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Rivista di diritto finanziario e scienza delle finanze. 1959, Anno 18, n.4, dicembre

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(1)

DICEMBRE 1959 Pubblicazione trimestrale Anno XVIII - N. 4 Spedizione in abbonamento postale - Gruppo I V

RIVISTA DI DIRITTO FINANZIARIO

E S C I E N Z A D E L L E F I N A N Z E

Fondata da BENVENUTO GRIZIOTTI

(e RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO FINANZIARIO)

D I R E Z I O N E :

L U I G I E I N A U D I ACH ILLE D. G IA N N IN I

D E L L ’ U N I V E R S I T À D I T O R I N O D E L L ’ U N I V E R S I T À D I B A R I

GIAN ANTONIO MICHELI S A L V A T O R E S C O C A

(2)

La Redazione è a Pavia, Istituto di Finanza presso l ’Università e la Camera di Commercio, Strada Nuova n. 65. Ad essa devono essere inviati manoscritti, bozze corrette, cambi, libri per recensione in duplice copia etc. Redattore

Capo, prof. Francesco Forte.

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Gli abbonamenti che non saranno disdetti entro il 10 dicembre di ciascun anno si intenderanno tacitamente rinnovati per l ’anno successivo. L’ abbonamento però non può essere disdetto se l ’abbonato non è al corrente con i pagamenti.

Per ogni effetto l ’ abbonato elegge domicilio presso Pamministrazione della rivista.

ABBONAMENTI CUMULATIVI : Gli abbonati alla Rivista di Diritto Finanziario e Scienza delle Finanze, in regola con il pagamento, hanno diritto ad una ridu­

zione del 10 % sugli abbonamenti alla Rivista dei Dottori Commercialisti ed a II

Diritto fallimentare e delle società commerciali, edite dalla Casa Dott. A. Giuffrè.

(3)

INDICE-SOMMARIO

P A R T E P R I M A

DOTTRINA

Pag. Thomas Balogh - Il rapportò del comitato R a d c l i f f e ... 290 Bruno De Pinetti - La teoria dei comitati e delle elezioni . . . . 322 Benedetto Cocivera - Il sostituto d ' i m p o s t a ... f;27

APPUNTI E RASSEGNE

Renato Ricci - Rassegna dei lavori parlamentari in materia finanziaria

nel quarto trimestre 1 9 - 5 9 ... 3.59 RECENSIONI

H. C. Recktewald - Steuermzidenzlehre - Grundlagen und Problema (E. Gerelli) ... . 4 1 4 Henri Simonet - La formation da capitai dans les pays sous-développés

et l’assistance financière étrangère (F. V o l p i ) ...4ig

Armando Giorgetti - Il bilancio dello Stato (V. S i c a ) ... 417

ALTRE OPERE RICEVUTE ...418

RASSEGNA DI PUBBLICAZIONI R E C E N T I ... 420

P A R T E S E C O N D A

GIURISPRUDENZA

Costantino De Bono - Se l’imposta di titolo si identifichi con quella sulle

enunciazioni. Quando nasce Vobbligazione t r i b u t a r i a ... 301

Giuseppe Greco - Imposte di registro sulle sentenze e altri atti e prov­

vedimenti giudiziari e solidarietà delle parti e dei loro procuratori con riferimento all’ art. 93 nn. 2 e 3 della legge di registro . . . . 311 Gino Borrini - Sulla ultrattività del giudicato t r i b u t a r i o ...325 Osvaldo Poli - La tassazione delle partecipazioni negli utili come com­

penso di prestazioni di o p e r a ...335

Giovanni Bavagli - L’ accertamento del valore venale nell’espropriazione

per atto a m m in is tr a tiv o ...349

Francesco Valenziano - L ’imposta di registro sul contratto preliminare

(4)

SENTENZE E DECISIONI ANNOTATE

Pag. Enunciazione in sentenza di compravendita di merci che si suppone verbale

- Imposta di titolo ed imposta di enunciazione : analogie e differenze - Momento in cui sorge l'obbligazione tributaria: non si identifica con la presentazione della sentenza all’ Ufficio del registro; la richiesta di registrazione provoca soltanto l ’accertamento dell’imposta - L ’im­ posta di titolo è dovuta anche se dopo la pubblicazione della sentenza, pia prima della registrazione della stessa, venga registrata e pro­ dotta convenzione scritta di identico contenuto - Se si verifica il caso di duplicazione, termine per chiedere il rimborso (App. Milano, 9 ot­ tobre 1959) (con nota di C . De Bono) . ...301 Imposte di registro - Imposte sulle sentenze e gli altri atti giudiziari nei

procedimenti contenziosi - Responsabilità delle parti e dei loro pro­ curatori - Presupposti relativi (Trib. Palermo, 12 giugno 1959) (con nota di G. Greco) ... 311 Tasse comunali iscrizione nei ruoli per gli anni successivi - Contesta­

zione dell’accertamento precedente - Nuovo accertamento - Necessità - Fattispecie: imposta di famiglia (Cnss., 5 dicembre 1957 n. 4574) (con nota di G. Bo r r in i) ... 325 Spese detraibili - Compensi a prestatori d ’opera - Detraibilità - Parte­

cipazione agli utili - Irrilevanza (Comm. Centi-., 28 maggio 1958 n. 5633 (con nota di O. Po l i) ... Registro - Vendita forzata ai pubblici incanti - Espropriazione per atto

amministrativo - Accertamento del valore venale - Legittimità (Comm. Centi-., 10 aprile 1958 n. 3920) (con nota di G. Ba v a g l i) . . . . 340 Registro - Contratto preliminare di compravendita - Inassoggettabilità

imposte trasferimento - Acquisto beni per Consorzi agrari - Imposta fissa (App. Firenze, 21 giugno 1958) (con nota di F. Valrnziano) . . 347

(5)

in —

INDICE PEE MATERIA

AVVERTENZA. — I singoli tributi sono collocati in ordine alfabetico, se­ condo la loro denominazione specifica (per es. Imposta di Ricchezza Mobile, si ^cerchi sotto Ricchezza Mobile (Imposta di). Tassa sulle insegne sotto Insegne

(Tassa sulle), ecc.). I numeri sono quelli delle massime del Massimario, ad ec­

cezione di quelli in corsivo elle rinviano alla prima pagina delle sentenze e decisioni annotate.

Autorità amministrativa Autorità giudiziaria

Applicabilità dell’acquiescenza al­ l'accertamento, 106.

Azione contro l ’istituzione dell’im­ posta, 219.

Azione del curatore del fallimento, 220.

Azione promossa durante procedi­ mento amministrativo, 291. Condanna dell’Amministrazione al­

le spese, 11, 286.

Contributi speciali di cura comm. trib. loc., 94.

, Costituzione in giudizio del Comu­ ne, 324.

Estremi per ricorso contro tasse comunali, 112.

Giudizio di estimazione, 3. Indicazione motivi ricorsi per de­

terminazione valore, 111. Legittimato passivo opposizione in­

giunzione, 14, 15.

Litisconsorzio necessario contro P. A., 125.

Necessità previo ricorso ammini­ strativo,

Non perseguibilità rappresentante società per infrazioni valutarie, 6. Opposizione ingiunzione per riscos­

sione entrate patrimoniali, 215. Rappresentanza della P.A., 398. Ricorso per Cassazione contro deci­

sione Comm. Centr., 408.

Solve et repete. Applicabilità, 109,

219 , 220.

Termini ricorso contro decisione Comm. Centr., 10.

Bollo (Imposta di)

Delegazioni dei Comuni a favore del Ministero del Tesoro, 251. Più atti sul medesimo foglio bolla­

to, 126.

Ricorsi in materia elettorale, 127.

Commissioni amministrative

Annullamento per difetto di calco­ lo. 317.

Appello dell’ Ufficio diretto per er­ rore alla stessa Commissione, 316.

Azione in giudizio del fallito nel­ l'inerzia del curatore, 212. Competenza Comm. Centr., 216, 321. Decisioni Comm. Provinciali, 403. Discussione orale, 105.

Estremi motivazione decisioni. I li, 317, 318.

Facoltà aumento imposta famiglia 108.

Ineleggibilità membri sezione tri buti locali G.P.A. a Consiglieri comunali, 107.

Limiti alle possibilità di rinnova­ zione irregolare notifica accerta­ mento, 7.

