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Rivista di storia economica. A.02 (1937) n.3, Settembre

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Academic year: 2021

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(1)

'Jld titc u d i MMiCU

£ 4 0 4 t ù 4 n U O f

difetta da Jluigi Einaudi

Direzione: Via lamarmora, 60- Torino. Amminislrazione: Giulio Einaudi editore. Via Arcivescovado, 7 - Torino — Abbonamento annuo per I' Italia L. 40. Estero L. 50. Un numero L. 12.

Anno II - Numero 3 - Settembre 1937 - XV

Riccardo Bachi: Una pagina di storia bancaria italiana Pag. 209 Mario Einaudi: La collaborazione del Conte di Cavour

al "R isorg im e nto ,,... » 247

NOTE E RASSEGNE:

Luigi Einaudi: Dell'autarchia, della mortalità e di altre

variazioni recenti dell'economia italiana narrate da c o n te m p o ra n e i... » 269

Luigi Einaudi: Delle origini economiche della grande

guerra, della crisi e delle diverse specie di piani . » 277

Mario de Bernardi : A p p u n ti...» 289

TRA RIVISTE ED ARCHIVI:

Antonio Fossati: Storia economica dopo l'in izio del

(2)

D

in Milano dopo la caduta del dominio napoleonico; assai meno conosciuta è l’opera sapiente rivolta al riordinamento dell’amministrazione finanziaria del regno italico. I l Prina fu per /' Italia quel che il conte Mollien ed il duca d i Gaeta ( Gaudi») per V impero francese. Ma questi lasciarono dell’opera propria memorie insigni, laddove d i Prina per lunghi anni tutto fu dimenticato. A i tentativi recenti d i illu­ strarne la figura Riccardo Bachi aggiunge un contributo ragguardevole con lo studio fondamentale che qui si pubblica intorno ai suoi sforzi d i istituire anche tra noi una banca centrale d i emissione sul tipo delia Banca d i Francia. Il tentativo allora naufragò sovratutto per l ’opposizione dell’ambiente economico impreparato; ma francava la pena d i rimetterlo degnamente in luce.

Sulla collaborazione del conte d i Cavour al giornale « II Risorgimento » da lui fondato e per alquanto tempo diretto non sono state fatte ricerche esaurienti. Le sillogi d i articoli pubblicate si limitano quasi esclusivamente al tempo nel quale Cavour era stato l'effettivo direttore del giornale, supponendosi che in seguito, colla sua entrata nel ministero d ’Azeglio, ¡a collaborazione fosse cessata. Una indagine condotta da Mario Einaudi sulla raccolta del Risorgimento e su altre fonti ha con­ sentito d i crescere da 84 a 140 il numero degli articoli che si possono con sicurezza attribuire al Cavour. La bibliografia che qui si pubblica è dunque un contributo notabile alla conoscenza del pensiero e dell’atteggiamento d i lui. In essa si segnalano numerosi articoli d i carattere economico e si dà notizia del loro contenuto.

Nella rubrica N ote e Rassegne, g li appunti d i fina e pungente erudizione di Mario D e Bernardi chiariscono, fra l'altro, curiosi giudìzi d i scienziati e d i popolani (su Cavour affamatore del popolo) o ricordi interessanti (giudizio d i Pareto su Mussolini).

Il direttore della rivista scrive due lunghe recensioni, le quali sono in sostanza riflessioni su problemi d i storia contemporanea. Cominciano a venire alla luce serie pubblicazioni nelle quali si fa la storia dell’ultimo quindicennio : l ’Accademia dei Lincei, la Università commerciale Bocconi e la Università cattolica milanese a gara hanno dato alla luce importanti sillogi d i studi riflettenti il recente passato italiano. N el renderne criticamente conto, il recensente fa alcune riflessioni sue sui falli più caratteristici: autarchia, mutamento del mercato finanziario, passaggio delle im­ prese dal tipo privato al tipo pubblico; rialzo dell'età mediana dèi morti.

\

"

/

(3)

Su talune frasi fatte correnti: — la grande guerra ebbe cause economiche; la crisi mondiale fu dovuta a mancanza d i piani; l’organizzazione d i concorrenza non è un piano — attira invece l ’A . nell’esame critico d i libri del Robbins e del Ropke. Il quesito posto è: la verità storica non è invece opposta? N on si dovrebbe invece scrivere: la grande guerra non ebbe cause economiche; i troppi piani favorirono la crisi; il tipo concorrenziale è il più perfetto dei piani? La nostra rivista, che è d i critica storica, non vuole risolvere i tormentosi problemi: li pone.

La rubrica Tra Riviste ed Archivi è dedicata questa volta da Antonio Fossati agli articoli d i storia economica relativi agli ultimi due secoli.

1° dicembre

LUIGI EINAUDI

i

MITI E PARADOSSI

DELLA GIUSTIZIA TRIBUTARIA

Un volume in 8° dello Collezione "Problemi Conlemporonei„ t. 15

£ un libro di vivacissima critica contro le parole che paiono corpo e sono

ombre che il vento agita e travolge; ma prima hanno sconvolto la pubblica

finanza. Quasi tutte queste parole hanno origine oltremontana; e l’autore

le critica ricorrendo alla sapienza della dottrina e della pratica nostra

italiana.

Forse i capitoli più suggestivi sono quelli nei quali l’autore analizza le

singolari eleganze del debito pubblico e la sua attitudine a mobilizzare e

rendere negoziabile l’uomo persona fisica; o dimostra la impossibilità logica

di repartire l’imposta sulla base della valutazione dei saldi contabili di

bilancio. Il libro si chiude con il tentativo di rispondere alla domanda

paradossale: esiste l’imposta? La risposta è: sì, se l’imposta è mal distri­

buita e sovratutto incerta. In uno stato perfetto invece, l’imposta non è un

onere, ma cresce, oltrecchè la potenza dello stato, il reddito dei contri­

(4)

DUFF COOPER

T A L L E Y R A N D

Un volume in 8° della " Biblloleca di Culture Storica „ L. 25

Il primo Lord dell’Ammiragliato è anche un fine scrittore e uno storico

acuto. Queste doti erano indispensabili per avvicinarsi alla figura enigma­

tica di Talleyrand senza cadere nei facili effetti della trivialità romanzata.

P. E. SANTANGELO

MASSIMO D’AZEGLIO

MORALISTA E POLITICO

Un volume in 8° della " Biblioteca di Culture Storica „ L. 20

Massimo d’Azeglio non ha mai disgiunto la sua attività di uomo politico,

fra i più notevoli del nostro Risorgimento, dalla missione di educatore

morale della nazione a cui si sentiva portato. Il Santangelo, in un’esposi­

zione documentata e pur vivace, ha cercato di tratteggiarne l’esistenza di

uomo pubblico, senza mai disgiungere i due aspetti, che s’inverano a vi­

cenda.

Nessuna biografia dell’Azeglio ne fa intendere meglio l’importanza singo­

lare nella storia del nostro paese.

\

(5)

In preparazione

FRANK THIESS

i S H I M A

Tradotto dal tedesco

a cura dell’ Ufficio Storico della R. Marina

dall’Ammiraglio di Squadra

W L A D I M I R O P I N I

Un volume in 8° di circa 600 pagine della Collezione "Saggi,, L. 30

(6)

chiarezza del pensiero c o r ­

risponda la chiarezza degli

schifi che lo esprimono. Gli

studiosi, perciò, non scrivono

p i ù a m a n o : essi u s a n o

l a O l i v e f f i P o r t a t i l e .

