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Una rete tessuta con pazienza

La nascita della rete relazionale dei gesuiti espuls

1. Una rete tessuta con pazienza

La rete dei gesuiti espulsi descritta nelle lettere, e nelle carte private, evidenzia una serie di nodi distribuiti tra lo spazio europeo e quello americano. I nodi territoriali della comunicazione coincidono con i grandi centri urbani dell'epoca che concentravano conseguentemente il movimento delle lettere, delle cambiali, dei libri, degli stessi esuli e quello dei loro contatti. Credo che sia utile pensare questa rete relazionale come una serie di collegamenti che mettevano ai gesuiti in condizioni di rafforzare la loro fragile sopravvivenza. Questi collegamenti potevano avere molte forme: erano amicizie, parentele, studi in comune, scambi economici, collaborazioni lavorative, ecc.. Tutte queste caratteristiche possono essere rintracciate nei documenti che ho consultato, dove i suoi protagonisti comunicavano informazioni, idee, dati rilevanti, e notizie per il loro inserimento sociale con grande dinamismo. La rete era composta da nodi territoriali: Faenza, Cesena, Ravenna, Bologna, Roma, Genova, Madrid, Buenos Aires, Córdoba, e da nodi umani come Gaspar Juárez, Ambrosio Funes359, e Joaquín Camaño, i quali

358Pamphlet che circolava a Bologna con l'arrivo dei gesuiti. BUBo, Fondo Miscellaneo.

359 Il funzionamento della rete è dimostrato detttagliatamente dall'insieme delle 69 lettere che Gaspar

Juárez scrisse ai suoi allievi Ambrosio e Gregorio Funes, che furono pubblicate dal P. Grenon nel 1920. Esse dimostrano la continuità temporale della rete relazionale dei paraguaiani, tra Italia e il Río de la Plata (tutte datate a Roma tra il 1779 e il 1803). Le date sono 13 maggio 1779, 15 Marzo 1781, 12 luglio 1785, 7 marzo 1787, 12 settembre 1787, 13 novembre 1787, 8 maggio 1788, 12 luglio 1788, 10 settembre 1788, 8 aprile 1789, a Don Isidro Lorea Roma 8 maggio 1789, 13 maggio 1789, 8 luglio 1789, 8 settembre

ricoprivano, ognuno nella sua città di residenza, la funzione di raccordi tra l'Italia ed il

Río de la Plata360.

E' interessante far notare che la nascita e rafforzamento della rete, sorta in modo spontaneo dopo l'espulsione, avrà il suo maggior sviluppo dopo la soppressione della Compagnia negli spazi dove vivevano già da tempo ex-confratelli, amici e parenti. Per capire la nascita della rete è utile riflettere sul tipo di scenario sociale che trovarono gli esuli americani in Emilia-Romagna nelle due principali città dove fu operativa: Bologna e Faenza.

Un fatto che non risulta inutile ricordare fu la cattiva fama dei gesuiti residenti in Romagna (in particolare gli americani), considerati dalle autorità spagnole “elementi pericolosi”, per gli intrighi che protagonizzarono e per l'elevata mobilità che dimostrarono, (nonostante le rigide disposizioni della “Prammatica d'espulsione”361). La

Corona spagnola, tentò con ogni mezzo di controllare la loro vitalità, tra le carte dell'amministrazione spagnola compare di frequente il famoso processo di Romagna, in cui si sollecitava al Papa “aplicar mayor dureza con los díscolos jesuitas americanos” e controllare le loro attività:

Exmo Sr.

Muy Sr. mío. Por el correo precedente escribí a VE que me proponía hacer uso con el Papa de la carta que VE se sirvió escribirme en 3 de junio 1789, 11 novembre 1789, 12 gennaio 1790, 6 luglio 1790, 15 Luglio 1790, 12 gennaio 1791, 18 gennaio 1791, 10 Maggio 1791, 12 luglio 1791, 14 settembre 1791, 10 giugno 1792, 12 settembre 1792, 12 settembre 1792, 6 novembre 1792, 2 enero 1793, 15 gennaio 1793, lettera a Bouvi Roma 7 maggio 1793, 10 luglio 1793, 11 settembre 1793, 12 novembre 1793, 13 marzo 1794, 8 luglio 1794, 3 settembre 1794, 7 gennaio 1795, 7 febbraio 1795, 10 marzo 1795, 23 aprile 1795, 10 novembre 1795, 6 gennaio 1796, 13 gennaio 1796, 29 luglio 1796, 7 settembre 1796, 14 febbraio 1797, 7 marzo 1797, 10 novembre 1797, 20 novembre 1797, P.C., P. C. (nota di Grenon senza data ma corrisponde a Dicembre 1797), 24 aprile 1798, 24 giugno 1798, 23 ottobre 1798, 24 gennaio 1799, 30 luglio 1800, 10 marzo 1801, 10 novembre 1801, 10 dicembre 1801, 10 gennaio 1802, 9 febbraio 1802, 24 giugno 1802, 10 agosto 1802, 10 ottobre 1802 (ricevuta 10 aprile1803), 15 gennaio 1803, 31 gennaio 1803, 1 luglio 1803, 15 agosto 1803, 31 ottobre 1803

360Vedere a tale proposito l'appendice documentale Parte VI, punto 1, 2, e 3. Il network fu attivo già dai

primi anni dell'esilio, comunque sarà determinante tra la soppressione dell'Ordine (1773) e l'ultimi decenni del XVIII secolo, contribuendo alla supervivenza degli esuli e ai loro diversi filoni di ricerca.

