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La Stampa Sportiva - A.03 (1904) n.51, dicembre

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Anno III.

TORINO 18 Dicembre 1904

N. 51.

DIHEZIONE E fllWiaifllSTtWZIOUE T o r i n o - piazza Solferino, 20 - T o r i n o

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LA 8 TAMPA SPORTIVA 3

La

V

Esposizione d'Automobili di Parigi

Aocade molte volte nella vita umana, che la realtà di un fatto, di cui si è molto parlato e discusso, dia più facilmente una disillusione che un piacere. Questa verità, frutto di una lunga esperienza, è stata offuscata dall'inaugurazione del Salon parigino, di cui da mesi si parla, da settimane si scrive, narrando coi termini più en-tusiasti le meraviglie e gli splendori, le magni-ficenze che in esso sarebbero apparse agli occhi dei milioni di visitatori ; ebbene, la realtà non ha smentito le promesse, le cronache di questi giorni narrano unanimemente che ha superato tutte le aspettative, e che l'espressione di tutti i visitatori è quella di un'ammirazione vivissima, di una soddisfazione completa.

Del resto questo successo immenso, trionfale, non ci meraviglia molto. La Francia, la grande Francia, ci ha dato ben altre e più grandi sorprese, ed in particolar modo l'industria automobilistica del gentile paese latino ha ottenuto tali trionfi in questi ultimi anni, ha conseguito tali vittorie, che non c'è molto da meravigliarsi se la risultante di tutti questi trionfi porti all'odierna apoteosi, che il mondo intero guarda ammirando.

E' la settima volta che il Salon automobi-listico apre le sue porte, è la settima volta che coloro che furono gli ideatori, i pionieri infaticabili della nuova industria, che ha portato e porterà maggiormente in avvenire una vera rivoluzione nei traffici, nei com-merci, nelle comunicazioni, chiamano il mondo intero a convegno per ammirarne l'opera gigantesca e splendida, l'impressio-nante manifestazione dell'attività umana, le applicazioni del genio, i progressi mirabili compiuti da questa giovane industria nel breve corso di 10 anni.

Fu nell'anno 1894 che venne ideata la prima manifestazione automobilistica, e fu le Petit Journal che l'organizzò. L'audace iniziativa parve allora, più una curiosità che la prima prova di una nuova industria ba-sata su principii scientifici. Fra Parigi e Rouen ebbe luogo la prova, e l'idea nacque dopo una gita fatta da Parigi a Brest, in occasione di una gara ciclistica, da una

vet-tura senza cavalli — il nome automobile venne fuori l'anno dopo — che impiegò 72 ore a compiere il percorso, giungendo nel medesimo tempo del ciclista vincitore.

Il risultato strabiliante impressionò il sig. Giffard, che ne parlò a Serpollet, Panhard e Levassor, Peugeot, De Diou-Bouton, Scotte, e, convinti questi signori, fu decisa la prova Parigi-Rouen. Essa ebbe luogo il 22 luglio del 1894, e la velocità raggiunta fu dai 20 ai 22 chilometri all'ora !....

Quando i giornali riferirono il risaltato della gita tutti rimasero sorpresi, e fuvvi chi gridò allora al soccorso per la perduta tranquillità campestre !... Ma coloro che in-travedevano quante speranze potevano realiz-zarsi, quale avvenire si schiudeva all'indu-stria francese, si riunirono subito e proget-tarono una nuova e più pratica prova orga-nizzata sopra una base più vasta.

Un comitato si formò, alla testa del quale furono chiamati il barone De Zvylen ed il marchese De Dion, od il 18 novembre dello stesso anno venne decisa la corsa Parigi-Bordeaux per l'I 1 giugno 1895; in essa ven-nero per la prima volta esperimentati i pneu-matici, nella Galleria Rapp vennero esposte le vetture dopo la corsa, e fu il primo Salon di Parigi, e venne fondato il glorioso

Automobile-Club di Francia.

Dal 1895 ad oggi l'automobilismo camminò a tappe gloriose verso il suo definitivo trionfo.

La Parigi-Marsiglia nel 1896, la Parigi-Am-sterdam nel 1898, la Parigi-Tolosa nel 1900, la Parigi-Berlino nel 1901, poi la Parigi-Vienna, la Parigi-Madrid ed infine la corsa della Coppa Gordon Bennett, la sola grande prova che è stata conservata, sono le pietre miliari di questo glo-rioso cammino, a cui va associato il nome del-l'Automobile-Club di Francia, che ne fu il fer-vente organizzatore.

Insieme e contemporanea, quasi, a queste ma-nifestazioni sportive, l'industria deve

sMAiito-mobile-Club di Francia altre manifestazioni più tranquille, meno rumorose, ma altrettanto bril-lanti, che furono come l'apoteosi dell'industria della locomozione meccanica, le Esposizioni di automobili che vennero man mano sostituendosi all'Esposizione del ciclo, finché la rimpiazzarono totalmente. La prima Esposizione di automobili ebbe luogo nel giardino delle Tirili ries nel 1898. Commissario generale dell'Esposizione fu Gustave Rives, che con una ingegnosità, con un gusto, con una competenza rimarchevole immaginò e mandò ad effetto delle mostre interessanti sotto ogni rapporto, che ogni anno crebbero d'importanza, fino a raggiungere lo splendore della Esposizione odierna, che è la dimostrazione più eloquente, la prova irrefragabile della prosperità, della flori-dezza della moderna industria automobilistica.

L'eloquenza delle cifre, che riportiamo qui sotto,

dimostra chiaramente come l'affermazione nostra non sia errata. Il periodo di tempo che va dal 1894, l'alba dell'automobilismo, fino a! 1897, fu un pe-riodo di gestazione; è da quest'ultimo anno che s'inizia il grande movimento automobilistico, che non si è peranco arrestato nella sua parabola ascendente.

Nel 1897 la produzione delle vetture fu in nu-mero di 3000 per un valore di 15.000.000 di franchi, si mantenne stazionaria per i due anni successivi; nel 1900 raggiunse una produzione di vetture 5600 per un valore di 30.000.000 di franchi; nel 1902 furono costrutte 6500 vetture per un valore di 39.000.000; nel 1903 la produzione aumenta straordinariamente e raggiunge 16.600 vetture per un valore di 118.000.000; e nel 1904, 21.000 vetture per un valore di 160.000.000 di franchi.

L'industria dell'automobile è oggi una delle più considerevoli della Francia, impiega 50.000 operai, 30.000 meccanici, 25.000 impiegati.

Questo è, nel suo superbo insieme, l'attuale si-tuazione dell'industria automobilistica francese, la prima del mondo. Noi abbiamo voluto dare cosi sommariamente queste notizie retrospettive ai nostri lettori, quando le porte del Salon pari-gino si sono già aperte al pubblico cosmopolita che si reca in questi giorni a Parigi, perchè essi possano farsi una chiara e limpida idea della importanza capitale che tale Esposizione rappre-senta, gli orizzonti grandiosi che dischiude, l'av-venire luminoso che promette questa grande, pacifica, magnifica festa del lavoro umano.

