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Cronache Economiche. N.112, Aprile 1952

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(1)

A CURA DELLA CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E AGRICOLTURA DI TORINO

SPEDIZ. IN ABBONAMENTO

POSTALE (III GRUPPO)

N. 112 - APRILE 1952 - L. 250

OLIVETTI LEXIKON 80

n i i i i i i i i i i i i i i i i i i i i i i i i i i m i i i n i i i

La nuova macchina per scrivere da ufficio,

di c o n c e z i o n e inedita e di e s e c u z i o n e

r i g o r o s i s s i m a , studiata per tutte le lingue

e per tutti gli alfabeti

(2)
(3)

Sviluppi

della siderurgia mondiale

GIANDOMENICO COSMO

7.

Principali Passi produttori nel 1951.

L'industria siderurgica internazionale ha toccato nello scorso

anno 1951 mete di produzione mai prima raggiunte.

Complessivamente la produzione mondiale di acciaio greggio

si e aggirata nel 1951 sui 214,0 milioni di tonn. con un aumento

del 13,8% rispetto alla produzione di 188,0 milioni di tonn.

avutasi nel 1950. Si noti che la produzione fornita nell'ultimo

•nulo risulta quasi raddoppiata rispetto a quella di circa 110

mi-lioni di tonn. nel 1938, come appare chiaramente dai dati raccolti

nella tabella seguente:

Tab. n. r A N D A M E N T O P R O D U Z I O N E MONDIALE ACCIAIO G R E Z Z O (Milioni di tonnellate) PRODUZIONE 1938 1949 1950 1951 Produz.

%

1951 Europa Occidentale

Europa Orientale 46.15 5.io 45.6 7.2 52.1

8,1 57.8 10,0 26,9 4,7 Europa (URSS esclusa) ..

Unione Sovietica Stati Uniti Giappone

Paesi minori extra-europei 51.25 18,0 28,8 6,6 4.75 52,8 12,0 80, 5 8.7 7.7 60,2 23.7 87.7 4.8 11,6 67,8 31.3 95.5 6,5 13.4 31,6 14,6 44,5 3.0 6,3 Totale mondiale 109,4 161,7 188,0 214,5 100,0

Le conclusioni che si desumono dai dati sintetici raccolti

nella tabella si possono così riassumere:

a) mentre nel 1938 si è avuta una produzione complessiva

di acciaio di 46,15 milioni di tonn. nei paesi dell'Europa

Occi-dentale essa era salita nel 1951 a 57,8 milioni di tonn. con un

aumento del 25,2 % . Dato che, come si è detto, è nel periodo

quasi raddoppiata la produzione complessiva mondiale, la

per-centuale rispetto a questa dell'Europa Occidentale risulta così

scesa del 4 1 , 9 % nel 1938 al 27,1% nel 1951;

b) la produzione nei paesi minori extraeuropei è passata

invece da 4,75 milioni di tonn. nel 1938 a 13,4 milioni di tomi,

nel 1951: l'aumento è stato cioè del 182,1 % . Anche nel settore

siderurgico emerge cioè il fenomeno, accentuatosi durante la

seconda guerra mondiale e continuato negli anni successivi alla

fané del conflitto, dell'industrializzazione crescente dei paesi

extraeuropei, tipico l'esempio del Canada, ove la produzione è

passata da 1,1 milioni di tonn. nel 1938 a 3,5 milioni di tonn.

nel 1951;

c) il principale paese produttore permane sempre di gran

lunga gli Stati Uniti d'America. La loro produzione annua negli

anni precedenti alla seconda guerra mondiale oscillava fra i 30

ed i 35 milioni di tomi, con notevoli variazioni connesse alla

capacità di assorbimento del mercato (1932: 13,9 milioni di

tonn.; 1935: 34,6 milioni di tonn.; 1937: 51,3 milioni di tonn.;

1938: 28,2 milioni di tonn.). Il livello raggiunto nel 1951

costi-tuisce pertanto un risultato notevole: secondo valutazioni dello

« American Iron and Steel Institute » gli impianti siderurgici

ave-vano nello scorso anno raggiunto una potenzialità produttiva di

105 milioni di tonn., destinata a subire ulteriori incrementi. Nel

gennaio 1952 infatti essa veniva valutata sulle 108,59 milioni di

tonn/anno, ed entro il 1953 si calcolerebbe di raggiungere i

120 milioni di tonn/anno;

d) lo sviluppo avutosi della produzione nell'Unione

Sovie-tica si inquadra nelle direttive di poliSovie-tica economica note di

fa-vorire l'incremento dell'industria pesante rispetto a quella dei

beni di consumo. In ogni caso si tenga presente che tali dati

sono in parte frutto di sòme dell'ECE^di Ginevra che nella sua

« Economie Survey » per il 1951 valuta l'indice della produzione

di acciaio grezzo per lo scorso anno (base 1940 = 100) come

salito a 169, mentre l'indice complessivo generale era salito a

199 per il più forte incremento della produzione di energia

elettrica (pervenuta a 215 secondo l'indice). Comprendendo

1 URSS, la produzione europea totale avrebbe raggiunto nel 1951

i 99 milioni di tonn. contro una produzione statunitense di 95,5

milioni di tomi. Il totale della produzione della sola Europa

Orientale, cioè Paesi dell'Est Europa più URSS,

rappresente-rebbe pertanto il 4 2 % di quella fornita da tutta l'Europa;

e)

complessivamente nei Paesi minori dell'Europa

Orien-tale si è registrato nello scorso anno un incremento del 1 7 %

nella produzione che è salita da 8,1 milioni di tonn. nel 1950

a 10,0 nel 1951. Con 3,3 milioni di tonn. il massimo produttore

risultò la Cecoslovacchia, ma il massimo incremento si ebbe

nella Germania dell'Est che ha raggiunto il 152% della

produ-zione rispetto al 1950 con 1,7 milioni di tomi, nel 1951 contro

1,1 milioni di tonn. nell'anno precedente.

Dopo gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica è nell'Europa

Occi-dentale che troviamo per ordine di importanza con Gran

Bre-tagna, Germania Occidentale e Francia i maggiori produttori

mondiali. L'andamento dell'industria siderurgica ha presentato

però in questi paesi caratteristiche differenti nel corso del 1951:

(4)

1) di tutti 1 grandi Paesi produttori la Gran Bretagna è

il solo la cui produzione di acciaio grezzo sia diminuita rispetto

al 1950, essendo ammontata nello scorso anno a 15,9 milioni

di tonn. rispetto a 16,6 milioni di tonn. nell'anno precedente.

Il motivo della flessione è principalmente dovuto ai minori

approvvigionamenti di rottami ferrosi: nei primi 9 mesi del

1951 risultavano infatti pervenute solo 414 tonn. di rottami

rispetto a 1.699.000 tonn. nello stesso periodo del 1950. Gli esperti

ritengono che, se le importazioni di rottami si fossero

mante-nute al livello dell'anno precedente, la produzione dell'acciaio

grezzo nella Gran Bretagna avrebbe potuto raggiungere 17,2

mi-lioni di tonn. invece dei 15,9 mimi-lioni sopra indicati;

2) nella Germania Occidentale con 13,6 milioni di tonn.

di prodotti di accaio grezzo si è avuto un aumento del 1 2 %

rispetto ai 12,1 milioni di tonn. del 1950. Tolte le attuali

restri-zioni alleate, gli industriali tedeschi confidano che la produzione

— scriveva il « Financial Times » — « potrebbe salire ad un ritmo

annuale di 16,5 milioni di tons. ed anche più entro soli 15 mesi...

L'obiettivo finale di una produzione di 18 milioni di tons. annue

— livello inferiore nei Paesi occidentali soltanto a quello

statu-nitense — potrebbe essere raggiunto, dicono gli esperti tedeschi,

in meno di due anni... ». Una produzione di 16,5 milioni di tons.

annue (cioè tonnellate lunghe inglesi) comporterebbe un aumento

di circa 3 milioni di tons. sulla produzione attuale; se l'industria

tedesca raggiungesse questo livello, essa potrebbe riprendere le

posizioni prebelliche; quando nel 1938 l'attuale Germania O c

-cidentale produsse 17,9 milioni di tonn. metriche (19,6 milioni

di tonn. nel totale). La Germania è infatti l'unico paese che

non abbia superato i livelli prebellici di produzione di acciaio

grezzo ;

3) in Francia con 9,8 milioni di tomi, prodotti di acciaio

grezzo si è registrato un incremento del 13 % rispetto agli 8,7

milioni di tonn. nel 1950. L'incremento risulta del 5 7 % rispetto

ai 6,2 milioni di tonn. forniti nel 1938. I dati della Francia non

tengono naturalmente conto della produzione del territorio della

Sarre, oggetto delle note controversie internazionali: quivi nel

1951 è stato raggiunto il maggiore aumento verificatosi

nel-l'Europa Occidentale (2,6 milioni di tonn. contro 1,9 milioni

del 1950).