IN G . C . O L I V E T T I I C $ . A . IV R EA /

(7)

T S a n c a

C ó M M e ì c i a i e

I t a l i a n a

BANCA DI DIRITTO PUBBLICO

91 I 1* A N O

Fondala nel 1894 - Capitale 700 milioni

200 FILIALI IN ITALIA - 4 FILIALI E 14 BANCHE AFFILIATE ALL'ESTERO - COR­

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CONDIZIONI

Gratuitamente, a richiesta, il Vade Mecum del risparmiatore aggiornato e interessante

(8)

J. HUIZINGA

DELL' UNIVERSITÀ DI LEIDA

LA C R I S I

DELLA CIVILTÀ

Un volume in 8° di 160 pagine della Collezione "Saggi,,

L. 12

« Gli individui e le nazioni, nello stato presente del mondo, abbisognano

« sopratutto, se vogliono salvare la civiltà dalla rovina minacciante, di

« valore e di fiducia, che, insieme, vogliono dire ottimismo. Se mai una

« nazione fu poco soggetta alla melanconia dello sconforto, quella per

« fermo è l'italiana ».

Dalla prefazione dell’autore per l’edizione italiana.

PIER SILVERIO LEICHT

SENATORE DEL REGNO

C O R P O R A Z I O N I R O M A N E

E A R T I M E D IE V A L I

Un volume in 8° della Collezione "Saggi,,

L. 12 '

« L'importanza assunta dall’organizzazione data alla società sul fondamento

« delle professioni nell’ordinamento politico dello Stato non può fare a

« meno di richiamare alla nostra mente quell’interessante fase del governo

« medievale che si chiama Comune delle Arti.... N ell’ordinamento italiano

« odierno, poi la stretta connessione delle organizzazioni professionali collo

« Stato, ci richiama da un lato all’ordinamento dei collegi romani, in par-

«ticolar modo per il prevalere dell’interesse generale sull’interesse delle

« singole categorie, dall’altro alla disciplina imposta da taluni fra i piti

« rigogliosi nostri comuni, ad esempio Venezia, alle unioni prefeisionali ».

Dalla prefazione dell’autore.

y

(9)

Una pagina di storia bancaria italiana.

( Tentativi di Giuseppe Priua per l’ istituzione di una banca d’ emissione

nell’ Italia napoleonica).

1.

— La conquista napoleonica ha segnato la fine della vita plurise­

colare di due gloriosi istituti bancari italiani: il Banco Giro di Venezia ( l)

e la Casa di San Giorgio di Genova (2).

D ’altro lato si sono avuti due tentativi molto notevoli per l’istitu­

zione di una banca di emissione, d’un tipo più moderno, tentativi entrambi

dovuti al ministro delle finanze Giuseppe Prina. I due tentativi non hanno

avuto seguito favorevole, nè dato luogo a palesi discussioni; per quanto

mi consta, non sono stati inseriti nei documenti legislativi ed amministrativi

dello stato e le notizie pubbliche documentarie posteriori che ho potuto

rinvenire sono minime (3). Nessun cenno è contenuto nelle fondamentali

(1) Vedi Gino Luzzatto, Les Banques publiques de Venise, Siècles X V l-X V ll, in Contributions to thè history of banking, ed. J. G. van Dillen, Haag, 1934.

(2) Emilio Marenco, Camillo Manfroni, Giu se p pe Pessagno, Il Banco di San Giorgio. Genova, 1911, pag. 235-8. Heinrich Sieveking, Die Casa di S. Giorgio, Frei­

burg 1899: pag. 226-31.

La conquista napoleonica recò anche la definitiva liquidazione di un altro istituto finanziario, il Banco di Sant'Ambrogio in Milano, il quale però da gran tempo già aveva cessato di funzionare quale banca, per divenire una semplice associazione di creditori del comune milanese (A. Vietti, Il debito pubblico nelle provincie che hanno formato il primo regno d'Italia, secondo i documenti del R. Archivio di stato lombardo, Milano 1884, pa­

gine 107-10, Pietro Rota, Storia delle banche, Milano 1874, pag. 146-152).

(3) Sui preliminari del progetto del 1803-4 sono contenuti alcuni cenni nella corri­ spondenza scambiata fra Napoleone e Melzi (citata più innanzi) : Vedi Giovanni Melzi,

Francesco Melzi D ’Eril, Duca di Lodi. Memorie, documenti e lettere inedite di Napoleone I

e Beauharnais. Mjlano, Brigola, 1865, voi. Il; pag. Ili, 117.

Su preliminari del progetto del 1809 e sulle circostanze per cui esso non fu posto in esecuzione sono contenute alcune brevi notizie nella documentazione storica relativa ad An­ tonio Aldini, segretario di stato del Regno d'Italia a .Parigi presso Napoleone. Vedi An­

tonio Zanolini, Antonio Aldini e i suoi tempi. Narrazione storica con documenti inediti

o poco noti. Firenze, Le Monnier, 1864-7; voi. II, pagg. 262-3, 520-21 (documenti N. 242-43). Un vago cenno, pure richiamato più innanzi, è contenuto nel vasto epistolario di Napoleone.

(10)

opere di storia generale (4) e amministrativa (5) del tempo. Nessun ri­

chiamo è fatto nel saggio, pur così analitico, del Pecchio sull’economia e la

finanza dell' Italia napoleonica (6).

Questi notevoli tentativi di organizzazione bancaria non sono ricordati

nella ristretta e inadeguata letteratura dedicata alla vita e all’opera di Giu­

seppe Prina (7).

I

documenti relativi a questi schemi per la costituzione di banche di

emissione, esistono, inediti e presumibilmente non ancora utilizzati, presso

il R. Archivio di stato di Milano (8). Essi vengono pubblicati nel presente

saggio quale contributo alla storia bancaria del nostro paese ed anche quale

contributo sull’opera dell’insigne nobilissimo finanziere novarese.

2.

— Com’è noto, lungo il secolo XVIII si è formata in parecchi stati

italiani una organizzazione bancaria molto più sviluppata di quella ante­

riore; si è svolta una circolazione cartacea di varia indole; e nella

lettera-(4) Per es., in Francesco Cusani, Storia di Milano dall’origine ai nostri giorni. Mi­

lano 1867. Cesare Cantò (Della indipendenza italiana: cronistoria, Torino 1872) nel lun­

ghissimo e ben particolareggiato capitolo dedicato alla Amministrazione del Regno d'Italia (voi. I, pag. 405-98), dà solo questo fuggevole cenno: « si tentò invano di stabilire una banca al modo di Francia » (pag. 444). Un breve cenno è dato pure da Albert Pìngaud, Bona parte Président de la Républiqne Italienne, Paris, 1914, voi. II, pag. 101.

(5) Per es., in Federico Coraccini [cioè Giu se p pe Valeriani], Storia dell’ammini­ strazione del Regno d ’ Italia durante il dominio francese. Lugano 1823.

(6) Giu se p pe Pecchio, Saggio storico sulla amministrazione finanziaria dcll’Ex-Regno d’Italia dal 1802 al 1814: 3* ed. Londra 1830. Melchiorre Gioia non fa alcuna allusione

a questi schemi di banchi di emissione nella analisi die egli dedica ai banchi di deposito e a quelli di circolazione nel Nuovo prospetto delle scienze economiche (Tomo I, pag. 280-305, Lugano, 1838), ove pure fa frequenti richiami ai fenomeni creditizi contemporanci. Nella stessa opera (tomo III, pag. 177-201) riguardo alla moneta di carta, il Gioia non fa alcun riferimento ai recenti casi italiani di inflazione cartacea.

