f Grafici ideali della rete relazionale di Joaquín Camaño
1. Joaquín Camaño “uno dei tanti espulsi del Paraguay”
Uno dei propositi della mia ricerca è stato quello di tentare di capire alcuni dei meccanismi, scatenati dalla Pragmática Sanción, all'interno della provincia gesuitica del Paraguay dentro il microcosmo di J. Camaño. Ho raccolto e trascritto la totalità degli inediti di Camaño e analizzato la collezione di documenti che egli aveva accumulato durante il suo esilio di più di 50 anni. Questo lavoro mi ha permesso di fare emergere lo spazio dei suoi rapporti sociali (distribuiti) tra l'Europa e il Viceregno del Río de la Plata di cui erano al centro gli esuli americani. A questo devo aggiungere l'ampia bibliografia specializzata, che mi ha permesso di svolgere la mia ricerca. Su questa strada ho tentato di capire il funzionamento del “network relazionale” durante gli anni dell'espulsione fino alla restaurazione avvenuta nel 1814 e al suo viaggio definitivo a Valencia, dove morirà nel 1820.
Come altri studiosi della sua epoca, Camaño, partendo dalla primitività dei popoli americani arrivò a teorizzare la stretta relazione fra lo sviluppo gnoseologico e quello linguistico71. Le ricerche di questi studiosi si collocano in un momento nevralgico della
storia del pensiero linguistico-antropologico, quando l'osservazione diretta di fenomeni, e la riflessione teorica, si misurarono a fatica con la grande varietà umana riscontrata nel mondo. Questo tipo di studi costituì un paradigma interpretativo, capace di inquadrare la “diversità” in un cammino teleologico dell'uomo, allo stesso modo di quanto ha fatto W. Humboldt. In questa prospettiva, la Natura veniva considerata l'unica matrice
70Secondo P. Schiavone gli Esercizi di sant'Ignazio sono stati da sempre considerati un carisma. Carisma
che secondo 1 Corinzi 12,1-11 “è dono dato gratuitamente per un servizio da prestare alla comunità, carisma di un'energia che manifesta la potenza dello Spirito (cfr. Lumen gentium, 12)”. Credo che Camaño sia stato portato a scrivere e compilare i suoi manoscritti proprio da questo senso del servizio verso la comunità futura affinché si conservasse la memoria del passato gesuitico in America. Vedere L'Introduzione a Esercizi Spirituali di S. Ignazio di Loyola. San Paolo, Milano, 2005, p. 5.
71 A. Olevano, Le lingue e i popoli primitivi in Etienne Bonnot de Condillac e Joaquín Camaño, in Il
linguaggio. Teorie e storia delle teorie: in onore di Lia Formigari a cura di Stefano Gensini, Arturo Martone, 2006.
dell'evoluzione e della diversità umana.
Camaño, nelle sue lettere, appare come un uomo moderno, sempre aggiornato sulle novità editoriali del mercato europeo, alla ricerca incessante delle ultime edizioni che gli procurassero nuovi spunti di riflessione e dibattito. Al di là delle sue lettere, non esistono testimonianze concrete sulle letture francesi di Camaño72, ma si sa che era aggiornato
sulle novità che circolavano in Italia, cosa che ci fa pensare che conoscesse diretta o indirettamente l'opera di molti enciclopedisti, come, ad esempio, quella di Condillac e il suo Cours d'études. Secondo la studiosa romana A. Olevano, non esistono testimonianze dichiarate sull'influenza di Condillac sull'opera di Camaño, ma, conoscendo gli interessi tematici di quest'ultimo non sarebbe strano che egli conoscesse direttamente o indirettamente la prima edizione dell'opera di Condillac, opera fatta a Parma tra il 1768- 177273.
Nei suoi scritti Camaño cita frequentemente C. De Pauw e si potrebbe pensare che fosse al corrente di altre letture francesi considerate le lettere scambiate anche con il Cardinale G. Mezzofanti di Bologna74 dove, pur lasciando intravedere che la maggior parte della
sua bibliografia di riferimento era gesuitica75, chiede il favore di avere alcuni titoli
francesi, per svolgere una sua ricerca.
