tale che con equilibrio di stock tutto il risparmio corrente si dirige verso il mercato dei titoli cosicché la domanda di flusso di scorte monetarie avrà necessariamente natura di « flusso di adegua-mento » ed assumerà valori diversi da zero solo quando non sia sod-disfatta la condizione A.2 (33). Sul lato offerta, il flusso di creazione

(30) Benché non esistano uno o più luoghi specifici dove avvengono le transazioni aventi per oggetto la moneta, ma la cessione (acquisizione) di mo-neta sia, in un'economia momo-netaria, la necessaria controparte dell'acquisto

(cessione) di merci o titoli (cfr. CLOWER, 1967), non pare se ne possa negare la natura di mercato, né il fatto che in generale la moneta sia domandata con l'intenzione di successivamente o immediatamente cederla in cambio di merce o titoli non mi pare possa costituire un argomento per invalidare la « legge di

WALRAS » .

(31) Per quanto riguarda le merci, domanda e offerta sul mercato sono compiutamente specificate nelle relazioni (l)-(6) sottostanti alla condizione di equilibrio A.l.

(32) L'applicazione della « legge di WALRAS » (derivante direttamente dal-l'aggregazione dei vincoli di bilancio degli operatori ed esprimente la condi-zione basilare di coerenza interna) non appare cosi immediata nel caso in cui alcune variabili abbiano dimensione di stock, dal momento che sono definiti due tipi di domanda : una domanda di flusso sul mercato ed una domanda di stock, intesa come quantità che il soggetto desidera detenere per ogni insieme di valori delle variabili delle quali la domanda di stock è funzione. Tuttavia, l'esistenza di una diretta relazione tra stocks e flussi (eventuali squilibri di stock sono rilevanti per i mercati solo nella misura in cui si manifestano come « flussi di adeguamento », addizionali rispetto ai flussi in senso stretto quali sarebbero presenti anche in caso di equilibrio di stock - cfr. nota 14) rende applicabile la legge ai modelli stock-flusso esattamente come nei mo-delli puramente di flusso, La somma degli eccessi di domanda ai quali fa rife-rimento include esclusivamente i flussi sul mercato (e non già gli eccessi di domanda di stock), cosicché la tesi dell'inapplicabilità della legge di Walras sostenuta da MEYER (1975, pp. 67-68) in base all'eterogeneità dimensionale degli eccessi di domanda appare dipendere dalla mancata osservazione del modo in cui eventuali eccessi di domanda di stock possono manifestarsi sul mercato.

(33) Cioè :

(17.a) m" = a [L (y, r) — Ms] 0 < a < 1; 0 dove m" è il flusso di domanda di scorte monetarie derivante dallo squilibrio di stock, e

(18.a) m ' = M '

(32)

— 1 9 0 —

I

di moneta non può che provenire dal settore pubblico; tuttavia, dalle relazioni sottostanti le condizioni « esplicite » di equilibrio A.l e A.2 non si possono trarre indicazioni circa le determinanti di questo flusso. Assumiamo pertanto, per il momento, che il flusso di offerta di neta sia esogenamente determinato, quale risultato della politica mo-netaria.

Infine, per il mercato dei titoli, abbiamo sul lato domanda il ri-sparmio corrente nella misura in cui non viene impiegato per colmare un eccesso di domanda di stock di moneta (34) e sul lato offerta l'in-vestimento privato (interamente finanziato con emissione di titoli, per assunzione) ed il flusso di creazione netta da parte del settore pubblico (anch'esso assunto per ora esogenamente determinato, sotto il vincolo di bilancio per il settore).

Completamente specificato nelle relazioni concernenti sia i flussi sia gli stocks il modello IS-LM consisterà pertanto in questa versione delle seguenti condizioni di equilibrio statico :

(A.l) y = c (y — t) + i{r) + g (cond. di flusso; merci) (A.2) L (y,r) — M" (cond. di stock; moneta) (A.3) B (y, r, W) = Bf + B2S (cond. di stock; titoli) (35) (A.4) oc [L (y, r) — Ms] = in8 (cond. di flusso; moneta)

(A.5) s (y - i) - a [L (y, r) - M°] = i (r) + b2s

(cond. di flusso; titoli) (36). 2.1.4. Prima di analizzare quali implicazioni possano derivare dalle considerazioni precedenti per la politica fiscale, è utile a questo punto percorrere brevemente a ritroso il ragionamento, partendo dal modello A.1-A.5 per arrivare alla formulazione ridotta alle sole con-dizioni di equilibrio A.1-A.2. È di immediata evidenza che da un lato una delle condizioni di stock è direttamente derivabile dall'altra (37) e che dall'altro lato una delle condizioni di flusso può essere omessa

(34) Dato infatti il vincolo (11) s = bd + « ' , la domanda delle famiglie

sul mercato dei titoli sarà :

b* = s - a [M* - M'], 0 < a < 1. (35) Naturalmente B'„ B', e TV non sono dati, ma dipendono da r. Cfr. nota 27.

(36) La forma della A.5 deriva immediatamente dalla sostituzione nel-l'identità (11) (cfr. nota 18) della forma specifica di md implicata dalla «legge di Sav » per i titoli (cfr. nota 33).

(33)

— - 1 9 1 — •

in base alla legge (li Walras (38). Pertanto il modello si riduce a tre equazioni indipendenti (e non a due sole), ad es. A.l, A.2 e A.l se si segue la consuetudine di omettere le relazioni relative ai titoli; le incognite sono due: il reddito ed il tasso di interesse.