(7) Gli scritti più notevoli sono quelli di Silvio Pellini, fra cui principale è quello intitolato : Giuseppe Prina, Ministro delle finanze del Regno italico : documenti inediti. (No­ vara 1909), raccolta di memorie e lettere del Prina — per lo più di contenuto fìananziario e politico — integrata da informazioni varie e documenti biografici. Il volume del Pellini ha fornito materia ed occasione per un saggio di Giu se p pe Prato, Le finanze del Regno italico e Giuseppe Prina (riprod. in Giu se p pe Prato, Rassegne statistiche ed economiche, Torino, 1908,

pag. 199-201). Lo studio sistematico dell'opera di politica finanziaria ed economica del Prina non è stato ancora svolto. Il volume di Emma Picchetti, I conti del Prina, Napoli 1915, con­

tiene un ragguardevole materiale sull’organizzazione finanziaria e contabile disposta dal Prina per il Regno Italico. Vedi anche: Albert Pìngaud, Les hommes d’Etai de la Républiqne Ita- Henne, notices et documents biographiques, Paris, 1914, pag. 94-106.

(8) Mazzo intitolato Commercio, banchi e monti. Ringrazio il Soprintendente dell'Ar­ chivio, il quale molto cortesemente con la sua lettera del 16 settembre! 1933 mi specificò l'esistenza (da me presunta) di progetti napoleonici per la fondazione di una banca di emissione. Questo materiale archivistico fa evidentemente parte delle carte restituite dall'Austria dopo la guerra europea: i rapporti del Prina sono designati dal Pìngaud ( Bonaparte ecc., op. cit., loc. cit., e voi. I, pag. XXV) come esistenti nell’Archivio di Stato di Vienna nei cospicui fondi Mclzi

e Marescalchi. / / '

>1

/

(11)

UNA PAGINA DI STORIA BANCARIA ITALIANA 211

tura economica hanno trovato una certa considerazione i fenomeni bancari

e quelli relativi alla esistenza e movimento dei segni rappresentativi della

moneta metallica (9).

3.

— Alla fine del secolo XVIII, le guerre colla Francia e l’invasione

napoleonica hanno determinato in varie zone dell’ Italia vaste emissioni di

biglietti di stato con fenomeni simili a quelli prodotti in Francia dagli as­

segnati.

Già abbiamo ricordato la espansione avvenuta nella circolazione dei

biglietti nel Piemonte (10). Una emissione di carta moneta è avvenuta nello

Stato Pontificio sotto Pio VI ( il ) . In Lombardia, gli Austriaci, nel 1799

posero in circolazione dei biglietti per oltre 60 milioni dando luogo a una

generale diffidenza; il generalissimo Melas, l’indomani del suo ingresso

(9) Una ricchissima sistematica raccolta di informazioni sul movimento bancario e sulla dottrina creditizia e monetaria del seicento e settecento in Italia (e specialmente nel Piemonte) è contenuta in Giu se p pe Prato, Problemi monetari e bancari nei secoli X V I I e XVIII, To­

rino 1916 (Documenti finanziari degli stati della monarchia piemontese, serie I, voi. III). Le vicende bancarie e monetarie italiane hanno molto risentito di quelle proprie di paesi esteri : il sistema di Law ha avuto largo eco.

Fra i tentativi di organizzazione bancaria di poco precedenti il tempo qui considerato, si può ricordare quello del 1785 di fondare a Genova una cassa di sconto privata emettente biglietti fiduciari, cassa imitante quella di Parigi (vedi Maria G. Marenco, Una libera banca di sconto a Genova ne! X V I I I secolo, in A tti della Società ligure di storia patria, voi. LIII;

vedi pure il volume edito per iniziativa della banca genovese; Della Cassa di sconto di Parigi

del Conte Mirabeau, traduzione dal francese. Aggiuntovi l’Istituzione e i regolamenti del là Banca di sconto di Genova. - Genova 1787). Questa banca ha avuto vita breve e stentata per

l’ostilità svolta dalla Cassa di San Giorgio ai biglietti, di cui si temeva la concorrenza. Un notevole caso di circolazione di biglietti di stato (non convertibili) si è avuto in Piemonte a partire dal 1745: la circolazione avrebbe dovuto cessare alla fine del 1751 col ritiro ed estinzione dei biglietti, ma invece si protrasse fino al 1800; la massa circolante (inizialmente dell'importo di 4 milioni) è rimasta a lungo quasi stazionaria; è stata poi aumen­ tata ripetutamente nel penultimo decennio del secolo e specialmente alla vigilia dell’invasione francese, per le necessità militari; crebbe ancora fortemente di poi (vedi Prato, Problemi monetari e bancari, cit., pag. 52-9); Salvatore Pugliese, Due secoli di vita agricola: pro­ duzione e valore dei terreni, contratti agrari, talari e prezzi nel Vercellese nei secoli X V I I I e X I X , Torino 1908; pagg. 19-28) con rapido deprezzamento sin che nella primavera del

1800 i biglietti furono dichiarati fuori corso, salvo per alcuni mesi il loro impiego nell'acquisto di beni nazionali e nel pagamento di imposte scadute).

L’analisi dottrinale sull'azione dei banchi sulla circolazione dei vari tipi di biglietti è svolta principalmente dal Broggia, Galiani, Beccaria; il più ragguardevole contributo è però costituito dal Saggio politico della carta moneta attribuito a Giambattista Vasco, scritto verso il 1790, rimasto però inedito finché fu riesumato e pubblicato da Giu se p pe Prato (La teoria e la pratica della carta moneta prima degli assegnati rivoluzionari R. Accademia delle scienze

di Torino, anno 1914-15).

(10) Un rendiconto del Prina in data del 15 ottobre 1800 (Delle finanze del Piemonte

sotto il ministero del cittadino Prina, dal I o luglio al 15 ottobre 1800, riprodotto dal Pellini, op. cit., pag. 59-71) descrive le condizioni della circolazione dei biglietti quando si cercò un fallace effimero palliativo nell'introduzione di un altro segno rappresentativo, i pagherò, specie di buoni del tesoro, recanti interesse, presto discreditati essi pure.

(12)

in Milano (proclama del 29 aprile), comminò gravi sanzioni contro chi

rialzasse i prezzi delle merci o ricevesse i biglietti al di sotto del valore no­

minale; ma tuttavia la perdita nel cambio salì presto dal 7 al 22 % ; il

discredito si accentuò poi quando fu disposto che l’amministrazione poteva

saldare i suoi debiti totalmente in carta ma riceveva la carta solo in ragione

di y , dell’importo dovutole (12). Con diverso procedimento tecnico, ma

con lo stesso risultato economico veniva a Napoli alterata dalla pubblica

finanza la posizione monetaria: dapprima (1792-4) si effettuarono abusive

sottrazioni di fondi metallici dai banchi e poi si procedette ad emissione

di « carte bancali » di nuovo per bisogni dello stato, risultando un grave

deprezzamento per i segni monetari emessi dai banchi (13).

Le vicende monetarie francesi e italiane giustificano i sensi di dif­

fidenza che dovevano formarsi verso qualsiasi forma di circolazione car­

tacea.

4. — Melchiorre Gioia — nella sua particolareggiata analisi sull’eco­

nomia del Milanese — pone in evidenza la rapida ripresa del movimento

commerciale dopo l’instaurazione del regime francese, segnala la circola­

zione dei capitali fra le zone rurali e la piazza di Milano, accenna alla

esistenza di sensibili disuguaglianze nel saggio di interesse fra i varii centri,

ma non addita la esistenza nè lamenta l’assenza di una organizzazione ban­

caria (14).

