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SULLE
& ® T tQltTÀ
DI SICILIA
D A
É3. Domenico 33 eueòeUopZiavma GASSINESE.
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<9$ ®
NELLA
TIPOGRAFIAUI BARNABA CONS1839,
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Estrattodal Progressodelle
Scienze
, Lettereed
ArtiJVum.4 2«Dii le
SEGESTA
eSÈLINUNTE.
Da
piùtempo
iome
ne stava nelmio
anti-co
abituro.Già^finivailmese
diOttobre,ed
ilfreddoeccessivo
mi
toglievaogni pensierodi percorrerelamontuosa
Sicilia; che su’monti
all’intempestivofioccardellenevi perdutas’era lavistadelverdegrazioso
dono
dell’Autunno,
ene’campi
ifioriel’erbettevedutis’eranmo-
rirealsoffiode’ gelidiventi.
E come
naturai cosaellaè,che allorquandolabruma
infierisce sicorraalcalor dellebrade
dianziallequalio
aigiornitrascorsisipensi, ovelavitaè stata ancora più dolce,o
qualche augurio si faccia diun
piùlietoavvenire, cosinoi rannodati a coronalamentavamo
igiornitrascorsi di Otto- bre,ove talunide’nostriamicisottoun
cielo ridente, edaffidatiàpiùsanoconsiglio,anda- tieranoacontemplare gli avanzi diSegesta.L’ esempiodicostoro unito algiovaniletalen- to
, edaldesiderio di vedercose
nuove
,de- terminarcifaceva a seguirlipoco curandocidel-*
4
lafierezzailiquellastagione.
Ma
ilcicloqua- sicché presagosifossede’ nostrivoti,la
mat-
tinadelcinque
Novembre,
giornodestinato al- lanostra partenza,deposte lecaniziedellIn- verno,insembianza mostrossi diamena
Pri- mavera.Così alfavoredell1aereamica,prepa- rati infrettaibagagli, dato
un
addioagliami-
ci,cposcia
un
secondoall1abbandonatovillag- gio,lieticimettemmo
in via. IlSolecomin-
ciavaa tramontare,enoicamminavamo
versoil Borgelto piccolovillaggioin
mezzo
agliorro- ridierticiglioni, e dispaventevole vallala.Quelluogo vienchiamatolaValledi
Simone.
L
1affannaloagricoltorenon
bagnògiammai
del suo sudorequellesterilibalze, lagentilePri-mavera mai
loadornòcollavaghezzadiun
fio- re,edillieto
Autunno non
vide ivigiammai un
solfrutto.Ma
osiachein veritàquestotrat- tonon
èmolto lungo, o cheinostrianimali compresi
da
paurasifosseroaffrettatiad
uscir- ne,ilvallonecirestavain
un
subito alle spal- le,edincambio
ci.siappresentavanodellecoi- linelte ornatedi alberiposte a signoreggiareva- stissimocampo
,alcui pièdistendesi ilGolfo diCastellammare. IlSolegiàsituffavanelma-
re;isuoi raggiestremi parteripercossi sull1on- devi
formavano
dell' effigiecapovolte,e parte tingeanodel piùgaioginabroillembo
delleneb-DigitizedbyGoogle
5 bie-, chesi affollavanosull’orizonteachiude- reilvarcoa quell’Astro,edarluogoallanot- terugiadosa, chea
mino
ainano coprivala voltadelcielo colsuomanto
stellato.Àncora un
fugacesplendoreradeva lepiù altecime
de- glialberi, econtrastavavalidamentecoll’ombre
sottoposte. Al riflessodellaluceincerta emo-
rente poteansi scorgere tramischiatiai fronzu- tioliveticasine, villaggi
, e ciltadi. Ivario- pinti augellettisi taceano, c invece la
Rana
importuna,ed ilGufo
malinconico sorgeanoa maledire ilgiorno.Un non
so chedipatetico dolce ecommovente
allorainnoisidestò.Nes- suno osò per alcuniistantiprofferire parola,ma
poilabellezzadiquella scena, laserenitàdi quella nottenel
mese
diNovembre
,lagaiezza diun
lucidogiornomesso
alpiragone diuna
notte chiara,etranquilla, lavistaridentede’prati smaltatidifiori al mattino contrapposta all’
ombre
incerteespaventevolidellasera, ci trattennerobuona
pezza sinoal prossimo vil- laggio.Ivil’Arciprete del luogo,uomo umanis-
simoe molto st^mitodagliabitanti po’suoimo-
difaciliemansueti,cidièalbergoper quella notte, finchecomparsa
sull’orizzonte lamat-
tutina aurorafummo
conrammarico
obbligati a lasciare illetto. Allorai villaggi chemostralis’eran lasera confusia’grevi vapori
,
vecleansi
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6
orgogliosispezzarelegrandiringhieredialberi di cheèriccaquellapianura. Montatiacaval- lo
cominciammo
ascorrerelastrada diParte- nico, cheè distanteun
miglio appena dalBor-
getto.Era
bello vedereivigneti,che fannolie- ta quellacontrada,giàviciniaseccarsi, fare graziosamostradisecollefoglieortinteda un
giallodorato,ed
or macchiate daun
rossosan- guigno. Privioramaide1lorograppoli,che1’a- vidamano
delcolonoloroavea furatoafarne loscempio più crudo, e provvedere di vini squisitinon
soloilvicinopaese,ma
ancoraPa-
lermo,chede’vinidiquellecontradesi prov- vedeingran parte;
Le
vitiin que’luoghinon
sisollevanoinalto
,
nè
siavviticchianoagli al- beri circostanti,com’
ècostumea coltivarlenel mezzogiornod’ Italia,ma
affidatesolamente a piccolacanna,sonoinGennaio
spogliate de’ lo- rotralci,de1qualiappena
