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Attività del Network nel Río de la Plata

Popolazione in abitanti secondo il censimento del

4. Attività del Network nel Río de la Plata

Vorrei evidenziare solo alcune osservazioni preliminari sul mio lavoro di ricerca che mira a ricostruire alcuni degli anelli mancanti della rete-sociale di Joaquín Camaño, e dei gesuiti americani, col fine di approfondire il loro ambiente culturale per evidenziare la complessa rete di solidarietà, di lavoro, di amicizie, ed interessi intellettuali comuni nella catena immigratoria289 degli “illustri gesuiti”. Ho scelto questa "via principale" o

“strada maestra” per ri-vivere la complicata rete di "comunicazioni" che esistevano tra i gesuiti, la società italiana e quella americana attorno a una delicata rete sociale che li ha permesso di perpetuare i loro legami tra l'America e l'Europa per più di 50 anni.

La mia ricerca in Argentina si è incentrata sulle fonti manoscritte che dimostrassero la esistenza di una rete di solidarietà e comunicazione senza soluzione di continuità tra gli espulsi e la società d'origine dopo l'espulsione della Compagnia di Gesù. Aspetto poco valutato fino ad oggi negli studi sui gesuiti americani espulsi, dove ha predominato la mancanza di contestualizzazione fisica dal punto di vista migratorio. Mancanza che non ha permesso di distinguere lo straordinario dall'ordinario290. La storiografia si e

concentrata in studiare lo straordinario di uno degli eventi più importanti del XVIII secolo, sottovalutando che loro erano ignaziani ma allo stesso tempo “migranti”291.

L'aspetto che molti hanno trattato senza approfondire è il concetto di rete sociale292,

ovvero i rapporti che stabilirono e svilupparono i gesuiti americani come protagonisti di una anomala “catena migratoria”. Loro dopo la migrazione forzata svilupparono reti sociali di comunicazione e solidarietà caratterizzate da una particolare “lunga durata” tra il territorio di espulsione e quello di accoglienza (America Latina e l'Italia). I gesuiti

289 K. Koser, Social networks and the asylum cycle: the case of Iranians in the Netherlands, in

“International Migration Review”, vol. 31, n. 3, pp. 591-611.

290 Nella maggior parte dei casi si sono svolti studi su casi unici, come ad esempio le ricerche sulla vita di

alcuni gesuiti famosi come ad esempio: Andres, Hervás, Luengo, Peramás, Clavigero, Molina, Arteaga, Muriel, Masdeu, Luengo, ecc.

291La parola migrante è attestata già dall'Ottocento nella sua funzione di participio presente del verbo

migrare, quindi con il significato di 'chi si trasferisce momentaneamente o stabilmente dal suo paese

d'origine. Ha assunto invece un significato più specifico negli ultimi decenni con le nuovi grandi ondate migratorie, arrivando a indicare tutti coloro che lasciano il loro paese d'origine e si muovono alla ricerca di migliori condizioni di vita (nel nostro Paese e in molti altri Paesi europei) e ha sostituito progressivamente i più comuni emigrante e immigrato.

americani nel loro ruolo di migranti non sono l'eccezione alla regola, il viaggio di espulsione rompe vecchie reti di comunicazione e consolida altre nuove. La mia ricerca tenta di ricostruire a piccola scala la mappa dei rapporti socio-culturali di J. Camaño -gesuita del Paraguay- guardando attraverso la lente dei rapporti sociali della sua rete umana di comunicazione. Ho individuato così tra i gesuiti americani in esilio un forte spirito di solidarietà collettiva e una specie di “vita sotterranea” della Compagnia di Gesù (dopo la soppressione) sempre attiva nei loro network.

I Gesuiti americani espulsi sono in realtà un nuovo tipo sociale di gesuita rispetto ai loro confratelli americani del periodo precedente alla soppressione293. Conservano

profondamente la loro identità294, ma allo stesso tempo la cambiano radicalmente295.

Sono gesuiti diversi. Con l'adattamento alla nuova società conservano ma incorporano nuove idee. Tentano di padroneggiare come i Filosofi “i Media” del loro tempo con un approccio diverso. I gesuiti usano lo stesso sistema di comunicazione che usarono i Filosofi: “eccelsero nella conversazione intelligente, nella epistolografia, nei notiziari manoscritti, nel giornalismo e in tutte le forme della parola stampata”. Non era un metodo nuovo, l'aspetto nuovo era lo spirito con cui affrontavano i diversi argomenti. Curiosamente sono in moto per tutta l'Italia con “il proposito di diffondere ed approfondire il loro lavoro” e così riuscire a distruggere le falsità che si raccontavano sulle terre americane. Loro, come i “Filosofi” stabilirono un intenso circuito di scambio intellettuale attraverso lettere e libri296.