2 >

La posizione dell' Italia.

È interessante conoscere — mentre tanto si parla sui giornali

e nelle aule parlamentari di cartello carbo-siderurgico dell'Europa

Occidentale, owerossia del Piano Schuman — la situazione

dell'Italia. Nel corso del 1951 l'industria siderurgica nazionale

ha avuto un notevole sviluppo in tutti i suoi settori. Il continuo

aumento della domanda di prodotti siderurgici ha agito quale

stimolante alla produzione: il suo aumento, consentito anche

economicamente dagli adeguamenti di prezzo intervenuti e

dalle elevate quotazioni nei mercati esteri esportatori, è stato

Tab. n.

2

A N D A M E N T O P R O D U Z I O N E S I D E R U R G I C A I T A L I A N A (tonnellate) PRODUZ. 1946 1947 1948 1949 1950 1951 Ghisa comu-ne in pam 176.694 381.005 449.364 392843 501.832 951.700 Acc. grezzo 1.153-293 1.691.453 2.125.147 2.055.499 2.315.442 3.047.000 Laminati a caldo 879.819 1.246.669 1.490.895 1.594989 1.858.047 2.400.000

reso possibile sia per un più regolare rifornimento delle materie

prime occorrenti, sia per il riassetto delle nostre attrezzature

industriali, il cui programma di ricostruzione, per quanto ancora

in atto, comincia a dare i primi frutti, sia anche per la maggiore

disponibilità di energia elettrica consentita dai nuovi impianti

idroelettrici e termoelettrici e da una stagione idrica

particolar-mente favorevole.

In particolare:

n) la sola produzione che non ha raggiunto ancora nel

1951 il livello prebellico è stata quella della ghisa, per quanto

essa abbia segnato il maggiore incremento rispetto al 1950.

Nel corso delle vicende belliche gli altiforni esistenti in Italia

erano stati per la massima parte distrutti e nel 1946 la produzione

di ghisa all'altoforno era stata di sole 16.560 tonn. Con la

pro-duzione di ghisa al forno elettrico (i cui impianti erano rimasti

in efficienza) di tonn. 160.000, si era raggiunto il totale indicato

nella tabella di circa 176.700 tonn. Con la ricostruzione dei

forni la produzione complessiva di ghisa ha raggiunto nel 1951

951.700 tonn. (di cui il 70% all'altoforno e il 30% al forno

elet-trico) con un aumento dell'88% rispetto alla ghisa prodotta

nel 1950. La ripresa avutasi nell'ultimo anno è sostanzialmente

dovuta alla messa in marcia dei due nuovi altiforni a carica

inte-grale negli stabilimenti di Bagnoli e Piombino dell'Uva. Nel

corso del corrente anno dovrebbero entrare in funzione i due

nuovi altiforni dello stabilimento di Cornigliano della SIAC;

b)

la produzione di acciaio grezzo che già nel 1950 aveva

superato quella dell'anno di massima produzione con un indice

(1938 = 100) di 101,7 si è maggiormente sviluppata nel 1951,

con tonn. 3.047.000, corrispondenti ad un aumento del 28,8%

rispetto al 1950. L'incremento avutosi nella produzione di acciaio

grezzo attesta come la capacità produttiva degli impianti nazionali

consenta di giungere senza eccessivo sforzo, nei periodi di

rego-lari approvvigionamenti ad 1111 livello già apprezzabile, qualora

si tenga presente che i lavori di ricostruzione e di

ammoderna-mento in atto diverranno operanti soltanto nel corso del corrente

anno e in parte dopo il 1953. La capacità produttiva attuale di

acciaio grezzo in lingotti e 111 getti può calcolarsi in oltre 4

mi-lioni di tonn. annue, di cui 2,6 al forno Martin e 1,4 al forno

elettrico cui bisogna ora aggiungere la produzione di 4

conver-titori Thomas entrati in marcia nella metà di agosto 1951 a

Bagnoli. Da questa potenzialità teorica emerge che — assicurati,

come si è detto, regolari approvvigionamenti di materie prime —

la capacità pratica di produzione potrebbe valutarsi sui 3,6

mi-lioni di tonn. annue: cifra sufficiente per coprire gli attuali

con-sumi italiani.

Nell'ambito della siderurgia italiana assume predominante

importanza il gruppo di aziende che fa capo alla Società

Finan-ziaria Siderurgica, costituita nel 1937 per coordinare e dirigere

l'attività delle partecipazioni azionarie nel settore siderurgico

fino allora direttamente detenuto dall'IRI. L'andamento delle

produzioni siderurgiche del Gruppo Finsider è risultato così

in netta ascesa nell'ultimo triennio:

Tab. n. 3

A N D A M E N T O P R O D U Z I O N I G R U P P O FINSIDER (tonnellate)

PRODUZIONI 1949 1950 1951 1951 sul 1950 Variazioni %

Minerali di ferro e

man-354-450 297.627 339-628 + 14.3 216.670 275.812 575-496 4- 108,6 833-415 935.086 I273-6o8 + 36.2

(5)

La produzione di ghisa fornita dalla Finsider nel 1951 ha

costituito il 60,5% di quella complessiva nazionale, mentre

quella di acciaio si aggira sul 41,8%. Lo sviluppo dell'attività

della Finsider si svolge nell'ambito della realizzazione del piano

omonimo, che prevede che le quattro aziende debbano giungere

ad una produzione annuale di 1,8 milioni di tonn. di acciaio

grezzo, quasi interamente ottenute a ciclo integrale.

«)• Difficoltà di ulteriori sviluppi produttivi.

Lo sviluppo delle ostilità nella lontana Corca aveva

deter-minato dal luglio del 1950 un'inversione nella congiuntura

del-l'industria siderurgica. La produzione è andata così aumentando

praticamente in tutti i Paesi, toccando nel 1951 livelli non

raggiunti neanche negli anni del massimo sforzo per la fornitura

di armamenti nel corso della seconda guerra mondiale. I piani

di sviluppo delle attrezzature siderurgiche in quasi tutti i Paesi

del mondo farebbero presumere un'ulteriore espansione della

produzione di acciaio: anzi allo stato attuale i maggiori

cono-scitori della situazione esitano a fare previsioni sui futuri

incre-menti produttivi.

Infatti l'esperienza del 1951 in base alle segnalazioni

perve-nute dai principali centri dell'industria siderurgica ha

dimo-strato che:

1) la produzione di tutti i Paesi d'Europa, ove si eccettuino

la Gran Bretagna, la Germania e la Spagna, ha certo raggiunto

nello scorso anno dei massimi mai prima toccati, ma la

maggio-ranza dei Paesi avrebbero potuto ottenere dei risultati migliori,

se 1 andamento del mercato non fosse stato caratterizzato da

una carenza di coke, di rottami di ferro e di minerali di ferro,

cioè le principali materie prime necessarie per la produzione

della ghisa e dell'acciaio;

2) le disponibilità complessive di rottami ferrosi non sono

riuscite ad aumentare allo stesso ritmo della produzione di

ac-ciaio grezzo. Ciò è particolarmente significativo, se si considera

che diversi Paesi hanno adottato nel 1951 molteplici

provvedi-menti per facilitare la raccolta dei rottami, dato che gli Stati

Uniti hanno cessato tali esportazioni, essendo il loro consumo

interno superiore ai 50 milioni di tonn. annue. Tale elemento

negativo per un ulteriore sviluppo della produzione siderurgica

europea dipende principalmente dal fatto che le riserve di

rot-tami risultanti dalle distruzioni dell'ultima guerra sono ormai

praticamente esaurite: si pensi che nei primi anni del dopoguerra

la sola Germania Occidentale aveva esportato oltre 7 milioni

di tonn. di rottami. Per tale motivo ove si prescinda da uno

o due Paesi, in genere nel corso del 1951 è stato ridotto il

con-sumo dei rottami. Nel corso del 1951 l'Italia è riuscita ad

aumen-tare la sua importazione di rottami che risultò di 683.185 tonn.

rispetto a 506.654 nel 1950;

3) la produzione di coke è sensibilmente aumentata, ma

— a motivo dell'accrescimento della richiesta di ghisa —

per-mane uno scarto notevole fra l'offerta e la domanda (all'incirca

6 milioni di tonn. all'anno). Si ritiene che la Francia, la Germania

e il Lussemburgo avrebbero potuto produrre maggiori

quanti-tativi di ghisa e di acciaio, ove avessero potuto disporre di

mag-giori quantitativi di coke.