Sebbene l'uguaglianza del numero delle equazioni e del numero delle incognite non sia condizione né necessaria né sufficiente per l'esi-stenza di una ed una sola soluzione, in questo caso l'esil'esi-stenza di una soluzione che soddisfi le tre equazioni può ritenersi casuale. Due equa-zioni (la A.2 e la A.l) infatti presentano quale membro a destra gran-dezze date (cioè Ms e ms)\ la A.2 richiede che la soluzione di equi-librio renda uguale la domanda di stock di moneta (funzione di y e di r) allo stock esistente (dato nell'istante), mentre la A.l richiede che il flusso di domanda sul mercato monetario (funzione di y e di r) sia uguale a ms, che a sua volta è determinato esogenamente (frutto

della decisione di politica monetaria). Pertanto, se la soluzione che soddisfa la A.l e la A.2 (per un dato Ms) per caso soddisfa anche la A.3 (per un certo valore di ms), è evidente che tale soluzione non

esisterà più per valori diversi di ms (deciso dall'autorità monetaria).

Si può quindi presumere che in generale il modello A.1-A.5 non am-mette soluzioni economicamente significative.

Questo risultato paradossale appare però immediatamente imputa-bile all'assunzione, ragionevole ma non ricavaimputa-bile nè dalla A.l nè dalla A.2, che m8 possa essere diverso da zero. Se infatti alternativamente

si assume m8 = 0, cioè che il deficit di bilancio è sempre interamente

finanziato con emissione di titoli (39), anche la A.4 risulta ridondante. Mi pare si possa pertanto argomentare che, nella misura in cui il mo-dello A.1-A.2 è detto di equilibrio simultaneo di stock e di flusso sui tre mercati e si assume come normale l'esistenza di una soluzione eco-nomicamente significativa, non solo si attribuiscono agli operatori quel-le particolarità di comportamento che si deducono dalla forma delquel-le

(38) Una delle condizioni è infatti una combinazione lineare delle altre due. Se si fa ad es. riferimento all'eccesso di domanda sul mercato monetario, definito come :

em s md — m'

dove TO'1 = a [L (y, r) — Ms],

esso risulta sempre necessariamente uguale alla somma degli eccessi di offerta sugli altri due mercati, come si ricava immediatamente dalla A.l e A.5, tenuto conto del vincolo (12) (cfr. nota 19).

(39) Vale a dire, il vincolo (12) assume la forma:

(34)

— 1 9 2 —

I

funzioni esplicite, ma altresì si assume implicitamente che il flusso cor-rente di ereazione di moneta sia sempre uguale a zero (40).

2.1.5. È altresì opportuno, a questo stadio, verificare la validità dell'affermazione corrente nelle presentazioni grafiche del modello se-condo la quale la A.l è rappresentata dalla curva 18, la A.2 dalla LM, mentre la terza curva, BB, viene omessa per effetto della « legge di Walras » (41). Alla luce delle considerazioni precedenti, appare vice-versa che sono possibili due interpretazioni (42) :

(a) la BB rappresenta graficamente la condizione di equilibrio di stock per i titoli, A.3. In tal caso essa non ha in comune con la

LM soltanto il punto in cui questa interseca la 18, ma coincide to-talmente con la LM (43) ;

(6) la BB rappresenta la condizione di equilibrio dei flussi sul mercato dei titoli, A.5. In tal caso soltanto, la BB è distinta dalla

(40) A conferma si può anche addurre il fatto che, comportando questa assunzione rilevanti limitazioni nell'analisi della politica fiscale, non ci sarebbe motivo perché anche le trattazioni più accurate introducano la politica fiscale e la politica monetaria soltanto in forme compatibili con questa assunzione, se l'assunzione stessa non fosse presente. In particolare, se i correnti manuali di macroeconomia non escludessero implicitamente il finanziamento monetario del deficit di bilancio, non ci sarebbe ragione di presentare il moltiplicatore della politica monetaria non già come dy/dm', ma soltanto come dy/dM', il che lo rende (in quanto relativo ad una variazione nel livello dello stock) non con-frontabile con il corrispondente moltiplicatore dy/dg. E ciò vale a maggior ragione per i modelli di economia aperta con movimento di capitali (visto come flusso) che si propongono l'analisi dell'equilibrio interno ed esterno, senza poter integrare questo flusso nella determinazione dei valori di equilibrio di y od r. Cfr. per questo tipo di critica ad es. FLOYD (1969, partic. 472-473).

(41) Cfr. ad es. SMITH (1970, tr. it. p. 333). La curva BB avrebbe in comune con la IS e la LM solamente il punto in cui queste si intersecano ; ogni altro suo punto sarebbe tale che la somma degli eccessi di domanda (diversi da zero) sul mercato delle merci (eccesso di flusso) e sul « mercato » monetario

(in realtà eccesso di stock) è zero. A ciò si può obiettare che la legge di WALRAS fa riferimento agli eccessi di domanda sui « mercati » e quindi solamente a grandezze di flusso e che solo in tale ambito la sua validità è difficilmente con-testabile. mentre non è dimensionalmente corretto sommare eccessi di domanda di stock e di flusso.

(42) Per completezza si potrebbe altresì menzionare una terza possibile interpretazione: la BB rappresenta il luogo del punti di possibile equilibrio tra domanda e offerta di flusso di « nuovi titoli » (cioè escludendo il « flusso di adeguamento dello stock ») indipendentemente dalla situazione degli stocks. Cfr. ad es. le curve S„ e D„ del grafico 23 di LUTZ (1967. p. 167). In tal caso, tenuto conto delle restrizioni di comportamento implicite nella « t e o r i a » sotto-stante alla domanda di stock per la moneta, ed in particolare della «legge di SAY » secondo la definizione di AKEKLOF, 1973, e se vale l'assunzione m' = 0, la BB non ha in comune con la IS soltanto il punto in cui questa interseca la

LM, ma coincide totalmente con la IS, della quale rappresenta la controparte finanziaria.

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