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I Gesuiti e la vita cittadina

f Grafici ideali della rete relazionale di Joaquín Camaño

PROVINCIE Gesuitiche

6. I Gesuiti e la vita cittadina

Nel settembre del 1768 Papa Clemente XIII acconsentì che i gesuiti spagnoli e americani167 entrassero nel territorio pontificio e che permanessero lì, a condizone che

non creassero problemi nei collegi dei gesuiti italiani, nelle finanze delle comunità di accoglienza, e soprattutto nell'erario pontificio168. Allo stesso tempo prescrise che si

stabilissero nei territori settentrionali compresi fra le quattro legazioni di: Bologna, Ferrara, Romagna e Urbino.

I gesuiti espulsi appartenenti alle 11 province dell' Asistencia de España169 furono

164 Benimelli …. 165 Peramas [208] 166 Peramas [211]

167 E' necessario precisare che le fonti italiane non distinguono molte volte fra gesuiti spagnoli e americani,

dato che questi ultimi eranno considerati nel momento di arrivare in Italia degli spagnoli appartenenti al territorio delle colonie. Conosciuta è l'interpretazione classica che Clavijero, uno dei massimi rappresentanti dell'insieme di gesuiti americani, espone sui concetti di patria e nazione. L'autore della "Historia Antigua de México" afferma che i suoi "compatriotas" erano i suoi pari messicani mentre i suoi "connazionali" erano gli spagnoli. Noi siamo partiti da questa categorizzazione per esaminare la nostra problematica.

168 Occorre rimarcare che i gesuiti avevano rappresentato dalla sua instaurazione a Bologna, con la sua

dedizione all'insegnamento, un' importante fuga di risorse per lo Studio ed il Comune. In questo modo le controversie fra gesuiti, Università e Comune si susseguono durante i secoli fino a raggiungere nel XVII secolo il punto più algido, iniziando un lungo processo fra i gesuiti e l'Università con il proposito di determinare se i religiosi avevano il diritto di essere lettori o meno dello Studio.

169 Secondo P. Alessandro Gallerani, Dei Gesuiti proscritti dalla Spagna, mostratisi letterati in Italia.

Estratto dalla "Civiltà Cattolica" , Roma 1896, La Spagna era una delle cinque Assistenze nelle quali era divisa La Compagnia, le altre erano Italia, Francia, Germania e Portogallo che sommavano circa un totale

inizialmente 5043 persone, anche se è necessario rammentare che quelli che sopravissero al penoso viaggio y si stabilirono in Italia furono soltanto 4800170. Riguardo

a Bologna occorre precisare che attirava il maggior interessamento scientifico per il

Mundus Novus. Questa città già dal XVI171secolo si era distinta per il fatto di essere un

centro di difusione di notizie che venivano da oltre l'oceano, fu così che divenne il nucleo dove si insediarono con maggior intensità dopo l'espulsione172.

Testimonianza delle morti successive all'espulsione l'offrono i diversi libri di memorie che gli stessi protagonisti scrissero con il proposito di serbare il ricordo dei loro patimenti e della loro vita in esilio173. Fra questi merita particolare menzione il libro del

padre Félix de Sebastián, messicano, che raccoglie nella sua opera i dati biografici di 391 sacerdoti e fratelli appartenenti alla Compagnia di Gesù della Provincia di Nuova Spagna. Nella sua opera ci descrive nei particolari le penurie del viaggio e le diverse pesti che colpirono i gesuiti, come la cosidetta peste del "vómito negro", la quale decimò gravemente i religiosi imbarcati in pessime navi e sottoalimentati. E' necessario ricordare che la maggior parte delle assenze furono dovute alle morti causate dalle incomodità del viaggio, all'avanzata età che avevano i padri nel momento di imbarcarsi, alle condizioni infraumane con le quali furono incarcerati prima dell'espatrio, e alle secolarizzazioni.

Queste nel caso della provincia del Perú arrivarono agli indici più elevati di abbandono del abito (55,1%), il che ci fa pensare che essa fu probabilmente la Provincia che visse più profondamente il trauma dell'esilio. Le secularizzazioni si realizzavano con la speranza di ottenere il permesso di ritornare nelle desiderate terre di origine. E' notevole il caso della provincia del Paraguay e le Filipine in cui si registrarono gli indici più bassi di 22. 787 religiosi secondo un catalogo che l'autore rileva dagli archivi gesuiti datato a Roma nel 1762. D'altra parte l' Assistenza di Spagna contava su cinque Province in Europa e sei in America.