* *

Nei numeri successivi della nostra Stampa

Spor-tiva illustreremo con fotografie e daremo la de-scrizione degli stands più importanti dell'Esposi-zione parigina. Oggi ci limitiamo soltanto a scrivere l'impressione d'insieme che le notizie particola-reggiate che ci sono pervenute da Parigi ci mettono in grado di dare su di essa. Che cosa emerge su-bito a prima vista del Salon ? Che cosa si deve ammirare di più in esso, i progressi meccanici realizzati dall'anno passato, la perfezione e la bellezza dei chassis, dalle linee potenti ed armo-niose, le carrozzerie di lusso, eleganti, civettuole, ricoprenti le loro anime d'acciaio, espressioni della forza? 0 la meravigliosa costruzione degli stands, un insieme delizioso ed artistico, una fusione delle architetture più disparate, dal moresco al-l'egiziano, dal Rinascimento allo stile decorativo moderno?

Tutto è bello, tutto è grande, tutto è meravi-glioso, ma il fatto saliente è che l'automobile si afferma come mezzo di turismo. Il lusso ed il

comfort delle carrozzerie esposte a Parigi lo di-mostrano chiaramente.

Nelle prime Esposizioni, tentativi timidi e molto primordiali, i costruttori non osavano presentare a nudo i meccanismi delle loro vetture, quasi per timore d'incutere spavento nel pubblico mostrando la potenza dei nuovi metallici motori, e presen-tarono le vetture ricoperte dalla carrozzeria, che per poche linee si allontanavano da quelle in uso trainate da cavalli. Poi il pubblico cominciò ad assuefarsi ed a prender confidenza col nuovo mezzo di locomozione, dimostrò di voler conoscere più da vicino il meccanismo, e alle Esposizioni figu-rarono scoperti gli chassis d'acciaio luccicante, e le cure degli industriali si rivolsero a creare dei meccanismi perfetti e potenti, i quali dettero per risultato i prodigi compiuti dall'automobilismo in quest'anno 1904, che fu ben a ragione definito l'anno apoteosi della velocità.

Oggi l'amore della meccanica è rimasto ancora intatto, ma non è esuberante, non assorbe tutte le altre qualità di un'ottima automobile ; non è soltanto ai perfezionamenti emananti dalla meccanica che si sono rivolte le cure dei costruttori. E di progressi meccanici rile-vanti non se ne possono registrare nello . odierno Salon parigino. Oggi il pubblico vuole altro, domanda altre cose all'industria automobilistica, vuole del comfort nelle vet-ture moderne; comfort che dovrà permet-tergli di compiere con tutto agio lunghi viaggi, sotto il sole e sotto le intemperie, nei climi tropicali e nei freddi del Nord. Ne consegue che tutte le cure si sono rivolte alla carrozzeria, la quale è diventata pesantis-sima, sfruttando così quella potenzialità dei motori, a cui si è pervenuto oggi, e che non sempre poteva impiegarsi nello spiegare grandi velocità dannose alle cause dell'au-tomobilismo. Si può quindi dire che la forza dei grandi motori, dei 50, 60, 75, 100 HP, non trovando modo (li impiego nelle ordinarie carrozzerie, abbia imposto la vettura di grande turismo, abbia avviato l'automobi-lismo verso una mèta pratica e sicura. Questo si prova visitando oggi il Salon di Parigi dove le carrozzerie hanno raggiunto un lusso a cui non eravamo abituati. Trionfa su tutta la linea l'entrata laterale nelle vetture; la limousine con entrata laterale, il coupé, la

landaulet e qualche phaéton, tutti con in-gresso laterale; ecco i tipi che dominano nell'Esposizione parigina.

Qualche tonneau con lo chassis corto, qual-che limousine con l'entrata dietro e qualqual-che

phaéton con l'entrata girevole, ecco i modelli che rappresentano ancora il vecchio stile che va scomparendo.

* •

In certi modelli esposti vi è tutto il

com-fort desiderabile, anzi più che il comfort spira da essi una vera sensazione di benes-sere e dimostra le esigenze che oggi la clientela che acquista automobili pretende dai costruttori. Tutte queste modernissime esigenze sono riunite in una limousine espo-sta dalla Casa De-Diétrich, di Lunéville. Una

limousine enorme, con entrata laterale, dove i sedili possono spiegarsi e diventare dei comodi letti, dove nel mezzo può sorgere come per incanto un tavolo per deporvi lo vivande; di dietro comunicante con ih

limou-sine ed avente un'entrata particolare di ser-vizio, un gabinetto di toilette, con tutto il più necessario, lavabo, fornello, ecc. ecc., un vagone-salon completo !...

* * *

Queste sono le prime impressioni della mera-vigliosa Esposizione di Parigi. Come abbiamo scritto più sopra, di essa diremo più particolar-mente nei prossimi numeri, ed inizieremo la rivista degli stands da quelli delle fabbriche italiane che degnamente vi rappresentano la infante industria italiana, la Fiat di Torino, e VIsotta e Fraschini di Milano, alle quali è assicurato un grande suc-cesso.

I nostri lettori che per varii motivi non possono recarsi a Parigi a visitare le meraviglie di cui tutto il mondo parla, non se ne dolgano molto. Qui nella nostra Torino lavora a preparare la 2" Esposizione internazionale di Automobili d'I-talia un solerte, instancabile Comitato. L'Esposi-zione nostra non sarà grandiosa, meravigliosa, incomparabile come la consorella di là dalle Alpi, ma nei suoi ambienti bene illuminati, meglio ri-scaldati, addobbati col buon gusto italiano, ver-ranno molte meraviglie parigine. Tutto si riduce ad avere un po' di pazienza, ed aspettare il 21 gennaio 1905, giorno dell'inaugurazione.

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L'ardua soluzione del problema aereonautico progredisce lentamente ma con buoni risultati. Gli esperimenti arditi e costanti lasciano credere che non lontano sarà il giorno in cui gli aero-treni solcheranno l'atmosfera con velocità

verti-V Hangar del conte Almerico da Schio, presso

(Fot. di ginose, a totale beneficio della scienza e del traf-fico mondiale.

Lo studio della scienza aereonautica in Italia non ha potuto fare i progressi reali verificatisi oltr'Alpe, poiché i risultati ottenuti dai nostri stu-diosi mancarono sempre della dimostrazione pra-tica. L'aereonautica italiana ha finora compreso solamente i palloni dei parchi militari.

Per opera di volonterosi ufficiali del parco ae-reostatico, che dedicano tutte le loro forze intel-lettuali e tutte le loro energie fisiche a perfe-zionare i sistemi di navigazione aerea, si è costituita a Eoma da un anno la prima società aereostatica italiana, i cui soci hanno compiuto numerose ascensioni libere, facendo finora della navigazione aerea uno sport.