Mentre l'Encyclopédie diventava il più grande best-seller della storia della editoria i gesuiti espulsi come Hervás e Camaño tentavano di fare la stessa cosa dal punto di vista della Chiesa Cattolica297.

Questi particolari protagonisti dell'età dell'informazione settecentesca, stabilirono in molti campi del sapere uno scambio di lettere e notizie, fino ad oggi poco conosciuto.

293A. Colombo e Sciortino, G. (a cura di), “Assimilati ed esclusi”, 2002, Bologna, Il Mulino.

294M. Ambrosini, “La fatica di integrarsi. Immigrazione e lavoro in Italia”, Bologna, Il Mulino 2005

Sociologia delle migrazioni, Bologna, Il Mulino

295 Forse per questo gli storiografi della Compagnia hanno faticato tanto a raccontare la storia della

Nuova Compagnia (conferenza di P. A. Fabre Convegno Madrid giugno 2011).

296 Robert Darnton, L'età dell'Informazione...p. 23-26.

297Il Philosophe potrebbe essere definito “in parte uomo di lettere, in parte uomo di mondo, interamente

impegnato a usare le lettere per liberare il mondo dalla superstizione”. Il gesuita americano espulso della fine del 700 potrebbe essere definito “in parte uomo di lettere, in parte uomo di mondo, interamente impegnato a usare le lettere per liberare il mondo dalla superstizione dell'Illuminismo”.

Attraverso i carteggi di Camaño a Hervás possiamo ricostruire una fitta rete di collaboratori che fa nascere un po' d'invidia a qualsiasi ricercatore di oggi. Costruirono per la loro epoca dei veri e propri network298 che fecero circolare le informazioni tra

osservatori diretti e indiretti. Incarnarono in definitiva una precoce società dell'informazione sulle cose d'America nel 700 italiano.

I Gesuiti espulsi rappresentano un nuovo modo di capire la “comunicazione” di notizie. Loro sono osservatori diretti, e secondo i principi dell'epoca devono essere loro i più accreditati a scrivere su certi argomenti. Le notizie (intendendo la parola notizia come cognizione di qualcosa), o “i racconti della cose accadute” nelle terre americane erano patrimonio dei gesuiti espulsi, che tentavano di difendere le loro terre d'origine contro gli altri scrittori che dicevano “bugie” e “falsità”, a dire di Iturri e Camaño.

I Gesuiti stabilirono un importante “sistema di comunicazione alta” in diversi siti ed ambienti come: luoghi pubblici, chiese, salotti nobili299, circoli privati, piccole

tipografie, librerie, biblioteche, gruppi di lettura, e accademie.

Arrivati nell'esilio il loro compito era stato quello di non perdere la esperienza acquisita, tentando di mettere per scritto, molte volte a memoria, delle intere grammatiche e vocabolari300. Gli specialisti della materia spinti da desideri personali o professionali

scrissero -affinché non fossero perdute- le loro conoscenze linguistiche. Il maggiore tentativo strutturale fu quello svolto dai collaboratori di Hervás per la scrittura dell'

298M. Ambrosini, in “Delle reti e oltre: processi migratori, legami sociali e istituzion”, spiega: “Le teorie

dei network concepiscono le migrazioni come incorporate in reti sociali che attraversano lo spazio e il tempo, sorgono, crescono, infine declinano. In questi approcci, le decisioni individuali si inseriscono all'interno dei gruppi sociali, che a loro volta si frappongono e mediano tra le condizioni sociali ed economiche determinate a livello macro e gli effettivi comportamenti migratori soggettivi”.

299Vedere appendice documentale alla fine di questa tesi, Parte II, punto 2, Cronaca Querzola.

300 Vedere i lavori di S. Falkinger sulla Chiquitania e sulla lingua dei Chiquitos. Ad esempio: Gramática y

vocabulario de los Chiquitos (S. XVIII) Bolivia, Itinerarios Editorial, 2012, o S. Falkinger, Anauxti Jesucristo Mariaboka. Santa Cruz de la Sierra: Fondo Editorial APAC 2010. In questi lavori si può osservare che quando i Gesuiti arrivarono in America dovevano secondo le Costituzioni distribuirsi nella “vigna di Cristo” e costruire “la sua vigna americana” utilizzando ovviamente la predicazione. Per tradurre la parola di Dio nelle lingue dei popoli originari svilupparono un metodo che oggi sorprende per il loro pragmatismo. Le loro storie illustrano il grande sacrificio e lo sforzo fatto per studiare e imparare le nuove lingue che incontravano. Se prendiamo in considerazione l'area di Chiquitos (Gran Chaco) dove esercitò la sua missione Joaquín Camaño dal 1760 fino al 1767 osserviamo il seguente scenario: “una vastissima area abitata da diversi gruppi etnici con lingue molto diverse tra di loro e la necessità di costruire un nuovo spazio di comunicazione”. Il metodo scelto dai gesuiti consistette in istituire una "lingua generale" o “matrice” e sulla base di questa decodificare le altre. Scelsero la Chiquita, una delle tante esistenti. A partire da questa decifrarono le altre, usandola come linguaggio di catechesi tra le diverse tribù della zona. I gesuiti attraverso un metodo rudimentale riuscirono a capire la struttura basilare di questa lingua iniziando a produrre i primi testi standardizzati di Grammatica e Vocabolari, molti di loro non firmati perché fatti “Ad maiorem Dei gloriam”.

