• Non ci sono risultati.

Dia SULLE. & T tqlttà DI SICILIA D A. É3. Domenico 33eueòeUopZiavma GASSINESE. $ % # <9 $ NELLA TIPOGRAFIA UI BARNABA CONS 1839, Digitized by Google

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "Dia SULLE. & T tqlttà DI SICILIA D A. É3. Domenico 33eueòeUopZiavma GASSINESE. $ % # <9 $ NELLA TIPOGRAFIA UI BARNABA CONS 1839, Digitized by Google"

Copied!
30
0
0

Testo completo

(1)

Dia

SULLE

& ® T tQltTÀ

DI SICILIA

D A

É3. Domenico 33 eueòeUopZiavma GASSINESE.

$ % #

<9

$ ®

NELLA

TIPOGRAFIAUI BARNABA CONS

1839,

DigitizedbyGoogle

(2)

Estrattodal Progressodelle

Scienze

, Lettere

ed

ArtiJVum.4 2«

Dii le

(3)

SEGESTA

e

SÈLINUNTE.

Da

più

tempo

io

me

ne stava nel

mio

anti-

co

abituro.Già^finivail

mese

diOttobre,

ed

ilfreddoeccessivo

mi

toglievaogni pensierodi percorrerela

montuosa

Sicilia; che su’

monti

all’intempestivofioccardellenevi perdutas’era lavistadelverdegrazioso

dono

dell’

Autunno,

ene’

campi

ifioriel’erbettevedutis’eran

mo-

rirealsoffiode’ gelidiventi.

E come

naturai cosaellaè,che allorquandola

bruma

infierisce sicorraalcalor delle

brade

dianziallequali

o

aigiornitrascorsisipensi, ovelavitaè stata ancora più dolce,

o

qualche augurio si faccia di

un

piùlietoavvenire, cosinoi rannodati a corona

lamentavamo

igiornitrascorsi di Otto- bre,ove talunide’nostriamicisotto

un

cielo ridente, edaffidatiàpiùsanoconsiglio,anda- tieranoacontemplare gli avanzi diSegesta.

L’ esempiodicostoro unito algiovaniletalen- to

, edaldesiderio di vedercose

nuove

,de- terminarcifaceva a seguirlipoco curandocidel-

*

(4)

4

lafierezzailiquellastagione.

Ma

ilcicloqua- sicché presagosifossede’ nostrivoti

,la

mat-

tinadelcinque

Novembre,

giornodestinato al- lanostra partenza,deposte lecaniziedellIn- verno,insembianza mostrossi di

amena

Pri- mavera.Così alfavoredell1aereamica

,prepa- rati infrettaibagagli, dato

un

addioagli

ami-

ci,cposcia

un

secondoall1abbandonatovillag- gio,lietici

mettemmo

in via. IlSole

comin-

ciavaa tramontare,enoi

camminavamo

verso

il Borgelto piccolovillaggioin

mezzo

agliorro- ridierticiglioni, e dispaventevole vallala.

Quelluogo vienchiamatolaValledi

Simone.

L

1affannaloagricoltore

non

bagnò

giammai

del suo sudorequellesterilibalze, lagentilePri-

mavera mai

loadornòcollavaghezzadi

un

fio- re

,edillieto

Autunno non

vide ivi

giammai un

solfrutto.

Ma

osiachein veritàquestotrat- to

non

èmolto lungo

, o cheinostrianimali compresi

da

paurasifosseroaffrettati

ad

uscir- ne

,ilvallonecirestavain

un

subito alle spal- le,edin

cambio

ci.siappresentavanodellecoi- linelte ornatedi alberiposte a signoreggiareva- stissimo

campo

,alcui pièdistendesi ilGolfo diCastellammare. IlSolegiàsituffavanel

ma-

re

;isuoi raggiestremi parteripercossi sull1on- devi

formavano

dell' effigiecapovolte,e parte tingeanodel piùgaioginabroil

lembo

delleneb-

DigitizedbyGoogle

(5)

5 bie-, chesi affollavanosull’orizonteachiude- reilvarcoa quell’Astro,edarluogoallanot- terugiadosa, chea

mino

ainano coprivala voltadelcielo colsuo

manto

stellato.

Àncora un

fugacesplendoreradeva lepiù alte

cime

de- glialberi, econtrastavavalidamentecoll’

ombre

sottoposte. Al riflessodellaluceincerta e

mo-

rente poteansi scorgere tramischiatiai fronzu- tioliveticasine

, villaggi

, e ciltadi. Ivario- pinti augellettisi taceano, c invece la

Rana

importuna,ed il

Gufo

malinconico sorgeanoa maledire ilgiorno.

Un non

so chedipatetico dolce e

commovente

allorainnoisidestò.Nes- suno osò per alcuniistantiprofferire parola,

ma

poilabellezzadiquella scena, laserenitàdi quella nottenel

mese

di

Novembre

,lagaiezza di

un

lucidogiorno

messo

alpiragone di

una

notte chiara,etranquilla, lavistaridentede’

prati smaltatidifiori al mattino contrapposta all’

ombre

incerteespaventevolidellasera, ci trattennero

buona

pezza sinoal prossimo vil- laggio.Ivil’Arciprete del luogo,

uomo umanis-

simoe molto st^mitodagliabitanti po’suoi

mo-

difaciliemansueti,cidièalbergoper quella notte, finche

comparsa

sull’orizzonte la

mat-

tutina aurora

fummo

con

rammarico

obbligati a lasciare illetto. Allorai villaggi chemostrali

s’eran lasera confusia’grevi vapori

,

vecleansi

DigitizedbyGoogle

(6)

6

orgogliosispezzarelegrandiringhieredialberi di cheèriccaquellapianura. Montatiacaval- lo

cominciammo

ascorrerelastrada diParte- nico, cheè distante

un

miglio appena dal

Bor-

getto.