5. — Il Melzi (15) — parlando dell’inizio dell’opera del Corpo legi­

slativo a Milano ad opera di Napoleone, il 1° frimale anno V

(novem-(12) Francesco Cusari, Storia di Milano cit., voi. V, pag. 285-87; Melchiorre Gioia, / francesi, i tedeschi, i russi in Lombardia, discorso storico popolare. (In Opere minori, voi. IV, pag. 17 seg., Lugano 1833); Pingaud, Bonaparte, présìdent etc., op. cit., voi. I, pag. 190-91.

(13) V. Lodovico Bianchini, Della storia delle finanze del Regno di Napoli-, II ed.,

voi. I, Palermo 1839, pag- 497-98; Eugenio Tortora, Nuovi documenti per la storia del Banco d i Napoli, Napoli 1890, cap. III. « Non si può esprimere lo sgomento e il dolore dei

cittadini, quando si videro spogliati di ciò che avevano posto in deposito appunto perchè fosse più sicuro; quando seppero distrutta la potente e benefica istituzione dei banchi, tolto il van­ taggio del pegno gratuito, soppressa financo la comodità del pegno con interesse. Mancando la possibilità di pagare a vista..., succedette che, appena sospeso il pagamento, le fedi di credito scapitarono del 6 4 % ; poi si giunse all'82 ed 87 % » (Tortora, pag. 340).

(14) « Il commercio interno, cioè quello che più d'ogni altro porta allo stato la rendita più grande collo stesso capitale, il commercio interno torna a rifarsi delle perdite, cui c le vicende politiche, e le imposte straordinarie, e le monete di carta l'assoggettarono negli anni addietro.

« Il denaro, primo mobile del commercio, almeno tra di noi, si trova a basso prezzo; a Monza e Gallarate al 4.10 per %, o al 5; a Pavia e a Milano al 6 regolarmente ». (M. Gioia, Discussione economica sul dipartimento d'Olona (pubbl. nel 1803), Lugano 1823,

pag. 132). Sulla circolazione interlocalc del danaro e la gran attività del commercio, vedi

pag. 137 segg. / \

(15) Op. cit., voi., I, pag. 186, vedi pure pag. pag. 195. 1 ,

\

/

-,

/

'

(13)

UNA PAGINA DI STORIA BANCARIA ITALIANA 213

bre 1796) — ricorda varii provvedimenti di politica economica, e soggiunge:

« il commercio potè diffondersi e vantaggiarsi, e più largamente si sarebbe

disteso se al Biumi fosse riuscito anche il provvedere lo stato di una banca

di sconto. Fallito il disegno, si riduceva a vita privata » (16).

6.

— Il primo accenno agli schemi Prina per l’istituzione della banca

di emissione nella Repubblica Italiana, è contenuto nella seguente lettera

di Napoleone (17).

«Saint-Cloud, le 25 nivôse, an II (15 gennaio 1803) Citoyen Melzi, vice- président de la République italienne. Je voue envoie quelques observations sur le projet de Banque pour la République italienne. Je désire que vous le méditiez et que vous me fassiez connaître les changements auquels vos observations auraient donné lieu. Une banque peût être une chose fort utile à la République, mais il faut bien la calculer, et peser le plan.

« Je vous salue affectueusement ».

Riportiamo dalla lettera del Melzi a Napoleone in data 30 gennaio

1803 il seguente brano di risposta relativamente alla banca (18):

« Vous avez daigné, citoyen président, m’envoyer des observations sur le projet de Banque: elles sont lumineuses et profondes et me serviront de guide pour achever les modifications du projet qui m’avait été présenté; sous peu de jours, je l'espère, j’aurai l’honneur de le soumettre ainsi ratifié à votre sanction. Le but principal que je me propose dans cette opération est de donner une nouvelle direction à l’activité du pays, qui a une grande richesse territoriale, mais une indu­ strie très petite et très bornée : et c’est encore dans ce sens qu’ il me semble souverai-(16) Nei volumi finora pubblicati degli A lti delle assemblee della Cisalpina non figu­ rano riferimenti al progetto del Biumi qui accennato.

(17) Melzi, op. cit., vol. II, pag. I l i ; Correspondance de Napoléon / er, publiée pat

ordre de l'empereur Napoléon III, Paris, Imprimerie impériale, vol. VIII, pag. 223-4. Il PlNGAUD

(Bonaparte ecc., op. cit., vol. II, pag. 101) indica che lo schema di banca di emissione è stato

formulato dal Prina « per dare al suo paese, secondo una delle sue idee favorite, lo sviluppo industriale e commerciale, che doveva completarne la ricchezza agricola ». Lo schema fu in­ viato a Parigi nel dicembre 1802: avrebbe incontrato obbiezioni di Mollien, che lo trovava prematuro, uscendo da un periodo di anarchia, inutile in un piccolo paese, e pericoloso per gli inconvenienti della carta moneta e gli abusi possibili del corso forzoso. La lettera del Mollien è designata come esistente all'Archivio Nazionale di Parigi (Segreteria di Stato Im­ periale). Di questo parere espresso dal Mollien non è contenuto cenno alcuno nelle memorie, nemmeno nelle considerazioni svolte, rispetto ad un tempo alquanto posteriore, sulla economia e la finanza delle provincie italiane (Mollien, Mémoires d'un ministre du trésor public, Paris

1898, vol. III, pag. 180-84).

Nell'Archivio Nazionale di Parigi esiste il « Projet d’une Banque générale pour la Ré­ publique Italienne, 1802 », che è presumibilmente il testo originale cui si allude nella lettera di Napoleone (vedi Baldo Peroni, Fonti per la storia d'Italia dal 1780 al 1815 nell’Archivio Nazionale di Parigi, Roma, Reale Accademia d'Italia, 1936, pag. 197). Alla questione della

banca non è fatta alcuna allusione nel rapporto (finora inedito) sulle finanze del Regno d'Italia negli anni 1802-4, diretto dal Prina a Napoleone l'S maggio 1805, pure esistente nell’Archivio di Parigi (riprodotto dal Peroni, op. cit., pag. 305-20).

(14)

nement important, dans notre position, de porter dans toutes nos opérations la bonnc foi jusqu’à l’cxagération. Quand le gouvernement italien aura concjuis sous ce point de vue la confiance générale, quand il aura porte le crédit qui se fonde sur la foi publiquc au dernier degré possible, c'est alors qu'il sera digne de votre gioire. Elle m'est trop chère pour n'ctre pas glorieux moi-méme en lui consecrant tous mes travaux et tous mes moyens ».

Nè l'opera di Giovanni Melzi nè l'epistolario napoleonico recano ele­

mento alcuno intorno alle osservazioni concrete fatte da Napoleone al pro­

getto del Prina.

Il

primo schema esistente nell'archivio milanese — riprodotto qui

appresso testualmente (Documento A) — è intitolato Progetto di legge

sopra lo stabilimento di un banco nella Repubblica italiana. È accompa­

gnato da un rapporto del ministro delle finanze a firma Prina, recante

la data del 30 ottobre 1803 (Documento B), cioè posteriore di parecchi

mesi alla corrispondenza con Napoleone.

Lo schema è stato inviato « al Consiglio legislativo per le incombenze

del suo istituto », il 27 marzo 1804, anno III. La sezione di finanza presentò

il 18 aprile 1804 un rapporto contrario (Documento C). Il Consiglio legi­

slativo nella seduta del 26 aprile 1804 « ha dovuto convenire nel senti­

mento espressogli dalla sua sezione di finanza », come da nota diretta in

tale data « a l cittadino Melzi vice presidente» (19).