Provvedimenti sono in atto nei principali Paesi siderurgici

per intensificare la raccolta dei rottami di ferro. Nee;li Stati

Uniti la « N.P.A. •> (National Production Authority) ha

organiz-zato una rete di ben r.200 « Comitati per la mobilitazione dei

rottami », che si adoperano per intensificare la raccolta, mentre

un'ordinanza del dicembre 1951 dispone la demolizione coattiva

delle autovetture vecchie raccolte nei cosidetti « cimiteri

d'auto-mobili ». L'importanza per la siderurgia degli Stati Uniti di

questa fonte risulta evidente, quando si consideri che nell'anno

terminante al 30 giugno 1951 vennero così demolite ben 3,7

milioni di autovetture, mentre in nessun anno precedente se

ne erano demolite più di 2,5 milioni. Tale processo potrebbe

essere ancora accelerato nel corso del 1952, dato che nell'anno

1951 esistevano ancora 5,5 milioni di autovetture di età superiore

ai 14 anni rispetto ad una consistenza di solo 1,5 milioni

nel-l'anno 1941. Si aggiunga che una Commissione ufficiale si è

recata nei Paesi dell'Estremo Oriente per esaminare le possibilità

di raccolta di rottami colà esistenti ed ha concluso che quivi

esistono grandi quantità di rottami che — nonostante

l'accapar-ramento fatto dalla siderurgia giapponese — possono tuttora

essere spediti negli Stati Uniti. Analoghe difficoltà incontra la

siderurgia tedesca, ove nel 1951 l'impiego dei rottami negli

altiforni è diminuito dal 17% al 12%: cosile esportazioni degli

stessi che nei primi mesi del 1951 si aggiravano ancora sulle

100.000 tonn., scendevano alla fine dell'anno ad un livello di

30-40.000 tonn. al mese: nell'accordo commerciale recentemente

concluso fra la Repubblica di Bonn e la Svezia non sono più

previste forniture di rottami da parte della Germania.

Indubbiamente nel corso del 1951 i principali Paesi fornitori

di minerali di ferro hanno intensificato lo sfruttamento delle

rispettive miniere: in genere in tale anno si sono toccati i massimi

estrattivi di questo dopoguerra. Anzi nella Svezia la produzione

di minerali di ferro ha raggiunto nel 1951 la cifra più elevata

che sia mai stata colà registrata con 16,5 milioni di tonn. rispetto

a 14 milioni di tonn. nel 1950. Il più importante produttore

europeo permane pur sempre la Francia (35 milioni di tonn.

rispetto a 30 milioni nel 1950), seguita dalla Gran Bretagna

(15 milioni di tonn. rispetto a 13 nel 1950); in Germania nel

1951 risultano estratte 11,2 milioni di tonn. di minerale di ferro

rispetto a 8,7 milioni nel 1950 e nel Lussemburgo 5,75 milioni

di tonn. contro 4 milioni nel 1950. Per ulteriori incrementi

della produzione sarebbero però necessari fra l'altro ingenti

inve-stimenti. I minerali inglesi, ad esempio, sono a tenore molto

più basso di quelli francesi e pertanto in Gran Bretagna —

ana-loga situazione si prospetta nella Germania Occidentale — esiste

il problema di grandi investimenti per lo sfruttamento dei

mine-rali a basso tenore. Analoghe difficoltà si prospettano negli Stati

Uniti, che nel 1951 hanno consumato 116 milioni di tonn.

lun-ghe di minerali di ferro e per cui l'« Office of Defence

Mobili-tation » prevede per il 1952 un consumo di 127 milioni di tons.

che dovrebbe salire a 139 di tons. nel 1953. Lo sfruttamento

dei giacimenti di minerali ferrosi ad alto tenore esistenti in

diversi Paesi extra-europei (come nel Sud-Africa, nell'Africa

Occidentale, Brasile, Labrador ecc.) significherebbe un notevole

aumento dei costi di produzione a causa dell'incidenza dei noli

marittimi per i trasporti.

Da ciò consegue una spiccata tendenza a limitare le

esporta-zioni di prodotti e semilavorati siderurgici da parte di quei

Paesi che una volta dominavano questo commercio. E di qui

un'ulteriore spinta alla creazione di impianti diretti di produzione

nei Paesi minori extra-europei.

(6)

MERAVIGLIOSA CONQUISTA DELLA SCIENZA PERMETTONO /

DI PENETRARE I MISTERI DEL C O R P O UMANO DANDO /

C O S Ì M O D O D I C O R R E G G E R N E LE A N O M A L I E , /

COSÌ LA PIÙ SCRUPOLOSA SELEZIONE DEI MATERIALI, M

LA PIÙ ACCURATA LAVORAZIONE ED IL PIÙ SEVERO /

CONTROLLO GARANTISCONO AL CUSCINETTO

R I V /

L A P I Ù S U P E R B A P E R F E Z I O N E T E C N I C A /

(7)

Per migliorare la frutticoltura piemontese

lotta contro i vermi della frutta

« E L L A B E F F A

La produzione frutticola, nel quadro della produzione agraria nazionale, occupa un posto di primo piano. La nostra frutta favorita dal clima e dal terreno, se ben coltivata, si pre-senta bella, profumata, saporita e per queste sue doti è ricercata dai paesi specialmente del centro e nord Europa, meno favoriti di noi per le loro condizioni climatologiche. Per con-seguenza la frutticoltura, oltre a soddisfare ai bisogni del consumo interno, alimenta una corrente di esportazione non indifferente. Li-mitandoci a considerare melo, pero e pesco che rappresentano le piante da frutto più col-tivate in Piemonte, la produzione globale pie-montese si aggira su un milione e mezzo di quintali; ma una buona metà ci è data da frutti scadenti non destinabili all'esportazione, perchè i piccoli frutticoitori, che rappresen-tano la mass.i. non curano sufficientemente le loro piante. È perciò necessario insistere in tutti i modi affinchè la lotta contro le malattie ed i parassiti delle piante da frutta venga fatta da tutti e razionalmente, se noi vogliamo au-mentare la produzione e migliorarne la qualità. Fra i numerosi parassiti che arrecano danni ingenti e fra i quali nei frutticoitori esiste an-cora confusione, sia nel distinguerli come nel combatterli, vi sono i così detti « vermi delle frutta ».

I vermi che si trovano nella frutta sono larve di insetti. Il profano non solo li chiama impropriamente « vermi », ma spesso li con-fonde tra loro, mentre in realtà si tratta di larve di specie assai diverse di insetti, con modi di comportarsi diversissimi le une dalle altre. Siccome la lotta contro tali insetti deve essere impostata in base al loro comporta-mento biologico, così riesce molto utile insi-stere nel divulgare tali nozioni.

Per procedere in ordine cronologico ricor-derò che durante l'epoca della fioritura dei peri e meli già prima dell'apertura dei fiori, sino alla caduta totale dei petali, escono dal terreno (dove a fine inverno hanno compiuto le loro metamorfosi) due specie di insetti molto insidiosi: una specie è detta Cecidomia delle perine (Contarinia pirivora) ed ha l'aspetto di un piccolissimo zanzarino, l'altra detta Tentredine delle perine (Hoplocampa brevis) è più grossa e ricorda un po' una piccola ve-spetta nera.

L3 Cecidomia, mediante un lungo ovopo-sitore fatto come un ago da iniezione,

intro-duce nell'ovario numerose uova. Le larvette che nascono da queste uova hanno proprio l'aspetto di vermetti senza capo distinto e senza zampe, esse si nutrono della polpa del frutticino in via di sviluppo, in modo che quando il frutticino ha la grossezza da un cece ad una nocciola (secondo la varietà) si presenta gonfio in modo anormale e nell'in-terno con la polpa semidistrutta, annerita e piena di vermetti; in tali condizioni general-mente cade ed i vermetti che ne fuorescono penetrano sottoterra dove restano per com-piere la loro metamorfosi sino alla primavera successiva.