uno
odue
1’esperto coltivatorene
lascia, tagliandoliapochipalmi
da terra;cosiquellapiantanon avendo
achi versareisuoiumori
, ècostrettaoffrireaquei pochistelituttociòcheleradicihan
succhia- to,eproduce asuotempo
quell’uvadi cuiil liquoreèintuttaEuropa
pregiato per la sua dolcezzaelasuagagliardia.A
quelpaeseuna
granroccasovrasta, oadirmeglioun
picco- lo collecoperto quasi perinterodifichid’In-DigitizedbyGoogle
»
dia(Cactus opuntia)dicuiilfrutto altra vol- tastimatoignobile, oggimoltosiapprezza qua- siin tuttiSicilia,edalbassopopolo, che di essoingranpartesinutrenell1Autunno,
eda
ognialtiapersonapelsuo gusto,elesue qua- litàmedicinali. Sel'industriaancor meglio co- nosciuta fosseinSicilia,sipotrebbeda questa piantatrarnevantaggiograndissimo, eperchè
ne
1luoghisassosi,dichequell’ Isolaabbonda, ove ognialtrapianta,osimuore
,o vivecon
istento, essavicrescerigogliosa; eperchèè già noto abbastanza
come Antonino Fumari
Sici- lianohaconfacilemetodo
estratto lozucche- ro dalflutto diquestapianta,ilqualese sia- vcssearidurreallaperfezione diquello dellaCanna
,edellaBarbabietola,non
poco vantag- gio sene potrebberitrarre.Ma
iprogressisontar- diinSicilia: pureèa sperarechelapresente generazioneseguendoiprogressidel secolo
XIX
dicotaleutilissimainvenzioneabbiasi agiova- re. LasciatoallespallePartenicociavvicinam-
mo ad Alcamo
città diorigineSaracena, già patriadiGiuliod'Alcamo,
cheilprimo
tragli Italianicantòsullacedravolgare. Icampi
ta- gliatidallastradaove noicamminavamo
sono ingran parte coperti di ulividigrandissimalito- te,e dimoltoinvecchiati,che il volgochia-
ma
Saracencschi,chesi crede,coni' èprobabi-DigitizedbyGoogte
f
le, chesianostatipiantatida’Saraceni. Sopra ciò io
mi
facevaallora aconsiderare,cheiSa-
raceni
non
furonode"popoli cosàbarbari,come
il volgoatortocrede; poiché mentre1’
Euro-
pa involtaera nelletenebre dell’ignoranza,essi popolavano leregioni, fabbricavanoCittà,fe-condavano
icampi
;nò lelettere loroeranoi-gnote,comc
loaddimostranoilorocodici;co- noscevanoleartiliberali , e conparticolarità 1’incisionee1’architettura,che pressodiloro
non
eranoprividi merito. CosiSicilia,abben- chè
schiavaedabbietta onorevole postooccupa- vane'fastidell’Europa. InAlcamo
siattiròla nostraattenzioneun
dipinto delNovelli nella ChiesadelPurgatorio, rappresentante 1’incru- entoSacrificio colleanime
del Purgatorio; ecome
nientealtropotevameritarelanostraat- tenzione,cosirimontatia cavallo,riprendem-
mo
altra voltala strada.Calatafiminon
eralon- tano, enoiper accorciareilcammino
, pren-demmo
laviadell’erta. Calatafimièpostasu1’alturadi
un monte
, edè
dominata
d’antico castello,chelasciasi vederea grandistanza.Al- lorché ilviaggiatorecammina
ancoraperlapri-ma
voltinella pianurasottoposta, tutt'altropuò immaginare,
fuorchéquella stradadovràivicon- durlo, ovetroverà unanumerosa
popolazione.Ilsuo
nome dà
abbastanzaadivedere ,come
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anch’essatraeorigineda’Saraceni,benchéaltri lavoglia fardiscenderedall’anticaAcesta,o almeno
sulle rovinediessafabbricata. All’en- traredell»terra, gliabitatoriciguardavanocon
occhio (Rammirazione,come
accadersuole ne’picciolivillaggi
,ovetutto
muove
a curiositàe ameraviglia.Ma
adirveroilnostrosembian- teavea anche qualchecosadistranoacagione de’vecchitabarri,de’ quali
eravamo
imbacucca- ti. Giunti all’albergoaddimostratocidallauma-
nitàde’paesanichefacilisiporgonoa forestie- ri,ci
adaggiammo
alla meglioindue
cameret- te.E non
trovandoivicome
ingannareiltem- po
,cisedemmo
adascoltarun
facetoraccontoda
talunodellanostracompagniaa guisa difan- ciulli, allorchéappoggiati alleginocchia della loromadre
stannoad
udirelabattagliade’Ti- tani, olapresadel vellodioro, ogl’incan- tidi Circeall’arrivode’compagnidi Ulisse,che quella intesaalsuo lavoro valoro lentamente narrando.La
nottes’innoltrava a granpassi.Una
cenafrugale equale potevasi aspettare in quelluogofuapparecchiata confretta, csubitodopo
ciandammo
a coricare.Uno
de’compagni
chemeco
restònellastanza,appena posatala testasull’origliere, cominciòarussareinma-
niera,die sarebbestatocapace disvegliarelo istessoEndimione. A me non
fu possibilequel-li
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IO
Janotteprendersonno, cos'i appenasulmatti-
no
l’orologioComunale
aveafattasentire1’oraduodecima
,iosaltavafuribondo dallettoecor- reva asvegliare glialtri. Era quelloilmomento
in cuinoidovevamo
partireperSegesta.Ilde- sideriodivedere stimolava,fortementeglianimi de
1cavalieri,cosilevettureed ogni cosa fu in brevedisbrigata.