7.

— Nell’Archivio di stato di Milano, in un fascicolo intitolato: « Ban­

ca di circolazione nel Regno, 1810 », figura una minuta di relazione, datata

maggio 1809 evidentemente redatta dal Prina, cui si accompagna il testo

a stampa di uno schema di legge per la fondazione del « Banco reale d’ Ita­

lia » (schema riprodotto qui appresso nel documento D). Nella relazione

si allude ad un precedente testo presentato nel febbraio di quello stesso

anno (non figurante nel mazzo) cui ora si sono recati, dal ministro, di spon­

tanea iniziativa, alcuni emendamenti (20).

(19) Varie lettere del novembre e dicembre 1803 del Melai al Marescalchi (Ministro degli esteri) (vedi Melzi, op. cit., voi. II, pag. 609 segg.) segnalano l'ostilità del corpo legi­ slativo al governo per cui venivano di proposito respinti tutti quanti i disegni di legge. Il pes­ simo funzionamento degli organi legislativi della Repubblica Italiana c ripetutamente segna­ lato dal Pingaud (Bonaparte ccc., voi. II, pagg. 16-17, 18, 249, 373): era vivissima l'ostilità

al governo in materia fiscale e finanziaria.

(20) Le differenze essenziali fra i due testi consistono, secondo la relazione: 1°) nell'avere escluso nell'ultimo dal prezzo delle azioni del Banco una quota consistente in titoli del consolidato, per non legare il valore dei biglietti alle vicende del mercato dei titoli del debito pubblico; 2") nell’ammettere per il tesoro dello stato la possibilità di acquistare azioni, cedi­ bili poi a privati, onde facilitarne il collocamento ; 3°) « nell’avere più dettagliatamente indi­ cate le operazioni del Banco in conformità delle disposizioni dei decreti e statuti della Banca

di Francia ». / ( J

\

214 RICCARDO BACHI

(15)

UNA PAGINA DI STORIA BANCARIA ITALIANA 215

La relazione indirizzata a Napoleone, giunge alla conclusione seguente:

«Sire! L'estensione crescente delle operazioni, e speculazioni mercantili, e bancarie di Milano, la natura del commercio di Venezia e di Ancona dimandano l'intervento di un banco pubblico. Il servizio del tesoro lo esige pure, onde sot­ trarsi all’incerta, e costosissima clientela di pochi negozianti che fino a quest’ora hanno sempre circoscritte le loro sovvenzioni a tre o quattro mesi al più, fermi in ritirarle o in negarle ai primi rumori benché lontanissimi di guerra. La scarsezza attuale del numerario nel Regno è sentita da V. M. La circolazione, e il credito dei boni del Monte Napoleone, che vanno ad emettersi in esecuzione del decreto 29 marzo, saranno facilitati, e sostenuti dallo sconto prudente, e regolato del Banco.

« Quale potrebbesi sperare più propizio augurio per il Reai Banco d’ Italia che il vederne segnato il decreto da V. M. a Vienna? ».

Da Vienna sono stati, poco dopo, datati, importanti proclami e de­

creti, fra cui quello (del 17 maggio) che annetteva lo Stato pontificio

all ’Impero francese; ma non è stato datato il decreto istituente la banca.

Il momento politico non era certo propizio alla fondazione di un simile

organismo. Il rapporto di Prina era stato inviato dal principe Eugenio a

Napoleone (21), il quale rimise la questione per ulteriori studii ad Aldini:

questi ebbe all’uopo contatti con Mollien (22) col governatore della Banca

di Francia: ma, in vista appunto della guerra, la pratica è stata sospesa da

Napoleone, in relazione ai pericoli che avrebbero potuto derivare dall’emis­

sione di biglietti (23).

La questione della banca appare ripresa nei primi mesi del 1810 (24).

Una lettera di Aldini da Parigi (20 febbraio 1810) diretta al principe

viceré (figurante nell’Archivio milanese) indica che Napoleone ha chiesto

che sul progetto Prina fosse interpellato il Consiglio legislativo. La discus­

sione è stata ulteriormente sollecitata il 17 aprile successivo. La discussione

avvenne il 19 aprile: come risulta dal rapporto riprodotto più innanzi

(Documento E), il Consiglio si mostrò di nuovo decisamente avverso alla

proposta, malgrado che, di nuovo, essa fosse caldeggiata da Napoleone:

(21) Zanolini, Antonio Aldini, op. cit., voi. I, pag. 262.

(22) Di queste intese non si trova cenno nelle Memorie di Mollien. (23) Zanolini, op. cit., pag. 520-21.

(24) Nell'epistolario di Napoleone (tomo XX, pag. 396) figura una lettera diretta al Principe Eugenio, datata da Berg-op-Zoom, 9 maggio 1810, in cui, singolarmente, la fondazione della banca si trova presentata come una questione totalmente nuova: « Je me décide à créer une banque d'escompte à Milan, à l'instar de la Banque de Franco, sous le titre de Banque

Julienne. Ecrivez à Aldini qu'il se conccrte avec Mollien, et qu’il me présente un projet de

(16)

il Consiglio propose che, prima di una decisione concreta, fossero interpel­

late rappresentanze del mondo commerciale. Ma la cosa non ebbe seguito:

nel luglio del 1813 Prina fece fare delle ricerche per conoscere « la situa­

zione della pratica » : nel « mazzo » dell’archivio un’ultima lettera reca

la seguente annotazione di pugno del principe Eugenio : « Ce travail a été

soumis à S. M. et est demeuré dans ses mains. Milan, 6 août 1813.

Eugène N. ».

Il

documento chiude il carteggio e chiude anche la storia del Banco

Reale d’ Italia.

8.

— Tanto il primo quanto il secondo progetto Prina adducono alla

formazione di una banca di emissione privilegiata: il privilegio è però

accordato per un tempo relativamente breve, rispettivamente di 20 o di 15

anni.

L’indole giuridica dell’istituto è privata: la forma è quella della società

azionaria. Ma entrambi gli schemi prevedono una ingerenza governativa:

è meno pronunziata secondo la formula del 1804, poiché si concreta nel­

l’istituzione di un commissario governativo il quale esercita soltanto una

vigilanza per la regolare applicazione delle disposizioni legali e per im­

pedire atti contrari al credito pubblico e alla sicurezza dello stato, « ma non

può immischiarsi in veruna deliberazione ». La penetrazione dello stato

è più intima e decisiva secondo l’altra formula, poiché il governatore e il

vice governatore sono di nomina regia. Entrambi gli schemi prevedono la

comunicazione allo stato di rendiconti annuali o semestrali: il primo pro­

getto ne prevede la pubblicazione a stampa: disposizione questa molto

ragguardevole se si considera che dovevano decorrere ancora molti anni

prima che la Banca d’ Inghilterra consentisse ad attenuare quel secreto

in cui, da oltre un secolo, celava tutta la sua opera.

La sede della banca era stabilita in Milano: ma era prevista l’istitu­

zione di uffici locali in centri minori: obbligatoriamente (1810) a Venezia

ed Ancona; non risulta se queste ramificazioni avrebbero dovuto essere

delle vere filiali dipartimentali o semplicemente dei corrispondenti per gli

incassi e i pagamenti (25).