E gli studiosi, i tecnici competenti non mancano in Italia. Si dedicano da parecchio tempo alla scienza aereonautica, così ricca di ardui problemi e così affascinante per chi ama le sensazioni acute, i signori conte Almerico da Schio, Arrigo di Porto Maurizio, Lodovico De-Micheli di Milano, Quinto Oliotti di Masserano, il capitano Frassineti del 1» reggimento fanteria, il maestro compositore Raffaele Ronco di Genova, il barone Casalbuono (Giovanni Di Stefano) di Napoli, Romolo Baldoni dì Roma, E. Olivero di Torino, ing. Ottaviano Pacini di Pistoia e Francesco Favata di Milano. Il conte Almerico da Schio ha cercato il mezzo di navigare con grande velocità, percorrere grandi distanze, rivolgendo a scopi industriali la sua invenzione. Ed oggi finalmente, dopo vent'anni di studi, di ricerche, di lotte, vede il suo sogno realizzarsi, trovando gli appoggi necessari . per esperimentare praticamente la sua invenzione. L'aereonave Italia, del conte da Schio, fra poco salirà nell'atmosfera; e questa ascensione segnerà il primo grande tentativo che si fa in Italia nel campo della dirigibilità.

L'aereostato del conte da Schio è un pallone a forma di pesce, della capacità massima di 1200 me. E' lungo 38 metri circa, ed è costituito da un corpo cilindrico terminato da due ogive a cono sferico. La parte inferiore dell'aereostato non è tesa alla partenza, ma è tenuta raccolta per una larghezza di circa quattro metri da fascie di gomma lunghe un metro e mezzo. Quando, salendo, il gas si dilata, tende la parte floscia dell'involucro e le fascie di gomma che la tenevano raccolta ; queste forniranno poi colla loro tensione il lavoro neces-sario a ridonare all'aereostato la forma e la ca-pacità di prima, quando esso discenderà. L'au-mento di volume così permesso al gas è di 200 me., che corrispondono ad un innalzamento di 1500 m. Il pallone è coperto per tre quarti della sua lunghezza da una gualgrappa di tela, ai cui bordi si attaccano le funicelle di acciaio che sorreggono

Schio.

la navicella. La disposizione di questi attacchi vieta alla navicella stessa ogni movimento rela-tivo rispetto all'aereostato, meno quello (impos-sibile nell'aria) di un avvicinamento. La navi-cella è composta di un'armatura di tubi e mani-cotti di alluminio collegati da un insieme di tirantini d'ac-ciaio regolabili, disposti in tutti i sensi, dovunque c'è uno sfogo da fronteggiare. Nella parte centrale e sul f o n d o è ricoperta con la-miere di alluminio e nel resto di tela. Davanti l'elica, di dietro il timone e al disopra, verso le estremità, i due ae-reoplani, che del sistema Da Schio costituiscono la parte più importante ed originale. La navicella è lunga 13 metri, e peserà col motore, le scorte, i quattro passeggeri e la za-vorra circa 850 chilogr. Il mo-tore è un Buchet da 12 ca-valli a benzina, che con un lungo albero orizzontale tras-mette il moto all'elica, ridu-cendo con ingranaggi i suoi 2000 giri a 300 giri al mi-nuto; un apposito innesto a frizione permette di staccare l'elica dal motore, che così può avviarsi come un comune motore da automobile. „ . „ . . , Secondo i ealcoli del con-Zanon Elvezw-Schio). ^ D a ^ m o t o r e

imprimerà al sistema una ve-locità di 7,5 m. al secondo (27 chilometri all'ora).

Impressa al sistema la prevista velocità, en-treranno i n giuoco

g l i aereoplani, d a i quali il conte Alme-rico da Schio si ripro-mette quella padro-nanza della verticale che renderà possibile una vera e propria navigazione e c o n o -mica. Il conte Da Schio d i s p o n e due piani dell'area complessiva di 10 mq. inclinati ri-spetto alla velocità di un angolo, che può e s s e r e fino di 32°, e ottiene così, senza gettare un grammo di zavorra, una com-ponente verticale, che colla velocità di 7 m. e mezzo al secondo raggiungerà i 25 chi-logrammi, cioè quan-to basta per innalzare

velocemente l'aereostato, o per costringerlo a di-scendere.

E' al motore soltanto che il conte da Schio chiede per mezzo degli aereoplani la forza ascen-sionale.

Di più, gli aereoplani, indipendenti, entro certi limiti, fra di loro, permettono di variare l'equi-librio del sistema, inclinando anche, ove si voglia, l'aereonave, ordinariamente orizzontale, senza spo-stamenti di pesi, sempre incomodi e pericolosi.

Il conte da Schio è andato fin dove giungevano la sicurezza e l'applicabilità immediata, costruendo

Vegualmente pesante.

Tutto è pronto. Vicino a Schio si eleva già la prima Stazione aereonautica italiana. Sono pronti

NEL BOSCO

F gli anelanti bracchi sguinzagliati Nei veli de la nebbia mattutina, Frugano il bosco nero che reclina Languidamente i rami denudati. Di dietro, i cavalieri brizzolati

Dall'umidore bianco de la brina, Attendon pronti che la selvaggina Balzi da un pandemonio di latrati. È tutto un gran fruscio, un anelare

Di cuori, poi voeii, grida, lamenti, F colpi cento volte ripetuti, F squilli ed echi sull' agonizzare

Dei timidi leprotti e dei morenti Cignali, tozzi, dai pelami irsuti.

D U I L I O REMONDINO.

Una Sezione dell' " Audax „ di Chieti

p A Chieti, nell'Abbruzzo, dove lo sport va fa-cendo notevolissimi progressi, è stata fondata una nuova sezione dell'Audax Italiano. La marcia ufficialo: Chieti-Castellammare Adriatico - Porto San Giorgio-Castellamare Adriatico (km. 200,1), benché contrariata da un tempo orribile, fu com-piuta felicemente. I cinque aspiranti, signori: Pippo Massangioli, Cesare Bozzolo, Peppino Va-lignani, Nicola Troilo, Giustino Paparella, diretti dall'Audax sig. Carlo Massangioli (console del T. C. I.), giunsero alla mèta in buonissimo stato, dopo 14 ore di marcia.

Riuscitissima fu poi la bicchierata a loro offerta la sera stessa della fondazione della Sezione, a cui partecipò tutta la gioventù sportiva della

I componenti la sezione Audax di Chieti.

(Fot. G. Paparella). città. Non mancarono le lodi e le vive congra-tulazioni, ed anche noi, associandoci al plauso, inviamo ai forti ciclisti e alla nascente Sezione i nostri saluti e gli augurii.

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GLI AERE0NAUT1 ITALIANI

II primo tentativo in Italia della dirigibilità

L ' i n v e n a s i o n e e l e i c o n t o d e » d o l i l o

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L'appuntamento nei boschi di Duehy Prima della partenza.

topi, così esaminano l'abilità dei sempre numerosi terriere iscritti.