Limiti validità avviso accertamento notifica a credi, 110.

Mancata impugnazione decisione che non tenga conto di concorda­ to, 210.

Motivi nel ricorso, 217.

Notifica a moglie legale rappresen­ tante, 312.

Notifica a persona addetta alla azienda, 69.

(6)

Notifica per affissione, 211, 322. Notifica secondo accertamento, 214. Presentazione documenti in udien­

za, 320.

Proroga a premio giorno non festi­ vo, 315.

Ricorso interruttivo, 105, 216. Rilevabilità d’ufficio scadenza ter­

mini notificazione, 211.

Sentenza assolutoria ammenda, 319. Solidarietà processuale, 314, 323. Spedizione reclamo a mezzo posta,

391.

Termini ricorsi per duplicazione im­ posta famiglia, 9.

Ufficio del Registro. Dovere di inol­ tro, 218.

Uso di moduli a stampa, 213.

Complementare (imposta)

Azionisti società per azioni fami­ liare, 244.

Imposte di successione. Indetraibi- lità. 243.

Omissione notizie altrimenti ap­ prendibili dairUflicio, 41. Oneri detraibili, 243 , 245.

Sopratassa per infedele denuncia, 243.

Trattenuta ai dipendenti statali, 124.

Consumo (Imposta di)

Accjue minerali, 403. Autostrada del Sole, 402.

Costruzione strade Regione Sicilia­ na, 307.

Determinazione valore imponibile, 403.

Estratti misti di carne - legittimità tassazione come carni. 203. Fatto generatore dell’obbligo di im­

posta, 402.

Impianti Igienici, 101.

Materiali da costruzione. Esenzio­ ne, 101.

Oggetti preziosi offerti in vendita, obbligatorietà della denuncia e pagamento dell’imposta, 198. Pensione, 400. Porcilaia, 401. Contrabbando Accenditori automatici, 28, 120 225 226. Autoveicoli esteri, 340. Deposito di spiriti, 18.

Detenzione tabacco estero per con­ sumo personale, 32.

Detenzione smalto estero, 335. Obbligazione civile dell’esercente,

341.

Recidiva, 28, 30, 31.

Tabacco estero non costituisce ag­ gravante, 115.

Tabaccò introdotto in franchigia per le forze armate alleate, 332. Tentativo, 20.

Diritto penale

Accertamento dell’imposta fa stato in sede penale, 29.

Ammissibilità conciliazione ammi- ministrativa, 27.

Applicabilità art. 21 L. 7 gennaio 1929, 334.

Applicabilità indulto in caso seque­ stro tabacchi, 10, 33, 34.

Certificato provenienza oli minerali, 329.

Conciliazione amministrativa, 221, 336.

.Concorso nel reato, 118.

Condanna erronea alla sola multa. 119.

Confisca e sequestro, 331. Continuazione, 21, 22.

False dichiarazioni I.G.E., 333. Fatturazioni infedeli, 330.

Frode imposta consumo, 222, 223, 337.

Frode in « re ipsa », 223.

Inapplicabilittà abitualità a delin­ quere ex art. 112 legge doganale, 120.

Inapplicabilità art. 62 il. 4, 23 , 24. Invito alla conciliazione irregolar­

mente notificato, 224.

Legittimità costituzionale art. 94 legge doganale, 206.

Oblazione, 222.

Reato morosità pagamento profitti, 29.

Reato permanente, 118.

Recidiva in contrabbando spiriti, 117.

Responsabilità trasportatore vino che non ha assolto l ’imposta, 116. Sentenza che ordini restituzione

merce sequestrata, 17.

Sospensione prescrizione e procedi­ mento, 221.

Spiriti per uso familiare, 338. Termini prescrizione reato omessa

(7)

V

Dogana

Concessione agevolazioni doganali 205.

Copia fotografica bollette, 298. Decisione del Ministro delle finan­

ze. Ricorso per Cassazione, 99. Legittimità costituzionale legge 21

ottobre 1950 n. 848, 205. Prescrizione rimborso dazi, 298. Qualificazione e classificazione del­

le merci, 99, 399.

Soggetti passivi dell'obbligazione tributaria, 398.

Entrata (Imposta generale sulla)

Accertamento presuntivo, 92. Agevolazioni per le opere pubbli­

che, 190.

Compravendita nave estera, 93. Contratto noleggio navi, 91. Contributi dei soci alle coopera­

tive, 393.

Deposito nei magazzini B, 184. Documentazione per rimborso im­

posta pagata su merci esportate 186.

Importazione caffè, 184.

Infedele denunzia bestiame macel­ lato, 187.

Infedele fatturazione, 191.

Intermediario non rappresentante con deposito. 90.

Percentuali di servizio ai comerie- ri, 185.

Prova subordinazione commessi

viaggiatori, 189.

Richiesta del contribuente di retti­ fica del reddito dichiarato, 188. Rivalsa nei confronti del Comune

190, 394. Sopratassa, 326.

Spese di gestione cooperative agri­ cole, 192, 193, 393.

Trasferimento merce con contratto scritto, 191.

Trasformazione elemento patrimo­ niale, 392.

■ Vendita nave, 392.

Violazione inerente il negozio dedot­ to in giudizio, 296.

Fabbricati (Imposta di)

Abitazioni operai, 239. Albergo sinistrato, 122. Case di villeggiatura, 242. Esenzione decennale, 122.

Fabbricati ad uso commerciale e in­ dustriale, 352.

Proprietario di appartamento bloc­ cato che ottenga di abitarlo, 241. Regime vincolistico locazioni, 240. Scuole per figli operai, 239.

Fabbricazione (Imposta di)

Depositi promiscui di minerali, 299. Deposito fuori fabbrica di quanti­ tativo superiore al quintale. Li­ mite raggiunto in più riprese, 9S. Filati, Presunzione di fabbricazio­

ne clandestina, 196.

Incostituzionalità qu a lifica zion e contrabbando per detenzione olio di seme non condizionato, 104. Momento determinativo obbligo del

tributo, 300. Olii di semi, 98.

Olii e grassi destinati all'alimenta­ zione, 339.

Famiglia (Imposta di)

Accertamento induttivo. 408. Accertamento in più comuni nei

confronti di diversi membri di una stessa famiglia, 100.

Applicazione. Criteri, 200. Bilanci di società, 408. Concordato, 197.

Difformità della valutazione ai fini delle imposte erariali, 407. Dimora abituale. Ricorso sulla

spettanza, 201.

Duplicazione. Legge 2-7-1952 n. 703. Retroattività, 202.

Fallimento del contribuente, 303. Redditi da terreni, 302.

Residenza, 301.

Termine notifica accertamento e rettifica, 304.

Valutazione capacità contributiva,

Ipotecaria (Imposta)

Imposta di trascrizione, 289. Istituto Nazionale Previdenza So-

ciale, 366.

Piccola proprietà contadina, 288. Trasferimento quota società in no

me collettivo, 173.

Patrimonio (Imposta straor, progr. sul)

(8)

Restituzione di imposta in seguito a esproprio, 169.

Retrocessione, 254. Rinuncia alle azioni, 70. Riparazioni navali, 04.

Scrittura privata vendita merci, 269.

Scrittura privata con due diverse date stipulazione, 261.

Scritture private soggette a regi­ strazione in termine filsso, 77. Sentenza annullamento vendita per

violenza psichica, 254.

Sentenza dichiarativa difetto di giu­ risdizione, 385.

Sentenza revocatoria fallimentare di compravendita, 171.

Sentenza risoluzione per inadem­ pienza, 47.

Sequestro conservativo per credito riparazione nave, 260.

Società di fatto, 287.

Somministrazione medicinali ai po­ veri, 139.

Sopraprezzo da emissione nuove a- zioni, 377.

Subappalto, 390.

Surrogazione del venditore nel pri­ vilegio dello Stato, 276.

Tassa di divisione, 253. Tassa fissa, 78.

Trasferimenti cittadini razza ebrai­ ca, 382.

Trasferimento case coloniche dan­ neggiate, 271.

Trasferimento con scrittura non au­ tenticata, 262.

Trasferimento non registrato di immobili, 170.

Trasferimento presunto immobilia­ re, 257.

Trasferimento quote mobiliari e immobiliari di società in nome collettivo, 165.

Trasformazione di società, 266. Valutazione ordinata dal tribunale,

262.