(25) La predisposizione per una azione provinciale della istituenda banca è notevole, in quanto una analoga azione incontrò per gran tempo in Francia resistenza da parte dell'ente bancario ed era insistentemente invocata da Napoleone. Questa richiesta si ritrova più volte ricordata nelle memorie di Mollien. Le controversie sulla convenienza di istituire banche dipar­ timentali o filiali della Banca di Francia, sono state, anche più tardi, assai vive: v., p. es., D ’ Esterno, Dei banques dipartementales en Prance, de leur influence sur le progrès de /’in­ dustrie,, des obslacles qui s’opposent à leur établissement et des mesures à prendre pour en fa- voriser ¡a propagation, Paris, 1838. j )

(17)

UNA PAGINA DI STORIA BANCARIA ITALIANA 217

Il capitale nel primo schema è di 50 milioni, nel secondo di soli 20:

sembra sia stato Napoleone a preferire una cifra tenue. Nello schema

del 1810 la minore entità del capitale sodale corrisponde alla soppressione

della combattuta norma secondo cui i 3/ r, dell’importo avrebbero dovuto

corrispondersi sotto la forma di titoli del debito pubblico (di iscrizioni al

Monte Napoleone). La disposizione rientra nella consueta politica mirante

a migliorare artificialmente la posizione del mercato per i titoli dello stato:

neH’economia del primo schema ha però una importante funzione nella

regolazione della circolazione.

I biglietti sono a circolazione unicamente fiduciaria. Sono convertibili

a vista in oro o in argento « al corso della tariffa nazionale ». Con molta

ingenuità lo schema del 1804 proclama: «nessuna autorità può accordare,

nè autorizzare, sia di diritto che di fatto, sospensione o deroga nel modo

di pagamento dei biglietti del Banco ». Lo stesso schema specifica pleona­

sticamente che « il Banco non emette biglietti, che sopra l’acquisto di pro­

prietà libera o di effetti solidi di commercio » : non è però prevista l’uscita

di biglietti contro afflusso agli sportelli di moneta metallica.

Lo schema del 1804 prevede un limite assoluto alla massa dei bi­

glietti circolanti, seguendo un principio conforme a quello adottato più

tardi dalla Banca di Francia. Il limite è posto dall’art. 17 il quale esclude

che l’ammontare dei biglietti possa eccedere il fondo capitale del Banco:

il sistema è dotato di una lieve plasticità, in quanto gli utili non distribuiti

accrescono il fondo; il sistema approssimativamente corrisponde anche al

principio di una proporzionalità minima, del 40 % , tra fondo metallico e

circolazione (almeno nella fase iniziale della vita dell’istituto) poiché il

Capitale deve essere corrisposto dai soci per 20 milioni in oro e argento

e per 30 in titoli dello stato.

Lo schema del 1810 prevede la convertibilità dei biglietti, ma non con­

tiene disposizione alcuna che limiti la dimensione massima della circola­

zione o minima della riserva. Questa assenza di disposizioni limitatrici cor­

risponde al regime originariamente adottato per la Banca di Francia, poiché

lo statuto primitivo conteneva la dichiarazione seguente :

« I biglietti saranno emessi in proporzioni tali che, mediante il numerario serbato nelle casse della banca, e le scadenze delle cambiali del suo portafoglio, essa non si trovi mai esposta a differire il pagamento dei suoi impegni al momento

della presentazione ».

(18)

Francia e quello tracciato dal Prina. Questo regime è certamente in sè

più logico che quello che, fissando un minimo di riserva, rende inutilizzabile,

perchè irriducibile, questa riserva minima nei momenti di difficoltà estre­

me, salvo che non intervenga una qualche forma di « lettera di crisi » a

far cessare la limitazione: dà una plasticità massima alla circolazione, ma

dà poteri senza confini ai dirigenti la banca. Contrariamente al principio

qui indicato, il concetto di una proporzione minima fra riserva metallica

e circolazione era affermato allora nello stesso ambiente bancario, e si

trova talora ricordato dallo stesso Napoleone (26) o da Mollien (27).

9.

— Il titolo IV dello schema del 1804 autorizza il Banco Italiano

a svolgere le operazioni seguenti:

a) credito sulla proprietà immobiliare;

b) credito sulle proprietà mobili;

f) credito sugli effetti di commercio;

d) apertura di conti correnti.

Il credito immobiliare, nell'intento di tutelare gli interessi del banco,

è congegnato in maniera molto diversa da quella seguita modernamente

dagli speciali istituti di credito fondiario. Il prestito ha luogo contro vendita

al banco dell’immobile che funge da garanzia per il prestito, ma con diritto

di riscatto entro un anno: il credito è concesso su qualunque immobile li­

bero da ipoteche e non può superare un terzo del valore, nè eccedere per

durata un anno, salvo rinnovazione. La forma giuridica escogitata abbrevia

forse le formalità, ma importa pel debitore una sanzione ben grave per la

inadempienza; il limite è, nei rispetti di ciascun fondo, molto basso; la re­

strizione dei complessivi prestiti immobiliari a */„ del capitale sociale vuole

evitare o almeno attenuare il pericolo di immobilizzazioni. Ad attenuare lo

stesso pericolo mira l’altro essenziale vincolo della scadenza ad un anno.

Si può ritenere che queste restrizioni non avrebbero reso il meccanismo

adatto allo svolgimento adeguato di quel credito immobiliare di cui l’eco­

nomia lombarda sentiva tanto bisogno e che fu iniziato pochi anni più tardi

dalla Cassa di risparmio, in maniera sistematica (28).

(26) P. es. nella lunga Noie sur la Banque, datata da St. Cloud, 8 settembre 1808, inserita nella Correspondance, voi. VII, pag. 578-84. « Les calculs ne peuvent pas être absolus, sur la quotité du fond de réserve qu'une banque doit garder stationnaire en écus; mais lors­ qu’elle n'a escompté que régulièrement et que les seules valeurs qui soient, par leur nature, admissibles à ses escomptes, l’expérience a appris qu'elle pouvait n’avoir en reserve d'écus que le quart on le tiers au plus de ses billets circulants ».

(27) In parecchi punti delle Memorie, p. es., vol. I, pag. 420, 455.

(28) Riccardo Bachi, Storia della Cassa di risparmio delle provincia lombarde. Mi­

(19)

UNA PAGINA DI STORIA BANCARIA ITALIANA 219

Il credito su beni mobili è stranamente previsto con un ambito gran­

dissimo: « il Banco accorda credito a qualunque proprietario di effetti mo­

bili, che non siano di prima necessità, nè di conservazione o smercio diffi­

cile » (art. 26): il Banco avrebbe assunto in maniera sensibile la forma e

l’indole di un banco pignoratizio, cui avrebbe fatto capo un giro, forse

considerevole, di vendite di beni cauzionari. Non sono specificate in maniera

distinta le anticipazioni su titoli, ma implicitamente incluse fra le sovven­

zioni mobiliari. I prestiti non dovevano superare, nel singolo importo loro,

la metà del valore del pegno; anche per essi era previsto un regime giuri­

dico simile a quello disposto per i prestiti immobiliari. La durata non

doveva eccedere i sei mesi salvo rinnovazione.

Gli altri due gruppi di operazioni — gli sconti e i conti correnti —

sono meglio conformi alla pratica odierna. Per gli sconti sono richieste ben

tre firme: la durata non può superare i tre mesi. Riguardo ai conti correnti

è prevista la circolazione dei depositi, anche interlocale, rispetto alle piazze

ove esistono ramificazioni del banco.

La compravendita dei metalli preziosi è specificata solo in maniera in­

diretta fra i compiti del Banco (art. 38).

Riguardo alle varie operazioni creditizie è determinato il saggio mas­

simo di complessivo interesse, saggio non certo elevato ed illogicamente

uniforme rispetto ai diversi ordini di crediti.

10.

