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Cronache Economiche. N.275-276, Novembre - Dicembre 1965

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(1)

CAMERA DI COMMERCIO

INDUSTRIA E AGRICOL TURA DI TORINO

(2)

È un punto di stabilità e di forza, una concreta immagine di funzionalità:

è uno dei quattro piedi su cui poggiano gli elementi portanti

di una scrivania Spazio.

Sue caratteristiche: la pianta circolare allargata. che ne garantisce la perfetta adesione salvaguardando i pavimenti più delicati.

e la giuntura a vite regolabile che assicura al mobile un livello costante

in qualsiasi tipo di ambiente.

(3)

cronache

economiche

mensile a cura della camera di commercio industria e agricoltura di torino

numero 275 6

novembre-dicembre 1965

Corrispondenza, manoscritti, pubblicazioni deb-bono essere indirizzati alla Direzione della Ri-vista. L'accettazione degli articoli dipende dal giudizio insindacabIle della Direzione. Gli scritti firmati e siglati rispecchiano soltanto il pen-siero dell'autore e non impegnano la Direzione della Rivista nè l'Amministrazione Camerale. Per le recensioni le pubblicazioni debbono

es-sere Inviate in duplice copia. E' vietata Il rt-produzione degli articoli e delle note senza

l-autorizzazione della. Direzione. I manoscrilti, anche se non pubblicati non SI restituiscono.

Direttore responsabile: Prof Dott. Giuseppe Carone

.

sommario

L. Mallè

3 Giacomo Jaquerio, pittore di Torino G. Maria Vitelli

10 Finalità e problemi dell'attività commerciale

N. Bottinelli

13 Dopo l' « Halloween » è già Natale nel negozI di New York G. Lombardi

15 Profili giuridici e premesse organizzative per la formazione di un parco naturale sulle Langhe

A. Feliciani

21 Considerazioni sulle risultanze di un'indagine economica e socio-logica condotta in una zona delle Alpi lombarde

R. Panizza

35 Considerazioni sull'importanza economica della ricerca scientifica

E. Guerra

43 Problemi di mercato della gomma sintetica nella C.E.E.

A. Bellando

48 L'lstituto di formazione e di ricerca delle Nazioni Unite M. P. Abrate

53 La Banca Mondiale e il finanziamento delle sue attività di prestito U. Bardelli

60 Torino proietta la propria meccanizzazione agricola nel mondo E. Battistelli

63 Escluse dal credito agrario le autovetture ad uso promiscuo L. Martini • R. Gamalero

68 "conferimento delle uve alle cantine sociali C. M. Turchi

73 Siamo vicini ad una seconda « grande crisi economica»? R. Zezzos

77 "ghiaccio: naturale ed artificiale E. Mariano

82 Orientarsi fra i tessili moderni 84 Tra i libri

92 Dalle riviste

97 Indice dell'annata 1965

Direzione, redazione e amministrazione

(4)

CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E AGRICOLTURA E UFFICIO PROVINCIALE INDUSTRIA E COMMERCIO

Sede: Palazzo Lascaris - Via Vittorio Alfieri, 15. Corrispondenza: Via Vittorio Alfieri, 15 - Torino (120) - Casella Postale 413. Telegrammi: Camcomm.

Telefoni: 55.33.22 (5 linee). Cfc postale: 2(26170.

Servizio Cassa: Cassa di Risparmio di Torino - Sede Centrale - C/c 53.

BORSA VALORI

Via San Francesco da Paola, 28. Telegrammi: Borsa.

Telefoni: Uffici 54.77.04 - Comitato Borsa 54.77.43 - Ispettore Tesoro 54.77.03.

BORSA MERCI

Via And rea Doria, 15.

Telegrammi: Borsa Merci - Via Andrea Doria, 15. Telefoni: 55.31.21 (5 linee).

GABINETTO CHIMICO MERCEOLOGICO

(5)

Giacomo

J

aquerio,

Luigi

MaZZè

Giacomo J aqueTio - che copTe un mezzo secolo con le ope?'e, per non parlaTe della scia ch'egli traccia - è alle porte e in forma già COJn7JÙ6ta proprio quando il '400 si ap?'e, tanto che la s-ua. nascita. si dovTà p01'1'e non più innanzi de11375, Quanto dire ch'egli crebbe in piena

atmo-In copertina: Giacomo Jaquerio - Profeti - S. Antonio di Ranverso, presbiterio.

sfeTa cc intel'nazionale» taTdo-tn:centesca, anCOTa ]J1'ossima al cc giottismo l'ifo'/'mato », ment're anCOT vive filt1'avano le esperienze del cc l1w1,tinismo Tifor-mato 11 della scuola senese-provenzale-avignonese, che questi fatti non sono w'wismi in lui ma asso1'bimento bene aggiO?'nato, via via estendendo

L'Annunciazione - Santi ... Fénis, cappella del castello.

(6)

Santa (particolare) -Fénis, cappella del castello.

inteTessi e conoscenze, a r'icever'e ulter'i01'i voci di Lomba'/'dia e dal Veneto, mediatrice Pavia, Fo'/'se anche ne r'iceveva dalla Renania, mediatTice l'alta Svizzer'a, non per via di stampe, come fu mal detto e superfluamente negato -non c'era anco'/'a la xilogTafia né l'incisione - né per' via di pit-tUTe ma di disegni che cù'cola-vano (e quanto) e di miniatw'e e di m'azzi; e mediatoTi gli scul-tOTi Tenani e bavaresi nel Duomo di ~Milano, pTopr'io allo m scesi quando J aquerio potè fm'vi i pr'imi viaggi, Ricevevet, anche, dalla Bo'/'gogna (tmmite Svizzem, F1'{mcia rrur'idionale e, ancora una volta, il cantier'e milanese) mentr'e il linguaggio che egli così filtmva dalle per più, veTsi con-sentanee fonti, t'/'ovava p'ar'alle-lismo nel Borrassà di Bm'cellona che a più, d'una delle medesime attingeva,

I~ Piemonte di allor'a, tanto facilmente dimenticato nella sto -r'ia dell' aTte, si allinea con la Lombm'dia del De Gmssi, dei De Veris, di NIichelino da B e-sozzo, degli Zavaltar'i; con la Cremona di Bonifacio Bembo, con la Verona di Giambono, di Stefano, di Pisanello (e sia pu'/'e, quest'ultimo, tale da superaTe

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CRONACHE ECONOMICHE

ttttta l' « internazio no le » eUTopea), con Fenezia, con la Provenza, con la B01'gogna di Rroederlam,

7a Amburgo di 1I1eister Bertmm e sc'uola, tanto prima di 111 eiste?' Fmncke ch' è già di fase f01'1na-tiva lJiù tm'da, con la Renania, la liVestfalia, la S assonia, la F1'{mconia, la B avieTa, 7' A ust7'ia, la Boemia, Se da questo scac-chiere si traggono le fila delle COI'-r'enti fondamentali e si osserva che la Fremci a p1'{dicamente viene fecondata, da sud, dalla Lom-baTdia, e da n01'd dalla sensi-bilità di artisti della NIosa, della Gueldria, della Renania (per'chè di qttesti si fa il sangue l'arte « b01'gognona» del periodo « in-ter'nazionale »), si dov1'{ì ricono-scc're scarso quanto, a quei gior'ni, la pittura fr'ancese poteva dare al Piemonte; questo, se mai, e1'{t una delle vie aperte a tr'asmetterle voci padane e a r'accoglie1'1~e voci più, nOTdiche, 1 canonici richiami cc J aquer'io- Yver'ni » non Teggono né per' date né per stile e r'esi-stono per forza d'iner'zia, Se mai un nesso vada stabilito con zona fmncese, è con l'Avigone della corte papale sulla metà del' 300 con il martiniano NI atte o

Gio-Il profeta Davide - S. Antonio di Ranverso,

presbiterio.

vannetti e la sua cerchia, ~m­ pressionanti J aqu.erio più per mod'uli e tipi che ]JI'o1Jrio per stile. e in lu.i soprofjatti da7 (ilO/le fiorentino gÙtntogli via 111 ila ilO,

Profeta - S. Antonio di Ranverso, presbiterio.