Due
giovanidelpaese furon fattiandareavanti. Sulprincipio delcammino
cisi offri
un
diruposelciatotuttopienodifan-go
,interrottoda
picciolefosseepassaggi diac-qua
trabboccalinellastrada. Glianimalianda- vano
lentamente, econ pauramisurando
ogni passo.Noi
trascorrevamocon
silenzioque’luo- ghimalinconici.Solamentedopo
qualchetratto, iodomandai
aduna
delleguideselastradaera tutta cosi.—
»Non
signore,mi
rispose,indi»a
poco
verràbuona
strada. »—
Iostavain forse sedovea
crederlo;ma dopo
breviistanti, argentinoruscelletto,chepartivaatraverso la strada, mettevalineaquella tristadiscesa.
Ve-
niaallora enoiun pò
asinistra piccolacolli- netta, tagliataleggiadramente aperpendicolo, ricopertadigranfestoni di edera,diselvaticiar- busti egrossicespugli.A
quelladellesueestre- mità che guarda1’oriente,staa cavaliereuna
gran rocca similmente adornadi arbusti ecespu- gli,dietrolaqualesidistendealtrapiccola col-DigitizedbyGoogle
II lina.
Guardando
tramezzo
allaroccaed
alla collina, chelerestadietro, iovidi laprima
voltaa gran distanzailtempio
, che graziosa-mente
coronaval’estremitàdiun
piccolocolle.Un
gridodigioiausciinvolontariodalmio
pet- to,echiamò
asel1attenzionedi tuttii
com-
pagni, iqualicosividero auch’essiilpiùbel- lomonumento
dell’arte,
dominare
que’campi,
che natura avea alargamano
ripieni de’suoi doni.Non
si tostoiltempiosieratolto aino- strisguardi,checisipresentavauno
spettacolo ancora piùgaio.Noi entravamo
inun
boschet- todiulivi, che
gemevano
sottoilpeso delle lorofrutta.Delleficaie,de’mandorli, ede’no- cine rendeano piùsvariato l’aspetto.Le
loro ra- dicierano coperte difiori, cheviformavano
de’mollitappeti,egliuccellischerzavano in silenziosu’lororami. De’ruscellettiildividea-no
inpiù particolleloroacque chiarecome un
cristallo.IlSolecominciavaa tingere coliefiam-me
de’ suoiignivomicavalli1’orizzonte,edo-
ravaleestremitàdellecolline.Un’
aura placida etranquillaportava anoi 1’odorediqueipra- tifiorenti,insiemecoldolcemormorio
deglial- beri, aiqualiagitava vezzosamentele chiome.A me
parvealloraesseretrasportatone’favolosicampi
Elisi,ove da’ poetilavirtù sicrcdeari-munerata
colla piùpura voluttà.Ma
quel trat-*
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12
tofubrevissimoeseguito di
un
tostodaun mon-
tepienod’ ispidebalze, ecaricod’incoltegine- stre. Iltempio cominciava a ricomparire,
ed
ilcustodevagiva in
un
colle vicino.Una
delle nostreguideilconobbe
echiamolloadaltavo- ce.Questisidiedetostoad una
corsaprecipi- tosaper raggiungerci,e ne avevaragione;cheda
essadipendeala mancia diquella giornata.Dopo
cheil tempio è stato disotterato ,una
inferriataneproibiscel’ingresso,edun
custode, alqualeèstata ivinon
lungierettapiccolaca- sa,dà 1’aditoagliammiratori.Sorgequell’am-
mirabilelavorodell’ arte soprapicciolocolle aman
sinistradell’anticaEgesta,epropriamen- tealpièdelcosàdettoMonte
Varvaro,sulcui dorsosi osservanoancoradispersi a brani gli avanzidiquellacittà. Il suo prospetto prin- cipaleè
rivoltoall’oriente, ciocché noicono-scemmo
facilmente, poichéilSolecicolpivaallespalle. Ilperistilioèformato
da 36
colon-ne
senza scanalatura, dellequali seiformano
ilprospettoanteriore,seiilposteriore,equat- tordici
comprese
leangolari,restanoinognuno
de’latipiù lunghi; cosiiltempio apparteneva aquelgenere, chei Grecichiamavano
exasti- lo-periptero.Gran basamento
divisoinquattro gradinièdisostegnoalle colonne compostecia- scunada
ioa 12pezziditufocalcare.Ilca-Diqjzoobv(^OOgle
i3 pittilosemplice,
ma
maestroconi’erano tutte leopereGreche
,sorreggegrandearchitraveco- ronatodigocciole,sullequaliposaun
listello, chesostieneilgran fregio adorno ditriglisiemetope
piane.Una
corniceche sporgecongra- vitàe maestrevolmente profilata corona1’inte- roedificio. Iltempionon
fumai
finito,anzi
nientealtrofuoridiciòcheoggisivede,e ciré noi
abbiamo
descrittonon
fumai
inpiedi.Di
questocirendecertiuna
quantitàdibugne
rusti- che che oggettano inmezzo
a’massiparallele- pipedi,onde
son formatiigradinilasciatipro- babilmenteacomodo
de’maestriperpoterlime-
gliomaneggiare, che poidoveano
esser tolte al- lafinedell’opera , cilnon
osservarsinessun vestigio della cella,
come
purelamancanza
su1’architravede’buchi che
dovevano
raccòrròle travi. Io intantodopo
diaver esaminata ogni cosa,ponevainoperalamia
coniaa misura- relesingolepartideltempio. Trovai 1’intera sualunghezza, compresii gradini, palmi 237.5., tolti iqualirestail
vano
che chiudeilco- lonnato palmi220. 3.g. Ildiametro diogni colonnaèpalmi 7.3. g.,e lasuaaltezzacol capitellopalmi25
. 11. L’architravee lacor- nicenon
le poteimisurare. Gli intercolonni,come
ne provaidiversi, litrovaidi palmig.