La Tentredine si comporta in. modo ana-logo, ma introduce un solo uovo per ovario, in modo che in ogni frutticino si trova un solo verme, il quale per la sua mole maggiore basta da solo a consumare quasi tutta la polpa; il verme è bianco, incurvato a C, con capo scuro distinto e, schiacciato, puzza di cimice. Anche i frutticini dei meli e dei susini possono essere attaccati in modo analogo da specie diverse di Tentredini.

La Cecidomia e specialmente le Tentredini in condizioni favorevoli possono provocare una enorme cascola di frutticini bacati cau-sando una perdita elevata della produzione.

Gli arseniati nella lotta contro questi pa-rassiti non servono a nulla, quindi è un grave errore fare trattamenti arsenicali prima e su-bito dopo la fioritura come qualche frutticoi-tore ignorante fa ancora oggi.

La pratica di questi ultimi anni ha

dimo-strato che i risultati migliori si ottengono fa-cendo un primo trattamento con insetticidi a base di gammesano o di D.D.T., alla com-parsa dei bottoni fiorali ed un secondo trat-tamento quando i tre quarti dei petali sono caduti. Con questi trattamenti si combattono pure l'Antonomo, gli Afidi, le Psille, ecc. E consigliabile l'aggiunta di un adesivo af-finchè l'insetticida resista di più aderente alla pianta e di zolfo bagnabile per combattere contemporaneamente la ticchiolatura ed il mal bianco.

Siccome, sia la Cecidomia come le Ten-tredini, passano un lungo periodo sottoterra, si può dire dalla fine della primavera all'inizio della primavera successiva, così si può otte-nere un buon risultato nella lotta, dove è possibile, con insetticidi a base di gamme-sano, spargendoli in superficie sotto la chioma della pianta e poi incorporandoli al terreno mediante una zappettatura.

Nella seconda quindicina di maggio, quando mele e pere hanno circa la grossezza di una noce, nel frutteto vola una farfallina (Carpo-capsa pomonella) che va a deporre le uova sopra o in vicinanza dei frutti. Dalle uova nascono delle larvette lunghe due millimetri che rodono la buccia del frutto e penetrano nel suo interno (uno per frutto); mangiando la polpa crescono e si spostano verso i semi, poi fatte più grosse, circa un centimetro e

Cartellone di propaganda della C.C.I.A. di Torino per la lotta co,Uro i parassiti dei JruttiJeri.

SALVIAMO LA FRUTTA DAI VERMI CHE LA ROVINANO

Tentredini, carpocapsa, e cydia attaccano le pomacee, combattetele I

La Curpocepv» o verme delle pere • delle mele iCrdi» poamwlla). I. Insetto (in»r. 8 volte) - t

Mele

con.

loro

d

utate delle lerv». - i.

Boa*!; «ili»

cor

teede

(m»-r. 4 volte). - 4. L e n e (in«r 8 volte) - S, Mele eetiaoeu aurate delle larve Lotta. - Fere t/eKamerui wiccicmL e intervalli di 15-20 giorni, e partire de me tè maggio • • Crrondarc i grofji remi e il tronco con

lucie el betanaftolo.

Le Tentredine delie p e n n e (Hoplocampa brevi»).

I Pcrioa con foro d'uscite. . 2 - i Penne «etlonete <on « eeiue larv» (ìngT 4 -.olir)

4. Gruppo d> perioe colpite (ingt i volte),

5. Lerv, fin,» II) volu)

Lotte. - Si c»*ube«te con un tre>( amento prr-«ornlr «ni uiu> t,o,tfl <.,»!< con i aneti ri d. » h e * di D O T o <h G e m m c » . ~

Le Cidi e o Tignola orientale dal peaco (Cyd.a raoUu)

I. Inietto (ingr S vohr). • 2. Rametto di paeco col reti/) epic*l« colpito (ingr. 2 volle). 3. Lervi lingi 8 voile). - 4. Pc*>j u . u r j u con merriun* e larve. - Per» eutunnalr con lacca di

marciume

a foro. Lotta. • Fagliare « distruggere i retti apicali dei

(8)

Mela spaccata con rosura e larva di Carpocapsa (leg. ingr.)

Rametto di pesco con getti apicali appassiti perchè attaccati dalla Cydia molesta.

mezzo, tornano indietro ed escono dal frutto. 1 frutti acerbi cosi attaccati possono, verso la fine di giugno, cadere in gran numero. Le larve uscite dai frutti si nascondono tra le screpolature dei tronchi e dopo non molto si trasformano in nuove farfalline; queste danno origine ad una seconda generazione di vermi che si trovano nei frutti in luglio-agosto: le larve mature uscite dai frutti svernano na-scoste sui tronchi e grossi rami.

Per combattere la Carpocapsa, quindi il verme più comune che si trova nelle pere e mele acerbe ed in quelle mature a matura-zione precoce, sono consigliabili 1 trattamenti arsenicali (arseniato di piombo al 0,5%) da iniziarsi con la metà maggio e da ripetere pa-recchie volte a distanza di 15-20 giorni: ottimi risultati si constatarono recentemente con la aggiunta all'arseniato di piccole quantità di esteri fosforici (parathion). Per peri e meli ad alto fusto, consociati al prato, non potendo quando c'è l'erba, usare l'arseniato ed il pa-rathion che sono velenosi, si consiglia di fare almeno uno o due trattamenti subito dopo il primo taglio. Sono anche utili le fasce al beta-naftolo o al soffocol con le quali si circondano i tronchi per catturare le larve.

*

Oltre che dalle larve della Carpocapsa, in estate inoltrata sino all'autunno, non solo pere e mele, ma anche le pesche tardive sono at-taccate da un'altra specie e precisamente dalle larve della Cydia molesta, che è una farfallina simile alla Carpocapsa, ma con comporta-mento assai diverso. Infatti la Cydia compare all'inizio della primavera ed avendo sviluppo assai rapido dà origine a quattro-cinque ge-nerazioni. Le larve delle prime generazioni però non attaccano i frutti, ma solo ì getti apicali dei peschi, scavandovi delle gallerie interne in modo da produrne l'essiccamento; le ultime generazioni invece attaccano i frutti, pesche tardive, pere e mele, anche le belle varietà invernali. A differenza delle larve della Carpocapsa le larve della Cydia si possono trovare numerose su un medesimo frutto e possono passare da un frutto all'altro, inoltre esse scavano di preferenza negli strati esterni della polpa e provocano con estrema facilità il marciume.

La lotta più efficace contro la Cydia con-siste nel tagliare e distruggere i getti apicali dei peschi nel momento in cui contengono nell'interno la larva scavatrice, cioè appena si vedono le due-tre foglie apicali appassite. Con ciò si elimina la numerosa e dannosa discen-denza che passerebbe poi, come si disse, nei diversi frutti. In seguito i trattamenti con arseniato fatti per combattere la Carpocapsa, specialmente se con aggiunta di esteri fosfo-rici e, se ripetuti anche in estate avanzata per la frutta invernale, riducono anche gli attacchi della Cydia a proporzioni modeste e tollerabili.

*

Queste nozioni, riassuntivamente esposte, mettono in evidenza che i cosiddetti « vermi della frutta» vanno riferiti a quattro specie di insetti ben distinti, ciascuna delle quali va

combattuta a suo modo. Se si lascia a questi parassiti libero giuoco, si può ritenere che in media producano una perdita del 3 0 % della produzione, media che poi sale ancora se si sommano questi danni a quelli prodotti da altre cause parassitarie!

In Piemonte il numero per ora limitato di frutticoitori che sono all'avanguardia hanno compreso l'importanza dei trattamenti razio-nali e li fanno; ma vi è ancora un gran nu-mero di piccoli frutticoitori e specialmente agricoltori che fanno anche un po' di frutticol-tura i quali per tradizione e per ignoranza non fanno'nulla o fanno solo qualche trattamento talora sul totale errato o non tempestivo.

Penna spaccata con rosura e larva di Tentredine.

È quindi della massima importanza, per mo-dificare questo stato di cose e migliorare la nostra produzione, divulgare il più possibile mediante una sana propaganda, le nozioni più elementari sulla lotta antiparassitaria.

E qui va messo in evidenza il merito delle Camere di Commercio di Cuneo e di Torino, le quali hanno sostenuto l'onere dei corsi di istruzione in molti centri frutticoli delle ri-spettive provincie: alla Camera di Commercio di Torino va anche la benemerenza della stampa di tavole a colori per la divulgazione della lotta contro i parassiti più importanti dei fruttiferi, come la Cocciniglia di San José, la Ticchiolatura dei peri e meli, i Vermi delle frutta, tavole che a scopo di propaganda fu-rono largamente distribuite.