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da noi l'episodio pw prezioso, aristocratico. Se J aquerio al 14/3 era maestro maturo, espe-rienze come la chierese non furono pero per lui senza grande peso. Altra cosa gli affreschi (De-pOsiz1:one, due martiri, una pre-dica) di Giovanni Bertmmi da Pine1'olo (1474) a S. Giovanni ai ca.mpi eli Piobesi, dove un vio-lento accento paesano t1"Culuce .J aqnerio plebeamente, con manie-rismi acerbi ma con fm'za dUlm-matica e con pungente espressio-nismo, che avrà echi diffusi; uno dei derivati più tardi è la C1'O-cifissione in S. Vito di Pios-sasco, anche a non volerla spin-gere a fine '400. Casi avanzati, in cni fattori almeno di « at&m )) iaqller'iana si mescolano con fles-sioni p1'ovenzali e nm'diche, non possono venir citati lJe1' la fre -quenza e la bassa qualità; meri-tano ricordo almeno le Storie della Passione alta chiesa cimi-teriale di S. ll1aurizio Canavese,

Storia di una Santa - S. Antonio di Ranverso, presbiterio.

Cftlde e corsive ma con interes-santi descrittività ambientali (in-te'mistiche anche) di Sa1J01'

fiam-mingo; e gli svariati aff1'eschi in S. Fiorenzo di Bastia, non solo per aspetti iconogmfici curiosi

Cristo nell'orto degli ulivi - S. Antonio di Ranverso, sacrestia.

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(Git~dizio; rirti~ e Fizi; ecc.) ma per l'a(fiancCl1'si di fonne stret-tamente piemontesi involgarite ad alh'e lig w'i-provenzali (tipi, co-lori, luminosità) piuttosto spinte.

.l'Il a, frammezzo, quanti anelli d'una catena non più facile da ricompon·e. Importante è la sco-perta della finna di A imone Duce su uno degli afjreschi alla chiesa di 111 issione (T'illafTanca Sa-bauda); sebbene fosse anche pri-ma evidente la diversità di mani, gli afjreschi della volta datandosi al 1474, i miglio?'i e più anti-chi non vennero mai ?'etrodatat'i quanto permette ora la scoperta, consenziente di collegare Aimone,

già noto per sol,i documenti, con un'opera certa e di definù'e M/W seconda prec,isa personalità nel tempo del p?'edominio jaqlleriano, Aimone fu attivo nel 1417-18 al palazzotto degli Acaia in Pi-nerolo quando vi agiva J aqt~erio e dipinse pttre al castello degli Acaia in Torino dove J aquerio l'aveva di poco 1Jreceduto, Le fila, d'unque, del tanto sconnesso ordito del primo quarto del '400 vengono più chiaramente distin -guendosi e annodandosi.

TTCllasciando per or'a A imone che im.plica t~lte?'ior'i determina-zioni, sostiamo in breve alla storia interna dello stile

iaque-S. Giovanni evangelista 4 S. Antonio di Ranverso, volta della sacrescia.

6

1

CRONACHE ECONOMICHE

riano e al suo timbro poetico, Le tappe docwnentariamente (ma non più tlOtte concretamente) note sono: 1401, Ginevra, convento dei domenicani; 1403 e 1407-08, castello di Torino; NlJ, ca-stello di Ripaille e castello di Thonon vresso Ginevra; 1415 e 1418, castello di Pinerolo; 1425-26, castello di Thonon; atti del 1404, 1429, 1440, dicono il pil-to're residente a Torino, hdtimo facendo supporre tbna dimora contintw confermabile fino al 1453, anno della morte, Gli af-freschi sulla parete sinistra, in basso, del presbiterio di S, An-tonio di Ranve?'so, senza data materialmente tramandata, por-tano la firma, unica supe?'stite, del maestro che vi si dichiara torinese come già nel 1401 qLLClII-do aveva fi?'mato (e lo sappiamo da una stampa cinquecentesca) l'afjresco ginevrino perdnto che ?'imane, allo stato attuale dr/le conoscenze, l'opera p?'ilna: « J a-cobus J aqt~el'i de civitate Ta'll-?'ini Pedemonti »,

(9)

lin-La salita al Calvario (particolare) - S. Antonio di Ranverso, sacrestia. La salita al Calvario (particolare) - S. Antonio di Ranverso, sacrestia.

guaggio più pieno, lo Tibadi -scono - come dal centro del Piemonte, con tutte le sue im-plicazioni più orientali, in'a-diassero i modi fondamentali del ling uaggio regionale fino alle estreme propaggini occidentali, a settentrione e a mezzogio?"?w: ~n valle d'Aosta, dove Fénis (e tutto quando ne discende) è la prova più ferma dell'i nconsisten-za d'W1Cl scuola pittorica (( franco-valdostana» quattrocentesca; nel Saluzzese, dove il Castello della "Vanta serba nella Sala B-aro-naie, con gli af}1'eschi dei (( Nove prodi e nove eroine» e della (( Fontaine de Jouvence», una brillante affermazione del J aq' ue-l'io maturo (c, 1437-40),

Fra queste due punte geogra-ficamente più diramate della sua attività in Piemonte, si inserisce ulla prima parte degli affreschi a S, Antonio di Ranverso (volte e pareti della sacrestia escluso il

Calvario) illuminando i modi di Fénis e quelli della JIIl anta e, di 1'ifiesso, illuminandosene, mentre ne Tiesce precisata la seconda fase (c, 1440-50) di Ranve1'so (Cal-vario in sacrestia; p1'ofeti e alt1'i affreschi del presbiterio; storie di S, Biagio); la p1'esenza a S, Pi e-tro di Pianezza incuneando si, plattsibilmente, fm le due di Ran-ve1'SO e in prossimità della lJI[ anta, P ambola di eccezionale respiro, Forte, schivo, nwido, J aquerio non percid 1'imane est1'aneo alle versatilità del gusto (( cortese » ma v'imprime essenzialità, cm'ica espressiva, Semp1'e ttn'integrale fusione tra la forma, di sboccio popolare ma di mdice c01,tigiana, e i contenuti vissuti fino in fondo, tutto integrandosi nella impulsiva attitudine a narrare, a ritrarre cioè in vàità, sul ritmo snodantesi dei fatti umani, il fascino dolce o crudele o 1JUStO o assorto del vivere sentiment'i ed

eS1Je1'ù'e circostanze, Sotto specie di scene sctcre, portare alla ri-balta osservazioni Sttl saC7'0 senso delle vicende umane, piacevoli o

Cristo crocifisso (particolare)

Pianezza, S. Pietro (abside).

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Sala baronale del castello del Il Manta -Affreschi dei Nove Prodi e Nove Eroine.

.tTagiche, docili O di Tivolta, be-nevole o maligne, affettuose o

invide, nobili o volgm'i, Tiservate o bTutali. s01'Tidenti o beffar'de,

Tanto più commuove l'adcsionr al vissuto entro i termini del ca-none « internazionale» che co-nobbe raffinatezze ed acwni mag-giori di tanto, ma che non so-vente rivestì così intima sensi-bilità per i fatti del cuore,

Interessa notare che J aquerio, gi'ungendo fino alla 'm.età del se-colo, rimane est1'aneo Cl penetra-zioni della nuova concreteNza nor-dica d'origine fiammingo-olan-dese che eliminerà. gradualmente i canoni cortesi; i suoi interessi sono per i sentimenti e le est rin-secazioni in opere, non pe'r l'am -biente che 1'ifletle il viver del-l'uomo né 1Je1' le cose che s'ani-mano nel suo clima, su di esse Tiverbemndosi le sue esigenze spirituali e materiali, Così che il chiude'/'si della sua paTabola Ve1'Tà. p,'essoché a coincidere, ma insieme segnando un distacco d,i due mondi. con la paTabola,

vis-Sala baronale del castello della Manta ~ Particolare dell'affresco delle Eroine.

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Sala baronale del castello della Manta - Particolare dell'affresco della Fontana di Giovinezza.

suta da altri, d'una nuova natura-lità, d'una nuova dimensione del-l'uomo nel suo ambito vitale: siano poi Fiandr-a e F1'ancia o Lombm'-dia e Toscana, Veneto e Romagna

e altre fonti anCOTa, a daTe slnmti, J\Il a le qualità sostanziali di J aque1'io, che supe1'Clno la sua stessa appaTtenenza al filone « CO'1'tese ll, pToseguono come tim

-Mo poetico pectdic~1'e dell' animo piemontese, Da J aque1'io, quin -di, si potTebbe trasC01'1'eTe, senza inte1'mezzi, al p1'imo « ideale II pTosecuto1'e, Spanzotti,

(12)

Fin

ali

t

à

e

probl

e

mi

dell'att

ivi

t

à commerciale

Si è compiuto recentemente il ventennio di vita dell' Associazione commercianti della pro-vincia di Torino ed è doveroso - in tale circo-stanza - da parte della Can"lera di commercio industria e agricoltura sottolineare l'avve ni-mento ed esprimere un aperto riconoscimento per il contrihuto che le categorie del settore della distribuzione portano allo sviluppo economico generale.