Era

bello vedereivigneti,che fannolie- ta quellacontrada,giàviciniaseccarsi, fare graziosamostradisecollefoglieortinte

da un

giallodorato,

ed

or macchiate da

un

rossosan- guigno. Privioramaide1lorograppoli,che1’a- vida

mano

delcolonoloroavea furatoafarne loscempio più crudo, e provvedere di vini squisiti

non

soloilvicinopaese,

ma

ancora

Pa-

lermo

,chede’vinidiquellecontradesi prov- vedeingran parte;

Le

vitiin que’luoghi

non

sisollevanoinalto

,

siavviticchianoagli al- beri circostanti,

com’

ècostumea coltivarlenel mezzogiornod’ Italia,

ma

affidatesolamente a piccolacanna,sonoin

Gennaio

spogliate de’ lo- rotralci

,de1qualiappena

uno

o

due

1’esperto coltivatore

ne

lascia, tagliandoliapochi

palmi

da terra;cosiquellapianta

non avendo

achi versareisuoi

umori

, ècostrettaoffrireaquei pochistelituttociòcheleradici

han

succhia- to,eproduce asuo

tempo

quell’uvadi cuiil liquoreèintutta

Europa

pregiato per la sua dolcezzaelasuagagliardia.

A

quelpaese

una

granroccasovrasta, oadirmeglio

un

picco- lo collecoperto quasi perinterodifichid’In-

DigitizedbyGoogle

(7)

»

dia(Cactus opuntia)dicuiilfrutto altra vol- tastimatoignobile, oggimoltosiapprezza qua- siin tuttiSicilia,edalbassopopolo, che di essoingranpartesinutrenell1

Autunno,

e

da

ognialtiapersonapelsuo gusto,elesue qua- litàmedicinali. Sel'industriaancor meglio co- nosciuta fosseinSicilia,sipotrebbeda questa piantatrarnevantaggiograndissimo

, eperchè

ne

1luoghisassosi,dichequell’ Isolaabbonda, ove ognialtrapianta,osi

muore

,o vive

con

istento, essavicrescerigogliosa

; eperchèè già noto abbastanza

come Antonino Fumari

Sici- lianohaconfacile

metodo

estratto lozucche- ro dalflutto diquestapianta,ilqualese sia- vcssearidurreallaperfezione diquello della

Canna

,edellaBarbabietola,

non

poco vantag- gio sene potrebberitrarre.

Ma

iprogressisontar- diinSicilia

: pureèa sperarechelapresente generazioneseguendoiprogressidel secolo

XIX

dicotaleutilissimainvenzioneabbiasi agiova- re. LasciatoallespallePartenicociavvicinam-

mo ad Alcamo

città diorigineSaracena, già patriadiGiuliod'

Alcamo,

cheil

primo

tragli Italianicantòsullacedravolgare. I

campi

ta- gliatidallastradaove noi

camminavamo

sono ingran parte coperti di ulividigrandissimalito- te

,e dimoltoinvecchiati,che il volgochia-

ma

Saracencschi,chesi crede,coni' èprobabi-

DigitizedbyGoogte

(8)

f

le, chesianostatipiantatida’Saraceni. Sopra ciò io

mi

facevaallora aconsiderare

,cheiSa-

raceni

non

furonode"popoli cosàbarbari,

come

il volgoatortocrede; poiché mentre1’

Euro-

pa involtaera nelletenebre dell’ignoranza,essi popolavano leregioni, fabbricavanoCittà,fe-

condavano

i

campi

;nò lelettere loroeranoi-

gnote,comc

loaddimostranoilorocodici;co- noscevanoleartiliberali , e conparticolarità 1’incisionee1’architettura

,che pressodiloro

non

eranoprividi merito. CosiSicilia,

abben- chè

schiavaedabbietta onorevole postooccupa- vane'fastidell’Europa. In

Alcamo

siattiròla nostraattenzione

un

dipinto delNovelli nella ChiesadelPurgatorio, rappresentante 1’incru- entoSacrificio colle

anime

del Purgatorio; e

come

nientealtropotevameritarelanostraat- tenzione

,cosirimontatia cavallo,riprendem-

mo

altra voltala strada.Calatafimi

non

eralon- tano, enoiper accorciareil

cammino

, pren-

demmo

laviadell’erta. Calatafimièpostasu

1’alturadi

un monte

, edè

dominata

d’antico castello,chelasciasi vederea grandistanza.Al- lorché ilviaggiatore

cammina

ancoraperlapri-

ma

voltinella pianurasottoposta, tutt'altro

può immaginare,

fuorchéquella stradadovràivicon- durlo, ovetroverà una

numerosa

popolazione.

Ilsuo

nome dà

abbastanzaadivedere ,

come

DigitizedbyGoogle

(9)

9

anch’essatraeorigineda’Saraceni,benchéaltri lavoglia fardiscenderedall’anticaAcesta,

o almeno

sulle rovinediessafabbricata. All’en- traredell»terra, gliabitatoriciguardavano

con

occhio (Rammirazione,

come

accadersuole ne’

picciolivillaggi

,ovetutto

muove

a curiositàe ameraviglia.

Ma

adirveroilnostrosembian- teavea anche qualchecosadistranoacagione de’vecchitabarri

,de’ quali

eravamo

imbacucca- ti. Giunti all’albergoaddimostratocidalla

uma-

nitàde’paesanichefacilisiporgonoa forestie- ri,ci

adaggiammo

alla meglioin

due

cameret- te.

E non

trovandoivi

come

ingannareil

tem- po

,ci

sedemmo

adascoltar

un

facetoracconto

da

talunodellanostracompagniaa guisa difan- ciulli, allorchéappoggiati alleginocchia della loro

madre

stanno

ad

udirelabattagliade’Ti- tani, olapresadel vellodioro, ogl’incan- tidi Circeall’arrivode’compagnidi Ulisse,che quella intesaalsuo lavoro valoro lentamente narrando.

La

nottes’innoltrava a granpassi.

Una

cenafrugale equale potevasi aspettare in quelluogofuapparecchiata confretta, csubito

dopo

ci

andammo

a coricare.