— Questo primo schema Prina è stato probabilmente formulato in

base alla immediata nozione di circostanze proprie della contemporanea eco­

nomia italiana, con l’intendimento di formare un organismo che migliorasse

le condizioni del mercato creditizio, per le forme di prestiti aventi allora

maggiore sviluppo. L’economia italiana — anche nelle zone più evolute e

ricche facenti parte del Regno Italico — malgrado la rapida trasformazione

che si stava svolgendo, era essenzialmente agricola (28 bis): il movimento

commerciale — specialmente gli scambi con l’estero — era molto limitato :

assai arretrata l’industria manifatturiera; prevalevano decisamente gli in­

teressi della proprietà immobiliare.

Non è maraviglia pertanto che Prina — tracciando i lineamenti della

banca — considerasse essenzialmente le funzioni creditizie dell’istituto, e

queste foggiasse in maniera che ai nostri occhi può sembrare non piena­

mente conveniente alla funzione monetaria della banca di emissione.

(28 bis) Vedi i copiosi elementi contenuti in Euòène TarlÉ, Le blocus Continental

(20)

Il compito del governo della circolazione, specie nei confronti del mer­

cato monetario internazionale, non poteva evidentemente presentarsi come

emergente, agli occhi di un finanziere italiano, malgrado le terribili espe­

rienze della inflazione monetaria. In nessuno dei documenti qui riprodotti

si parla nè di cambio, nè del prezzo dei metalli preziosi.

Questa prima banca immaginata da Prina può sembrare, ai nostri occhi,

in materia creditizia, una bonne-à-tout-faire.

La varietà dei compiti creditizi non può dirsi certamente illogica nel-

l’Italia d'allora, nell’assenza di altri organismi bancari, di fronte alle possi­

bilità di sviluppo economico che si aprivano colle mutate condizioni poli­

tiche: Prina conclude la sua relazione dicendo «venuto il momento di of­

frire, colla creazione del Banco, nuovi e rapidi mezzi di sviluppo all'indu­

stria produttrice e manufattrice ».

11.

— Pochi anni più tardi (presumibilmente nel 1819) un ragguar­

devole economista e magnanimo patriota, Adeodato Ressi (29), redigeva un

notevole saggio « Dei banchi pubblici » per proporre la fondazione di un

istituto di emissione da intitolarsi Banca d ’arti e manifatture italiane. Il sag­

gio doveva essere inserito nel famoso «foglio azzurro», nel Conciliatore:

la pubblicazione non ha avuto luogo perché intanto il giornale venne sop­

presso e poi iniziato il processo contro i Carbonari. Il saggio ha visto la

luce solo pochi anni fa, in una pubblicazione commemorativa (30). Ne

ri-(29) Vedi intorno al Ressi: Luigi Rava, Adeodato Retti (1768-1822), con scritti ine­

diti del Ressi. Bologna, Zanichelli, 1923.

(30) Pagine inedite del « Conciliatore ». Pubblicate per cura del comune di Milano (Museo del risorgimento nazionale), 1930. — Nel fondo ticinese di manoscritti presso la Biblioteca universitaria di Pavia si trovano scritti economici del Ressi fra cui alcuni progetti di organismi creditizi, che ho potuto consultare, la cui esistenza mi era stata cortesemente segnalata dal prof. Francesco Borlandi.

Uno di questi schemi prevede la costituzione di un Banco territoriale, con sede ad Ancona, per l'esercizio del credito immobiliare nelle Marche, onde combattere l'usura imper­ versante. Il banco ' avrebbe avuto un capitale azionario di 5 milioni e avrebbe potuto emettere biglietti per 10 milioni al massimo; avrebbe concesso prestiti ipotecari al 5 % estinguibili mediante semestralità.

Altro schema risalente probabilmente al 1812-13, ha la forma di un memoriale diretto a Napoleone, invocante la costituzione di una « Banca di sussidio », nebuloso organismo avente un capitale azionario di un miliardo di franchi, formato mediante una specie di prestito obbli­ gatorio sui proprietari immobiliari: il prestito sarebbe stato riscosso ratealmente in 10 anni; in corrispondenza del capitale di un miliardo (rappresentato da diritti ipotecari sulle proprietà, e designato con l'appellativo di « fondo solido ») la banca avrebbe emesso biglietti per altret­ tanta cifra, onde « mobilizzare il fondo solido ». Mediante il provento del prestito si sarebbero estinti i biglietti alla line dei 10 anni : intanto quel provento avrebbe servito per l'esercizio bancario mediante sconti di cambiali.

Esempi di progetti simili si rinvengono frequenti già nei secoli precedenti : ne sono segnalati vari nel volume di Giu s e p p e Prato citato. Le formole escogitate dal Ressi pre­ sentano interesse quale documento delle correnti di idee formatesi nel

al fine dell’epoca napoleonica.

(21)

UNA PAGINA DI STORIA BANCARIA ITALIANA 221

produciamo un frammento ove è disegnato il carattere del proposto orga­

nismo :

« L'ingegno umano che non si arresta alle prime invenzioni pervenne a fon­ dare le banche, le quali altro non sono che alcune macchine per le quali si mettono in circolo ed anche si moltiplicano i segni del credito. N oi abbiamo bisogno e dell’una e dell’altra operazione cioè di dare una maggiore atdvità di movimento ai fondi dei nostri capitalisti e di aumentare le loro masse ove il bisogno lo richiede sotto la guarantigia di un credito solido e colossale.

« Le norme da tenersi nella fondazione di un simile stabilimento non devono essere esclusive o limitate al solo sconto o al semplice deposito; si risolverebbe allora in una mera speculazione privata. Per lo scopo che ci siamo proposti la banca tale esser deve che abbracci e comprenda un intero sistema di operazioni, le quali aiutandosi fra loro tendano poi insieme a un solo fine. Non lasciammo di fare un buon cenno delle tracce che dovrebbero tenersi per un simile progetto.

« Scopo della banca è quello d’introdurre ed incoraggiare l’industria nazionale. Quindi avrebbe ella il titolo di Banca d ’arti e manifatture italiane. Questa non rappresenta che un deposito dei fondi che si credono necessari ad ottenere lo scopo della istituzione.

« La banca centrale di depositi avrà tante banche succursali quante sono le principali città d’ Italia. I fondi si formeranno per via di azioni e queste potrebbero dividersi in tre serie o classi cioè una composta di obbligazioni fondiarie; la seconda di obbligazioni bancarie; la terza di denaro sonante. I biglietti della banca non oltrepassino i 3 /4 delle obbligazioni c delle azioni complessivamente prese.

« Questo fatto dovrebbe essere garantito nella miglior forma dalla direzione. « Le operazioni della banca consistono :

1) nello sconto di cambiali di commercio; 2) nello stabilimento di case di lavoro;

3) nello stabilimento di case di insegnamento contro pensioni;

4) in imprestiti sotto pegno di effetti commerciali e di materie d'oro o d’argento o sotto obbligazioni fondiarie.

« Sono escluse le operazioni di arbitraggio.

« Gli utili provenienti da queste operazioni costituiscono il dividendo degli azionisti.

« Sono queste le basi principali sopra le quali si vorrebbe erigere un tale stabilimento e che qui vengono semplicemente indicate.

« Gli statuti, i regolamenti e le discipline amministrative riguardanti : 1) la fabbricazione, emissione e realizzazione dei biglietti ;

2) il metodo e le cautele dello sconto; 3) il piano e le regole delle case di lavoro; 4) i limiti e cauzioni degli imprestiti;

5) i regolamenti e metodi delle case d’insegnamento meritano una minuta indagine che può affidarsi alla confermata esperienza di persone che possedessero le analoghe condizioni.