Se i frutticoitori piemontesi asseconde-ranno gli sforzi dei tecnici, seguendoje norme da essi dettate, miglioreranno la loro produ-zione con loro grande beneficio economico e con vantaggio per l'economia nazionale. E questo è lo scopo per il quale furono scritte queste poche righe di chiarimenti e di inci-tamento.

(9)

L'INNOVAZIONE

E IL CICLO ECONOMICO

I T A L O M A K T I 1 V A Z Z I

Si è dimostrato negli articoli precedenti

pubblicati su questa Rivista che le

inno-vazioni si debbono considerare come

indi-spensabile elemento di equilibrio dinamico

per un sistema economico in sviluppo. Da

tale affermazione discende la conseguenza

che le oscillazioni cicliche del reddito e

dell'occupazione, considerate giustamente

dalle teorie economiche più moderne

fun-zioni del volume dell'investimento netto

rispetto alla propensione al risparmio del

sistema, sono in realtà dovute a

un'alternan-za di eccesso e di equilibrio della

propen-sione al risparmio, ossia della percentuale

risparmiata del reddito nazionale, rispetto

agli incrementi di produttività offerti dalle

innovazioni attualmente disponibili, i quali

soli possono costituire giustificate occasioni

di investimento netto. Se gli incrementi di

produttività provocano investimenti netti

di volume tale da assorbire tutto il

ri-sparmio, allora tutti i fattori della

produ-zione saranno occupati e il reddito

nazio-nale raggiungerà il livello massimo del

quale è capace nel momento dato;

altri-menti esso diminuirà anche oltre la quota

di risparmio non investita per l'adattamento

secolare del sistema e del reddito al risparmio

e all'investimento netto. Una serie di grandi

innovazioni quali avvengono nell'apertura

di un nuovo settore produttivo è senza

dubbio capace di provocare un periodo di

prosperità; però la tendenza alla

concentra-zione tecnica provocherà una tendenza

alla monopolizzazione, come si è dimostrato

nell'articolo precedente (1), si che a un

certo punto la propensione al risparmio

ten-derà a crescere più che proporzionalmente

rispetto agli incrementi di produttività. Il

risparmio non potrà venire tutto assorbito,

la tendenza del risparmio e

dell'occupa-ti) Cfr. «Forme e sviluppo di mercato» in

Cro-nache Economiche - Gennaio 1952, pagg. 12-13.

zione viene allora invertita e alla

prospe-rità segue la depressione; questa

illustra-zione è estremamente schematica, ma mette

in luce il rapporto intercorrente tra

incre-mento di produttività, investiincre-mento netto,

risparmio e andamento del ciclo economico.

La depressione è simile a un intervento

chirurgico: dissangua il reddito nazionale,

ma taglia spietatamente i profitti e la

pro-pensione al risparmio, di guisa che molte

innovazioni offrenti prima incrementi di

produttività non abbastanza grandi, dato

l'elevato saggio di profitto, possono

costi-tuire ora buone occasioni di investimento.

In conclusione, da un tale punto di vista,

la depressione esercita una funzione

equi-libratrice della propensione al risparmio

rispetto all'incremento di produttività, sia

pure in modo assai drastico. Tuttavia si può

osservare che nel corso dell'ultimo secolo

la propensione al risparmio cresce

attra-verso i cicli. Come mai l'economia di

mer-cato ha poaito giungere sino ad oggi, sia

pure perdendo qualche penna, aprire nuovi

settori produttivi nonostante il perdurare

di sensibili monopolizzazioni nel sistema,

e soprattutto, come ha potuto innalzare di

ciclo in ciclo la propensione al risparmio

senza costituire monopoli di forza tale da

bloccare ogni uteriore sviluppo impedendo

l'apertura di nuovi settori?

Tale fenomeno si può spiegare solo con

l'espansione del sistema economico più

progredito in aree arretrate o vergini, quale

è stata in effetti l'espansione coloniale e

commerciale europea nel corso del

se-colo X I X e nei primi decenni del X X ,

for-nendo, secondo il bisogno, un'ampia riserva

di risparmio o un possente volano

equili-bratore del mercato della madre patria. Nei

periodi di intensa industrializzazione,

l'e-stensione delle innovazioni già consolidate

alle aree arretrate e il drenaggio degli

in-crementi di reddito conseguenti a favore

della madre patria ampliava notevolmente

il risparmio nazionale permettendo di

con-centrare, senza incidere troppo sui consumi,

i grandi capitali necessari alla costituzione

dell'industria pesante (ad esempio, quella

siderurgica) e senza forzare i settori

pro-duttivi interessati a una troppo intensa

mo-nopolizzazione, sia pure momentaneamente

giustificata da ragioni di concentrazione

tecnica. La riprova di questa funzione di

ampliamento al risparmio, svolta in passato

dall'espansione, è data dalla grande

com-pressione dei consumi richiesta

dall'indu-strializzazione dell'economia sovietica, cui

era precluso il metodo di pompar risparmio

da un paese a favore di un altro, pur

dispo-nendo di una tecnica assai più progredita.

Sarebbe interessante a questo proposito

l'e-same della variazione della propensione al

risparmio in U.R.S.S. durante i primi piani

quinquennali, confrontandola con quella

dei paesi occidentali, specialmente

dell'In-ghilterra, nel periodo della costituzione

del-l'industria pesante e in quello

immediata-mente precedente; da tale confronto

do-vrebbe acquistar rilievo il concorso che

diede l'espansione coloniale e commerciale

alla costituzione dell'industria pesante.

Il fatto che tale forma di risparmio abbia

consentito lo sviluppo del consumo. accanto

a quello del risparmio, sia pure in misura

inferiore, anche in tali periodi, costituì

una funzione di contrasto alla tendenza

monopolistica portata dalla concentrazione

tecnica, non solo, ma poiché l'espansione

significava anche apertura di nuovi mercati,

ciò favoriva il permanere in molti settori

produttivi della tendenza alla libera

con-correnza. Infatti nell'espansione la

costi-tuzione di nuovi mercati ha favorito la

ten-denza concorrenziale tra le industrie leggere

della madrepatria, mentre la costituzione

di nuove possibilità di investimento, in

ge-nere per lo sfruttamento di materie prime,

(10)

ha favorito da una parte la tendenza al mo-nopolio delle industrie minerarie, dall'altra la tendenza alla concorrenza con lo sfrutta-mento dei prodotti agricoli tipici; quindi il profitto ricavato dall'espansione veniva distribuito alla madrepatria nel suo com-plesso e tutte le classi sociali ne beneficia-vano, sia pure in varia misura, mentre si for-mava una classe ricca, numerosa ed artico-lata. In conclusione, il permanere in molti settori produttivi di una tendenza alla li-bera concorrenza consente l'apertura di nuovi settori e la possibilità di un ritorno alla concorrenza di quelli monopolizzati, quando siano venute meno le ragioni tec-niche della monopolizzazione. Sono ap-punto queste le condizioni di una ripresa economicamente sana dopo una depres-sione, cioè con le sole forze di un'economia di mercato. Infatti il fenomeno tipico di tale sistema, quello cioè del crescere tenden-ziale della propensione al risparmio rispetto a quella al consumo, lato potenzialmente negativo del libero scambio giacché il van-taggio di esso può essere completamente as-sorbito dal più forte, può continuare a svol-gersi solo se si verificano in una zona eco-nomica sufficiente le altre condizioni di un'economia di mercato, un po' di libera concorrenza, lo sviluppo adeguato di un mercato nazionale, insomma una certa pro-porzione tra lo sviluppo del consumo in tale mercato e lo sviluppo della produzione e dell'investimento.

