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Joaquín Camaño e il network di un grande collaboratore alla fine del XVIII secolo

Popolazione in abitanti secondo il censimento del

2. Joaquín Camaño e il network di un grande collaboratore alla fine del XVIII secolo

Joaquín Camaño visse la maggior parte della sua lunga vita nell'esilio italiano. La sua caratteristica di essere un “migrante illustre”, insieme alla lenta estinzione dei quadri gerarchici della Compagnia, furono le cause determinanti della nascita del suo network a livello globale.

Il suo lavoro e la sua fama possono essere considerati minori, rispetto a molti altri gesuiti memorabili della fine del XVIII secolo. E' proprio questo suo ruolo secondario quello che mi ha consentito di entrare nella rete sociale degli espulsi americani, senza

253 Vedere Félix de Sebastián, Memoria de los Padres y Hermanos de la Compañía de Jesús de la

Provincia de Nueva España difuntos después del arresto acaecido en la capital de México el día 25 de junio del año 1767. BCABO.

essere distratta dalla bellezza della sua penna, o dalla sua costante produzione testuale. Camaño è stato nella mia ricerca "il buco della serratura" o meglio ancora il "filo rosso" che mi ha permesso di mettere insieme alcuni dei tasti del tessuto socio-culturale della rete costruita in Italia dagli espulsi e mantenuta attiva per più di 50 anni tra il Río de la

Plata ed Italia.

So di non sbagliare al dire che Camaño, nella sua vita, fu un grande "collaboratore". Collaboratore di L. Hervás y Panduro254, di Francisco Iturri255, di Gaspar Juárez, di José

Jolís, di Filippo L. Gigli, di Domingo Muriel, di Diego Villafañe, di Josep Cardiel, di Calatayud, e molti altri ancora. Di tutte, la sua collaborazione più rilevante è stata quella del materiale fornito a L. Hervás y Panduro per l"Idea dell'Universo256", e per il suo

“Catálogo de las lenguas conocidas257”, ecc258.

Camaño immerso nelle sue collaborazioni è ossessivo, critico, meticoloso, prendi decisioni, scarta possibili collaboratori, suggerisce altri, e dà vita a una rete sociale sparsa tra le diverse città italiane del tempo. Crea così una rete dinamica che ancora oggi sorprende per la sua efficacia e continuità. Joaquín Camaño per Hervás259, cerca contatti,

indirizzi, copia grammatiche, traduce le lingue americane, produce sintesi grammaticali in italiano, dizionari, ecc.; tutti lavori fatti per arricchire la grande Enciclopedia Cattolica del conquense che aveva il proposito di modernizzare le conoscenze scientifiche del tempo sulla base delle sacre scritture.

La maggior parte dei collaboratori esperti del "Catalogo delle Lingue conosciute" erano strani personaggi in un secolo particolare, vissuti in piccole città dell' Emilia-Romagna (Ferrara, Bologna, Faenza, Forlì, Imola, Ravenna, Cesena, Savignano sul Rubicone, Rimini, Castel Bolognese, ecc.), Liguria (Genova), Lazio (Roma, Tivoli, Viterbo), Umbria, Marche, ecc., erano immigrati illustri vincolati dal dovere di solidarietà con i loro confratelli nella fede, amici, compagni di studi o i parenti. Questa rete di relazioni

254Vedere appendice documentale alla fine di questa tesi, Parte I, punto 1, 2, 3; e Parte IV punto 1. 255Vedere appendice documentale alla fine di questa tesi, Parte I, punto 5.

256Edita a Cesena, 1778-87, 21 voll.

257Nel 1800-1805 Hervás pubblicò in Spagna un catalogo delle lingue allora conosciute, Catálogo de las

lenguas de las naciones conocidas, in sei volumi.

258Altre opere di Hervás: Origine, formazione, mecanismo ed armonia degl' Idiomi (1785); Vocabolario,

Poliglotto, con prolegomeni sopra più de CL lingue (1787); Saggio practicco delle Lingue con prolegomeni e una raccolta di orazioni dominicali in più di trecento lingue e dialetti (1787).

nel nuovo spazio di migrazione merita di essere approfondita, perché è una delle chiavi per comprendere la situazione socio-culturale dei gesuiti nell'espatrio e può aiutare a capire come alcuni di loro “rinnovano il loro ruolo sociale” senza mai perdere il senso di attaccamento alla Compagnia.

Storiograficamente l'argomento della collaborazione con Hervás era stato trattato negli anni 50 da personaggi celebri come G. Furlong e Miguel Batllori260. Figure che si erano

distinte per il loro lavoro storiografico, e che avevano trattato in particolare il rapporto tra Camaño e Hervás da una prospettiva apologetica. Lo storico argentino Guillermo Furlong261 fu uno dei primi a riprendere la tematica dei gesuiti americani espulsi, nel

lontano 1930. L'obiettivo principale era stato quello di dimostrare come questi gesuiti avessero contribuito allo sviluppo delle lettere in Italia, e che per questo meritavano di essere salvati dall'oblio della Storia262.