170 Secondo gli ultimi calcoli realizzati da Enrique Giménez López e Mario Martínez Gomis basati sugli

elenchi di nominativi di imbarco esistente nel fascicolo 724 della sezione Marina dell'Archivo generale di Simancas, e nelle relazioni elaborate dai commissari per il pagamento di pensioni, conservati nell' inventario 27 della Direzione Generale del Tesoro, del medessimo archivio, il numero di espulsi fu di circa 4737 gesuiti, fra sacerdoti, coadiuttori e novizi.

171 Bologna dimostrò il suo interesse per l'America prima di alte città italiane, una delle personalità che più

impulsò quest' area fu U. Aldrovandi.

172Vi è da sottolineare che un aspetto della richezza culturale di Bologna, spesso dimenticato, è la sua

particolar attenzione per la tematica americana già dagli inizi della Conquista.

173 Esiste al riguardo una vasta produzione di diari e libri di memorie, questi ultimi generalmente versano

sulle vite dei gesuiti più illustri e di quelli che poterono continuare a svolgere in Italia l'attività di eruditi e letterati, ruolo che avevano nelle loro terre di origine.

di secolarizzazione, il 6 e il 3,9 % rispettivamente.

Pensionati con una modesta rendita vitalizia174, che incassavano irregolarmente ogni sei

mesi175, dopo la sistematica presentazione del certificado di soppravivenza, i gesuiti si

diressero verso gli Stati Pontifici come meta preferita da parte della Corona spagnola. Come ho sottolineato, i religiosi spagnoli prima di entrar in Italia erano stati dall'estate del 1767 fino ad agosto del 1768 nell'isola di Corsica, scossa dalle lotte fra gli independentisti di Paoli contro Genova e i suoi alleati francesi. Lì in mezzo alle calamità, dopo un anno di residenza nell'isola, videro arrivare le navi che trasportavano i gesuiti americani176, che a differenza di loro resterebbero nell'isola pochi giorni.

L'ingresso dei gesuiti in Italia ebbe luogo in ordine inverso a quello del loro su arrivo in Corsica, i primi a partire furono gli americani che avevano desimbarcati il 4 agosto a Bastia, dopo un viaggio di 365 giorni, e dopo un soggiorno di 27 giorni partivano il 31 agosto 1768 verso Genova, dove finiva il suo viaggio marittimo.

In questo modo gli italiani videro le loro strade, le loro posadas, i loro ospizi, i loro campi, le loro ville e le loro città, percorsi da strani caminanti che spostandosi in gruppo pellegrinavano in cerca di una nuova residenza. Il viaggio di spagnoli e americani, la maggior parte a piedi, ebbe uno stesso itinerario dalla Corsica a Sestri, poi attraverso gli Appenini, fino ad arrivare agli Stati Pontifici, e da lì alle loro diverse destinazioni in Romagna e in Emilia.

Il tentativo di ricostruzione parziale del destino dei gesuiti americani e in speciale quello di coloro provenienti della Provincia del Paraguay, compresi in essa il destino dei gesuiti originari del territorio che poi sarà chiamato Virreinato del Río de la Plata, ci porta alle terre della Romagna, e nello specifico alle città di Faenza, Forlì e Ravenna, destinazione iniziale di questa comunità religiosa. In quanto alle loro peripezie sappiamo che esse furono chiaramente esposte sul «Diario del destierro» del padre José Peramás177 della

174 La pensione proveniva dai beni gesuiti confiscati dalla Real Hacienda de España.

175 Esistono testimonianze che denunciano come la riscossion di queste pensioni poteva ritardare, in certi

casi, per più di due anni. In teoria le pensioni dovevano essere liquidate quatro volte l'anno, come certificano i fascicoli dell' Archivio Arcivescovile di Bologna, però da quello che si evince dal carteggio degli esiliati che sono stati consultati si che queste date poche volte furono rispettate.

