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Bologna e gli esuli alla fine del XVIII secolo

La nascita della rete relazionale dei gesuiti espuls

6. Bologna e gli esuli alla fine del XVIII secolo

Due fonti bolognesi della fine del XVIII secolo contengono molte informazioni sui diversi quartieri dove vissero i gesuiti nella città dell'Alma Mater. Queste sono: il "Catasto Urbano di Bologna", che ha origine nel bando del Senato provvisorio del 19 dicembre 1796416, e il "Censimento di famiglie distinte per parrocchia" del 2 maggio

dello stesso anno417. Queste fonti costituiscono, per questa città, il primo istrumento

fiscale destinato a realizzare una tassazione generale delle case come primo censimento di tutti gli edifici, e degli spazi non edificati, compressi tra le mura. Allo stesso tempo il Campione della Città418, è un registro che contiene la trascrizione delle denunce degli

affitti presentati dai proprietari419, dove compaiono numerosi gesuiti spagnoli ed

americani, che verso la fine del XVIII secolo si trovavano già definitivamente inserti nel tessuto cittadino di Bologna.

Dell'elenco, che trascrivo a continuazione, si può avvertire la loro dispersione per tutta la città di Bologna, registrando anche un caso in cui un ex-gesuita spagnolo abita insieme alla sua famiglia composta da moglie e due figlie.

Ex-gesuiti presenti nel Catasto Urbano di Bologna 1796

416Vedere l'interessante tesi dottorale di C. Di Sturco, Fonti Catastali Bolognesi: Analisi Della Proprietà

Nella Strada S. Stefano Tra XVIII e XIX Secolo, dove segnala a p. 4: “il Campione del Casatico del 1796 (...) pur essendo (una) delle fonti concepite per fini prettamente fiscali, forniscono dati molto utili per una ricerca sulla vita politica, economica e sociale di un territorio in un determinato periodo storico e soprattutto consentono di conoscere il patrimonio edilizio e i cambiamenti del suddetto territorio anche in riferimento alle modificazioni istituzionali. Attraverso i catasti le autorità statali disponevano del controllo del territorio condizionandone la vita economica e sociale, in quanto, essendo delle misure fiscali, incidevano sulle diverse classi sociali secondo le proprie intenzioni decidendo, cioè, chi colpire e chi sgravare. Con i catasti si favoriva l’uguaglianza delle classi sociali di fronte alla legge, poiché si mirava ad una giusta distribuzione del carico dei tributi tra i proprietari, tendendo al contenimento dei privilegi e aspirando alla formazione di uno Stato che guardasse alla società con occhio imparziale. Per quanto riguardava la realtà bolognese, già nel periodo precedente alla rivoluzione francese lo Stato pontificio aveva avvertito lanecessità di ridurre i privilegi e le esenzioni di cui godevano nobili ed ecclesiastici.(...). Il Campione del 1796 fornisce un quadro della situazione immobiliare della città all’arrivo dei francesi”.

417 A. S.BO, Archivio Legato.

418 A. S. BO, Catasto Urbano 1796, Campione della Città, Serie II Tomo I, 2 y 3.

419 Nonostante bisogna sottolineare che molti inquilini non compaiono con i loro nomi, compare la dicitura

- Giovanni Urteaga di Via Lame al numero 260

- Andrea della Fuente en Via Largo di S. Giorgio senza numerazione

- Antonio Priego en strada Castiglione senza numerazione

- Giuseppe Barrera en strada Castiglione senza numerazione

- G. Antonio Molina en San Donato al numero 2566

- Giorgio Viadurré, Vincenzo Dias, Luigi Maneiro, Sebastiano Perez in Via Mascarella al numero 1493

- Atanasio López en Via S. Mamolo al numero 2744.

- Abbate Clavigero en strada Castiglione420.

- Don Giovanni Valdivieso via Belvedere al numero 1411-1412

- Don Peñalver via de' Cospi al numero 889

- Don Isidoro González via San Vitale al numero 30

- Don Giovanni G. Noriega via San Donato al numero 2561

- Don Giovanni Laurent strada di Borgonuovo al numero 817

- Don Tomaso Ribadanaira strada della Baroncella al numero 1395

- Don Joaquín Plà via Santo Stefano al numero 70

- Don Francisco Rosales via Cantarana al numero 663

- Don Giovanni Dellagirra ex-gesuita americano di 62 anni nella casa 391 nella Parrocchia di S. Silvestro e Martino detto della Croce dei Santi

- Don Francesco Martinez 50 anni ex-gesuita di Origuela nella casa 1351 insieme a Maria Pederzani di 17 anni orfana accolta dal Sigr. Dn Martinez

- Don Antonio Valenza 72 anni sacerdote spagnolo nella casa 373 della Strada del Collegio di Spagna

- Don Gregorio Bargaz 72 anni sacerdote spagnolo nella casa 373 della Strada del Collegio di Spagna

- Don Francesco Perez 75 anni sacerdote spagnolo nella casa 244 di Strada Saragozza dalla parte meridionale

420 Fratello del famoso Francesco Saverio il quale morì a Bologna per una malattia renale il 2 apr. 1787 e

fu seppellito nella cripta della chiesa gesuita di S. Lucia. Circa due secoli dopo, il governo messicano fece rimpatriare le sue spoglie e nell'agosto 1970 le fece seppellire con una solenne cerimonia nel celebre Panteón Civil de Dolores a Città del Messico.