L'interessamento che in Inghilterra e nel Belgio destano questi concorsi, è dei più vivi; e gli amatori e gli allevatori che seguono ^ ^ ^ ^ ^ ^ con grande le ^ V ^ W ^ H f a s i

^H M HI HH

sono a U H E H • H i da E ^ H T H B i ne d e r i v a ^ H l y ^ B i ^ • che la razza B k V t L . m i g l i o r a J g S k S Z S S ? ^ sempre, va- r t S L ^ l i d a m e n t e —"P'.^'J*!? sostenuta.

Si vuol vedere nel fox un compagno del cavallo, il cane della scuderia, perchè egli si rifugia in una scuderia, non per l'ami-cizia che può avere col cavallo, ma perchè là trova il suo campo di battaglia. Per la sua gentilezza, per la sua

ele-ganza, per la sua intelligenza, il cane

fox-terrier ha conquistato i salotti, ma è al tempo stesso un cane assai utile per la caccia quanto lo è un cane da ferma o da inseguimento.

Nelle mostre canine questa razza non è troppo sostenuta, invece fra tutte le razze canine nessuna è più utile di quella dei

terriere in generale e del fox-terrier in particolare.

Il fox-terrier si distingue appunto dalle diverse altre specie dei terriers perchè esso è il solo tipo della specie che viene usato per la caccia propriamente detta.

Tutte le altre specie dei terriers sono cani di utilità casalinga; ma sempre però estremamente servizievoli ed utili al-l'uomo per la guerra istintiva che fanno ai topi e a tutti gli animali grossi e pic-coli che infestano e danneggiano i nostri terreni e le nostre- case. Essi devono la loro popolarità unicamente a questa

pre-fi cane lotta sotto terra col tasso. Il maestro

d'equi-paggio segue con l'orecchio le peripezie della lotta.

Nell'aperta campagna, passa di tana in tana rincorre e lotta col tasso, mentre nella scuderia dà la caccia ai topi.

Il maestro d'equipaggio spinge i cani ad entrare nella tana Il fox-terrier esce dalla tana per prendere aria.

ziosissima dote. Sono pure dotati di grande vi-vacità ed ardore, tanto nell'attacco come nelle difese; in generale, sono intelligentissimi, vigi-lanti guardiani, e, benché piccini, grandi

al-larmisti. All'estero questi cani sono tutelati da moltisisme società Terriers-Olubs, le quali indi-cono annualmente delle prove o concorsi con

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(6)

Q LA STAMPA SPORTIVA

L'INSEGNAMENTO DI TIRO NELLE SCUOLE

Prendiamo occasione dalla scuola di tiro isti-tuita dal capitano Gerard presso Parigi per par-lare dell'educazione marziale della nostra gioventù. Il capitano Gerard insegna ai giovani le prime

grandi centri, un risveglio ed una tendenza mar-cata a dare alla educazione fisica maggiore e più razionale sviluppo.

« Se i programmi la mantengono limitata nelle

La scuola popolare, ideata dall'illustre clinico ed eminente statista Guido Baccelli, tende ap-punto a coordinare i varii fattori della educazione fisica, così da poter essere denominata col titolo

Il ]tìro a 600 metri.

nozioni del tiro e cerca di fare apprendere dai suoi piccoli allievi le qualità morali, il sangue freddo, il coraggio indispensabili all'uomo nella lotta per la vita.

Il sistema di educazione e di istruzione, a base

Il e

scuole, è altrettanto vero che dovunque si fon-dano e si moltiplicano palestre, ricreatori, edu-catori, società ginnastiche, podistiche, ciclistiche, atletiche, ecc., istituti i quali, per quanto abban-donati un po' troppo a se stessi, vanno, diremo

Gerarci insegna a puntare.

più comprensivo di educazione marziale. La isti-tuzione civile, che più di ogni altra si vede e si vuole connessa all'esercito, è senza dubbio quella del tiro a segno, però essa ancora non ha la vita che dovrebbe avere, e le ragioni sono

Esercizi di tiro compiuti di notte. he tre posizioni regolamentari : in piedi, in ginocchio, a terra.

Moltissimi schivano con iscuse, più o meno plau-sibili, questo esercizio, e non manca, spesso, la compiacenza del medico amico, che fa escludere dalla ginnastica per ragioni di salute.

A questo proposito, scrive il Tiratore Italiano-. « Pur tuttavia già si scorge, specialmente nei

bene. L'organismo militare, considerato sempre come tagliato fuori dalla vita sociale, non sarà suscettibile di radicali riforme, se non informan-dolo a tutto un sistema di educazione fisica, per cui esso deve essere e diverrà la scuola comple-tjmentare ».

lare, aiutare. Il giovinetto quattordicenne Couril ha conquistato il primato fra i concorrenti di ben mille quattrocento scuole primarie.

Ciò vuol dire che quelle millequattrocento scuole di istruzione didattica sono anche altrettante scuole di tiro a segno e conseguentemente di

edu-Una gara fra gli allievi del cap. Gerard. Il tiro col cannone. — Come si punta.

di programmi teorici, non dà i frutti che dovrebbe essere in suo potere di dare.

L'educazione fisica nelle scuole si restringe tutta a qualche ora di ginnastica elementare in un unico determinato giorno della settimana.

quasi, reggimentando la nostra gioventù, allo scopo altissimo di renderla agile, resistente alla fatica e disciplinata.

<1 Ciò che non seppe o non volle fare la legi-slazione. va attuandosi per naturale impulso del

infinite; certo una delle più evidenti è il tenerla circonscritta in limiti angusti e il non voler creare una larga base di funzionamento.

(7)

vigi-cazione fisica e marziale della gioventù. Il fatto è indiscutibile.

E tutto questo si è potuto ottenere, applicando

cisione delle armi e per le piccole dimensioni del bersaglio, rende abituali la massima esattezza di mira, fermezza di braccio, compostezza di corpo. Una volta immedesimate siffatte doti nei giovani tri, esse non si perdono tanto facilmente ed il tiratore è fatto.

e validamente dimostrarla. Si insista dunque pe la diffusione delle scuole di educazione fisica e come nella amica Repubblica, in ogni scuola, in ogni Comune si distribuiscano carabine Flobert; esse mentre, è sperabile, non incuteranno timori di sorta per la pubblica sicurezza, formeranno

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Uno dei primi esercizi.-Il tiro ridotto. Lezione tecnica.

il tiro con la carabina Flobert, il quale tiro non obbliga ad alcuna spesa di impianto di poligoni, può essere eseguito in qualunque località, tanto chiusa che apèrta, costa pochissimo e, per la

pre-La maggiore distanza, la diversità dell'arma po-tranno influirei le prime volte soltanto; perche crii ha bene appreso, le regole di puntamento e di sparo e la loro applicazione, saprà sempre

e manterranno in esercizio migliaia e migliaia di piccoli tiratori capaci, non appena l'età lo con-senta, da poter adoprare il fucile del soldato.