7.all’infuori degliangolarieli
1 erano
un poco
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*4
di
meno. Da prima
iopensava checiò fosseun
fallodegliartefici,
ma
indimi
ricordai, che questoeraun
costume pressoiGreci percom-
partirenegliangoli conesattezzalemetope ed
itriglifisuperiori.
La
grandiositàelarobustez- zadiquelloedificioavevanoarrecatagrandeme-
ravigliaed
ammirazione
inme
ene’mieicom-
pagniugualmente;ma
lamisuraa cuiioera intento,loropoco premeva
; cos'isedutisoprauno
de’gradiniimbanditaavevanouna mensa
campereccia, alla qualeilmuschio
dellaterra serviva ditovaglia.Iomi
destavaalfragorede’brindisiche
accompagnavano
icoronatibicchie- ri. GliDei tutelarideltempio
, 1’architetto, ifabbricatori, eleninfedell’acquetermali,che
diviseitipiùrami,adornanolasottopostapia- .nura,venivano successivamente onoraticolpre- ziosoliquore.
Per
pericolodirestar digiuno, iomandava
inmaloral’architrave, lecolonne, igradini,
non
cheiGreciegliDeiprotettori, e correvaamescermi
algiolitodiqueimomen-
ti;e giàl’estremode’nostribrindisiconsacra- vasiatalunode’ nostri confratellirimastoa
ram-
maricarsiallacittà. 11Solesiavanzavaa gran passi,e ancoracierad’uopo
vederegliavan- zidelTeatro Egestano. Lasciatoiltempio co- làciavviammo.
Mentre noi salivamola colli- netta,alcuidorso è questo appoggiato, appa-DigitizedbyGoogle
i5 rivanodi
quando
inquando
avanzidi antiche muraglie:miseriavanzi! testimoniinfelicidel- levicessitudinidelleumane
generazioni!Monu- mento
esecrabile dell’ira forsennatade’ vincito- ri.Egestaerastata laprima
voltafabbricatada Enea
ad Egesto,ederacresciutaatemuta re- pubblica. Posciacolvolgerdegliannisuperata inbattagliada’ Sclinuntini,imploròl’aiuto de’Cartaginesi.Questisi valserodisiffattaconfede- razione,
non
chedellediscordie,cheallora la- ceravanSicilia, adistruggerepriaSelinunte, e rendersipasciàpadronidellastessaEgesta.Più
diuna
voltascosseella ilgiogodiservitù, e piùdiuna
voltaricaddeinpoterede’Cartagi- nesi finchenell’annoII.dell’OlimpiadeCXXIX.
sottoi Consoli
M.
Ottacilio, eM.
Valerio si diòspontaneamente a’Romani
, da’ quali fu annoveratatra lecinquecittà,acui conceduti
vennero
iprivilegidell’immunità,
e.dellali- bertà, acagionedell’ originecomune
cheRoma ed
Egesta traevanodalfigliuolodiAnchise. Es- sadurò sinoaitempide’Normanni,
ecessò nel secoloXI.
Al presentenon
sonevedono
cheuna
quantità dipietremessesossopra, dellemu-
radimezzate, epochi avanzi diqualche ci- sterna. Fra quei frantumiio
mi
volsi invanoa cercareiltempio,ovealtra voltariposòil fa-moso
simulacrodiDiana, che per lasuave-
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i6
nustàfula
prima
volta rapito da’ Cartaginesi al- loravincitoridiEgestanellaprima
guerraPu-
nica;eposcianuovamente
,dopo
che Scipione debellataCartagine,ridonatoloaveaagliEge- stani
,tratto
venne
avivaforzada
C. Verrea’confinidelterritorio,
dove
fuassociatoda’com-
pianti dellematrone
edellevergini, che nel darle1’ultimo addio,
1’unserod’unguenti,elo
profumarono
diodoried’ incensi, coprendolo dicoroneedifiori.La
graziosaelevazione di quelpoggio,
donde
1’occhiosiperdeda una
parteinuna immensa
giogaiadimonti
maesto- samente ondeggiante,edall'altranellavastitàdiun mare
azzurrocome
ilCielo,non
è perl'an- ziosoviaggiatore,cheun
oggetto diduoloedi rabbia.IlTeatroèpostoalSettentrionedi essa, e propriamenteda
quella parte, che guarda il golfo diCastellammare,nelcuicentroera al- travoltal’Emporio
diEgesta quattro miglia di- stantedallacittà, edoggisiosservail
Comu- ne
di Castellammare. Esso teatronon
èmolto
grande,
ma
da pregiare perlasuabuona
con- servazione.Non
sitosto ivi arrivatisalimmo
al- lapartedi sopra,ed
obbligammo
il nostrofa- miliare a recitareuna
qualche cosa dalla sce- na;everamentebenché
la fabbricanon
siaog- giintera, tuttavolta lavoce
rimbomba
ancora benissimo.Ioalloramettevanuovamente
inope-DigitizedbyGoogle
*7 rala
mia
misura,c cavavala pianta diquello edeficio.