Mi pare che tale apprezzamento possa rite -nersi particolarmente significativo in quanto proveniente dall'ente che - su piano pubblico e per ragioni istituzionali - interpreta e coor-dina gli interessi economici della collettività della provincia.

E appena il caso di rilevare l'estrema impor-tanza della funzione distributiva nel quadro del sistema economico: ricorderò soltanto che già i classici dell'economia attribuivano al com-mercio internazionale il ruolo di fattore di spe-cializzazione produttiva fra i vari Paesi. Anche oggi il punto di vista non è cambiato se la or-ganizzazione delle Nazioni unite si fa promo-trice di conferenze sul « commercio e lo svi-luppo )l.

Lo stretto vincolo fra « commercio )) e «

svi-luppo )) non è meno valido nel campo del cosi-detto commercio interno. Si è ripetutamente affermato che il problema fondamentale de l-l'economia contemporanea, soprattutto nei Paesi che hanno raggiunto un livello sensibile di benessere, non è tanto quello tecnologico del produrre, ma quello mercantile del collocare, dell'assicurarsi sbocchi sempre nuovi, d ell'ac-quisire strati ulteriori di clientela potenziale.

Prova ne sia la grande quantità di ricerche che si dedicano allo studio dei mercati, mediante le tecniche più diverse, che vanno dal campo puramente quantitativo a quello psicologico e motivazionale.

Oggi le forme distributive e la stessa strut-tura commerciale si trovano in fase di evoluzione delicata, se vogliamo anche critica. Vengono so-spinte e condizionate per un verso dai muta-menti intervenuti nel comportamento delle

10

I

CRONACHE ECONOMICHE

Giovanni lVlaria Vitelli

masse consumatrici, per l'altro dalle tra form a-zioni in atto nell'organizzazione produttiva in-d us triale.

Per quanto riguarda il lato del consumo, possiamo ricordare l'aumento rapido e notevole del reddito (nazionale, familiare, individuale), il progresso tecnico nelle comunicazioni, l'evolu -zione culturale, i nuovi assetti demografici cd urbanistici. Per ciò che tocca la prod uzionc industriale, va citato il fenomeno della concen-trazione aziendale, lo sviluppo dei processi tecnici di fabbricazione, la tendenza in molti casi ad assumere direttamente funzioni gestionali prima affidate in esclusiva a ditte mercantili intermediarie. Nè sono da dimenticare le carat-teristiche tipiche della produzione agricola c i problemi a volte complicati connessi alla sua commercializzazione.

Da tutto questo stato di cose derivano situ a-zioni di relativa instabilità e d'incertezza, da cui affiorano spesso denunce di arretratezza a ca-rico dell'apparato distributivo.

Bisogna riconoscere che i tempi nuovi richie-dono anche in questo settore sforzi magari au-daci di risistemazione e, diciamo pure, di razi o-nalizzazione. Dovrebbe comunque essere chiaro che ciò non deve significare misconoscimento della validità della funzione commerciale, ma semplicemente esigenza di un adeguamento qua-litativo e quantitativo delle sue strutture alle mu-tate condizioni dell'economia contemporanea.

(13)

Ora, questo processo di rinnovamento è

in-dubbiamente in atto anche da noi c sarebbe contro verità negare gli sforzi che da più parti

sono stati già intrapresi e spe so coronati da successo.

Vorrei però osservare, se mi è consentita una Ilota critica, che si tratta prevalentemente

di i n iziati ve individ uali, realizzate al di fuori

di un programma, al eli fuori di adeguati

indi-rizzi cci appoggi eli carattere pubblico.

Bisogna dunque auspicarc che anche per il commercio si configuri una politica economica pi ù incisiva, pi ù realistiea, più sostanziosa di mczzi a favore di tali trasformazioni strutturali.

I piani sui quali l'azione va condotta sono

fondamcntalmente quattro e concernono il

rior-dinamcnto normativo, il raggiungimento di

dimensioni azicndali ottime o per lo meno pill

soddisfacenti, l'incentivazione ad una maggiore

produttività c iI potcnziamento della prepara -zione tecnico-professionale.

Pi LI che di piani si dovrebbe forse parlare di aspetti della vita di settore, in quanto si

tratta di momenti intimamente legati e rec ipro-camente condizionantisi.

Per quanto riguarda il profilo giuridico è gcneralmente ammessa l'insufficienza

dell'at-tuale ordinamento amministrativo, sorto in se -guito a situazioni contingenti del passato e ca-ratterizzato da singolari disparità istituzionali

(basti pensare alle diverse competenze e ai

diversi criteri di rilascio delle licenze secondo che si tratti del grande o del piccolo dettaglio). Nella constatazione di tali carenze sono venuti a trovarsi in posizione pressochè concorde

pub-blici poteri, grandi e piccoli operatori, assoc ia-zioni di categoria e gli stessi consumatori e di

ciò si è avuta un'eco abbastanza probante nel

corso dell'apposito convegno sulla distribuzione

promosso lo scorso anno dal CNEL e attua

l-mente nelle discussioni presso le varie commis -sioni del CNEL medesimo.

D'altra parte è apparso anche chiaro che

neppure in questo campo è possibile tornare

ad un semplicistico « laissez faire », se si vuole

cvitarc - in luogo dell'auspicata evoluzione

dell'apparato distributivo -- una sua depreca -bile involuzione, se si intende in altre parole impedire che es o diventi un approdo di « rifu-giati dell'economia».

È abbastanza comprovato dai fatti che le attività tcrziarie hanno possibilità di sviluppo fisiologico, equi ndi po itivo, solo a condizione

che i innestino in torma e misura adeguate su un tronco robusto di attività secondarie o di

trasformazione, in mancanza del quale il loro e pander i assume una caratterizzazione pa

ras-itaria dal punto di vista sociale e decade a

fattore di rigidità economica e in ultima analisi

di sottosviluppo.

È interesse di tutti, produttori, intermediari

e consumatori, che le scelte legislative sappiano tener conto di queste complesse esigenze, pun-tando soprattutto sulla valorizzazione delle

doti morali e tecniche degli operatori.

Un altro aspetto in ordine al quale è attesa un'azione di rinnovamento è quello delle di men-sioni aziendali. La media italiana degli addetti

per e ercizio commerciale in scdc fissa (all 'in-grosso e al minuto) risultava al censimento del

1961 di 2,26 unità., il che fa seriamente rifl

et-tere sugli intuibili effetti di una prepondcranza

di micro-aziende nel settore.

Purtroppo si deve anche aggiungere che tale dimensione media è solo lievemente aumentata

rispetto a dieci anni avanti, allorchè fu pari a 2,08 addetti per esercizio (censimento 1951).

Eppure si è detto e ripetuto che gli anni. cin

-quanta sono stati quelli del boom, della fra -goro a espansione economica. Tutto sommato

non si può affermare che essa abbia avuto se

n-sibili conseguenze in fatto di irrobustimento dell'apparato commerciale italiano. Nè la situa -zione della provincia di Torino si discosta troppo dai valori medi nazionali. Ancora sulla base dell'ultimo censimento, il numero medio di ad -detti per esercizio commerciale in sede fissa

appare di 2,53 unità. Bisogna restringere la

considerazione al capoluogo, in cui peraltro è logico attendersi un dimensionamento diffe-rente e in qualche modo appropriato a un grande centro demografico, perchè tale media riesca a sfiorare il valore di 3 addetti per unità locale.

A titolo di confronto citerò il caso di due grandi paesi europei alla cui struttura economica può

essere paragonata quella della nostra provincia se non quella globale italiana per il noto cara t-tere « dualistico» che la distingue. Il rapporto

medio nazionale francese - si noti medio nazio-nale - fra addetti ed esercizi di commercio fisso raggiunge il valore di 3,4 (cfr. Annuaire Statistiq'LLe de la FTance 1964) mentre quello

medio nazionale tedesco sale ulteriormente a 4,4 (cfr. Statistiches J ahr"buch ti;;}" die B'Lmdes -Republik Dwtschland 1965).