Virgus.

ma ad un solo patto però, che egli riesca a farsi del f a l c o un suo al-leato nello sport e non uno schia-ffi augu-riamo che anche que-sto magni-fico s p o r t medioevale trovi

sem-pre più nu- - * m m ;

m a r o s i Rf • W ^ G H H U p ' i ^ i cultori a 11- H m ^ H H ^ I

che in Ita- ® f * lia, in cui g H ^ & ^ ^ ^ H H i . . . , /

Federico II i. * lasciò così I f ' . W b u o n a fa- B T ^ B H H H H H ma di sè • H H H come fall o- • H H H niere, e il i w G M M H i : LcClÀ 3 À quale la

falconeria [i bravo Minusia porta il falco sulla mano. medioevale

in Europa riconosceva come suo maestro. Crediamo di non dimenticare così prresto,

mal-grado il turbinìo della vita quotidiana, l'emozione che ci siamo procurata Una delle domeniche scorse, assistendo ad un volo dell'astore al coniglio. Si trattava di alcuni esperimenti di falconeria, ai quali erano stati invitati pochi intimi, perchè po-steselo fars iun'idea, per quanto pallida, di questo genere di sport.

Il talco, un bell'astore femmina, è portato in-cappucciato sui terreno; gl'invitati sono pregati a .enersi a rispettosa distauza, a non agitarsi, uè

ar dimostrazioni di sorta.

Intanto l'astore, a cui è stato tolto il cappuccio, si mostra agitato, stringendo lo ali al corpo e

L'impeto è stato tale che noi abbiamo potuto udirò l'urto a molti metri (80-100; di distanza.

Fu uu volo meraviglioso. _ i due voli al coniglio, alla distanza di 60-80

metri, furono eseguiti in mod i corretto ed inap-puntabile. 11 secondo coniglio tentava farsi pic-cino picpic-cino e nascondersi nelle pieghe del ter-reno, ma l'astore, rasentando il snolo, gli filava sopra in linea retta e in un istante gli piombava addosso. Dopo una lotta brevissima di qualche secondo il coniglio era caduto — l'onore salvo, diciamolo a sua lode — nelle adunche serre del vincitore.

Furono tre esperimenti, ma tutti tre riuscitis-simi e bastevoli per avere un'idea di questo sport che pareva non destinato a un risorgimento n u o v o , come pare anche da noi.

Certo le difficoltà sono oggi molto maggiori che nel Medio-Evo, prima di tutto l'estesa coltura dei terreni. In essi l'alta falconeria, cioè la caccia col pellegrino (il falcone per eccellenza), trova delle difficoltà spesso insor-montabili, poiché per questo ramo dell'arte si richiedono spazi di terreno molto aperti e privi di ostacoli.

Ma la caccia coll'astore e collo sparviero si può prati-care su qualunque specie di terreno, accidentato o no, con siepi, boschi, alberi, ecc. E' una specie di caccia alla corsa, in cui il falco lotta di velocità per raggiungere ed afferrare la preda.

L'ostacolo però maggiore nell'arte della falconeria sta principalmente nelle qualità morali e fisiche di cui lieve esser dotato chi si dedica a questo meraviglioso genere di sport. Ma nulla è difficile per chi vuole e fortemente vuole, e c'è un vecchio adagio che dice: falconiere una volta, falconiere per sempre;

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per lui rappresenta un pugno d'intrusi; ma è quistione di pochi minuti. Il bravo MinUsia che è, come chi dicesse, il Mentore di madamigella

Juno, comincia a far roteare il logoro (specie di strumento fatto con ali di uccello o con pelle di lepre per richiamare il falco) e nell'istante in cui l'astore parte dal pugno, il lógoro è lanciato dal Minusia a grande altezza, di modo che madami-gella, che volava in linea orizzontale verso il Minusia, ha dovuto descrivere quasi una perpen-dicolare a quella linea per raggiungere il lógoro, afferrarlo e scendere contesso al suolo.

(8)

I^e famiglie dei corridori ciclisti

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M R A A A FORNITORE DELLA RE AL CASA

Avete mai frequentato i velodromi, avete tra-scorso qualche ora a contatto dei campioni pro-fessionisti del ciclismo?

QLi avete seguiti con l'occhio, mentre questi giovani, dai garretti di fei'ro, si allineavano al traguardo e con un sangue freddo eccezionale affrontavano i pericoli della pista, le sorprese di uno scatto?

Ebbene, mentre questi campioni si misuravano nella grande prova della resistenza, mettendo a repentaglio continuamente la propria vita- dietro il motore di una forte macchina allenatrice, non avete mai pensato alle loro famiglie, ai loro con-giunti, che lontani le cento miglia dal luogo del cimento, attendevano i risultati di una

giornata di sport ?

Io credo che piti d'uno dei nostri lettori, frequentatori dei grandi velo-dromi, avrà qualche volta fatto questo pensiero.

I corridori ciclisti si dividono in due categorie, corridori di velocità o

sprintere, e corridori di mezzo fondo e di fondo o stayers.

I componenti la seconda categoria sono i corridori che maggiormente si espongono al pericolo. Ed è strano il fatto che lo stayer (corridore di grande resistenza) batte lo sprinter nel match che oggi ci interessa, e cioè in quello del matrimonio e della famiglia. Fate scorrere la lista dei campioni del mezzo fondo e constaterete che su dieci, nove sono ammogliati ed otto hanno già messo al mondo i... futuri campioni. Così citeremo Walthour, Bruni, Con-tenet, Bouhours, Liuton, Hall, Robl,

ultamente. Infatti quasi tutte le consorti di questi campioni preferiscono non affrontare le emozioni dello spettacolo del velodromo e si astengono dal presenziare alle corse quando il nome dei loro mariti è in-scritto nel programma di una riunione ciclistica.

Vi sono però due o tre donne che fanno eccezione a questa regola, pre-senziando alle corse. Per esempio, la signora Walthour, che accompagna lei stessa il suo marito fino al traguardo di partenza. I figli dei corridori poi assai di rado vedono un velodromo;

ridori Brécy, Walthour, Bourotte,Contenet,Liuton. Terminato l'allenamento, questi campioni

ritor-Famiglia americana:

Walthour, la sua signora e il suo bambino.

Brécy, Gitigliard, Champion; al contrario, nel ramo degli sprinters, pochi sono gli am-mogliati e pochissimi coloro che hanno già gli eredi.

Kramer, Meyers, Jacquelin, Piard, Friol, Arend, Schilling, sono tutti celibi; Major Taylor, Ellegaard, Bourotte e Thuau si sono sposati da poco tempo.

La causa di questo fenomeno, che oggi osserviamo, si deve far risalire al fatto che i corridori di velocità sono più giovani di quelli della resistenza. Di regola la car-riera dello sprinter cessa quando questo campione dello sport ciclistico ha raggiunto i trent'anni, e fanno eccezione i Medinger, i Jacquelin, i Mayer.

Il corridore del mezzo fondo può invece resistere al cimento fino ai 35 anni ed anche più; ecco perchè la proporzione fra i padri di famiglia è in questa categoria di corridori più grande, nonostante i pericoli maggiori presentati dallo sport in cui essi si misurano.