176 Fra loro Peramás.

Provincia del Paraguay, chi racconta come nel settembre del 1768, dopo aver attraversato gli Appenini e arrivati a Parma, si inoltrarono nelle terre modenesi, passando per Reggio, Rubiera, Modena per poi arrivare agli Stati Pontifici, dove pernottarono nei dintorni di Bologna, per passare dopo per Castel San Pietro, fermarsi ad Imola, Castel Bolognese, e stabilirsi per un lungo tempo a Faenza. L'impressione che provocano gli italiani nel padre Peramás, nato a Mataro (Spagna) il 17 marzo 1732, il quale aveva dedicato gran parte della sua vita alle missioni guarani, si può sintetizzare in un frase che scrisse sul suo diario: "deus italorum, non est trinus, sed quatrinus". Essa mette chiaramente in evidenza lo sfondo del problema che scatena nella popolazione italiana la venuta dei gesuiti "desterrados", ai quali la popolazione credeva possessori di lingotti d'oro e ricchezze, e davanti a chi, secondo il nostro diarista, per qualsiasi favore chiedevano un "cuatrino". Queste fantasie popolari molte volte si scontravano con la realtà delle magre pensioni che non sempre erano riscosse con regolarità, dovendo ricorrere a lavori alternativi come precettori di giovani della nobiltà o della alta borghesia emiliano-romagnola per rimediare i problemi finanziari. A questo proposito il conte Giovanni Zambeccari, che faceva le veci di «console spagnolo a Bologna» e che riferiva alla Corona spagnola tutte le notizie riguardanti l'arrivo dei gesuiti in Italia esprimeva il 17 settembre 1768 quanto segue:

"van llegando sucesivamente al Estado Eclesiástico los jesuitas de Córcega, la primera división de ellos llegó aquí el lunes antecedente, doce de éste, por la tarde, compuesta de sesenta individuos, e igual número ha llegado y van llegando cada día".

Possiamo supporre che questa valanga di persone vestite con tuniche nere e provenienti dalla Spagna e dai luoghi più lontani del Mondo Nuovo, dovette scatenare un' enorme curiosità e una grande codicia dato che molti di loro provenivano dalle mitiche terre da dove si estraeva l'oro e l'argento e dove era nata la leggenda del «Dorado».

Questo dovette essere l'origine delle notizie successive emesse da Zambeccari, il quale una settimana più tardi aggiungeva:

las tardes, en el avisado número de sesenta, los jesuitas que estaban en Córcega. Tienen vestidos desgarrados y rotos, pero parece que están bien proveydos de doblones de oro…"178.

Quest'ultima notizia era senza dubbio, uno dei commenti che correvano di bocca in bocca fra i settori popolari, dato che il 1 ottobre Zambeccari ripetteva ancora la comunicazione, aggiungendo che i gesuiti americani vendevano barre d'oro a basso prezzo179. Questa situazione di facto era impossibile, o almeno improbabile, poichè il

decreto d'espulsione soltanto aveva permesso ai gesuiti d'imbarcarsi sotto stretto controllo militare, con pochi oggeti personali ed un breviario180. Dobbiamo riconoscere

che anche fra di loro si trovavano nobili e borghesi che contavano con fortune personali o rendite non spregevoli e anche se non conformarono una nutrita presenza riuscirono ad avere notorietà e ruoli di prestigio. In rapporto ai problemi occasionati dall'affitto di case, disponibilità di letti, coperte, mobilio e altri arredi, che perfino nei collegi gesuiti, scarseggiavano e sappiamo che furono totalmente circa un anno dopo il suo arrivo181.

Questa situazione è messa in chiara evidenza, nel caso della zona romagnola, nel carteggio fra gli uffici della «Legazione della Romagna, la Segreteria di Stato ed i governatori delle città più importanti», tenutosi fra il settembre 1768 ed l'aprile 1769182.

A Bologna si stabilì il maggior numero di esiliati spagnoli e americani, dato che la Compagnia aveva da sempre avuto nella capitale emiliana un gran peso insieme ad importanti risorse finanzieri. Contava su importanti collegi: come il Collegio di San Clemente183, il Collegio dei Nobili, il Collegio di San Francesco Saverio, e il Collegio di

178- A. G. S. Estado Leg. 4733, Zambeccari a Grimaldi, Bolonia, 24 settembre 1768. Citato in Enrique

Giménez López, Expulsión y exilio de los jesuitas españoles, Universidad de Alicante, 1997.

179- A. G. S. Estado Leg. 4733, Zambeccari a Grimaldi, Bolonia, 1 de octubre de 1768.

180- "Ventiquattr'ore dopo l'infausta notte del 2 aprile 1767 si videro i principali porti della Spagna pieni di

navi cariche di un cinque o sei mila Religiosi d'ogni ordine e classe, strappati dai proprii domicilii, stivati là entro a guisa di merci, senz'altro seco che il breviario e i panni di dosso, in procinto di far vela per lidi non sapean quali". P. Alessandro Gallerani, op. cit. p. 14.

181 P. Bellettini, Tipografi romagnolo ed ex gesuiti spagnoli negli ultimi decenni del Settecento, Firenze

1998, p. 559.