(22)

quali sono la meccanica e la chimica applicata alle manifatture, se bene autorevoli opinioni comincino a dichiararsi contro l'abuso dell'abbreviazione di lavoro, volendo in ciò riconoscere una causa di spopolamento e di universale indigenza (31)

« è questo argomento di somma indagine e che non può aver luogo in un breve articolo ».

Anche questo schema, duna banca dalle svariatissime funzioni, non

deve essere considerato con la mentalità odierna: tornerebbe vano notare le

mende tecniche, quelle che oggi paiono le assurdità di principio. La for-

mola vagheggiati te la fondazione della Banca d’arti e inani fatture italiane

non è una pagina di dottrina economica: è nettamente una affermazione di

italianità: costituisce un’anticipazione del «programma» di Massimo

d’Azeglio « per l’opinione nazionale italiana ». Il saggio del Ressi voleva

additare agli appassionati lettori del « Conciliatore », il fine della unifica­

zione delle forze produttive della patria, col mezzo di una Banca centrale

di depositi operante in tutte le principali città dell’Italia. Il progetto della

banca era un atto patriottico, precisamente come quello dei vapori per la

navigazione sul Po.

12.

— Ritornando — dopo lunga, ma non vana disgressione — agli

schemi del ministro Prina, troviamo che il secondo progetto è molto più

nitido, semplice, tecnicamente migliore, ma forse meno direttamente ispi­

rato alle complesse convenienze dell’economia italiana.

Il progetto prevede per il Banco Reale d’Italia le operazioni seguenti:

a) emissione di biglietti (artt. 13, 14);

b) emissione di biglietti all’ordine o pagherò, a determinate sca­

denze (art. 15);

c) sconto di cambiali a non oltre 3 mesi, con almeno 3 firme (art. 19)

o con 2 firme ma con complemento di garanzia in titoli (art. 20): devono

essere evitati gli sconti di cambiali di comodo (art. 41);

d) incasso di cambiali per conto di terzi (art. 19);

e) depositi in conto corrente e pagamento di assegni su di essi (d);

f) depositi in custodia (art. 19, 24);

g) anticipazioni su titoli e metalli preziosi (artt. 22, 23);

Le disposizioni contenute nello schema Prina sono evidentemente cal­

cate su quelle degli statuti della Banca di Francia, cosi come è indicato nella

(31) Abbiamo riprodotto anche questo capoverso per l'interessante riferimento (forse tra i primi che figurino nella letteratura italiana) alla « disoccupazione tecnologica » : l'opi­ nione cui si allude è, presumibilmente, quella del Sismondi. j \

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/

(23)

UNA PAGINA DI STORIA BANCARIA ITALIANA 223

stessa relazione del ministro proponente (32): talvolta il testo italiano è

una semplice traduzione letterale di quello francese.

Riproduciamo a titolo comparativo nella lingua originale le disposi­

zioni statutarie relative alle operazioni ammesse per la Banca di Francia (33).

« Les opérations devaient consister :

1) à escompter des lettres de change et billets à ordre revêtus de trois si­ gnatures de citoyens français et de négociants étrangers ayant une réputation notoire de solvabilité;

2) à se charger, pour le compte de particuliers et pour celui des établisse­ ment publics, de recouvrer le montant des effets qui lui seront remis, et à faire des avances sur le recouvrement de ces effets lorsqu'ils paraîtront certains;

3) à recevoir en compte courant tous les dépôts et consignations, ainsi que les sommes en numéraire et les effets qui lui seront remis par des particuliers ou des établissements publics; à payer pour eux les mandats qu’ ils tireront sur la Banque, ou les engagements qu’ils auront pris à son domicile, et ce, jusqu'à con­ currence des sommes encaissées à leur profit;

4) à émettre des billets payables au porteur et à vue, et des billets à ordre payables à un certain nombre de jours de vue. Ces billets seront émis dans des proportions telles que, au moyen du numéraire réservé dans les caisses de la Banque, et des échéances du papier de non portefeuille, elle ne puisse dans aucun temps être exposée à différer le paiement de ses engagements au moment où ils lui seront présentés ;

5) à ouvrir une caisse de placements et d’épargnes, dans laquelle toute somme au dessus de 50 francs serait reçue pour être remboursée aux époques convenues ».

13.

— Le due relazioni del Consiglio legislativo (così come del resto

quelle ministeriali) non presentano rilevanza scientifica o tecnica, in ana­

logia a quanto avviene abitualmente nei consimili atti parlamentari. Non re­

cano dati di fatto, informazioni concrete sul movimento creditizio, mone­

tario, economico. Non danno prova di una chiara nozione sulle funzioni di

una banca di emissione, sugli effetti dell’istituzione. Sono tuttavia impor­

tanti quali documenti di indirizzo di pensiero, di tendenze nella politica eco­

nomica. L’indirizzo, le tendenze non sono mutate fra il 1804 e il 1810, mal­

grado le grandi trasformazioni nell’economia nazionale.

V ’ha una decisa ostilità alla introduzione dei biglietti sebbene siano

convertibili e a corso volontario: la diffidenza poggia presumibilmente sul

(32) Cit. nel § 7.

(33) Il testo qui presentato è quello degli statuti approvati il 24 piovoso anno V ili, quale è riprodotto da Louis Pommier, La Banque de France et l'Etat au X l X . e siècle.

(24)

ricordo delle recenti degenerazioni della circolazione cartacea ed anche sulla

constatazione della lunga durata del corso forzoso in Inghilterra. Si consi­

dera essenzialmente la banca come strumento per aumentare la massa del

medio circolante, aumento di cui non esisterebbe bisogno in Italia, essendo

già sufficiente la disponibilità attuale e la regolarità di produzione della

moneta metallica. Si afferma pure non necessaria l’esistenza d’una banca nei

rispetti del mercato creditizio, semplicemente sulla affermazione che il sag­

gio corrente di interesse non è alto.

Appare la diffidenza verso i legami tra la banca e lo stato, sia per la

responsabilità che questo assume nei confronti della banca che per l’in­

fluenza dello stato attraverso la banca.

Si ritiene ancora inopportuno che la banca sorga per iniziativa dello

stato: se essa fosse veramente utile, l’iniziativa sarebbe sorta nel ceto com­

merciale.

Tutte due le volte il Consiglio legislativo ha chiesto che il ceto com­

merciale fosse invitato a pronunziarsi preventivamente sulla convenienza di

fondare l’istituto.

Non si hanno dati sulle circostanze per cui non è avvenuto il proposto

contatto col mondo degli affari. Le vicende dell’iniziativa sarebbero meglio

chiarite se non esistessero lacune nel carteggio di Napoleone. Le circostanze

effettive che hanno recato all’insuccesso dei due schemi potranno forse risul­

tare dalla pubblicazione degli Atti del Consiglio legislativo : qualche notizia

può forse essere contenuta nei materiali manoscritti relativi a Prina esistenti

negli archivi di Milano e di Novara.

14.

— L’insuccesso dell’iniziativa di Napoleone e di Prina diretta a

dotare il Regno d’Italia di una grande banca di circolazione, sconto e depo­

siti, appare dovuto a quel senso di misoneismo bancario di cui si sono avuti

anche più tardi considerevoli manifestazioni. Il Consiglio legislativo ha mo­

strato il dubbio che l’ambiente economico italiano non fosse adatto al fun­

zionamento del nuovo organismo. Il senso di diffidenza si è mostrato più

pronunziato nella seconda discussione, relativa al più evoluto e meglio

costruito schema di tipo francese (34).

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