La maggior parte dei testi di Camaño riguardano aspetti riferiti alla sua attivittà missionaria con una lunga serie di relazioni geografiche, etnografiche, testi grammaticali e lavori interamente dedicati alle lingue americane. Il suo materiale rappresenta, come nel caso di tanti altri gesuiti, un tentativo di ri-organizzazione e ri-ordinamento del lavoro svolto dall'Ordine dei Gesuiti in America. Una letteratura centrata sul ricordo e sulla esperienza e chiusa rispetto alle teorie filosofiche e linguistiche presenti al tempo in Europa.76 I manoscritti di Camaño sono costituiti da una serie di 50 lettere manoscritte
72Vedere appendice documentale Parte I lettere n° 1 e 2 a G. Mezzofanti. In queste lettere Camaño
chiedeva a Mezzofanti gli inviasse una serie di libri per continuare le sue ricerche. In questo fatto si potrebbe osservare come soltanto il glotologo bolognese poteva riuscire a procurargli (essendo questo direttore della Biblioteca dello Studio bolognese) alcune novità del mercato tipografico, che gli potevano permettere di continuare i suoi svariati studi.
73 Questa opera che presenta similitudini tematiche con gli interessi di Camaño fu terminata quando il
filosofo era già tornato a Parigi e ritirata immediatamente dopo.
74Vedere appendice documentale alla fine di questa tesi nella Parte I nelle lettere n° 1, 2, 3 e 4 dove
riporto la trascrizione delle lettere scambiate tra Camaño e Mezzofanti. Le lettere n° 3 e 4 contengono gli appunti inviate a Hervas che Camaño regalerà al glotologo bolognese per il suo interessamento verso la lingua chiquitana prima di andare in Spagna.
75 A. Olevano, 2006.
che scambiò con Hervás77, Iturri78, Mezzofanti, Ocampo e Villafañe tra il 1779 e il 1804.
In particolare sono alquanto rilevanti quelle scambiate con Hervás databili attorno al 1783, quando quest'ultimo era impegnato nella stesura dell'ultima parte della “Idea dell'Universo” (1778-1787), l'opera gesuitica scritta in risposta all'Enciclopedie. In quanto alle lettere di Camaño devo sottolineare che ho proceduto alla trascrizione integrale di quelle che egli scambiò, con suo cugino l'ex-gesuita F. Ocampo, con l'ex- gesuita Diego Villafañe, con il Viceré del Río de la Plata, Marchese di Sobremonte79, e
con il linguista L. Hervás y Panduro. Queste erano già state trascritte in precedenza, solo in parte, da M. Battlori, Upson Clark e G. Furlong80.
Camaño compì il delicato lavoro di riordinare la sua personale esperienza e quella degli altri gesuiti per rifiutare l'esegesi aproblematica del Vecchio Testamento. La riflessione fra lingua e pensiero partì quindi dall'urgente esigenza di spiegare il mondo amerindio secondo una buona dottrina cristiana, per Camaño l'America era veramente un intero universo da spiegare e non una brutta copia dell'Europa. Per i gesuiti di quel periodo l'osservatorio linguistico si faceva metafora di questioni culturali, storiche e filosofiche di lungo periodo. Fu per questo che Camaño, nel suo esilio, si dedicò soprattutto allo
77Vedere appendice documentale alla fine di questa tesi, Parte I, lettere 1, 2, 3; e Parte IV lettera 1. 78Vedere appendice documentale alla fine di questa tesi, Parte I, punto 5. Attraverso il carteggio inedito
di D. Villafañe si sa che Iturri, una volta trasferitosi da Faenza a Roma, visse insieme a G. Juárez, nel
lugar pío de San Carlos al Corso (Basilica dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso) de Compellanes de dicha iglesia”. Da questo dato sappiamo che vivevano in prossimità della casa dell'altro cugino di
Camaño, F. O. de Ocampo, che aveva la sua abitazione a meno di 500 metri di loro, accanto alla Scalinata di Trinità dei Monti (Piazza di Spagna). Secondo anche l'archivio Funes Ramón Rospigliosi viveva a una ventina di minuti a piedi di loro tre, vedere a questo proposito anche la lettera inedita di R. Rospigliosi a Gregorio Funes, scritta a Roma il 12 marzo 1778. In questa Rospigliosi racconta che viveva “in Banchi, al vicolo delle Palle (pronunciando a la italiana) o sino: Nel vicolo che resta in contro al Collegio Bandinelli, sul cantone”.