182 ASRa, Legazione di Romagna vol. 29, 124 y 126.

183 Il Collegio di San Clemente fu il punto di riferimento dell' attuale Collegio di Spagna a Bologna, situato

nello stesso posto prende questo nome dopo aver avuto importanti transformazioni. La dotta istituzione creata dal cardinale Albornoz, benchè fosse controllata dalla corte di Madrid e ufficialmente avversa alla Compagnia, costituiva un punto di riferimento e di apoggio.

Santa Lucia. In questo contesto, seicento tre gesuiti del Mondo Nuovo, scelsero come destinazione la città di Bologna, avendo dato vita, molti di loro, in terre americane a importanti collegi, scuole ed istituzioni di tipo universitario. La totalità parlava il castigliano, e proveniva da diverse province religiose, contribuendo a dar forma al concetto con il quale si definiva il nuovo mondo americano. In un certo senso si potrebbe affermare che aprirono “un nuovo punto di osservazione europeo”, allo scopo di conoscere da vicino le acque e i mondi che si estendevano al di là dell'Oceano Atlantico184.

Come ho già detto la salita dei prezzi si verificò in tutti i settori del quotidiano bolognese (il pane, la carne, gli affitti), in una città dove l'arrivo dei gesuiti aveva significato una crescita della popolazione dell' 1% un cronista dell' epoca si affrettò a scrivere il suo parere su questo tipo di inmigrazione forzata che implicava per la popolazione residente cambiamenti molto consistenti. Si trattò del cronista bolognese Giuseppe Palmieri, attento a questo processo, come a tanti altri, nel suo "Libro dove si ritrovano notate tutte le funzioni regolari, e secolari, casi occorsi, accidenti, omocidj comesi in città, e territorio di Bologna", opera nella quale dal 1764 fino al 1774 ci illustra sugli avvenimenti più notevoli della città consegnandoci, senza ombra di dubbio, una delle cronache più ricche del periodo. Con il suo meticoloso modo annotava il 18 maggio 1769 che:

"De gioveni gesuiti spagnoli, che da molto tempo dimoravano nelle case, dopo che furono cacciati dalla Spagna, hanno dimesso il loro abito religioso, col permesso del papa, instigati dalli ss.ri comissari spagnoli che qui ressiedono, col'inganarli che senza l'abito sarebbero subito andati in Spagna, e sono stati da circa n. 120 che si sono vestiti da secolari, e frà questi molti laici che anno presa moglie, e rimasti delusi dal ritorno in Spagna, e ciò è

184 Alcuni degli autori più rilevanti sono: Acosta G., Historia natural y moral de las Indias , J. de León,

Sevilla 1590. Molina G. I., Saggio sulla storia civile del Chili, S. Tommaso d'Aquino, Bologna, 1787. Clavijero F. J., Storia antica del Messico… divisa in dieci libri … e disertazioni sulla terra, sugli animali e sugli abitatori del Messico, Cesena, 1780-1781.Clavijero F. J., Storia della California, Venezia, 1789. Landivar R., Rusticatio Mexicana, Bologna, 1782. Maneiro J. L., De vitis aliquot mexicanorum aliorumque qui sive litteris mexici imprimis floruerunt, Bologna, 1791-92. Navarrete V., De viris illustribus in Castella Veteri S. I. et in Italia extinctis, Bononiae, 1793. Monti A. Oratio habita in Archigymnasio Bononiensi, quo die studia solemniter sunt instaurata. Bologna, 1781. Prat de Saba O., Vicennalia Sacra Peruviana, Ferrara, 1787. Giganti A., Vita di Monsignor Lodovico Beccadelli arcivescovo di Ragusa,

stato vantaggio de mercanti per il loro vestiario".

Si osserva come la venuta dei gesuiti significò per la città di Bologna un repentino shock socio-culturale, e allo stesso tempo economico. Situazione di confusione, alimentata anche dalle secularizzazioni che stimolava la Corona spagnola, attraverso i suoi mirati interventi politici. I Commissari spagnoli (e in questo concordano le cronache gesuitiche insieme al bolognese Palmieri), con el proposito di incrementare le secolarizzazioni davano ad ogni dimisionario una somma adizionale, insieme alla pensione da investire negli abiti per intraprendere il loro ritorno in Spagna, situazione che in definitiva era impedita con le dilazioni burocratiche, una volta ottenuta la rinuncia all'Ordine. Ovviamente, gli incentivi per le secolarizzazioni, finirono nelle tasche dei cittadini e commercianti più attenti a questa particolar comunità d'immigrati, che videro crescere in forma vertiginosa i loro affari.