Indicazioni non meno significative sono of-ferte dalla curva cumulativa di frequenza degli esercizi commerciali distribuiti per classe di

addetti, da cui si ricava che, sempre in

pro-vincia di Torino, oltre il 76 % dei punti di ve n-dita è costituito da unità operative aventi non più di due addetti. Un altro elemento di g iu-dizio non privo di interesse riguarda la forma

giuridica che caratterizza le nostre imprese com -merciali: secondo l'ultimo censimento esse risul-tano costituite per oltre il 91

%

sotto forma

(14)

viduale e queste ultime coprono un ammontare

di occupati del settore superiore al 75%. Infine

non è superfluo apprendere che solo circa il 23

%

di esercizi commerciali della nostra provincia è attrezzato con impianti di forza motrice per

una quota corrispondente al 32

% di addetti al

settore.

Questi particolari, su cui ho alquanto ind u-giato, fanno ritenere che opportunamente nel

programma di sviluppo economico quinquennale in via di approvazione si dica di voler « favo-rire ed assecondare la tendenza alla concentra-zione delle imprese e all'accrescimento delle dim.ensioni dei punti di vendita n e che ci si

pronunci per « un'azione di stimolo per un mag -giore sviluppo delle forme associative tra pic -coli imprenditori commerciali n.

Probabilmente, se tale indirizzo sarà accom-pagnato da misure effettive di sollecitazione, risulterà ancora più evidente l'inutilità, per non dire la pericolosità, di certi istituti che sono stati affacciati nella prima stesura (estate 1964)

di programma quinquennale, allorchè si accennò alla costituzione di una catena di supermarkets collegati ad una società finanziaria nazionale a partecipazione statale e articolata in società

per azioni locali a partecipazione comunale, o si sostenne la tesi dell'introduzione di un nuovo istituto pubblico incaricato di funzioni di con

-tI'ollo, coordinamento, ecc. in campo distri-butivo.

La tecnica dell'incentivazione economica è abbastanza nota nei suoi termini e tutti sanno che essa ha trovato larga applicazione nel corso

degli ultimi anni, in prevalenza con riferimento

alle attività industriali e alle zone dichiarate

depresse. Qualche applicazione si è avuta anche

in campo commerciale, ad esempio con l'e

roga-zione di crediti a medio termine destinati al

miglioramento delle attrezzature. Si ha però l'impressione che in questo settore la politica dell'incentivazione sia stata attuata con scarsi

mezzi e con non molta convinzione, per cui

non sembrerebbe fuori luogo un suo ripe nsa-mento in termini autonofni e non sempli

ce-mente imitativi di quanto è stato fatto per altre attività. Penso che bene abbia fatto il CNEL, nella stesura del parere sul programma quin-quennale, a puntualizzare il concetto che « l'a

m-modernamento e la riorganizzazione delle

strut-ture delle imprese commerciali n devono essere

12

I

CRONACHE ECONOMICHE

raggiunti anche « mediante forme di incenti

va-zione da definirsi nell'ambito del Fondo per lo sviluppo economico e sociale)l.

Per concludere un cenno ai problemi della formazione professionale. Se è vero che il nuovo ordinamento giuridico-amministrativo delle

at-tività commerciali sembra decisamentc orien

-tato verso l'abolizione sia pure graduale

dell'at-tuale siste ma delle licenze e l'i nstaurazionc di

una procedura di registrazione subordinata in

primo luogo all'accertamento del possesso da parte del richiedente di validi requisiti di i

do-neità morale e professionale, emerge in tutta evidenza che il progresso dell'apparato

distri-butivo sarà nettamente condizionato dalle qua-lità personali e tecniche dei futuri operatori.

Ciò esige, come ha vigorosamente sotto li-neato il CNEL, « uno sviluppo e un maggiore coordinamento dei corsi di qualificazione e di aggiornamento professionale per gli addetti al

settore commerciale n. È lecito pensare che

l'af-facciarsi in questo campo di nuove leve,

for-mate non da individui fortunosamente aggrap-pati all'esercizio di un'attività economica intesa

unicamente come alternativa obbligata alla di-soccupazione, ma da giovani tecnicamente

pre-parati attraverso un serio tirocinio formativo, costituirà anche la premessa per il naturale superamento di talune anomalie e lo sciog li-mento di certi nodi che in qualche caso fanno erroneamente apparire l'attività distributiva

quale comodo strumento di ingiustificati profitti

personali.

La funzione commerciale è essenziale all'or

-ganizzazione economica della società. Non

di-remo di essa, come in qualche caso si è voluto

dire dell'agricoltura e mi pare non molto a

pro-posito, che debba industrializzarsi: ogni att

i-vità economica deve essere se stessa, ma deve esserlo nella forma della massima efficienza, e

dunque nella piena corrispondenza alle finalità che la giustificano e nel rispetto dell'interesse generale. L'attività distributiva conferisce ai

beni prodotti dall'agricoltura o dall'industria

un proprio « valore aggiunto n, disponendone l'utilizzazione nel modo più conveniente nel

tempo o nello spazio. Occorre che questo modo

sia realmente « il più conveniente n per i co

n-sumatori, e cioè per tutti. Ecco il traguardo

che l'organizzazione commerciale deve proporsi

(15)

Dopo

IY«Hallo1

/

veen»

è

già Natale

di Ne1v Yor!C

negozi

nel

I commercianti amcricani sanno sfruttare ogni occasione per incrementare le vendite a t-travcrso i grandi magazzini ed i negozi del tipo tradizionale, che sono numerosissimi e stanno riprendendo quota, distinguendosi e differe n-ziandosi dai primi per la qualità ed originalità

dei pro~otti offerti al pubblico.

Innumerevoli sono le occasioni di vendita: un giorno è la festa della mamma, l'altro del papà, poi dei fìçlanzati, dei nonni, e così si va

avanti tutto l'anno, cercando in ogni modo di sollccitare negli acquirenti piccoli e grandi, uomini e donne, il desiderio dell'acquisto di ogni

cosa, utile o inutile: l'importante è di render felice qualche componente della famiglia o della cerchia di amici.

Le donne sono le grandi protagoniste di queste campagne di vendita, sono esse che affrontano quella che è poi in sostanza una gioia,

ma anche una grande fatica, perchè il servizio di consegna a domicilio è una eccezione e se reso dal commerciante è molto costoso per il consumatorc. Ne consegue che l'acquirente deve

trasportarsi sovente personalmente pacchi pe -santi ed ingombranti, e ricorrere poi ad un taxi, non avendo possibilità alcuna di un parcheggio libero nel centro della città.

Il favore che incontrano gli « shopping ce n-ter )l decentrati, rispetto alle grandi città sta-tunitensi, è appunto dovuto alla possibilità di parcheggio nelle grandi aree adiacenti.

Se le donne essenzialmente si sobbarcano volentieri la fatica dei grandi acquisti, i com

-mercianti sanno giustamente riservare loro le migliori attenzioni, ed infatti, visitando le grandi imprese di distribuzione, si ha l' impres-sione che quasi tutti i reparti siano destinati esclusivamente al gentil sesso. Esistono, certo, anche i reparti per uomini, ma sta di fatto che

ai piani terreni sono esposti con il maggior

po ibile rilievo, articoli femminili, ed i reparti

Nicola Bottin

e

lli

destinati a queste vendite sono senz'altro pre-minenti su tutti gli altri.

Coll'ultimo giorno di ottobre, coincide la

festa di « Halloween )l, che risale ael una antica tradizione anglosassone. L'emblema della festa

è la zucca vuota con i buchi degli occhi, elel naso e della bocca, illuminata dall'interno; « Halloween )l rievoca le streghe e gli spiriti, le saghe nordiche: è una tradizione trasferita nel nuovo mondo dagli immigrati inglesi e tedeschi. Sui davanzali delle case dei rioni di New York, nelle belle casette di Brooklin, di Bronx, di Stanten. Island, sono esposte le zucche gialle

vere o di plastica, ed i bimbi fanno grandi feste

girando mascherati, travestiti da streghe o s pi-riti, da una casa all'altra, intimando agli amici od ai vicini: « O la borsa, o il malocchio )l. Il malocchio viene fugato per lo più con un rega

-lino; evidentemente, in primo luogo, gli spiriti e le streghe sono allontanati dalla propria casa attraverso i regali che i genitori riversano sui figli con acquisti di massa nei negozi che ricor-dano a tutti la « Festa di Halloween ", con richiami pubblicitari, e l'esposizione delle « zuc-che )l.

Anche nei grandi alberghi, come ad esempio al nuovo Hilton, in una vetrina attigua all' in-gresso, su una tavola apparecchiata con gusto, faceva spicco l'emblema di Halloween.

Passata questa Festa, ha inizio la grande

campagna delle vendite natalizie.