Enciclopedia cristiana delle lingue conosciute. In cui vediamo come sotto la redazione di ogni singola pagina si muove una fitta rete di conoscitori (informatori), più o meno esperti, che in risposta a Hervás attivarono a forma di “nido di ragno”301 uno dei rari

esempi dell'epoca di ricerca di equipe .

Con l'espulsione l'interesse per le lingue americane si trasferisce in Italia, dove si concentrarono i gesuiti espulsi. Questi sotto l'impulso di Lorenzo Hervás e la sua paziente opera di raccolta dei dati destinati ad arricchire la sua mastodontica opera esorta i suoi colleghi a scrivere la loro esperienza, ed a mettere per scritto tutto quello che ricordavano sulle loro vite americane. Il proposito di Hervás era quello di sostentare i suoi principi linguistici. Il suo ambizioso progetto “Il Catalogo delle lingue delle nazioni conosciute” che secondo la mia opinione non sarebbe mai stato possibile senza la stretta collaborazione del gesuita Joaquín Camaño302 (vero fulcro di un complicato

intreccio di amicizie e conoscenze intellettuali e personali).

Hervás nel destierro de Cesena ha un obiettivo fondamentale: riunire in un opera enciclopedica il progresso delle scienze del suo secolo303. Per questo Hervás consulta

archivi, scrive ai suoi conoscenti, contatta specialisti, si trasferisce durante l'estate in diverse città dell'Emilia Romagna per incontrare i missionari, si fa copiare i libri, le grammatiche, i vocabolari, e si trasforma in una fonte importante di lavoro per gli ex gesuiti ai quali molte volte pagava con soldi o con dei libri di difficile consultazione. La produzione scritta dei gesuiti esiliati, sul filone della tematica americana, rappresenta una mole impressionante di manoscritti ed opere a stampa mai vista prima nel contesto italiano ed europeo. Dentro il quadro della produzione gesuitica assistiamo a un vero

exploit in campo tipografico304. Vediamo come l'arrivo degli esuli gesuiti innalza

301L'immagine del “del nido di ragno”, per descrivere i rapporti dei collaboratori dell'”Idea dellUniverso”,

è la prima immagine che mi è venuta in mente al studiare il carteggio Camaño-Hervás. Forse perché avevo presente una parte del primo romanzo di Italo Calvino “Il sentiero dei nidi di ragno” in cui l'autore affermava: “Forse non farò cose importanti, ma la storia è fatta di piccoli gesti anonimi” (...) “ma tutte le cose che farò prima di morire e la mia morte stessa saranno pezzetti di storia, e tutti i pensieri che sto facendo adesso influiscono sulla mia storia di domani, sulla storia di domani del genere umano”. Credo che il “network” di Camaño abbia avuto questo ruolo, quasi anonimo, però allo stesso tempo di grande rilevanza per la storia del pensiero scientifico del suo tempo.

302Risulta interessante fermarsi sul metodo della raccolta ed elaborazioni dei dati (tema in parte già

affrontato da Manuel Breva-Claramonte ), e sul ruolo che ebbe in questo intrecciarsi di lettere, e dati, il gesuita riojano.

303La sua enciclopedia avrà 21 volumi scritti in italiano. Della sua “Idea dell'Universo” (1778-1787) gli

ultimi cinque volumi sono dedicati soltanto alle lingue.

sensibilmente il numero dei committenti ed anche dei destinatari della produzione tipografica locale, rappresentando “quindi una notevole occasione di lavoro e di sviluppo per le stamperie romagnole, e non solo, del tempo”.

Il mercato della carta stampata cresce notevolmente su parecchie correnti tematiche305.

Io ho lasciato da parte le opere pubblicate e mi sono incentrata in modo particolare nei carteggi personali, esaminandoli come testimonianze di soggetti che misero in atto le più svariate strategie socio-culturali per sopravvivere durante l'esilio, per conoscerle dall'interno delle loro reti sociali, con uno sguardo più intimo di taglio biografico. Ho esaminato quello che avevano scritto per essere letto, e allo stesso tempo mi sono concentrata nella loro corrispondenza privata, quello scritto per non essere “pubblicato”. Dal mio punto di vista era necessario fare una lettura interpretativa dall'interno del gruppo dei gesuiti americani, conoscerli e seguirli nella concrezione dei loro obiettivi di ricerca, che di solito coincidevano con i loro obiettivi di vita306.