Valutazione prezzo incanto in espropriazione da mutuo cambia­ rio, 132.

Vendita a impossidenti, 151. Vendita appartamento nuovo e mu­

tuo per pagarne il prezzo, 62. Vendita area contro costruendo ap­

partamento, 60.

Vendita azioni non optate, 377. Vendita e donazione della nuda pro­

prietà, 63.

Vendita forzata ai pubblici incanti, 265.

Vendita immobile danneggiato, 73, 279.

Vendita macchine per proiezione, 144.

Verbale di riduzione di capitale e di trasformazione società, 141. Zolfi, 252.

Ricchezza mobile (Imposta di)

Affitto miniere e cave, 40.

Assegnazione patrimonio diseiota società all’unico socio, 344. Avanzi di gestione ente autonomo

Porto di Napoli, 39.

Avviamento, 229, 234, 344, 347, 351. Calciatori, 232.

Canone cessione diritti derivazione acqua, 37.

Cessione azienda e socio, 351. Cessione quota aziendale, 234. Compenso amministratori società a

r.l., 231.

Comproprietà cava marmifera, 40, 237.

Concordato, 232.

Credito commerciale fatto valere giudizialmente, 346.

Integrazione accertamento, 350. Interessi mutui per costruzioni, 349. Interessi passivi delle banche, 348. Lavorazione fiori gelsomino, 38. Parte di prezzo lasciata al com­

pratore per accollo debiti ipote­ cari, 363.

Pilatura e brillatura del risone, 230. Reddito alberghiero. Coefficiente ri­

cettività, 345.

Reddito macelleria con prevalente opera familiare, 227.

Reddito fabbricati uso industriale, 238.

Rettifica analitica dichiarazione, 36, 235.

Rinuncia interessi cambiari, 121. Ritenuta per rivalsa, 125.

Sritture contabili inattendibili, 236. Sostituzione d’imposta, 125. Sostituzione precedente accertamen­

to, 349.

Termini presentazione dichiarazio­ ne, 343.

Trasferimento opificio efficiente, 35. Trasformazione di società, 123, 347. Trasformazione in doghe e carbone

legname propri boschi, 228. Vendita al minuto di vino nel pro­

(9)

I X

Riscossione

Applicabilità del solve et repete, 14, 15.

Decorrenza indennità di mora, 12. Domanda di separazione da chi ab­

bia acquistato dall’aggiudicatario, 325.

Inopponibilità indisponibilità al curatore, 113.

Impugnazione da aspirante all'ap­ palto, 328.

Interessi moratori, 12.

Istituto Nazionale per il Commercio Estero, 327.

Natura del potere sui beni da parte dell’Amministrazione, 113. Poteri del Sindaco, 113.

Principio irretrattabilità della ven­ dita esattoriale, 13.

Qualità di mandatario dell’esatto­ re, 113.

Riscossione plateatico. 404, 405. 406. Riscossione profitti di regime, 12. Struttura ingiunzione fiscale, 11, 14,

77, 114, 326.

Successione

Agevolazioni alle successioni di persone decedute in guerra, 86. Assorbimento imposta globale da

imposta straord. sul patr., 181. Aumento da parte delle Commissio­

ni del valore cespiti trasferiti, 182.

Beneficio d’inventario, 87.

Beni venduti dal de cuius con scrit­ tura non registrata, 294.

Cessazione appartenenza al de cuius dei terreni espropriati, 85. Concordato, 291.

Deducibilità debiti datori di lavo­ ro, 175.

Deducibilità debiti verso aziende agricole, 176.

Deducibilità debito di R.M. non scaduto, 177.

Deducibilità debito di e/c, 174. Deduzione debiti verso P. A., 89,

179.

Dilazione di pagamento, 178. Esclusione macchinario acquistato

da terzi prima della morte, 180. Fallimento post mortem, 87. Fondi rustici, 290.

Indetraibilità degli oneri modali, 183.

Insufficienza del relictum per il co­ niuge superstite, 292.

Rapporti con imposta di trascrizio­ ne, 293.

Restituzione imposta indebitamente pagata, 179.

Sopravvenienze ereditarie, 291. Sostituzione fedecommissoria, 293. Successioni legittime. 292.

Successioni sugli stessi beni aperte ih due anni l ’una dall’altra, 295. Valutazione immobili, 88.

Valutazione nuda proprietà, 375.

Tasse e imposte in genere

Atto di sottomissione, 310.

Costituzionalità d.l. 21 gennaio 1947 n. 25-, 309.

Costituzionalità leggi retroattive, 1, 311.

Inapplicabilità applicazione esten­ siva leggi tributarie, 125. Mora deH’amministrazione, 297. Poteri impugnazione Commissario

per la Sicilia, 103.

Potestà tributaria Regione sicilia­ na, 102, 103.

Qualità di liquidatore dello Stato nei confronti del Partito Fasci­ sta, 209.

Rapporti tributari nei territori oc­ cupati dai tedeschi, 300.

Trasmissibilità oneri tributari agli eredi. 308.

Uffici tecnici del catasto, 102.

Tributi locali

Concorso finanziario dello Stato. Piano regolatore di Roma, 195. Contributi di cura, 94.

Contributi di miglioria. Determina­ zione incremento di valore, 95. Natura tributaria, 94.

Tassa distributori carburanti, 306. Tassa occupazione spazi e aree pub­

bliche, 306, 404, 405, 406.

Tassa sulle pubbliche affissioni. In­ giunzione di pagamento, 199.

Tributi speciali e tasse

Addizionale prò Calabria, 395, 396. Contributi di cure, natura tributa­

ria, 94.

Contributi ente nazionale cellulosa, 311.

(10)

Applicabi-lità entità della miglioria. Oppo­ sizione, 96.

Contributi di miglioria. Concorso fi­ nanziario della Stato, 195. Contributi di miglioria. Determina­

zione incremento dì valore, 95. Corrispettivo bombole metano. Co­

stituzionalità determinazione u- tenti obbligati, 191.

Corrispettivo bombole metano. In­ giunzione. Firma dell’ Intendente solo nell’originale, 194.

.Omessa vidimazione patenti guida. 397.

Piano regolatore di Roma, 195. Plateatico. Accertamento con in­

giunzione, 97, 404, 405, 406. Pubblicità visiva e sonora con au­

toveicoli. Costituzionalità della norma, 207.

Rimborso esercenti autolinee, 297. Servizio raccolta rifiuti. Costituzio­

(11)

CASA EDITRICE D O T E ANTONINO GIUFFRÈ - MILANO

SILVIO BIANCHI

LE IMPOSTE VIGENTI

IN SVIZZERA

La potestà tributaria - Le imposte federali - Le imposte cantonali e comunali - Il di vieto di. doppia imposizione intercauto- nale - L’imposizione degli stranieri in

Svizzera.

Appendice - Bibliografia.

Volume in 8°, pag. 7 7 ... ... L. 500

(12)

UNIONE ITALIANA DELLE

CAMERE DI COMMERCIO INDUSTRIA E AGRICOLTURA

QUADRI ECONOMICI

DELLE

PROVINCIE ITALIANE

Pubblicazione redatta con la collaborazione delle

Camere di Commercio Industria e Agricoltura sotto gli

auspici del Ministero dell’ Industria e del Commercio

« Sono riportate 92 monografie che riuniscono ì

dati, più significativi sugli aspetti territoriali, demo­ grafici, sociali e specialmente economici delle provincia italiane, contribuendo alla conoscenza delle caratteri­ stiche di ciascuna di esse da parte dì coloro che per ragioni di affari, di professione od amministrative vi debbono operare ».

Volume in 4°, p. 1580, rii. tela, tav. 2300 . . L. 15.000

(13)

PREMIO ANTONIO UCICMAR

La rivista « Diritto e pratica tributaria», attuando una nobile disposizione di ultima volontà espressa dall’il­ lustre Scomparso, ha istituito un premio denominato « PREMIO ANTONIO UCKMAR» diretto ad incoraggiare gli studi di diritto tributario sotto il profilo rigorosamente scientifico.

Il premio consiste nella somma di L. :S00.000 che sarà assegnata ogni biennio ad una monografia inedita di di­ ritto tributario da pubblicarsi nella rivista stessa o nella collana « Il diritto tributario », già diretta dal compianto professore.