I negozi di N ew Y ork, come del resto quelli di tutte le altre città americane, sono già in pieno lavoro per Natale; ai primi di novembre le vetrine e gli interni dei negozi sono addob-bati con richiami a questa grande festa. Nei magazzini, interi reparti vengono riservati alla vendita degli articoli destinati alla decorazione degli alberi Natalizi e delle case: ovviamente in tutti gli altri reparti si propongono ed offrono soluzioni per i consumatori incerti, che

(16)

cii mente escono senza lasciar. i indurre aù ac

-quistarc.

In questo momento, gli Stati Uniti stanno attraversando un periodo di particolare pro-sperità; il volume delle vendite nei negozi è veramente eccezionale. La piLl esatta yal uta-zionc della pròsperità economica di questo grande Paese, si può avere attraverso il ritmo delle vendite al dettaglio, che, secondo gli esperti

americani, ha raggiunto un livcllo record.

Le previsioni quindi per le vendite natalizie sono ottimistiche: miliardi di dollari verranno spesi spensieratamente per regali natalizi in

questi due mesi.

Tutto qui è predisposto, onde favorire il buon andamento della campagna delle vendite natalizie; martellante è la pubblicità della tele -visione e dei giornali, il cui peso, in certe gi or-nate, supera il chilo, essendo quasi compl eta-mente lo spazio assorbito dalle inserzioni di aziende commerciali che offrono prodotti di ogni genere.

Grande ruolo per la pubblicità viene affidato tuttavia alle vetrine dei negozi e dei grandi

111agazZll11.

Le vetrine di New York sono uno spetta-colo a sè, soprattutto quando scendono le o

m-bre della sera: allora, si trasformano in piccoli

14

1

CRONACHE ECONOMICHE

palco ceni ci nei quali, u sfondi scuri, splt'cano con particolare rilievo gli articoli di maggior richiamo; non si tratta eli qualche vetrina: sono

migliaia di esposizioni improntate a gu to cl eleganza; enorme è l'impiego di luce sia nelle vetrine, che all'interno dei negozi.

Guardando a questo grande mercato, che è diretto ed in fluenzato dai dirigenti com 111

eI'-ciali e dai pubblicitari, che hanno i loro unici nella fungaia di torri di acciaio e vetro della capitale commerciale degli Stati Uniti, si com-prende appieno la potenzialità economica eli questo grande paese.

Nessuno pensa qui di sollevare delle pole-miche per il livello dei prezzi e dei costi di di-stribuzione: nella mentalità americana ciò y l'-l'ebbe considerato quasi una stonatura cd un atto di sabotaggio nei confronti di quella politica di incremento della economia che poggia mol-tissimo sull'ottimismo e sull'euforia.

(17)

Profili

giuridici

e

premesse organ izzative

per

la

formazione

sulle

Langhe*

r.

-

È stato recentemente osscrvato che le Langhe costituiscono un yasto comprcnsorio del

Piemontc mcridionale, « dotato di caratte ri-stiche di valore intrinseco eccezionale» sotto il profilo geografico, economico, paesistico.

Come è stato dimostrato esattamente (cfr. Vigliano, Sulla istituz'ione di 'un Conso1'zio tm le Provi ncie Piemontesi e LiguTi per la jonnazione di /in Parco Naturale sulle Langhe, in « Cuneo Pro\"ineia Granda» 1965, n. 2, p. 26 sgg. spec. p. 31 sg. e, più ampiamente, dello stesso Au-tore, Parco naturale delle Langhe, in « Cronache

cconomiche», agosto-settembre 1965, p. 13 gg.) gli aspetti tipici delle Langhe si incentrano sui seguenti elementi:

a) la natura del suolo;

b) la varietà del paesaggio naturale; c) la varietà del paesaggio umanizzato; d) il patrimonio socio-culturale.

Le Langhe, dunque, si presentano con spic -cati caratteri unitari che ne fanno un unicum nell'ambito dclla Regione Piemontese, e non di essa soltanto.

::\Ia, pur nel quadro di questa unitarietà, è altrettanto innegabile che, sotto quegli stessi profìli poe'anzi indicati, le molteplici compo -nenti da cui le Langhe sono caratterizzate sono assai yarie e spesso separatc da una profonda disparità: basta ricordare le differenze paes isti-che, ambientali, economiche, sociali, della flora e dclla fauna che distinguono, tanto per fare un esempio, le Alte dalle Basse Langhe.

II. - Se ciò è vero, e se altrettanto certo è che, pur con questa articolata varietà, le Langhe formano un tutt'unico in larghissima parte in-tegro « specie se raffrontato al resto della re

-gione », scmbra necessario inferirne che tanto il

di un parco naturale

Giorgio Lombardi

profilo unitario, dal quale il comprensorIo la n-ghese trae la sua fisionomia, quanto quello più articolato, rappresentato dalle note differenziali che imprimono alle molteplici aree da cui esso risulta composto una loro ben individuata pecu -liarità, postulano sì una pluralità di interventi, ma, indispensabilmente, implicano che tali in -terventi debbano armonizzarsi nel quadro di un generale coordinamento.

Tale prima prospettiva si impone, infatti, per un duplice ordine di considerazioni:

a) tali elementi di fondo, illustrati in sintesi nello studio del Vigliano (in « Cuneo Provincia Granda l), cit., p. 31 sg. e in « Cronache Economiche», cit., p. 13 e sgg.), pur non essendo in questa sede il caso di elencarli minutamente, sono propriamente quelli che più da vicino a p-paiono esposti alle minaccie derivanti da un disorganico perpetuarsi delle attuali condizioni regressive, da un lato, come pure, d'altro canto, da una molteplice e disordinata serie di solle -citazioni, per ora in fìeri ma - cosa facilmente prevedi bile, date le strutture stradali eseguite ed in progetto (e gli alt.ri elementi in previsione) che tendono a togliere le Langhe dal loro antico isolamento - destinate a non lunga scadenza a farsi via via insistenti e sempre più mas -sicce;

b) gli elementi peculiari alle singole aree e eomprensorì, invece, specialmente se si tien conto di varie tendenze in atto di natura soc io-urbanistica (in dipendenza dalle infrastrutture di centri circonvicini, anche se non rientranti nel comprensorio langhese), possono, sotto l'a

t-* Cfr. in precedenza, per il profilo urbanistico c l'imposta -zione generale del problema, G. VIGLI~"O, Pm'co Natttwle

delle Langhe - « Cronache Economiche" n. 272/3, Agosto-Se

t-tembre 1965, p. 13 sgg.

(18)

trazione di dette componenti economiche in

senso lato, anche se per ora non ancora sv ilup-pate in tutta la loro portata, rapidamente assu-mere la natura di fattori di disgregamento,

trasformandosi in spinte centrifughe tali da

compromettere l'unità socio-ambientale del-l'intero comprensorio.

III. -Dati questi elementi, emerge con suffi-ciente completezza di prospettive la conseguenza

che il problema fondamentale per lo sviluppo delle Langhe e per la loro salvaguardia si iden-tifica con il problema relativo alla efficiente e

razionale tutela delle sue caratteristiche

essen-ziali - siano esse generali o speciali - consid

e-rate dinamicamente in equilibrio, nel quadro di una ben coordinata serie di interventi economici,

agricolo-forestali, urbanistici, predisponendo a

tal fine gli adeguati strumenti giuridico-ammi -nistrativi.

IV. -Sembra dunque evidente che una serie

così complessa di compiti abbisogna di una impalcatura organizzativa ed istituzionale alta-mente efficiente e, soprattutto, dal punto di

vista qualitativo, proporzionata allo scopo che SI intende raggiungere.

V. - Quali dunque gli strumenti offerti da l-l'ordinamento giuridico attualmente in vigore?

Come si è visto in precedenza, il problema

è assolutamente da risolversi nel quadro di un

coordinamento organico, unitario nelle sue

scelte di fondo, pur presentandosi articolato in rapporto ai vari interventi. Ma, proprio per questo, l'impalcatura organizzativa degli stru-menti deve essere rigorosamente unitaria, perchè le varie differenze d'intervento devono saldarsi l'una con l'altra, come gli elementi molteplici

che danno ad un mosaico l'unità e la compiu-tezza del suo disegno.

Se queste sono le indefettibili condizioni di operatività, occorre però avvertire che la leg i-slazione vigente offre strumenti estremamente

frammentari.