Se è vero che ci si abitua a tutto, io non so se le mogli degli stayers si abituino alle disgrazie ohe la carriera dei loro mariti presenta

conti-Contenet coltiva il suo piccolo giardino di Boulogne-sur-Seine, con Vaiuto della moglie e del Contenet Junior.

assai saggiamente i loro genitori li lasciano in casa.

La vita di famiglia è quella preferita dai

cor-Ito p e r s e g u i t a t o d i S a n t ' U b e r t o

E' il piccolo, magro, nervoso, impaziente, ciar-lone e noioso uomo che si chiama Eleuterio Malingambe. Se non credete che si chiami così darò querela con facoltà di prova e presenterò il suo stato civile.

Veramente lo stato in cui perennemente si trova il nostro piccolo perseguitato non è sem-pre civile, ma io sono un uomo di molta fede e ho conosciuto tanti anni fa questo Malin-gambe, e da allora non ho voluto e non ho mai potuto credere in nulla di quanto egli mi dicesse, una sola cosa non ho voluto mai rintuzzargli come una bugia, il suo stato d'a-nagrafe.

Lasciamogli almeno quello.

Il nostro ometto, sempre saltellante e vi-brante come una corda di violino, sarebbe un'ottima persona se... fosse fatto diversa-mente, ma ha il brutto viziaccio di dir tante di quelle bugie inutili che seccano, irritano e lo fanno antipatico a tutti.

E credete che egli dica bugie solo agli altri ? No, prima che tutti a sè stesso !

Già, a sè stesso!

Dopo aver compiuto il suo allenamento su pista, Mayer si prepara alla pas-seggiata sulla strada, sjiingendo la vetturina del suo bambino.

Tom Linton, la sua signora e la sua bambina, sulla porta della propria casa a Levallois- Perret.

nano alla famiglia e trascorrono la sera tra i figlioli. Sotto questi i piccoli bimbi iu cui si pronosticano i futuri campioni dello sport. Dico si pronosti-cano, poiché data la loro tenera età non possiamo ancora apprendere da loro i futuri progetti sportivi.

11 più anziano di questi futuri campioni è il figlio di Bouhours; un bimbo biondo di ca-pigliatura, dagli occhioni celesti, il quale, ogni qual volta il padre lo sgrida, risponde:

•— Tu vedrai più tardi, quando io potrò cor-rere, se ti batterò ogni volta!

Come si può vedere dalie nostre incisioni, i figli dei corridori sono generalmente robusti e perfetti.

E' quindi errata la teoria, secondo la quale si vorrebbe far credere ohe i figli dei corridori rappresentano una generazione di gambe storte.

(9)

Spese tutto in fucile, licenza, stivaloni, arredi ed un bel cane, molto meno di lui.

Si vesti, prese un tram, andò in una cam-pagna. ammazzò... il tempo per mezza giornata, ritorno a piedi (non aveva più nemmeno una lira) e meditò.

Passaron due mesi, il cane mangiava troppo e lo regalò, il fucile non gli serviva bene e l o vendette, gli stivaloni gli andavano male e spa-rirono, e così tutto il resto.

Venne da me e favellò :

— Mio caro, te lo dicevo io che a fare il cac-ciatore ci vuol la passione, ed io, vedi, non l'ho mai avuta, nò io, nò nessuno in famiglia.

Io lo guardavo. Cosa volete; per certe spaven-tevoli forme di degenerazioni bisognerebbe che uno avesse le mani di ferro, come l'altro ha la faccia di... tola, e giù schiaffi !

Dopo tre anni Un'altra piccola somma di denaro viene a cadérgli addosso.

— Caro, sono felice, la mia passione unica, costante, eterna, la caccia, questa volta final-mente sarà soddisfatta ; sto acquistando tutto un corredo completo...

E giù, giù un discorsone di dieci colonne, con tante nuove, vecchie, stupide, brillanti, diver-tenti e noiose bugie, che non avevano solo le gambe corte, ma le mani, la testa, tutto, che scorrevano dalla sua bocca come pallottole di fumo e si scioglievano nell'aria, sfiorando appena il timpano delle mie orecchie e dandomi appena appena un leggero solletico che non bastava a incoraggiarmi a mandarlo al diavolo!

Comprò! Dopo tre mesi le sue vere passioni gli fecero rivendere nuovamente tutto.

Ed ora è a secco.

Ma lo ripiglia (e son passati dalla terza cro-ciata solo pochi mesi) la manìa pian pianino, come una febbricola che dal 37 e decimi sale giorno per giorno fino a farvi... scendere.

Motocicletta trionfatrice anche neI 1904

Rappresentanza per l'Italia:

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Un giorno di molti anni fa ebbe nna pic-cola somma da un suo parente che era stufo di

I coniugi Thuau ammirano il loro giovane figlio.

sentirlo a parlare, e per evitarlo in eterno se ne andò all'altro mondo.

Malingambe venne da me :

Nembrod e mi verrà a dire che quando si è nati così, bisogna morire così!

Brécy, l'ultima vittima dello sport ciclistico, con la moglie e i tre suoi eredi.

E se non gli capita qualche nuova eredità? Oh! ci penserà lui,"espedienti non glie ne man-cano. Tutt'altro!

— Sai, il mio sogno si avvera, posso finalmente diventare caccia-tore anch'io.

— Tu cacciatore? Ma che cosa ti salta?

— Mi salta? Ma se te ne ho sempre parlato, è una persecuzione di tutta la mia vita questo desi-derio...

— Ma forse, ricordati bene, ne avrai parlato ad altri...

— No, a te, e mi ricordo anche dove...

E qui una filza interminabile di bugie per rintuzzar le quali avre-ste dovuto chiamare una squadra di muratori e farlo murar vivo per non udirne delle altre. Finì col persuadersi che Sant'Uberto l o perseguitava sveglio e addormen-tato, che la caccia era l'unico suo ideale, che egli era nato per quello, e che suo padre, suo nonno, i suoi

avi, tutti erano stati gran cacciatori, ed anche di case reali, s'intende, molto ideali !...

Bruni in casa, con la sua la sua sorella e le sue due belle bambine

Domandatelo ai suoi creditori, gli amici che veramente lo perse-guitino, altro che Sant'Uberto !!!

Erpi.

Vedrete che per l'apertura della caccia Malin-gambe ritornerà a sentirsi figlio... naturale di

JTgli JTmici

d e l l a " S t a m p a S p o r t i v a , ,

Non facciamo lusinghe e pro-messe, credendo non averne .biso-gno per ottenere la conferma della fiducia degli amici nostri vecchi e nuovi. Solo diciamo: la Stampa

Sportiva, lusingata dai I brillanti risultati ottenuti e dall'appoggio che ogni sua iniziativa ha trovato nel mondo sportivo italiano, con-tinuerà fiduciosa e sicura nel suo cammino, aiutando lo sport e chie-dendo a tutti gli amici dello sport di essere aiutata.