361Vedere N. Guasti, Gesuiti spagnoli espulsi (1767- 1815): politica, economia, cultura. Premessa: le cause

e l' organizzazione dell'espulsione dei gesuiti spagnoli, in P. Bianchini, Morte e resurrezione di un Ordine

religioso. La strategie culturali ed educative della compania di Gesù durante la soppressione (1759- 1814), Milano, Vita e Pensiero, 2006. Guasti a p. 19 afferma: “Inizialmente il governo spagnolo vincolò

l'erogazione della pensione vitalizia all'obbligo di risiedere nelle città assegnate; ma in seguito all'estinzione canonica il divieto venne rimosso e quindi i gesuiti poterono scegliere di stabilirsi anche al di fuori dello Stato pontificio dietro la presentazione periodica di una «fe de vida»”.

próximo pasado. Así lo he hecho efectivamente con aquellas reservas y precauciones que he creído necesarias. Para esto procuré, que un confidente de Su Santidad lo previniese de antemano a fin de que no le sorprendiese mi comisión. El viernes, pues, en mi audiencia expresé a Su Beatitud la disposición en que había quedado el Rey N. S. a vista del proceso de Romagna y de las intrigas descubiertas de los ex jesuitas, la libertad en que SM deja al Santo Padre de castigar como quiera a los reos, las malas consecuencias que hasta aquí se han experimentado de tratar dichas gentes con blandura, el abuso que hacen, y harán siempre de la benignidad con que se les trata, y la poca esperanza que hay de que por estos medios se subordinen nunca a las legítimas Potestades.

Por fin le expuse la determinación de SM de examinar, y poner en práctica, para contener tales abusos los medios más eficaces que la justicia y la prudencia le dictaran. Y para que no creyese que en esto le hablaba yo según mis ideas particulares, sino según las órdenes precisas que tenía, le leí a título de confianza la referida carta de VE, y le comenté los pasajes de ellas más importantes.

Confieso a VE que conocí haber sido muy oportunas las precauciones que había tomado para prevenir al Papa, y la manera con que le expuse mis oficios, pues no obstante la viveza natural de Su Santidad y lo delicado de la materia, según su modo de pensar, oyó Su Beatitud toda mi exposición, y conferenció sobre ella con la mayor quietud y sosiego, dándome con esto proporción para representarle cuanto quise, como en efecto lo hice, no dejando ningún punto ni reflexión de los que mi corta capacidad creyó oportunos para persuadirle la Justicia y la conveniencia que había en adoptar el sabio sistema que en estas materias se ha propuesto el Rey NS como único medio de mantener la paz en la Iglesia y en los Estados.

La conferencia fue muy larga, y en el discurso de ella se tocaron cuasi todos los puntos que ofrece la historia del Jesuitismo en el tiempo de los tres últimos Pontificados. No puedo sin embargo asegurar a VE de haber concluido nada de positivo, pero conocí evidentemente que muchos de mis argumentos hacían notable impresión en el ánimo de Su Santidad, y que

procuraba con gran eficacia persuadirme su ningún apego al Jesuitismo, sincerando con razones las más exquisitas su conducta en este particular. Y como la Causa del Venerable Palafox salió naturalmente a la conversación hice todo el esfuerzo de que soy capaz para persuadir a Su Beatitud la necesidad y justicia de dar el Decreto favorable de la aprobación de sus virtudes. También en esto noté bastante impresión, pero no por eso pude conseguir que me diese una palabra positiva.

Esta misma indecisión me da motivo para repetir estos propios oficios, y así me propongo volver mañana a ellos, y continuarlos hasta ver si puedo lograr el determinar a Su Santidad a que tome el partido que conviene a las circunstancias actuales de la Iglesia, de su conveniencia, y de la quietud universal.

No contento con esto, he interesado además a los Amigos que tratan al Santo Padre para que me instruyan de lo que observen en sus conversaciones, y que no omitan ocasión de sugerirle aquellas máximas que más puedan conducir al logro de nuestros intentos. Yo no puedo adivinar lo que de esto resultará, porque no puedo responder sino de mi celo, pero de todo cuanto ocurra informaré a VE con la puntualidad que debo.

Me repito a las veneradas órdenes de VE con todo respeto, y deseo de que Dios guarde su vida muchos años362.

Roma, 3 de julio de 1777.