Esaminiamo partitamente quelli di maggior rilievo:

a)

Sul piano dell'organizzazione

ammini-strativa, gli elementi primari, cioè i Comuni, sono - come, purtroppo, è ben noto - nel

comprensorio delle Langhe non solo molto nu-merosi, ma dotati di scarse risorse finanziarie, di non sempre adeguate attrezzature tecniche, sprovvisti delle stesse principali infrastrutture. Non sembrano quindi idonei a conseguire, pur-troppo, non solo quanto è al di là delle loro risorse economiche, ma, isolatamente

conside-16

1

CRONACHE ECONOMICHE

rati, appaiono addirittura carenti nelle neces-sarie possibilità di operare sul piano

ammini-strativo delle realizzazioni.

Nè, d'altra parte, come si vedrà pill oltrc, la dichiarazionc dei territori comunali quali

aree depresse vale a conferire ai Comuni potcri

che non rientrano in quanto a tal flllC dispone il T.D. Comunale e Provinciale.

b) I Consigli di Valle, pur essendo di

grande utilità ed altamente benemeriti (cCr. lc notizie nella pubblicazione, a cura della Camera

di Commercio Industria ed Agricoltura clclla Provincia di Cuneo, voI. I, Un secolo eli vita

economica, p. 381 sg. c 430 sg.) data la loro natura - in senso lato - consorziale, non hanno competenze diversc (ma anzi, piLl ri-dotte) rispetto a quelle dei Comuni che ne [anno parte. Dotati di natura meramente

strumcn-tale, sono purtroppo inadatti, ora come ora, per

carenza di poteri autoritari diretti, ad csplicare

un'azione di stimolo e di guida quale deve essere quella volta a coordinare, indirizzare,

realiz-zare, il risana mento delle strutture

socio-ccono-miche, ormai fatiscenti, del Comprensorio

Lan-ghese.

È invero sufficiente, per convincerscne, un breve esame dell'art. 13 D.P.R. lO giugno 1955, n. 987 (in « Lex», 1955, p. 1665 sg.) il quale dispone:

« Allo scopo di favorire il miglioramento tecnico dei territori montani e di promuovere in particolare la costituzione dei consorzi di cui agli artt. lO e 16 della L. 25 luglio 1952, n. 991

(la quale, come è noto, ha per oggetto Provvedi-menti in favore dei territori montani c sarà esaminata nel prosieguo di queste notc)

non-chè per adempiere e coordinare le funzioni previste dagli artt. 5 e 17 della stessa legge, dal Comma 15° dell'art. l della L. 27 dicembre 1953, n. 959 e dagli artt. 139 e 155 del R.D.L. 30 dicembre 1923, n. 3267, i Comuni compresi in tutto o in parte nel perimetro di una zona

montana di cui all'art. 18 (ed è noto che mol-tissimi sono i Comuni delle Langhe in tali

con-dizioni) possono costituirsi in consorzio a carat -tere permanente, denominato 'Consiglio di Valle' o 'Comunità Montana '.

« La costituzione del ' Consiglio di Valle' o

della 'Comunità Montana', è obbligatoria quando ne facciano richiesta al Prcfetto non meno di tre quinti dei Comuni intcressati, pur-chè rappresentino almeno la metà della

super-ficie complessiva della zona. La costituzione

è disposta con decreto del Prefetto, se i Comuni appartengono alla stessa circoscrizione provin-ciale; del Ministro dell'Interno se essi

(19)

Tale disposizione, che per comodità abbiamo riportato per esteso, è di per sè eloquente e non abbisogna di un commento particolarmente la

-borioso per dimostrare:

1) che i Consigli di Valle non sono dotati di poteri decisionali ed autoritativi esterni;

2) che la loro competenza è strumentale cd accessoria;

3) che il campo dei loro interventi è set

-toriale.

l\Ia, pur con queste limitazioni, se essi, come tali ed isolatamente considerati, non presentano immediata utilità nel quadro degli interventi di

cui si tratta in questa sede, possono tuttavia esplicare, se opportunamente inquadrati nel-l'ambito organizzativo che più avanti si

indi-cherà nelle grandi linee, un ruolo fondamen-tale.

c ) Venendo ora al piano dei mezzi leg

i-slativi diretti attualmente a disposizione, è giocoforza o 'servare come, sia le leggi recanti provvidenze in favore dei Comuni Montani (specialmente la L. 25/7/1952, n. 991 e la

L. 30/7/1957, n. 63-7) o concernenti i Comuni dichiarati aree depresse o a rilevante depres-sione (cfr. particolarmente la L. 29/7/1957,

n. 635 e la L. 2/6/1961, n. 454) nonchè le diverse disposizioni sparse qua e là - nei prov-vedimenti indicati ed in altri dalle analoghe

finalità - in tema di l'imboschimento, pur essendo dotate di notevole utilità e benefica portata nei loro rispettivi campi di app

lica-zione, si rivelino, anch'esse, quali strumenti eli intervento eminentemente settoriale, e quindi decisamente inadeguate - di per sè - a rag

-giungere quei fini di organico coordinamento

degli interventi che, come si è visto, è il solo adatto, nell'attuale momento, a favorire la rinascita dei territori appartenenti al Compren-sorio delle Langhe.

Basterà, per convincersene, principali di posizioni, relative che qui interessa, espresse dalle citate.

esaminare le alla materia

leggi appena

Fra le leggi relative ai territori montani

importanza assolutamente preminente assume

la L. 25/1/1952, n. 991 il cui ambito di

ope-ratività è stato esteso con L. 30/7/1951, n. 637.

Essa prevede una vasta gamma di

inter-venti che riguardano, anzitutto, la conces-sione di mutui a coltivatori diretti, piccoli e medi proprietari, piccoli e medi allevatori ed artigiani singoli ed associati, operanti nei terri-tori montani (art. 2). Tali mutui, che la legge

denomina « mutui di miglioramento e per l' arti-gianato montano)) sono volti a facilitare l'

im-pianto e lo sviluppo di aziende agricole, zoo

-tecniche e forcstali, di aziende trasformatrici di materie prime prodotte nei territori montani, ed a migliorie di carattere igienico e ricettivo delle abitazioni private, ai fini dello sviluppo del turismo, esclusi gli alberghi.

Vengono poi (art. 3) sussidi e concorsi dello Stato per operc di miglioramento, nonchè (art. 4) contributi per la gestione dei patrimoni s11 vo-pastorali dei Comuni e degli altri enti c per

l'aggiornamento e l'assistenza tecnica.

Particolare menzione meritano alcune di-sposizioni in materia di demanio forestale. Sta-bilisce l'art. 6 che l'Azienda di Stato pcr le foreste demaniali è autorizzata ad acquistare « Terreni nudi, cespugliati o anche parzialmente boscati atti al l'imboschimento e alla formazione di prati e pascoli» fino al limite della spesa annua di un miliardo di lire per ciascuno degli esercizI del decennio 1952-1953 - 1961-1962. Inol-tre - seguendo le norme della L. 25/6/1865

n. 2359 - è prevista l'espropriazione a favore

dell' Azienda di Stato per le foreste dcmaniali, udito il parere della Camera di Commercio In-dustria ed Agricoltura competente, dei terreni

l'imboschiti a totale carico dello Stato nel quadro degli interventi relativi ai comprensori: di

bo-nifica montana (art. 20 sgg. della Legge in esame e più antichi provvedimenti ivi richiamati).

Condizioni per l'esproprio, oltre a quelle appena indicate, sono inoltre quelle che i

ter-reni da espropriare « siano situati in attiguità a

terreni di proprietà dell' Azienda di Stato per le foreste demaniali, oppure costituiscano un com-prensorio boscato di estensione sufficiente a formare una unità tecnica amministrativa a

u-tonoma o possano essere convenientemente

assunti in gestione da un ufficio viciniore

del-l'Azienda ».

A questo punto, prima di illustrare

ulte-riormente i profili operativi della legge, mette conto osservare come tali condizioni non siano facilmente realizzabili, per ora, nel compren-sorio langhese.

La legge, poi, prosegue con importanti

di-sposizioni relative agli Enti per la difesa mon-tana.

Vengono qui in considerazione, da un lato

i Consorzi di prevenzione (artt. 10-13) e dal-l'altro i Consorzi di bonifica (artt. 14-18).