79 Il Viceré di Sobremonte fu al secolo Rafael Núñez Castillo Angulo y Bullón Ramírez de Arellano
Marchese di Sobremonte (1745-1827). Fu Viceré del Río de la Plata dal 23 aprile 1804 al 10 febbraio 1807. Il viceré spagnolo Rafael de Sobremonte divenne famoso per aversi fatto sorprendere da un sbarco imprevisto di truppe brittaniche al quale non riuscì ad opporre una efficace resistenza con le scarse forze a disposizione. E così il 27 giugno 1806 le truppe britanniche del generale Beresford occuparono Buenos Aires. In mezzo a questo contesto storico è da suporre che la lettera di Camaño chiedendo a Sobremonte di mediare nella sua causa non abbia avuto nessuna risposta da parte del Viceré.
80Si dice che G. Furlong (1889-1974) avesse raccolto la maggior parte dei manoscritti originali sui
paraguaiani (tra cui forse le originali delle lettere di G. Juárez) nelle sue stanze al Colegio del Salvador (Buenos Aires-Argentina). Dopo la sua morte la maggior parte di queste andò dispersa tra i suoi conoscenti. Questo particolare impone un grosso limite a un numero importante di trascrizioni di fonti consultabili nel Colegio del San Salvador, in cui si può apprezzare la grafia di Furlong, come ad esempio le copie di molte delle lettere scambiate tra A. Funes e G. Juárez. Purtroppo non sono riuscita a trovare gli originali scritti da G. Juárez.
studio della cartografia, dell'etnografia e della linguistica americana81. Pochi anni dopo
la soppressione della Compagnia di Gesù (1773), C82. si trovava ancora a Faenza dove
fece i suoi voti definitivi per trasferirsi poi a Imola come maestro dei figli del ex-gesuita Francisco Martinez verso il 1780. Decise di andare in Spagna per un breve periodo nel 1798 con la speranza di tornare in America ma senza concretizzare le sue aspettative. Non si hanno notizie del suo soggiorno spagnolo, però si sa che tentò inutilmente di tornare in America, e che costretto dalle disposizioni della nuova espulsione del governo spagnolo, rientrò a Faenza e da lì a Imola, senza realizzare il suo sogno di finire i suoi giorni in patria, nella sua città de La Rioja (Argentina). Il gesuita Diego Villafañe, già tornato da tempo al Río de la Plata, scriveva al suo amico Ambrosio Funes l'11 ottobre 1801 da Tucumán:
Aprecio las noticias que usted me comunica del P. Gaspar, de Camaño, Rospigliosi, y de Don Miguel de León. Don Alondo Frías, como escribí a v.m. Decía por enero di este año, les habían intimado de la Corte la prohibición de embracarse para América; por abril hay contraorden, según don Miguel León. Acaso la Corte lo squerrá traer a América83.
Dopo la Restaurazione della Compagnia di Gesù (1814), si inserì in questa prima a Roma84 insieme ad alcuni dei suoi confratelli paraguaiani approdando in seguito in
Spagna (1817), dove sarà Maestro dei novizi nel seminario di Valencia fino alla sua morte nel 182085.
Tra il 1780 e il 1789 acquisì fama tra i suoi contemporanei pubblicando alcune mappe e distinguendosi come valido linguista, essendo stato uno dei principali collaboratori di Lorenzo Hervás y Panduro. Oltre a fornire maggiori informazioni sulle lingue del Paraguay, come il Quechua e Guaraní, contribuì con la sua conoscenza del Chiquitano86,
81Vedere l'appendice documentale Parte 1, lettere n° 1, 2, 3, 4, ecc. 82D'ora in poi C. per Camaño.
83Questa lettera fa parte del carteggio inedito del gesuita Diego Villafañe che si trova nel Colegio del
Salvador a Buenos Aires-Argentina.
84BCABO, Ms. Mezzofanti, XVI, I, lettere 427-430. J. Camaño in una lettera a G. Mezzofanti del 10
gennaio 1816 raccontò sui preparativi per il suo prossimo viaggio in Spagna.
85 G. Furlong, in diversi dei suoi scritti (tra cui Noticia..., 1955), parlò sulla probabilità che egli fosse
morto, dopo una breve malattia, presso l'ospedale pubblico di Valencia.
a far conoscere il Vilela, il Lule, il Zamuco, il Tufo, il Mocobí e la lingua Abipona. La sua opera maggiore “Noticia del Gran Chaco” (1778) fu pubblicata postuma soltanto nel 1955 da G. Furlong. In essa, egli descriveva la sua terra, la fauna, la flora e forniva preziose informazioni etnografiche sui suoi abitanti87, che egli aveva conosciuto nei suoi
anni americani.