Ogni due anni, e precisamente entro il 31 dicembre di tutti gli anni pari a cominciare dal 19fi0, i manoscritti, in triplice copia, dovranno pervenire in plico raccoman­ dato alla direzione della rivista, via Bacigalupo 4/15, Genova.

La Commissione esaminatrice sarà costituita dal Pre­ side della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Genova, dal Direttore della rivista « Diritto e pratica tri­

butaria » e da un docente universitario, particolarmente

versato negli studi di diritto tributario, che verrà desi­ gnato, di volta in volta, dagli altri due membri.

La Commissione, con motivo di inappellabile giudizio, attribuirà il premio al lavoro ritenuto migliore, riservan­ dosi la facoltà di non conferirlo qualora nessuna delle opere presentate sia ritenuta meritevole.

(14)

GIUSEPPE UGO PAPI

T E O R I A

D E L L A

C O N D O T T A E C O N O M I C A

D E L L O S T A T O

<«.... Concludendo : le nostre chiose se da un lato manifestano il forte interesse destato dalla nuova opera del Papi — un volume denso di insegnamenti che invita a profonde riflessioni — dal­ l’altro sottolineano anche nel suo significato di stimolo a discussioni ed a ripensamenti critici, il valore scientifico della magistrale analisi dell’A., tendente a pervenire ad un’organica teoria della condotta economica dello Stato » (A. Pr ed etti, L’Industria, luglio 1956).

« ... I saggi riuniti nel volume, per la posizione eminente del- l’A. tra gli studiosi dei problemi economici, nonché per l’evidente importanza degli argomenti assunti ad oggetto di indagine, non hanno mancato di imporsi all’attenzione sia degli economisti di professione sia di lettori comunque interessati ai detti problemi. Anche per chi abbia meditata conoscenza dei singoli saggi la rac­ colta odierna offre peraltro nuovi motivi di riflessione, ulteriori sti­ moli all’approfondimento, possibilità accresciute di rendersi conto delle aperture che i saggi stessi additano... » (F. Caffè, Bancaria,

luglio 1956).

« L’illustre economista romano ha raccolto in questo volume molteplici indagini condotte in passato. Ne è derivato un volume di straordinaria compitezza e perspicuità su un problema di fon­ damentale importanza » (24 Ore, 7-10-56).

Volume in 8o di pagine XVI-412 - Rilegato in tela - Lire 2500

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Una iniziativa editoriale della SVIMEZ

curata dalla nostra C a s a E d i t r i c e

Sono usciti i primi volumi di una nuova Collana di studi avviata- dalia SVIMEZ e da noi edita.

In tale Collana sono stati finora pubblicati, a cura del per gli studi sullo sviluppo economico » :

« Centro

SERIE «MONOGRAFIE»

1. Iniziativa privata e azione pubblica nei piani luppo economico, di P. Sa r a c e n o (p. 101) .

di

svi-L. 600 2. Produttività e prezzi nel processo di sviluppo -

rienza italiana 1950-1957. di C. Seg r é (p. 61) .

L’espe-L. 400

SERIE «RICERCHE»

1. L’aumento dell’occupazione in Italia dal 1950 al 1957 . L. 500 (p. 69).

Sono annunciati come di prossima pubblicazione:

Dati sulla sottoccupazione in aziende contadine italiane. Effetti moltiplicativi degli investimenti della « Cassa per il Mez­ zogiorno ».

Aspetti sociali e culturali dello sviluppo economico della Sar­ degna.

La politica inglese di localizzazione dell’industria (1934-58).

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R E C E N T I S S I M A

PASQUALE SARACENO

INIZIATIVA PRIVATA E AZIONE PUBBLICA

NEI PIANI DI SVILUPPO ECONOMICO

II volume « Iniziativa privata e azione pubblica nei piani di sviluppo

economico », del Prof. Pasquale Saraceno — che è il volume » . 1 della « Serie “ monografie ” » di una nuova collana di studi avviata dalla SVIMEZ (« Associazione per lo sviluppo dell’industria del Mezzogiorno », e « Centro

per gli studi sullo sviluppo economico ») presso l’Editore Doli. A. Giuffrè — è il primo tentativo sistematico di chiarire il rapporto che — nelle economie in corso di sviluppo — si stabilisce tra le esigenze di una programmazione, efficiente e la necessaria, svalvaguardia della « economicità » delle imprese private.

In particolare il volume si occupa, nella I parte, delle caratteristiche fondamentali dello sviluppo capitalistico, mettendo soprattutto in luce le ragioni per le quali tale sviluppo non ha potuto investire l’intera economia mondiale, lasciando larghe zone al di fuori del generale processo di accu­ mulazione. Sono queste le zone che oggi si presentano come sottosviluppate, e che, per la sempre crescente pressione esercitata dalle popolazioni interes­ sate, vengono a costituire uno dei più gravi problemi politici ed economici del mondo moderno.

Nella II parte si descrivono gli aspetti generali dei piani economici che oggi presiedono allo sviluppo di gran parte dei Paesi arretrati. Si precisa quali sono gli obbiettivi che tali piani intendono raggiungere, nonché la posizione che, nel processo di sviluppo così programmato, vengono ad assu­ mere i vari settori. Particolare attenzione si pone ai problemi dell'agricol­ tura, data la preponderante importanza di questa attività nelle situazioni di partenza dei Paesi in questione.

Nella III parte si affrontano i problemi dell’accumulazione di capitale, sia per quanto riguarda i livelli di produttività, e quindi i livelli tecnici che si possono conseguire nelle economie sottosviluppate, sia per quanto riguarda la distribuzione del reddito e perciò la formazione di risparmio e i modi dì finanziamento.

Nella IV parte si pone il problema del rapporto tra iniziativa privata è azione pubblica, precisando la decisività e al tempo stesso i limiti dell’ azione di pianificazione da parte dello sitato. In particolare si pone grande cura nel chiarire la posizione reciproca delle aziende private e delle aziende pub­ bliche, e sì accenna infine alla possibilità che la promozione dello sviluppo economico richieda modificazioni profonde nell’ ordina mento tradizionale dello Stato.

Volume in 8°, p. 1 0 1 ... L. 600

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D O T T R I N A

IL RAPPORTO DEL COMITATO RADCLIFFE

I. Il Comitato: composizione, criteri di lavoro, risultati generali

Il Comitato Radcliffe fu nominato in seguito al dibattito provo­ cato da Lord Boothly alla Camera dei Comuni a proposito dello scon­ tento manifestato da Macmillan circa la politica del Tesoro inglese. Al tempo in cui il Comitato fu costituito il sig. Macmillan si era già dimesso e a lui era subentrato il sig. Thorneycroft. Quest’ ultimo, come le vicende successive hanno dimostrato, era ancora più apertamente uno degli esponenti più ortodossi del liberalismo classico e la composi­ zione del Comitato giustificava le più serie preoccupazioni. Il suo pre­ sidente, Lord Radcliffe, aveva presieduto anche la commissione reale sull’ imposizione dei profitti e del reddito, riuscendo dopo una lotta accanita con Kaldor ad isolarlo in modo che non potè essere presen­ tato un vero rapporto di minoranza, ma soltanto una espressione di dissenso da parte di Kaldor e dei due rappresentanti dei sindacati (1). La relazione di maggioranza era particolarmente reazionaria a pro­ posito di un gran numero di questioni. Radcliffe, inoltre, era stato agente parlamentare per il Bank of England Act, legge che, secondo il parere della maggior parte dei competenti, fu concepita in modo erroneo, redatta in una pessima forma e capace di causare un mare di guai ad ogni altro governo che non fosse quello conservatore.

Sir John Henry Woods era stato Segretario permanente al Board of Trade durante la marcia verso la liberalizzazione e il ripristino dei controlli monetari nella posizione di uniche armi dell’arsenale economico. Il Visconte Harcourt è un banchiere, delegato della Banca d’ Inghilterra al Fondo Monetario Internazionale e alla Banca Mon­ diale. Il prof. Sayers era stato lo storico ufficiale della guerra e aveva dedicato a* Lord Norman lodi stucchevoli. Inoltre, unitamente a Manning Dacey, inventò il nuovo « principio di Bagehot » in base al quale la Banca d’ Inghilterra avrebbe perduto tutti i suoi

(1) È da osservare che per la redazione di un rapporto di minoranza sarebbero state necessarie quattro firme.