Questo volano equilibratore dello squi-librio economico si è ristretto sempre più negli ultimi decenni e tale tendenza tinua. Per valutare adeguatamente le con-seguenze di questo fatto sullo sviluppo in-novativo, che è senza dubbio la spina dor-sale dello sviluppo economico degli ultimi secoli, occorre esaminare l'andamento

ci-clico dell'economia di mercato dal '29 ad oggi. L'eccezionale gravità della crisi ameri-cana del '29 può essere spiegata col fatto che la depressione non riuscì a intaccare sufficientemente i profitti monopolistici, proprio per il contrarsi della tendenza espansionistica, e venne in gran parte meno alla propria funzione equilibratrice; le con-dizioni di una sana ripresa, cioè lo sman-tellamento dei vecchi monopoli e l'aper-tura di nuovi settori produttivi, vennero in gran parte a mancare. Tutto ciò si ma-nifestò in una paurosa discesa dell'investi-mento netto. Colpiti da questo fenomeno, gli economisti più intelligenti, Keynes in primo luogo, cercarono la connessione del-la variazione dell'investimento netto con quella del reddito e dell'occupazione e si preoccuparono di trovare immediatamente i mezzi, non già di creare le condizioni strutturali, per inalzare l'investimento net-to al fine di mantenere alti il reddinet-to na-zionale e l'occupazione. Gli statisti li se-guirono su questa via, e così si vennero determinando gli interventi statali antici-clici, cioè gli investimenti operati dallo Stato per integrare gli investimenti privati insufficienti ad assorbire tutto il risparmio e a provocare una piena occupazione; tale sistema fu applicato specialmente in que-sto dopoguerra in Inghilterra e in America e diede risultati efficaci perchè mantenne a un alto livello il reddito nazionale e con-trastò con successo l'onda ciclica. Ma la sua permanenza giustifica il sospetto che con la sua struttura attuale il sistema eco-nomico non abbia più la forza, con i suoi soli mezzi, di uscire dalla depressione; e bisogna vedere se il rimedio, elargito a dosi molto generose, non aggravi le con-dizioni strutturali di tale situazione di in-sufficienza del sistema.

In effetti, l'investimento statale è di per sè uno dei meno innovativi e redditizi, nè favorisce lo sviluppo innovativo in altri settori produttivi, giacché non scuote mi-nimamente la posizione dei monopoli pa-rassitari, anzi la rafforza col mantenere alta la propensione al risparmio e la produ-zione senza influire affatto sulla produtti-vità. D o v e l'intervento statale è più red-ditizio e fecondo di risultati durevoli è nello sviluppo delle aree depresse, perchè qui si tratta di applicare con unità siste-matica di iniziative tecniche e metodi già consolidati; ma anche se tale intervento può essere importante, esso sarà sempre secondario rispetto al fine di creare le con-dizioni di un durevole sviluppo economico. Le modalità dunque degli investimenti sta-tali trasformano il sospetto avanzato sopra in triste realtà: sono venute _meno oggi le condizioni dello sviluppo economico e le depressioni aperte o latenti che si profi-lano nei vari sistemi economici nazionali non sono più cicliche, ma croniche. Gli investimenti statali possono dilazionare tale rovinoso tipo di depressione fino a che l'investimento innovativo prevalga su quello a produttività stazionaria, finché un dinamismo parziale prevalga su una stasi parziale; ma il perdurare di una simile situazione riduce sempre più il primo tipo di investimento e accresce il secondo. L'u-nica via d'uscita che consenta ancora una certa libertà di iniziativa e di mercato al sistema economico consiste allora nel crea-re condizioni strutturali tali che eliminino il monopolio parassitario e impediscano il suo risorgere una volta eliminato, favo-rendo così lo sviluppo degli incrementi di produttività in misura adeguata alle esi-genze dello sviluppo economico generale.

itas

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Sede amministrativa e legale

(11)

Mostre Mercati Manifestazioni

ECHI DELLA FIERA DI MILANO

Quelli elle s'innamorali di pratica senza

scienza, son come '1 nocchiere, ch'entra

in naviglio senza timone o bussola, che

mai ha certezza dove si vada.

Leonardo

Convegni.

Il gigante ohe ogni anno mette in moto nel mese di

aprile un grande complesso di attività e che dà a Milano

ed all'Italia un contributo di movimento

economico-com-merciale, stimolante dell'attività industriale e produttiva,

si è ancora una volta risvegliato — ed è la trentesima

volta — per mostrare le possibilità attuali dei produttori

italiani.

La Piera di Milano ha assunto e mantiene quella sua

fisionomia di Pesta della Produzione, cui non solo i tecnici

ed i commercianti partecipano, ma tutti coloro che

desi-derano informarsi su ciò che di nuovo è stato prodotto

durante l'anno.

Inutile tentare di enumerare articoli esposti o fare un

quadro anche generale su tutti i settori in cui la Piera è

divisa, utile invece sembra un cenno al lavoro che si è svolto

in margine alla Piera con una iniziativa che, se non proprio

nuova, si è però andata sempre più affermando in questi

ultimi tempi, cioè nei « Convegni » organizzati alla Piera.

L'idea di promuovere convegni di studio durante le

manifestazioni fieristiche è pratica in quanto permette ai

congressisti di approfittare della loro permanenza nella

città prescelta a sede del convegno, per visitare le mostre

o fiere che nello stesso periodo la città ospita.

Gli argomenti che sono stati trattati nei numerosi

con-vegni promossi durante la Piera Milanese, sono vari e di

grande importanza, sia tecnica, come per quelli promossi

dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, che economica come

il Convegno Nazionale di Scienze Politiche e Sociali

pro-mosso dalla Lega Europea di Cooperazione Economica e

dall'Associazione Italiana di Scienze Politiche e Sociali.

I convegni di carattere tecnico hanno particolarmente

richiamato l'attenzione su problemi della difesa del suolo

e delle sistemazioni montane e fluviali. Complesso di

pro-blemi la cui importanza è stata resa evidente dalle recenti

alluvioni nell'Italia Settentrionale e Meridionale, ed alla cui

soluzione la ricerca scientifica e la sperimentazione tecnica

devono dare un decisivo contributo.

II prof. G. Colonnetti ha sottolineato questi concetti

inaugurando la manifestazione ed il prof. E. Silvestri (del

Politecnico di Torino) ha approfondito l'argomento relativo

alla sistemazione e difesa idraulica, mentre il prof. G. De

Marchi (del Politecnico di Milano) ha puntualizzato la

situa-zione attuale nell'Italia Settentrionale dopo l'ultima piena

del Po, sottolineando il problema della difesa del suolo.

Il prof. A. Pavari di Firenze ha parlato sulla situazione

forestale, il prof. A. Oliva sulla sistemazione agraria

mon-tana, ed il prof. L. Morandi sugli aspetti economici e sociali

dell'agricoltura in montagna.

Altro argomento tecnico di grande attualità, la

propul-sione a reazione, è stato oggetto di relazioni e discussioni

nell'apposito convegno che si era prefisso il programma di

/

favorire ed intensificare gli studi nel settore aeronautico,

in particolare per quello che riguarda i rapporti con la

produzione industriale e con le attività di trasporto, ponendo

il seguente tema : « La propulsione a reazione nei rapporti

col rendimento, funzione della quota e della velocità ».

È interessante che sia stato posto un accento particolare

sul rendimento, poiché l'impiego dei mezzi a reazione è

subordinato alle esigenze economiche cui il rendimento è

collegato; ciò significa nel campo dell'aviazione civile: basso

consumo di carburante per il trasporto di un determinato

carico utile sulle grandi rotte intercontinentali e, nel volo

dei razzi, porta il raggiungimento di quote più elevate.

L'importanza che gli studiosi hanno annesso a questo

convegno è stata dimostrata dalla presenza e dalla parola

del sen. prof. M. Panetti.

Il Convegno Nazionale di Scienze Politiche e Sociali ha

trattato di alcuni aspetti storici, giuridici ed economici del

problema europeo.

Nella « Giornata del Tecnico Agricolo » sono state

svi-luppate relazioni sulla Organizzazione e Contabilità nelle

Aziende Agricole.

Inoltre si sono svolti: il YI Congresso Internazionale di

Estetica e Cosmetologia; il III Congresso Nazionale del

Gruppo Chimici, Cosmetologi, Essenzieri e Profumieri; la

Giornata della Chimica e delle Materie Plastiche; la

Gior-nata Medico-Idroclimatologica ; il Convegno

Interparlamen-tare del Turismo ; il Congresso dei Fotoamatori ; la Giornata

(12)

del Perito Industriale; la Giornata del Libro e della Stampa

Tecnica; il Convegno Tecnico-Economico del Macchinario

Grafico; Convegno del Collegio Ingegneri di Milano;

Gior-nata dell'Artigianato ; GiorGior-nata del Cuoio; Congresso di

Apicultura; Convegno della Produttività; Convegno

Econo-mico Africano ed altri ancora.