Uno

de’

compagni

che

meco

restònellastanza,appena posatala testasull’origliere, cominciòarussarein

ma-

niera,die sarebbestatocapace disvegliarelo istesso

Endimione. A me non

fu possibilequel-

li

DigitizedbyGoogle

(10)

IO

Janotteprendersonno, cos'i appenasulmatti-

no

l’orologio

Comunale

aveafattasentire1’ora

duodecima

,iosaltavafuribondo dallettoecor- reva asvegliare glialtri. Era quelloil

momento

in cuinoi

dovevamo

partireperSegesta.Ilde- sideriodivedere stimolava,fortementegli

animi de

1cavalieri

,cosilevettureed ogni cosa fu in brevedisbrigata.

Due

giovanidelpaese furon fattiandareavanti. Sulprincipio del

cammino

cisi offri

un

diruposelciatotuttopienodifan-

go

,interrotto

da

picciolefosseepassaggi diac-

qua

trabboccalinellastrada. Glianimali

anda- vano

lentamente, econ paura

misurando

ogni passo.

Noi

trascorrevamo

con

silenzioque’luo- ghimalinconici.Solamente

dopo

qualchetratto, io

domandai

ad

una

delleguideselastradaera tutta cosi.

»

Non

signore,

mi

rispose,indi

»a

poco

verrà

buona

strada. »

Iostavain forse se

dovea

crederlo;

ma dopo

breviistanti, argentinoruscelletto

,chepartivaatraverso la strada, mettevalineaquella tristadiscesa.

Ve-

niaallora enoi

un pò

asinistra piccolacolli- netta, tagliataleggiadramente aperpendicolo, ricopertadigranfestoni di edera,diselvaticiar- busti egrossicespugli.

A

quelladellesueestre- mità che guarda1’oriente,staa cavaliere

una

gran rocca similmente adornadi arbusti ecespu- gli,dietrolaqualesidistendealtrapiccola col-

DigitizedbyGoogle

(11)

II lina.

Guardando

tra

mezzo

allarocca

ed

alla collina, chelerestadietro, iovidi la

prima

voltaa gran distanzail

tempio

, che graziosa-

mente

coronaval’estremitàdi

un

piccolocolle.

Un

gridodigioiausciinvolontariodal

mio

pet- to,e

chiamò

asel

1attenzionedi tuttii

com-

pagni, iqualicosividero auch’essiilpiùbel- lo

monumento

dell’arte

,

dominare

que’

campi,

che natura avea alarga

mano

ripieni de’suoi doni.

Non

si tostoiltempiosieratolto aino- strisguardi,checisipresentava

uno

spettacolo ancora piùgaio.

Noi entravamo

in

un

boschet- todiulivi

, che

gemevano

sottoilpeso delle lorofrutta.Delleficaie,de’mandorli, ede’no- cine rendeano piùsvariato l’aspetto.

Le

loro ra- dicierano coperte difiori, chevi

formavano

de’mollitappeti,egliuccellischerzavano in silenziosu’lororami. De’ruscellettiildividea-

no

inpiù particolleloroacque chiare

come un

cristallo.IlSolecominciavaa tingere coliefiam-

me

de’ suoiignivomicavalli1’orizzonte,e

do-

ravaleestremitàdellecolline.

Un’

aura placida etranquillaportava anoi 1’odorediqueipra- tifiorenti,insiemecoldolce

mormorio

deglial- beri, aiqualiagitava vezzosamentele chiome.

A me

parvealloraesseretrasportatone’favolosi

campi

Elisi,ove da’ poetilavirtù sicrcdeari-

munerata

colla piùpura voluttà.

Ma

quel trat-

*

DigitizedbyGoogle

(12)

12

tofubrevissimoeseguito di

un

tostoda

un mon-

tepienod’ ispidebalze, ecaricod’incoltegine- stre. Iltempio cominciava a ricomparire

,

ed

ilcustodevagiva in

un

colle vicino.

Una

delle nostreguideil

conobbe

echiamolloadaltavo- ce.Questisidiedetosto

ad una

corsaprecipi- tosaper raggiungerci,e ne avevaragione;che

da

essadipendeala mancia diquella giornata.

Dopo

cheil tempio è stato disotterato ,

una

inferriataneproibiscel’ingresso,ed

un

custode, alqualeèstata ivi

non

lungierettapiccolaca- sa,dà 1’aditoagliammiratori.Sorgequell’

am-

mirabilelavorodell’ arte soprapicciolocolle a

man

sinistradell’anticaEgesta,epropriamen- tealpièdelcosàdetto

Monte

Varvaro,sulcui dorsosi osservanoancoradispersi a brani gli avanzidiquellacittà. Il suo prospetto prin- cipale

è

rivoltoall’oriente, ciocché noicono-

scemmo

facilmente, poichéilSolecicolpiva

allespalle. Ilperistilioèformato

da 36

colon-

ne

senza scanalatura, dellequali sei

formano

ilprospettoanteriore,seiilposteriore,equat- tordici

comprese

leangolari,restanoin

ognuno

de’latipiù lunghi; cosiiltempio apparteneva aquelgenere, chei Greci

chiamavano

exasti- lo-periptero.

Gran basamento

divisoinquattro gradinièdisostegnoalle colonne compostecia- scuna

da

ioa 12pezziditufocalcare.Ilca-

Diqjzoobv(^OOgle

(13)

i3 pittilosemplice,

ma

maestroconi’erano tutte leopere

Greche

,sorreggegrandearchitraveco- ronatodigocciole,sullequaliposa

un

listello, chesostieneilgran fregio adorno ditriglisie

metope

piane.

Una

corniceche sporgecongra- vitàe maestrevolmente profilata corona1’inte- roedificio. Iltempio

non

fu

mai

finito

,anzi

nientealtrofuoridiciòcheoggisivede,e ciré noi

abbiamo

descritto

non

fu

mai

inpiedi.