Nel caso di M. Batllori (un altro colosso gesuita per la sua produzione scritta), affrontò il rapporto tra Camaño-Hervás da un punto di vista diametralmente opposto a quello di Furlong, dal momento che la sua posizione fu dichiaratamente eurocentrica. Questi interessi comuni li portarono a incontrarsi e condividere i loro materiali ed a scambiarseli263.

L'archivio linguistico Hervás di Roma, studiato dai gesuiti soprannominati, è una impressionante raccolta di dati linguistici, storici ed antropologici, che si trova fisicamente distribuito tra i manoscritti conservati nella Biblioteca Vaticana (ms. 2, 3, 4), nell' Archivio di Stato di Roma (ms. 5), nella Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele II a Roma (ms. 6), nell'Archivio romano della Compagnia di Gesù (ms.1). E' stato proprio il manoscritto Vat. Lat 9802 della Biblioteca Vaticana quello che mi ha permesso di conoscere parte della vita sotterranea di J. Camaño.

260Alcuni decenni prima da Upson Clark.

261 Il gesuita argentino colpisce per la sua produzione incessante di testi brevi, si stima che le sue opere

pubblicate sono più di 2000.

262Furlong, dal suo apologetico punto di vista, esaltò in essi il contributo primordiale alla costruzione di

una nuova Argentina independente.

263Questa situazione fu evidenziata in un discorso del 1949 di M. Batllori, quando invitato a partecipare

alla "Academia Nacional de la Historia Argentina" nel suo discorso salutò gli accademici argentini riconoscendo i meriti di Furlong e offrendosi come "braccio per raccogliere materiale per le sue ricerche in Italia”. Quindi si potrebbe pensare che molte delle fonti consultate da Furlong (che le hanno servito ad esempio per sviluppare l'opera su Joaquín Camaño di 1955) potrebbero essere state fornite dallo stesso gesuita catalano in qualità di "braccio operativo" negli archivi romani.

Si sa che M. Batllori, al meno così lo dimostra un suo articolo del 1950264, aveva più

volte consultato questo archivio facendo una sintesi dettagliata del contenuto di ogni manoscritto, e un elenco completo dei 134 collaboratori che avevano preso parte a questa iniziativa. Di questi 114 erano gesuiti, americani originari o spagnoli delle Provincie americane un totale di 63, di cui 26 erano della Provincia del Paraguay. Con una parte di questi Camaño rimase in contatto durante la sua vita d'esiliato (circa il 30 % dei collaboratori provenivano dalla Provincia Gesuitica del Paraguay).

G. Furlong265 farà un lavoro simile a quello di Batllori. Lettura attenta dei manoscritti,

sintesi degli aspetti più rilevante, elenco dei collaboratori e contributi di ognuno di loro, senza approfondire la rete dei rapporti interpersonali che diedero origine all'Archivio Hervás. Il mio punto de partenza è proprio quest'ultimo, lasciare da parte gli argomenti tecnici sulle lingue ed approfondire la rete di lavoro e dei rapporti sociali dei gesuiti espulsi che diedero vita alla maggiore Enciclopedia Cattolica della fine del XVIII266

secolo267.

Ma torniamo per un momento ai manoscritti sopra citati, perché credo di avere chiarito una questione che aveva lasciato aperta M. Batllori268 nel 1950269.

264 M. Batllori, Op. cit.

265 G. Furlong, Cartografía Jesuítica del Río de la Plata, Buenos Aires 1936.

266 A. Astorgano Abajo: "LORENZO HERVÁS Y PANDURO, DOS SIGLOS DE OLVIDOS Y

PERVIVENCIAS" p. 3, Boletín de la Real Academia Conquense de Artes y Letras, nº 5 (Cuenca, enero- diciembre de 2010), pp. 9-122.

267Mi sono avvalsa di questa fonte per ricostruire parte della vita di Camaño che in questo caso è il prisma

che mi ha permesso di conoscere l'interazione sociale dei gesuiti americani lontani dalle loro terre e che costituiranno un “nuovo tipo sociale” dentro la società italiana.