All'inizio i gesuiti svegliarono nella popolazione un'enorme curiosità, però dopo l' aspettativa dei primi giorni cominiciarono a circolare storie e commenti, che non favorivano in nulla il loro soggiorno in Italia. Si divulgarono nella città delle due torri185

scritti contrari ai gesuiti, e destinati a circolare in forma di pamphlet come:

l'Arma istoriata de' Gesuiti à cagione de misfatti in ogni genere di cui sono colpevoli: Le loro arme sono il ferro, il fuoco, ed il veleno cò quali rovinano i sovrani e i loro sudditi, semai succede che s'oppongano alle loro detestabili e Macchiavelliche intraprese"186.

Riguardo alla reazioni della popolazione bolognese, la storiografia gesuitica ci racconta come a quell'epoca un gruppo di esiliati spagnoli che si erano ritirati presso la villa dei conti Malvasia nel vicino paese di Panzano187, sotto la direzione del padre Francisco

Saverio Idiaquez188, fu oggetto di chiacchiere, e di preoccupazioni che manifestano

185 Nome con il quale è conosciuta Bologna oggiogiorno per essere il suo segno caratteristico le antiche

torri nobili sorte durante il Medioevo e conosciute con i nomi di Garisenda e Asinelli situate al centro della città.

186 B.C.A.Bo, ms. Gozz. 254.

187 Panzano è una frazione del comune di Castelfranco Emilia (Modena).

188 P. Francisco Saverio Idiaquez, figlio maggiore del conte di Granada de Ega, nato il 24 febbraio 1711 a

Pamplona, esiliato in Italia nel 1767 visse la maggior parte del suo esilio a Bologna e morì a Bertaglia nel 1790. Si dedicò nel suo esilio, insieme a altri gesuiti, a scrivere le grammatiche e i vocabolari dei popoli

l'animo di quel momento. Si raccontava che i religiosi cominciarono, come era la loro abitudine, a fare degli esercizi spirituali annuali, però subito si sparse la voce in città che questi esercizi erano in realtà degli esercizi militari con fucili, bombe da guerra, polvere da sparo e fabbricazione di munizioni. Tale fu l' allarme generale che il governo di Bologna decide d'inviare una commissione di Senatori con il pretesto di visitare Idiaquez, distinto letterato dell'epoca, e verificare la veridicità delle versioni popolari sull'esistenza di un arsenale militare. La visita realizzata con la maggior cautela e sospetto ebbe un risultato negativo, tranquilizzando al popolo di Panzano e al governo di Bologna189, riguardo alla possibilità di attacchi armati da parte dei gesuiti esiliati. Le

stesse voci erano state raccolte da Giovanni Zambeccari190, il quale riferiva alla corona

spagnola che i gesuiti distribuiti in diverse case di campagna si dedicavano a fare esercizi militari provisti di fucili, pistole ed altre armi.

D'altra parte si vociferava sulla circolazione di monete spagnole d'oro de argento (prima inesistenti a Bologna), dato che il cosiddetto "oro degli americani" era entrato -secondo i commenti- a far parte del circuito economico cittadino, sconvolgendo parte del suo funzionamento. Meccanismo alimentato a partire dalle rimesse di denaro che ricevevano dai parenti o dalle cappellanie americane. Malgrado ciò la corona spagnola, che era al corrente di queste informazioni, faceva finta di non conoscere la questione, e ordinava al console bolognese di provvedere ai bisogni degli espulsi, sia a quelli già stabiliti a Bologna, sia a quelli che erano oltre la sua giurisdizione, e principalmente ai paraguaiani che nell' ottobre 1768 non avevano ancora ricevuto la loro pensione.

A queste notizie che sconvolgevano l'ordine pubblico, si aggiunsero presto le lamentele dei prelati italiani, che vedevano la frequentazione delle loro parrocchie da parte dei gesuiti spagnoli immigrati come una sorta d'invasione estera. Questi frequentavano le chiese tutti i giorni, offrendo delle messe e degli oratori in cambio di alcune poche monete, arrivando ad affezionarsi tanto alle loro parrocchie che nei loro testamenti chiedevano esplicitamente di essere seppeliti presso queste. In questo modo si osserva evangelizzati dalla sua Ordine.

189 V. Navarrete, De viris illustribus Societatis Jesu, Bononiae, 1793, lib. II, p. 319. L' autore, anche lui un

altro gesuita esiliato aggiunge come i Panzanesi avevano pregato Dios affinchè gli liberasse"del flagello di quei briganti" i gesuiti. Secondo il nostro autore i religiosi partirono verso Bologna 11 mesi dopo, e il loro soggiorno a Panzano fu ricordato da una iscrizione posta nella chiesa del luogo come "ricordo di detto degno soggiorno".