Inutile riportare minutamente gli articoli appena indicati: basterà osservare che tanto i

Consorzi del primo tipo, quanto quelli del se-condo hanno, come si dimostra facilmente in base alla loro stessa denominazione, compiti utili, ma settorialmente circoscritti alla cura di

(20)

interessi sczionali e quindi, come tali, pur po-tendo in futuro risultare potenziati nel quadro di un organico coordinamento dei vari in

ter-venti nel Comprensorio Langhese, non sono idonei, allo stato attuale, a raggiungere quegli

scopi che un'organica serie di interventi mira

a consegu ire per la rinascita e la tutela delle Langhc ncl loro complesso.

Analoghe conclusioni non tardano a desu

-mersi da un esame delle norme sui territori

comunali classificati come depressi o a ril

e-vante depressione; gli art. l sgg. L. 29/7/1957,

n. 635 prevedono assunzioni di oneri da parte

dello Stato qualora i Comuni non possano

farvi fronte, sgraVI fiscali e sovvenzioni a

fa-vore di operatori economici. È dunque ev i-dente come queste provvidenze, di per sè pre -ziose e di notevole utilità, appaiano settoriali e - ora come ora - insuscettibili di inqua

-charsi nell'ambito di un coordinamento ge

ne-rale dei vari interventi, come quello di cui si

è parlato in precedenza.

Considerazioni sostanzialmente identiche

valgono in rapporto alla più recente L. 2

giugno 1961, n. 454 recante il Piano quin-quennale per lo sviluppo dell'agricoltura (cfr. l'art. 8 e segg.).

d) Occorre ora considerare il problema

sotto il profilo dell'utilità che, ai fini della sua

risoluzione, possono presentare eventualmente le

leggi relative ai Parchi N azionali.

A questo proposito vengono in considera

-ZlOne i scguenti interventi legislativi:

- D.L. 3 dicembre 1922, n. 1584, modifi-cato dal R.D.L. 2,-" gennaio 1924, n. 168, chc

costituisce il Parco Nazionale del Gran Pa -radiso;

- D.L. 11 gennaio 1923, n. 257, che

costi-tuisce il Parco Nazionale d'Abruzzo, poi

con-vertito nella L. 12 luglio 1923, n. 1511;

- L. 25 gennaio 193.,j., n. 233 (conv. R.D.L. 11 dicembre 1933) che moaifica le disposizioni relative all'ordinamento e alla gestione dei Parchi nazionali del Gran Paradiso e d'Abruzzo; - RD. 31 dicembre 1925, n. 2388 e RD.

6 maggIo 1926, n. 832, sul Parco Nazionale

d'Abruzzo;

- L. 21 ottobre 1950, n. 991, recante la ricostituzione dell'Ente Autonomo Parco Na-zionale d'Abruzzo, e Regol. lO giugno 1951,

n. 535;

- L. 24 aprile 1935, n. 740 che istituisce il Parco Nazionale dello Stelvio e Regol. 30 giugno 1951, n. 1178;

18

1

CRONACHE ECONOMICHE

- L. 25 gennaio 1934, n. 285 chc istituiscc il Parco Nazionale del Circeo, e Rcgol. 7 marzo

1935, n. 1324;

- D.L. 5 agosto 19.,j.7, n. 871 che istituiscc

l'Ente Autonomo Parco Nazionale dcI Cran

Paradiso.

Qui giunti, mantcnendoci costantcmcnte, secondo le linee della presente nota, ncll' am-bito di un discorso di carattere giuridi co-orga-nizzativo, occorre, per valutare gli strumenti normativi appena elencati, tener distinti,

ri-spetto agli altri Parchi nazionali, quelli di

Abruzzo e del Gran Paradiso.

I Parchi nazionali del Circeo e dello Stclvio,

infatti, inquadrati dalle rispettive leggi isti -tutive nell' Azienda di Stato per le Forestc de -maniali, si configurano quali organi dotati di personalità giuridica: gli effetti gi uridici del -l'attività esplicata da tali parchi vengono rif

e-riti direttamente, in virtll dell'immedesimazionc organica, alla persona giuridica rappresentata dall' Azienda delle foreste, la quale, cssendo al

tempo stesso anche organo dello Stato,

dcter-mina l'imputazione a quest'ultimo degli cCfetti in parola.

Da ciò deriva quindi che all' Azicnda pcr lc

Foreste è affidata la gestione amministrativa e

tecnica: ma se esaminiamo i poteri conferiti,

vediamo anche qui che si tratta di attribuzioni

essenzialmente settoriali e come tali perciò

ini-donee a raggiungere - di pcr sè - quei fmi

richiesti da una coordinata serie di interventi nel comprensorio langhese. In crictti, la serie complessa di poteri autoritativi esplicati in ordinc alla conservazione della flora, della fauna e delle bcllezze naturali in genere si dirigc, ad

esempio, al divieto di tagli boschivi, alla sop-pressione di diritti privati in materia di caccia

e pesca, costituendo nei territori interessati le

relative riserve, rilasciando quindi eventual -mente le relative conccssioni. Maggiore inc

i-denza possono presentare altre competenze: la

legge, infatti, abilita l'Azienda ad acquistare e,

in caso di mancato accordo, anche ad espro

-priare, previo indennizzo, i territori dei privati

compresi nell'ambiente del parco, facoltizza n-dola altre ì all'esercizio di tutti i poteri derivanti dall'applicazione delle leggi che proteggono le

cose d'interesse artistico, storico, paesistico (cfr. L. lO giugno 1939, n. 1089; L. 29 giugno

1939, n. 1497; RD. 3 giugno 1940, n. 1357).

Diversamente, i Parchi Nazionali d'Abruzzo e del Gran Paradiso appaiono dotati di più vasti poteri autonomi, come risulta dalle L. 21 ottobre 1950, n. 991 e D.L. 5 agosto 1947,

(21)

Invcl'o, dall'art. 7 L. 30 giugno 1951, 11. 53.5 c dall'art. 5 D.L. 5 agosto 1947, n. 871, che stabiliscono la competenza amministrativa gencralc dci due Enti, nonchè dall'art. 13 L. n. 5:3:3, citata (chc riconosce la permanenza ne l-l'Ente autonomo Parco 1\"azionale d'Abruzzo eli tutti i diritti, beni, privilegi anteriormente acquisiti) si dcsume che detti enti mantengono gli stcssi potcri autoritativi già csercitati, ri-spetto agli stcssi territori, dell'Azienda delle Foreste, analoghi a quelli che la stessa Azienda conti nua ad csplicare i Il ordi ne agli altri Parchi

Nazionali.

Dopo queste osservazioni appare abbastanza cvidcntc che tali compiti non sono sufficienti, nel quadro dclla organizzazione di un compre n-sorio così ricco di complessi elementi e di pro-fonelo intcresse come quello delle Langhe, a raggiungere quei risultati la cui necessità si è in precedenza cercato di dimostrare.

..ifa al tcmpo stesso si ravvisa l'utilità che tale cspcrienza legislativa presenta, non già nel quadro eli una pedissequa imitazione, ma come spunto indicativo per soluzioni autonome: e11w1'ge chiara l'esigenza che al lJ1'oblema delle Lanolw si dw . una soluzione organica non soltanto std po iano di limitati interventi amministrativi, ma attm -verso l'autorità di una legge speciale a cio de -slinala.

VI. -Sc quanto abbiamo esposto - forse con una analisi a volte minuta, ma assolutamente necessaria perchè rappresenta la base obiettiva di valutazioni che devono essere quanto maO'

-. b

gJOrmente possibile complete - è esatto, si può delineare una prima conclu ione.

Abbiamo visto che gli strumenti elencati, ia pure con tal une manchevolezze, investono l'aspetto economico agricolo, l'aspetto silvo pa -storalc e, in misura più limitata, quello paes i-stico ambicntale. In ombra rimane quello in-dustriale, del tutto carente è quello urba -nistico.

La consegucnza è che ci troviamo di fronte a strumcnti settoriali e frammentari, e quindi iniclonci a reggere il peso di una serie di co or-dinati intcrvcnti di ampio re piro, che sono gli unici idonci, attualmente, a favorire lo sv i-luppo e la rina. cita delle Langhe, ed il loro lancio come una delle zone di maggiore avvenire della rcgione Picmontese e di quella Ligure.

Tradotto in termini organizzativi questo discol'o o può ria ' umersi nei scguenti punti: a) data l'ampiezza e l'articolazione del co III prensorio langhese;

b) data la yarietà, la complessità, la diffi-coltà dei uoi problemi deri "ante dall'intre

c-ciarsi dei profili socio-economici, ambientali, agricoli, urbanistici ed organizzativi che li cara t-terizzano;

c) data infine la quantità e la qualità delle sollecitazioni che, nel quadro dello sv i-luppo Ligure-Piemontese, già cominciano ad investire il Comprensorio langhese, e si faranno anche a breve scadenza sempre pill numerose e potenti, sembra necessario inte1'venire con

st1't~me'l1ti O1'ganizzativi nuovi, che, p1'edisposti in via legislativa, ltmgi dall' esat~1'ire quelli esistent'i, ne potenzino e ne integ1'ino le condizion'i di ftm -zionalità.