- Don Lodovico Santojo 58 anni sacerdote spagnolo nella casa 139 di Strada Saragozza

- Don Giovanni Petit 48 anni sacerdote spagnolo nella casa 140 della Strada Saragozza

- Don Xaverio Iguaregui 44 anni sacertdote spagnolo nella casa 140 della Strada Saragozza

- Don Giuseppe Amaja 49 anni sacerdote spagnolo nella casa numero 147 della Strada di Saragozza. Compare dentro il nucleo familiare di Giuseppe Roltelli di 50 anni credenzieri e di suo figlio di 19 anni barbiere. Nella stessa casa al numero 5 aveva vissuto421 D. Giovanni Bouisset di 31 anni sacerdote francese. Antonio Drei nel suo

studio rimasto inedito “Per Una Storia Della Massoneria Faentina422” affermò che questo

periodo corrispondette a un momento di intensa attività degli agenti francesi nel nord Italia. Ricordava appunto come l’abate Bouset fu attivo a Bologna insieme al giovane Luigi Zamboni che morirà suicida a soli 21 anni nel 1795 nelle carceri pontificie per massone.

Don Niccola Lomana 53 anni sacerdote messicano di Strada Cartoleria Vecchia e da Santo Stefano la Casaccia parrochia di San Giovanni in Monte al numero 433

- Don Felice Costa 58 anni sacerdote portoghese

- Don Antonio Martines (compagno del precedente) in Strada Cartoleria Vecchia e da Santo Stefano la Casaccia parrochia di San Giovanni in Monte al numero 433.

- Don Giacomo Castagni 80 anni ex-gesuita converso spagnolo. Compare come cuoco della Diocesi dato che “bisognoso per infermità”, in Strada Cartoleria Vecchia al numero 83.

- Don Raffaello Palazzo 62 anni sacerdote spagnolo in Strada Cartoleria Vecchia al numero 317

- Don Giovanni Ravanigho 54 anni sacerdote di Angelopoli423 nel Messico.

- Don Giovanni Adispeleta sacerdote ex-gesuita in Strada detta Galliera a mano destra Parrocchia di S. Maria Maggiore al numero 492.

- Don luigi De Castro 45 anni sacerdote spagnolo in Strada Cartoleria Vecchia al numero 329

421 Sotto il suo nome il catasto specifica “partito”.

422 A. Drei, Per Una Storia Della Massoneria Faentina, Maggio 2005, p. 8. 423 Ciudad de los Angeles, Messico.

- Don Narciso Palazzo 53 anni sacerdote americano in Strada Cartoleria Vecchia al numero 324.

- Don Giuseppe Lava 57 anni sacerdote spagnolo ex-gesuita nelle case di Strada di Miola al numero 1065

- Don Pietro Las Balzas 60 anni sacerdote spagnolo di Strada di Miola al numero 1068

- Don Rebolis Fabbri 60 anni ex-gesuita spagnolo abita con la moglie di 46 anni e due figlie di 23 e 25 anni, insieme a una servente e una figlia di 11 anni nella Strada di Miola al numero 1068424.

Altri indirizzi possono essere rintracciati nell'Archivio dello Studio bolognese425, nel

registro alfabetico degli scolari legisti sono presenti quelli del “Sr Apua Domenico spagnolo, abitante in via Cartoleria Vecchia in casa della S.a M.a Mad.a Stefanini di 8 gen. 1768”, e quello del “Sr Aguilera Emanuelle spagnolo abitante in Cartoleria Vecchia in casa della Sig. Ma. Mad.a Stefanini di 8 gen. 1768”.

Considero queste fonti di grande importanza, dato che indicano il modo in cui vissero a Bologna i gesuiti esiliati. Questi scelsero di vivere in gruppo con altri gesuiti, o da soli quando le loro entrate lo permettevano. In molti casi si specifica la cifra che pagavano e il preciso domicilio che occupavano insieme alle loro dimensioni. E anche se, come osservato in precedenza, sono fonti sommarie, e su certi aspetti restrittive, è interessante far notare che servirebbero in futuro per fare studi il potere d'acquisto degli esuli, che a prima vista pagavano affitti alti e che vivevano in spazi non sempre piccoli. Ciò indicherebbe che loro integrazione socio-economica fu abbastanza riuscita, e che non tutti vissero patendo la miseria, come posso lasciar pensare le loro magre pensioni e i loro diari.

Vorrei anche sottolineare che, in questa tipologia di fonti, ho trovato più di 200 gesuiti con il loro indirizzo, l'importo del canone di locazione versato, e la specificazione del numero delle stanze che usavano (insieme ai nomi dei loro vicini). Questo mi porta ad osservare che la maggior parte di loro alla fine del XVIII secolo erano persone già integrate nel tessuto sociale della città, molti degli esuli per una migliore identificazione

424 Continuano gli indirizzi nella parte documentale. 425 A.S.Bo, Registro alfabetico degli scolari legisti.

compaiono anche con nomi italiani.

Un'altra fonte che ci mostra come i gesuiti si siano inseriti socialmente a Bologna è costituita dalle "Licenze per trasportare parruca426", che ho trovato nel fondo della

"Cancelleria Vecchia" dell'Archivio Arcivescovile, in cui un folto gruppo di 103 gesuiti americani, insieme ad altri, compaiono fino al 1806 davanti alle autorità ecclesiastiche per chiedere il permesso di utilizzare la parrucca per celebrare la messa e raccogliere il necessario per il loro sostentamento.