Faremo nel prossimo numero a beneficio dei nostri lettori un bilancio della nostra annata e speriamo poter convincerli che quanto

La signorina Bourotte impara, sotto la direzione del padre, a decifrare

(10)

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IL* V i n c i t o r e

L'uri contro l'altro i lottator si stanno,

Serte le braccia c con la fronte altera. L'ampie pupille un corruscar si danno, Splendono i torsi, ove la forza impera. L'un contro l'altro opponesi e si rialza,

A sostenere l'impeto del forte: Come colui che va per erta balza. Muti d'essi sa qual sia l'ultima sorte. Belli, spronati da l'ardor che incita

Forse i lioneelli a disputar la preda, Sembran due eroi che guardino la gloria.. Quando l'un d'essi, dritto in su la vita,

Par che su l'altro col pensiero inceda... B' ne l'agile corpo ha la vittoria.

Enrica Grasso.

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più. E man mano che il gruppo dei campioni si rimpicciolisce, i velodromi chiudono i loro battenti.

A Genova non abbiamo più pista, così a Verona, ed Alessandria.

L'ultimo velodromo che scompare è quello romano, quello di Porta Salaria. E' la capitale d'Italia che si priva questa volta del sno primo ambiente sportivo. Il velodromo di Porta Sa-laria, non accoglierà più i campioni del ciclismo, del-la ginnastica, del podi-smo; il motore della

mae-china al fornitrice non si ndrà più, la bianca pista in cemento scomparirà.

Da qualche, giorno squadre operaie lavorano di piccone per demolire ,1 più b e l l o ( ! e i Y e l o d r o m i

italiani, il più grande, che ha accolto per tanti anni i campioni non solo di Roma e dell'Italia, ma quelli d! tutta Europa e del Nuovo Mondo.

Fu un milanese e precisamente il noto sportsman s.g Fossati, già ideatore del grande cinodromo milanese (oggi pure scomparso) che coraggiosa-mente effettuo la costruzione della grande pista, arricchendo cosi la capitale d'Italia di un bellis-simo ritrovo sportivo.

La pista in cemento di Porta Salaria misurava oOO metri, con alte curve ed era contornata da altra pista interna. Una bellissima pelouse, ricche tribune, un giuoco del tennis, un buffet, comodi

EUegaard, vincitore del campionato mondù.le, ,903.

Pubblichiamo a ricordo del velodromo romano alcune interessanti fotografie riproducenti l'am-biente stesso in uno dei suoi momenti più for-tunati, e cioè in occasiono del campionato mon-diale ciclistico disputatosi nel 1903 e vinto dal danese EUegaard.

Colla scomparsa del velodromo romano, la nostra capitale non bandirà più programmi ciclistici Questi saranno solo più riservati al moto-velo-dromo torinese che col 1905 sarà rimodernato. V Roma lo sport italiano dovrebbe specialmente raccogliere le sue maggiori manifestazioni Un moto-velodromo, un ippodromo si impongono ogoi ad ogni capitale e noi speriamo di vedere presto rialzate le sorti delio sport romano, e di regi-strare pure presto l'inaugurazione dei due suac-cennati ambienti sportivi. v. g .

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V

. Ile ni*. - Direttore delle partite: Sylvain.

coll'intervento dei celebri Professori:

L. 5 all'anno

che rappresenta sempre nno dei miracoli del giornalismo italiano e che trova la

S. M. il Re Vittorio Emanuele III assiste

al campionato mondiale d.el 1903.

abbiamo dato alle iniziative sportive ha superato le promesse da noi fatte e di gran lunga l'im-porto dei soliti premi.

Per l'anno venturo faremo lo stesso, e tutte le nostre forze, e, occorrendo, la nostra responsa-bilità e la nostra modesta borsa, metteremo al servizio di qualche nuova, utile e importante manifestazione, destinata a contribuire all'affer-mazione dello sport italiano.

A tutti gli amici che da quattro anni ci se-guono e ci incoraggiano nella graduale, ma con-tinua ascensione della nostra Stampa Sportiva, e a tutti coloro che hauno imparato a conoscerci, chiediamo a titolo di incoraggiamento e di prova di simpatia l'adesione all'abbonamento.

La cifra è ben modesta: sono

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per l'edizione di lusso, 52 numeri, stampati su carta americana, esclusi dalla vendita e riservati ai nostri abbonati.

L'edizione di lusso del'a Stampa Sportiva

coiranno 190» verrà spedita a tatti gli abbuiati il giovedì, e quindi in anticipo di nn giorno sulla messa in vendita, e sarà spedita in speciali asta-ri di cartone che meglio la preservino nel viaggio. Saranno così eliminati dne degli i n c o n v e n i e n t i che ci furono segnalati In qnest'anno dai nostri abbonati, dei quali speriamo così veder ancora aumentare il numero.

Rimangono pure sempre aperti gli ab-bonamenti all'edizione comune a

V e l o d r o m i c l i e s c o m p a i o n o

Ricordiamo i bei tempi del ciclismo, quando Roma accorreva in folla ad applaudire i campioni Coriolato, Alaimo, Buni, Coneili, Bixio, Momo, Singrossi e tanti altri celebri che riscossero su quella pista premi ed applausi.

I migliori concorsi ippici si sono disputati su quel prato, le più belle e grandiose feste ginna-stiche romane hanno avuto luogo al velodromo <-, Roma », il concorso Federale del 1895, le corse a piedi, le partite (li Foot-ball, di palla vibrata, di tennis delle società sportive di Roma, ià si sono svolte fra l'interesse del pubblico.

Oggi il luogo sacro agli esercizi fisici ed agli spettacoli sportivi cederà la sua gloria passata alle febbre costruttrice della nuova Roma. Lo sport ciclistico in Italia segue rapidamente

la parabola discendente. Il numero dei corridori si fa sempre più piccolo, più debole, i grandi nomi scompaiono dai programmi delie riunioni dei nostri velodromi ed

anche il numero di questi ultimi diviene piccolo, piccolo.

Il tempo fortunato per le corse ciclistiche, nel nostro paese, è passato;i Momo, i Tom-maselli, i Nnvolari, i Ferrari, i Buni, i Ca-riolato, ecc. si sono ri-tirati dal cimento. La l o t t a col Cam pi o n e estero ha perduto ogni interesse ; gli spìinters italiani si contano or-mai più sulle dita, qual-che buon corridore di resistenza rimane an-cora allo sport cicli-stico i t a l i a n o , nulla

Il Velodromo di Roma. — Il campione genovese Bixio.

box completavano l'ambiente sportivo clie oggi sta per mutarsi in un ricco quartiere d'abitazioni signorili. Il Velodromo di Porta Salaria fu teatro dei più belli spettacoli sportivi della capitale.