Durante la prima metà del XX secolo Camaño fu visto come uno dei tanti che diedero vita alla storia naturalistica e cartografica del bacino del Rio de la Plata. Forse sarebbe il caso di ricordare che a alcuni gesuiti come Sepp, Guevara, Sánchez Labrador, Dobrizhoffer, Falkner e Juárez (molti di loro facevano parte della sua rete relazionale di C.) si devono le prime ricerche sulle ossa pietrificate e sui fossili dell'Argentina. La maggioranza di essi considerò i fiumi Paraná ed Uruguay capaci di trasformare il legno ed anche le ossa, in pietra, e pertanto, alle pietrificazioni comunemente dissotterrate dei burroni arenosi le definivano pietre formate per l'acqua. D'altra parte, mentre Guevara88
riferiva che le grandi ossa comunemente trovate nello sbocco del fiume Carcarañá con una razza estinta di giganti, Falkner descriveva la corazza di un gliptodonte e Sánchez Labrador89 spiegava la presenza di invertebrati marini nei paraggi di Buenos Aires
attribuendoli al Diluvio90. Descrizioni che seguivano il modello della Historia Natural y
87 Alcuni autori che diedero notizie su Camaño e la sua opera furono: M. Batllori, Cultura, 223, 242, 243-
250. Clark, C. U., «Jesuit Letters to Hervás on American Languages and Customs», Journal Société des Américanistes 29 (1937) 97-145. DHA 112. DHEE 322. Diosdado Caballero 2:20s. Furlong, G., J. Camaño, S J., y su «Noticia del Gran Chaco» (1778) (Buenos Aires, 1955). NDBA 2:64. Polgar 3/l:4l9. Rivet, P., Bibliographie des Iangues aymard et kichua (París, 1951) 1:20l-204. Sommervogel. 2:572s. Storni. Catálogo. 49. Uriarte-Lecina 2:58-64. J. Batista / H. Storni
88Guevara fu un altro membro del network di Camaño.
89Anche Sanchez Labrador fu un altro membro del network di Camaño.
90 José Guevara, 1719 -1806, fu un altro gesuita spagnolo che menzionò anche le proprietà petrificanti dei
fiumi Paraná ed Uruguay. La gran opera di Guevara, Istoria della Conquista, scritta tra il 1752 e il 1767, si pubblicherebbe per volta prima sulla decade di 1830, Guevara1836, e dopo, in una versione completa, alla fine del secolo XIX. Guevara spiega in differenti passaggi del suo testo che la formazione del legno pietrificato si dovrebbe alla presenza di acidi sciolti nell'acqua dei fiumi, quelli che produrrebbero a sua volta piccole cavità nel legno che sarebbero dopo, riempite per '' particelle sottili '' fino a riuscire la completa sostituzione del legno per pietra, Guevara1882). Suggerita nella spiegazione di Guevara sembra rimanere implicita l'esistenza di una fortuna di soluzione mineralizante intervenendo nella formazione del legno pietrificato. Questo concetto di soluzione mineralizante, o succus lapidescens, fu enunciato per Georgius Agricolo, 1494 -1555, nel secolo XVI e più tardi ripreso per Niels Stensen (Steno) (1638 -1686, (agricolo 1955; Stensen2002). Nonostante le sue interessanti idee circa la genesi delle pietrificazioni 12 correlazione Geologici 24 vegetali, Guevara, come il resto dei gesuiti, crede che questi oggetti naturali erano di formazione recente. Dietro il fatto di supporre che un frammento di legno pietrificato poteva rappresentare il resto di una pianta che sarebbe cresciuto nella regione milioni di anni risultava difficile da pensare per Guevara, ed anche per gli altri gesuiti, mentre il processo di assimilazione concettuale del tempo geologico, con la sua vastitud attuale, stava in piena elaborazione nell'epoca delle missioni, Rossi 2003; Rudwick 2005; Wyse Jackson2006).
Moral de las Indias del P. José de Acosta91, un libro pionieristico in quella che poi
sarebbe stata la vasta produzione dei testi sulla storia naturale dell' America del Sud, fatta dai membri della Compagnia di Gesù (Acosta, 1590).