In definitiva quindi, di fianco alla mostra dei prodotti

di ogni genere, dalle finalità eminentemente commerciali,

si è avuta una intensa attività di studio che ci permette

di guardare a queste manifestazioni con maggiore

soddisfa-zione in quanto essa innesta nell'atmosfera dinamica ed

attuale di una Fiera, problemi e persone che possono, al

lume di una preparazione scientifica superiore, portare un

decisivo contributo alla vita pratica.

Le materie plastiche alla Fiera.

Dato il particolare interesse con cui a Torino sono stati

studiati i problemi delle materie plastiche e delle loro

lavo-razioni ci soffermiamo a dare un quadro più preciso di

questo settore molto bene rappresentato alla Fiera.

Segnaliamo anzitutto l'introduzione sul nostro mercato

di due nuove materie plastiche: il poliestere, resina che, in

unione a speciali riempitivi, in genere a base di fibra di

vetro, consente la produzione di pezzi di grandissime

dimen-sioni e di elevatissime qualità di resistenza meccanica

desti-nate alle più svariate applicazioni strutturali; nonché il

politene, sinora importato dall'estero, e ora prodotto anche

in Italia.

Il politene è una resina dotata di eccezionali proprietà

di isolamento elettrico, di resistenza agli agenti chimici e

all'invecchiamento, è caratterizzato, come il poliestere, dalla

estrema semplicità delle sue lavorazioni: che si compiono

con procedimenti del tutto nuovi al campo delle materie

plastiche. È usato, appunto, in ragione di tali proprietà,

per la produzione di vasche e recipienti per acidi, di

tuba-zioni per liquidi corrosivi e no, di pezzi stampati per impianti

chimici (pompe, valvole, flange, giunti, ecc.), di monofili,

trecce e tessuti colorati in diverse tinte, profilati rigidi per

arredamento, bottiglie e contatori di ogni tipo, stoviglie,

bicchieri, ecc.

Anche le classiche resine termoindurenti, fenoliche,

ureiche e melamminiche, presenti sia sotto forma di polveri

da stampaggio o di resine pure per la preparazione di

collanti e vernici, e per il trattamento di carte e tessuti,

che sotto forma di una vasta serie di manufatti,

documen-tano in modo chiaro gli sviluppi realizzati anche in questo

particolare settore.

Segnaliamo i pezzi stampati, con e senza cariche di

rin-forzo, destinati ad interessanti applicazioni nell'ambito

dell'industria elettrica e radiotecnica, dell'industria tessile

e dell'edilizia.

Anche le resine termoplastiche sono state impiegate nel

corso dell'ultimo anno per applicazioni di grande

impor-tanza. Tra i manufatti in vipla figurano in notevole numero

nell'attuale mostra, i pezzi stampati in vipla rigida

desti-nati all'industria chimica e a quella elettrica. Particolare

interesse offre quest'anno il campionario delle finte pelli

in vipla plastificata. In questo campo non soltanto si è

rag-giunto un grado di perfezione prima sconosciuto al nostro

mercato, ma sono state realizzate delle novità che non sono

tali soltanto per l'Italia: ricordiamo ad esempio le finte

pelli incombustibili con supporto in fibre di vetro.

Altre applicazioni delle resine viniliche che costituiscono

un'indubbia affermazione delle materie plastiche sono i

pavi-menti in vipla e i pavipavi-menti in aceto-viniliche applicati per

spalmatura. Sembra inoltre destinata ad un sicuro successo

la vipla espansa, di cui interessanti dimostrazioni

compro-vano le notevoli caratteristiche di isolamento, di

impermea-bilità e leggerezza.

L'acetato di cellulosa è rappresentato da tubi e profilati

estrusi e da articoli stampati di ogni genere; le resine

acri-liche, dalle lastre ondulate e piane, sia trasparenti che

colorate, il polistirolo, dai contenitori per batterie e dalle

scatole ed imballaggi di ogni tipo particolarmente destinati

all'industria dei cosmetici.

Una novità assoluta per l'Italia è costituita dai servizi

di posateria realizzati in polistirolo.

Anche la sezione riservata al macchinario per l'industria

delle materie plastiche è quest'anno molto importante. Tra

le macchine esposte accenniamo ai numerosi tipi di presse

a compressione ed a iniezione, alle pompe rotative per

alta pressione e ai comandi oleodinamici: e tra le novità,

agli estrusorimescolatori e alle presse automatiche a

stam-paggio rapido che consentono di effettuare sino a sei

cicli di lavorazione per minuto primo. Tali presse sono

particolarmente notevoli in quanto dotate di nuovi

eco-nomizzatori che limitano il consumo di energia.

Tutte le applicazioni che abbiamo qui brevemente

ricor-dato costituiscono una sicura riprova del fatto che ormai

anche in Italia le materie plastiche non vengono utilizzate

come surrogati il cui impiego è giustificato esclusivamente

dalla carenza o dall'alto costo di materiali più pregiati, ma

costituiscono invece una categoria ben definita di prodotti

che, non solo consentono prestazioni in molti casi superiori

a quelle dei materiali precedentemente usati, ma permettono

la realizzazione di una sempre più ampia serie di

applica-zioni che non sarebbe stato possibile effettuare senza il

prezioso ausilio delle moderne resine sintetiche.

G. MICHELETTI

F I E R A D I P A R I G I

La Camera di Commercio Italiana di Parigi comunica

che, qualora qualche espositore torinese alla prossima Fiera

di Parigi avesse bisogno di trovare in quella città del

per-sonale per organizzare ed assicurare la sorveglianza e la

vendita delle merci esposte nel proprio reparto, è in grado

di indicare dei buoni elementi, sia maschili che femminili.

Gli interessati potranno rivolgersi direttamente alla

pre-detta Camera di Commercio - 134, rue du Faubourg St.

Ho-noré - Parigi Vili.

FIERA TECNICA DI HANNOVER (Germania)

Fra i due Paesi che esporranno ad Hannover prodotti

di ogni genere assieme alla rassegna tedesca dei mezzi di

produzione, dei materiali e del fabbisogno industriale vi

sarà nuovamente anche quest'anno l'economia italiana.

Essa sarà presente in molti dei gruppi espositori e

special-mente in quello delle macchine per ufficio.

Fabbricanti, ingegneri e tecnici da tutte le parti del

mondo avi-anno la possibilità di constatare gli sviluppi fatti

dalla tecnica e non dovrebbero lasciarsi sfuggire l'occasione

di poter fare interessanti raffronti in questa imponente

rassegna internazionale.

La tessera ufficiale della Fiera di Hannover, che può

essere ritirata presso la nostra Camera di Commercio

Italo-Germanica di Milano, piazza del Duomo 31, dà diritto alle

riduzioni di viaggio nonché al visto gratuito d'ingresso nel

territorio della Repubblica Federale di Germania che viene

concesso dai Consolati della Repubblica Federale.

S O M A L I A

(13)

pone di cinque reparti fondamentali (agricoltura, industria

commercio, artigianato, zootecnia), è nata dalla spontanea

iniziativa di tutti 1 ceti economici del Paese.

La Somalia offrirà con la sua Fiera un campionario dei

prodotti esportabili che interessano ogni Paese dal punto

di vista aumentare ed industriale (semi oleosi, banane, pesce

sale, pelli, cotone, resine), e darà la possibilità agli

espo-sitori esteri di affermarsi su questo mercato.

Le Compagnie di Navigazione Italia, Tirrenia, Adriatica

e

Lloya

Triestino concedono lo sconto del 30% sulle tariffe

di passaggio per i visitatori della Fiera, fra il 14 agosto ed

2 8 ott

obre p. v. Concedono inoltre la riduzione del 30%

per il trasporto di campioni non eccedenti i 1000 kg in

viaggio di ritorno dalla Fiera di Mogadiscio

Sono inoltre in corso di promulgazione disposizioni intese

ad agevolare i visitatori, riducendo le formalità del visto di

% S £ V Ì ^ ^ l e . Gli Uffici Passaporti

Italia ed i Consolati Italiani all'estero riceveranno le

rela-tive istruzioni in tempo utile.

I visitatori sono pregati di prenotarsi in tempo per gli

alloggi per rendere agevole alla Commissione Alloggi del

d a ^ t f ì

F l 6 r a d Ì <ÌÌSP01Te g U a l b e r g M

molo tale

da soddisfare le esigenze di tutti i visitatori.

Le prenotazioni si accettano direttamente presso la

Segreteria della Camera di Commercio - Comitato

Ordinatore della Fiera della Somalia C. P. 27, Mogadiscio

-e pr-esso la consor-ella Cam-era di Comm-ercio p-er l'Africa

piazza S. Andrea della Valle 6 - Roma.