(12)

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Notiziario Sportivo

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•o^Twuco Bicosrr ^ NOCERA-UffiBR.Pi [ ( 3 O R C £ N T 6 ANGEJJ CE,) [ACQUA U M E R A L E DATAVQIA]

automobilismo

I CONCORRENTI FRANCESI ALLA COPPA GORDON-BENNETT. — Si dà

per certa l'iscri-zione delleseguenti 15 Case costrut-trici francesi alla eliminatoria per la Coppa G o r d o n -B en n e 11.

Rochet - Schnei-der, Berliet, Ate-liers de la Buire. Délaunay - Belleville, G a r d n e r

-ACQUA U M E R A L E DATAVOIAI

Serpollett.Gobron-Brillié, Hotehkiss, Darracq, Bayard-Clé-ment, De Dietrich, Turcat-Méry, Mors, Panhard-Levasseur.Richard-Brasier e Re-nault.

Ancora il circuito non è stato scelto, ma aumentano le simpatie per quello di Savoia, il quale passerebbe per Annecy, Aix, Chambéry e Albertville.

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LE CORSE AL VELODROMO D'IN-VERNO. — Al Velodromo d'Inverno do-menica ebbero luogo le corse ciclistiche col seguente risultato :

Gara internazionale scratch (bic. prof.) : 1. Jacquelin, 2. Poulain, 3. Mathieu.

Corsa dei 50 chilometri senza allenatori • match): 1. Tommy Hall, chilom. 38,303 ; 2. Simar a 800 metri; 3. Linton a dieci giri.

LA FINE DELLA CORSA DEI SEI GIORNI A NEW-YORK. — Alle ore 24 di sabato 10 è terminata la grande corsa

ciclistica dei sei giorni, che ha avuto luogo sulla pista di Madison-Square.

Ha vinto la coppia americana Root-Dorlon, percorrendo 2386 miglia; seconda fu classificata la coppia dei ciclisti belgi Vandedstuyft-Stol, i quali perdettero il primo posto per tre lunghezze; terzi fu-rono Samuelson-Williams, con nn giro di svantaggio sui primi ; quarti Keegan-Logan a due giri : quinti Krebs-Fogler, a tre giri ; sesti i francesi Petit-Breton e Gougoltz, ed una ruota da questi ultimi; settimi Turville-Mettling, a cinque giri.

Cosi, con una nuova vittoria degli americani, che, come vedete, per pochis-simo hanno avuto ragione sul campione europeo, è terminata la nona grande corsa dei sei giorni a Manhattant Beach.

Nelle prime, tre prove i concorrenti non erano divisi per coppie. Vinse nel 1896 Teddy Hale ; nel 1897 e 1898 Miller; dal 1899 la gara fu disputata a punti per coppie. Vinse in quell'anno la coppia Miller-Waller ; nel 1900 Elkes-Mac Far-land ; nel 1901 Walthour-Mac Eachern ; nel 1902 Leander-Floyd Kress; nel 1903 Walthour-Munroe.

IL COMITATO NAZIONALE « PRO DIFESA. — Ecco la formazione delle Commissioni :

Reclutamento e ordinamento: Pisani Co-stantino, vice-direttore generale; on. Bat-taglieri, gen. Falangola, comm. Ceresole, cav. Cisotti F., cav. Ballerini, avvocato Grassi, avv. Ferrantini, avv. Rodini, sig. Ilari Nino.

Equipaggiamento e armamento : Moschi Alfredo, Direz. Audax ; on. Valle, gene-rale Biancardi, tenente-colonn. Lubatti, magg. Pirzio Biroli L., cav. Fenoaltea,

prof. Borgogelli, cav. Quattrociocchi G., sig. Venti Lorenzo, sig. Romanini Giu-seppe.

Istruzione di esperimenti: Direttore ge-nerale Audax ; on. Libertini, gen. Grandi, tenente-colonnello Bertotti, ten.-colonn. Mariotti, magg. Menarini, magg. Pirzio Biroli C. A., sig. Arioli Carlo, cav. uif. Spinetti, cap. Cerrina.

UNA FESTA DEI ROUTIERSTORI" NESI. — Nella vicina Moncalieri, all'Ai"

bergo Roma, domenica 11 si riunirono a fraterna agape una ventina di soci ed aspiranti del Routier Italiano ; scopo la distribuzione dei primi 15 distintivi,molto ammirato l'artistico menu ideato e dise-gnato dal socio Rua. Il pranzo squisita-mente servito dal proprietario trascorse nella maggior armonia ; tra i commen-sali : il sig. Dalmasso, capo-sezione, il sig. Piccolo, console locale del Touring ed il sig. Chiroli, presidente dello Spor-ting-Club ; il cav. Rostain, capo console del T. C. I.

Al dessert parlarono applauditissimi il sig. Dalmasso, che ricordò le 32 sezioni esistenti, di cui 4 nella terra irredenta, con più di 200 soci ; il dono di un'arti-stica coppa offerta dal socio Patrone, da disputarsi nel 1905, mandò un saluto al Touring ed annunziò la prossima marcia invernale Torino-Susa-Torino ; poi il sig. Chiroli ed il sig. Marchetti.

IL MINISTRO DELLA GUERRA E IL CORPO DEI VOLONTARI CICLI-STI. — S. E. il ministro della guerra, generale Pedotti, ha ricevuto in udienza il cav. ing. Alberto Riva, vice-direttore generale del Touring-Club Italiano, e

lo ha intrattenuto Bull' organizzazione prossima di volontari ciclisti ed auto-mobilisti.

ippiea

LA GRANDE RIUNIONE DI OSTA-COLI AD AUTEUIL. — Domenica 11 ebbero luogo le corse di eavalli ad Au-teuil, che diedero i seguenti risultati :

Premio Le Hon (steeple-chase), 10,000 fr. 3100 metri. — Giunsero : 1. Géfion, 2. Xénophon, 3. Parent ; 3 quarti di lun-ghezza : un'incollatura.

Rremio Delatre (steeple-chase), handicap.

10,000 fr., 5000 metri. — Giunsero: 1. Gre-nadier, 2. Jota, 3. Révolutionnaire. Tre lunghezze, una lunghezza e mezza.

STATISTICHE DI FINE D'ANNO. —

La Società italiana ed i fantini che monta-rono in Italia. — Nel 1904 si tennero in Italia 76 giornate di corse al trotto, e le gare disputate ammontarono a 221, con un totale di premi per L. 411.768, di cui L. 211.822 date dalla Società Milanese del trotto in cinque riunioni.

Il eavallo trattatore che guadagnò maggior numero di premi fu Verdi, con L. 26.835.

Complessivamente nell'anno 1904 sono state distribuite L. 651.100 di premi per le corse piane, alle quali vanno aggiunte li. 198.550 di tasse d'entratura, con le quali complessivamente l'ammontare dei premi sale a L. 849.650.

In ordine d'importanza hanno asse-gnato maggiori somme: 1. la Società Lombarda, L. 398.825; 2. la Società Na-politana, L. 35.875 : 8. la Società delle corse in Roma, L. 35.000 ; 4. la Società Torinese, L. 31.950; 5. la Società

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