268E' veramente lo sono almeno per la mia ricerca. Dato che dopo di avere analizzato il contenuto di questo

archivio, ho scelto di incentrarmi su un aspetto che nasce di una seconda lettura del materiale: il network che prende parte a tale impresa nel convulso clima italiano della fine del XVIII secolo. Sappiamo che una volta finito il Catálogo delle Lingue Hervás incomincia a lavorare su un opera complementaria formata dalle sintesi delle gramatiche e dei vocabolari sintetici delle lingue che il conquense aveva identificato come lingue matrici. Per qusto si serve ancora della stretta collaborazione dei missionari americani e dei missionari orientali che si trovavano nell'esilio italiano ai quali richiedi diversi materiali. Tra questi torna a collaborare: J. Camaño. Lo stesso Hervás quando aveva progetatto la sua opera prometteva nella introduzione al suo Catálogo “gli elementi gramaticali ed il dizionario che di parecchj idiomi pubblicherò, e l'orazione domenicale che esporrò in moltissime lingue letteralmente tradotta”.

Alcuni dei suoi collaboratori e questo si rileva dal carteggio non furono in grado di offrirgli delle conoscenze affidabili. Molti di essi erano già anziani e erano già decenni che avevano smeso di parlare le lingue indigene, per questo motivo fu fondamentale la critica di J. Camaño che tentava sempre di farsi strada tra la selva di appunti che raccoglieva il conquense. Nelle sue lettere Hervás domanda abitualmente a Camaño il nome di possibili collaboratori o sottomete al suo giudizio gli scritti di altri missionari ed il riojano applica su di loro tutta la sua rigidità. Alcune volte lo stesso Camaño ripensa alle sue correzioni e richiede in dietro i suoi appunti per fare ulteriori correzioni prima di andare in stampa.

269 Il gesuita catalano dopo aver analizzato il rapporto tra il barone W. Von Humboldt e Hervás per

classificare il lavoro del filologo spagnolo, aveva scelto il concetto dell'ambasciatore di Prussia presso la Santa Sede per definire il lavoro dello spagnolo: "i materiali scritti di Hervás sono più importanti delle sue opere".

Il P. Batllori nel suo articolo del 1950 sosteneva che Hervás aveva incaricato Camaño la redazione di una grammatica quechua e di una chiquitana, e che dopo passando queste nelle mani di W. Von Humboldt si sarebbero perse. E in questo punto il “network” da risposte, giacché sono riuscita a rintracciarle nella Biblioteca Comunale di Bologna seguendo i rapporti di Camaño con il cardinale bolognese Mezzofanti270. La parte

mancante dell'Archivio Hervás, segnalata da Batllori, si può consultare oggi nella sezione manoscritti di questa Biblioteca nel fondo Mezzofanti. Si sapeva che il materiale promesso a Hervás era rimasto inconcluso e che il materiale prodotto era stato di grande importanza per Humboldt271 per le Essai272 sur les langues du nouveau continent273.

Si può supporre che Humboldt copiò o fece copiare i materiali che le prestò Hervás nel 1805 e gli restituì due anni più tardi nel 1807 per scomparire dopo la morte di Hervás nel 1809. Lo studioso catalano indicava questo particolare e sosteneva che le grammatiche quechua, chiquitana e i suoi rispettivi vocabolari sarebbero stati regalati probabilmente o consegnati da Hervás a qualcuno la cui identità si ignorava. Oggi sappiamo che sono ritornati nelle mani del suo giusto proprietario lo stesso Camaño tra il 1813 e il 1816 e regalati al Cardinale Mezzofanti274. Un terzo personaggio compare

anche in questo piccolo giallo attraverso una lettera. Si tratta del gesuita santafesino Francisco Javier Iturri275 -residente a quell'epoca a Roma- il quale scrive a Joaquín

Camaño appena trasferito a Bagnara di Romagna il 19 dicembre del 1812 affermando: Yo he practicado diligencias muy eficaces, a fin de adquirir los papeles de Hervás, relativos alas lenguas americanas; pero todo es inutil, habiendo caido en las manos, que cayeron los dichos manuscritos276 . Aunque no

270Vedere appendice documentale alla fine di questa tesi, Parte I, punto 1, 2, 3; e Parte IV punto 1.

271 Lo studioso tedesco aveva chiesto in prestito a Hervás le grammatiche che considerava più importanti,

tra cui quelle di Camaño.

272Humboldt con questa sua opera fece entrare nel dibatitto filologico europeo dei materiali di grande

novità scritti dai gesuiti americani e in particolare da Joaquín Camaño.

273 W. von Humboldt: Essai sur les langues du nouveau Continent, 1812. 274Vedere appendice documentale alla fine di questa tesi, Parte I, punto 1, 2, 3.

275 Francisco Javier Iturri amico, e collaboratore di Camaño nato a Santa Fe nel 1738 e morto a

Barcellona 1822, fu autore nel 1797 della celebre “Carta Crítica” indirizzata all'ultimo cosmografo delle

Indie: Juan Bautista Muñoz y a su “Historia de América”, considerata da Iturri “ la peor de quantas han salido al público” habiendo traducido “servilmente à Robertson y al mentiroso Paw”.