CONSIDERAZIONI SULLA FIERA DI BASILEA

L'interesse che ogni anno suscita la Fiera Campionaria

di Basilea non è solo localizzato in Svizzera per gli svizzeri

ma si estende e concreta per tutta l'Europa: forse anche

oltre Oceano. La ragione è intuitiva: mentre per gli svizzeri

la, Fiera e la rassegna documentata di ciò che si crea e di

ciò che il paese è capace a produrre, per gli stranieri tale

manifestazione permette di derivare gli indici della energia

economica sviluppata e della potenza che può manifestare

un paese che da crescente segno di vitalità.

Bisogna ricordare che la Svizzera, nella sua

modestis-sima estensione geografica, nei ridotti conglomerati di

abi-tanti, e ne la sua povertà di materie prime, è riuscita a

pre-sentarsi a la ribalta delle competizioni economiche con

ca-ratteristiche di primato. Si dice che ciò deriva dalla

costi-tuita ricchezza e dada saggezza politica che la esclude dalle

lotte internazionali: il fatto è però che essa si è

caratteriz-zata per la «quahta» dei prodotti, e che si impone sui mercati

esteri per tale caratteristica.

A parte e chiusa questa breve parentesi, ecco qualche

ragguaglio sulla 36= edizione (19-29 aprile) della Fiera di

Gli organizzatori e promotori, nella illustrazione della

nani estazione, hanno voluto sottolineare che la prosperità

attuale della Svizzera e in stretto rapporto colla tensione

politica internazionale: in altri termini, allorquando le

na-ziom attraversano periodi di incertezze e di preoccupazioni,

in allora 1 economia svizzera vede riversare su di sè dei

benefici imprevisti e può espandersi con profitto eccezionale.

Il prof. Brogle, direttore della Fiera, nella allocuzione

inaugurale ha voluto, con orgoglio, notare che nonostante

1 accresciuta produzione la Svizzera ha saputo limitare al

o /

0

1 aumento sul costo della vita derivato dall'aumento

dei prezzi sui mercati mondiali. Il prof. Brogle l'ha definita

vittoria dell economia svizzera. E tale è infatti; bisogna

riconoscerlo : quindi a quante riflessioni potrebbe dare luogo

tale constatazione su ciò che gli altri paesi hanno, o meglio

non hanno fatto! '

Vediamo ora di ricavare dada Mostra quei dati che

pos-sono particolarmente interessare gli stranieri in genere e gli

italiani in particolare.

8

Come riassunto o dato di insieme sta una premessa: è che

eli vere e proprie novità non se ne trovano.

L'industria svizzera ha camminato sui binari consueti e

Z Ì J Z ™

e

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™ ^ l i che oggidì sono appartenenza

standard di tutti gli elementi produttori di ogni paese

.

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questa « non novità » si è polarizzata verso

perfe-zionamenti che sono in diretta funzione dei programmi

pro-duttivi della Svizzera e cioè per il miglioramento della

qua-lità, per mantenere la specializzazione a livelli superiori a

quelli di una possibile futura concorrenza straniera e di

Tessuti e pizzi dell'industria svizzera.

(14)

metterla in evidenza con tutti i più raffinati mezzi o

accorgi-menti di segnalazione e di pubblicità.

Un primo gruppo di prodotti svizzeri (arte applicata,

ceramica) riporta l'attenzione su motivi tradizionalistici,

specialmente nel settore delle medaglie e dei distintivi; nel

secondo gruppo (forniture per uffici e negozi), nella

vastis-sima gamma di prodotti, spiccano alcuni tipi di macchine

da scrivere, calcolatrici ed etichettatrici; nel reparto dei

prodotti tessili (vestiario e mode) trovasi concentrato uno

degli aspetti più emergenti dell'attuale Fiera.

Qui infatti si è voluto dare un'impronta di originalità

alla presentazione, criterio raffinato e forma di pubblicità

raffinata: un pugno nell'occhio, ma di buon gusto.

Tale pubblicità si basa, come naturale, sempre sulla

« qualità »; e la raffinatezza psicologica consiste nel fatto di

aver saputo convogliare ed armonizzare due elementi: la

bellezza intrinseca e la « non » concorrenza specifica tra casa

e casa; per cui il risultato è qualcosa che mette in risalto

la rinuncia all'accanimento tra i singoli per arrivare

all'ar-monizzazione dei settori.

Riproduciamo le parole del prof. Tanner, Presidente

della Federazione Romanda di Pubblicità; esse

sintetiz-zano ciò che si è raggiunto nella presentazione di sezioni

importanti, quali sono quelle del reparto « Oréation » e di

quello specialissimo della « orologeria ».

« La Foire est une oeuvre d'art commerciale, une fète de

la production nationale, les olympiades degl'industrie et

du commerce, avec à tout coup, quelques récords battus:

elle est ce que Salysboury est à la musique et Paris à la

culture francaise, elle est la vie dans sa puissance créatrice ».

È naturale che simili rappresentazioni di ciò che si è

voluto raggiungere si rispecchi nel concreto con una forza

di espressione che si ritrova concentrata negli stands della

Fiera.

La semplice rassegna dai 18 gruppi merceologici della

Fiera colle relative sezioni ci porterebbe ad ampiezza di

resoconti impossibile in questo breve prospetto.

Vogliamo solo mettere in evidenza taluni particolari che

precisano sempre di più quanto abbiamo detto sopra e cioè,

la ricerca del perfezionamento tecnico per ottenere

specia-lizzazioni e prodotti di qualità.

Gli strumenti di misura, meccanici ed elettrici, e gli

apparecchi destinati ada fìsica, ad'ottica ed alla medicina

sono numerosi e taluni si ispirano agd ultimi ritrovati, altri

innovano; nelle macchine tessili e utensili si è accelerato

il tempo di resa; nell'edilizia compaiono nuovi dispositivi;

nell'attrezzatura e grandi installazioni elettriche spicca, per

esempio, il dispositivo di interruttori per altissime tensioni,

saggio di una ditta di Aarau.

La Fiera del 1952 ha anche voluto inquadrare quanto

la Svizzera ha preparato e prepara per la televisione: più

che altro per far conoscere che l'industria svizzera comprende

l'importanza dell' applicazione pratica e si dispone a

sod-disfare la clientela interna, quando funzioneranno gli

im-pianti di diffusione visiva.

La Svizzera ha il senso della praticità: ad essa sacrifica

l'esteriorità.

Non vuole mai « ébluir »; ciò che fa sì che gli altri paesi,

quando esaminano il risultato del suo lavoro, sembrano

sorpresi di avere scoperto un grande popolo e solide opere,

preparate con saggezza, con esattezza ed elevate

nell'ideo-logia del bene comune.

Un esempio per finire.

Gli espositori furono circa 2200 : più di 300 imprese non

si poterono accettare per mancanza di superficie e altri

gruppi industriali ottennero solo d 50% dello spazio

ri-chiesto per i loro stands. Situazione aggravatasi da un

anno a questa parte e che gli organizzatori esaminarono con

quel tale senso di equilibrio che è caratteristica degli svizzeri.

Ricostruire? Amphare? Eseguire un nuovo grandioso

progetto dell'architetto Hofman di Zurigo?

La decisione, è stata che per d momento bisognava far

nulla.

L'ha detto neda allocuzione d prof. Brogle, Direttore

della Fiera : « È spiacevole — ha sottolineato — che la

Fiera non sia in grado di soddisfare la richiesta di espositori

e soprattutto di far conoscere i nuovi prodotti. Ma è

impe-riosa la necessità di rimandare anche la costruzione di nuovi

fabbricati, astrazion fatta dad'esecuzione del progetto

Hofman. La ragione sta in una considerazione di ordine

ge-nerale: la sopraproduzione ded'industria edilizia svizzera».

« De mème que la fondation et le developpement de la

Foire s'espliquent par les services qu'ede est appelée à

rendre à l'economie du pays — egli ha detto — nous

estimons de mème aujourd'hui que l'intérèt général exige

l'ajournement des projets de eonstruction... ».

Concetti che fanno meditare su quella che è la

confor-mazione di una mentalità che, per esigenze di un interesse

codettivo, sa sottoporsi a modificare, di propria volontà,

le direttive di imprese e di interessi privati, allorquando

questi possono pregiudicare il complesso dell'utilità del

L

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8.

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