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Alcune caratteristiche del Network di Joaquín Camaño in Italia

Popolazione in abitanti secondo il censimento del

3. Alcune caratteristiche del Network di Joaquín Camaño in Italia

Hervás e la sua equipe avevano motivazioni religiose e laiche per portare avanti la

280Il Conte di Floridablanca era stato nominato ambasciatore a Roma nel 1772, dopo fu Secretario de

Estado dal 1777 al 1792; per occuparsi finalmente del Ministero di Gracia y Justicia (1782-90).

281Lettera di Camaño a Hervás, Fondo Mezzofanti, Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio di Bologna. 282Vedere appendice documentale alla fine di questa tesi, Parte I, punto 1, 2, 3; e Parte IV punto 1.

raccolta di informazioni, in lungo e in largo per l'Italia. La principale motivazione religiosa era confermare l'idea della Genesi (Cap. 11, v. 1-9). Dio aveva creato una sola lingua per i primi uomini dalla quale provenivano tutte le altre dopo la punizione della Torre de Babele283:

1Or tutta la terra parlava la stessa lingua e usava le stesse parole. 2E avvenne che, essendo partiti verso l'Oriente, gli uomini trovarono una pianura nel paese di Scinear, e quivi si stanziarono. 3E dissero l'uno all'altro: "Orsù, facciamo dei mattoni e cociamoli col fuoco!" E si valsero di mattoni invece di pietre, e di bitume invece di calcina. 4E dissero: "Orsù, edifichiamoci una città e una torre di cui la cima giunga fino al cielo, e acquistiamoci fama, onde non siamo dispersi sulla faccia di tutta la terra". 5E l'Eterno discese per vedere la città e la torre che i figliuoli degli uomini edificavano. 6E l'Eterno disse: "Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti il medesimo linguaggio; e questo è il principio del loro lavoro; ora nulla li impedirà di condurre a termine ciò che disegnano di fare. 7Orsù, scendiamo e confondiamo quivi il loro linguaggio, sicché l'uno non capisca il parlare dell'altro!" 8Così l'Eterno li disperse di là sulla faccia di tutta la terra, ed essi cessarono di edificare la città. 9Perciò a questa fu dato il nome di Babel perché l'Eterno confuse quivi il linguaggio di tutta la terra, e di là l'Eterno li disperse sulla faccia di tutta la terra.

Hervás voleva dimostrare come da una lingua unica o “matrice” si erano originate tutte le altre. Tuttavia Hervás riconosceva che era inutile fare ricerche per tentare di trovare una lingua madre di tutte le altre, e che sarebbe stato più proficuo stabilire o trovare le lingue matrici. Hervás284 sosteneva che la confusione delle lingue a causa della

punizione nella famigerata Torre di Babele285 si poteva dimostrare sperimentalmente.

283Vedere appendice documentale alla fine di questa tesi, Parte V, paragrafo 44; p. 33 des.; p. 34 sin.; p.

67 sin.; p. 76 sin.; p. 106 des.; p. 107 sin.; p. 109 des.

284 L. Hervás y Panduro (1990 [1787]: Parte II, p. 9, 11, 17, 21, 26)

285Come aiuto per l'identificazione delle forme grammaticali usarono il Padre Nostro. Parte di un suo

progetto più ampio di una storia delle lingue Hervás lo spiegava già nel suo “Catalogo delle Lingue” dove prometteva la pubblicazione in breve degli ELEMENTI grammaticali. Queste grammatiche scritte con l'aiuto dei missionari-informatori rimasero inedite per la maggior parte, a eccezione delle informazioni

Influenzato da questa (per lui realtà linguistica) cercò di dimostrare con l'esempio che tutti i linguaggi erano venuti da un tronco comune286.

Come ricercatore, Hervás287 godette di una posizione privilegiata in quanto “l'espulsione

dei gesuiti nei domini Spagnoli nel 1767, durante il regno di Carlo III”, lo portò in Italia a stare in contatto con informatori privilegiati: gli espulsi Gesuiti di varie parti del mondo. In molti casi, venti o più anni erano passati dall'ultimo momento in cui i gesuiti erano stati in contatto con le lingue indigene. Tuttavia, loro riuscirono a risolvere molte domande attraverso l'esercizio di “ricordare”. I missionari anziani in questo modo cercando di ricordare le parole e l' "artifizio" (cioè, la struttura e la funzione) delle lingue indigene, fornirono del materiale unico a Hervás per completare la sua monumentale opera288.

Dall'analisi delle fonti è venuto alla luce che i gesuiti americani esiliati, avevano un sistema di comunicazione invidiabile. I gesuiti risultano personaggi noti per la loro conversazione intelligente nei salotti nobili, sempre occupati nella produzione di una proficua corrispondenza, dediti a scrivere sui i più svariati argomenti, con una grande accumulazione di manoscritti inediti o delle copie manoscritti di opere importanti, e per la diffusione delle notizie del tempo.

Essi stabiliscono un circuito di solidarietà-sociale e di scambio intellettuale di sorprendente vitalità. I gesuiti americani saranno così "parte uomini di lettere, parte uomini di mondo, pienamente impegnati nell'utilizzare le lettere per liberare il mondo riportate attraverso le pubblicazioni scientifiche di W. Humboldt , sotto il titolo di "scienza generale del linguaggio (...) tradotti in più di 500 lingue e dialetti".

286Sembra di rilevare qui l'idea di poligenesi della lingua, un'idea che sarà sfumata e perfezionata nel

corso dell'opera di Hervás. Per il gesuita qualsiasi rapporto di somiglianza tipologica significa un patrimonio genetico o comune.

287A volte Hervás, a causa del suo tradizionalismo e del suo conservatorismo, esagera prendendo troppo

alla lettera le idee della Genesi. Da Hervás si possono ammirare la qualità e l'utilità dei materiali linguistici raccolti attraverso i missionari; ma si deve riconoscere l'incapacità critica di provare le loro osservazioni in merito alla dispersione dei linguaggi. C'è anche una motivazione laica nel suo lavoro, nel senso che affermava che lo studio delle lingue ci aiutava a ricostruire e rivedere la storia delle nazioni (Val Alvaro 1986). Hervás come alcuni dei suoi contemporanei voleva fare una revisione critica della Storia. Anche Leibniz aveva pensato che un giorno avrebbe avuto dizionari di tutte le lingue del mondo, che avrebbero permesso di riconoscere l'etimologia, e l'origine dei popoli (Arens 1969). Allo stesso modo, Hervás dice che analizzando le parole, la sintassi e la pronuncia era possibile catalogare e classificare le lingue per trovare l'origine e la storia dei popoli.

288 Secondo lui, il suo progetto era nato un po' tardi (dopo 1770) diciotto anni dopo l'arrivo dei gesuiti in

Italia (erano morti più di 200 missionari e con loro era scomparsa la conoscenza di alcune lingue di quei paesi lontani (1787, Parte II, pp 51-56).

dalla superstizione della Encyclopédie”.