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poteri di controllo sul sistema bancario poiché era obbligata, ad accettare al risconto un ammontare praticamente illimitato e senza remore di tempo di titoli di credito scontabili. Per questo le ban­ che potevano sempre sfuggire alle restrizioni imposte sopra di esse con operazioni di mercato aperto, prendendo a prestito dal mercato e costringendo il mercato stesso a rivolgersi alla Banca d’ Inghilterra. Il prof. Cairncross, insieme al dr. Jacobsson, direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, è stato l’autore del rapporto OECE sulla Germania, rapporto che propugnò l’ impiego più vigo­ roso degli strumenti monetari al fine di riequilibrare la bilancia dei pagamenti di quel paese. Infine faceva parte della commissione Sir Oliver Franks, il quale aveva introdotto in una seria discussione eco­ nomica inglese (2) l ’idea che il controllo dell’ offerta di moneta era la questione decisiva, ignorando completamente perfino la velocità di circolazione. Era ovvio che questo errore non era stato inventato dal sig. Franks, ma era parimenti ovvio che egli lo aveva sostenuto con la sua reputazione e che quindi l’ avrebbe difeso.

Di fronte a questa panoplia di personalità con tali idee mistiche sulla moneta vi erano in seno al Comitato due sperduti funzionari in rappresentanza delle associazioni dei lavoratori.

Nell’insieme, le prospettive per il rapporto Radcliffe sembravano estremamente oscure dal punto di vista di chi desiderasse mutare l ’indirizzo che nel campo monetario è stato adottato in Gran Breta­ gna a partire dal 1951 (e anche prima), ed estremamente pericolose per un governo di altra tendenza che tentasse di farlo, poiché la presenza di un rapporto ostile a cambiamenti contribuirebbe a creare una crisi di fiducia. Manifestai di conseguenza la mia riprovazione per la composizione del Comitato.

Del resto l’ esperienza del passato confortava questo mio atteggia­ mento. Lo stesso Keynes fu costretto ad accettare il rapporto Mac­ millan, cioè il ritorno al sistema aureo, come un fatto compiuto, non più di quattro mesi prima del suo collasso, e a difenderlo anziché additarlo come un grossolano errore cui si doveva porre fine (3).

Eppure Keynes era. stato il critico più esplicito e franco delle

(2) Allocuzione del Presidente all'Assemblea annuale della Lloyds Bank, 1956.

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autorità durante il periodo precedente. Cosa sarebbe potuto accadere ora che non c’ era un nuovo Keynes fra i membri del Comitato? Seb­ bene il Keynes si fosse dovuto arrendere sulla questione della parità aurea, egli non rinunciò al pieno vigore del suo dissenso per quanto riguardava la politica che si sarebbe dovuta applicare in relazione al mantenimento della parità. Il rapporto Macmillan infatti ha avuto quasi altrettante opinioni dissenzienti e aggiunte quanti erano i mem­ bri del comitato stesso. In particolare, Lord Bradbury si comportò come il rigido assertore della linea ortodossa e anche il prof. Gregory sostenne la stessa linea in una maniera più sottile. Infine il prof. Cole espresse con autorevolezza la sua. opinione attraverso il dissenso del sig. Bevin. Il rapporto conteneva vigorose raccomandazioni espresse con vigore. Nulla più dell’attuale rapporto è radicalmente diverso da ciò, avendo Lord Radcliffe insistito per avere un comitato unanime. Il prezzo di tale risultato è estremamente pesante, nonostante sia lecito arguire che l’ unanimità raggiunta possa costituire una garanzia che qualche cosa sarà fatta nell’ ambito ristretto delle questioni di cui il rapporto tratta. Tuttavia io dubito persino di questo.

Il rapporto non elenca un insieme di raccomandazioni-, le sue critiche e i suoi suggerimenti sono dispersi in 400 pagine ed emer­ gono in diversi contesti malgrado riguardino lo stesso argomento. Dal punto di vista della pratica applicazione il rapporto non potrebbe essere più inadeguato. Persino come documento di illustrazione al pub- lico la sua struttura e quanto mai infelice. Problemi di carattere istituzionale non sono chiaramente distinti dalle questioni di politica monetaria e gli uni e le altre sono mescolati con la descrizione del funzionamento del sistema.

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nella bilancia dei pagamenti pari a 450 milioni di sterline all’anno senza discutere nè la possibilità che un tale avanzo si possa regi­ strare nè il significato che esso può avere per la Gran Bretagna. In conseguenza, il rapporto non contiene alcuna analisi valida su quale sorta di esportazioni di capitali dovrebbero essere consentiti e raf­ forzerebbero la posizione internazionale del paese. In compenso esso contiene quantità di estremi luoghi comuni. Lo stesso destino è riservato in buona parte al ruolo che possono avere i controlli al l’importazione, per i quali il Comitato accetta senza discuterla l’ er­ ronea opinione corrente che il controllo delle importazioni provoca necessariamente una pressione esattamente equivalente sulle risorse

disponibili. Certamente, se il Comitato avesse dovuto pronunciarsi

fra qualche anno su questa materia avrebbe constatato la palese inaccuratezza e l’improprietà di una tale credenza.

Tuttavia, questi difetti e queste manchevolezze non devono oscu­ rare un senso di soddisfazione e di apprezzamento per il Comitato e per il lavoro da esso svolto. Un senso di soddisfazione, perchè final­ mente una buona dose di falsità molto nocive sono state denunciate come tali e perchè non c’è ragione di temere che questo rapporto renderà impossibile un mutamento della politica britannica. In verità, un governo energico può trarre dairinsieme del rapporto sug­ gerimenti di portata assai vasta, mentre un'attiva opposizione può attingervi numerose armi per attaccare atteggiamenti della politica monetaria che mi sembrano contrari ai reali interessi del paese. Il rapporto ha lasciato la porta aperta e non avrà ripercussioni dan­ nose, a parte qualche paragrafo in cui sembra si approvi la deflazione. Quale maggior complimento può essere tributato a delle persone che hanno implicitamente ammesso di avere sbagliato? Que­ sta è la vera ragione per apprezzare la lealtà con cui esse hanno adempiuto al loro incarico.

I risultati dei lavori del Comitato (a parte quelli di natura sta­ tistica) possono essere compresi in due gruppi : organizzazione e po­ litica. Sotto il primo gruppo si possono distinguere le parti che riguardano la Banca d’ Inghilterra, il sistema bancario e le altre istituzioni finanziarie. La parte dedicata alla politica potrebbe es­ sere divisa in quattro parti :

a) il problema della politica monetaria e creditizia in generale ; b) il controllo del sistema bancario ;

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d) il problema sollevato dalla posizione internazionale e dallo status di Londra e della sterlina.

Infine il rapporto contiene un breve capitolo sull’organizzazione e la pubblicazione delle statistiche finanziarie in Gran Bretagna.

Nelle pagine seguenti tratterò separatamente questi diversi temi.

I I . Necrologiodella « libertà ». Il ruolodellapolitica monetaria.

1. Le ubbie di questo dopoguerra.

Nel dopoguerra, quando si vide che i controlli diretti del tem­ po di guerra ancora in vigore operavano irregolarmente, incapaci di prevenire la ricorrente formazione di saldi passivi nella bilancia dei pagamenti e tuttavia opprimenti dal punto di vista delle classi imprenditoriali, si fece un gran clamore fra gli economisti conser­ vatori e fra quelli laburisti della varietà « socialisti liberali » perchè fosse ripristinata l’economia di mercato. Si sostenne allora che con il riportare il saggio di interesse alla sua posizione tradizionale si sarebbero risolti prontamente e senza scosse i problemi che il paese doveva fronteggiare. Il meccanismo avrebbe funzionato mediante una discriminazione sottile, ma efficace, fra investimenti urgenti e inve­ stimenti differibili, adattando in tal modo la domanda all’ offerta.