Di

questocirendecerti

una

quantitàdi

bugne

rusti- che che oggettano in

mezzo

a’massiparallele- pipedi,

onde

son formatiigradinilasciatipro- babilmentea

comodo

de’maestriperpoterli

me-

gliomaneggiare, che poi

doveano

esser tolte al- lafinedell’opera , cil

non

osservarsinessun vestigio della cella

,

come

purela

mancanza

su

1’architravede’buchi che

dovevano

raccòrròle travi. Io intanto

dopo

diaver esaminata ogni cosa,ponevainoperala

mia

coniaa misura- relesingolepartideltempio. Trovai 1intera sualunghezza, compresii gradini, palmi 237.

5., tolti iqualirestail

vano

che chiudeilco- lonnato palmi220. 3.g. Ildiametro diogni colonnaèpalmi 7.3. g.,e lasuaaltezzacol capitellopalmi

25

. 11. L’architravee lacor- nice

non

le poteimisurare. Gli intercolonni,

come

ne provaidiversi

, litrovaidi palmig.

7.all’infuori degliangolarieli

1 erano

un poco

DigitizedbyGoogle

(14)

*4

di

meno. Da prima

iopensava checiò fosse

un

fallodegliartefici

,

ma

indi

mi

ricordai, che questoera

un

costume pressoiGreci per

com-

partirenegliangoli conesattezzale

metope ed

itriglifisuperiori.

La

grandiositàelarobustez- zadiquelloedificioavevanoarrecatagrande

me-

ravigliaed

ammirazione

in

me

ene’miei

com-

pagniugualmente;

ma

lamisuraa cuiioera intento,loro

poco premeva

; cos'isedutisopra

uno

de’gradiniimbanditaavevano

una mensa

campereccia, alla qualeil

muschio

dellaterra serviva ditovaglia.Io

mi

destavaalfragorede’

brindisiche

accompagnavano

icoronatibicchie- ri. GliDei tutelaridel

tempio

, 1’architetto, ifabbricatori, eleninfedell’acquetermali,

che

diviseitipiùrami,adornanolasottopostapia- .

nura,venivano successivamente onoraticolpre- ziosoliquore.

Per

pericolodirestar digiuno, io

mandava

inmaloral’architrave, lecolonne, igradini

,

non

cheiGreciegliDeiprotettori, e correvaa

mescermi

algiolitodiquei

momen-

ti;e giàl’estremode’nostribrindisiconsacra- vasiatalunode’ nostri confratellirimastoa

ram-

maricarsiallacittà. 11Solesiavanzavaa gran passi,e ancoracierad’

uopo

vederegliavan- zidelTeatro Egestano. Lasciatoiltempio co- làci

avviammo.

Mentre noi salivamola colli- netta,alcuidorso è questo appoggiato, appa-

DigitizedbyGoogle

(15)

i5 rivanodi

quando

in

quando

avanzidi antiche muraglie:miseriavanzi! testimoniinfelicidel- levicessitudinidelle

umane

generazioni!

Monu- mento

esecrabile dell’ira forsennatade’ vincito- ri.Egestaerastata la

prima

voltafabbricata

da Enea

ad Egesto,ederacresciutaatemuta re- pubblica. Posciacolvolgerdegliannisuperata inbattagliada’ Sclinuntini,imploròl’aiuto de’

Cartaginesi.Questisi valserodisiffattaconfede- razione,

non

chedellediscordie,cheallora la- ceravanSicilia, adistruggerepriaSelinunte, e rendersipasciàpadronidellastessaEgesta.

Più

di

una

voltascosseella ilgiogodiservitù, e piùdi

una

voltaricaddeinpoterede’Cartagi- nesi finchenell’annoII.dell’Olimpiade

CXXIX.

sottoi Consoli

M.

Ottacilio, e

M.

Valerio si diòspontaneamente a’

Romani

, da’ quali fu annoveratatra lecinquecittà

,acui conceduti

vennero

iprivilegidell’

immunità,

e.dellali- bertà, acagionedell’ origine

comune

che

Roma ed

Egesta traevanodalfigliuolodiAnchise. Es- sadurò sinoaitempide’

Normanni,

ecessò nel secolo

XI.

Al presente

non

sone

vedono

che

una

quantità dipietremessesossopra, delle

mu-

radimezzate, epochi avanzi diqualche ci- sterna. Fra quei frantumiio

mi

volsi invanoa cercareiltempio,ovealtra voltariposòil fa-

moso

simulacrodiDiana

, che per lasuave-

DigitizedbyGoogle

(16)

i6

nustàfula

prima

volta rapito da’ Cartaginesi al- loravincitoridiEgestanella

prima

guerra

Pu-

nica;eposcia

nuovamente

,

dopo

che Scipione debellataCartagine

,ridonatoloaveaagliEge- stani

,tratto

venne

avivaforza

da

C. Verrea’

confinidelterritorio,

dove

fuassociatoda’

com-

pianti delle

matrone

edellevergini, che nel darle1’ultimo addio

,

1’unserod’unguenti,elo

profumarono

diodoried’ incensi, coprendolo dicoroneedifiori.

La

graziosaelevazione di quelpoggio

,

donde

1’occhiosiperde

da una

partein

una immensa

giogaiadi

monti

maesto- samente ondeggiante,edall'altranellavastitàdi

un mare

azzurro

come

ilCielo,

non

è perl'an- ziosoviaggiatore,che

un

oggetto diduoloedi rabbia.IlTeatroèpostoalSettentrionedi essa, e propriamente

da

quella parte, che guarda il golfo diCastellammare,nelcuicentroera al- travoltal’

Emporio

diEgesta quattro miglia di- stantedallacittà

, edoggisiosservail

Comu- ne

di Castellammare. Esso teatro

non

è

molto

grande

,

ma

da pregiare perlasua

buona

con- servazione.

Non

sitosto ivi arrivati

salimmo

al- lapartedi sopra

,ed

obbligammo

il nostrofa- miliare a recitare

una

qualche cosa dalla sce- na;everamente

benché

la fabbrica

non

siaog- giintera

, tuttavolta lavoce

rimbomba

ancora benissimo.Ioallorametteva

nuovamente

inope-

DigitizedbyGoogle

(17)

*7 rala

mia

misura

,c cavavala pianta diquello edeficio.