La
caveacome
purel’intiero teatroha laforma
diun
semicerchio,dicui gliestremi prolungansialquantoinlineerette,parallele fra loro. Ilsuolembo
semicircolareè cintopertut- ta lalunghezzada uno
scalino,sopradelquale siergono20
ordinidisedilidisposti l’uno
sul- 1’altroconuno
sfondodipalmi 2. ii.Funo.
Ilpiùaltodiessièfornito di
una
spalliera , circostanzasingolarissima,evienseguitodall’u- nicaprecinzione,chesi osserva inquel teatro.Indisovrasta
un
secondo ordinedi gradini, dei qualiilnumero non
lopoteiravvisare peres- sereinteramentesconcertatie dirupati, ilpiù Lasso però,ossiaquelloche
communica imme-
diatamentecolla precinzione, èalto palmi6.circa, rialzonecessario allavisuale , calcolata lalarghezza della precinzione inpalmi 9.8.
Che
laparte delteatro, laqualeèsituataso- pralaprecinzionesiacrollata , e conservatasi quelladisottonon
èmaraviglia;poiché questa insiemecollaprecinzioneèfondata quasi perin- terosullarocca.Nellaprecinzione sboccanodue
vomitori,i(piali partisconoilsemicerchio del secondo ordinede’ sediliintrecuneimolto
di- suguali. L’irregolare posizionede’vomitori fa vedereeli’essifuronoapertiinqueipunti,ove corrispondeanolestradedellacittà,acciò leper_DigitizedbyGoogle
i8
sonesi potessero
comodamente
introdurrenella precinzione,odilà ripartirsiintuttoilteatro permezzo
dellescalee.Diesse scaleeve nehan- no
seipostead
ugualidistanze, edaguisadi raggi, che partano dal centrodellacavea.In una
scalea contiti38
gradini dalla cavea alla precinzione; aldilànon
fupiù possibile. Il teatroèpoisituatoinmaniera, che volta le spalleallacittà,elaprecinzioneèalivellodi quella; cosàicittadinidallelorocasenon
po- teano vederne cheilmuro
delsecondo ordine de’ gradini. Iviappunto allorché noilovisitam-mo
alcunilavoratorifuceanoaspese delGover- no
unaspeciedisteccatoper impedireiguasti delbestiame. Molte cosesullerovinediEgesta furonoda
noidomandate
acostoro,ma non
ci diederoaltrarispostafuoridi.—
»Signorenon
»so.
—
L’ ingannerei; queste
non
sono cose»de’ nostritempi. »
—
Della scenaavanzano quasiperinterolefondamenta
, che dibellonon
presentanoaltrofuoridi alcunipezzi nel-1’estremitàdelprospetto,ovevedesiscolpitala
metà
inferioredidue
satiri. Mentre ioancorami andava
spassandoconlamatitaecolcom-
passo,i mieicompagni
stavanoquàelàsdra- iatisu’dimezzatimuri
dellascena, ricontem- piando or laeleganza diquelloediiieio, or lemie mute
operazioni, orrivolli alle spallelaDiflìizesLtoGapgk
*9
venturasvariatadella sottopostapianura,ol’az- zurrodorsodelmare
smaltatodi stellea’mobi-
liraggidelSole.Per
non
tediarlimi
l’ud’uopo
spacciarmi.Noi
«calpestando ilamentevoli a- vanzidelleGreche
arti apassolento,come
co- lorodicuiipensierinell’abboniine vole succes- sionede’ secolis’eranfermati,arrivammo
a piè dellacollina, einbrevefummo
ricondotti alla città.Li brama
diproseguirelastradaera al- lorainnoitemperata dallaincertezzadipotere ottenereun comodo
alloggioiuS.demi;poiché sidubitavase
una
prevenzionegià fattapelCon-
ventodelCarmine
fossearrivata,edialberghi,Come
cidicevano,non
cen’ eracheuno
emal-
concio.Ma come
l’audaciaèla qualitàprinci- paledellagioventù,cosisubitoche
montammo
acavallo,aquesto piùnon
cisi pensò. Vita siincontrailprimo
a5. migliada
Calatafimi.All’ingresso dellaterraavvi grande beveratoio unitoad
un
fonte ove attingono lecontadine.Ivi
appunto
allorché noipassavamo
affollate l’una sull’altrane
stavano molte di ognietà,contra- standosiilposto. All1inaspettatoarrivode’no- stri cavalligranparterallentaronodallacontesa percuriositàde’ forestieri.Ilnostrofamiliare in quelpuntocoltoilsegno, sgridò facetamente quelle donnicciuole—
,Che
sono questerisse?Il
primo
luogoèdichièvenutalaprima;non
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20
viarrossite aJfarsentirea'passaggicrile vostre contese?Esse quasicolpiteda
un
fulmine,stet- terotuttemute
etl immobili;unasolavecchia, checonambe
lemani
tenevaunagrossabroc- ca, osòlevarelavoce.—
» SignorsìccE ho
»detto abbastanza,haragionevostrasignoria»
— E
volevadiredipiù,
ma
giànoicierava-mo
innoltratidentroalpaese. Picciole case,mi-
seria,sudiciume, aspettitetriemalsani,stra-
de
strette ed oscure,questoe
non
altroebbiio a vedereinquelpaese.Iviappunto aduno
del- lacompagnia
erasirottoilcuoiodellastaffa.Ci avvicinammo
adun