Inoltre, le restrizioni monetarie, concentrando lo sforzo sulle iniziative più urgenti, avrebbero addirittura accelerato il processo di sviluppo. In ogni caso, « tutti quei sacrifici » che erano inflitti con i controlli diretti non sarebbero stati più « necessari », come ebbe a dire Sir Boy Harrod. Questa spassosa idea prese piede rapi­ damente e, nel 1951, l’avvento del governo conservatore fornì l’ occa­ sione perchè essa potesse essere applicata. Ci si accorse allora che essa funzionava meno perfettamente del previsto. Malgrado la svolta favorevole nelle ragioni di scambio, che rappresentò per il paese un guadagno di 1 miliardo di sterline in un anno, e che avrebbe con­ sentito di mettere il sistema economico al sicuro da ogni pericolo, le crisi della bilancia dei pagamenti continuarono a verificarsi con sorprendente regolarità (4). Si vide che i prezzi continuavano a sa­ lire, mentre le brevi pause nel movimento di ascesa dei prezzi pote­ vano in tutti i casi essere attribuite alla pressione sui prezzi delle

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materie prime, cioè al dissesto e all’ulteriore impoverimento delle regioni più miserabili del mondo. Già alla fine del 1956 gran parte dell’ entusiasmo iniziale era scomparso.

Due raffinamenti furono allora proposti alla tesi originaria. Fu spiegato che il fatto stesso del continuo aumento dei salari era una prova sufficiente per dimostrare che la domanda risultava eccessiva, il fallimento delle misure restrittive tino a quel momento era dovuto evidentemente alla poca decisione e allo scarso vigore con cui esse erano state applicate. Sir Oliver Franks nel suo primo discorso in qualità di Presidente della Lloyds Bank ha resa popolare l’idea condivisa da un certo numero di economisti e di redattori finanziari che il punto chiave era la stabilizzazione dell’ offerta monetaria. Una volta che si fosse riusciti in questo, tutto sarebbe andato per il suo meglio. Un altro gruppo di economisti appartenenti alla stessa scuola, fra i quali Sir Dennis Robertson era forse il più franco, ammise im­ plicitamente o esplicitamente che un certo aumento della disoccupa­ zione sarebbe stato inevitabile se si voleva mantenere la stabilità. Que­ sto aumento veniva considerato nè più nè meno che un corollario della fine dell’inflazione monetaria. Inoltre, si sostenne (come in prece denza) che la contrazione dell’occupazione avrebbe potuto dar luogo ad un incremento del reddito nazionale. Il primo rapporto del Comi tato Cohen, pubblicato agli inizi del 1958, costituì forse il prodotto peculiare di questa tendenza. I critici posero in evidenza che se la di­ soccupazione e l’ indebolimento dei sindacati operai erano i mezzi principali con cui si intendeva impedire l’aumento dei prezzi interni e riequilibrare la bilancia dei pagamenti con l’ estero, nell’ attuale clima sociale sarebbero stati necessari provvedimenti eccezionali e, probabilmente, lo sviluppo sarebbe stato rallentato se pure non ar­ restato del tutto.

Thorneycroft, l’ex-Cancelliere dello Scacchiere, che provvide alla nomina del comitato Radcliffe, fu uno dei più tenaci credenti in questo modo di vedere (5). A ll’atto in cui egli deliberò le restrizioni creditizie e l’ aumento del saggio ufficiale di sconto, riaffermò la sua fede nella forma più grossolana della teoria quantitativa. Insieme a Lord Robbins, egli chiamò il prof. Sayers, altro membro del Comitato Radcliffe, come suo consulente durante la crisi del 1957. Il timore che la scena fosse pronta per la canonizzazione di questa dottrina,

mal-(5) Ho già avuto occasione di trattare questo argomento in un precedente articolo «P olitica monetaria: nuove dottrine e antichi errori», in Rassegna del

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grado la vasta documentazione statistica contro di essa, era fin troppo giustificato. In fatto, il Comitato non ha accettato tale impostazione. Finché gli atti del Comitato non saranno pubblicati, non sapremo se le deposizioni fornite dalla Banca d’ Inghilterra e dal Tesoro hanno qualcosa a che fare con quella che appare la totale conversione della maggioranza dei membri del Comitato. Ad ogni modo, è per lo meno degna di rilievo che, con riguardo sia alla diagnosi, sia alle specifiche proposte per la modificazione del controllo finanziario, le opinioni espresse dal Comitato coincidono con quelle della memoria da me presentata, la quale non è ancora stata pubblicata.

2. La fine della « nuova ortodossìa ».

Il Comitato discute e ripudia senz’altro la grossolana espressione alla moda della teoria quantitativa della moneta (6) la quale è stata alla base di precedenti raccomandazioni sulla politica monetaria (sezione 1 del cap. 6 e più specificatamente par. 389, 391 e 395) (7). Speriamo che le pericolose semplificazioni, alle quali è stato dato tanto credito (in particolare da parte dell’ « Economist ») ricevano così il loro ultimo saluto. Questo è un fatto di estrema importanza poiché concorre ad aprire la strada a metodi bilanciati di controllo economico in cui i diversi strumenti siano di volta in volta impiegati a seconda delle necessità.

Il Comitato è altrettanto radicale nei confronti dell’ opinione se­ condo la quale il saggio d’interesse può costituire un meccanismo flessibile e raffinato mediante il quale possono essere « resi ottimi » gli investimenti e la domanda complessiva. Si supponeva che un tale miracolo fosse possibile aumentando il costo degli investimenti a lungo termine rispetto a quelli di più pronto rendimento. L’azione restrittiva sui richiedenti di prestiti si sarebbe esercitata su un vasto fronte e l’aggiustamento avrebbe potuto avvenire mediante impercettibili variazioni marginali. Il Comitato (386-387) respinge questo argomento osservando : « Abbiamo cercato senza molto successo di trovare prove valide di ciò per gli anni recenti » (8). Il Comitato conclude, come hanno sempre sostenuto la maggior parte dei buoni

(6) L ’espressione di tale teoria può essere scritta : Prezzi = volume di moneta per costante (p = xm).

(7) Nel seguito, i numeri si riferiscono ai paragrafi del rapporto.

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nomico finiscono nel nulla. La polìtica monetaria dovrà integrarsi con quella fiscale e con i controlli diretti (in particolare il controllo sulle costruzioni edilizie) sebbene il comitato, al termine di un lungo di­ scorso in cui cerca di spiegare la scarsa importanza e la mancanza di incisività del saggio d’interesse, non si sente di tirare le conclusioni logiche di queste argomentazioni e passa a porre in risalto l’ impor­ tanza del saggio d’ interesse a lungo termine (498) come una guida nel lungo periodo. Ma esso rifiuta nettamente la raccomandazione che la manovra del saggio d’ interesse debba essere resa operante impiegan­ dola « con maggior violenza che in passato » (491) ; e ciò a causa delle gravi ripercussioni che si avrebbero sulla stabilità finanziaria in se­ di efficacia del saggio d’interesse, non si sente di tirare le conclusioni guito alle fluttuazioni dei prezzi dei titoli obbligazionari. In relazione a quanto è stato in precedenza detto, tale atteggiamento è compren­ sibile, ma è molto difficile vedere come si potrebbero ottenere muta­ menti più blandi, specialmente nei saggi a lungo termine.

il Comitato aveva affermato (471) che l’effetto monetario non era di tale natura da poter assicurare aggiustamenti marginali. Sfor­ tunatamente il Comitato non ha elaborato un sistema in cui i controlli monetari, fiscali e fisici, possano essere menzionati. Nè il Comitato stesso indica la successione dei tempi e le dosi per ognuno degli in­ gredienti della sua « combinazione » di mezzi di manovra.

A questo punto, dunque, il fatto di voler raggiungere l’ unani­ mità ha lasciato sospesa a mezz’aria la formulazione di racco­ mandazioni circa la politica da seguire. È da temere che il Governo conservatore, rieletto nelle ultime elezioni, possa e voglia fare uso di queste contraddizioni ed omissioni per riabilitare la politica seguita durante questi ultimi anni lasciando tutto press’ a poco come stava, a scapito dello sviluppo economico e della posizione della Gran Bre­ tagna nel mondo (10).

Detto ciò, si deve ammirare senza dubbio l’ onestà con cui alcuni membri influenti del Comitato, posti di fronte, a quanto sembra, per la prima volta, a una discussione intelligente di tali questioni, ab­ biano abbandonato i pregiudizi e gli errori che avevano abbracciato in passato e si siano schierati senza tentennamenti dal lato del buon senso nella maggior parte dei problemi. Un’eccezione di rilievo è

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costituita dal l'atto che essi hanno avallato la deflazione del 1955 e non hanno protestato contro il rialzo dei saggi d’ interesse.