La

cavea

come

purel’intiero teatroha la

forma

di

un

semicerchio,dicui gliestremi prolungansialquantoinlineerette,parallele fra loro. Ilsuo

lembo

semicircolareè cintopertut- ta lalunghezza

da uno

scalino,sopradelquale siergono

20

ordinidisedilidisposti l’

uno

sul- 1’altrocon

uno

sfondodipalmi 2. ii.

Funo.

Ilpiùaltodiessièfornito di

una

spalliera , circostanzasingolarissima,evienseguitodall’u- nicaprecinzione,chesi osserva inquel teatro.

Indisovrasta

un

secondo ordinedi gradini, dei qualiil

numero non

lopoteiravvisare peres- sereinteramentesconcertatie dirupati, ilpiù Lasso però

,ossiaquelloche

communica imme-

diatamentecolla precinzione, èalto palmi6.

circa, rialzonecessario allavisuale , calcolata lalarghezza della precinzione inpalmi 9.8.

Che

laparte delteatro, laqualeèsituataso- pralaprecinzionesiacrollata , e conservatasi quelladisotto

non

èmaraviglia;poiché questa insiemecollaprecinzioneèfondata quasi perin- terosullarocca.Nellaprecinzione sboccano

due

vomitori,i(piali partisconoilsemicerchio del secondo ordinede’ sediliintrecunei

molto

di- suguali. L’irregolare posizionede’vomitori fa vedereeli’essifuronoapertiinqueipunti,ove corrispondeanolestradedellacittà,acciò leper_

DigitizedbyGoogle

(18)

i8

sonesi potessero

comodamente

introdurrenella precinzione,odilà ripartirsiintuttoilteatro per

mezzo

dellescalee.Diesse scaleeve ne

han- no

seiposte

ad

ugualidistanze, edaguisadi raggi, che partano dal centrodellacavea.

In una

scalea contiti

38

gradini dalla cavea alla precinzione; aldilà

non

fupiù possibile. Il teatroèpoisituatoinmaniera, che volta le spalleallacittà,elaprecinzioneèalivellodi quella; cosàicittadinidallelorocase

non

po- teano vederne cheil

muro

delsecondo ordine de’ gradini. Iviappunto allorché noilovisitam-

mo

alcunilavoratorifuceanoaspese del

Gover- no

unaspeciedisteccatoper impedireiguasti delbestiame. Molte cosesullerovinediEgesta furono

da

noi

domandate

acostoro,

ma non

ci diederoaltrarispostafuoridi.

»Signore

non

»so.

L’ ingannerei

; queste

non

sono cose

»de’ nostritempi. »

Della scenaavanzano quasiperinterole

fondamenta

, che dibello

non

presentanoaltrofuoridi alcunipezzi nel-

1’estremitàdelprospetto,ovevedesiscolpitala

metà

inferioredi

due

satiri. Mentre ioancora

mi andava

spassandoconlamatitaecol

com-

passo,i miei

compagni

stavanoquàelàsdra- iatisu’dimezzati

muri

dellascena, ricontem- piando or laeleganza diquelloediiieio, or le

mie mute

operazioni, orrivolli alle spallela

DiflìizesLtoGapgk

(19)

*9

venturasvariatadella sottopostapianura,ol’az- zurrodorsodel

mare

smaltatodi stellea’

mobi-

liraggidelSole.Per

non

tediarli

mi

l’u

d’uopo

spacciarmi.

Noi

«calpestando ilamentevoli a- vanzidelle

Greche

arti apassolento,

come

co- lorodicuiipensierinell’abboniine vole succes- sionede’ secolis’eranfermati,

arrivammo

a piè dellacollina, einbreve

fummo

ricondotti alla città.

Li brama

diproseguirelastradaera al- lorainnoitemperata dallaincertezzadipotere ottenere

un comodo

alloggioiuS.demi

;poiché sidubitavase

una

prevenzionegià fattapel

Con-

ventodel

Carmine

fossearrivata,edialberghi,

Come

cidicevano,

non

cen’ erache

uno

e

mal-

concio.

Ma come

l’audaciaèla qualitàprinci- paledellagioventù

,cosisubitoche

montammo

acavallo,aquesto più

non

cisi pensò. Vita siincontrail

primo

a5. miglia

da

Calatafimi.

All’ingresso dellaterraavvi grande beveratoio unitoad

un

fonte ove attingono lecontadine.

Ivi

appunto

allorché noi

passavamo

affollate l’una sull’altra

ne

stavano molte di ognietà,contra- standosiilposto. All1inaspettatoarrivode’no- stri cavalligranparterallentaronodallacontesa percuriositàde’ forestieri.Ilnostrofamiliare in quelpuntocoltoilsegno, sgridò facetamente quelle donnicciuole

,

Che

sono questerisse?

Il

primo

luogoèdichièvenutalaprima;

non

DigitizedbyGoogle

(20)

20

viarrossite aJfarsentirea'passaggicrile vostre contese?Esse quasicolpiteda

un

fulmine,stet- terotutte

mute

etl immobili;unasolavecchia, checon

ambe

le

mani

tenevaunagrossabroc- ca, osòlevarelavoce.

» Signorsìcc

E ho

»detto abbastanza,haragionevostrasignoria»

— E

volevadiredipiù

,

ma

giànoicierava-

mo

innoltratidentroalpaese. Picciole case,

mi-

seria,sudiciume

, aspettitetriemalsani,stra-

de

strette ed oscure

,questoe

non

altroebbiio a vedereinquelpaese.Iviappunto ad

uno

del- la

compagnia

erasirottoilcuoiodellastaffa.