maestro perfarlo cucire.Il cavalieremettendomano
alla sacca,cavòfuoriuno
scudo, ilmaestrochesene
accorse,cuci- vaallegro
con un
occhioalcuoio,edun
altro alloscudo, efinita1’operazionesteseallegra-
mente
lamano
, cdilcavaliereporselasua , e.1.sciòcaderelamoneta, ma
invecediuno
scudoil maestrositrovò tra lemani
piccolamoneta
dirame
, cheildatore avevaad
arte nascostotra ledita. Quel poverouomo
restò guardandosilamano
;noiaizzammo
icavalli tra lerisa,e
riprendemmo
lastrada.Come
potrò iooradescriverela varietà delleforme, che pre- sentaquella stradaamenissima, oraristretta elus- soreggiantedipiantevaghissime, cdorvastaetl incerta,compartitatra levallateedimonti.Ve-
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21 dutoavrestide’ picciolicolliquasiadarte
am-
massati1’unosull’altro,aventisullaschiena ta- pezzutadimolle verzura,deglialberituttoaf- fattosfrondatiequasiinariditi,tramistiall'uli-vo
fronduto, edallaquercia carica di foglie gial- licci:e sulebalzemuscosepascolaresbranca- telecapresotto1’occhiodell’irsutopastoreim- mobilesulnodosobastone. Indiapoco profon- darsiunavalle,dicuinelsenoprofondoser- peggiavapiccolofiume cheora incontrandode’sassi,gemeva conflebilefiotto,or
non
trovan-do
piùillettosiprecipitava fischiando,cambia- toF umor
trasparenteinbianchissimolatte.La
Volpeveniaadissetarsicurvando lespalle ad ognipiù leggierotremoliodifronda,edilfiu-me
quasischerzandosioccultava tra folti ro- veti;poiricompariva tranquilloformandofan- gosa lacuna,ovelacannarigogliosacrescevaa farlebastia.Ilcalpestiode’ nostrianimaliscen- devagiùadecheggiareperquellavalle
; ein-
tanto
come
noiciavanzavamo,lecollinesia- privano mostrandode’fertilicampi, ovedisper- sepascolavano legiovenche. Ilpastoreall’an- sia di mugnerle sembrava affrettare co'voti l’imbruniredelgiornocadente. Involtetraalbe- riannosidisperselecasettede’contadinifuma- vano ancorbiancicanti,e seduto sovraruvido sassoapièdicelsoramosostavailgiovanea-
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gricola colla testa piegata sugli omeri
, e le
braccialanguideabbandonate. Trale
gambe
in- crocicchiateeraincustodiala marra ancorlor-da
dell’umida
gleba, e l’antico padre della vil- la senvenia lentamenteportando ilnoioso car- codegliannisullespallericurve.E
imontisiminoravano
all’orizzonte perdendositragliopa- chivapori.Le
collineallorachiudevansi,ed
ivi alHdatiallacura de’venti ipioppilanati ,
edi flessibilisalicisignoridell’oscura vallata ,
vedeansi quasidipinti,chegiàlaluce
morente
confondevaleombre. Nellastrada ovenoipas-savamo
dall’unoe1’altrolatovegetavanoolmi
robusti,dicui lebracciaramose
giungevano a toccarsiavicenda.Le
fogliegialliccio alsodio leggiero de’ zedìricadcanomorendo
sullenostre spalle.Da’spiragligiàapertisi tra’rami
sfronda- ticompariva Salemifabbricata sull’altura diun
colle. Ionon
aveamai
vedutonè
telepiù ga- ie,
nè
piùdeliziosigiardini. Saleraior sii>er-deva
divista,ed or ricompariva piùdappres-
so circondatada monti
formatidi solfato di cal- ce(gesso), iqualicominciando
da queicon- torni,
camminano
al mezzogiornodellaSicilia, e neriempiono quasila terza parte.Questa Iso- labenchéfertilissima,non
hache poche pianu- re,c solo ne’luoghichevanno
afinirecolma-
re; lagranparte
non
è cheun ammasso
diDigitizedbyGoogle
23 monti,elicui quasiunterzo
, eprecisamente quellocheguardaTramontanaèformatodaroc- checalcaree
,unaltraquasiugualparte esposta aLevanteèper intero dibasaltic digraniti,ed ilresto disolfatodi calce.Noi eravamogiàvi- cinialle
mura
diSaiemi,quandoincontratial- cuniamici,lanuovacidiedero,chelalette- ra eraarrivataalCarmine,ove era apparecchia- to1’albergo. Valse ciòadaccrescereinnoiil contentoche1’amenità diquelluogo ci avea fatto provare. Spronatiicavallientravamogià inSaiemi. Allora ilSolevenivameno
, edicampiestesissimidominati daqueipaesesive- deano monchie confusi.L’altrogiorno noie- ravamoprontiallapartenza,etuttoeradispo- stoalsolitofuoridelcielo, incuiandeggiava-
no
dellenuvole,cheallababadiunvento fred- do ed importuno,trattotrattocioccult.vanoil Sole.Arrivammo
aCastelvetrano,paeseampio eben provveduto nonpriadell'ore18.poiché lanostraguidapococonoscevalestrada;edil cielogiàcoperto dinebbie, versava qualche picciolabrina.Dilàdovevamoandareavedere lerocche diCusa,dondefupresalapietraclic serviallacostruzione de'tempi diSelinunte;