276 A. Astorgano Abajo, Biografia de Lorenzo Hervás, (2007, online) afferma a p. 18 che: “Abierto su

testamento (uno de los testamentarios era el cardenal Antonio Despuig), dejaba sus libros a José Pignatelli y sus manuscritos a Ramón Diosdado Caballero. El ex jesuita expulso español que en la

siento esta perdida; pues Vd, mejor que yo, conoce, quan superficiales eran los apuntes del difunto Hervás. Si ese joven tan habil en lenguas pudiese, viajar a la Siberia, y examinar los idiomas del Archipielago de S. Lazaro, donde fue muerto Cook, nos daria luces clarisimas en el asunto; pues sus habitadores son original, o copia de muchos barbaros; y por este medio nos asegurariamos del origen, y camino de los Americanos277.

Questa lettera, ora conservata nella Biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna, fa parte dei documenti dell'imminente glottologo Giuseppe G. Mezzofanti. Joaquín Camaño insieme ad altri gesuiti americani è stato anche il suo collaboratore ed amico. Attraverso la lettera citata si può dire che Camaño aveva cercato per diversi anni di recuperare il materiale prodotto per Hervás, con l'intermediazione dei loro amici che vivevano a Roma. Non so attraverso quali vie sia tornato a Camaño, ma la grammatica chiquitana e il vocabolario quechua arrivarono a Mezzofanti278 con ogni probabilità tra il gennaio

1813 e la fine del 1816 prima che Camaño si fosse trasferito a Valencia, dove morì nel 1820. La grammatica chiquitana e quechua credute perse per due secoli in realtà erano state date a Mezzofanti affinché approfondisse i suoi studi sulle lingue americane in cambio di alcuni libri che ricevette Camaño. Situazione che mette l'accento sulla dispersione dei manoscritti degli inediti dei gesuiti esiliati e sulla rilevanza del network al quale loro appartenevano per rintracciarli.

L'amicizia tra Camaño e Mezzofanti279 era stata quasi ignorata dagli studiosi, ignari del

fatto che Camaño avesse cercato durante anni di ottenere i materiali preparati per Hervás per riaverli e dargli anche al poliglotta bolognese prima della sua partenza definitiva per la Spagna. Nella stessa linea di ragionamento si potrebbe ipotizzare anche la sorte di un altro testo, che probabilmente Camaño prestò a Hervás, il manoscritto della traduzione spagnola della "Relacion de la mision de la Sierra de Ibiapaba” scritto in portoghese dal década de 1780‐1789, partiendo de cero, había logrado un próspero negocio editorial en Italia, dejó la ridícula herencia de unos 850 escudos en dinero efectivo al morir en Roma el 24 de agosto, por sus ruinosas ediciones en España, llevado del deseo de difundir la cultura en su patria. El resto de los jesuitas expulsos lo consideraban bastante más rico de lo que, en realidad, dejaba en su testamento”.

277 Fondo Mezzofanti, BCA.BO, Lettera di F. Iturri a Joaquín Camaño, 19 dicembre 1812. 278Vedere appendice documentale alla fine di questa tesi, Parte I, punto 1, 2, 3.

Padre Antonio Vieyra della Compagnia di Gesù, che conservava al suo interno una lettera che Camaño aveva scritto a Hervás nel 1779, per chiedere una mediazione con Jose Monino280, conte di Floridablanca, col fine di raccogliere i soldi dalle sue

cappellanie della provincia di La Rioja. Faenza y junio 2 de 1779

Miu Sr. mio y estimadis. Dueño: hallandome en la necesidad de valerme de alguna persona de empeño, e intelig.te que residiese en esa villa y pudiese en qualidad de Procurador mio, ò Agente, promover el feliz y breve éxito de un recurso que de dos años acá tengo hecho al Real Consejo sobre la herencia de mis padres, he venido afortunadamen.te en conocimiento de la qualidad y prendas de Vmd. Por noticia comunicada de algunos amigos de algunos amigos que residen en Forlí, y en esperanza de lograr por medio de Vmd. Lo que por varios otros he tentado hasta aquí sin fruto. Aviva mi esperanza la inclusa carta y recomendación del Sr Dn Estevan de Terreros, sugeto de mi particular aprecio y mui digno de la amistad con que Vmd. Le favorece. No dudo que atendiendo Vmd à ella, acceptará gustoso mi Poder qui va adjunto, y promovera a esa corte dho mi negocio con la actitud y empeño a que le estimulará al mismo tiempo su innata bondad. Por lo tocante a los gastos que Vmd. Se verá precisado a hacer en el asunto, procuraré “satisfacer al primer aviso aunque me quede sin comer”281.

Questo manoscritto, ben conservato, ha nelle sue pagine numerose annotazioni a margine con la grafia di Camaño, che ci fa immaginare il lavoro scrupoloso che realizzò il riojano per fornire a Hervás282 fonti primarie, precise nei più piccoli dettagli.