Ci avvicinammo

ad

un

maestro perfarlo cucire.Il cavalieremettendo

mano

alla sacca,cavòfuori

uno

scudo, ilmaestrochese

ne

accorse

,cuci- vaallegro

con un

occhioalcuoio,ed

un

altro alloscudo

, efinita1’operazionesteseallegra-

mente

la

mano

, cdilcavaliereporselasua , e.1.sciòcaderela

moneta, ma

invecedi

uno

scudoil maestrositrovò tra le

mani

piccola

moneta

di

rame

, cheildatore aveva

ad

arte nascostotra ledita. Quel povero

uomo

restò guardandosila

mano

;noi

aizzammo

icavalli tra lerisa

,e

riprendemmo

lastrada.

Come

potrò iooradescriverela varietà delleforme, che pre- sentaquella stradaamenissima, oraristretta elus- soreggiantedipiantevaghissime, cdorvastaetl incerta,compartitatra levallateedimonti.

Ve-

DigitizedbyGoogle

(21)

21 dutoavrestide’ picciolicolliquasiadarte

am-

massati1’unosull’altro,aventisullaschiena ta- pezzutadimolle verzura,deglialberituttoaf- fattosfrondatiequasiinariditi,tramistiall'uli-

vo

fronduto, edallaquercia carica di foglie gial- licci:e sulebalzemuscosepascolaresbranca- telecapresotto1’occhiodell’irsutopastoreim- mobilesulnodosobastone. Indiapoco profon- darsiunavalle,dicuinelsenoprofondoser- peggiavapiccolofiume cheora incontrandode’

sassi,gemeva conflebilefiotto,or

non

trovan-

do

piùillettosiprecipitava fischiando,cambia- to

F umor

trasparenteinbianchissimolatte.

La

Volpeveniaadissetarsicurvando lespalle ad ognipiù leggierotremoliodifronda,edilfiu-

me

quasischerzandosioccultava tra folti ro- veti

;poiricompariva tranquilloformandofan- gosa lacuna,ovelacannarigogliosacrescevaa farlebastia.Ilcalpestiode’ nostrianimaliscen- devagiùadecheggiareperquellavalle

; ein-

tanto

come

noiciavanzavamo,lecollinesia- privano mostrandode’fertilicampi, ovedisper- sepascolavano legiovenche. Ilpastoreall’an- sia di mugnerle sembrava affrettare co'voti l’imbruniredelgiornocadente. Involtetraalbe- riannosidisperselecasettede’contadinifuma- vano ancorbiancicanti

,e seduto sovraruvido sassoapièdicelsoramosostavailgiovanea-

DigitizedbyGoogle

(22)

22

gricola colla testa piegata sugli omeri

, e le

braccialanguideabbandonate. Trale

gambe

in- crocicchiateeraincustodiala marra ancorlor-

da

dell’

umida

gleba, e l’antico padre della vil- la senvenia lentamenteportando ilnoioso car- codegliannisullespallericurve.

E

imontisi

minoravano

all’orizzonte perdendositragliopa- chivapori.

Le

collineallorachiudevansi,

ed

ivi alHdatiallacura de’venti ipioppilanati ,

edi flessibilisalicisignoridell’oscura vallata ,

vedeansi quasidipinti,chegiàlaluce

morente

confondevaleombre. Nellastrada ovenoipas-

savamo

dall’unoe1’altrolatovegetavano

olmi

robusti,dicui lebraccia

ramose

giungevano a toccarsiavicenda.

Le

fogliegialliccio alsodio leggiero de’ zedìricadcano

morendo

sullenostre spalle.Da’spiragligiàapertisi tra’

rami

sfronda- ticompariva Salemifabbricata sull’altura di

un

colle. Io

non

avea

mai

veduto

telepiù ga- ie

,

piùdeliziosigiardini. Saleraior sii>er-

deva

divista,ed or ricompariva più

dappres-

so circondata

da monti

formatidi solfato di cal- ce(gesso), iquali

cominciando

da queicon- torni

,

camminano

al mezzogiornodellaSicilia, e neriempiono quasila terza parte.Questa Iso- labenchéfertilissima,

non

hache poche pianu- re,c solo ne’luoghiche

vanno

afinirecol

ma-

re; lagranparte

non

è che

un ammasso

di

DigitizedbyGoogle

(23)

23 monti,elicui quasiunterzo

, eprecisamente quellocheguardaTramontanaèformatodaroc- checalcaree

,unaltraquasiugualparte esposta aLevanteèper intero dibasaltic digraniti,ed ilresto disolfatodi calce.Noi eravamogiàvi- cinialle

mura

diSaiemi,quandoincontratial- cuniamici,lanuovacidiedero,chelalette- ra eraarrivataalCarmine,ove era apparecchia- to1albergo. Valse ciòadaccrescereinnoiil contentoche1’amenità diquelluogo ci avea fatto provare. Spronatiicavallientravamogià inSaiemi. Allora ilSoleveniva

meno

, edi

campiestesissimidominati daqueipaesesive- deano monchie confusi.L’altrogiorno noie- ravamoprontiallapartenza,etuttoeradispo- stoalsolitofuoridelcielo, incuiandeggiava-

no

dellenuvole,cheallababadiunvento fred- do ed importuno,trattotrattocioccult.vanoil Sole.

Arrivammo

aCastelvetrano

,paeseampio eben provveduto nonpriadell'ore18.poiché lanostraguidapococonoscevalestrada;edil cielogiàcoperto dinebbie, versava qualche picciolabrina.Dilàdovevamoandareavedere lerocche diCusa,dondefupresalapietraclic serviallacostruzione de'tempi diSelinunte;

ma come

ilgiornosieraditroppo innoltrato, ci

avviammo

direttamente a Selinunte.La com- pagniasiattristavaditalisinistri. CosiFortu-

DigitizedbyGoogl

(24)

24

na

,checiavevamenatia

mano

infino aquel luogo,giàquasistancaci

abbandonava

,e noi

prevalevamo

qualchedisastro.

La

strada che porta a’Piiieri

(cosàchiamasicon

nome

vol- garegliavanzide’tempidiSelinunte,

non

che quellidiSegesta

),

non

ha niente chesiade-

gno

di essereriferito.