ma come
ilgiornosieraditroppo innoltrato, ciavviammo
direttamente a Selinunte.La com- pagniasiattristavaditalisinistri. CosiFortu-DigitizedbyGoogl
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na
,checiavevamenatiamano
infino aquel luogo,giàquasistancaciabbandonava
,e noiprevalevamo
qualchedisastro.La
strada che porta a’Piiieri(cosàchiamasicon
nome
vol- garegliavanzide’tempidiSelinunte,non
che quellidiSegesta),
non
ha niente chesiade-gno
di essereriferito.A
distanzaforse didue
migliadonde
questicominciansi a vederecon
precisione,sientrainun
bosco,ilqualeva a finirecol
mare
chelambe
alpièladistrutta cit- tà.Essoèformatodi arbusti divarianatura, chea guisadifoltemacchie vegetano confusa-mente
, tra’quali ilsugheroe1’olivagno pri- meggiano,sparsicon molta parsimonia. Cosà quel territoriochea’giorni dell’ingrandimentodiSe- linunteoffrivaisuoi tesoriad aggevolareilcom-
merciodileicoll’Africavicina, oggi postaa terraquellacittà, quasiscinto digramaglie
,
e
da
fortedolora compresso negasin1ancoun
solfrutto allostancopassaggiero: chetaleèil potere cheesercita1’uomo
sopragl1esseritutti, che quasisempre
natura diquell1essere sovra-no
allevicendes1inclina,e
con
lui orlieta,e superba,or tristae
grama
, orfiera, orvili- pesasimostra.Gran tempo da
noisiconsumò
a passarequel bosco, edastentofummo
alleore20
.eì
delgiornosullerovinediSelinunte,le qualisigiaccionoinulte lapiùpartesovra vastajby
Di( Poesie
25 pianura quasi alivellodelmare, edilrestoso- vracollinapocoelevata. Lacittà era fabbri- cata nella pianura.
Una
Colonia diMegaresi 65oanni avantidell’Eravolgaresceltoavea quel luogo a fabbricarviper avereivantaggidelfa- cilecommerciarecoll’Africa, allaquale èvi- cino; edesserealtresibagnato dal fiumeSeli- nos;secondoilcostumedegliantichipopoli
,
chetantoifiumicircostantistimavano, cheatti digrande superstizione,alororiguardo, edap- pressoaglistessifacevano.Allorché Serse inva-
selaGrecia
,SelinuntesicollegòaiCartagine- si,emosselearmi controImera. Improvvi- so accidentefesicheiSelinuntini fosseroca- gione dellamortediAmilcare.PosciaAnnibaie figliodiGuiscone, essendostatomandato con ioo.milauominiallaconquista dellaSiciliari- volseilprimopensicre aSelinunte per deside- rio divendicareAmilcaresuoAvolo,e
come
Selinunte eramalcustoditadallemura,nonpo- tèresistere,ecaddeildecimogiorno.Duròan- coramiseramenteperaltrii5o.anni, finchéal- lorquandoiCartaginesi sulfinire delle prima guerraPunica,obbligatifurono a cedereilloro territorioaiRomani, la devastarono. Tuttora quellerovinedestanolapiùglandecommisera- zione,che dellacittànientealtrosene vede, che unainfinitàdirottamisparsipe’campi,eDigitizedbyGoogl
a6
gliavanziatterrati de’ tempi, cheil barbaro furorede’ vincitori
non
potèagevolmente rove- sciareperlagrandiositàde’massi diche eran formati. Talunisisonoavvisati,chequestiri- spettati (bill’antichità,un
trcmuotone’tempi
posterioriliabbiapostiaterra;bellainvenzio- ne,chebastala solavistaa smentire.Tra
gli avanzi che giaccionosullapianurasiosservano quattrotempi interamenteatterrati, inclusiinuno
spaziodi circa200. passi.Tre
di essi so-no
exastilo-periptero. Ilpiùpiccoloha
i3.co- lonnea’latimaggiori, ilperistiliolargo,ela Cellastrettissima, dicui nellaestrema parte scorgesi1‘Opistodomo.Ilsecondohai4
colon-ne
,e1’altro,che veramente èilpiù grande diqueiche sono inquesta parte della Città detta l’Acropoli,ne conta 19.Quest’ultimo è fondato sopra quattrogradini èfornito diun
doppio Porticodallaparte di oriente, evi si possonodistinguereilPronao,la Cella,el’Opi- stodomo.Tra
lesuerovine,annisonosirin-
vennero letre
metope
, che attualmentede- corano laUniversità diPalermo. Essemeto- pe
rappresentano. i.aErcole coidue
fratelli Cercopi, CanduleeAtlante. 2.a Perseo che ficcanellagola di
Medusa
1’arpe donataglida
Mercurio. 3.a
Una
quadriga.La
rossezza del- lalorosculturaha datoacredere , che que-27 stosiailtempio piùantico diSclinuntc.
Av-
vennepoiunquartomoltopiù piccolocon due solecolonne nel prospettosituatotraquest’ ul- timo e1’altro, che ha i4.colonnealleale.
Dallevestigiasiosser\ aeh’essoeracoperto di stucchicoloratiadiversetinte.Glialtriavanzi,
cheivisiveggono,tra'qualiun pozzo ed una vastafabbricasemicircolare,non sonoapren- dersi inconsiderazione.