Se i membri del Comitato non ci hanno dato un’autorevole analisi della natura del processo inflazionistico nei paesi non totalitari, almeno non hanno impedito che una tale analisi possa essere condotta in futuro ; invero essi hanno spianato la strada per una soluzione del problema economico inglese demolendo una quantità di errori estrema- mente pericolosi.

3. Il controllo del sistema bancario e il prestatore di ultima istanza. Questo ci porta a trattare il secondo gruppo di problemi che il Comitato ha preso in esame : la questione del controllo bancario in senso più ristretto. Anche a questo proposito negli ultimi dieci anni si sono fatti sentire parecchi errori estremamente pericolosi. Per esempio, tanto il prof. Sayers (11) quanto Sir Oliver Franks (12) hanno in diverse occasioni dichiarato che il controllo tradizionale delle banche da parte della Banca d’ Inghilterra è stato reso impossi­ bile nelle contingenze attuali dal fatto che le banche potevano sempre procurarsi nuove riserve di cassa premendo sulle case di sconto (di­ scount houses) che, a loro volta, dovrebbero ricorrere al risconto presso la Banca d’ Inghilterra. Questa, nella sua qualità di « presta­ tore di ultima istanza », sarebbe obbligata a soddisfare la domanda di credito. Ho già trattato in un precedente articolo (13) di questa deformazione del principio di Bagehot e quindi non ritengo neces­ sario dilungarmi in proposito.

Il Comitato ha reso un grande servizio scoprendo la logica e la portata di tale punto di vista. Il Comitato spiega che durante il periodo post-bellico la Banca d’ Inghilterra ha fornito alle banche una quantità di contante sufficiente a mantenere il livello esistente dei loro depositi perchè essa ha voluto stabilizzare il saggio di interesse sui buoni del Tesoro a breve scadenza (Treasury Bills). Qualunque tentativo di pressione sulle banche avrebbe automaticamente spinto al rialzo i saggi d’ interesse. In verità questa spiegazione differisce sostanzialmente da quella fornita dal Tesoro — cioè che si è stati

(11) The Rate of Interest as a Weapon of Economic Policy, in « Oxford Studies in the Price Mechanism » 1951 ; e Gli sviluppi della politica monetaria

inglese nel 1951, in Moneta e credito (17), 1952.

(12) Discorso del Presidente, Lloyds Bank, 1956.

(13) La natura dell’inflazione nei paesi occidentali ed il problema del suo

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costretti a soddisfare le domande di credito da parte del mercato dello sconto perchè altrimenti l ’offerta di buoni del Tesoro avrebbe potuto non essere coperta. Questo risultato, d’ altra parte, costrin­ gerebbe il Governo a ricorrere all’ indebitamento diretto a breve ter­ mine presso la Banca d’ Inghilterra (Ways and means advances) e a fornire riserve addizionali di contante alle banche.

Il primo argomento sopra accennato sembra logico : esso implica l’accettazione, seppure non esplicita, della tesi sostenuta dai critici della politica monetaria. Poiché se la politica monetaria e il saggio d’interesse operassero « sottilmente » attraverso l’ effetto sul costo del denaro, un aumento del saggio d’interesse di proporzioni limitate sarebbe proprio quello che era richiesto : esso limiterebbe la domanda di credito ed eserciterebbe una spinta verso l’ equilibrio. Se la Banca d’ Inghilterra ha voluto evitare ciò (e questo potrebbe sembrare strano dopo la sua continuata ed espansiva professione di fede nell’efficacia di tale politica) può essere stato soltanto perchè la Banca stessa non credeva che gli effetti sarebbero proporzionati alle difficoltà che si sa­ rebbero venute a creare.

Il secondo argomento è privo di significato e il Comitato lo li­ quida senz’altro, osservando che nel momento attuale la capacità di creazione del credito da parte delle banche è limitata dal rapporto liquidità complessiva, pari al 30 per cento, e non dal rapporto di cassa. Pertanto non c’ è alcuna differenza che il sistema bancario riceva contanti o buoni del Tesoro ; essi sono perfetti surrogati agli effetti del controllo bancario (167).

Ciò indica chiaramente che è necessaria una certa flessibilità nel rapporto fra depositi e mezzi liquidi. Siffatta conclusione, per quanto ovvia, non è stata accettata dalla Banca d’ Inghilterra, la quale ha ri­ piegato su un secondo argomento del tutto fantastico a sfondo mstico- morale. Essa ha sostenuto apertamente che il governo non dovrebbe ricorrere ad uno strumento, cioè all’ aumento dei rapporti di liqui­ dità, che rende più agevole la provvista statale di fondi nel mo­ mento in cui si comprimono i crediti ai privati. In tale argomenta zione appare fin troppo ovvio che il concetto di peccato e di giusta ricompensa, e quella di penalizzare le « spese stravaganti » tiene il luogo di una considerazione obiettiva delle priorità sociali.

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colosa e non giustificata nella maggior parte dei casi, di consolidare il debito pubblico e di premere così indirettamente sulle banche.

Le intenzioni della banca centrale sono sempre state un mistero per un osservatore esterno, perchè se tale politica fosse perseguita con piena coerenza il saggio dei buoni del Tesoro diminuirebbe in confronto agli altri saggi. A questo punto diventerebbe irresistibile la ripresa degli effetti commerciali. Il Comitato mette in evidenza che in ogni caso ciò non avviene attualmente solo perchè le case di sconto non desiderano competere con le banche commerciali dalle quali esse dipendono in gran parte per la loro provvista di fondi. Perciò il Co­ mitato respinge'questa tecnica di controllo monetario e sottolinea le conseguenze pericolose che potrebbero verificarsi dall’attuazione di operazioni indiscriminate e meccaniche. Le banche possono sempre ri­ costituire il loro rapporto di liquidità del 30 % vendendo titoli a breve scadenza sul mercato dello sconto (506), sicché il rapporto di liquidità complessiva può essere impiegato solo in circostanze « normali » cioè quando non ci sono forti tensioni. Esso dovrebbe essere usato in queste condizioni ed essere reso esplicito (505) (14). Ove si ritenga ne­ cessario, il rapporto di liquidità potrebbe essere aumentato o rista­ bilito sterilizzando una parte delle risorse liquide (508). In tal caso, però, tutte le istituzioni finanziarie dovranno essere sottoposte a con­ trollo. Non ci sarebbe alcuna giustificazione per discriminare a danno delle banche. Se un tale controllo più esteso dovesse essere applicato, ciò dovrebbe avvenire mediante provvedimenti di legge (510). In casi di emergenza si dovrebbero avere, a prescindere dai controlli non mo­ netari, un controllo diretto degli impieghi bancari, mediante la fissa­ zione di un rapporto impieghi-depositi (527), un controllo del credito al consumo e un controllo delle emissioni di valori mobiliari. Il Comitato assume una posizione critica, netta, se pure soltanto im­ plicita, anche nei confronti della Banca d’ Inghilterra (15). Esso os­ serva che le autorità responsabili prendono le loro decisioni su pro­ blemi di vitale importanza — come il consolidamento del debito pub­ blico, il controllo del credito, ecc. (per es. 546) — in base ad

impres-(14) Tutto questo è in armonia con la comprensibile avversione del Comi­ tato circa l ’atteggiamento di « neutralità » che la Banca d’Inghilterra segue in materia di controllo monetario (772). Siffatta regolamentazione aiuterebbe certamente le banche nei loro rapporti con la clientela.

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sioni e che non compiono nessuna analisi scientifica e dettagliata delle loro azioni e dei risultati ottenuti (16).

4. La gestione del debito pubblico.

Non sono necessarie molte parole per riportare il punto di vista del Comitato sulla gestione del debito pubblico.

La mistica monetaria del governo e il desiderio di impedire le spese « stravaganti » hanno provocato in questo campo risultati sili quali ci sarebbe molto da obbiettare se non fosse che la Banca d’ Inghilterra agisce per motivi ancor meno scusabili. Innanzitutto le autorità locali sono state costrette a far ricorso al mercato per la loro provvista di fondi invece di ottenere aiuto dal Pubblio Works Loan Board (cioè per mezzo del Tesoro) (94 e 59).