A

distanzaforse di

due

miglia

donde

questicominciansi a vedere

con

precisione,sientrain

un

bosco

,ilqualeva a finirecol

mare

che

lambe

alpièladistrutta cit- tà.Essoèformatodi arbusti divarianatura, chea guisadifoltemacchie vegetano confusa-

mente

, tra’quali ilsugheroe1’olivagno pri- meggiano,sparsicon molta parsimonia. Cosà quel territoriochea’giorni dell’ingrandimentodiSe- linunteoffrivaisuoi tesoriad aggevolareil

com-

merciodileicoll’Africavicina, oggi postaa terraquellacittà

, quasiscinto digramaglie

,

e

da

fortedolora compresso negasin1anco

un

solfrutto allostancopassaggiero: chetaleèil potere cheesercita1’

uomo

sopragl1esseritutti, che quasi

sempre

natura diquell1essere sovra-

no

allevicendes1inclina

,e

con

lui orlieta,e superba

,or tristae

grama

, orfiera, orvili- pesasimostra.

Gran tempo da

noisi

consumò

a passarequel bosco, edastento

fummo

alleore

20

.e

ì

delgiornosullerovinediSelinunte,le qualisigiaccionoinulte lapiùpartesovra vasta

jby

Di( Poesie

(25)

25 pianura quasi alivellodelmare, edilrestoso- vracollinapocoelevata. Lacittà era fabbri- cata nella pianura.

Una

Colonia diMegaresi 65oanni avantidell’Eravolgaresceltoavea quel luogo a fabbricarviper avereivantaggidelfa- cilecommerciarecoll’Africa

, allaquale èvi- cino; edesserealtresibagnato dal fiumeSeli- nos;secondoilcostumedegliantichipopoli

,

chetantoifiumicircostantistimavano, cheatti digrande superstizione,alororiguardo, edap- pressoaglistessifacevano.Allorché Serse inva-

selaGrecia

,SelinuntesicollegòaiCartagine- si,emosselearmi controImera. Improvvi- so accidentefesicheiSelinuntini fosseroca- gione dellamortediAmilcare.PosciaAnnibaie figliodiGuiscone, essendostatomandato con ioo.milauominiallaconquista dellaSiciliari- volseilprimopensicre aSelinunte per deside- rio divendicareAmilcaresuoAvolo,e

come

Selinunte eramalcustoditadallemura,nonpo- tèresistere,ecaddeildecimogiorno.Duròan- coramiseramenteperaltrii5o.anni, finchéal- lorquandoiCartaginesi sulfinire delle prima guerraPunica,obbligatifurono a cedereilloro territorioaiRomani, la devastarono. Tuttora quellerovinedestanolapiùglandecommisera- zione,che dellacittànientealtrosene vede, che unainfinitàdirottamisparsipe’campi,e

DigitizedbyGoogl

(26)

a6

gliavanziatterrati de’ tempi, cheil barbaro furorede’ vincitori

non

potèagevolmente rove- sciareperlagrandiositàde’massi diche eran formati. Talunisisonoavvisati,chequestiri- spettati (bill’antichità,

un

trcmuotone’

tempi

posterioriliabbiapostiaterra;bellainvenzio- ne,chebastala solavistaa smentire.

Tra

gli avanzi che giaccionosullapianurasiosservano quattrotempi interamenteatterrati, inclusiin

uno

spaziodi circa200. passi.

Tre

di essi so-

no

exastilo-periptero. Ilpiùpiccolo

ha

i3.co- lonnea’latimaggiori, ilperistiliolargo,ela Cellastrettissima, dicui nellaestrema parte scorgesi1Opistodomo.Ilsecondohai

4

colon-

ne

,e1’altro,che veramente èilpiù grande diqueiche sono inquesta parte della Città detta l’Acropoli,ne conta 19.Quest’ultimo è fondato sopra quattrogradini èfornito di

un

doppio Porticodallaparte di oriente, evi si possonodistinguereilPronao,la Cella,el’Opi- stodomo.

Tra

lesuerovine

,annisonosirin-

vennero letre

metope

, che attualmentede- corano laUniversità diPalermo. Esse

meto- pe

rappresentano. i.aErcole coi

due

fratelli Cercopi

, CanduleeAtlante. 2.a Perseo che ficcanellagola di

Medusa

1arpe donatagli

da

Mercurio. 3.

a

Una

quadriga.

La

rossezza del- lalorosculturaha datoacredere , che que-

(27)

27 stosiailtempio piùantico diSclinuntc.

Av-

vennepoiunquartomoltopiù piccolocon due solecolonne nel prospettosituatotraquest’ ul- timo e1’altro

, che ha i4.colonnealleale.

Dallevestigiasiosser\ aeh’essoeracoperto di stucchicoloratiadiversetinte.Glialtriavanzi,

cheivisiveggono,tra'qualiun pozzo ed una vastafabbricasemicircolare,non sonoapren- dersi inconsiderazione.

La

collinarestadivisa dall’Acropolidaunvallonenon moltoprofon- do, ovevannoaraccorsileacque paludose del- lapianuracircostante

, eh’ eranocagione una voltadi continuimorbiepidemicia’ Seiinuntini, e poscia raccoltedaEmpedocleinampiocana- le,dicuituttorasiosservanolevestigia, es- sendosi allontanatiimalori

,furono cagione di essersiallostessotributationoridivini.Salendo sopra diessarincontransigliavanzi dialtritre tempi

,de’ qualiduediregolaregrandezzasono exastilopcriptero,Vuno con i5.