Tali strumenti organizzati vi, nel pieno ri -spetto delle Autorità locali e delle Competenze amministrative esistenti, e lungi dal sottrarre ad esse a ttri buzioni o funzioni, dovre b bero consentire di operare, con agilità e tempest i-vità, quegli interventi di sviluppo e di tutela dcI patrimonio langhese che gli studi - in corso e da compiere indicano sempre più esplicitamente.

VII. -È chiaro come tutto ciò postuli forme organizzative permanenti e quasi imponga che ad esse si attribuisca con chiarezza una sfera di competenze a livello di coordinamento e di intervento atta a colmare quelle gravi lacune che l'esame della legislazione vigente ha pur-troppo rivelato.

In quest'ordine di idee sembra opportuno procedere in due tempi, distinguendo perciò due fa i, intimamente concatenate:

a) prima fase, di carattere preparatorio, prevalentemente di studio e da realizzarsi a livello di interventi amministrativi;

b) seconda fase, di carattere operativo, volta a coordinare e realizzare o'li interventi

b '

mediante i poteri e le attribuzioni che dovreb -bero venir espressi nella legge relativa allo s vi-luppo del comprensorio Langhcse.

VIII. -È prematuro, ora come ora, un esame dettagliato delle prospettive della seconda fase: esse, invero, dovrebbero essere precisate, indi-viduate, determinate nel corso della prima, che assume un carattere essenzialmente strume n-tale.

Si potrà, per ora, dire che esse dovrebbero muoversi, in linea di massima, seguendo la traccia fornita dalla già citata memoria Vigliano, che rappresenta un primo valido inquadramento del problema.

In questa sede è quindi pill opportuno es a-minare più da vicino come la prima fase do -vrebbe articolarsi.

(22)

A questo proposito sembra decisamente da

preferirsi, anzichè la ricerca privata di individui

singoli, per forza di cose isolati e non sempre in sintonia con quelle che sono le esigenze espresse dai maggiori enti pubblici competenti,

cioè le Provincie, concent1'al'e lo stt~dio, la 1'ice1'ca,

l'indicazione di solt~zioni e, in una paTola, la

fase p1'ep(~rat01'ia e di Tedazione del testo legisla

-tivo peT lo Sviluppo delle Langhe, in t~n ente di tipo consoTziale, d Cl istitui1'Si fra le p1'ovincie

inte1'essate.

Il progetto di legge, così redatto, potrebbe poi essere fatto proprio o dagli organi governa

-tivi, o dai deputati delle provincie stesse e

pre-sentato al Parlamento,

Tale ente consorziale avrebbe necessa

ria-mente durata transitoria, dovrebbe dissolversi

con l'entrata in vigore della legge che predispor-rebbe adeguate strutture organizzative per ass i-curare una adeguata realizzazione dei suoi fini.

IX. - Il Consorzio dovrebbe rientrare fra quelli di cui agli articoli 156 segg, T.D. Com. e Prov, 193'1 (cfr, spec. art. 169) e dovrebbe

20

I

c R o N A C H E E C o N o M 1 C H E

essere co tituito con decreto del Mi nistro pcr l'Interno,

I suoi fini riguarderebbero csscnzialmcntc: a) lo studio e la ricerca prcparatoria per

la formazione della legge per lo sviluppo c la tutela del Comprensorio Langhese;

b) la collaborazione con le autorità e

1-stenti nei tre grandi settori cui tale leggc è

destinata ad operare, cioè:

l) profilo economico-commerciale-turistico

2) profilo agricolo e silvo-pastorale

3) profilo urbanistico e paesistico; c) i modi attraverso i quali tale collabo-razione, che è cssenzialmentc spontanea, può

realizzarsi, cioè:

l) consulenza gratuita ai Comuni c

Consigli di Valle per i problemi relativi alle

materie di competcnza del Consorzio e

segnata-mente nel campo urbanistico e dello sviluppo

turistico;

(23)

Considerazioni sulle risultanze di un'indagine

economica

e sociologica condotta in una zona delle alpi lombarde

~::

Bcn volentieri aderisco all'invito rivoltomi dalla Direzione dclla Rivista della Camera di Commercio Industria e Agricoltura di Torino pcr rifcrire succintamente su un'indagine svolta in una zona montana lombarda allo scopo di studiare quale funzione ha ancora l'agricoltura nei territori montani alpini ove essa rappre -senta attività economica marginale e come questa sua funzione si è modificata nel recente passato, nonchè l'eventuale interesse che Stato ed altri Enti pubblici hanno di sostenere tale genere di attività in vista dei vantaggi econo

-mici e sociali che possono derivarne. Formulo anzi il voto che analoghi studi possano essere condotti anche per i territori alpini piemontesi ove lo stesso proplema è avvertito.

All'origine il lavoro fu concepito nell'intento di accertare l'opportunità di proporre alcune modifiche alla legge in favore dei territori mon-tani che, come è noto, scadrà nel 1967. Promul-gata nel 1952 questa legge - più comunemente conosciuta come « legge per la montagna )) -fu rinnovata dopo lO anni per un altro quin-qucnnio, senza che al suo testo venissero appor

-tate sostanziali modifiche, se non quelle che agevolano la costituzione di patrimoni forestali da parte di enti. Il non lontano rinnovo non potrà non tener conto delle modificazioni subite dall'economia di molti territori montani negli ultimi 15 anni. I mutati rapporti fra montagna, pianura e centri abitati conseguenti all'indu

-strializzazione, alla motorizzazione, alla mag -giore estcnsione della rete rotabile stradale, allo sviluppo del turismo hanno fatto aumentare il reddito pro-capitc, hanno fatto discendere l'ag ri-coltura da attività principale ad attività com

-plementare nel quadro economico generale, hanno contribuito diversamente sull'esodo delle popolazioni, ma hanno anche - e spesso soprat-tutto - modificato la mentalità delle genti, oggi portate ad una più intensa vita di relazione, oltre che confortate dallc migliorate condizioni di vi ta. Ma le modificazioni, come acccnnato, sono

A

ldo Feliciani

state diversissime. Indubbiamente hanno inte

-ressato la cerchia alpina più dell' Appennino, ma anche nelle stesse Alpi la diversità è stata altissima, come rileva non soltanto il confronto fra regione e regione o provincia e provincia, ma più ancora entro raggi geografici ristretti. La già notevole eterogeneità economica e so-ciale dei territori montani delle Alpi ha quindi acquisito aspetti ancora più marcati. L'attività agricola è stata particolarmente interessata a queste modificazioni tanto diverse da zona a zona. In taluni territori il montanaro è rimasto ancora prevalentemente agricoltore ed all eva-tore; in altri egli lavora soltanto saltuariamente nel settore agricolo; in altri ancora egli s'inte -ressa di agricoltura quasi come di un hobby, considerandola attività puramente marginale. L'indagine si riprometteva l'esame di queste modificazioni in una ristretta zona della mon-tagna valtellinese (provincia di Sondrio) e delle condizioni venutesi a creare in conseguenza.

Essa doveva essere la prima di una serie s uffi-cientemente numerosa per poter trarre sig ni-ficative interpretazioni, da presentare sotto forma di proposte per eventuali modifiche alla legge « della montagna )).

Lo studio poneva le basi su alcune conside

-razioni che scaturiscono dai dati statistici rigua r-danti la montagna lombarda, ma che sono indub-biamente estendibili a tutta la Cerchia Alpina.

Con l'approssimata interpretazione che i dati consentono, si può ammettere che in Lom-bardia la produzione agricola lorda vendi bile interessi per il 15

%

i territori montani e che per i 3/4 essa debba essere attribuita alle 363.000 proprietà fondiarie di estensione inferiore ai 5

(*) Nel quadro delle indagini promosse dalla Camera di

commercio industria e agricoltura di Torino, anche attraverso convegni internazionali lI"ulia economia della regione alpina, siamo lieti di pubblicare il presente articolo, fruito di una ri

-cerca effetlltata per conto della Fondazione problemi montani

dell'arco alpino di Nlilano, con contributi erogati dal Consiglio

nazionale delle ricerche. (N. d. D.).

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