Altri tentativi sono stati fatti e tuttora si fanno per eliminare le imprese nazionalizzate dalla parte movimento di capitali (« below thè line ») del bilancio statale. Un certo numero di persone ha spe­ rato che così facendo in un modo o nell’ altro le industrie nazionaliz­ zate sarebbero soggette « alla disciplina del mercato » il che nel caso specifico non ha nessun significato. La decisione di adeguare gli in­ vestimenti dipende dal governo ; il programma delle industrie na­ zionalizzate è stato di regola il primo a soffrire per i tagli nelle spese di investimento. Sovente, in fatto, tali imprese sono state sacri ficaie non per ragioni inerenti ai programmi stessi, ma perchè la decurtazione della spesa poteva essere più facilmente imposta ad esse che non alle imprese private.

Il Comitato discute e non accetta questa impostazione di fedeltà ad oltranza all’idea di « meccanismo dei prezzi » (593/4). Esso mostra in modo convincente che dal punto di vista economico non ha impor­ tanza chi prende a prestito : lo stato, gli enti locali o le imprese. Tentando di collocare titoli che non rispondono alla domanda di li­ quidità del pubblico non si può far altro che danno. La decisione su quanto investire e su chi deve investire deve essere presa delibe­ ratamente. Il Governo non può sottrarsi a ciò, e una volta deciso il

metodo dì prestito, deve adattarsi alla situazione di mercato, e non

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a mi predeterminato pregiudizio. Il Comitato respinge la pericolosa proposta clie i titoli pubblici siano ancorati a un indice che ne garan­ tisca il valore ; ciò non farebbe altro che acuire il disagio, rafforzando le aspettative di un’ ulteriore inflazione (575).

Se si considerano l’ incoraggiamento che la Banca d’ Inghilterra dà al Sindacato di sconto e alla sua tattica (166/7 e 170) e le loro con­ seguenze sul costo della finanza statale (588/90) non si può fare a meno di giungere alla spiacevole conclusione che la politica ufficiale tende a favorire i guadagni degli ambienti finanziari a spese dei bi­ lanci pubblici e di un equilibrato sistema di priorità sociali. Nello stesso tempo, il metodo seguito per la gestione del debito pubblico ha contribuito a rallentare lo sviluppo economico.

Tuttavia, è caratteristico che il Comitato si sia astenuto dal compiere indagini sui margini di profitto delle banche e delle altre istituzioni finanziarie (168). Esso si è accontentato dell’assicurazione che ogni guadagno eccessivo da parte del mercato dello sconto sarebbe eliminato dalle banche. Se l’ intero settore finanziario non sia in­ debitamente costoso per il paese è una questione che deve ancora essere esaminata dal prossimo Comitato. L’attuale non l’ha fatto.

5. La posizione di Londra e lo sviluppo economico dell'Inghilterra. Siamo così giunti all’ ultimo, ma forse più importante argomento di questa parte del rapporto : l’analisi dell’ importanza per la Gran Bretagna di Londra, quale centro finanziario mondiale, della sterlina come moneta internazionale. È caratteristico il modo con cui il rap­ porto tratta questo problema fondamentale della politica inglese. Sulle analisi che vi appaiono, sulle dichiarazioni e i suggerimenti formulati non vi è nulla da eccepire. Ancora una volta, il comitato ha reso un servizio esemplare. Ma è parimenti vero che esso ha, anche a questo riguardo, eluso la maggior parte dei problemi più importanti, in par­ ticolare il problema della convertibilità (17).

Il Comitato non ha ritenuto neppure necessario analizzare il significato dei mutamenti avvenuti nell’area della sterlina fin da prima della guerra e le loro conseguenze sulla posizione internazio­ nale della Gran Bretagna. Esso accetta quello che è come è, senza discussione. Mentre esclude l’ abbandono dell’ area della sterlina nella

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sua forma attuale, il Comitato non considera l’argomento contro di lesa che in questi ultimi tempi e diventato di moda. Il Comitato è favorevole. Esso propende a una illimitata esportazione di capitali verso i paesi dell’ area senza indagare come i capitali sono impiegati e se ciò rafforzi veramente la posizione della Gran Bretagna (740). Ora le esportazioni di capitali in questo dopoguerra, come tutti ben sanno, hanno fatto poco « per legare in mutua dipendenza le economie del Kegno Unito e quelle dei maggiori paesi produttori di materie prime ». Il finanziamento indiscriminato neirambito del Common wealth di industrie concorrenti, che è stato incoraggiato moltissimo dal bilancio 1958 e dalFesenzione dalla tassazione inglese sui profitti non distribuiti concessa alle imprese con sede all’ estero deve sminuire la capacità competitiva della Gran Bretagna. D’ altra parte, il Co­ mitato dimostra che gli accorgimenti ecquilibristici dei cambi flut­ tuanti e del sostegno del cambio a termine della sterlina allo scopo di attrarre fondi a Londra, non possono funzionare nelle circostanze in cui sono necessari e, viceversa, non sono necessari nelle circostanze in cui potrebbero funzionare (707). Il saggio ufficiale di sconto non at­ trarrà, all’inizio, capitali esteri anche se i cambi a termine sono so­ stenuti. In fatto, questi lo sono stati dal 1951 in poi (706). Circa i cambi fluttuanti, il rapporto accetta l’argomento che Sir Donald Macdougall e io abbiamo prospettato da anni (719-722). Un aggiusta­ mento del cambio una tantum potrebbe essere necessario. Quello che non è consentito è di dipendere dai cambi fluttuanti o da ripetute sva­ lutazioni per raddrizzare un deficit cronico nella bilancia dei paga­ menti (ad es. un deficit dovuto all’insufficienza d’ investimenti e di aumento della produttività rispetto alla domanda salariale).

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In queste condizioni ci si attenderebbe che il Comitato avesse un atteggiamento critico circa la smobilitazione dei controlli e l’in­ troduzione della convertibilità. Nulla di tutto questo. Sebbene si mo­ stri propenso a mantenere il controllo sui movimenti di capitale, il comitato è scettico sulla sua efficacia ma non ha discusso la ragione più importante perchè tale controllo non funziona, e cioè la man­ canza di volontà da parte della Canea d’ Inghilterra di applicare il

controllo stesso. Siepman, un ex-amministratore della Banca, ha ap­ pena chiarito — scrivendo come « portavoce non ufficiale » sul « Ti­ mes » del 31 agosto 1959 — che egli fu 1’ « iniziatore » della fase che definì il controllo dei cambi come « inutile e dannoso » e che fu sor­ preso della « stupefacente docilità » con cui il pubblico si prestò all’ obbedienza della legge. Se i poliziotti avessero lo stesso atteggia­ mento nei confronti dei ladri ci sarebbe scarsa sicurezza per la pro­ prietà. Ma se i poliziotti palesassero tale inclinazione sarebbero puniti.

Se si considera il fatto sensazionale (264) che gli inglesi pos­ sedevano un grosso fondo di titoli stilati in dollari (18) (a parte quelli posseduti dallo stato, che forse ammontavano a 1.000-1.100 milioni di dollari, vi sono circa 4000 milioni di dollari posseduti da privati), sembra ancor più difficile spiegarsi le misure dettate dal pa­ nico prese nel 1954 (e nel 1957). Il riferimento ad « oscillazioni di 100 milioni di sterline o più » nella bilancia dei pagamenti sembra del tutto non convincente se viene raffrontato con riserve valutarie dell’ordine di grandezza sopra accennato. Questa riluttanza (incom­ prensibile sotto un governo laburista, ammesso che esso fosse infor­ mato della vera situazione) a dichiarare che queste riserve sarebbero state usate in caso di necessità (e in realtà si ebbe l’ evidente tolle­ ranza di ulteriori fughe di capitali) fu la causa delle difficoltà.

Il Comitato ammette (par. 402 e segg.) che la situazione inter­ nazionale più di quella interna, e specialmente l’ opinione dei paesi oltremare, è stata la causa delle misure restrittive le quali hanno avuto effetti negativi sullo sviluppo economico del paese. Sfortuna­ tamente in questo rapporto non si arriva alla logica conclusione che occorre provvedere per sollevare il paese da questo incubo e non si analizza come tale risultato potrebbe essere ottenuto.

Il Comitato è favorevole anche a controlli sulle importazioni, sebbene quando considera i loro effetti esso cade nell’abituale errore

(18) Senza contare gli investimenti semi-legali e quelli diretti.

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