,el’altrocon i4-colonneailatimaggiori

;ilterzo però,che conragione credesi destinato aGioveOlimpico, è vastissimo.Icilindridicheerano forniatele colonnediun diametrodiquasi i3.palmi,i vasticapitelli,esopratuttoigrandipezzi for- manti1’architravedellalunghezza di27 palmi circa

,fannopiura avederli. Nessun tempio dell’antichità era forsepiùgrande di questo,non

DigitizedbyGoogl

(28)

28

esclusoquellodiAgrigento,dicui imassinoti vantano certamentetalerobustezza.Essoera re- cinto

da

4^- colonne,cioè

,otto nel prospetto anteriore,ottonel posteriore, c diciassettein ciascunode’latimaggiori,e decoratoeradippiù da doppioporticonelprospetto. Moltecolonne sono ancora inpiedi,

ma

dimezzate:intera

non

cene ha die

una

, laqualehal’altezza,senza

ilcapitello

,dipalmi Siciliani62.6., e

può

valersine’giornisereniadistanzadi io.o 12.

migli.!. Allorché noistavamoattonitiaguardare quelle moli

immense

,il

mare

fiottandoper

un

ventolevatosida mezzogiornosferzava glisco- gli

,unicadifesarimastaalladesolatacittà.

Ap- pena

sopravvanzavano altre

due

ore di gior-

no

,

ed

ilcicloannebbiato

,minacciavaa

mo- menti

la pioggia.IN'oici

rimettemmo

pelbosco

prendendo

lavoltadiPartanna.

Eravamo

alla distanzadi

due

migliacirca,edilvento

cam-

biando direzione,cacciava lenugoleinfacciaa noi, lequali

non

potendo più sopportareleac-

que

diche eran pregne,cominciavanoa scari- carsene lentamente.

Noi demmo

di

mano

a’ta- barri, al affrettammoicavalli

,

ma

lapioggia

aumentava

a

momenti.

Ilcieloravvoltotra

nu-

golefoltissimenegavaquasiad

un

trattoi rag- giestremidelSole.Entratiincittàl’acquaca- devagiàa secchieversate;il vento celaspiu-

DigitizedbyGoogle

(29)

29 geaimpetuosamentenellafaccia

,enessuna co- savaleva, piùa ripararci.Intantolaguida, e duede’ nostriconipagniinunbivio sisepara- vano da noi,chetaleera1’uscurità

, che af-

fattononci vedevamopiù l’uno con 1'altro.

Non

vi eranofanalipubblici

;leporteelefi- nestre dellecaseermeticamente chius c,nessun ràggio di luce lasciavano trapelareal difuori.

Ad

ogniistantetemevamoesseretrascinatidallapie- na,eglianimali impauriti

,fermavansiad ogn1 passo.

Ad

incoraggiarli

,edapoterecamminare tutti uniticominciammoa fare delle vocifortissi- me.Ildomanicidiederonuova, cheipaesanidalle loro case, intese quellevoci,credetterocheuna

mano

dimasnadierifossevenutaadassalirli.In- tantounapiccolaCliicsetta cisiapprescntava,che allumedellalampada riconosciutadaunodella nostracompagnia,eh’erafortunatamentepaesa, no, serviadindicargliladirezione della propria casa

,chenoneramoltodiscosta,edovenoi c- ravamodiretti.Cosimal-conci dall’acqua, etra- formati dalla paura, salimmoquellacasa

, e

poco dopoarrivarono peraltrastradaiduecom- pagni,chesieranodanoidivisi,cclicsoffer- teaveanodelleavventuregraziosissime. Ivi ci ristoraronocongrandissima affezione,comese tuttiparentio antichi amici fossimostati

,e in breveladisgraziasiconverti ingodimento.In

DigitizedbyGoogle

(30)

3o

Partanna

dimorammo

cinquegiorni,oveimpie-

gammo

i

momenti

,incuiil cielosifaceave- deretranquillo,agoderedellebellissimecam- pagne,dicheil paeseècircondato, eda vi- sitare ivicinivillaggi.

E

poi,ove

eravamo

co- strettidimorareincasa,

godevamo

dell'amiche- lecompagniadegliumanissimi padroni,

non

che de’vezzidi talunide’lorofigliuoli ancorfan- ciulli, che or venivanoatrastullarein

mezzo

anoi, orsi giuocavano de1piccolinidiunaca- gna

, cheaffannataliseguiva e schiattiva,ed or facendo coronaalnostrofamiliare,daluiotte- nevano qualche bizzarro racconto.Il

tempo

sta- bilitoera trascorso, eperciòquantunquelasta- gioneimperversasse,noilasciammoquellacasa con gran dispiacere, che1’usataciospitalitàci aveaadessiaffezionati

,e

ritornammo

allacit- tà. Intuttoil viaggionoi

camminammo

sprez- zandolapioggia,checircolò

sempre

intorno

a

noi,

ma non

osòtoccarci,che fortuna crudele sempre co'timidi, soccorre eporgeaiuto agli audaci.

u £0

DigitizedbyGoogl

Riferimenti

Documenti correlati

addotto Autore ) sono indecentilfimc^e grandemente pregiudicia li ad ogni forte digentcj pvche.moÙo poche fono quelle , cho non fieno di cofe lalciuc » c di Amori ditone fti .ili

Credo passale lo ubbie contro l'audace scuola boreal. Ad ogni modo io qui non sono che traduttore, nè so persuadermi che sia ope- ra illaudabile il tentare di far conoscere un

cade , di star così dubbiosi su questa pittu- ra ; imperciocché molti ancora de’ paesani non sanno che significhi. Nè già è un’ obla- zione cittadinesca; ma è gran tempo venne

rotti , e Dott. Antonio Frizzi l’esisten- za de’ primi nostri Vescovi per tre se- coli e più nel Vico- Aventino , detto poscia volgarmente Voghenza^ mi cre- dei , che dimostrata

ftruzione la relazione di tutto , e per ogni grado della sfera , Per altro quando fi abbia , come per noi accade efattamente , la vera eflenfione delle parti fuperficiali della

Quello, eh' è pari, e coeterno al Figlio, Quel, che tiene ogni loco» e fpazio alcuno. Non occupa, è prefente, e non fi vede , L'efler

Il primo volume corrispon- de per lo più al corso del 1833, e contiene dieci lezioni di prolegomeni intorno alle vicende letterarie della Divina Commedia, allo stato poli- tico

Dìgilized by Google.. Chi successe alla corona di Sicilia dopo la morte, di Federico Secondo ? Ui Pietro suo figliuolo, che già era stato.. coronato re nel 1521. Ma in appresso