La
collinarestadivisa dall’Acropolidaunvallonenon moltoprofon- do, ovevannoaraccorsileacque paludose del- lapianuracircostante, eh’ eranocagione una voltadi continuimorbiepidemicia’ Seiinuntini, e poscia raccoltedaEmpedocleinampiocana- le,dicuituttorasiosservanolevestigia, es- sendosi allontanatiimalori
,furono cagione di essersiallostessotributationoridivini.Salendo sopra diessarincontransigliavanzi dialtritre tempi
,de’ qualiduediregolaregrandezzasono exastilopcriptero,Vuno con i5.
,el’altrocon i4-colonneailatimaggiori
;ilterzo però,che conragione credesi destinato aGioveOlimpico, è vastissimo.Icilindridicheerano forniatele colonnediun diametrodiquasi i3.palmi,i vasticapitelli,esopratuttoigrandipezzi for- manti1’architravedellalunghezza di27 palmi circa
,fannopiura avederli. Nessun tempio dell’antichità era forsepiùgrande di questo,non
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esclusoquellodiAgrigento,dicui imassinoti vantano certamentetalerobustezza.Essoera re- cinto
da
4^- colonne,cioè,otto nel prospetto anteriore,ottonel posteriore, c diciassettein ciascunode’latimaggiori,e decoratoeradippiù da doppioporticonelprospetto. Moltecolonne sono ancora inpiedi,
ma
dimezzate:interanon
cene ha dieuna
, laqualehal’altezza,senzailcapitello
,dipalmi Siciliani62.6., e
può
valersine’giornisereniadistanzadi io.o 12.migli.!. Allorché noistavamoattonitiaguardare quelle moli
immense
,ilmare
fiottandoperun
ventolevatosida mezzogiornosferzava glisco- gli,unicadifesarimastaalladesolatacittà.
Ap- pena
sopravvanzavano altredue
ore di gior-no
,ed
ilcicloannebbiato,minacciavaa
mo- menti
la pioggia.IN'oicirimettemmo
pelboscoprendendo
lavoltadiPartanna.Eravamo
alla distanzadidue
migliacirca,edilventocam-
biando direzione,cacciava lenugoleinfacciaa noi, lequalinon
potendo più sopportareleac-que
diche eran pregne,cominciavanoa scari- carsene lentamente.Noi demmo
dimano
a’ta- barri, al affrettammoicavalli,
ma
lapioggiaaumentava
amomenti.
Ilcieloravvoltotranu-
golefoltissimenegavaquasiadun
trattoi rag- giestremidelSole.Entratiincittàl’acquaca- devagiàa secchieversate;il vento celaspiu-DigitizedbyGoogle
29 geaimpetuosamentenellafaccia
,enessuna co- savaleva, piùa ripararci.Intantolaguida, e duede’ nostriconipagniinunbivio sisepara- vano da noi,chetaleera1’uscurità
, che af-
fattononci vedevamopiù l’uno con 1'altro.
Non
vi eranofanalipubblici;leporteelefi- nestre dellecaseermeticamente chius c,nessun ràggio di luce lasciavano trapelareal difuori.
Ad
ogniistantetemevamoesseretrascinatidallapie- na,eglianimali impauriti
,fermavansiad ogn1 passo.
Ad
incoraggiarli,edapoterecamminare tutti uniticominciammoa fare delle vocifortissi- me.Ildomanicidiederonuova, cheipaesanidalle loro case, intese quellevoci,credetterocheuna
mano
dimasnadierifossevenutaadassalirli.In- tantounapiccolaCliicsetta cisiapprescntava,che allumedellalampada riconosciutadaunodella nostracompagnia,eh’erafortunatamentepaesa, no, serviadindicargliladirezione della propria casa,chenoneramoltodiscosta,edovenoi c- ravamodiretti.Cosimal-conci dall’acqua, etra- formati dalla paura, salimmoquellacasa
, e
poco dopoarrivarono peraltrastradaiduecom- pagni,chesieranodanoidivisi,cclicsoffer- teaveanodelleavventuregraziosissime. Ivi ci ristoraronocongrandissima affezione,comese tuttiparentio antichi amici fossimostati
,e in breveladisgraziasiconverti ingodimento.In
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Partanna
dimorammo
cinquegiorni,oveimpie-gammo
imomenti
,incuiil cielosifaceave- deretranquillo,agoderedellebellissimecam- pagne,dicheil paeseècircondato, eda vi- sitare ivicinivillaggi.E
poi,oveeravamo
co- strettidimorareincasa,godevamo
dell'amiche- lecompagniadegliumanissimi padroni,non
che de’vezzidi talunide’lorofigliuoli ancorfan- ciulli, che or venivanoatrastullareinmezzo
anoi, orsi giuocavano de1piccolinidiunaca- gna, cheaffannataliseguiva e schiattiva,ed or facendo coronaalnostrofamiliare,daluiotte- nevano qualche bizzarro racconto.Il
tempo
sta- bilitoera trascorso, eperciòquantunquelasta- gioneimperversasse,noilasciammoquellacasa con gran dispiacere, che1’usataciospitalitàci aveaadessiaffezionati,e
ritornammo
allacit- tà. Intuttoil viaggionoicamminammo
sprez- zandolapioggia,checircolòsempre
intornoa
noi,ma non
osòtoccarci,che fortuna crudele sempre co'timidi, soccorre eporgeaiuto agli audaci.u £0
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